Organizzare la trama del tuo libro con Google Keep, facile e gratuito

Organizzare la trama del libro con Google Keep

All’inizio di questo anno mi sono posta un obiettivo importante: tornare a lavorare su quel mio romanzetto, quello cominciato a scrivere quasi per caso su un quadernetto, molto prima di aprire questo blog, quello del mio NaNoWriMo 2018 quando l’ho trascritto in digitale, quello lasciato di nuovo da parte in attesa di tempi lavorativi migliori.
Che poi questi tempi lavorativi migliori non arrivano mai e finisce solo con diventare una scusa per non affrontare la scrittura.
Ho deciso dunque di riprendere quella storia, nome in codice IPDP (qualcuno crede che l’acronimo sia per “I Ponti Di Padova”, non è così, non c’è alcun riferimento alla città, però mi piace l’idea e chissà, potrei volerla conservare… 😉 ), ma senza obbligarmi a delle scadenze stringenti, come terminare la prima bozza entro il mese X oppure completare la revisione prima del mese Y, che mi metterebbero solo ansia ulteriore. Il proposito è stato da subito focalizzato non tanto al risultato finale, quanto al processo stesso, come avevo spiegato in questo post: La differenza tra obiettivi e sistemi

Il problema del tempo però è reale, visualizzato nel mio calendario carico di impegni e appuntamenti: dove inserire quel tipo di scrittura, che richiede maggior costanza e concentrazione rispetto alla preparazione dei post per il blog, alla stesura di un racconto o alla raccolta di una storia vera per la rivista Confidenze?
Pensavo di potermi organizzare con un’attività una tantum, senza pianificarla ma sfruttando il momento presente, una mezz’ora o un’ora libere, ogni settimana o almeno ogni 15 giorni. Da qui la scelta della parola kayak come guida per questo anno, nel mio post Tre parole per una rotta, seguendo un concetto espresso da Oliver Burkeman, scrittore e giornalista britannico, nella sua newsletter The Imperfectionist: fare davvero qualcosa adesso, anche solo per pochi minuti, mentre con un piccolo kayak affrontiamo le rapide della vita, piuttosto che attendere di essere rilassati a bordo di un superyacht. Se volete rileggervi la sua riflessione, la trovate in questo post: Salta che ti passa

Per incentivare la mia motivazione, avevo stampato tutto il malloppo (chiamarlo “manoscritto” è quanto mai prematuro), l’ultima versione digitale dei miei appunti con il titolo sul primo foglio, e posizionato lì in bella vista sopra la mia scrivania di casa. Un ottimo memorandum, impossibile scansarlo, che però non ha funzionato come speravo. Soprattutto perché quando sono tra le pareti domestiche difficilmente riesco ad avere mezz’ora o un’ora libere, c’è sempre qualcos’altro da fare, e se sono troppo stanca per farlo, allora preferisco leggere per rilassarmi (che scrivere no, col cavolo che è rilassante! 😀 )
In un’altra newsletter di Oliver Burkeman, che ancora non avevo letto ma conservato per l’occasione, veniva citato un vecchio saggio del 1977 di Virginia Valian dove lei spiegava come era riuscita a scrivere la tesi del dottorato di ricerca con soli 15 minuti al giorno, giusto il tempo di un buon caffè! Me lo sono stampato, letto in inglese e tradotto in italiano, poi vi ho riassunto le parti principali qui: Il potere di 15 minuti

Sia messo agli atti che ci ho provato, con risultati illuminanti: 15 minuti sono davvero pochi e non sono mai riuscita a farmeli bastare, nei pomeriggi in cui li avevo, rimandando le altre attività (e fortuna che ci sono i surgelati pronti nel freezer!) Ma 15 minuti sono pure difficili da trovare, soprattutto nelle giornate in cui ho ben 10 ore in ufficio, traffico escluso, e per me diventa davvero impossibile.
La soluzione l’ho trovata rinunciando ad altro, rallentando la scrittura qui sul blog (lo si nota dal numero ridotto dei post mensili), riducendo la mia presenza nei social media, mettendo in pausa le lezioni d’Inglese e compattando anche gli allenamenti (più intensi, ahi ahi). Ora ho un intero pomeriggio a settimana per il mio romanzetto. 🙂

Accantonata la questione temporale, sono passata a rivedere il metodo e gli strumenti utilizzati.
Ho iniziato a scrivere questa storia di getto, in maniera un po’ confusa, andando avanti e indietro nella trama, lasciandomi trasportare dall’ispirazione del momento. Ma io non scrivo così, come ho scoperto dopo: la mia mente ha bisogno di ordine, di una direzione precisa su una mappa, prima di intraprendere il viaggio. Avevo invece una matassa ingarbugliata di dettagli, senza conoscere una visione dell’insieme. Probabilmente proprio questo caos ha bloccato l’intero progetto. Allenandomi nella scrittura dei racconti, ho compreso che devo “strutturare” l’intera trama prima di cominciare la vera stesura, come ho spiegato qui: Dall’idea alla storia. Come scrivo io

Ecco perché qualche anno fa avevo creato uno “storyboard” cartaceo: un cartellone (nel mio caso, tre schede formato A3 agganciate, così posso piegarlo e riporlo) dove organizzare l’intreccio della storia, la sequenza delle varie scene, non necessariamente in ordine cronologico, ma così come vogliamo siano presentate al lettore. Sia per evidenziare la differenza tematica delle scene, sia per poterle spostare in caso di dubbio, ho utilizzato tanti post-it colorati, da appiccicare al mio storyboard.
Potete ammirarlo nella foto qui sotto (non cercate di ingrandirla per leggerla, ho messo un filtro per nascondere il testo 😛 )

Il formato cartaceo però ha cominciato a starmi stretto, proprio come quel primo quadernetto. Per riorganizzare le scene e mettere in ordine i miei appunti sto lavorando tanto sulla versione stampata, dove commento a matita, che sul file Word a computer. Ma potenzialmente potrei lavorarci solo in digitale, accedendo anche dall’esterno al mio progetto in cloud. Per lo storyboard mi serviva una soluzione analoga, perché un cartellone in formato A3 non è molto comodo fuori casa, ma un tablet qualsiasi sì.
Mi sono quindi messa alla ricerca di:

