Dall’idea alla storia
Come scrivo io
Quando ho aperto questo blog e ho cominciato a pensare seriamente alla mia scrittura, mi sono scontrata fin da subito con le modalità pratiche di scrivere una storia: da dove si comincia davvero? Ci vuole un’idea, un elemento di base da approfondire e da sviluppare in una trama, e su questo siamo d’accordo. Ma come si procede dopo? Come si trasforma una singola idea in una storia completa?
Arrivavo infatti da un’esperienza alquanto singolare: un incontro casuale in un momento difficile della mia vita aveva scatenato una scrittura compulsiva. La mia mente si era affollata di immagini, cercando di dare risposta a diversi “E se?” Vedevo due ipotetici protagonisti, le loro esistenze così diverse eppure così simili. Senza quasi rendermene conto, avevo preso un quadernetto e avevo iniziato a scrivere quello che avevo in testa, situazioni, dialoghi, espressioni. Per circa tre settimane, giravo con questo quadernetto, anche in borsa, e dove mi “scappava” di scrivere qualcosa, prima di dimenticarlo o confonderlo, mi fermavo e semplicemente scrivevo.
Poi mi sono bloccata, perché alla domanda “Ma che cos’è esattamente tutto questo?” ho preso proprio paura.
Era un’idea che cercava di diventare una storia, ma faceva fatica perché mi mancavano gli strumenti giusti.
Ho preso tempo e ho cominciato a leggere qualche blog di scrittura creativa, nonché anche qualche manuale di scrittura, composizione e stile. Pensando di fare un po’ di pratica, ho iniziato a scrivere racconti per capire davvero come funziona ma lavorando un testo breve.
Qualche anno più tardi, ho ripreso in mano quel quadernetto e la miriade di appunti sparsi, tra fogli volanti e post-it appiccicati su pagine già scritte, con il proposito di mettere in ordine la storia e finalmente proseguirla. Così ho partecipato al NaNoWriMo, il NAtional NOvel WRIting MOnth, dove aspiranti scrittori di tutto il globo sfidano sé stessi a scrivere un romanzo di 50.000 parole durante il mese di Novembre. La mia sfida invece era di riportare tutto il quadernetto in digitale, organizzando le diverse scene e dando struttura alla trama.
Ve ne ho raccontato qui: Nano, nano, la tua mano… Nano, nano, apri piano… ; La seconda settimana di NaNoWriMo è la più difficile ; La terza settimana di NaNoWriMo con Bookcity di mezzo ; Ho vinto il NaNoWriMo!! Ma prometto che non lo faccio più…
Poi mi sono bloccata di nuovo, e la storia è finita in un angolino, stavolta del mio computer.
Semplicemente ho scoperto di essere un “plotser”, mentre quella storia l’avevo scritta come un “pantser”, senza saperne abbastanza.
Non credo molto alle definizioni, e infatti avevo preso come un gioco queste tre tipologie di scrittore quando avevo spiegato le diverse caratteristiche in questo mio vecchio post: Plotter, pantser …o plotser?
Però negli anni, man mano che il mio approccio alla scrittura è diventato quasi professionale (sono arrivata a pubblicare 12 storie vere sulla rivista femminile Confidenze), mi sono resa conto di quanta verità nasconda quel gioco: ognuno deve trovare il proprio metodo di scrittura, se si utilizza quello di altri si rischia solo di inciampare e cadere.
Plotter, pantser o plotser sono le tre tipologie dominanti di scrittori (nel frattempo “plotser” è diventato “plantser”, sempre come fusione dei primi due) considerando il loro modo di approcciare la struttura della trama: un plotter è qualcuno che pianifica tutto il suo romanzo prima di scriverlo, devono sapere cosa accadrà nella loro storia prima di scriverla, con diversi livelli di dettaglio; un pantser è qualcuno che agisce d’istinto, non ha necessità di avere una scaletta, ma vuole scoprire la storia mentre la sta scrivendo; un plotser o plantser è una via di mezzo tra gli altri due, scrive una sinossi della storia, magari anche le sottotrame, ma durante la scrittura si lascia sorprendere dai personaggi o da nuovi percorsi in svolgimento.
