Salta che ti passa
Non importa quanto vai piano,
l’importante è non fermarsi.
Confucio
Quando esco dal policlinico il mio umore mi segue due metri dietro, strisciando per terra. Solo un normale check di controllo, perché prevenire è meglio che curare, però non sopporto più di rispondere alle solite domande sul mia salute, sul mio passato. Il medico si infastidisce pure quando non ricordo date ed eventi, ma del resto dovrebbe essere tutto registrato in quel dannato fascicolo sanitario elettronico. Servirà a qualcosa, no? Dall’altra parte della strada, attraverso le grandi portefinestre della scuola elementare spalancate verso il sole, mi giunge una canzoncina di voci angeliche. “Benvenuti, benvenuti, benvenuti!” I bambini più grandi si occupano dell’accoglienza dei primini, disorientati da questo primo giorno tra i libri importanti, quelli da studiare. Mi strappano un sorriso, nonostante tutto. Seguo il profumo di caffè lungo il marciapiede e arrivo alla pasticceria in fondo alla via. Stamattina mi merito uno strappo alla dieta, anche se me ne pentirò subito all’uscita, già lo so. Ci sono solo tre ragazze e il locale è ben pieno, l’orario è quello giusto della colazione in compagnia. Mi metto al termine della fila per ordinare. Due giovani furbi escono dalla linea per spostarsi sulla parte del bancone di fronte alla macchina del caffè. “Tanto noi vogliamo solo due espresso.” Ma la brunetta gli risponde con un sorriso che deve prima smaltire la fila alla cassa. Dentro di me gongolo di soddisfazione, lo ammetto.
Quando sono la prossima per essere servita ecco che mi si affianca una signora bionda, dalla chioma cementata sul capo e il belletto azzurro, come si usava un tempo. Continua a gesticolare ansiogena, girandosi alle nostre spalle per parlare con l’amica rimasta seduta al tavolino dietro. “E allora cosa vuoi?” Scruta poi la vetrina con le brioche per verificare le diverse disponibilità. “Devi aspettare, vedi c’è gente…” Con la coda dell’occhio noto che mi lancia un’occhiatina, così come osservo il suo piedino cercare di avanzare oltre il mio. Vuole chiaramente passarmi davanti, del resto lei era già qui quando sono entrata, poco importa se era comodamente seduta e sul suo tavolino ci sono già delle tazze vuote. Resto impassibile, con lo sguardo vitreo.
L’uomo davanti si scosta col suo piattino fornito in mano e rimaniamo solo noi due. La cameriera prima sorride a me, poi si gira verso la signora che è decisamente balzata in avanti, cominciando a borbottare. “Ah si, io volevo…” Poi si blocca e mi guarda intimorita. Sono immobile come il marmo, nel mio perfetto aplomb inglese, ma con un cipiglio leggermente truce. Stamattina mi gira male, siete avvisati.
“Beh, comunque siamo arrivate insieme…” Vistasi in difficoltà, quella sua baldanza è andata scemando in un sussurro. La cameriera mi ascolta, con un guizzo di divertimento negli occhi. “Un macchiatone e una brioche al pistacchio.” La mia voce è tonante, gentile ma ferma.
Ecco, questo fatto riassume in pochi istanti l’atmosfera di questi ultimi mesi.