  • uno strumento semplice
  • accessibile ovunque, anche da smartphone
  • gratuito
  • stampabile

Avevo considerato diverse piattaforme, come Microsoft OneNote (gratuito), Evernote (gratuito solo per 50 note), Dropbox Paper (gratuito) e altri software di produttività aziendale con bacheche di tipo kanban come Trello (gratuito), ma alla fine quello che davvero più si avvicina al mio semplice cartellone pieno di foglietti, rimanendo umilmente semplice da utilizzare, è proprio Google Keep, il primo che avevo provato. Gratuito, veloce e facile da usare, funzionante praticamente ovunque, le sue note possono essere colorate e disposte nella sua lavagna proprio come i miei post-it colorati sul mio storyboard cartaceo, pure se con qualche sorpresa… 😉

Storyboard cartaceo per la tua trama

Come funziona Google Keep (di solito)

Google Keep è il prodotto gratuito di Google per creare, modificare e condividere delle note, proprio come dei post-it colorati sulla propria bacheca. La creazione della nota in sé è davvero molto semplice: si accede alla piattaforma (trovate la sua icona gialla con la lampadina nel menù a fianco del vostro nome utente Google), si clicca su Scrivi una nota nella parte superiore, si digita il testo della nota e si termina cliccando su Fine. Et voilà!

GoogleKeep - Inserire una nuova nota

Adesso che la nota è salvata, possiamo vedere le diverse opzioni di formattazione, che non riguarda tanto il testo (non è uno strumento di videoscrittura!) quanto il colore dello sfondo, l’inserimento di un elenco di attività, disegnare a mano libera o aggiungere un’immagine, fissare le note rilevanti in cima al vostro elenco, impostare un promemoria (come un evento in Google Calendario) o condividere la nota con i propri collaboratori (quasi come in Google Documenti, ma senza tracciare tutte le modifiche).
Per quanto riguarda il solo testo, possiamo formattarlo in grassetto, corsivo, sottolineato o barrato. Possiamo anche modificare la dimensione dell’intestazione nei formati predefiniti H1 o H2. Basta cliccare sull’icona con la A sottolineata in fondo alla nota.

GoogleKeep - Formattazione del testo

Se guardiamo invece ai colori dei nostri foglietti, abbiamo di che sbizzarrirci: oltre al bianco predefinito, possiamo scegliere tra 11 diversi colori pastello oppure usare nove immagini di sfondo che rappresentano temi diversi, come ad esempio ricette, musica, viaggi, video, party. Si può cambiare lo sfondo in qualsiasi momento cliccando sull’icona della tavolozza dei colori in fondo a ogni nota.

GoogleKeep - Colore o sfondo della nota

Come la piattaforma di posta Gmail, anche Google Keep utilizza le etichette per organizzare le note: ogni singola nota può essere categorizzata con più etichette, quindi potreste avere una nota, dove avete salvato una ricetta trovata in rete, con le etichette “ricetta”, “spesa”, “cena sabato”, “urgente”. È un modo pratico per mettere in ordine le note, quando cominciano a moltiplicarsi senza ritegno e il colore non aiuta più a distinguerle.
Per applicare un’etichetta a una nota aperta, basta premere sui tre puntini in fondo alla nota, quindi su Aggiungi etichetta (o Modifica etichette). Le etichette possono facilitare anche le ricerche: cliccando nella casella di ricerca, nella parte superiore, si può cercare una porzione di testo, limitando i risultati alle note con una determinata etichetta. Inoltre, nell’interfaccia web, le etichette sono elencate a sinistra, sotto al menù principale, per l’accesso veloce a tutte le note che vi appartengono.

GoogleKeep - Aggiunta di etichette alle note

Inserendo un elenco di attività, si può trasformare una nota in una lista di cose da fare, spuntandole man mano che vengono completate.
In una nota aperta, occorre cliccare sui tre puntini in fondo alla nota e selezionare Mostra caselle di controllo: in questo modo si attiva una spunta a fianco di ogni riga di testo. Quando apriamo la nota, possiamo anche selezionare e trascinare le attività per spostarle prima o dopo, riordinando la lista. Se decidiamo di non volerle più, possiamo tornare indietro e selezionare Nascondi caselle di controllo.

GoogleKeep - Inserire voci di elenco alla nota

All’interno della nota, possiamo aggiungere pure i nostri scarabocchi disegnati a mano! Ottimo per chi ha una tavoletta grafica oppure usa Google Keep da tablet, ma decisamente complicato se invece abbiamo solo il mouse o il ditino incerto dall’app dello smartphone. Nella versione web, occorre cliccare sui tre puntini e poi su Aggiungi disegno: l’interfaccia apre un “foglio” completamente bianco, dove possiamo usare penna, pennarello ed evidenziatore, in vari colori e dimensioni del tratto, una gomma per cancellare e una selezione, e pure variare dal foglio bianco ai quadretti, ai punti e alla righe. Quando terminato, si ritorna alla note con la freccia in alto e il disegno viene inserito in cima al titolo della nota.

GoogleKeep - Aggiungere un disegno alla nota

Per quanto riguarda le immagini invece, non solo ne possiamo aggiungere una utilizzando l’icona del quadro in fondo alla nota, ma soprattutto possiamo estrarre il testo da un’immagine catturata. Nella versione web, dopo aver aggiunto l’immagine e salvato la nota, basta cliccare sui tre puntini e poi su Cattura testo immagine. Nella versione mobile invece occorre toccare l’immagine, poi i tre puntini in alto a destra e infine su Cattura testo immagine. Se le lettere nella foto sono leggibili, otterremo una copia del testo all’interno della nota. Utile se avete fotografato la pagina di un libro oppure un biglietto da visita.