Non c’è un modo giusto o sbagliato di scrivere, sia chiaro, occorre trovare quello che ci è più congeniale. Però ogni metodo di scrittura ha i suoi vantaggi e svantaggi: un plotter conosce tutta la storia in anticipo e questo gli evita di bloccarsi, può scrivere anche velocemente, ma diventa difficile cambiare qualcosa nello schema, potrebbe limitare la sua creatività; un pantser è libero di scegliere qualsiasi direzione, è flessibile nella trama quanto nella gestione dei personaggi, ma senza un piano rischia di fermarsi in un vicolo cieco, col rischio di lasciarsi dietro diversi incompiuti; un plotser o plantser, trovandosi nel mezzo delle altre due figura, dovrebbe potersi destreggiare meglio, pianificare un minimo la storia, ma essere in grado di seguire la creatività del momento.
Ho provato a scrivere in modalità pantser quando seguivo un corso di scrittura online curato dalla scrittrice Antonella Cilento (ne ho scritto qui: Il blocco dello scrittore). Al termine di ogni lezione vi era un momento in cui noi studenti dovevamo lasciarci andare all’ispirazione, alla scrittura libera, partendo da un’immagine (un disegno, un quadro, una fotografia) condivisa sullo schermo, magari anche influenzati dai testi di scrittori famosi letti insieme poco prima.
Non mi riusciva proprio, i primi minuti erano addirittura di panico. Forse per le immagini che non mi ispiravano granché, men che meno la musica classica in sottofondo (mi spiace, ma ho bisogno della potenza della chitarra elettrica, e infatti continuo a scrivere i miei racconti di Halloween ascoltando i Seether…). L’unico racconto decente lo potete leggere qui: Una famiglia per Claudine
Non sono però nemmeno un plotter completo, non ho la pazienza di stare lì a compilare tabelle di Excel per le varie scene, questionari sulla vita dei personaggi, grafici degli eventi della storia sulla linea del tempo e chissà quali altre diavolerie. Resto basita di fronte a tanta maniacale organizzazione, nonostante io sia una persona davvero molto ordinata. Ma persino in troppo ordine si può soccombere! Rischierei di lasciarmi prendere dalla struttura delle storia senza nemmeno scriverne una riga (e in effetti è così, guardando i miei appunti di gioventù, quando scrivevo intere trame solo con i nomi dei capitoli! 😀 )
Ho compreso di essere quella via di mezzo, esattamente quel plotser o plantser di cui si disquisiva poco sopra.
Pur appartenendo a questa categoria definita, ho comunque il mio metodo personale di scrittura.
Quando a metà ottobre la mia beta reader per la Storia di Liam e Caitlyn, la serie dedicata ad Halloween, mi ha chiesto come stava andando il nuovo racconto e le ho risposto “non ho ancora scritto niente, sto ancora strutturando”, dalla sua espressione atterrita ho intuito che, agli occhi degli altri, non è facile afferrare la mia scrittura.
Per riuscire a spiegare come scrivo io, stavolta ho tenuto un versionamento più lungo del file del racconto numero 9 appena pubblicato, Bugiardo (Liar), così da mostrare la progressione durante la scrittura (senza spoilerare troppo!)
Si comincia con appena sette righe di appunti volanti, rimaste lì ferme per parecchio tempo. 😉
L’idea in poche righe
Per quanto riguarda la Storia di Liam e Caitlyn, negli anni ho capito che devo partire con largo anticipo rispetto alla scadenza di Halloween, la mattina del 31 ottobre (il che significa che io devo chiudere il racconto al pomeriggio del giorno prima, per programmare la pubblicazione del post sul blog). Già a settembre, con le prime piogge e le giornate che si accorciano, cambio musica, letteralmente: posiziono il lettore dell’auto sulla discografia dei Seether, proprio su quella canzone che mi ispirò questa storia, Walk Away From The Sun. Quando sono al computer, riguardo gli appunti che avevo lasciato dall’anno precedente e comincio anche una rilettura di tutta la storia, stampata in cartaceo.
Mi lascio immergere nuovamente nelle sue atmosfere e nel frattempo resto in ascolto, sia alla ricerca della canzone per la nuova storia da scrivere sia per trovare la trama giusta, quella caccia alle questioni irrisolte della vita terrena.
