Perché non hai ancora pubblicato un romanzo? Perché pubblicare non è facile!

Perché non hai ancora pubblicato un romanzo?

I sogni sono liberi. Gli obiettivi hanno un costo.
Tempo, sforzi, sacrificio e sudore.
Come hai intenzione di pagare i tuoi obiettivi?
Usain Bolt

Eccola là, la solita domanda. Stavolta non è arrivata dai parenti o dagli amici di vecchia data, ma dalle nuove conoscenze, in occasione dell’ultima storia vera che ho raccolto e pubblicato sulla rivista femminile Confidenze. La meravigliosa storia vera di Stefania Bondi e suo figlio Riccardo, scritta da me con profonda emozione, è stata un bel successo di lettori e consensi, ne potete leggere un’anteprima in questo mio post: Da bambino malato a ricercatore In edicola su Confidenze
Constatato quindi che scrivo decentemente e qualcuno mi reputa abbastanza di qualità da affidarmi quattro pagine del suo giornale, la richiesta giunge puntualmente, dopo i complimenti. Ma perché non hai ancora pubblicato un romanzo?!

Questa è una delle domande più fastidiose, e al contempo divertente, che un aspirante scrittore si senta rivolgere, in genere da persone che non hanno la benché minima idea di come funziona né la scrittura creativa né il mercato editoriale moderno. Chi è nella stessa situazione infatti, con un manoscritto nascosto nel cassetto, conosce già bene la risposta. Anzi, le diverse risposte, dato che la pubblicazione di un romanzo può seguire differenti strade, ognuna più impervia e insidiosa dell’altra. Tra autori, o aspiranti scrittori, o scrittori esordienti (le definizioni si sprecano e mostrano le diverse sfumature della scrittura) diamo per scontato di avere qualcosa da pubblicare, una mezza bozza o un’eterna revisione di romanzo, e gli interrogativi sono proprio sul relativo percorso.

Tempo fa mi sono anche divertita a raccogliere, insieme ad altri amici blogger, tutte le domande odiose che vengono rivolte a chi si diletta di scrittura creativa e, sventura delle sventure, si trova a pubblicare un romanzo. Potete leggere la classifica qui, e anche le risposte con cui difendervi da queste ostinate richieste: …ma è autobiografico? La classifica delle domande odiose

Torniamo però alla questione principale: Perché non hai ancora pubblicato un romanzo?
Per quanto siano diversi i motivi che ci avvicinano alla scrittura creativa, come attività congeniale al nostro lavoro ufficiale, come terapia per affrontare un dolore personale o la malattia di un nostro caro, come sfida personale per dimostrare a noi stessi che possiamo concludere un progetto così complesso, anche solo per puro divertimento, comunque in un angolo del nostro cuoricino, per quanto piccolo, remoto e nascosto sia quel posticino, c’è sempre quell’unico desiderio: vedere pubblicato il nostro libro.
Non c’è niente di male, è del tutto umano e mi stupirei se almeno per una frazione di secondo non l’avete immaginato. In questo universo e in tutte le ere che seguiranno, siamo tutti minuscole stelle cadenti e siamo tutti accomunati da una sola tristezza: lasciare un ricordo in questo mondo. Che nessuno si dimentichi di noi, che siamo esistiti, che abbiamo fatto cose meravigliose, che abbiamo amato. E un libro, ma ancora meglio un romanzo, è la testimonianza migliore del nostro breve passaggio.

Perciò anche quando mi si dice “l’ho scritto solo per me, però non mi dispiacerebbe vederlo pubblicato”, non ci credo molto. Anzi, non ci credo affatto, ma so che quella frase nasconde due paure, l’una in contrapposizione dell’altra: il timore di non lasciare una traccia di sé nella storia umana (se lo hai scritto solo per te, non chiedi di pubblicarlo, lo lasci nel cassetto) e il terrore di esporsi, di mettere a nudo la propria anima e non essere compresi (non ti dispiacerebbe vederlo pubblicato, ma se non vende abbastanza è perché l’hai scritto solo per te, pazienza).
Sono meccanismi di autodifesa di chi ha già capito, e bene, che pubblicare un romanzo non è così banale.
Intanto il romanzo bisogna scriverlo, e dovrebbe essere un testo di qualità. E superata questa faticaccia, bisogna capire quale strada percorrere per la pubblicazione, casa editrice tradizionale o self-publishing? Editing professionale a pagamento a carico vostro? Chiedere la rappresentanza di un’agenzia letteraria per tentare la pubblicazione con una grande casa editrice?
Gli scogli in questo oceano di parole sono almeno quattro, e io sto ancora girando intorno al primo… 🙂

Primo:
il romanzo bisogna scriverlo

Se pensate che sia semplice, mettersi lì alla tastiera e scrivere, provateci un po’ voi. Sedetevi alla scrivania e cercate una trama, che non sia la storia della vostra vita. Perché, a meno di non avere qualcosa di davvero particolare e curioso da raccontare, come un viaggio all’estero avventuroso, una famiglia terribilmente problematica o un progetto proprio al di fuori degli schemi, difficilmente la vostra quotidianità ordinaria sarà una trama vendibile al pubblico. Eh già, perché dopo averlo scritto, il romanzo bisogna anche venderlo. Sapeste quanti manoscritti fenomenali restano nelle caselle email delle case editrici, piene zeppe di rifiuti copiati-incollati e inviati quasi in automatico!

Quando poi avete trovato l’idea giusta, non sapete proprio da che parte cominciare. Potreste scrivere tutta la vostra trama in ordine cronologico, così come si svolgono i fatti, ma non sarebbe proprio il massimo se volete scrivere un giallo: volete svelare l’assassino già alla seconda pagina?
Occorre poi fare attenzione all’ambientazione, il luogo dove si svolgono le vicende. Un posto reale oppure di fantasia? In entrambe i casi, dovete renderlo bene sul testo, il lettore dovrà sentire di essere lì e solamente lì, percepirne i colori, i rumori e pure gli odori intorno.
Anche i personaggi dovranno essere rappresentati al meglio, difetti compresi. Un protagonista senza problemi non è un vero protagonista, anzi sono proprio le sue lacune ad avvicinarlo ai lettori, perché nessuno di noi è senza macchia e senza paura. Tanto più il lettore troverà un legame con uno dei personaggi, tanto meglio sarà avvinghiato dalla sua storia.

Poi c’è il rischio di fornire troppe o troppo poche informazioni. Specie se state scrivendo un thriller, i dettagli per giungere all’assassino devono essere diluiti lungo la storia, senza dare mai per scontato un particolare necessario (il lettore non entra nella vostra testa, se nel paragrafo non siete stati espliciti), ma senza infarcire la trama di elementi inutili, che appesantiscano la lettura, annoiandola.
Dovreste poi conoscere l’uso dei punti di vista, la differenza tra la stesura in prima persona o quella in terza persona, l’utilizzo del narratore onnisciente o quello nascosto, come inserire bene un flash back (analessi o retrospezione) o azzardare un flash forward (prolessi o anticipazione), comprendere il metodo del Show don’t tell e le regole di un dialogo che funziona.

