Semi mortali
(Dead Seeds)
Non è davvero Halloween se non scrivo un nuovo racconto della mia serie preferita, la storia di Liam e Caitlyn. Sono giunta addirittura all’ottavo racconto di questa serie, nata praticamente per caso, ascoltando un vecchio album dei Seether, che continuano a ispirarmi nuove vicende per i miei protagonisti. Dove eravamo rimasti? Perdendo la memoria dopo l’ultimo incidente, Liam aveva rischiato seriamente di perdere anche Caitlyn. Se non ricordava lei e il loro legame, Caitlyn poteva dissolversi nel nulla, svanire per sempre nell’oltretomba. Inseguendo uno strano veliero fantasma e colpito da una scarica energetica, alla fine Liam aveva abbracciato nuovamente la sua bellissima e spettrale Caitlyn, nel suo lungo vestito bianco.
Se avete perso le puntate precedenti, le potere leggere qui nella nuova pagina a loro dedicata: La storia di Liam e Caitlyn
Il velo tra i vivi e i morti si assottiglia nella notte di Halloween. E tu non sai più dove sei.
Devi stare attento. Rischi di perderti in uno dei due mondi, per sempre.
Avevano prenotato quel volo notturno solamente il giorno prima, uno zaino riempito in fretta con giusto l’essenziale. Era stato proprio Liam a rispondere a quella telefonata, quando la situazione in ospedale era precipitata per la piccola Julie e qualcuno doveva occuparsi del ragazzo, rimasto a casa da solo, i genitori corsi in clinica dalla figlia. Così Liam e il suo patrigno John stavano attraversando il paese in aereo per recuperare il giovane Nicholas, il fratellastro di Liam, tredici anni appena compiuti.
Dopo aver infilato il bagaglio sulla cappelliera sopra le loro teste, Liam prese posto accanto al finestrino, da dove poteva intravedere il profilo dell’ala del velivolo. John si sedette al suo fianco e chiuse gli occhi, sperava di dormire qualche ora.
Liam non se lo ricordava poi molto questo Nicholas. L’aveva conosciuto anni addietro, quando durante le feste di Natale era stato affidato al padre. All’epoca aveva solo otto anni ed era un bambino alquanto taciturno, Liam era certo di non averlo sentito parlare, nemmeno una parola in due settimane sotto lo stesso tetto. Non aveva preso bene il divorzio, anche se era stato consensuale e senza drammi. La madre si era poi risposata e dopo poco era nata Julie, che sembrava aver rimesso a posto gli equilibri. Almeno a quello che John aveva raccontato. Ma la piccola si era ammalata, una grave forma di leucemia che li lasciava tutti col fiato sospeso.
L’aereo si mosse lentamente per raggiungere la pista, le luci all’interno vennero abbassate, lasciando solo una flebile luminosità. Fuori la notte era punteggiata di stelle. Mentalmente la chiamò e lei comparve, sempre più solida e pesante, tra le sue braccia. Caitlyn si accovacciò sulle ginocchia di Liam, stretta a lui, il viso poggiato sul suo collo.
“Non sono mai stata in aereo…” gli sussurrò Caitlyn all’orecchio.
“Davvero?” ridacchiò Liam. Vicino a lui, John si mosse appena. L’aereo intanto aveva cominciato la sua corsa verso il decollo.
“Ssh… tu non puoi parlare. E nemmeno muoverti troppo. Altrimenti ti scambiano per matto!”
Liam recuperò le sue cuffiette dalla tasca della felpa, così poteva fingere di ascoltare musica e canticchiare sottovoce, mentre in realtà conversava con Caitlyn. I motori accelerarono la loro corsa e il velivolo finalmente si staccò da terra. Le si aggrappò con forza al suo fianco, sebbene quella gravità non la riguardava affatto.
“Sei preoccupato” osservò lei, toccandogli con un dito la tempia.
“Un po’. Ci sono troppe persone che stanno male, intorno a me.”
Il dito si spostò a disegnare il contorno delle sue labbra. Liam sorrise appena, gli occhi appena socchiusi.
“Dovrai dargli una mano a superare il momento. Non è facile perdere una sorella…”
Sotto il suo corpo, quello di Liam si irrigidì. “Come fai a dirlo? Riesci a prevedere il futuro? Sai che lei… ” Non riuscì a terminare la frase. Il significato della morte continuava a sfuggirgli. La desiderava per sé, non certo per una bambina piccola.
“No. Niente premonizioni, no.” Caitlyn si mosse appena, per evitare le gambe di John che si era girato dall’altra parte nel suo sedile. “Però a volte intravedo degli schemi. Un ordine preciso degli accadimenti, che si ripete in milioni di vite.”
“Un destino ineluttabile? Possiamo solo rassegnarci?” Liam inclinò la testa per darle un bacio tra i capelli.
“Forse.” Caitlyn si voltò a guardarlo in viso.
“A quale schema apparteniamo noi due?” Le dita di Liam giocavano con i capelli lunghi sulla schiena di lei.
“Noi abbiamo decisamente infranto qualsiasi regola…”
Rivolto verso il finestrino dell’aereo e protetto dal buio dell’abitacolo, gli altri passeggeri assonnati ai loro posti, si azzardò a baciarla. Le sue labbra gelide gli procurarono un brivido. Nascoste sotto la giacca di Liam, le loro mani erano intrecciate strette.
Si addormentò così, preso dalla stanchezza di quella giornata frenetica.
Qualche ora dopo si risvegliò con un sussulto, temendo di aver perso troppo tempo. Stavano atterrando mentre l’alba bussava all’orizzonte. Riuscì a salutarla con un altro bacio, prima di sentirla svanire dalle sue braccia.
“Esperienza surreale” sussurrò Liam guardando i primi raggi di sole fuori dal finestrino.
“Davvero? Non eri mai stato su un volo notturno?” John si stiracchiò al suo fianco.
“Si, ma era diverso…”
Dopo tre giorni alquanto stancanti, stavano tornando a casa con un altro volo notturno. La piccola Julie era ancora ricoverata, i medici non si pronunciavano sul futuro ma avevano almeno iniziato una nuova terapia sperimentale. In attesa di sviluppi, Nicholas avrebbe viaggiato con loro e sarebbe rimasto ospite per un paio di settimane, forse anche di più. Poteva seguire la scuola a distanza, Liam era riuscito a concordare delle lezioni online con i professori del ragazzo, vista la situazione particolare. Non sarebbe stata una convivenza semplice con un adolescente per casa, la libertà di movimento ridotta, oltre alla responsabilità che Liam sentiva nei suoi confronti essendo il maggiore dei due, ma non era nemmeno questo a preoccuparlo. Liam era sofferente perché non vedeva Caitlyn dall’inizio del viaggio e non capiva perché. Non poteva muoversi in un battito di ciglia, annullando tempo e spazio? E allora dov’era finita?! Avevano scelto di volare di notte perché John l’indomani doveva tornare al lavoro, ma Liam sperava di riabbracciare Caitlyn quanto prima.
Sollevò lo zaino per inserirlo sulla cappelliera sopra i loro posti. Appena dietro di lui, Nicholas lanciò con forza la sua valigia, dandole poi anche un pugno per spostarla più in fondo. Liam sbuffò e si girò a fissarlo, ma l’altro non colse affatto il suo sguardo.
“Magari c’è anche il mio zaino lì. Oltre ai bagagli degli altri.”
“E allora?” rispose Nicholas sfrontato, il mento verso l’alto e gli occhi socchiusi.
“E allora fai più attenzione. Grazie.” A Liam prudevano forte le mani. Quel ragazzino gli stava urtando i nervi.
Senza controllare la carta d’imbarco, Nicholas si sedette vicino al finestrino, in realtà riservato proprio a Liam. Chiedendo scusa all’anziana signora che attendeva il suo posto lato corridoio nella stessa fila, Liam decise di lasciar perdere e di tenersi la poltrona di mezzo. Ci mancava solo che Nicholas si mettesse a importunare anche le vecchiette.
Non si era comportato benissimo nemmeno in aeroporto, mentre spintonava le persone in fila davanti a lui, un paio di volte aveva pure cercato di saltare la coda, fingendosi distratto. John stesso lo aveva afferrato per il colletto del giubbotto e trascinato indietro, scusandosi con i presenti.
In quei pochi giorni Nicholas era stato scontroso, antipatico, indolente. Eppure aveva ottimi voti a scuola, l’eccellenza addirittura in alcune materie scientifiche, Liam aveva spiato il suo libretto scolastico, nonché i suoi quaderni sulla scrivania nella cameretta che avevano condiviso. Una grafia ordinata e pulita contrastava con il suo caratteraccio. Non aveva nemmeno salutato la madre e il marito Dave prima di partire. La piccola Julie sì, è voluto stare con lei da solo per almeno un’ora in ospedale, anche se la bambina stava dormendo profondamente per effetto dei farmaci. John aveva assicurato Liam che quello non era suo figlio, era molto cambiato con la malattia della sorellina. Gli aveva anche chiesto di stare attento che quel ragazzino non si ficcasse in qualche guaio.