Settembre è il mese delle ripartenze, dei buoni propositi di fine corsa, ma questo 2024 si sta dimostrando un anno difficile. Era cominciato già male nei primi istanti di Capodanno, con un problema famigliare ancora senza soluzione, un sottofondo logorante nella lunga distanza, rischiando di intaccare la mia salute mentale se qualcun altro non vi pone rimedio. Però vi si aggiungono imprevisti continui e fastidiosi, a volte tutti insieme in una valanga. Come quando vai a consegnare il dispositivo Telepass alla chiusura del contratto (113% di aumento? Siamo impazziti?!) e doveva arrivarmi una mail in automatico, in pochi minuti, invece niente. Aspetto persino un mese abbondante, ma alla fine devo mandare una raccomandata PEC, dopo due segnalazioni sul portale mai riscontrate, per avere udienza da Telepass stessa. Intanto la lavatrice comincia a rantolare paurosamente in centrifuga, già mi prefiguro chissà quale cataclisma – perché è successo di raccogliere acqua e panni bagnati da terra, invece era solo un sassolino di calcare dentro un tubo. Ordino una rete a doghe per sostituire la vecchia a molle dello studio, un lettino usato come divanetto, ora rimodernato per futuri ospiti, e mi consegnano il prodotto danneggiato, due doghe distrutte e quattro incise nel mezzo. Reclamo, contro reclamo, fornitore accusa corriere e viceversa, altra nuova raccomandata PEC per avere il ricambio nuovo. Energia positiva buttata nel cestino delle inutilità. La zanzariera della portafinestra non scorre più, si strappa, e la tapparella elettrica si pianta, chiusa ovviamente, non si sa per quale motivo. Spegni e riaccendi, ovvero togli l’alimentazione, ed ecco riparte come nulla. Poi le luci dell’ingresso, automatiche al passaggio perché i sensori rilevano il movimento del calore, iniziano la modalità Disco-music anni ’70. E non abbiamo nemmeno il gatto, chi diamine si sta muovendo in corridoio? Fantasmi?! Ma no, loro sono freddi glaciali, lo sanno tutti…
Persino l’oroscopo mi prende in giro. Prima promette scintille, con risultati sfavillanti in ogni ambito, poi però torna indietro perché Giove è infastidito da Saturno, Venere bella e benevola ma spesso girata dall’altra parte, ci si mette pure Nettuno a guardarmi di traverso, per non parlare della Luna nascosta e di Mercurio in quadratura. Insomma, dall’inizio dell’anno mi stanno proprio girando i pianeti, letteralmente.
Ho sempre una lunga lista di progetti e nuove idee, non solo per la scrittura e per il blog, però arranco a stargli dietro, in mezzo a tutta questa confusione di inghippi e inciampi. Vado per urgenza, dove però la valutazione segue un ordine tutto suo, non sempre così corretto: alcune false urgenze rischiano di approvare una certa procrastinazione delle attività più complesse.
In tutto questo bailamme, caro Settembre, non mi resta che saltare. Mi ci butto in mezzo e salto, da un progetto all’altro. Qualcosa succederà! 😀
Differenza tra Kayak e Superyacht
Mentre stavo bevendo il mio macchiatone al bar, non avendo lo spazio mentale per il romanzo in borsa, mi metto a scorrere le newsletter nella mia casella di posta ed ecco che Oliver Burkerman ha mandato una nuova mail interessante di The Imperfectionist.
Oliver Burkeman è uno scrittore e giornalista britannico. Dopo la laurea al Christ’s College di Cambridge, tra il 2006 e il 2020 ha curato su The Guardian una rubrica settimanale di successo sul benessere psicologico, This Column Will Change Your Life, la mia preferita in assoluto perché davvero regalava dei piccoli spunti per cambiare la propria vita. Ha lavorato come reporter da Londra, Washington e New York. Vincitore dei premi “Young Journalist of the Year” e “Science Story of the Year”, i suoi articoli sono apparsi su testate prestigiose come The Wall Street Journal e New Philosopher, tradotti anche in Italia su Internazionale. Tra l’altro è appena appena uscito con TEA la traduzione del suo libro “Four Thousand Weeks. Time Management for Mortals” con il titolo Quattromila settimane: gestione del tempo facile ed efficace.
In questa sua nuova mail, che poi è un estratto del nuovo libro Meditations for Mortals, Oliver Burkeman ragiona sulla differenza tra muoversi con un Kayak ed essere a bordo di un Superyacht, una riflessione particolare, all’inizio anche un po’ contorta, tra il fare davvero qualcosa adesso e il progettare di fare tutto quanto in un indeterminato futuro.
Partiamo da questo assunto, che purtroppo condivido mio malgrado: quando ci capita l’ennesimo manuale sulla gestione del tempo o sul raggiungere una vita di maggior successo e soddisfazione personale, si saltano i lunghi preamboli iniziali e si cercano le pagine dove l’autore finalmente espone il suo sistema, la sua formula matematica da applicare alla nostra vita per cambiarla, col minor sforzo possibile ovviamente.
“Quasi nessuno vuole sentire la vera risposta alla domanda su come dedicare la maggior parte del proprio tempo limitato a fare le attività che contano per noi, che non comporta alcun sistema. La risposta è: fatele e basta. Scegliete qualcosa che vi interessa veramente e poi, per almeno qualche minuto – un quarto d’ora, diciamo – fatene una parte. Oggi. È davvero così semplice. Purtroppo, per molti di noi, si rivela anche una delle cose più difficili al mondo.”
Ecco, qui ha colto in pieno la mia attenzione.