Tanta roba, eh già. Ve l’ho detto che scrivere un romanzo non è così facile come sembra. 🙂
Allora da dove si comincia a studiare tutto quanto? Dai manuali di scrittura creativa, vi potranno dare un’infarinatura generale per cominciare a muovervi nel mondo della scrittura e fornirvi una panoramica degli strumenti che vi occorrono, a seconda del genere letterario della vostra trama.
Qui sotto ve ne segnalo alcuni, per tutti i gusti e per tutte le tasche. Qualcuno l’ho già letto e qualcun altro è in attesa nella mia libreria. Man mano che vi addentrerete nella vostra scrittura, capirete voi come selezionare i manuali giusti per il vostro romanzo.
L’unico che davvero dovete leggere, senza alcuna remora, è On Writing di Stephen King. La bibbia dei manuali di scrittura creativa!

On Writing: Autobiografia di un mestiere di Stephen King
Il mestiere dello scrittore di Haruki Murakami
A scuola di giallo. Guida in sette passi per aspiranti scrittori di gialli di Camilla Läckberg (un piccolo saggio in ebook, lo scaricate gratuitamente dal sito dell’editore Marsilio)
Lezioni di narrativa. Regole e tecniche per scrivere un romanzo di Stefania Crepaldi
Progettazione su misura di Stefania Crepaldi (pacchetto con manuale ed esercizi pratici)
Story. Contenuti, struttura, stile, principi per la sceneggiatura e per l’arte di scrivere storie di Robert McKee
Il viaggio dell’eroe. La struttura del mito ad uso di scrittori di narrativa e di cinema di Christopher Vogler
Elementi di stile nella scrittura di William Strunk Jr.
Scrivete un best seller. Regole e tecniche della narrazione di Renato Di Lorenzo

Un’altra risorsa importante dopo i manuali, sono i corsi di scrittura creativa. Con molti distinguo e considerazioni, perché le cifre in campo per un corso di scrittura sono decisamente diverse, oltre al tempo necessario per seguire tutte le lezioni, le letture e gli esercizi richiesti.
Qui sotto vi segnalo qualche corso di scrittura, dai più rinomati come Scuola Holden, fondata dallo scrittore Alessandro Baricco, a quelli con un profilo economico più contenuto, ma non per questo meno valenti:

Belleville scuola di scrittura www.bellevillelascuola.com
Scuola Holden laboratori di scrittura narrativa scuolaholden.it
La Bottega di narrazione di Giulio Mozzi bottegadinarrazione.com
La linea scritta di Antonella Cilento www.lalineascritta.it
Corsi di scrittura creativa Raul Montanari www.corsiraulmontanari.com
Feltrinelli Education I fondamentali della scrittura www.feltrinellieducation.it
Feltrinelli Education Scrivere un romanzo www.feltrinellieducation.it
EDDAY di Chiara Beretta Mazzotta edday.it 
LabScrittore di Stefania Crepaldi www.labscrittore.it

Non sono in ordine di importanza, ma così come me li sono ricordati, anche perché un vero ordine di importanza non c’è. 🙂
Dovete valutare voi, secondo le vostre tasche e le vostre esigenze. Quando un corso di scrittura creativa costa più di 1.000 euro, dovete tenere conto che al momento, in Italia, difficilmente si vive di sola scrittura, le vendite dei libri non sono sufficienti nemmeno per scrittori famosi, da bestseller in classifica, tanto per capirci. Nelle stesse parole di Alessandro Baricco: “Oggi ci sono tante persone che investono tempo e denaro nella scrittura. Bisogna essere onesti: la difficoltà non è tanto pubblicare, quanto vivere davvero di soli libri. Studiare scrittura ai giorni nostri è quello che per la mia generazione era iscriversi a Filosofia o Antropologia.” (Fonte: Corriere della Sera)

Se siete all’inizio, consiglio quindi di procedere per piccoli passi. Trovate un corso di scrittura creativa locale, condotto da qualche associazione culturale vicino a casa, per avere una prima infarinatura sulla materia e soprattutto stare in mezzo ad altre persone con i vostri stessi sogni nel cassetto. Cercate di crearvi una rete di relazioni con altri autori esordienti, perché sono le conversazioni con loro e la condivisione delle diverse esperienze il maggior tesoro per la vostra scrittura.
Potreste partire dal forum Ultima Pagina, creato da Linda Rando per recuperare il bagaglio lasciato dal vecchio glorioso forum Writer’s Dream, purtroppo definitivamente chiuso a febbraio 2021. Ultima Pagina offre informazione editoriale chiara e approfondita, compreso il supporto alla scrittura e lo scambio di informazioni sulla qualità degli editori (fondamentale!): ultimapagina.net

“Beh, io ho l’idea, troverò qualcun altro che scrive il libro per me!”
Benissimo, però quel qualcun altro si chiama ghostwriter, o scrittore fantasma, ma non scriverà il romanzo per pura gloria, vorrà essere pagato. Un ghostwriter costa veramente tanto, perché è un lavoro ben più difficile dell’editing. C’è chi si propone per un costo a cartella editoriale, con un pagamento minimo anticipato che potrebbe sembrare una cifra abbordabile, ma comunque un romanzo scritto da terzi non vi costerà mai meno di 3.000 euro. Solo la prima bozza e sempre che siate collaborativi a fornire quanto meno degli appunti. Se siete ancorati all’utopia del “io detto e tu scrivi”, allora di sicuro vi costerà parecchio di più, perché tenderete a perdervi in chiacchiere e il ghostwriter dovrà corrervi dietro per scrivere qualcosa di minimamente sensato.
Che poi, che gusto c’è a pubblicare un romanzo scritto da un altro?!

 

Secondo:
il romanzo bisogna editarlo

Prima di essere mandato in valutazione a una casa editrice o di essere messo in vendita come self-publishing, il romanzo ha bisogno di essere editato, possibilmente da un professionista. Sull’editing c’è da sempre parecchia confusione, tanto da scambiarlo per la correzione di bozze.
Correggere la bozza significa togliere gli errori ortografici e grammaticali (che dovrebbero comunque essere pochi, altrimenti mancano le fondamenta della scrittura!), soprattutto i terribili refusi da battitura non riconosciuti dal correttore automatico, leggere attentamente il testo, senza lasciarsi prendere dalla storia, per controllare la sua correttezza parola per parola. Per comprendere meglio questo lavoro, purtroppo sottovalutato, consiglio questo articolo di Chiara Beretta Mazzotta su Bookblister: Chi fa cosa? Il (prezioso) correttore di bozze

Questo non è l’editing. Editare un romanzo non significa affatto intervenire su grammatica e ortografia del testo, ma sulla qualità della storia. Analizzare la trama e vederne i punti di forza per valorizzarli al meglio, come pure sistemare le parti dove la lettura incespica, dove si fatica a proseguire, il lettore perde interesse, non sente abbastanza l’emozione dei personaggi e, terrore assoluto, si annoia. L’editor smonta tutto il romanzo come fosse un enorme puzzle, lo controlla pezzettino per pezzettino, incastro per incastro. E se qualcosa non combacia alla perfezione, si riscrive, si aggiunge, si taglia. Ma attenzione: l’editor non è un autore, assolutamente non deve scrivere al suo posto. Può suggerire, e non è detto vadano accettate tutte le sue richieste di modifica, anzi, è bene discuterne insieme. Ma chi scrive, chi fatica sul testo, chi vive in simbiosi con i propri personaggi, e proprio per questo ne è responsabile, è solo l’autore.