GoogleKeep - Inserire e catturare il testo di un immagine

Essendo uno strumento di produttività, Google Keep permette anche di condividere le note con altre persone: occorre cliccare sull’icona del collaboratore su una nota aperta (l’omino con il più accanto), quindi inserire gli indirizzi email dei contatti con cui si desidera condividerla. Non possiamo vedere chi ha modificato e che cosa della nota, come in Google Docs, ma riceveremo degli aggiornamenti per ogni modifica alla nota condivisa. Verificare prima dal menù Impostazioni (in alto a destra, dall’icona a ingranaggio) se la Condivisione è abilitata, con una spunta sull’apposito check.

GoogleKeep - Condivisione della nota

Proprio come per gli eventi in Google Calendario, anche qui possiamo impostare dei promemoria, per ricevere notifiche da Google Keep sul desktop del computer oppure sull’app nello smartphone. I promemoria possono essere ripetuti ogni giorno, settimana, mese o personalizzati con una cadenza differente, magari associati alle scadenza di un progetto e delle sue attività da completare. Per impostare un promemoria nella versione web, basta cliccare sulla piccola icona a forma di campana in fondo a ogni nota, quindi impostare le opzioni desiderate.

GoogleKeep - Configurare i promemoria

Alcune note possono essere più rilevanti delle altre e magari vogliamo trovarle subito all’accesso in Google Keep. In questo caso possiamo fissarle in cima alla lista: basta cliccare sull’icona della puntina in alto a destra di ogni nota. Attenzione però a non abusare di questa funzione: se fissata in alto troppe note, alla fine sarà come non averlo fatto e si perderanno nuovamente. Come diceva un mio vecchio collega: quando tutti è urgente, nulla è più urgente. 😉

GoogleKeep - Fissare una nota

Quando una nota diventa lunga e complessa, possiamo trasformarla in un documento vero e proprio. Le note di Google Keep possono essere convertite in documenti all’interno di Google Docs cliccando sui tre puntini in fondo alla nota e selezionando Copia in Documenti Google. Questa particolarità in effetti torna utile anche per poter stampare le note, azione al momento non prevista da Google Keep stesso (e per me una grave mancanza!)

Per vedere tutte, ma proprio tutte, le funzionalità di Google Keep, sia da desktop che dall’app mobile, qui sotto trovate un ottimo video in lingua italiana. Questo è il suo utilizzo come strumento di produttività e collaborazione, così come è stato pensato e realizzato da Google.
Ma io, come al solito, l’ho piegato alle mie esigenze scrittorie. 😉

 

Come io sto usando Google Keep:
organizzare la trama del libro

Non posso mostrarvi il progetto originale per il mio romanzetto, ovviamente, però utilizzerò i primi capitoli di Alice nel Paese delle meraviglie, così come ho fatto per il mio Corso gratuito di yWriter6 in italiano.

Volendo riportare i miei post-it scritti a mano in uno strumento digitale, quello che devo inserire nelle note di Google Keep è solo semplice testo, dunque non mi servono tutte le altre funzionalità avanzate (disegno, immagine, elenchi, promemoria, condivisioni). Anche nei miei post-it ho usato un titolo riassuntivo della scena o delle scene associate, mentre sotto elencavo qualche dettaglio ulteriore sull’evento, sul momento della storia, sulle reazione dei personaggi. Volevo utilizzare la stessa modalità in Google Keep, ma ho scoperto subito un brutto scherzetto dell’applicativo: le note si spostano e si riorganizzano da sole all’interno della bacheca, a seconda della loro dimensione. La visualizzazione in griglia è reattiva, questo perché deve adattarsi ai diversi dispositivi, però scombina anche l’ordine in cui sono state inserite le note. Nel mio particolare utilizzo significa sparpagliare tutte le scene a casaccio!

GoogleKeep - Esempio di Alice nel Paese delle meraviglie

Questo per me è un grande difetto di Google Keep, ma decido di proseguire con la visualizzazione in elenco, almeno finché le inserisco tutte.
Per il titolo di ogni nota ho deciso di utilizzare questo sistema: il numero della scena o elenco di scene, con numerazione del capitolo, come 1.1, 1.2, 1.3… 2.1, 2.2, 2.3… e così via, seguito dalla descrizione di quel gruppo (la stessa che avevo già scritto nei post-it cartacei). All’inizio avevo usato solo il numero del capitolo, ma dato che la griglia si modifica in automatico, non capivo più l’esatto ordine delle scene. Per sicurezza, meglio inserire una seconda numerazione delle singole scene/note.

Non ho usato le etichette come capitoli perché avrei ripetuto lo schema elaborato già nel file di scrittura (al momento sto usando Microsoft Word, con il riquadro di spostamento attivo, come vi avevo mostrato in questo articolo: Come scrivere un libro con Word) Voglio invece rimanere nella semplicità, cambiare manualmente una scena dal Titolo della note, senza eccessive complicazioni. Magari però per qualcuno risulta comodo, perché basterebbe cliccare sulle etichette del menù per avere solo le scene di quel capitolo.

GoogleKeep - Aggiunta delle etichette per capitoli del libro

Per i colori delle note, ho trovato funzionale utilizzare gli stessi scelti per il tabellone cartaceo, per evidenziare la tipologia/importanza della singola scena: l’azzurro cartaceo corrisponde al mio bianco digitale (perché i post-it bianchi non li ho effettivamente mai visti 😛 ), quindi le scene quasi neutre; il verde scuro è un punto d’attenzione per le scene con qualche sospiro per il cuore; il viola invece mi indica qualche palpitazione ulteriore; l’arancione sono i miei flashback importanti, sono punti di svolta nella mia storia; il giallo intenso sono i momenti drammatici, quelli da scrivere con la scatola di kleenex; il fucsia evidenzia la tachicardia folle dell’amore, quindi le scene con bacio, sesso e lieto fine, yup! Non riesco a mostrarvi la varietà con il progetto di Alice nel Paese delle meraviglie, ma fidatevi che il colore aiuta tantissimo, a colpo d’occhio.