In pochi minuti, l’aereo stava accelerando la sua corsa in pista, mentre le hostess spiegavano le procedure d’emergenza. Liam attese con ansia lo spegnimento delle luci lungo il corridoio, per rimanere nell’oscurità e poter chiamare Caitlyn mentalmente. Quando il velivolo alzò il muso verso il cielo, strinse forte i pugni e si concentrò sul suo viso. Ma non accadde nulla.
Raggiunta la quota, solo qualche turbolenza disturbava il loro andamento, fuori dal finestrino si scorgeva in lontananza il bagliore di un temporale. Liam provò a chiamare nuovamente Caitlyn, senza alcun effetto.
“Soffri l’aereo? Non avrai mica paura…di schiantarti e morire?!” lo canzonò Nicholas notando la sua preoccupazione.
“No, la morte è l’ultimo dei miei problemi. Potrebbe pure essere una soluzione…” gli rispose serio Liam.
Il sorriso sbruffone di Nicholas si congelò in una smorfia di stupore. Non proferì più parola per il resto del volo.
Alla fine aveva ceduto al sonno, un torpore talmente pesante da non avvertire nemmeno le manovre dell’atterraggio. Liam fu svegliato dalla hostess, che gli toccò lievemente il braccio. Dall’altra parte anche Nicholas si era addormentato, in una posizione un po’ scomoda, la testa poggiata sulla spalla di Liam, come un bambino in cerca di protezione.
Recuperati tutti i bagagli e passati i controlli di sicurezza, uscirono dal terminal verso la sala principale dell’aeroporto. Dietro un gruppo di turisti giapponesi che occupavano l’intero corridoio, Liam intravvide all’ingresso Joen e Lize in attesa del loro arrivo. Per un istante gli parve di vedere l’amico che teneva per mano la ragazza, mentre si sorridevano l’un l’altro. Liam sbatté le palpebre un paio di volte, nel frattempo i giapponesi si erano radunati intorno alla loro guida turistica, lasciando libero il passaggio. Joen e Lize si erano distanziati, almeno di mezzo metro, e stavano venendo loro incontro.
Si salutarono e abbracciarono. John gli presentò Nicholas, il quale rispose solo con un cenno del capo. Joen li aiutò con i bagagli e si avviarono verso la sua station wagon parcheggiata. In auto, mentre ritornavano in città, Liam intercettò uno sguardo languido di Lize verso Joen, ma appena lei se ne accorse, arrossì violentemente e si girò dall’altra parte, fingendo di osservare il paesaggio fuori. Anche Joen le lanciava qualche occhiata fugace. Che cosa diamine stava succedendo tra quei due? Che novità era questa?!
Giunti di fronte al vialetto di casa Runnels, Liam scaricò i bagagli dall’auto e ringraziò l’amico per l’aiuto. Prima di lasciarlo salire di nuovo nel veicolo, dove Lize già lo attendeva sul sedile del passeggero, lo trattenne per la manica.
“Ti chiamo dopo.” E quella di Liam voleva essere una minaccia.
Joen sostenne il suo sguardo con un sorriso sornione. “Sì, ho un po’ di cose da dirti…”
La madre di Liam li attendeva in veranda. John lasciò le valigie davanti all’ingresso, salutò la moglie con un bacio e prese il fuoristrada dal garage per correre al lavoro. Liam abbracciò a lungo sua madre, diventava sempre più bassa, e poi gli presentò, anche se già lo conosceva, Nicholas. “E’ un piacere signora, la ringrazio di ospitarmi” rispose il ragazzo. Sembrava sincero.
La madre di Liam aveva già preparato lo studio al pian terreno, dove un divano letto all’occorrenza la trasformava in stanza per gli ospiti. Spostarono lì il bagaglio di Nicholas e gli lasciarono il tempo di ambientarsi. Liam avanzò stanco verso la sua stanza.
Finalmente a casa, pensò. Accese il computer per controllare le mail, qualcuna di lavoro, per un progetto che stava seguendo insieme al signor Forrester, e qualche aggiornamento del professor Schnitzler, per un prossimo esame che richiedeva un elaborato scritto. Svuotò lo zaino, sistemò i suoi vestiti, mise ordine anche tra i libri e gli appunti, ma stava solo attendendo con ansia l’arrivo del crepuscolo. E più si avvicinava il momento, più sentiva salire la tensione. Aveva davvero paura di non rivederla.
Stava leggendo distratto una rivista di motori, la stessa pagina da mezz’ora, sdraiato sul suo letto quando un fruscio di vesti lì accanto lo riportò alla vita. Caitlyn lo osservava nella penombra della stanza. Lui le afferrò il polso e con forza la trascinò a sé. Lei si distese al suo fianco, abbracciandolo.
“Mi hai lasciato da solo…”
“Io c’ero, ma tu non volevi vedermi. Non eri del tutto convinto, pare…”
Liam sospirò tra i suoi capelli biondi. Cailtyn appoggiata al suo petto ascoltava il ritmo del cuore.
“Ho continuato a correre tra te e le mie sorelle, dovevo proteggerle. C’è stato un omicidio la notte che sei partito. Uno stupro di gruppo. L’hanno lasciata morire nella radura, agonizzante per ore, tra il fango e il suo stesso sangue… Hanno rinvenuto diverse tracce su quel povero corpo, almeno cinque persone. E il branco è ancora libero.”
“Pensi sia lui? Che abbia coinvolto qualcun altro?” Liam si riferiva all’assassino di Caitlyn, senza nominarlo.
Lei scosse la testa. “L’avrei sentito arrivare, è ancora lontano, per fortuna.”
“Hai modo di contattare la ragazza morta? Dovrebbe essere qui come…” Liam non riuscì a terminare la frase.
“…me” concluse lei. “No, non è così immediato. E magari lei, per qualche ragione che non conosco, è comunque passata altrove.”
Liam sbuffò. “Per una volta tanto, non vorrei parlare di morte.”
La strinse ancora più a sé. “Mi sei mancata.” Nessuna risposta. “Caitlyn?”
Lei si alzò all’improvviso, lo sguardo smarrito nel vuoto.
“Caitlyn, che succede?”
In quell’attimo Liam la vide com’era davvero nel mondo dei vivi: uno scheletro parziale, ricoperto da una veste sporca e strappata, la carne in decomposizione e il sangue che colava lungo le ossa, i suoi capelli ridotti in stoppa grigia. Trattenne il respiro, sperando non girasse il viso verso di lui. Non avrebbe sopportato la visione delle orbite vuote sul suo cranio.
“Caitlyn?”
Il mattino dopo la notizia era in evidenza su tutti i telegiornali e in prima pagina dei quotidiani, anche quelli nazionali. La cittadina si svegliava sconvolta per un altro efferato assassinio avvenuto nella notte: un ragazzo era stato rinvenuto morto dissanguato nell’auto di un amico, nella zona più buia del parcheggio di un locale. All’uscita dal pub, il proprietario del veicolo doveva essersi trovato di fronte una scena raccapricciante, come testimoniava la sua aria sconvolta ripresa dalle telecamere, mentre veniva portato via dai medici. Non si conoscevano i particolari, la polizia aveva innalzato un muro di silenzio attorno al caso, ma i giornalisti riportavano le voci di un corpo martoriato da vari colpi, si presumeva arma da taglio, e poi smembramento di diverse parti. Non sembrava però esserci alcuna connessione con il branco che aveva stuprato e ammazzato una ragazzina qualche notte addietro, stavolta sembrava l’opera di un unico assassino. Si ipotizzava una vendetta dai contorni alquanto cupi.
“Forse stanotte Caitlyn aveva sentito questo… una morte improvvisa, quanto la sua…” pensò Liam scorrendo le righe dell’articolo sul giornale appena consegnato.
Diversi amici della vittima, presenti nel locale, avevano dichiarato di aver visto il ragazzo uscire a tarda serata, accompagnato da una giovane donna, dopo che erano stati a lungo appartati su un divanetto, in atteggiamenti alquanto intimi. Di lei però non era rimasta alcuna traccia, nessuno la conosceva.
“Uhm, saranno stati sorpresi dal fidanzato di lei?!” Liam chiuse il quotidiano e riprovò a chiamare Joen al telefono. Niente, nessuna risposta. Gli scrisse l’ennesimo messaggio, avevano lasciato una questione in sospeso, che si chiamava Lize. Persino Caitlyn era rimasta vaga sull’argomento, pur sorridendo di soddisfazione. Non che fossero proprio affari suoi, sebbene Caitlyn gli aveva affidato la tutela della sorella Lize, ma qualcuno poteva almeno spiegargli che succedeva?!