In realtà a questo punto della serie ogni racconto porta avanti diverse trame: la storia d’amore di Liam e Caitlyn è la principale, poi c’è la storia di Joen e Lize (il migliore amico di Liam con la sorella minore di Caitlyn), la storia di Nicholas (il fratellastro adolescente di Liam), la storia di Anne (la sorellina più piccola di Caitlyn) e la trama del singolo racconto, quello che io chiamo “il morto del giorno”, perché quasi sempre è un fantasma alla ricerca di qualcosa o qualcuno e chiede aiuto ai miei due protagonisti. Credo mi essermi sbizzarrita alquanto con i fantasmi giunti alla porta di Liam, dal cane Layla che rincorre anche le sue stesse ossa in Dissolvenza (Fade Out) agli spiriti riuniti del cimitero per lamentarsi dello scempio delle tombe in Dimenticato (Forsaken).
In linea generale so dove stanno andando le altre trame, perché ne ho tracciato la direzione principale fin dall’inizio o quasi: il fratellastro Nicholas è recente, si è presentato solo al racconto numero 8 Semi mortali (Dead Seeds), e nemmeno lo aspettavo, pensate un po’! Così come solo nell’ultimo racconto appena pubblicato la piccola Anne mi ha mostrato qualcosa di interessante. Ecco, da questo punto di vista sono un pantser perché lascio che siano i personaggi a rivelarsi.
Quello a cui devo pensare ogni nuovo Halloween è: chi si presenterà stavolta alla porta di Liam al calar della sera?
Questi erano gli appunti segnati lo scorso anno, alla chiusura del precedente racconto, per la nuova storia:
fantasma di amante uccisa, incinta
chiede di trovare non l’amante, ma la moglie perché è in pericolo
sa che lui vuole adesso sbarazzarsi anche della moglie (forse anche dei figli)
invece di divorziare
lei è dispersa, sepolta in un pozzo
idea presa da Notte buia, niente stelle di Stephen King, racconto de Il maxicamionista
pag. 220 “Non c’è limite all’oscura, merdosa insensatezza che alberga nel cuore umano”
Avevo solo questo all’inizio di settembre, davvero poche righe su cui cominciare a lavorare. Per la verità, potevo anche cambiare soggetto. Mi è capitato altre volte di prendere una direzione diversa rispetto a quanto avevo scritto l’anno prima, un nuova idea aveva sbalzato la vecchia, accantonata per un racconto successivo o forse abbandonata per sempre, chi lo sa. Non elimino gli appunti, li sposto in avanti.
Da questo momento ho cominciato a visualizzare esattamente come si presentava lei, incinta all’ultimo mese e dolorante: com’era vestita, il colore dei capelli, la fatica nei suoi occhi, una lingua sconosciuta tra le sue labbra, ma soprattutto l’angoscia di Liam al cospetto di questa ragazza fantasma quasi in procinto di partorire. Ho continuato a mandare avanti e indietro la scena nella mia testa, cercando di capire se era davvero così che lei volesse presentarsi nella storia. Ma poi l’ho vista saltellare insieme al suo bambino e l’ho scritto:
una sera dopo cena Liam vede dalla finestra una donna che gioca col suo bambino, in abiti estivi, scalza
descrivere donna ispanica, carnagione scura, lunghi capelli neri fluenti, quasi alla vita
lo trova un po’ strano
Nicholas chiede “Quale donna?”
è un fantasma
fantasma di amante uccisa, incinta
chiede di trovare non l’amante, ma la moglie perché è in pericolo
sa che lui vuole adesso sbarazzarsi anche della moglie – è incinta ma ancora non gliel’ha detto
lei invece è dispersa, sepolta in un pozzo
prima però dobbiamo trovare il suo corpo. nessuno sa che lei è morta, sono passati due anni e nessuno la sta più cercando.
– DUE ANNI VA BENE?
idea presa da Notte buia, niente stelle di Stephen King, racconto de Il maxicamionista
pag. 220 “Non c’è limite all’oscura, merdosa insensatezza che alberga nel cuore umano”
Nei miei appunti lascio anche le domande, in maiuscolo per riconoscerle subito a vista. Può essere che quando ritorno a scrivere, io abbia già risolto la questione o che un dettaglio successivo mi forzi a trovare una soluzione differente.
Nel frattempo i miei appunti si allungano e comincio anche a metterli nell’ordine in cui compariranno nel racconto, in genere organizzato in 13 scene (il numero 13 è risultata una ricorrenza all’inizio casuale, poi fortunata). Inserisco pure i dettagli delle sottotrame, come l’assassino di Caitlyn ancora in circolazione e tenuto sotto osservazione dai casi di cronaca riportati sui giornali:
una sera dopo cena Liam vede dalla finestra una donna che gioca col suo bambino, in abiti estivi, scalza
descrivere donna ispanica, carnagione scura, lunghi capelli neri fluenti, quasi alla vita
lo trova un po’ strano
Nicholas chiede “Quale donna?”