Dopo aver sistemato l’ordine delle scene nella visualizzazione in griglia (aggiungendo righe vuote alla note più compatte), come fare a stampare la nostra bacheca? Bella domanda! Ci ho provato in tutti i modi, pure con un enorme immagine con il plugin Awesome Screenshot, ma non è proprio possibile. E questa è un’enorme mancanza di Google Keep, a mio avviso.
Si può però stampare la visualizzazione in elenco, copiando le note all’interno di un nuovo documento in Google Docs. Il passaggio è alquanto semplice: si selezionano tutte le note, posizionandosi nell’area vuota della bacheca e premendo CTRL + A dalla tastiera (ci sono diverse scorciatoie da tastiera, le trovate dal menù a rotella in alto a destra). Con le note selezionate, cambia il menù in alto a destra. Cliccando sui tre puntini, basta scegliere Copia in Documenti Google.

GoogleKeep - Copia in Documenti Google per stampare

Al termine del processo di copia, compare una finestra scura in basso a sinistra: per aprire il nuovo documento appena generato, basta cliccare sul link in giallo Apri documento. Possiamo così vedere il nuovo file con tutte le note all’interno del foglio, pronto per essere stampato, e sul lato sinistro la Scheda 1, quella del documento principale, con sotto l’elenco dei titoli delle schede, in questo caso proprio la struttura della storia.

GoogleKeep - Elenco note salvato in Documenti Google

GoogleKeep - Elenco delle note in Documenti Google

Nonostante tutto, ci sto lavorando oramai già da due mesi, oltre alle prove fatte in precedenza, e posso dire di trovarmi abbastanza bene. Rivedendo le caratteristiche di Google Keep rispetto alle mie esigenze iniziali, per poter appunto organizzare la trama del libro in uno storyboard digitale, ecco quanto ho rilevato:

Vantaggi

  • strumento semplice, si usa fin da subito
  • accessibile ovunque, se avete un account Google
  • gratuito
  • stampabile in formato elenco, passando per Google Docs

Svantaggi

  • spostamento automatico delle note in griglia
  • non stampabile in formato griglia
  • una sola bacheca per ogni account Google (quindi un solo libro)

Per l’ultimo punto, in qualsiasi momento potete creare e aggiungere un nuovo account Google (quindi un’altra bacheca pulita su Google Keep) e dedicarlo all’organizzazione di una nuova trama, senza dover necessariamente cancellare quanto già fatto in un vecchio account. Qui vi spiegano come configurare e gestire i diversi account, sia da computer desktop che da app mobile: Guida di Account Google – Accedere simultaneamente a più account
Al momento io gestisco quattro diversi account su Google, ognuno con il suo indirizzo email dedicato. Ma state tranquilli: ho solo un romanzetto in scrittura! 😀

Cosa utilizzate per la vostra trama?

Che voi siate dei plotter, che avete necessità di progettare tutto il manoscritto prima, o dei pantser, e dovrete comunque fare un riassunto alla fine, quale strumento utilizzate per organizzare la vostra trama?
Tutto sommato, credo terrò lo storyboard in Google Keep come una copia digitale, una sorta di backup di sicurezza del cartaceo. Ma continuerò ad aprire il mio cartellone tutte le volte che non avrò problemi di spazio, perché mi dà l’esatta dimensione della storia.
Non sottovalutate il metodo dello storyboard fisico, che sia un cartellone, una bacheca di sughero o addirittura un’intera parete, se ce l’avete a disposizione. Lavorare fisicamente alla vostra trama, con foglietti, pennarelli, schede, puntine da disegno, aiuta molto di più che digitare su una tastiera. E ve lo dice un informatico! 😉

 

Rowan Oak - Storyboard di William Faulkner alle pareti
Sul sito rowanoak.com (cliccate sull’immagine per vederlo) dedicato alla residenza dello scrittore statunitense William Faulkner, Premio Nobel per la letteratura nel 1949, potete ammirare il suo studio di lavoro, con la trama di Una favola scritta con la sua grafia sulle pareti. Usò una matita di grafite e una matita grassa rossa per tracciare il piano di lavoro del romanzo.
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Comments (23)

Marco

Giu 30, 2025 at 6:55 PM Reply

Peccato. Neanche questo strumento fa al caso mio.
Per come funziona il mio cervello, avrei bisogno di un sistema più interattivo. È vero che le note si possono inserire con titolo e descrizione per capitolo, ma per me non si tratta solo di una questione di trama.
Ogni nota o post-it, per essere davvero utile, dovrebbe includere:

Titolo
Descrizione
Personaggi ( e per i principali, in quale fase dell’arco di trasformazione si trova)
Location
Refrain
Dettagli Narranti

Perché il flusso narrativo funzioni davvero, ho bisogno di sapere esattamente in quali capitoli compaiono i personaggi chiave. Ma anche i personaggi minori, sebbene appaiano poco, possono essere essenziali.
Se uno di questi compare una sola volta all’inizio e poi riappare alla fine, rischia di essere dimenticato dal lettore, compromettendo l’efficacia della sua funzione narrativa.
Allo stesso modo, è importante calibrare in quale punto dell’arco di trasformazione si trova un personaggio in ogni sua apparizione. E così via.

Non ho mai trovato un software adatto per le mie esigenze.
Anche perché sarebbero comodissimi filtri intelligenti: per esempio, mostrare solo i capitoli in cui compare un determinato personaggio, oppure una coppia di personaggi. Oppure filtrare in base alle location. E via dicendo.
L’unico strumento che riesco a usare un minimo, e che mi permette almeno di applicare i colori, è il vecchio caro Excel.
Ma, naturalmente, non ha quella dinamicità né quell’interattività che servirebbero per una pianificazione narrativa efficace.

La verità è che so già quale sarebbe l’unica soluzione davvero adatta alle mie esigenze: programmare da zero un software su misura.
C’è solo un piccolo problema: il tempo che impiegherei a realizzarlo mi basterebbe per scrivere almeno due romanzi. Con il bonus del terzo.