Nicholas si presentò a colazione ancora in pigiama, sbadigliando scomposto in direzione di Liam e sedendosi a cavalcioni sulla sedia. Liam non sopportava quella sua aria da sbruffone, quella faccia che avrebbe voluto prendere a schiaffi fino a rompersi i polsi. Ma qualcosa gli sfuggiva, perché non era sempre strafottente. A volte sapeva stupirlo con comportamenti da bravo ragazzo. Da quando era arrivato, la spazzatura la portava fuori lui, senza che nessuno glielo ordinasse. Quando trovava il lavello pieno di stoviglie sporche, di sua iniziativa si metteva a lavarle e puliva anche il resto della cucina. La qual cosa dava terribilmente sui nervi a Liam, sempre ripreso da sua madre per la confusione e la trascuratezza innate.
Il pomeriggio lo passò in laboratorio, ad assistere il signor Forrester per alcuni test su nuovi campioni per un prototipo. Tutti parlavano dei delitti di quei giorni, con dettagli sempre più macabri che circolavano in rete nei social. Ciò che colpiva di più era la giovane età delle vittime, nemmeno maggiorenni. La ragazzina malmenata e violentata pare fosse stata trascinata a forza dal branco, forse rapita con un furgoncino, in uscita dalla palestra dove si allenava. Supposizioni della polizia, che non aveva prove evidenti per mancanza di telecamere in zona. Il giovane dissanguato nell’auto aveva chiesto le chiavi all’amico più grande, solo per chiudersi dentro con quest’altra fanciulla, incontrata la sera stessa nel locale. Avevano poco più dell’età di Nicholas, accidenti, pensò Liam.
La sera, dopo la cena tutti insieme, Nicholas si ritirò nello studio al pianterreno, sua stanza temporanea, per studiare per un’interrogazione. Aveva tolto tutte le stoviglie dalla tavola, tranne quelle di Liam, un chiaro dispetto per un’osservazione che proprio Liam gli aveva fatto qualche minuto prima, sulla musica a volume elevato quando era rientrato a casa.
Liam prese i propri piatti e li depositò nel lavello. La madre gli si avvicinò, ridendo sommessa. “Ti assomiglia molto sai. Alla sua età eri anche tu così, di carattere. Controverso. Ma avevi il nonno… lui sapeva sempre come prenderti.”
Liam uscì a passeggiare con Caitlyn dopo il tramonto. Fingeva di ascoltare le cuffie e canticchiare, ma stava parlando con lei. Avrebbe preferito chiacchierare in veranda, ma con Nicholas in giro non si sentiva tranquillo. Mentre si allontanavano dal vialetto, qualcuno stava barcollando proprio nella loro direzione. Un ragazzino pallidissimo in volto, gli occhi spaventati che scrutavano la strada davanti a sé, come se non vedesse davvero. Camminava scalzo, solo una canotta e dei pantaloni sgualciti, imbrattato di sangue dall’addome in giù.
“Lui è…” cominciò Caitlyn.
“…un po’ morto direi” concluse Liam.
Reggeva qualcosa di importante tra le mani raccolte a coppa. Qualsiasi cosa fosse, la accudiva come un tesoro prezioso. Ogni tanto si fermava e lo rimirava, con una smorfia di dolore. Scuoteva la testa e riprendeva il suo cammino, barcollando sconvolto.
Liam non vedeva cosa fosse perché anche a pochi metri le sue mani sembravano vuote.
Finché non gli fu vicinissimo e comprese in un lampo cos’era quell’affarino molliccio e insanguinato, strappato dalle parti intime del cadavere. Spiegava tutto quel sangue nella zona del pube e l’aria emaciata del ragazzo.
Liam istintivamente strinse le sue gambe in uno spasimo immaginario.
“Cazzo…” sussurrò sgomento.
“Sì amico, è proprio quello…”
“Ti ricordi cosa è successo? Chi è stato?” Liam ora comprendeva quale raggelante scena del crimine avevano trovato i poliziotti.
“Non lo so… avevamo bevuto parecchio al pub, per lo meno, io ci avevo dato dentro. C’era questa tipa, un fisico da dea…” Chiuse gli occhi assorto in chissà quale visione. “Mi aveva abbordato lei con una scusa. E ci stava, oh sì, ci stava davvero. Ci siamo messi sui divanetti, vicini a parlare. Mi ha infilato la lingua in bocca all’improvviso e la sua mano… diamine, me la sono ritrovata nelle mutande. Le ho detto ‘Ehi piano bimba, mica possiamo farlo qui dentro’. Ho chiesto le chiavi a Phil, era con l’auto del suo vecchio, e siamo andati là.”
“Quindi è stata questa ragazza? Per quale motivo avrebbe dovuto…”
“Non lo so… non la conoscevo nemmeno. Adesso che ci penso, non mi ha manco detto il suo nome. O forse sì, ma ero troppo ubriaco.”
Avrebbero dovuto passarlo come spot contro l’alcolismo, pensò Liam. Sicuramente sarebbe rimasto impresso.
“Qual è l’ultimo istante della tua vita, l’ultima immagine impressa nella tua mente?” gli chiese Caitlyn in un soffio.
“Lei era sopra di me, io stavo per venire… e sono venuto, meraviglioso… ma ho sentito una fitta lancinante, come uno strappo. Da lì è tutto buio.” Abbassò il capo mesto, piangendo sommessamente sopra il suo membro defunto.
“E lei non ti ha detto niente in quel momento?!” Liam non era convinto, mancava qualcosa in quella storia.
“Uhm, non mi pare… forse… una frase strana, che non ho compreso. ‘Tu sei solo il primo’, ecco, suonava così.”
“Il primo di quanti?!” domandò Liam. Ma lo spirito alzò solo le spalle in risposta.
“E’ un gesto crudele, e vendicativo” concluse Caitlyn. “O lo conosceva, anche se lui non la ricorda, oppure c’è stato uno scambio di persona. Se lui era il primo, chi sarà il secondo?”
Liam scosse la testa pensieroso. “La polizia ha un identikit della ragazza, alquanto generico. Altezza media, fisico tornito, capelli biondi, ma eccessivamente biondi, platino, tanto che sospettano una parrucca.”
“Aveva un braccialetto dell’ospedale! Questo me lo ricordo!” esclamò il ragazzo.
“Dell’ospedale?! Che cosa curiosa.”
“Sì, quelli di plastica che ti legano al polso, quando sei ricoverato… Però, eh, sembrava stare bene, eccome se stava bene!” Il ragazzo si lasciò andare a un ghigno di soddisfazione. Finché non abbassò nuovamente il capo e osservando il prezioso oggetto tra le sue mani, scoppiò in un pianto dirotto. Se ne andò così, com’era arrivato, trascinandosi sulle gambe malferme.
Liam e Caitlyn erano appena rientrati nella stanza di lui, che lei si bloccò di fronte alla finestra.
“Guarda! Quello è Nicholas!”
“Ma che cavolo…” Liam osservò il ragazzino correre con uno zainetto sulle spalle. “Dev’essere uscito dalla finestra dello studio. Andiamo, dobbiamo inseguirlo e riportarlo a casa. A pedate possibilmente!”
Approfittando della velocità di Caitlyn nei movimenti, Liam si teneva a distanza da Nicholas, voleva innanzitutto capire quali erano le sue intenzioni, prima di intervenire. Per la verità non era questo il suo piano originale, ma Caitlyn lo aveva dissuaso ad usare la forza. Girovagò per il centro, osservò l’ingresso di un paio di locali ma non entrò. Dopo un’ora circa riprese la via verso casa.
Sollevò l’anta della finestra, lanciò lo zainetto sul tappeto e poi scavalcò l’infisso per entrare nello studio.
Qualcuno accese la luce.
“Beh, magari avvisa la prossima volta che esci. Così puoi usare la porta.” Liam era seduto sulla poltrona e lo fissava.
“Ma come?!” Nicholas era sbiancato per la paura, temendo di trovare suo padre John. Non gliel’avrebbe perdonata una fuga notturna.
“Ho i miei sistemi…” Vedendo il ragazzino riacquistare la sua spavalderia, Liam si alzò dalla poltrona per avvicinarsi. “Non dirò niente a John, ma questa non è una cittadina tranquilla. Per favore, non uscire da solo.”
L’avrebbe ascoltato? Probabilmente no, non in quel modo. “Non abbiamo bisogno di un funerale, ora.”
Nicholas spalancò gli occhi, colpito dalle parole. Ecco, pensò Liam, adesso ha capito.