Un editing professionale costa, specie se pensate ad un editor che affianca l’autore direttamente durante il processo di revisione, una sorta di coach della scrittura. Ci sono infatti servizi di editing con i quali si acquista una lettura professionale e una scheda di valutazione dell’opera, che vi illustra quei punti dove intervenire e suggerisci alcune metodologie di intervento. Il costo può essere espresso per cartella editoriale (quindi dipende dalla lunghezza del vostro testo, in numero di battute totali) oppure un costo fisso per singola opera, talvolta con un numero massimo di cartelle editoriali comprese.
Mentre ci sono altri servizi, in genere un pacchetto di consulenza in ore, dove l’editor segue lo scrittore passo passo nella riscrittura del testo, dopo la prima valutazione del manoscritto. Come orientarsi tra le diverse soluzioni dipende non solo dal proprio budget, ma anche da quanto ci sentiamo autonomi nella revisione del romanzo.

Qualcuno sostiene che non c’è necessità di editing per la pubblicazione, basta avvalersi di un buon beta reader. Questa parola nasce proprio dall’informatica, dove prima di lanciare sul mercato un nuovo software, ci si affida ai beta tester, figure professionali pagate per testare a fondo il prodotto, scovarne gli errori così che siano corretti prima della vendita al pubblico. Allo stesso modo, il beta reader è un lettore obiettivo, distaccato dall’autore (non può essere un parente o un amico, no!), che esegue una lettura approfondita sul manoscritto e ne offre un parere personale ma circoscritto sulla qualità della storia, dal punto di vista del lettore finale. Caratteristica del beta reader è di essere un lettore forte, meglio se specializzato in un determinato genere letterario.

Basta quindi un buon beta reader per l’editing del vostro libro? Dipende.
Se volete proporre il manoscritto a una casa editrice, probabilmente non è sufficiente. Un buon editor professionista infatti sa anche dirvi come intervenire nel testo per renderlo vendibile, suggerendovi anche gli interventi necessari per proporlo a questo o quell’altro editore. Questo perché un editor professionista lavora anche insieme alle agenzie letterarie, che si occupano dello scouting per le case editrici.
Se invece avete già deciso di percorrere la strada del self-publishing, quindi non dovete passare il filtro della selezione, allora starà a voi valutare se una lettura professionale (anche i beta reader vanno pagati!) può bastare allo scopo.

Qui di seguito alcuni editor professionali, che mi sento di consigliare:

Beretta Mazzotta Agenzia Editoriale www.berettamazzotta.it
Editor Romanzi di Stefania Crepaldi www.editorromanzi.it
Agenzia Dedalo Servizi Editoriali www.agenziadedalo.it

 

Terzo:
il romanzo bisogna pubblicarlo

Una volta pronto il vostro manoscritto, editato e corretto, occorre trovare un editore e questa è la parte più difficile. Sì, ancora più difficile che scrivere, e poi revisionare, il romanzo. Questo punto è lo snodo maggiore per la pubblicazione.
L’avevo già scritto in questo mio post del 2016 e da allora vi assicuro che la situazione non è affatto migliorata, l’editoria è sempre più in crisi, ci sono sempre pochi lettori e di conseguenza si riducono gli investimenti per le nuove pubblicazioni: Quant’è difficile pubblicare un libro

Partiamo dalla strada classica, la ricerca di una casa editrice tradizionale.
Se vi siete rivolti a un buon editor professionista, questo vi saprà anche fornire un minimo di orientamento su quali case editrici puntare per inviare il vostro manoscritto ed eventualmente da quale agenzia letteraria farvi rappresentare. Dobbiamo infatti distinguere le case editrici per dimensione: le piccole e medie case editrici accettano manoscritti in valutazione proposti direttamente dall’autore, ma le grandi case editrici, i cosiddetti Big, contrattano solo attraverso agenzie letterarie. Si tratta di vere e proprie agenzie di rappresentanza che mettono in contatto l’offerta (gli scrittori) con la domanda (la casa editrice), con lo scopo di tutelare l’autore e il manoscritto che rappresentano. Le agenzie letterarie hanno ovviamente un costo: in genere, trattengono una percentuale sui diritti d’autore incassati una volta che il romanzo è pubblicato e in commercio, ma per decidere se rappresentarvi o meno (potrebbero anche rifiutarsi, se ritengono il romanzo non all’altezza) chiedono di pagare una lettura preliminare del manoscritto. In qualche caso, un editor professionista lavora già in associazione con una buona agenzia letteraria e potrebbe risparmiarvi questo costo.

Il consiglio di molti professionisti del settore è di partire a proporsi in autonomia alle piccole e medie case editrici. Nei loro siti c’è sempre una pagina dedicata all’invio dei manoscritti, dove spiegano le modalità di invio (anche in quale formato preparare il file del testo) e soprattutto i tempi di risposta. Ma sappiate che l’attesa sarà lunga, dai tre mesi (una rarità, più facile che siano sei mesi) fino ad almeno un anno intero per sapere se almeno le prime pagine del vostro romanzo sono di interesse per una futura pubblicazione, tutta da concordare. Purtroppo capita anche che, con tempi così lunghi per l’editoria ma un mondo così veloce nella rete e nei gusti del pubblico, un editore dapprima interessato si ritrovi a negarvi la pubblicazione all’ultimo momento. Finché non è firmato il contratto, tutto è possibile.

“Ma io ho trovato chi mi pubblica subito per soli 1.500 euro!”
Bravo! Peccato che quella non è pubblicazione, è solo stampa! Si chiama EAP, Editoria A Pagamento, e prevede un contributo da parte dell’autore per la pubblicazione, contributo che viene richiesto in varie modi, dal costo obbligatorio dell’editing (e magari avevate già pagato un editing professionale!) all’acquisto di un numero minimo di copie da parte dell’autore (in genere, quello è l’intero costo di stampa del romanzo).
Pagare per pubblicare non è pubblicare davvero: stampano il vostro romanzo ma lasciano tutta la filiera editoriale sulle vostre spalle. L’editore vero è un imprenditore, si assume i rischi del prodotto che mette in vendita e paga in anticipo i propri fornitori. Perché mai voi autori, che fornite il materiale basilare per il prodotto (il manoscritto che diventerà libro) dovete pagare il vostro imprenditore?! Quando chiamate l’idraulico a casa vostra per aggiustare un tubo rotto, è l’idraulico che vi paga per ottenere il lavoro?! No. Appunto.