Barbara Businaro

Lug 01, 2025 at 5:24 PM Reply

Quello che tu chiedi è un software strutturato appositamente per la scrittura creativa, e non quello che io andavo cercando, ovvero una semplice copia digitale del mio storyboard.
E lo sai meglio di me, quali sono i migliori software per il tuo caso: Scrivener, con licenza a pagamento, o yWriter, completamente gratuito e per il quale – toh guarda – ho scritto una guida in Italiano, in vendita su Amazon: Guida completa al software di scrittura yWriter6
Mi sembrava che tu facessi faville con Scrivener, perché adesso dici che non ne hai mai trovato uno adatto alle tue esigenze?
In realtà, c’è almeno un’altra soluzione da provare, prima di doverti mettere lì a sviluppare da zero un nuovo software: scrivere direttamente ai produttori di Scrivener (o di yWriter magari, ti assicuro che Simon Haynes risponde, con il suo fuso orario australiano) e proporre le tue migliorie, basandosi sulla tua esperienza scrittoria.
Se ti offri di fare almeno da beta tester gratuitamente, secondo me è nel loro interesse evolvere il prodotto. 😉

Però sei sicuro di volere solo un sistema più interattivo e non un ghost writer?! XD

IlVecchio

Lug 01, 2025 at 12:10 PM Reply

Ho appreso questo strumentino da un ragazzino. Sono ostico a scrivere dal telefonino, ma sono pure infastidito di come i miei foglietti scritti a mano si nascondano nei romanzi in lettura, segnalibri improvvisati, o nelle tasche di giacche e pantaloni, perduti per sempre. Così questo è diventato la mia personale lista della spesa, dato che senza telefonino non si può proprio più uscire di casa.
Questo tuo utilizzo è molto più ribelle e piratesco, ma confido che ti aiuti a portare quella storia qui da noi. : – )

Barbara Businaro

Lug 01, 2025 at 5:24 PM Reply

Eh caro mio, io per la spesa ho un’app dedicata! Si chiama Bring! e abbiamo la lista condivisa con tutta la famiglia, così il primo che passa al supermercato toglie i prodotti che acquista.
Così i mariti non possono più dire di essersi perso il foglietto della spesa chissà dove… 😀

Giulia Mancini

Lug 01, 2025 at 9:05 PM Reply

“Lavorare fisicamente alla vostra trama, con foglietti, pennarelli, schede, puntine da disegno, aiuta molto di più che digitare su una tastiera. E ve lo dice un informatico!”
Mi sono piaciute molto le tue considerazioni finali, anche se sei un informatico, infatti io per la mia trama spesso faccio di più con un post it che con un intero file word, nel senso che mi capita a volte mentre sto facendo altre cose, di essere folgorata da un’idea inerente alla trama e di scriverla frettolosamente prima che mi voli via dalla testa, su un un pezzetto di carta un foglio di appunti. Succede poi, che quando mi metto davanti al computer, quel post-it, quel foglietto di appunti diventino un prezioso elemento per cominciare a scrivere magari un intero capitolo. Parlo in base alla mia esperienza passata, perché oggi di fatto non mi metto davanti al computer a scrivere da un bel po’ di tempo.

Barbara Businaro

Lug 02, 2025 at 3:52 PM Reply

Giulia, è proprio così anche per me. Interi racconti qui sono cominciati con un post-it scritto durante il caffè in ufficio, in attesa in fila alle Poste o addirittura in auto in parcheggio prima di scendere (perché le idee spesso mi vengono mentre guido). Anche questo mio romanzetto è stato tenuto in vita in questi anni a furia di post-it improvvisati, perché una canzone o una scena di un film o una citazione in un libro mi ispirano la reazione dei miei personaggi.
Consumo talmente tanti post-it, dai piccoli segnalibri a quelli grandi con le righe stampate, che in famiglia mi prendono in giro, dicono che dovrei acquistare direttamente le azioni della 3M, almeno avrei un ritorno… 😛

Luz

Lug 02, 2025 at 9:49 AM Reply

Non ne conoscevo l’esistenza e ne ho scaricato l’app sul mio cellulare. Sento che potrebbe essermi molto utile per il mio imminente viaggio a Londra, che ho bisogno di schematizzare per tenere tutto sotto controllo (orari e prenotazioni). Avevo contato di fare con fogliettini oppure inviando a me stessa sul vituperato wozzap l’elenco di tutta l’organizzazione, pensa come sto. XD
Grazie per queste utilità!

Barbara Businaro

Lug 02, 2025 at 3:53 PM Reply

Oh beh, quando viaggio, ho di tutto e in più posti: carta stampata (sempre utile quando manca la connessione e all’estero è facile), appunti vari come bozze in Gmail, documenti e mappe sia in Google Drive che Dropbox (metti mai che uno dei due sia indisponibile proprio quando mi serve).
Sai come sono gli informatici: meglio un backup in più che uno in meno! 😀

AnoniMò

Lug 04, 2025 at 7:00 PM Reply

Ma allora che ne rimane del motto ‘genio e sregolatezza’? Una cosa non l’ho davvero capita: l’atto creativo – in senso squisitamente artistico – è un processo psichico che parte dall’ordine o dal disordine delle idee/pensieri?

Barbara Businaro

Lug 05, 2025 at 4:40 PM Reply

Genio e sregolatezza non pagano né bollette né mutuo! 😀
Benvenuto nel mio blog AnoniMò.
Non credo al motto “genio e sregolatezza”, appartiene al passato, non certo ai nostri giorni. Risale infatti all’opera teatrale Kean, ou Désorde et Génie di Alexander Dumas (padre), ispirata alla vita dissoluta dell’attore inglese Edmund Kean. Siamo nell’Ottocento e certamente alcuni comportamenti eccentrici erano consentiti solo ad una carriera artistica, soprattutto economicamente.
In quanto all’atto creativo, è alquanto difficile rispondere, perché ogni scrittore è fatto a modo suo. In genere si distinguono due grandi categorie: i plotter, che pianificano tutto prima di scrivere, e i pantser, che partono dalla sola idea, o meglio dall’incipit, e vanno avanti per scoprire cosa accade. Nel mezzo, troviamo diverse sfumature e proprio lì credo di posizionarmi io. Ma c’è anche chi parte dal finale e torna indietro per vedere come ci arriverà (così mi risulta la scrittrice Paola Barbato, a detta di suo marito, lo scrittore Matteo Bussola, mentre lui ad esempio è un pantser, all’inizio non sa come terminerà la storia). Ci sono anche scrittori che hanno una direzione, ma partono quasi dal mezzo e poi mettono insieme i pezzi sparpagliati in una storia lineare (così invece la scrittrice Diana Gabaldon della serie storica Outlander).
Se dalla stesura torniamo invece alla generazione delle idee… ecco, secondo me, parte dal disordine e dal caos. Pensando all’entropia dell’Universo, e in fondo anche della vita umana, è lì che noi cerchiamo significati e collegamenti, è lì che inventiamo laddove non li troviamo, è lì che la mente umana, con le sue paure per la sopravvivenza della specie, immagina spiegazioni plausibili. Si parte dal disordine e si cerca una forma di ordine. 🙂