Quando stavano per tornare in camera di Liam, Cailtyn ebbe un sussultò, si paralizzò a mezz’aria, come percorsa da una strana folgore. Per un attimo, come la notte precedente, Liam vide scomparire la sua veste bianca, tramutata in uno scheletro cadente, il sangue sgocciolava dalla sua carne in putrefazione.
“Caitlyn?!”
L’indomani la colazione cominciò con un altro delitto sanguinolento sbattuto in prima pagina. Un altro ragazzo, qualche anno in più della prima vittima, trovato esanime, in una pozza di sangue, negli spogliatoi del campo di rugby. Le telecamere a circuito chiuso stavolta avevano registrato qualcosa: si era intrufolato lì in dolce compagnia, approfittando dei locali liberi mentre la squadra studentesca era in campo per l’allenamento serale. Qualcuno dei giocatori lo aveva riconosciuto, ma non avevano fornito informazioni su chi poteva averlo ridotto a quel modo. Nessun indizio o impronta del colpevole.
“E hanno un identikit parziale” osservò Liam, guardando il bozzetto di un viso femminile mostrato in televisione. Stava ancora terminando la sua ciotola di cereali, quando Nicholas si alzò di colpo da tavola.
“Vado in biblioteca” annunciò risoluto. Lanciò uno sguardo di sfida a Liam, che sollevò un sopracciglio minaccioso in risposta.
“Aspetta!” John lo bloccò all’ingresso. Parlavano a bassa voce, ma era facile intuire che il padre gli stava raccomandando attenzione, una mano poggiata sulla spalla del figlio, visto quanto stava accadendo in città.
Liam mentalmente chiamò Caitlyn in aiuto, se cortesemente poteva tenerlo d’occhio, mentre lui sarebbe andato in negozio da Joen. Aveva avuto un’idea. E comunque Joen gli doveva delle spiegazioni, non rispondeva nemmeno ai suoi messaggi, quel codardo.
Liam entrò con passo deciso e sbatté le mani sul bancone, sorprendendo l’amico. “Allora?”
“Ehm, ciao. Come stai?” chiese Joen, apparentemente tranquillo.
“Io bene, ma non so come starai tu tra cinque minuti.”
“Oh beh, ricordati che io vado in palestra e sollevo novanta chili di bilanciere senza sforzo…” ribatté Joen con sicurezza.
“Gli spiriti dell’aldilà sono molto più potenti” concluse Liam sogghignando.
Joen lasciò cadere la penna con cui stava completando dei documenti. “Ok ok ok. Ho capito. Non ti ho detto niente perché sapevo che non l’avresti presa bene. E infatti… Sei prevenuto nei miei confronti. Ammetto di aver fatto cazzate un tempo con le ragazze, ma Lize… è differente. Forse sto invecchiando e non ho più voglia di stupidaggini, o boh… stiamo bene, ecco.”
Liam lo fissò a lungo, poi scoppiò a ridere. “Beh, meglio tu che altri. Mi fido di te, sei più di un fratello. Lo sai.”
“Comunque lei è gelosissima. Non sono riuscito a risponderti perché ero con lei. Appena afferro il telefono, si arrabbia e mi fa una scenata!” ammise Joen.
E non sai di essere controllato a vista da sua sorella fantasma, pensò Liam. “In ogni caso, sono qui per altro. Mi serve un localizzatore GPS per cani. Sai quelli che si agganciano al collare.”
“Ma tu non hai un cane…” osservò Joen.
“No, ma ho qualcuno da controllare stretto. In questo periodo poi, con tutti questi ragazzini assassinati brutalmente, non sono per niente sereno.”
Joen annuì e gli consegnò un pacchettino. “Questo funziona molto bene, la batteria dura un mese, lo richiami con un’app.”
Rientrato a casa la sera, mentre Nicholas era sotto la doccia, Liam nascose il localizzatore, più piccolo di una monetina, in una delle tasche nascoste del giubbotto del ragazzo. Non se ne sarebbe mai accorto, visto che si portava dietro di tutto là dentro, persino un paio di fusibili. In questo si assomigliavano decisamente
Liam stava verificando il funzionamento della localizzazione dall’app, seguendo il libretto delle istruzioni, quando Caitlyn giunta al tramonto richiamò la sua attenzione alla finestra che dava sul giardino.
“Qualcuno ci vuole parlare, ci attende in strada.”
Liam si avvicinò per guardare di sotto.
“Ah già, il morto del giorno…”
Il nuovo arrivato nel regno dell’oltretomba aveva un’aria alquanto scombussolata, i capelli tutti arruffati e intrisi di sangue rappreso. Indossava un paio di jeans sdruciti sulle ginocchia, anche questi inzuppati dello stesso rosso carminio, con maggior concentrazione intorno al pube. Sopra vestiva una maglietta polo con il logo della squadra di rugby e dal taschino spuntava il prepuzio insanguinato del suo membro mozzato.
Liam ebbe un rigurgito della cena a quella visione.
“Uhm, e tu da dove arrivi? Lasciami indovinare: ti stavi divertendo in uno spogliatoio…”
Il ragazzo mugugnò qualcosa, stringendo le labbra, in direzione di Caitlyn.
“Dice di sì. Stava guardando l’allenamento dalla tribuna, insieme ad altri amici, e una ragazza gli si è avvicinata.”
“Non può parlare?” chiese Liam incuriosito.
“No, non può…”
Il ragazzo spalancò la bocca, lasciando uscire altro sangue gorgogliante. La lingua gli era stata strappata con forza.
“Oh cazzo!” Liam si portò d’istinto la mano davanti alla bocca. Un altro rigurgito della cena ribaltava il suo stomaco.
Caitlyn proseguì a riferire la loro comunicazione mentale. “Non la conosceva, non l’aveva mai vista. Capelli scuri, un po’ in carne, molto procace.” Rimase in ascolto prima di continuare. “Ah, aveva una benda all’occhio sinistro. Le ha chiesto come mai, le ha detto di essere appena stata operata. Stavano bevendo lì sugli spalti con un gruppo di amici, lui le ha offerto una birra. Lei, in cambio, gli ha chiesto di appartarsi con lui, perché lo trovava carino.”
Il ragazzo annuì convinto.
“E quindi sono entrati nello spogliatoio aperto. E’ stata lei a tagliarti anche la lingua? Perché?!”
Caitlyn attese la risposta. “Dice che lui si stava divertendo con la sua lingua su di lei…”
Lui gorgogliò in segno di soddisfazione.
“A quanto pare è una pratica che preferisce” aggiunse Caitlyn, non senza imbarazzo nella sua voce. “Quando poi stavano per venire al dunque, lei avvinghiata sopra di lui, distesi sui materassi di atletica… lei ha preso un coltello dalla borsa e gli ha tagliato prima il pene e poi la lingua.”
“Uhm, sesso estremo, senza dubbio. Non riesco a capire le motivazioni di un tale gesto” rifletté ad alta voce Liam.
“Non era la stessa ragazza che ha colpito me.” Dal viottolo comparve anche lo spirito della sera precedente. Salutò l’altro ragazzo con una pacca sulla spalla. “Ciao fratello.”
“Vi conoscete voi due?” chiese Liam.
“Ci siamo incontrati a una festa, qualche giorno fa, forse una settimana. Abbiamo bevuto un sacco quella sera. C’era anche del fumo, roba buona davvero. Non ricordo molto di quella notte. Vero fratello?” Si sorrisero a vicenda, e non era un bello spettacolo. “C’erano un paio di ragazze,” proseguì il ragazzo che poteva parlare. “Con una ci siamo pure organizzati a turno, parecchio disponibile, anche se un po’ ha scalciato alla fine…” Sghignazzarono di soddisfazione entrambi.
Liam gli voltò le spalle per tornarsene a casa. Più li ascoltava, più non li sopportava.
“E adesso?!” chiese il ragazzo.
“E adesso la festa è finita!” rispose secco Liam.
Caitlyn gli toccò delicatamente il braccio, scuotendo la testa contrariata.
Ma Liam stava rientrando in casa, alquanto risoluto. In quel momento, il suo telefonino cominciò a suonare impazzito. L’allarme del localizzatore GPS lo stava avvisando che il ricevitore si era allontanato troppo, oltre la distanza consentita.
“Nicholas è scappato di nuovo! Andiamo a recuperarlo. Stavolta a calci, non mi fermerai Caitlyn. Un paio di calci ben assestati!”
Lo inseguirono controllando la posizione sul navigatore dell’app. Quando arrivarono a qualche metro dal ragazzino, era fermo davanti a un pub. Stava chiacchierando con un gruppetto di persone, giovanotti con jeans oversize, felpe nere e cappuccio calato in testa, fanciulle in minigonna e stivaletti, il trucco pesante per guadagnare qualche anno in più.
Liam gli si parò davanti, senza nemmeno proferire una parola. Il suo sguardo era abbastanza eloquente. Nicholas salutò gli altri e lo seguì mesto verso casa.