“Non è che i sistemi per portare a termine le attività siano esattamente negativi.[…] È solo che non sono il punto principale. Il punto principale – anche se mi ci sono voluti anni per capirlo – è sviluppare la volontà di fare qualcosa, qui e ora, una tantum, indipendentemente dal fatto che faccia parte di un sistema o di un’abitudine o di una routine. Se non si dà priorità all’abilità di fare qualcosa, farla semplicemente, si rischia di cadere in una trappola estremamente subdola: si finisce per intraprendere il progetto inutile e, peggio, controproducente di diventare “il tipo di persona che fa quel genere di attività”.
Per chiarire meglio questo concetto, Oliver Burkeman ci porta un esempio: immaginiamo che vogliate maggior serenità nella vostra vita e decidiate quindi di darvi alla meditazione. Acquistato un libro sulla pratica della meditazione, lo sfogliate e cercate di capire come introdurre questa abitudine nella quotidianità, tra i vari impegni. Ordinate un cuscino per la meditazione e lo posizionate in una parte della casa che vi sembra adatta. Magari cominciate anche a sedervi e meditare, per un paio di giorni. Poi però qualcosa vi interrompe e la routine in costruzione si spezza. L’intero progetto di meditazione diventa pesante in questo periodo, con i vostri attuali ritmi, e decidete di rimandarlo al futuro, appena avrete più energia e tempo. Nella vostra mente si tratta di spostarlo in avanti di poco, ma in realtà il rischio è di non avere mai sufficiente energia e tempo, non quanto voi pensate siano necessari.
Questo risuona terribilmente nella mia mente, sotto la voce “completare quel romanzo lasciato da parte”.
Quello che avreste potuto fare, invece, era dimenticare l’intero progetto di “diventare un meditatore” e concentrarvi unicamente sul sedersi a meditare. Una volta. Per cinque minuti.
Per fare chiarezza, Oliver Burkeman ci porta le immagini del kayak e del superyacht.
“Essere umani, secondo questa analogia, significa occupare un piccolo kayak monoposto, trasportato sul fiume del tempo verso una morte inevitabile e imprevedibile. È una situazione eccitante, ma anche intensamente vulnerabile: si è in balia della corrente e tutto ciò che si può fare è stare all’erta, governare al meglio, reagire nel modo più saggio e aggraziato possibile a qualsiasi cosa si presenti di momento in momento. Il filosofo tedesco Martin Heidegger ha descritto questo stato di cose con la parola Geworfenheit, o “gettatezza”, una parola opportunamente scomoda per una situazione imbarazzante: venire semplicemente all’esistenza significa trovarsi gettati in un tempo e in un luogo che non si è scelto, con una personalità che non si è scelta e con il tempo che scorre via sotto di noi, minuto dopo minuto, che ci piaccia o no.”
Una barca, piccolina, che naviga a vista. Dove l’ho già sentita questa?! 😉
“La vita è così. Ma non è come vogliamo che sia. Preferiremmo un senso di controllo molto maggiore. Piuttosto che remare in kayak, vorremmo sentirci il capitano di un superyacht, calmi e al comando, programmando la rotta che desideriamo nei computer della nave, per poi sederci a guardare tutto ciò che accade dalla poltrona girevole in pelle, sul ponte sereno e silenzioso. I sistemi e gli schemi di auto-miglioramento, come i “progetti a lungo termine”, alimentano questa fantasia: si passa il tempo a sognare ad occhi aperti di essere sul superyacht, padroni di tutto ciò che si controlla, e a immaginare quanto sarà bello raggiungere la propria destinazione. Al contrario, fare davvero una cosa significativa oggi – sedersi a meditare, scrivere qualche paragrafo del romanzo (ndr. Eccolo!!!), dedicare tutta l’attenzione al dialogo con il proprio figlio – richiede la rinuncia a un senso di controllo. Significa non sapere in anticipo se riuscirete a farlo bene (potete essere certi che lo farete in modo imperfetto), o se finirete per diventare il tipo di persona che fa quel genere di cose, ma non oggi. Si tratta quindi di un atto di fede. Significa affrontare la verità che si è sempre nel kayak, mai nel superyacht.”
La sfida è semplice, di per sé, ma per molti di noi straziante: capire qual è quell’attività che possiamo fare oggi e che rappresenta un uso abbastanza buono del nostro tempo limitato. Attenzione però a non distrarsi chiedendosi quale sia la cosa migliore da fare, perché l’aggettivo “migliore” rischia di farci sprecare tempo in analisi e progettazione, un pensiero da superyacht per essere sicuri che sia la rotta “migliore” tra tutte quelle possibili.