è un fantasma
viene trovata una giovane donna in fin di vita, le sue urla hanno fatto intervenire un vigilantes che ha fatto scappare l’aggressore
era incinta, perde il bambino, ed entra in coma
nello stesso giornale, Cailtyn ricollega un’altra ragazza morta altrove con il suo assassino
hanno preso qualcuno, dicendo che è responsabile degli ultimi omicidi
ma Caitlyn non è convinta – avrebbero scritto che è un evaso, invece non c’è
quella sera una donna incinta si trascina per il marciapiede, lamentandosi in una lingua sconosciuta
Caitlyn chiama Liam, quella ragazza sta cercando qualcuno, non è del tuo mondo, ma del mio…
Liam si avvicina, ma in quel momento lei lancia un urlo lancinante, si stende a terra e comincia il travaglio
(scena cruenta in cui lei partorisce il bambino, Liam lo prende in braccio, tutto insanguinato, e questo comincia a parlargli in un’altra lingua)
la donna glielo prende e se lo accoccola al petto, canta una ninna nanna sconosciuta e lo addormenta
Caitlyn accanto alla donna tenta di comunicare con lei, oltre le parole
“vuole che troviamo
“l’assassino, per darle giustizia”
“non proprio… conosce il suo assassino, è il padre del bambino…
fantasma di amante uccisa, incinta
chiede di trovare non l’amante, ma la moglie perché è in pericolo
sa che lui vuole adesso sbarazzarsi anche della moglie – è incinta ma ancora non gliel’ha detto
lei invece è dispersa, sepolta in un pozzo
prima però dobbiamo trovare il suo corpo. nessuno sa che lei è morta, sono passati due anni e nessuno la sta più cercando.
– DUE ANNI VA BENE?
idea presa da Notte buia, niente stelle di Stephen King, racconto de Il maxicamionista
pag. 220 “Non c’è limite all’oscura, merdosa insensatezza che alberga nel cuore umano
Arrivata qui, ancora non mi era chiaro chi fosse davvero il cattivo del racconto, il padre del bambino certo, ma esattamente chi? Soprattutto, cosa poteva averlo spinto ad ammazzare la ragazza incinta di suo figlio? Ammesso che il male abbia sempre una motivazione…
Avevo intanto trovato il titolo del nuovo racconto dalla canzone “Liar” dei Seether scelta come colonna sonora: sapevo che c’era un bugiardo in questa storia e dal ritornello della canzone sapevo che stava bruciando nel fuoco:
So take heed of voices that conspire
Make me walk this path alone
My sanity keeps unraveling despite this
I’m burning in the fire
I’m labeled as a liar
Quindi fate attenzione alle voci che cospirano
Fammi percorrere questa strada da solo
La mia sanità mentale continua a disfarsi nonostante questo
Sto bruciando nel fuoco
Sono etichettato come un bugiardo
Pensando al fuoco e all’odore di bruciato, modo di dire per un possibile inganno, perfetto per un cattivo che si rivela un bugiardo, è comparso quell’incendio nel quartiere di Liam e la puzza di bruciato che resiste per giorni dopo averlo spento (per ricordarmelo, ho copiato la frase “ancora puzza di bruciato nel quartiere” davanti a ogni scena ancora da scrivere!) Ecco aggiunto un altro pezzetto alla mia bozza:
incendio nel quartiere di Liam
intervengono i pompieri
viene salvata una bambina?
il pompiere riceve un encomio
è un uomo sulla trentina, trasferito da chissà dove, con la sua prima moglie
il suo passato non è molto conosciuto
una sera dopo cena Liam vede dalla finestra una donna che gioca col suo bambino, in abiti estivi, scalza
descrivere donna ispanica, carnagione scura, lunghi capelli neri fluenti, quasi alla vita
lo trova un po’ strano
Nicholas chiede “Quale donna?”