“Stavo socializzando con quella ragazza, uffa…”
“Ah no, non esiste” rispose incavolato nero Liam. “Li hai sentiti i telegiornali? Niente ragazze, almeno finché non trovano gli assassini. Clausura stretta.”
Caitlyn li precedeva di qualche passo. Si bloccò un’altra volta a mezz’aria, la testa rivolta in sù e le braccia distese. Liam fu costretto a far finta di nulla, avendo Nicholas al suo fianco, ma questi episodi cominciavano a preoccuparlo.
“Che cosa senti, quando succede?” le chiese dopo, quando erano distesi nel suo letto, abbracciati.
“E’ un’energia potentissima… come un urlo che mi attraversa. Dolore, il più estremo, straziante. E subito dopo una rabbia senza eguali, una furia incontrollata. Poi sparisce senza darmi il tempo di capirne la provenienza.”
Finalmente l’indomani i telegiornali del mattino non riportavano alcun nuovo omicidio. Ci sono speranze per la giornata, pensò Liam. Finora non erano riusciti a capirci granché, persino Caitlyn brancolava nel buio, proprio lei che nell’oscurità si muoveva con sicurezza. La colazione fu abbastanza tranquilla, Nicholas sembrava più rilassato, meno disposto alle scappatelle notturne dopo la sorpresa della sera precedente. Forse temeva che Liam spifferasse tutto al padre John. Il ragazzo si chiuse nello studio per seguire le sue lezioni online dalla scuola.
Liam sistemò qualche commissione in città, poi andò al lavoro nel pomeriggio. Prima di rincasare, passò a salutare Joen, raccomandandogli, anche se non ce n’era bisogno alcuno, di sorvegliare Lize.
“Guarda, è lei che mi controlla a vista!” gli rispose l’amico ridendo.
Restava il mistero di quelle strane reazioni di Caitlyn, ma almeno non avevano prodotto alcun danno. Ne stavano parlando ancora durante la passeggiata serale, quando incrociarono due loro vecchie conoscenze, i due ragazzi assassinati nelle notti precedenti, più un terzo elemento. Capelli lunghi sciolti sulle spalle, grondanti di sangue, una camicia aperta sul torso dove risaltavano alcune macchie di rossetto scuro e diversi lividi viola, tracce di morsi umani. I pantaloni della tuta fradici dello stesso liquido carminio testimoniavano lo stesso destino degli altri due compagni. Nessuno però aveva riferito di un altro assassinio al telegiornale dell’ora di cena.
“Amico, tu ci devi aiutare!”
Il terzo ragazzo stringeva il suo fallo sanguinante nella mano destra e lo brandiva come fosse una pistola puntata verso di loro.
“E tu da dove arrivi? Non ci sono notizie di te. Quando è successo?” chiese Liam, trattenendo il fiato.
“La scorsa notte, verso le undici, credo. Non mi hanno ancora trovato. I miei mi stanno cercando, ma gli stronzi della polizia non faranno niente, devono aspettare ventiquattr’ore dalla scomparsa. Se qualcuno non mi trova prima. Ma sono a casa di un’amico che è via per qualche giorno. Nessuno sa di cercarmi lì. Devi avvisarli tu!” Avanzò di un passo minacciandolo con il suo membro mozzato.
Liam arretrò invece a sua volta. “Faccio fatica a concentrarmi con questa visione davanti il naso… Chi è stato? Cosa ricordi?”
“E’ stata una donna, sui trent’anni. Una rossa tutta fuoco, in cerca di carne fresca. Aveva un certo appetito.” Sghignazzo soddisfatto verso gli altri compagni, i quali sorrisero di rimando. Lo stomaco di Liam protestò per la bocca traboccante di sangue del ragazzo senza lingua.
“Eh insomma, mi ha abbordato lei fuori da un pub, mi ha messo una mano sul culo e poi in tasca… L’ho portata subito nell’appartamento, sembrava avere fretta, non so se mi spiego… Un po’ aggressiva, voleva stare sopra, ma amico, nessuna mi sta sopra, non so se mi spiego… L’ho ribaltata sotto di me e ci ho dato dentro alla grande, l’ho fatta urlare per bene…”
“E allora come mai sei qui, in queste condizioni?” sottolineò Liam, non senza un certo compiacimento.
“Eh, sono riuscito a darle appena un paio di colpi e quella ha tirato fuori un bisturi, sai, quelli da sala operatoria… non so dove lo tenesse nascosto.”
“Quindi abbiamo tre omicidi, avvenuti pressappoco nello stesso modo, ma con tre assassini diversi?!” concluse Liam. “E nessuno di voi conosceva la propria carnefice, sbaglio?”
I tre ragazzi si guardarono, annuendo convinti.
Il terzo però agitò il proprio fallo, sempre stretto nella sua mano, ricordando un particolare. “La mia aveva una strana cicatrice sulla pancia, sembrava fresca. Aveva anche uno di quei braccialetti da pronto soccorso. Le ho chiesto come mai, mi ha detto che era stata a trovare un’amica. Probabilmente aveva preso là il bisturi, ora che ci penso…”
“Uhm, un’altra col braccialetto dell’ospedale, curioso” rifletté Liam.
“Ha anche detto una frase” aggiunse il terzo ragazzo. “Una frase che ho detto io in un’altra occasione. ‘Se la smetti di urlare, ci divertiamo tutti, sennò ti fai solo male.’ Lei non poteva saperla…” Si fermò a pensare, immobile con gli occhi fissi verso il basso.
“Ma voi tre vi conoscete?”
“Sì, talvolta frequentiamo gli stessi locali, la sera” rispose il primo ragazzo.
“Adesso lo so chi è! Non me lo spiego, ma so chi è!” Il terzo fantasma si era rianimato all’improvviso. “Quella puttana che non voleva starci quella sera, va la ricordate?” si rivolse agli altri due. “Se ci stava, ci divertivamo tutti senza drammi, invece prima era tutta disponibile, si lasciava toccare, rideva e ci baciava a turno, e poi sul più bello ha cominciato con i no. No questo, no quello, no, no, no! A quel punto però, non siamo riusciti a fermarci…”
“Quale ragazza?!” domandò Liam, con un terribile sospetto in mente.
“L’abbiamo incrociata una sera, fuori dalla palestra. Era un’amica di non so chi, parecchio carina… E’ salita in furgone con noi e ci siamo trovati un posticino nel boschetto. Lì però non so cosa le è preso… Eravamo tutti belli caldi, lei per prima, l’abbiamo fatta bere un po’, per tranquillizzarla. Ma non siamo più riusciti a tirarci indietro…”
“Non siete riusciti?! Ti rendi conto che l’avete ammazzata?!” ringhiò feroce Liam.
“Non volevamo farle del male, che discorsi! Se collaborava, non succedeva niente.”
“…e io devo stare qui ad ascoltarli?” Liam si rivolse furente verso Caitlyn.
“No amico, tu adesso ci devi aiutare! Quella è pericolosa!” supplicò l’altro.
“Col cazzo che vi aiuto! Trovatevi una tomba!” Liam si girò per andarsene a casa. “Se non fosse già morto, lo ammazzerei io…” sussurrò verso Caitlyn.
“Oh senti. Io non sono pentito. Non sono qui a chiederti nulla per me.” Il ragazzo lo afferrò per il braccio e lo trattenne. “Però c’è mio fratello… è ancora vivo, e non c’entra niente. Quella sera ce l’ho trascinato io, l’ho praticamente costretto. Non ha partecipato, non voleva, ha pianto tutto il tempo… non sarebbe giusto morisse per colpa mia!”
In quel momento Caitlyn si bloccò, il suo sguardo perso nel vuoto, in connessione con l’altrove.
“Lei non vi lascerà scampo. Verrà a prendervi. Uno per uno. Non potrete nascondervi dalla sua vendetta. Vi troverà in un’istante.”
Quando rientrò in casa, Nicholas stava osservando muto la cornetta del vecchio telefono a filo. Apparteneva al nonno quel ferrovecchio. Nessuno aveva avuto il coraggio di toglierlo dal tavolino dell’ingresso, e del resto funzionava benissimo.
“Lei morirà…” Nicholas sbatté la cornetta sull’apparecchio. “Mia madre non lo dice, ma lei morirà.”
“Non puoi saperlo. Nessuno di noi può saperlo.” Liam cercò di zittire innanzitutto le sue paure.
“Sì che lo so. Lei morirà. Un mese o poco più.”
“Come puoi essere così sicuro?”
“Ho sentito i miei genitori parlare con il medico. Stavo cercando un bagno, lì nel reparto ospedaliero e ho trovato libero quello dello studio del professore. Ma poi loro sono entrati a parlare, mi sono chiuso dentro il bagno e li ho ascoltati.”