Ho purtroppo visto l’esperienza diretta di alcuni amici in questo senso: il libro viene stampato e l’autore si ritrova la casa piena di scatoloni, da vendere in solitudine ad amici e parenti; la diffusione del romanzo nelle librerie fisiche è pressoché nullo, qualche copia viene fatta arrivare nei negozi adiacenti all’indirizzo di residenza, ma altrove è impossibile reperirlo al distributore; se interrogato in merito, l’editore risponde che il titolo può essere ordinato online, solo sul loro sito con tempi e costi di spedizione alienanti; la pubblicità del romanzo è completamente a carico dell’autore, che deve organizzarsi con i social media online e un giro di presentazioni in libreria. Non ne vale la pena.
Se volete conoscere tutti i trucchetti utilizzati da questi sedicenti editori per abbindolarvi, ecco un ottimo post scritto da Bookblister per scansare le loro obiezioni: Pagare per pubblicare: prontuario per dire “no”

“Ma puoi pubblicare un libro anche con Mondadori per pochi euro!” Non esattamente, si tratta di self-publishing.
Mondadori Store ha infatti avviato una collaborazione con la piattaforma Passione Scrittore per pubblicare il proprio libro al costo di 49,90 euro e rendere disponibile il cartaceo sia sulle librerie online che presso le librerie fisiche, indipendenti e di catena. Quello che qualcuno non dice, non esplicitamente, riguarda la vera natura di questa pubblicazione: non state pubblicando con Mondadori, è comunque un self-publishing, la promozione è tutta sulle vostre spalle, ci sono dei costi opzionali per avere maggiori possibilità di vendita del libro e il libro è ordinabile presso le librerie fisiche, ma non lo vedrete a scaffale, nemmeno presso Mondadori. Differenza sostanziale.

“E allora io mi pubblico da solo, su Amazon, tanto che ci vuole?”
Per il self-publishing, l’altro metodo di pubblicazione del vostro romanzo, occorrono tanto tempo e parecchie competenze.
Anche se l’autopubblicazione sembra gratis, in realtà non lo è affatto. Almeno se volete davvero far conoscere e vendere quel libro. Dovete studiare, dovete imparare, dovete investire sul vostro futuro. Se non ci mettere tempo ed energia, nessuno noterà il vostro romanzo e sarà come non averlo scritto affatto. Lo vedrete là, sarà uno dei milioni di link all’interno di Amazon, o anche dentro il sito di Mondadori Store o quello di Feltrinelli, ma ci arriverete solo voi, al massimo qualche amico o parente a cui avrete dato la notizia, ma non sarà davvero “pubblicato” finché non lo farete conoscere ed apprezzare al pubblico. E per questo ci sono tutta una bella serie di attività da completare prima di metterlo in vendita.

Che la scrittura al giorno d’oggi richieda all’autore molteplici competenze lo avevo già scritto qui, Le diverse competenze richieste dalla scrittura ma questo vale ancora di più per l’autopubblicazione.
Con il self-publishing siete di fatto imprenditori di voi stessi, quindi sta a voi completamente non solo l’editing, ma anche la correzione della bozza, l’impaginazione del testo per la stampa, la preparazione della copertina del libro (studiata ad arte per il testo, il titolo e il genere ove si inserisce il romanzo, non può essere un’immagine buttata là), studiare la propria presenza online, con l’apertura di un sito d’autore oppure un blog, o su quali social media puntare per raggiungere il vostro pubblico.

Anche scegliere la piattaforma di self-publishing giusta per voi non è banale. Amazon KDP per esempio fornisce già gratuitamente il Codice ISBN, quel codice alfanumerico che identificherà il vostro libro all’interno degli store e delle librerie, una sorta di “targa” del vostro romanzo, però Amazon non fa arrivare il vostro cartaceo nelle librerie fisiche, opportunità offerta a pagamento invece da StreetLib con la distribuzione Fastbook/Libri Diffusi. Occorre quindi vagliare bene le proprie esigenze nonché i costi di ogni servizio.

Per cominciare ad orientarsi in questo senso, consiglio un manuale scritto direttamente da chi con il self-publishing pubblica da anni, e con successo di vendite e pubblico, tanto da essere nominata dalla rivista Wired tra i 10 migliori autori italiani autopubblicati, ma conosciuta anche all’estero, dove cura da sé le proprie traduzioni: Self-publishing lab. Il mestiere dell’autoeditore di Rita Carla Francesca Monticelli.

Ci sarebbe anche una terza strada, che coniuga da una parte una casa editrice che vi supporta nell’editing e nella produzione del vostro romanzo, e dall’altra vi offre l’opportunità di pubblicare senza dover anticipare denaro. Si tratta del crowdfunding dell’editoria, ovvero un processo di finanziamento collettivo, per cui voi autori chiedete ai vostri futuri lettori, sulla base dell’anticipazione dell’idea del vostro manoscritto, di aiutarvi a pagare i costi di pubblicazione. Il progetto in Italia si chiama BookABook ed è una piattaforma dove i lettori scelgono, finanziandoli con una piccola cifra, in genere il costo del romanzo cartaceo, quali manoscritti portare alla pubblicazione. Viene fatta una selezione preliminare dei testi e viene fissata una soglia minima di finanziamento, superata la quale la casa editrice BookABook si impegna a concludere il processo di pubblicazione. Ma se non viene superata quella soglia, se viene raccolta quella cifra, il romanzo non vedrà la stampa. Ne ho scritto qui: BookABook, il crowdfunding applicato ai libri
Può sembrare semplice, ma chiedere ai lettori di anticipare una somma per la produzione e la lettura di un romanzo non è da tutti, richiede all’autore parecchia promozione e pure un certo carattere.

 

Quarto:
il romanzo bisogna pubblicizzarlo
ma pubblicizzarlo bene!

Potete anche aver pubblicato un romanzo, ma se nessuno lo sa o ha modo di saperlo, là fuori, è come se non esistesse.
La pubblicità è l’anima del commercio, diceva Henry Ford, ed è proprio qui che si vede la qualità di una casa editrice, perché quelle serie, anche le più piccole, investono un minimo nel marketing e nella pubblicità dei propri romanzi. Le altre, soprattutto la già citata EAP, Editoria A Pagamento, stampano i libri ma non ne curano affatto la vendita, figuriamoci poi la promozione presso il pubblico.
In ogni caso, viene richiesta la collaborazione da parte dell’autore per pubblicizzare il romanzo, anche da parte degli editori Big. La presenza online, sui social media, assume sempre maggiore rilevanza da parte degli scrittori, perché è lì che un lettore può avvicinarli, fare domande, interessarsi a una nuova storia in arrivo. Come lettrice ho avuto modo di conoscere alcuni dei miei scrittori preferiti proprio online, soprattutto la mia autrice preferita Diana Gabaldon, pure se poi l’ho incontrata di persona alla fiera Livre Paris nel 2018.