AnoniMò

Lug 06, 2025 at 6:39 PM Reply

Tre volte grazie per il benvenuto. Ecco un esempio di ‘disordine’ , ovvero , una sorta di sviluppo difficilmente prevedibile: tiro giù una battuta quasi ovvia, dato il tema in ballo, mi aspetto una rapida replica mica tanto meditata, invece, tac, una dinamica inattesa. MI ritrovo davanti una serie di informazioni (alcune da me ignorate, quindi utilissime), ma soprattutto una ridda di biforcazioni dagli sviluppi molto complessi, tanto complessi, per quanto interessanti, da farmi sorgere spontanea la domanda: sarà il caso di intavolare un confronto così articolato? Non è che mi si ricaccia indietro il benvenuto appena riscosso? Non saprei…E sì, le diramazioni in gioco sono piuttosto impegnative, considerata la densità e la profondità dei commenti, anche di quell’altro post. Decida il gestore, quindi. secondo il proprio giudizio di convenienza. In buon ordine mi atterrò alle indicazioni.

Barbara Businaro

Lug 07, 2025 at 7:03 PM Reply

Il benvenuto resta sempre benvenuto, tanto il commentatore quanto il suo commento. 🙂
Che significato avrebbe poi un blog se non fosse aperto al confronto? Ancora di più, un blog su lettura e scrittura, attività che vivono del confronto stesso?!
Poi non so se riuscirò a stare dietro a tutte le diramazioni proposte, soprattutto per questa nostra estate rovente che mi lascia con un unico neurone attivo, in genere quello che apre il frigorifero per prendere l’acqua fresca… Ma prometto quanto meno di provarci. Se sono in difficoltà, posso chiedere l’aiuto da casa?!

Sandra

Lug 06, 2025 at 6:47 PM Reply

Arriva la solita che da anni usa Word e la funzione “cerca” inserendo una parola chiave per raccappezzarsi.
Ammiro davvero molto la tua organizzazione tecnica unita alle considerazioni finali circa colori e cose più manuali, le mie amate Bic multi color sono sempre utili, dalla tua condivisione poi nascono sempre osservazioni interessanti con tutti.

Barbara Businaro

Lug 07, 2025 at 7:14 PM Reply

Tu usi Word, la funzione “cerca” ma soprattutto la tua memoria inossidabile per impostare la parola giusta da cercare e poi per districarti in mezzo a tutti i risultati.
Al momento io sto usando Word, il riquadro di spostamento (ovvero i titoli impostati, che funzionano da scaletta) e la funzione “cerca”, ma non ho una memoria confusa… giuro che a volte mi sembra di essere Dory del film animato Alla ricerca di Nemo! Ecco quindi che ho bisogno di una vagonata di foglietti adesivi.
Per altro, mi sono anche appena dotata della classica BIC quattro colori! 😉

AnoniMò

Lug 09, 2025 at 8:23 PM Reply

Bè ecco, partiamo da una premessa condivisibile: i Grandi Autori rimangono per il loro intuito, cioè quello che racchiudono in una perla dal taglio aforistico. o poetico, in genere è un principio valido in senso artistico, scientifico e religioso (strano a dirsi ma è proprio così). questo accade spesso quando essi si esprimono sul caso, sulla casualità e imprevedibilità dei sistemi caotici, come nel celebre motto del Dumas Sr. D’altronde sei anche tu a dirlo , ‘ si parte dal disordine’. Appunto. MI ha fatto un po’ tristezza vedere un gioiello relegato a margine , alla stregua di una qualsiasi battuta modaiola.
E sennò che significherebbero espressioni come :
la puntualità ruba il tempo;
Le cose sui piedi del Caso preferiscon danzare;
Aver in odio lo spirito di gravità;
La Vita è caos puro, ma l’immaginazione segue una logica ferrea e terribile. O ancora :
il caso è quell’ordine che ancora ci sfugge.

Tuttti tesori donati a noi da veri mostri sacri della letteratura. Tutti si sono cimentati col caso. Quanto adoro chi ama il caos , chi ne intuisce l’energia potenziale in senso attivo (creazione) e
passivo (distruzione). E così chiudiamo con un richiamino alla Fisica delle prtcl, tanto per non guastarci il palato.