è un fantasma
viene trovata una giovane donna in fin di vita, le sue urla hanno fatto intervenire un vigilantes che ha fatto scappare l’aggressore
era incinta, perde il bambino, ed entra in coma
nello stesso giornale, Cailtyn ricollega un’altra ragazza morta altrove con il suo assassino
hanno preso qualcuno, dicendo che è responsabile degli ultimi omicidi
ma Caitlyn non è convinta – avrebbero scritto che è un evaso, invece non c’è
quella sera una donna incinta si trascina per il marciapiede, lamentandosi in una lingua sconosciuta
Caitlyn chiama Liam, quella ragazza sta cercando qualcuno, non è del tuo mondo, ma del mio…
Liam si avvicina, ma in quel momento lei lancia un urlo lancinante, si stende a terra e comincia il travaglio
(scena cruenta in cui lei partorisce il bambino, Liam lo prende in braccio, tutto insanguinato, e questo comincia a parlargli in un’altra lingua)
la donna glielo prende e se lo accoccola al petto, canta una ninna nanna sconosciuta e lo addormenta
Caitlyn accanto alla donna tenta di comunicare con lei, oltre le parole
“vuole che troviamo
“l’assassino, per darle giustizia”
“non proprio… conosce il suo assassino, è il padre del bambino…
fantasma di amante uccisa, incinta
chiede di trovare non l’amante, ma la moglie perché è in pericolo
sa che lui vuole adesso sbarazzarsi anche della moglie – è incinta ma ancora non gliel’ha detto
lei invece è dispersa, sepolta in un pozzo
prima però dobbiamo trovare il suo corpo. nessuno sa che lei è morta, sono passati due anni e nessuno la sta più cercando.
– DUE ANNI VA BENE?
idea presa da Notte buia, niente stelle di Stephen King, racconto de Il maxicamionista
pag. 220 “Non c’è limite all’oscura, merdosa insensatezza che alberga nel cuore umano
Il file successivo presenta già la numerazione delle 13 scene e sotto ad ognuna i vari elementi che mi serviranno per la stesura finale. Poco prima della suddivisione, sono incappata in una lettura interessante, anzi direi proprio illuminante, che mi ha portato un nuovo elemento nella sottotrama della storia tra Liam e Caitlyn: una vecchia scatola del nonno di Liam, con un segreto potente.
Per introdurre questo particolare dal passato, Liam si trova a sognare proprio suo nonno, che anni addietro lo aveva avvisato della pericolosità della notte di Halloween (ed è la frase introduttiva della storia): “Il velo tra i vivi e i morti si assottiglia nella notte di Halloween. E tu non sai più dove sei. Devi stare attento. Rischi di perderti in uno dei due mondi, per sempre.”
Ecco dunque come sono state riscritte le prime 4 scene, partendo dalle iniziali sette righe dell’anno precedente:
1.
Liam ha un sogno dove il nonno gli dice di cercare una scatola
(Contiene delle radici e una ricetta per preparare l’ayahuasca, per entrare in contatto con Caitlyn)
gli mostra qualcosa nel sogno, qualcosa che tira fuori dalla scatola, ma non riesce a distinguere cosa
Il nonno continua a ripetergli “La morte non esiste… la morte non esiste…”
si sveglia con la vibrazione del braccialetto al suo polso, sincronizzato mezz’ora prima dell’alba, gli ultimi minuti con lei
“hai avuto una notte agitata. non hai fatto altro che dimenarti e mugugnare, ma non sono riuscita a capire cosa stavi farfugliando.”
ho sognato mio nonno. o forse non era un sogno, sembrava così reale…
non le disse nulla della scatola, non sapeva nemmeno lui perché. la ricordava, l’aveva vista diverse volte da bambino, il nonno si chiudeva in camera con quella scatola, ma non gli aveva mai permesso di aprirla.
ora gli stava dicendo di cercarla? cosa diamine c’era dentro?
lei lo saluta con l’ultimo bacio
“ci vediamo stasera”
il profumo di caitlyn (Iris) si dissolse con lei nella stanza, mentre dalla cucina saliva quello del caffè appena fatto.
Nicholas stava preparando la colazione, un compito che gli piaceva e gli riusciva pure bene.
Liam non è ferito dall’ultimo episodio, solo qualche escoriazione
Nicholas era prima stato accusato insieme agli altri, poi scagionato dalle riprese delle telecamere, lo mostravano di passaggio e senza alcun legame con gli assassini. aveva però comunque rimediato duecento ore di servizio alla comunità, come inserviente presso il centro per anziani e come assistente domiciliare per alcuni disabili, bambini e ragazzi della sua età costretti su una sedia a rotelle. Era una buona cosa, dovette ammettere Liam, perché lo teneva impegnato e lo aiutava a non pensare troppo alla sorellina Julie. lei sta meglio, una nuova cura sperimentale sembra avere dei benefici, anche se i medici sono scettici
nel frattempo lo avevano iscritto alla scuola locale, non poteva comunque spostarsi dalla contea fino al termine del servizio civile.