Per la promozione editoriale però, particolare attenzione va rivolta agli uffici stampa, per non incappare in situazioni pericolose. Nel luglio del 2020 capitò una dimostrazione eclatante di come un’agenzia stampa possa diventare un’arma pericolosa e ritorcersi sulla promozione editoriale: una bookblogger, con un ottimo seguito su Instagram, aveva ricevuto gratuitamente in valutazione un romanzo proprio per scriverne una recensione sul suo profilo; alla recensione negativa, comunque ben argomentata nella propria opinione, l’ufficio stampa rispose direttamente e pubblicamente con un commento addirittura sessista, scatenando l’inferno non solo tra i lettori ma addirittura tra la stampa nazionale. Per i dettagli, compresa un’inchiesta di OPEN sul caso, vi rimando a questo post: A chi affidare la tua comunicazione? Lo scivolone dell’ufficio stampa per scrittori

Come ho spiegato a un lettore in un commento a quell’articolo, non ho nomi di uffici stampa professionali da fornire, perché le agenzie serie lavorano direttamente con le case editrici serie. Partono mesi prima dalla pubblicazione del romanzo, sviluppano una presenza pubblica dell’autore, quanto meno sui social media o con un sito ufficiale costruito per l’occasione, pianificano gli eventi nelle diverse fiere dell’editoria anche un anno in avanti. Talvolta la data di pubblicazione viene spostata a seconda della promozione editoriale.
Non sono alla portata di uno scrittore esordiente, perché si parte da un investimento minimo di 3.000 euro per cominciare, cifra citata dall’editor Chiara Beretta Mazzotta nel già citato Bookblister: Ufficio stampa dedicato: di cosa si tratta?

Piuttosto che affidarvi a servizi controversi per la pubblicità del vostro romanzo, che spammano il titolo del vostro romanzo in giro per la rete senza alcun risultato tangibile, meglio seguire un corso per la promozione editoriale, che vi fornisca gli strumenti giusti per seguire da soli questa attività, sia sui social media che nelle particolari occasioni di qualche presentazione in libreria o nelle fiere dell’editoria. All’ultimo Salone del Libro di Torino ad esempio c’era la possibilità di affittare, dietro pagamento, un piccolo stand per il proprio firmacopie ed è già aperta la procedura di selezione per l’edizione 2023, qui: I self publisher al Salone
Ecco quindi di seguito alcuni corsi per pubblicizzare il proprio romanzo, tenuti da esperti del settore:

EDDAY di Chiara Beretta Mazzotta: Kit 3 – Promuoviti – Impara a promuovere il tuo libro edday.it
LabScrittore di Stefania Crepaldi: Promozione editoriale www.labscrittore.it
Minimum Lab di Minimum Fax: corsi sulla Comunicazione www.minimumfaxlab.com

 

Vuoi ancora scrivere quel romanzo?

Se siete arrivati fino a qui e non siete ancora scappati, lanciando alla sottoscritta qualsiasi impropero, allora c’è speranza. 🙂
Tempo fa ho compreso che la scrittura è un lavoro per ricchi, ricchi di tempo e di competenze (ed entrambi richiedono denaro, se ci pensate bene). Ma ho anche capito di recente, leggendo una vecchia testimonianza della scrittrice e sceneggiatrice Nora Ephron, che la scrittura è un lavoro per ricchi, ma non ricchissimi (cliccate e andate a leggere, vi aiuterà!)

Mentre poi scrivevo questo post, a lungo rimandato proprio perché non ne avevo proprio voglia, mi è salito un terribile mal di stomaco. Sono tutti elementi che ben conosco oramai dell’editoria e dovrebbero farmi desistere da questa follia (eccovi serviti la rima!). Eppure sono ancora qui, sto per festeggiare ben 7 anni di questo blog, continuo a scrivere racconti, e li adoro, mi diletto a raccogliere anche storie vere, e sì, conservo la speranza di pubblicare un giorno quel romanzo, laggiù, in un angolo della mia scrivania.
Certo che se finisco la prima stesura, forse ho maggiori possibilità di pubblicarlo… 😀 😀 😀

 

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Comments (25)

Daniele

Nov 28, 2022 at 8:13 AM Reply

Sono scettico sia sui manuali sia, soprattutto, sui corsi di scrittura creativa. Per non parlare dei corsi di promozione. Alla fine quanto vai a spendere?
L’editor è una cosa, poi, i lettori beta un’altra. Questi ultimi non hanno le competenze per fare editing.

Barbara Businaro

Nov 28, 2022 at 11:32 PM Reply

Comprendo il tuo scetticismo, in fondo gli scrittori del passato non avevano né manuali né corsi di scrittura per imparare a scrivere una storia. Però avevano tutti delle solide basi letterarie, provenendo da famiglie benestanti, per non dire aristocratiche, che assicuravano loro studi di rilievo e magari l’appartenenza a circoli esclusivi.
Oggi la scrittura è sicuramente più accessibile, ma non abbiamo tutti lo stesso percorso scolastico: chi ha frequentato un liceo classico e magari un corso di laurea in letteratura ha meno necessità di un corso di scrittura creativa rispetto a chi invece è uscito da un istituto tecnico o una scuola professionale. Leggere molto e assiduamente può aumentare le proprie capacità, imparando quasi da autodidatta, per assimilazione, come va costruita una storia avvincente. Ma potrebbe non essere sufficiente. Ognuno deve fare le proprie valutazioni, tra costi, benefici e anche fiducia in sé stessi.
In ogni caso, come dice Baricco, di sola scrittura non si campa. Perciò mettiamo già in conto che sia un’attività in perdita, praticamente solo diletto.
Ovviamente l’editor è, o dovrebbe (meglio usare il condizionale), avere una formazione e un’esperienza superiori a quella di un beta reader. Ma ho testato personalmente alcuni beta reader veramente competenti, con delle valutazioni molto più accurate di quelle di un editor professionale (che magari di professionale ha solo una partita iva). Purtroppo anche tra gli editor c’è parecchia variabilità in termini qualitativi.

Daniele

Nov 29, 2022 at 8:43 AM Reply

Non tutti i grandi autori provenivano da famiglie benestanti. Forse, anzi sicuramente, erano migliori le scuole.
Sugli editori concordo, non tutti hanno le giuste competenze.

Sandra

Nov 28, 2022 at 9:19 AM Reply

Conosco tutta la trafila e ho sperimentato molti dei passaggi che citi.
Va detto che il mercato è in continuo peggioramento, cannibalizzato e con numeri sempre più alti e folli di pubblicazioni in un anno, nel 2021 sono usciti 83 mila libri. Infilarcisi è una scommessa, poi, per carità, c’è chi butta giù qualcosa di mediocre, lo lancia in self, viene notato da un editore (per i romance di solito Newton Compton) e spopola. Meglio togliersi subito dalla testa di poter emulare certi fenomeni, che siano o meno di qualità, del resto in migliaia ogni anno tentanto X Factor ma i Maneskin sono arrivati dopo anni di gente che puf, anche arrivando nelle fasi finali, spariva.
Essendo vecchia di età e pubblicazioni, ho vissuto addirittura la fase in cui editori blasonati rispondevano con una vera lettera di carta, mi scrisse persino Sellerio per rifiutare il mio thriller. Ai giorni nostri ho inviato un testo a un editore davvero piccolo e nuovo che ho conosciuto in fiera e che comunque ha qualcosa di interessante ad aprile, in fiera mi hanno detto ti rispondiamo a settembre, sollecitati hanno detto settembre/ottobre, siamo a dicembre e zero risposte. Il calendario è saturo per tutti, inviare ora significa pubblicare nel 2024 se va bene. E’ scoraggiante da morire, lo so.
Potrei parlare per ore di tutto ciò, vorrei però puntare l’attenzione sui corsi. Ne ho frequentati tantissimi, a prezzi decisamente inferiori, alcuni gratis del Comune di Milano, e mi hanno dato tantissimo come tecnica ed esperienza umana. I corsi che citi hanno una marcia in più: i contatti. Conosco la grande professionalità di Raul Montanari, chi ha frequentato la sua prestigiosa scuola torna a casa anche con una rete di relazioni vitali, Chiara Beretta Mazzotta è stata una sua corsista, e pure Francesco Muzzopappa, Montanari prima di fondare la scuola lavorava in pubblicità con Daria Bignardi. In Italia queste cose hanno un peso enorme. Che nessuno fraintenda: non sto parlando di marchette o giri strani, assolutamente no, ho citato una serie di persone dotate di grande talento, che meritano ciò che si sono sudati. Un’ultimo approfondimento sulle agenzie letterarie, un tempo ve ne erano di valide che valutavano gratuitamente i testi, ora ne è rimasta una sola Vicky Satlow ma non conosco nessuno che a fronte di un invio sia poi stato rappresentato. I costi per le altre di rilievo (anche qui il mercato è fitto di agenzie succhia soldi che al massimo ti proporranno a editori che puoi raggiungere anche d soldi) si aggirano intorno ai 400 euro e sono pochissimi gli autori che verranno poi rappresentati, proprio una minor parte, lascio qui il link dell’associazione di categoria a cui fare riferimento se si volesse intraprendere questa strada, per non incappare appunto in agenzie letterarie farlocche. https://www.adali.org/