Barbara Businaro

Lug 10, 2025 at 7:14 PM Reply

Oibò, io ho dei forti dubbi già in quella premessa condivisibile: “i Grandi Autori rimangono per il loro intuito” è un’affermazione che richiede una forma d’ordine e rinnega il caso che primeggia sul caos (basta scambiare solo due caratteri e ci troviamo due concetti così incredibilmente differenti).
Chi sono i Grandi Autori? Intendiamo gli autori dei Classici? Letteratura dell’Ottocento e del Novecento, viste le citazioni di Wilde e Nietzsche?
Sono davvero sopravvissuti al tempo per il loro intuito o piuttosto perché in una civiltà contadina analfabeta, con l’istruzione permessa solo agli aristocratici, erano gli unici a potersi permettere una vita agiata e dilettarsi con la filosofia e la scrittura? Senza contare quanti Shutruk-Nakhunte non sono giunti fino a noi solo perché le loro gesta sono andate perdute nel rogo di una biblioteca antica, l’ordine distrutto di nuovo dal caso…
Comunque non mi occupo di Letteratura, non ho né gli strumenti né le competenze, avendo una formazione tecnico-scientifica alle spalle e, per quanto mi riservi di studiare per conto mio in età adulta, non c’è abbastanza tempo per recuperare tutte quelle conoscenze. Non ho nemmeno vocazione per inseguire quei Grandi Autori del passato, li leggo volentieri ma senza nessuna velleità emulativa. Lascio la Letteratura alle penne degli studenti di Scuola Holden, che possono permetterselo senza indugi.
Io preferisco di gran lunga la narrativa, pure la vituperata narrativa di genere, che non pretende di rimanere scolpita nella storia dell’umanità ma si accontenta (anche se “accontentarsi” non mi pare il verbo adatto, dalla mia prospettiva) di accompagnare le vite semplici, di allietare l’oggi delle persone comuni (anche qui detesto l’aggettivo “comune” in quanto credo nell’unicità, ma tant’è), di rubare uno scampolo di attenzione alla frenesia moderna e lasciare giusto qualche semino di riflessione. Letture col sorriso sincero, letture da fermata della metro, letture da ombrellone, letture che poi, a distanza di anni, ancora ci ripensi perché ti hanno regalato cinque minuti di un’altra vita interessante e una visione sul significato di tutto questo enorme caos.
Invece che il passato di Wilde o Nietzsche, La vita che volevo di Lorenzo Licalzi, scrittore contemporaneo. Quelli sì sono racconti pericolosi, ti si attaccano addosso e non ti mollano più. 🙂

AnoniMo’

Lug 11, 2025 at 12:40 PM Reply

Che ginepraio! L’avevo detto io che sarebbe stato difficile chiudere in due battute.

Anonimo’

Lug 11, 2025 at 1:00 PM Reply

Tanto per cominciare mi abbatti la premessa ritenuta, a torto, ‘condivisibile ‘ , poi ti devo chiedere un po’ di pazienza per un chiarimento: in cosa differiscono , e in maniera tanto abissale, i due termini caso e caos? A mio modo di vedere entrambi non si prestano a procedimenti di indagine deterministica, cioè rendono problematico un calcolo predittivo. Non sarebbero dunque significati affini?

Barbara Businaro

Lug 11, 2025 at 7:53 PM Reply

Eh beh, se devo pure spiegare la differenza tra “caso” e “caos” arrivo tranquillamente alla pensione qua! XD
Il caso è un evento, il caos è uno stato.
Il caso è un avvenimento imprevisto, ma non privo di cause. Il caos è un sistema confuso, disordinato, dinamico.
Il caso è incertezza dell’evento, il caos è ignoranza delle leggi che lo regolano.
Il caso può accadere anche all’interno di un sistema perfettamente ordinato, privo di caos.
Il caos non è un insieme di casi, cioè di eventi imprevedibili. Il caos ha le sue leggi, siamo noi a non conoscerle.
Qualcuno afferma romanticamente che “il caso è figlio del caos” (o era al contrario?!) ma mi risulta che il caso non sia parente del caos deterministico.
Però magari dall’era geologica della mia laurea magari è cambiato tutto…
E questo sarebbe solo un “povero” post dedicato a Google Keep! 🙂

AnoniMò

Lug 12, 2025 at 6:36 AM Reply

‘post povero’ ? Un Ginepraio piuttosto, o un ‘sistema caotico’, se ho appreso bene la lezione. In quanto ad essa mi piacerebbe molto approfondire alcuni concetti come quello di ‘caos deterministico’, o quello che dice che ‘il caso ha le sue leggi ma siamo noi a non conoscerle’. Ma non oso trascinarti in un marasma di queste proporzioni. Accontentiamoci del nostro piccolo ma accogliente ginepraio! Superato questo primo step, riprenderei invece dal punto in cui dici che ‘ filosofia e scrittura sono, o erano, soprattutto intrattenimenti per ricchi. Davvero la pensi così?

Barbara Businaro

Lug 12, 2025 at 5:01 PM Reply

Non ho scritto ‘post povero’, ho scritto ‘povero post’ con l’aggettivo virgolettato, ma soprattutto davanti al sostantivo. L’ordine delle parole cambia notevolmente i significati, chi si occupa di scrittura creativa lo sa bene. Come cambia parecchio scrivere AnoniMò con l’accento finale romanaccio invece di AnoniMo’ con l’apostrofo. Qual è il troncamento di quest’ultima versione? Qualche parola bolognese che non conosco? Ecco perché gli pseudonimi in rete o sono convinti nom de plume o sono pericolosi.
Il “povero” post in questione è alquanto chiaro, almeno per chi ha necessità di organizzare la propria scrittura narrativa. Attenzione: scrittura creativa narrativa, di finzione e immaginazione, non scrittura professionale, saggistica, giornalistica, accademica, per quella c’è il LaTeX, professore.
Etichettare quindi il post, e non i commenti, come un “ginepraio” confuso rischia di diventare un tantino offensivo per l’autore, no? Anche perché nessuno dei commenti qui scambiati è nel merito di Google Keep e del suo utilizzo, ma sono tutti OT – Off Topic, come si diceva un tempo nei bei vecchi forum.
E per l’ultima domanda, “filosofia e scrittura sono, o erano, soprattutto intrattenimenti per ricchi” (non ho usato le stesse parole, ma soprassediamo), davvero la pensi così?
Assolutamente sì. Dante Alighieri e Alessandro Manzoni non sono giunti fino a noi perché erano contadini che si svegliavano al cantare del gallo, se ne andavano a zappare la terra o dietro alle bestie tutto il giorno, fino al calare della sera, riuscendo a malapena a mangiare un pasto decente. Gli Alighieri erano una famiglia borghese agiata, discendente dalla nobiltà, e il padre di Dante era, nella concezione attuale, un bancario. Il nonno di Manzoni era addirittura Cesare Beccaria, marchese di Gualdrasco e di Villareggio, autore del trattato Dei delitti e delle pene, esponente ai vertici dell’Illuminismo italiano. Famiglie e discendenze di spessore e cultura, non contadini che si massacrano per un tozzo di pane. E solo per citare i nostri scrittori più famosi, studiati in qualsiasi Bienno e Triennio delle Superiori che si rispetti.
E’ cambiato qualcosa ai nostri giorni? Direi proprio di no, perché la scrittura professionale oggi non paga a sufficienza (non confondiamo la scrittura con l’insegnamento della scrittura, guarda caso tanti scrittori sopravvivono di più insegnando che vendendo i propri libri). Ma di questo ho già scritto qui: La scrittura è un lavoro per ricchi, citando un interessante articolo del The Guardian, “A dirty secret: you can only be a writer if you can afford it” (trad. Un segreto sporco: puoi essere uno scrittore solo se te lo puoi permettere).
Quella della scrittura è una vocazione ai nostri tempi, si scrive perché non si può fare a meno di scrivere, ma non è un’attività redditizia, anzi. Nonostante abbiamo un’istruzione pubblica accessibile a tutti, pur con tutte le sue pecche, alcuni ambiti della società sono ancora prerogativa di certi capitali e certe amicizie.
E qui potrebbe partire sì un “ginepraio” politico, ma mi fermo, perché io preferisco scrivere storie di fantasia, con lieto fine assicurato. 🙂