Liam non riusciva a trovare nessuna parola di conforto. Posò una mano sulla spalla del ragazzo, per abbracciarlo, ma l’altro si scansò stizzito.
“Preferirei morissi tu, accidenti! Tu non sei niente per me. Lei invece è mia sorella, l’ho vista nascere… ed è così piccola!”
“Hanno parlato di un altro intervento e una cura, ci sono ancora delle speranze.”
“No, è una balla. Mi hanno allontanato per non assistere al peggio. Mi faranno tornare all’ultimo… e magari non faccio nemmeno in tempo…”
Nicholas scoppiò a piangere, coprendosi gli occhi col gomito.
Vincendo le sue resistenze, Liam lo abbracciò stretto. Era anche suo fratello. “Morirei volentieri, e dico davvero, se servisse a salvarla.”
Ma Nicholas si divincolò da quella stretta, andando a chiudersi nello studio in solitudine.
Liam salì le scale lentamente, raggiunse la sua stanza e si trascinò sul suo letto, a faccia in giù sul cuscino.
“Muoiono persone che non lo meritano, e sopravvivono esseri spregevoli. Che senso ha tutto questo?” chiese quasi più a sé stesso.
“Non lo so…” gli rispose Caitlyn. “E’ qualcosa più grande di ciò che possiamo comprendere. Noi possiamo solo fare la nostra parte.”
“Non sono sicuro di voler proprio salvare nessuno stavolta. Hanno seviziato quella ragazza, a turno, in branco, e poi l’hanno lasciata lì, agonizzante, a morire da sola nel buio…”
Si volse verso di lei. “Come puoi, proprio tu, accettarlo?!”
“Nascere è un’occasione, ma morire un gran peccato. Vedo tutti i giorni ciò che mi è stato tolto…” Caitlyn si accoccolò, stringendosi al suo petto. “Tu però non hai sentito quella rabbia feroce. Non si fermerà davanti a niente, rischiando anche di travolgere degli innocenti.”
Calò il silenzio tra di loro, mentre Liam era impegnato nelle sue elucubrazioni mentali. Sospirò, sempre più indeciso sul da farsi.
“Non se lo meritano…”
“Non sto pensando a salvare i ragazzi, affatto. Le loro anime sono già dannate, credimi. Che sia adesso, o dopo, difficilmente si salveranno dopo un atto del genere. Sto pensando a lei, la vittima senza pace, e soprattutto alle giovani ragazze che sta usando a quel modo. Loro non hanno colpa, ma stanno commettendo degli omicidi. Agli occhi dei vivi, loro sono assassine. O pensi di riuscire a spiegare alla polizia che in realtà sono possedute? Che uno spirito del regno dei morti sta cercando la sua giustizia?!”
“Su questo purtroppo hai ragione. Mi sfugge però come lei ci riesca. Come le sceglie, tanto per cominciare?”
“Oh, lei è già lì. Ho sentito come se una parte di lei fosse già presente in loro…”
“I braccialetti dell’ospedale!” esclamò Liam alzandosi a sedere sul letto. “E mi pare di aver letto sul giornale, dov’è? Dove accidenti l’ho messo?” Recuperò un quotidiano da una pila di riviste. “Ecco qua. I genitori della ragazza hanno deciso per il trapianto degli organi. Così la sua vita avrà ancora un significato!”
Era stato alquanto complicato spiegare a Joen la situazione, e probabilmente non gli aveva creduto fino in fondo, ma fu subito disponibile per aiutare Liam. Visto che Joen forniva assistenza informatica all’ospedale, gli bastò passare a salutare una delle infermiere che conosceva, una certa Roxanne, molto gentile e soprattutto carina.
Quando Liam lo raggiunse in negozio nel pomeriggio, Joen gli mostrò la lista stampata di fresco.
“Ci sei riuscito?”
“Sì. Le ho offerto un caffè alla macchinetta. Le ho raccontato che i genitori della donatrice, in forma anonima, volevano comunque contribuire alle spese mediche dei riceventi. Lei mi ha stampato la lista. E ci ha aggiunto il suo numero di telefono…”
“Rubacuori!” esclamò Liam divertito.
“Tzè. Guai a te se ti scappa anche solo una virgola con Lize…”
Mentre Liam studiava l’elenco di soli cinque nominativi, l’amico prese un box contenente diverse scatole. “Questi sono i localizzatori, sono uguali all’altro che ti ho già dato per Nicholas. Ma scusa, non è meglio agganciare un ricevitore a ogni elemento di questo fantomatico branco e controllare i loro spostamenti? Così evitiamo pure che loro commettano un altro assassinio, no?”
“Non sono riuscito a sapere chi è invischiato nella faccenda… erano tutti troppo ubriachi, non ricordano chi ha partecipato, chi se n’è andato prima, chi s’è addormentato… Sono ancora disorientati per il trapasso, confondono nomi e indirizzi.”
“Il trapasso…” Joen ancora non si capacitava delle qualità soprannaturali di Liam. Non aveva ancora deciso se considerarlo un supereroe o lasciarsi afferrare dal terrore.
“Loro comunque sono controllati dalla polizia adesso. Hanno trovato il terzo cadavere nell’appartamento, dopo che qualcuno è entrato di nascosto, probabilmente per rubare.” Liam sorrise di soddisfazione. “Quel qualcuno ha fatto molto molto rumore, spaventando i vicini, che hanno appunto chiamato la polizia. Sempre quel qualcuno ha lasciato alcuni indizi sul branco, sanno che il ragazzo era uno di loro e ora stanno setacciando tutta la sua rubrica telefonica.”
“Quindi il piano qual è? A che ci servono questi?” chiese Joen.
“Metteremo un localizzatore a ogni persona di questa lista, perché lei sta ancora cercando la sua vendetta, e sono queste le persone in vero pericolo adesso. Il problema è se ci saranno altre donazioni in futuro.”
“No, sono solo queste della lista. Roxanne mi ha spiegato che hanno poco tempo dall’espianto, 36 ore al massimo. Oramai sono passati sei giorni. Sono solo queste donne, su questo siamo sicuri.”
“Bene, cinque nominativi, cinque localizzatori. Dobbiamo solo distribuirli adesso. Trovare il modo di nasconderli addosso a queste persone.” Liam controllava gli indirizzi sul navigatore del suo cellulare e una mappa che aveva stampato. “Almeno abitano tutte in città, pensa se fosse qualcuno giunto da lontano. Però sarà un lavoraccio.”
“Bene, allora preparo gli zaini da Ghostbusters.”
Liam lo guardò perplesso. “Non funziona così. E comunque dobbiamo attendere il tramonto. Abbiamo bisogno di lei… è bravissima ad attraversare le porte.”
“Lei quando arriva?” domandò Joen, seduto alla guida del suo furgoncino, appostato fuori il villino in periferia dove risiedeva la prima persona dell’elenco, una ragazzina di sedici anni.
Un intenso profumo di Iris nell’abitacolo annunciò l’arrivo di Caitlyn dopo che l’ultimo raggio del sole moriva all’orizzonte. Liam non dovette nemmeno voltarsi, era dietro di loro, la mano delicata di Caitlyn sulla sua spalla. “Lei è già qui.”
“Oh.” Joen rizzò la schiena e, senza farsi troppo notare, si sistemò la camicia dentro i jeans.
Liam rise sommessamente. “E’ già sparita… è in ricognizione all’interno, così capiamo dove piazzare il localizzatore.”
Pochi secondi dopo, Caitlyn si affacciò al finestrino dal lato di Liam. “La ragazzina sta studiando in camera sua, i genitori stanno preparando la cena, una signora anziana, credo la nonna, è davanti alla televisione, ma è sorda. C’è un chihuahua, ma posso distrarlo e farlo abbaiare alla porta sul retro. Ti ho già lasciato aperto l’ingresso, è appena accostato, il giubbotto di lei è nell’attaccapanni a destra, quello verde.”
“Ok, bene. Qui non ci sono telecamere, però è meglio se fai saltare quel lampione laggiù, così non rischio di essere visto dalla strada.” Liam prese il primo localizzatore dalla scatola e uscì dal furgone. Caitlyn sparì nello stesso istante in cui il giardino si trovò al buio. Poco dopo un cane cominciò ad abbaiare ossessivamente sul retro della casa. Joen vide l’ombra del suo amico intrufolarsi dentro ed uscire subito dopo.
“Un lavoro da professionisti, non c’è che dire!” Si complimentò con Liam appena ritornò a sedersi accanto.
“Ne abbiamo altre quattro e non è detto che siano così semplici.”
Infatti all’ultimo localizzatore da piazzare, Caitlyn tornò a riferire un inghippo. “La donna sta uscendo. Si stava vestendo, la troverai in pochi minuti giù per le scale e poi qui in strada. Che facciamo?”