Barbara Businaro

Nov 28, 2022 at 11:49 PM Reply

Nonostante la mia esperienza con l’unico corso di scrittura finora frequentato (un percorso di 7 lezioni in videoconferenza con La linea scritta di Antonella Cilento) non sia stata esaltante, probabilmente perché non era il periodo giusto, qualcosa di buono quel corso me l’ha lasciato comunque: una lettura approfondita di alcuni testi che non conoscevo proprio, alcuni elementi di stile con esempi pratici, il ritrovarsi a leggere testi di altri, così differenti dai propri. Mi è mancato però quel bello di cui parli tu, l’intreccio di amicizie, tra persone che condividono la stessa passione e lo stesso sogno.
Avessi tempo e risorse ora per un altro corso, probabilmente tenterei proprio con Raul Montanari (non sapevo avesse lavorato con Daria Bignardi! Ricordo quando lei presentava “La mezz’ora Daria” a Radio DeeJay, il giovedì mattina in diretta con Linus, proprio parlando di libri, l’adoravo!)
Grazie per il link di Adali, l’Associazione degli Agenti Letterari Italiani, ottimo riferimento. 🙂

Sandra

Nov 28, 2022 at 9:26 AM Reply

Edit: (anche qui il mercato è fitto di agenzie succhia soldi che al massimo ti proporranno a editori che puoi raggiungere anche da solo) scusate.

Grazia Gironella

Nov 28, 2022 at 4:50 PM Reply

Hai assolutamente ragione, Sandra, nel sottolineare l’importanza dei contatti e dei rapporti dal vivo. Per andare avanti sono importanti le conoscenze, come sempre si dice, ma non solo in senso negativo. Visto che da solo sei “nessuno”, è rendendoti essere umano reale e tangibile che puoi uscire dalla nebbia. Credo che questo sia un mio punto debole.

Grazia Gironella

Nov 28, 2022 at 4:41 PM Reply

Cara Barbara, sei riuscita a tratteggiare in modo davvero dettagliato e coerente un percorso che ormai considero inabbordabile. Chi ci crede, ci prova, ed è giusto così. Non ho mai pensato di scrivere storie per me stessa; quello lo faccio da sempre nei miei diari. Ho sempre avuto in mente la pubblicazione e la diffusione delle mie storie, perché vendere significa comunicare. Vendi poco, comunichi con poche persone. Vendi molto, comunichi con molte persone. E’ vero che anche pochi lettori sono preziosi, ma quando devi spendere tempo, impegno e denaro senza risparmiarti, se vedi risultati sproporzionati non puoi fare a meno di domandarti: ha senso? Poi ti domandi se hai fatto proprio tutto tutto quello che potevi/dovevi, dove hai sbagliato, e se… e se… Ma alla fine, per fortuna, c’è la vita da vivere, con o senza scrittura. Conclusione? Non ce l’ho, una conclusione. So solo che serve qualità nei propri scritti, ma serve anche troppa fortuna. Io fino a un certo punto ho visto degli incoraggiamenti da parte del… Dio dei sassolini, ma in qualche modo il meccanismo deve essersi inceppato… Non ho perso la fiducia nelle mie capacità (non ci sono soltanto opere immortali in circolazione!), ma intanto la prima stesura del mio nuovo romanzo è lì che aspetta la revisione, aspetta… Chissà come andrà a finire. 😉

Grazia Gironella

Nov 28, 2022 at 4:44 PM Reply

(Complimenti per i tuoi risultati con i racconti che pubblichi su Confidenze. Sono convinta che il sassolino, sotto qualche forma, arriverà. :))

Barbara Businaro

Nov 29, 2022 at 12:01 AM Reply

(Vorrei scrivere di più per Confidenze, la mia referente alla rivista mi sollecita e le storie vere non mancano, la materia prima c’è, è il tempo che mi è davvero tiranno. Ora poi sono costretta a studiare per un altro giro di esami, e proprio sotto Natale, accidenti!)

Barbara Businaro

Nov 28, 2022 at 11:59 PM Reply

“Chi ci crede, ci prova, ed è giusto così.” Vero, però un minimo di preparazione ci vuole, non tanto per le cadute e le delusioni lungo il percorso, ma per evitare di essere raggirati, salvaguardare sia i sogni che il portafoglio. Tutto questo l’ho imparato conversando con amici più avanti di me su questa strada, te compresa, e sono grata loro di avermi impedito di sbattere fissa contro il muro! Procedo, cautamente, ma procedo. 🙂
La conclusione non c’è perché il tuo è un finale ancora aperto. Questi anni sono particolari, a causa della pandemia, ma ne stiamo uscendo e forse anche i sassolini torneranno a brillare per mostrarci la direzione giusta.

Daniela Bino

Nov 28, 2022 at 6:28 PM Reply

Io non sono una scrittrice, anche se ho sempre avuto il pallino della scrittura. Ma era una cosa mia e quindi non destinata alla vendita. Ricordo che da piccina vidi un film dove il solito principe azzurro era un mascalzone (capo di un assassination bureau), di quelli che ti fanno perdere la testa con un semplice sguardo. Beh, proprio su di lui scrissi il mio primo racconto che sarebbe servito come memento per la me adulta. Un ricordo scritto che aveva il compito di ricordarmi che l’amore avventuroso era quello che faceva per me; un ricordo che aveva il compito di farmi sorridere della me bambina.
E ne scrissi ancora di racconti brevi. Chissà che fine avranno fatto?! Speriamo non in mani inclementi! Ora che leggo della laboriosità che sta dietro ad un romanzo così ben descritta in ogni suo passo, mi sento un po’ scoraggiata. Probabilmente, lo farò, scriverò un romanzo, magari quando sarò in pensione (che già di suo è una parola grossa grossa!). E scriverò di assassini malscalzoni, elementare, Bibi!