AnoniMò

Lug 13, 2025 at 10:50 AM Reply

‘POst povero’ è seguito da un interrogativo (Qui la maiuscola mi è scappata per errore, ma non la correggo apposta. Anche le virgole non sono quelle giuste perché è più comodo premere un tasto anziché due, stesso dicasi per l’accento delle e, talvolta è quello sbagliato ma per pigri va bene lo stesso) . Segue traduzione:
– non vorrai mica dire ‘post povero’, vero?
Una formula come un’altra per chiarire che io non pensi affatto sia un post povero. Scrivere ‘ginepraio’ per uno che si è presentato come un simpatizzante del disordine equivale a fare un complimento. Potevi intuirlo. O no? Inoltre l’aggettivo ‘confuso’ non l’ho usato io e non lo collego nella maniera più assoluta all’accattivante fascino del caos puro, né al simpatico signor disordine’ che è l’unica cosa che non ci confonde proprio perché nessuno – al giorno d’oggi – si sognerebbe di affidarsi ad esso. Questo è l’unico punto degno di replica, per il resto non mi resta che notare come abbia preso una serie di granchi non da niente, con conclusioni inanellate a raffica e tutte maldestramente fuori bersaglio. ‘Na roba da far invidia alla sceneggiatura de La Sirenetta.

brevemente mi spiego. Non hai pensato che la o accentata non compare nelle tastiere dell’I-Phone? (O almeno nella mia, che pure sono affetto da diffidenza senile e di conseguenza parecchio imbranato) Se questo però è il clima vorrà dire che scriverò solo da tastiera fisica, quando posso accedere al pc.
Mi spiace che fra quelle affrettate conclusioni vi sia anche un accenno alla mancanza di rispetto nei tuoi confronti. Ora spero sia chiaro che se son qua è per spontanea attrazione verso testi e ospiti.
Poi tieni conto che non ho nulla a che fare con la scrittura in genere , tantomeno quella creativa. Ho pensato forse, un tempo, alla saggistica. Desideri d’infanzia, come si può capire.

Ora avrei voluto sviluppare una degna replica sulla questione degli autori che si son fatti grandi per mancanza di competitori (stringo eh, non aprire adesso un altro Zanichelli di precisazioni), ma il poco tempo per trattenermi a casa l’ho speso per questi (Utili?) distinguo e non oso tentare una risposta sull telefonino con refusi, omissioni, distrazioni e accenti ogni volta a serio rischio di emissione. Però della questione sugli autori classici volevo davvero dire la mia, anche perché ci avrebbe riportato rapidamente al centro del tema , al topic del post. sarà per una prossima volta. saluti

Barbara Businaro

Lug 31, 2025 at 10:26 PM Reply

Con il tono giusto, si può dire tutto. Con il tono sbagliato, nulla. L’unica differenza consiste nel trovare il tono. – George Bernard Shaw

Qualcosa deve essere decisamente andato storto in questa conversazione, ma ancora non comprendo cosa.
In questo mio spazio personale, che il blog è di fatto casa mia (pago pure l’affitto al provider e le bollette mensili dei plugin) mi prendo la responsabilità di accogliere chiunque desideri un confronto. Cerco sempre di essere disponibile al dialogo, come chi mi segue da tempo sa bene. In questo caso però il discorso si è allargato senza intravvedere una direzione chiara, in talmente tante diramazioni da perdere forza e consistenza, nonché pure la mia concentrazione. La comunicazione è più efficace quando adattiamo il nostro stile al contesto, quando scegliamo con cura parole che non possono essere travisate, così evitiamo di delegare all’altro l’interpretazione corretta. Più che andare verso una comprensione reciproca, questa conversazione ha finito per perdere il suo equilibrio.
Acciderbolina! Avrei dovuto intuire addirittura dei complimenti!
Probabilmente questa estate è davvero troppo rovente per riflessioni così impegnative e io sono già nel turbinio di un’epopea scrittoria, quel romanzetto accennato all’introduzione di questo post. Sono alla 14esima settimana di lavoro intenso, non frenetico ma comunque profondo, sono all’ultima riga del mio tabellone cartaceo di progettazione, manca poco a completare la mappa e poi mi attenderà un’altra fase estenuante, ma più divertente, la scrittura vera e propria. Perciò concediamoci una pausa e godiamoci una piacevole lettura, finché il clima non diventa più sereno e la mente si rilassa un pochino.

– Ho trovato questo commento nuovamente in moderazione, nonostante l’utente fosse già approvato (tutti i blog hanno moderazione automatica dei commenti, sia per evitare la pubblicità assassina che le discussioni licenziose), segno quindi che i termini o le frasi hanno allertato il plugin di moderazione, che usa modelli LLM di Intelligenza Artificiale per riconoscere alcuni pattern, nel bene e nel male. Per fortuna ogni tanto vado a controllare comunque i commenti accantonati.

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