“L’unica cosa possibile, la intercettiamo.” Liam strinse sulla mano il piccolo ricevitore e uscì dal furgoncino. “Caitlyn, me la devi indicare, quando la vedi arrivare. Non vorrei sbagliare persona.”
Avanzarono lungo il marciapiede, mentre una giovane dai capelli ramati stava lasciando l’edificio. Liam tirò fuori il cellulare e finse di essere concentrato sullo schermo. Volutamente le finì addosso e con un gesto veloce infilò il ricevitore nella tasca della giacca di lei. “Oh, mi scusi… Chiedo scusa” ripeté svariate volte, mentre lei stizzita si allontanava.
“Bel lavoro! Abbiamo finito, quella era l’ultima” concluse Joen quando Liam, e probabilmente Caitlyn, rientrarono nel furgone.
“Sarà bene inseguirla… è l’unica che si sta muovendo questa sera.” Liam stava ricontrollando la posizione dei localizzatori dall’app installata sul suo cellulare. “Tutte le altre sono bloccate.”
“E adesso? Proseguiamo a piedi?” chiese Joen.
“No, meglio tenerci il furgone per ogni evenienza. Ma direi di lasciarle un certo distacco. Altrimenti ci nota subito.” Liam si volse appena verso il retro dell’abitacolo. “Forse è meglio che tu vada avanti, è meglio se le stai incollata.”
Caitlyn annuì. “Non è ancora lei, non credo lo sia, non la sento.”
Mentre procedevano lentamente verso il centro, il telefono di Liam iniziò a suonare un altro allarme.
“Che cavolo… qualcun altro si sta muovendo… è Nicholas! Accidenti a lui!”
Joen era impegnato alla guida, fermandosi di tanto in tanto a destra o rallentando in prossimità dei semafori, attendendo il rosso. “Beh, per stasera lascialo fare, basta che si mantenga lontano dagli altri localizzatori.”
“E’ proprio questo che mi preoccupa… sta puntando dritto nella stessa direzione della ragazza, e si muove molto più velocemente. Deve aver preso l’autobus. Sembrano convergere in un punto preciso. Cosa c’è qui?” Liam mostrò lo schermo a Joen.
“Una birreria mi pare. Per altro ci dovrebbe essere una festa, con musica dal vivo, un sacco di gente, per lo più studenti.”
Il furgoncino frenò all’improvviso. “Amico, abbiamo un altro problema. Hanno chiuso la strada.” Joen indicò delle transenne che limitavano il traffico nel centro cittadino, proprio per l’evento.
“Proseguo a piedi. Non possiamo perdere tempo.” Liam saltò giù dal furgone e corse lungo la strada. Giunto di fronte alla birreria, vi trovò una lunga fila per accedere. I due punti allarmati sullo schermo erano già entrati e si stavano avvicinando.
“Se non altro è un luogo pubblico, non credo succederà nulla qui, no?” Joen lo aveva raggiunto dopo aver parcheggiato il furgone in divieto di sosta. Erano ancora fuori, con almeno altri venti minuti di coda davanti.
Caitlyn tornò indietro a riferire. “Lei sta chiacchierando con dei ragazzi, in mezzo a loro c’è Nicholas…”
“Lo so, accidenti, lo so” sbuffò Liam.
Quando finalmente entrarono nel locale, avanzarono verso la posizione indicata, ma non c’era nessuno. Proprio lì, sopra un tavolino alto della zona bar, vicino ai bicchieri vuoti, trovarono i due localizzatori abbandonati.
“Oh cazzo…”
“Sono andati di là! Sento la sua rabbia adesso. Lei vuole colpire ancora…” Caitlyn avanzava velocemente, quasi scivolasse nell’aria limpida della notte. Erano subito usciti dal locale cercando di rintracciare il gruppetto di ragazzi. Seguendo le percezioni di Caitlyn, li trovarono seduti sulle panchine di un parco giochi per bambini. La giovane era al centro delle loro attenzioni. Stava baciando intensamente uno di loro, mentre un altro le palpeggiava il sedere. Nicholas se ne stava un po’ in disparte, pur ridendo insieme agli altri, ignaro di quanto poteva accadere da un momento all’altro.
“Ragazzi, lei non è ciò che sembra!” Liam gridò perentorio il suo avvertimento.
Si bloccarono subito. Nicholas lo riconobbe ed ebbe un sussulto. Gli altri guardarono Liam per un istante, si interrogarono muti, se qualcun altro lì in mezzo lo conoscesse, poi solo uno rispose. “Ehi fratello, gira al largo. Non sei invitato.”
Liam non si lasciò intimorire, specie perché aveva intravisto un movimento repentino della ragazza. Lei gli sorrideva in modo strano.
“Nicholas, vieni via!” Gli tese una mano, avanzando lentamente verso di lui. “Ti prego, andiamo a casa…”
Joen si tratteneva in disparte, come gli aveva indicato l’amico, ma Caitlyn era pronta a scattare. Si muoveva circospetta lì intorno.
Nicholas comprese la gravità della situazione dall’espressione preoccupata del fratellastro. Avanzò verso di lui e l’aveva quasi raggiunto, quando la ragazza con un urlo si lanciò verso il ragazzino, brandendo un coltello a serramanico.
Liam afferrò Nicholas per il braccio e lo spinse da parte, pronto a farsi trafiggere da quella lama affilata, dritta verso il cuore. Ma Caitlyn fu più lesta e resasi completamente solida, con tutta l’energia di cui disponeva, abbracciò stretta l’assassina e lo spirito che vi risiedeva. Poi iniziò a sussurrarle parole di conforto.
“Non è colpa sua. E non è colpa sua. Io lo so. Io sono morta, proprio come te.”
La ragazza si dibatté dentro quella stretta, ma poi svenne. Il corpo cadde a terra e restò l’anima aggrappata alle vesti bianche di Caitlyn. Urlò tutto il suo strazio e poi scoppiò in un pianto dirotto.
“Avevo una vita da vivere… me l’hanno rubata…”
Caitlyn la abbracciò ancora di più. “Lo so. Ma non puoi tornare indietro. Puoi solo aiutare chi resta, chi ti vuole bene, a conservare un bel ricordo di te.”
“Non è giusto. Loro sono ancora vivi…” singhiozzava lo spirito della giovane.
“Oh, è solo questione di tempo. Non si salveranno. Non dopo questo” continuò Caitlyn.
“Cosa devo fare? Cosa devo fare adesso?”
“Saluta i tuoi cari. Resta solo il tempo necessario per sapere che stanno bene, e poi vai in pace. Non c’è altro che puoi fare.”
“Io… io… io non so dove sono i miei genitori…”
“Ti accompagno io.”
Caitlyn fece un cenno veloce a Liam e sparì nell’oscurità, portandosi dietro l’altro spirito.
La polizia, allertata da Joen, giunse alle loro spalle e trovarono una situazione alquanto chiara: una ragazza svenuta per terra, che era stata trascinata fuori da un locale in una zona di periferia poco frequentata, guarda caso dagli stessi elementi già indagati per lo stupro e l’assassinio di un’altra giovane. La ragazza non avrebbe ricordato nulla di quanto accaduto, né Liam né Joen potevano affermare con certezza assoluta che lei fosse consenziente. Per Nicholas, ancora minorenne, fu contattato subito il genitore prossimo e quando John accorse sul posto, poté solo rimanere in silenzio.
Liam invece attese di essere medicato, nella colluttazione e poi nella caduta aveva rimediato qualche escoriazione.
Quando Caitlyn tornò indietro da loro, era sia contenta che affranta.
“Hai cercato di morire, volutamente. Ti ho visto.”
“Non cerco la morte, ma voglio l’amore. Voglio te. Lo sai.”
“Tu hai già me…”
(c) 2023 Barbara Businaro
Note finali:
Questo racconto è stato composto in tre atti, tre momenti distinti a distanza di mesi. Nicholas si è annunciato ancora lo scorso Halloween, pochi giorni dopo la pubblicazione dell’episodio precedente: l’ho sognato una notte, la scena in cui piangeva tra le braccia del fratellastro perché una sorellina più piccola era in pericolo. Chi era e da dove arrivava me l’ha detto lui. Mi sono anche immaginata Liam e Caitlyn durante un volo notturno. E ho scritto tutto sul quadernetto degli appunti, è rimasto là per quasi un anno.