“Questi devono essere pancake… “
si vestì e poi sollevò la finestra di qualche centimetro, per lasciare entrare un po’ d’aria fresca.
fuori era oramai giorno, anche se una densa coltre di nubi lascia passare la luce ovattata
“e pioverà anche oggi, non se ne può davvero più”
2.
ha cercato la scatola del nonno per tutta la mattina, con la casa libera, sua madre al lavoro, Nicholas a scuola, senza trovare nulla. viene distratto dall’incendio, la sirena dell’autopompa dei pompieri corrono
incendio nel quartiere di Liam
intervengono i pompieri
viene salvata una bambina?
il pompiere riceve un encomio – la televisione locale manda in onda l’intervento in diretta
Liam si reca per dare una mano, non risulta nessun morto, per fortuna
il giorno dopo è in prima pagina sui giornali.
è un uomo sulla trentina, trasferito da chissà dove, con la sua prima moglie
il suo passato non è molto conosciuto
ancora puzza di bruciato nel quartiere
la sera successiva, dopo cena, stanno sistemando i piatti,
Liam vede dalla finestra una donna che gioca col suo bambino, in abiti estivi, scalza
descrivere donna ispanica, carnagione scura, lunghi capelli neri fluenti, quasi alla vita
lo trova un po’ strano
Nicholas chiede “Quale donna?”
è un fantasma, ma quando si gira nuovamente, lei non c’è più.
3.
quando Liam rientra a casa la sera dal laboratorio del signor Forrester, Caitlyn è nella sua stanza, intenta a sfogliare il giornale
viene trovata una giovane donna in fin di vita, le sue urla hanno fatto intervenire un vigilantes che ha fatto scappare l’aggressore
era incinta di pochi mesi, perde il bambino, ed entra in coma
seconda donna con caratteristiche fisiche diverse
foto pubblicata sul giornale mostra il viso di una ragazza con i capelli corti, un caschetto rosso ramato, due occhi verdi vispi contornati dalle lentiggini
– DONNA DIFFERENTE DAL FANTASMA
nello stesso giornale, Caitlyn ricollega un’altra ragazza morta altrove con il suo assassino
hanno preso qualcuno, dicendo che è responsabile degli ultimi omicidi
ma Caitlyn non è convinta – avrebbero scritto che è un evaso, invece non c’è
– MAPPA dove registrano ogni probabile spostamento dell’assassino di caitlyn
cosa osservano? in realtà si sarebbe allontanato, se fosse stato lui.
Dopo cena, Liam si ferma sotto il porticato, finge di ascoltare musica dalle cuffiette, ma in realtà attende le prime stelle insieme a lei
quella sera una donna incinta si trascina per il marciapiede, lamentandosi in una lingua sconosciuta
Caitlyn chiama Liam, quella ragazza sta cercando qualcuno, non è del tuo mondo, ma del mio…
La riconosco, anche ieri si è fatta vedere qui davanti casa, ma stava ballando spensierata, con un bambino grande
4.
Liam si avvicina, ma in quel momento lei lancia un urlo lancinante, si stende a terra e comincia il travaglio
Caitlyn accanto alla donna tenta di comunicare con lei, oltre le parole
“vuole che troviamo
“l’assassino, per darle giustizia”
“non proprio… lei conosce il suo assassino, è il padre del bambino…
il padre del.. oh cazzo…
(scena cruenta in cui lei partorisce il bambino, Liam lo prende in braccio, tutto insanguinato, e questo comincia a parlargli in un’altra lingua)
la donna glielo prende e se lo accoccola al petto, canta una ninna nanna sconosciuta e lo addormenta
fantasma di amante uccisa, incinta
chiede di trovare non l’amante, ma la moglie perché è in pericolo
sa che lui vuole adesso sbarazzarsi anche della moglie – è incinta ma ancora non gliel’ha detto
lei invece è dispersa, sepolta in un pozzo
prima però dobbiamo trovare il suo corpo. nessuno sa che lei è morta, sono passati due anni e nessuno la sta più cercando.
– DUE ANNI VA BENE?