Barbara Businaro

Nov 29, 2022 at 12:08 AM Reply

“Scriverò un romanzo quando sarò in pensione” è uno dei giochi mentali che ci impedisce di scrivere davvero. Lo ha descritto molto bene Diana Gabaldon nel suo breve saggio “Mind Games”, che ho tradotto qui: Giochi mentali nella scrittura Purtroppo blocca anche me, nella scrittura del mio romanzo, ma almeno continuo a scrivere racconti, per rinforzare i muscoli e convincermi che posso completare quel romanzo. 🙂

Giulia Mancini

Nov 28, 2022 at 8:16 PM Reply

Hai scritto un post molto completo e dettagliato, utilissimo per chi voglia entrare nel mondo della scrittura. Io conosco un po’ tutto l’iter, ho frequentato a suo tempo dei corsi di scrittura creativa a Bologna (mi potevo permettere solo quelli nella mia città perché conciliabili con il mio lavoro, ma mi sarebbe piaciuto fare la scuola Holden…) questi corsi però mi hanno aiutato a trovare fiducia nelle mie capacità, cosa che mi ha poi permesso di scrivere i miei romanzi. Nel contempo ho letto molti manuali, anche se non tutti quelli che citi, ma soprattutto ho imparato da autodidatta tutto quello che potevo sul self publishing, apprendimento che mi è costato sudore, sangue e notti insonni. Ogni tanto tentavo l’invio a una casa editrice, giusto per non lasciare nulla di intentato. Ora sono in una sorta di beata serenità riguardo alla scrittura, non ho più tanta voglia di scrivere a tutti i costi, ma solo di portare avanti la mia serie ancora per un po’, anche perché come afferma Grazia nel suo commento in mezzo c’è la vita e la scrittura di un romanzo (oltre alle problematiche che hai citato) porta via tanto tempo ed è un tempo libero (per noi comuni mortali che lavoriamo per vivere) che sottraiamo alla nostra vita, con piacere e passione certo, ma anche con grande sacrificio.

Barbara Businaro

Nov 29, 2022 at 12:14 AM Reply

Questo post è scritto esattamente per chi non conosce nulla dell’editoria, ma sogna di scrivere un libro e non sa nemmeno da che parte cominciare. Quelli che ancora sono convinti che per pubblicare il primo romanzo bisogna pagare l’editore, perché è così che si fa, no? Assolutamente no.
E anche per essere subito chiari su cosa li attende: “sudore, sangue e notti insonni”, proprio come dici tu. E tanto, tanto studio. Oltre che leggere, ma quello dovrebbe essere un piacere. Spero bene non ci sia ancora qualcuno convinto di poter scrivere un romanzo leggendo poco o niente…

Darius Tred

Nov 28, 2022 at 10:46 PM Reply

Hai scritto un post molto dettagliato e completo. Brava.
Un post che non ho letto. 😀

Non perché tu l’abbia scritto male (se non l’ho letto, non posso saperlo… 😉 ), ma perché i temi che tocchi sono i soliti temi de’ noi artri.
Mi è bastato leggere i titoli intermedi, saltando da un grassetto all’altro come quando vuoi attraversare un piccolo torrente saltellando sui sassi per non bagnarti.

Io appartengo a quella categoria quasi estinta (o forse già estinta) di gente che scrive per se stessa.
Mi piace scrivere e costruire storie, a volte quando riesco butto fuori qualcosa in self.
Tutto il resto (e per tutto il resto intendo “il mondo dell’editoria” e dintorni) lo trovo una tremenda perdita di tempo ed energia.
Forse i miei romanzetti sono scritti male.
Forse hanno qualche strafalcione.
Probabilmente non sono strutturati al meglio.
Ma di una cosa sono arci-sicuro: che tutto ciò che sta in libreria, ovvero i “prodotti” dell’editoria, presenta gli stessi difetti dei miei romanzetti. Solo c’è qualcosina in più in termini di marketing e promozione (ma spesso neanche quello, visto che dopo un mese il 95% dei titoli torna nell’oblio).

In casa mia ci sono un sacco di libri e nessuno (nessuno) è esente da errori di battitura, da strafalcioni geografici/storici/logici, da deja-vu e cliché. Persino un paio di libri con errori di rilegatura (di case editrici “blasonate”…). Tutta roba di editoria, eh. Di self c’è solo roba mia…
Nemmeno i grandi scrittori da milioni di copie sono esenti.

Quindi?
La mia non è polemica. E’ solo una chiacchierata che avremmo tranquillamente fatto intorno a una pizza.

P.S.: per gli editor professionali che hai citato, avrei qualche perplessità che potrei riassumere con una domanda acida, ma sarebbe meglio se te la facessi in privato… 😀

Barbara Businaro

Nov 29, 2022 at 12:22 AM Reply

Hai fatto bene a non leggerlo. Perché questo post non è scritto per te, mi pare ovvio. 😀
Questo post è scritto per chi non ha l’esperienza che hai tu in merito all’editoria. Tu hai già capito i meccanismi di questo mondo astruso, sei un lettore forte, fortissimo, ti basta un niente per riconoscere gli strafalcioni geografici, storici, logici, compreso quello del tizio che esce dall’auto in corsa e riesce a sparare, non si sa bene come. 😉
Tu sei già oltre. Tutto questo l’ho scritto per chi ancora accarezza l’illusione che pubblicare un romanzo sia facile. Magari per qualcuno lo è, influencer e youtubber per dire.
Per tutti gli altri invece… ci sono più possibilità di vincere alla lotteria senza acquistare il biglietto! 😛

Alessandro

Nov 29, 2022 at 9:03 AM Reply

Articolo molto interessante, molti, me compreso, non conoscono questo mondo…

Barbara Businaro

Nov 29, 2022 at 3:02 PM Reply

Eh, me ne accorgo quando mi chiedono, appunto, perché non ho ancora pubblicato un romanzo. Di solito rispondo così: “A parte la difficoltà di scriverlo, hai idea di quanto sia difficile arrivare a pubblicare seriamente un romanzo?” Lo sguardo smarrito quando inizio a parlare di editing, agenzie letterarie, case editrici che non valutano manoscritti o ti rispondono dopo un anno, se ti rispondono, per non parlare della fumosità dei concorsi letterari (che qui ho volutamente tralasciato)… quello sguardo lì mi ha portato a scrivere questo post qui. 🙂

Marco Amato

Dic 02, 2022 at 11:51 PM Reply

In questo periodo sopravvivo a tempo zero, però di fronte a un articolo del genere, un commento sento di volerlo esprimere.

Credo che tu abbia scritto uno degli articoli più esaustivi sull’argomento, tale che ogni aspirante scrittore dovrebbe leggerlo ben bene e magari sottolinearlo. In tal senso potresti anche farci un pdf da scaricare.
Ci sarebbe molto da discutere fra ciò che è la realtà e ciò che è l’immaginazione. Ogni tanto, mentre svolgo lavori manuali che mi lasciano parecchio tempo per pensare, sorrido fra me nell’individuare i tanti bias cognitivi degli scrittori.
Siamo umani, siamo contraddittori e riuscire ad affrontare le cose tenendo conto della realtà, così come spieghi bene tu in questo post, è qualcosa di necessario se si vuole almeno tentare di compiere i passi giusti per la scrittura.
Ma nonostante ciò, nonostante tutto il buono, il vero e il giusto che spieghi, io comunque, nel mio essere contraddittorio, preferisco solcare la realtà fomentato dal vento dell’immaginazione. Insomma, voglio dire che mi alleo con gli altri e ti dico: va bene la difficoltà dello scrivere. Va bene la difficoltà del pubblicare. Va bene pure la difficoltà difficoltosissima del promuovere un libro. Ma tu… se chi ti vuol bene lo aspetta, se il tuo cuore lo desidera, quand’è che ti lanci con un tuo romanzo?