Non avevo ancora il mio cattivo della storia e nemmeno la canzone dei Seether (per quanto, qualsiasi loro canzone continua ad ispirarmi all’infinito). Il secondo momento è stato quello di rabbia estrema per i fatti accaduti la scorsa estate, diversi episodi riportati alla cronaca di ragazzine stuprate da un branco di sciacalli (e chiedo scusa agli sciacalli). Potremmo star qui a discutere all’infinito delle condizioni culturali, sociali ed economiche dei casi specifici, ma non c’è alcuna scusante. E credetemi, sono riuscita a dare voce al terzo fantasma (fateci caso che a nessuno di loro ho dato un nome, non lo meritano) solo perché era già morto evirato e dissanguato. E’ lì, in quel momento, che è comparsa la mia cattiva, cattivissima. Poi è cominciato il lento ed incessante lavorio per rimettere tutte le tessere a posto: come fa ad ammazzarli? Come fanno a non accorgersi di essere in pericolo? Come fa la polizia a non trovarla? L’idea della donazione di organi e dello spirito che vi sopravvive mi è venuta rivedendo un vecchio film, The Island, non tanto dalla trama ma dalle elucubrazioni mentali che ne sono seguite. Soprattutto ho cominciato ad ascoltare la canzone dei Seether “Dead seeds”, che potete ascoltare qui si seguito: Consequences plant the seeds now (she knows it now), but in the cold black ground you will find it hard to scream (trad. Le conseguenze piantano i semi adesso (lei lo sa adesso), ma nella fredda terra nera ti sarà difficile urlare. E quei semi mortali sono diventati gli organi donati dalla vittima in cerca di vendetta.
Joen e Lize erano naturalmente destinati, ma mica ve lo potevo svelare prima, no? Così come ancora non posso spoilerarvi ciò che verrà il prossimo anno, o forse quello dopo ancora. Conosco la fine, ma continuo a rinviarla, perché semplicemente non voglio separarmi da Liam e Caitlyn. Sono diventati parte della famiglia, una di quelle belle, che ti fanno stare bene. Stavolta ho riletto la serie completa, prima di rimettermi a scrivere il nuovo episodio. E’ stato terribile. Non mi riconosco nei primi due racconti, ci ho visto una differenza abissale, e sono ancora qui a chiedermi perché. Non è solo una questione di stile, di maturità se vogliamo. Più che altro, non ero convinta. Incespicavo nella scrittura perché non ero convinta della storia. Ora lo sono? Un po’ di più.
Ultima nota. Quel “Trovatevi una tomba!” di Liam non è propriamente una mia invenzione, ma un riferimento a uno dei film di fantasmi che mi fa piangere di più, Casper. L’ho rivisto qualche settimana fa, con Christina Ricci che durante la prima colazione a Whipstaff urla “Trovati una tomba!” contro l’irriverente fantasma di Molla. Non ricordavo quella battuta e ho riso per una buona mezz’ora.
Volete sapere come continua? Trovate l’indice di tutta la serie qui: La storia di Liam e Caitlyn
Comments (12)
Daniela Bino
Ott 31, 2023 at 10:11 AM ReplyBellissimo e mozzafiato fino alla fine! La visione di membri insanguinati mi perseguiterà per un po’ ma va bene così.
Braverrima come sempre. Lodi, lodi, lodi!
Barbara Businaro
Nov 01, 2023 at 12:04 PM ReplyEhehehe, lo so, mi spiace. Comunque è stato molto più difficile per me scriverne, cercando le parole adeguate, senza scadere nella volgarità.
Anche se poi Liam mi porta sulla cattiva strada, con le sue battutacce… XD
Giulia Mancini
Ott 31, 2023 at 6:08 PM ReplyLe notizie degli stupri di questa estate hanno indignato moltissimo anche me, credo che la punizione che hai immaginato sia proprio quella che ho pensato anch’io. Questo racconto mi ha dato una certa soddisfazione…buona serata di Halloween
Barbara Businaro
Nov 01, 2023 at 12:22 PM ReplyDa una parte combattiamo lo stereotipo delle periferie malfamate (mi viene in mente il film Come un gatto in tangenziale con Paola Cortellesi e Antonio Albanese), dall’altra però casi come questo ci riportano alla cruda realtà. Anche quando si salvano, si ristabiliscono fisicamente, le vittime non tornano indietro da un episodio del genere. Puoi guarire fuori, ma dentro qualcosa è rovinato per sempre. Per questo le condanne in Italia andrebbero aumentate, non è possibile che uno stupratore sia libero di reiterare il reato dopo appena due anni di pena, magari solo 6 mesi di carcere e poi domiciliari. E sapendo che il loro aguzzino sarà libero in poco tempo, molte donne rinunciano persino a denunciare il reato.
Altro che fantasmi. Sono queste le cose di cui avere paura.
Brunilde
Nov 01, 2023 at 7:11 PM ReplyBellissimo racconto Barbara! Brava brava.
I fantasmi e i morti sanguinolenti non sono il mio genere ma l’ho letto con piacere, tutto d’un fiato.
Io sono sempre qui che aspetto il romanzo!
Barbara Businaro
Nov 02, 2023 at 7:13 PM ReplyGrazie Brunilde! A maggior ragione che fantasmi e morti sanguinolenti non sono il tuo genere! 🙂
Questo romanzo o un altro romanzo? Quello in un angolo è di tutt’altro genere e tema, forse quello ti piacerebbe di più.
Non sono ancora pronta per lasciar andare Liam e Caitlyn, ogni anno continuano a raccontarmi qualcosa di nuovo. 😉
IlVecchio
Nov 02, 2023 at 11:44 AM ReplyBen scritto, si fa leggere volentieri, pur non essendo nemmeno io un lettore da fantasy. Sei riuscita a far percepire l’orrore tanto dello stupro che dell’evirazione senza esagerare i dettagli (se non nei dialoghi, decisivi per ogni personaggio). Mi piace anche la differenza di ritmo tra l’inizio, dove si prepara l’enigma con lentezza, e la conclusione, dove l’azione velocizza la scena. Molto molto bene. : -)
Barbara Businaro
Nov 02, 2023 at 7:41 PM ReplyEcco, in realtà la differenza di ritmo è dovuta al mio calo energetico… purtroppo alla scrittura delle ultimissime scene non stavo benissimo.
Mi sono ritrovata a ridosso della scadenza, anche se poi ho terminato con un po’ di anticipo. Potevo inserire qualcosa di più, rallentare anche le ultime scene, ma non mi veniva. Ho riavvolto il nastro nella mia mente, ma non sembrava esserci nulla da aggiungere.
Magari quando lo rileggerò tra un anno mi accorgerò delle mancanze. 😛
Sandra
Nov 04, 2023 at 11:02 AM ReplyIo ho alcuni editori fantasy da suggerirti per mettere insieme il romanzo di questi due, sperando non abbiano il veto del già pubblicato nel blog (alcuni sono molto rigidi) davvero è un ottimo momento per questo genere, anche se forse ti dà più soddisfazione lasciarlo su webnauta dove comunque hai un botto di lettori.
Barbara Businaro
Nov 10, 2023 at 8:41 AM ReplyBeh, in effetti mi spiacerebbe rompere uno schema, nato per caso, che comunque sta funzionando bene. Anche quando mi chiedono di scrivere altri episodi durante l’anno, fuori dal periodo di Halloween, mi sembra quasi un tradimento verso la storia stessa. E se poi non riuscissi più a scriverne, sarebbe grave, non tanto per i lettori, ma per me stessa. Tengo molto a questa storia.
Vediamo se e come arrivo alla decima puntata. 🙂
Marina
Nov 18, 2023 at 3:17 PM ReplyE alla fine mi hai dato un ottimo consiglio: ieri ero di nuovo dal medico, ma non ho portato con me il libro e l’ho fatto apposta, perché volevo recuperare il tuo racconto, non letto per dimenticanza.
E guarda là, che storiella mi ha scritto la Barbara! 🙂 Brava. La storia mi ha preso subito, anche se non conoscevo le precedenti puntate (che ora ho deciso di leggere: a sto punto voglio sapere tutti di sti due qua!).
L’attualità, triste tristissima attualità, si sposa bene con la trama: certo, l’affarino che dondola in mano a quei tre disgraziati fa un po’ senso, ma per Halloween era il contributo perfetto. Allora si aspetta la prossima puntata: dai, un altro brano dei Seether e mettiti al lavoro!
Barbara Businaro
Nov 18, 2023 at 7:13 PM ReplyPoffarbacco!! L’avevo buttata là scherzosamente, ma tu mi hai preso in parola! Per altro, so che non è semplice leggerlo da uno schermo, quindi, grazie davvero!! 🙂
Sono contenta ti sia piaciuta la storia, nonostante i particolari sanguinolenti. Però io ridevo immaginandomi la faccia contrariata di Liam, è colpa sua ecco.
Se leggerai i precedenti, noterai ahimè un bel salto nei primi due racconti. Dovrei rivederli nello stesso stile adottato in seguito, più ricco di dettagli, di ambientazione, di emozioni. Ma sono scaramantica e temo che toccarli adesso mi porterà sfortuna con le prossime storie. Perciò intanto scrivo, finché sento l’ispirazione, poi si vedrà.