Qui mi interrompo perché altrimenti finirei per spoilerarvi tutto il racconto, che magari non avete ancora letto. 🙂
Da questo momento, con le scene suddivise e i dettagli della storia calati al momento opportuno, comincio la stesura vera e propria (questo file è del 26 ottobre, per intenderci). In realtà nella mia mente c’è già tutto, come una sorta di film, inquadrature in primo piano e campi lunghissimi compresi, e io non faccio altro che andare avanti e indietro e riportare ciò che vedo sulla pagina.
Ma è proprio durante la stesura finale che mi faccio trascinare dai protagonisti dentro la storia e sono loro a mostrarmi cosa accade davvero. Faccio qualche esempio di questo racconto: non avevo proprio la più pallida idea che sarebbe stata proprio Anne, la sorella più piccolina di Caitlyn, a condurre Joen e Lize per ritrovare Liam, né c’era alcuna traccia nei miei appunti, nemmeno in fase avanzata, della battuta di Joen quando rivede l’amico, sbagliando a puntare la torcia sullo scheletro “Caspita… non stai tanto messo bene eh!”.
Sono loro, non so da dove arrivino, ma sono proprio loro. E questa è la parte più magnifica di tutta la scrittura! Sentirli vivi!
E voi come scrivete?
Qui ho spiegato i miei tempi per il racconto della serie di Halloween, ma la modalità è la stessa che utilizzo anche per gli altri racconti: ci sono sempre degli appunti volanti da qualche parte (ora li raccolgo nel quadernetto delle idee, se sono cartacei, o in una cartella del portatile, se li ho scritti direttamente in digitale) e quando si avvicina la data di pubblicazione, comincio a lavorare su quelle righe mentalmente, mentre la stesura completa è nell’ultima settimana.
In questi giorni ho già iniziato a pensare alla prossima storia di Natale. E’ cominciato tutto da un anziano signore allo specchio che si allena a dire un severo “No, assolutamente no!” Ho scritto una paginetta di appunti vari durante un tedioso corso di aggiornamento (però era la terza volta che ascoltavo le stesse cose, eh oh!). Ho un titolo in mente, che già mi piace. E però dal nulla è spuntato un angioletto…
Vi toccherà comunque attendere il 25 dicembre mattina. Devo ancora scrivere una riga che sia una della storia! 😀
A proposito di organizzare la scrittura…
Comments (8)
Sandra
Dic 01, 2024 at 11:28 AM ReplyQuesto bel post, ricco di spunti, mi ha fatto venire voglia di ritrovare i miei con lo stesso tema, cioè come io scrivo una storia.
Tutti, credo, partiamo da un’idea, se è forte meglio, ma poi tu parli di strumenti, quindi tecnica, ossatura necessaria affinché un’idea magari anche spettacolare non muoia subito, perché alla fine la scrittura è soprattutto tenacia e questa tenacia deve essere supportata per affrontare i tanti ostacoli che inevitabilmente incontreremo.
La palestra delle storie vere di Confidenze può essere assai utile, oltre che gratificante, il resto, a parer mio, lo si impara inciampando, cammin facendo, aggiustando il tiro quando serve.
Sì, la parte magnifica è quando i personaggi arrivano ad agire in autonomia, è la magia che mi tiene ancora al pc, ed è anche la chiave per capire se una storia funziona oppure no.
Barbara Businaro
Dic 02, 2024 at 7:45 PM ReplyCon questo post spero di aver risposto prima di tutto alla mia beta reader, che si spaventa sempre quando rispondo “sto scrivendo mentalmente”. 🙂
Penso sia istruttivo parlare del processo di scrittura, soprattutto per chi si trova a scrivere in un certo modo e non capisce come e perché. Magari ne avessi letto prima di combinare il pasticcio di quel quadernetto, che ancora oggi fatica a trovare l’ordine giusto per proseguire.
Le storie vere di Confidenze mi hanno sicuramente aiutato a perfezionare il metodo, perché non puoi partire a caso e vedere dove la storia ti porta: lì la storia c’è già e devi mettere in ordine, non necessariamente cronologico, quello che i protagonisti ti raccontano di sé stessi. Quindi è tutto uno spostare pezzi, riscrivere, fare domande, tagliare frasi, specificare e poi accorciare per stare nel numero massimo di caratteri della rivista.