Barbara Businaro

Dic 03, 2022 at 6:17 PM Reply

Ci ho pensato tutto il giorno, a come risponderti, ma poi rileggendo qui mi sono accorta che la risposta è in cima al tuo commento.
Anch’io in questo periodo sopravvivo a tempo zero. 🙁
Per una serie di sfortunati eventi, o meglio, per una serie di persone infide che hanno intralciato il mio cammino, sono continuamente in deficit di tempo, nonostante io abbia cambiato lavoro due volte in due anni proprio per riservarmi la possibilità di scrivere. Faccio i salti mortali carpiati per salvare il blog, i racconti e le storie vere. In questo momento, che speravo di progettare un 2023 meglio calibrato in tutto, mi trovo a sorpresa a studiare per due concorsi, e faccio proprio fatica, perché studiare codici e codicilli sotto Natale, lavorando no-stop da luglio, è veramente un tedio. Ma sono una peaker, e non desisto. Prima o poi ci arrivo in cima alla montagna.

Fortuna che hai trovato il tempo di commentarmi. Perché mi stavo proprio chiedendo come mai proprio tu mancassi all’appello. Devo avere scritto delle cag…volate se Marco ignora proprio l’argomento in cui è fortissimo! 😉

Luz

Dic 04, 2022 at 12:32 PM Reply

Questo articolo è veramente una chicca. Da conservare, da divulgare.
A un certo punto mi sono letteralmente persa in quel fattaccio del fantomatico Taccuino Ufficio Stampa, in quella storia tra il felliniano e il surreale spinto… ci ho passato un’ora a leggermi tutto! Me l’ero persa ‘sta brutta storia, così come quel post in cui ne parlavi. Probabilmente, presa com’ero in quelle settimane dal trasloco (era luglio 2020), non ne ho saputo niente. Poi in effetti mi sono affacciata su Instagram solo nel dicembre di quell’anno, altrimenti fra le storie delle bookstagrammer ne sarei venuta a capo.
Riguardo a tutto il resto… l’intero elenco della mole di cose da fare per pubblicare un libro, della titanica impresa, sì, fa davvero impressione. Sono sempre più attratta da quei corsi professionali sull’editoria. Anche solo per accrescere il mio “bagaglio di conoscenze”.

Barbara Businaro

Dic 04, 2022 at 7:06 PM Reply

Grazie Luz! Questo articolo è ancora un bignami, per certi versi, sul mondo dell’editoria e sulla pubblicazione. Di ogni sezione, molto altro si potrebbe aggiungere, ma volevo creare un vademecum veloce, sia per i lettori curiosi che gli scrittori in divenire. 🙂
Del Taccuino Ufficio Stampa c’è stato parecchio clamore soprattutto su Instagram, perché il fattaccio era accaduto lì, ma io l’ho scoperto da Facebook, quando il quotidiano Open era partito a indagare sulle origini di quell’agenzia stampa e le millantate collaborazioni, risultate poi inesistenti. Per altro, qualche mese fa ho iniziato a ricevere email di spam di un altro ufficio stampa, sempre per aspiranti scrittori, e andando a curiosare un po’ avevo anche trovato il legame col vecchio Taccuino Ufficio Stampa. Sembravano proprio le stesse persone dietro a un prestanome, amici di amici, pronte ad arrecare nuovamente danno. Qualcosina lo puoi leggere al post Di cosa ha bisogno uno scrittore per il suo libro? al paragrafo Un ufficio stampa nazionale con errori di ortografia… Erano stati proprio quegli errori a instillarmi il dubbio. 😉
Anche a me piacerebbe, avendo tempo e risorse, uno di quei corsi professionali sull’editoria. Forse quello che più mi incuriosisce è sulla lettura analitica di un testo, la base diciamo per poi diventare un editor, ma senza volerne fare una professione. Più che altro migliorare la lettura, e la scrittura.

Marina Guarneri

Dic 07, 2022 at 6:33 PM Reply

Oh, finalmente posso leggere e commentare questo post molto completo ed esaustivo. Certo, qui siamo più o meno tutti interessati al mondo della scrittura e tutti abbiamo fatto tentativi, coltivando la speranza di arrivare al grande obiettivo: la pubblicazione. Io, vabbè, ho avuto la fortuna di arrivarci (per l’unica volta in cui è successo) vincendo un concorso, ma ho attraversato la fase “self”, prima accogliendo con favore l’autopubblicazione, poi criticandola al massimo (e questo lo sai). Dicevo qui siamo tutti più o meno “scrittori” (abbiamo blog, scriviamo racconti, abbiamo un rapporto costante con la narrazione), ma pensavo all’aspirante, in erbissima, che per la prima volta accarezza il sogno della pubblicazione: un articolo del genere gli apre gli occhi molto bene e gli mette davanti (com’è giusto che sia) tutto il panorama di ostacoli e difficoltà che dovrà affrontare se gli rimane la perseveranza. Ecco, a me, per esempio, questa perseveranza è sfumata nella consapevolezza di non avere il carattere e la giusta spinta interiore per arrivare dove qualche anno fa sarei voluta arrivare. Posso dire di avere perso l’interesse verso l’agognata pubblicazione: i meccanismi che mandano avanti la macchina dell’editoria sono complessi, intricati, pochissimo accessibili e io me ne sono disaffezionata. Non sono disfattista, intendiamoci, anzi faccio il tifo sempre per la buona scrittura e i buoni scrittori e nel mio piccolo provo a dare un contributo che spero utile (negli ultimi tempi la mia attività di beta lettrice si è incrementata: ecco, se posso ancora aiutare qualcuno mi fa piacere). E poi, in casa, ho un figlio che sta finendo di scrivere il suo primo romanzo: vuoi mettere la gratificazione di avere passato il testimone a un membro della famiglia? 😀

Barbara Businaro

Dic 08, 2022 at 4:42 PM Reply

Eh, a volte mi chiedo se non sia meglio, per un aspirante in erbissima come dici tu, non sapere proprio nulla di tutto questo. Perché è proprio vero: la perseveranza sfuma facilmente di fronte alla complessità del mondo editoriale attuale, in perenne crisi di lettori, ma soprattutto di audacia. Quando passo in libreria e scorgo gli scaffali, tra manuali di cucina e biografie di famosi, mi viene in mente quella pubblicità: “Ti piace vincere facile?” 🙁
Ben venga se hai trovato una nuova dimensione come beta lettrice e meglio ancora se sei riuscita a passare il testimone a tuo figlio, un ottimo risultato!
Purtroppo non ho eredi prossimi e quindi mi devo proprio arrangiare a finire quel maledetto romanzo… 😛

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