Teniamoci stretta quella magia Sandra, almeno quella non ce la può togliere nessuno! 😉
Giulia Mancini
Dic 01, 2024 at 9:38 PM ReplyOgnuno deve trovare la sua modalità di scrittura. Io ho scritto parecchi romanzi, ma ogni volta è stato un viaggio diverso, c’è stata la storia di cui avevo ben chiara la trama da sviluppare, quella che partiva da un’idea precisa e poi la trama vi ruotava intorno, e magari si sviluppava lentamente. Una costante però è stato il tempo che dedicavo alla scrittura, a volte passavo ore davanti al pc scrivendo poco, ma anche quel poco serviva per andare avanti. Come è successo per il tuo racconto, può accadere (a me è successo molte volte) che i personaggi ti prendano per mano e ti portino verso una direzione a cui non avevi pensato.
Ora che non dedico più tempo alla scrittura c’è poco da fare, non scrivo più nulla.
Barbara Businaro
Dic 02, 2024 at 7:46 PM ReplyNella scrittura dei racconti, io cerco di arrivare davanti al portatile per scrivere, se non riesco a scrivere passo ad altro, anche ascoltare musica che mi ispiri o cercare qualche fonte interessante. Buona parte della mia scrittura mentale avviene nel percorso in auto casa-lavoro, anche se a volte può essere un problema perché non potendo prendere appunti rischio di perdermi qualcosa.
Magari in questo periodo di stacco dalla scrittura stai semplicemente vivendo la quotidianità in attesa di nuove storie. Per scrivere, bisogna innanzitutto vivere. Altrimenti cosa raccontiamo?! 😉
Daniela Bino
Dic 05, 2024 at 7:43 PM ReplyCiao, Barbara, scrivo poco, poco, poco. E comunque, sempre molto meno di quello che vorrei. Ho un quadernino che mi è stato regalato da una persona a me cara, con una piccola ancora che funge da memento. Una sorta di messaggio che mi arriva forte e chiaro ogni volta che devo scrivere un pensiero mio o di qualcuno che amo e rispetto. Scrivo inizi di storie che mi piacerebbe raccontare, lo faccio di getto e sempre con la stessa persona protagonista. Quando poi rileggo tutto, desidero rimettere ordine e creare collegamenti: quindi, torno a scrivere, cancello vecchi collegamenti (io numero tutto) e poi lascio il mio lavoro a sedimentare. Lo riprendo in mano con calma qualche tempo dopo. Caotico questo modo di lavorare, lo so! Ma il bello è che sono felice così. Affido alla carta pensieri ed azioni. Sai mai?!
Barbara Businaro
Dic 06, 2024 at 3:14 PM ReplyQuello che descrivi è proprio un “quadernetto delle idee”, che può contenere riflessioni personali, citazioni da altri libri, come pure frasi ascoltate nel nostro quotidiano, che sembrano ispirarci qualcosa (altrimenti non sentiremmo la necessità di scriverle), e qualche inizio di storia, che sia un incipit o anche solo un frammento. Scrivendo su carta puoi solo cercare di numerare i collegamenti, perché non puoi copiarli-incollarli come si fa a video (e questo è il motivo per cui, quando decido di lavorare un’idea, alla fine passo dal quadernetto al computer). In ogni caso, il quadernetto è sempre pronto, non occorre accenderlo e attendere, non necessità di energia elettrica e la sua memoria può essere conservata a lungo. E come dici tu: sai mai?! 😉
Luz
Dic 15, 2024 at 5:59 PM ReplyCome sempre post interessantissimo!
Riguardo agli stili di scrittura, in questo periodo sto facendo la lunga maratona di lettura dei quattro romanzi de L’amica geniale. Da quanto ho visto nella trasposizione televisiva e dalla lettura del primo dei quattro che sto per ultimare, ho l’impressione che la fantomatica Elena Ferrante sia una scrittrice plotter. È come se fosse del tutto evidente una trama delineata nella sua completezza fin dall’inizio e la pianificazione di un successo perfettamente architettato.
Barbara Businaro
Dic 16, 2024 at 6:56 PM ReplyNon ho ancora letto nulla di Elena Ferrante, né ho visto la serie televisiva de L’amica geniale. Il troppo clamore per i romanzi e il mistero legato all’autrice, pseudonimo di chissà chi, me ne tengono ancora lontano. Certi libri ho bisogno di leggerli in mezzo alla quiete mediatica. Conosco però abbastanza la struttura utilizzata e anche secondo me si tratta di una scrittrice plotter, magari un pochino plotser, ma con una direzione ben precisa in mente per riuscire ad orchestrare una trama così complessa.