“Quindi fate quell’attività, una volta sola, senza alcuna garanzia di riuscire a farla di nuovo. Ma poi magari scoprite che lo fate di nuovo, il giorno dopo, o qualche giorno dopo, e forse ancora, e ancora – finché, prima che ve ne accorgiate, avete sviluppato una cosa straordinaria, non un sistema o una routine guidata dalla forza di volontà, ma una pratica emergente di scrittura (ndr. Arridaje!!!), o di meditazione, o di ascolto dei vostri figli, o di costruzione di un’impresa. Qualcosa che fate non solo per diventare una persona migliore – anche se può avere pure questo effetto – ma perché qualsiasi cosa stiate portando nella realtà, proprio qui sulle rapide, vale la pena di portarla nella realtà per sé stessa.”
In sostanza: scrivi, ma scrivi adesso. Una riga, due righe, un paragrafo o una parola sola, non importa. Scrivi adesso.
(E da quando ho letto questa newsletter, l’ho fatto, un paio di volte… 😀 )
Salta che ti passa
In quanto alla mia scrittura, speravo davvero di concludere di più durante questa estate, potendo sfruttare sia più ore di luce naturale, che affatica di meno la vista di fronte allo schermo, sia il diradarsi degli impegni personali, compreso un minor carico del lavoro di ufficio. Purtroppo le temperature elevate mi hanno bloccato le sinapsi creative e la volontà di inseguire le mie storie. Soffro già terribilmente il caldo, ma quando scrivo la concentrazione mi porta pure a scaldarmi ulteriormente, come se provassi su di me, tutte insieme, le fatiche dei miei protagonisti. Anche con l’aria condizionata accesa e una bibita fresca, palliativo spesso insufficiente alla stanchezza accumulata, non avevo molta voglia di sedermi alla scrivania, sopra la tastiera rovente del portatile, a battere velocemente sui tasti, seguendo i miei pensieri rallentati. Avevo voglia di leggerezza e così sono saltata alla lettura. Tra luglio e agosto ho letto ben dieci romanzi, un paio di romance ma soprattutto diversi “cozy crime” come li chiamano adesso, la variante più soft e divertente del genere giallo, con le indagini affidate a detective improvvisati, se non addirittura inconsapevoli. Solo nella settimana in vacanza, in un piccolo cottage nella riserva naturale di Strunjan in Slovenja (e nel punto dove ho saltato per quella foto stavo praticamente guardando verso casa 😉 ), ho letto tutti i tre romanzi cartacei portati nello zainetto. Il sole cocente ha limitato alquanto i miei accessi alla spiaggia, era davvero troppo pericoloso per la mia pelle nordica restare l’intera giornata, pure con la protezione solare fattore 50.
Ho cercato di seguire le mie tre parole per una rotta del 2024, le tre “B” scelte all’inizio dell’anno: Bright, Brave, Balance (brillante, coraggioso, bilanciare). Ho dato spazio soprattutto a “Balance”, cercando un equilibrio tra le tante idee che mi frullano continuamente in testa e il benessere fisico, perché ogni tanto anch’io ho bisogno di spegnere i motori e mettermi in ricarica. 😛
Tra i diversi progetti per l’estate c’era anche quello di tornare su quel mio romanzo, messo là in un angolino in attesa di tempi migliori, di avere la muscolatura giusta per rimaneggiare quella trama e soprattutto dei momenti completamente liberi per lavorarci senza ansie. Un’illusione bella e buona!
Ci avevo già provato nel lontano 2016, quando mi venne in mente di creare il mio personalissimo Summer NaNoWriMo, la stessa sfida di scrittura che si svolge a Novembre ma spostata nella pausa estiva, quando sulla carta mi sentivo più tranquilla. Non andò per niente bene, perché mi ritrovai con maggiori impegni lavorativi e diverse trasferte, altro che tranquillità! Ci riprovai poi nel 2018, stavolta partecipando proprio al NaNoWriMo tradizionale, ma ponendomi come obiettivo quello di riportare tutto il cartaceo in digitale (la prima mezza bozza era solo su uno sparuto quadernetto ad anelli). Fu una bella avventura, ma con un ritmo impossibile da mantenere fino al termine della prima stesura, come ho spiegato qui: Ho vinto il NaNoWriMo!! Ma prometto che non lo faccio più…
Sono quindi alla ricerca di un sistema per includere anche quella scrittura “a lungo termine” nella mia vita quotidiana.
E sebbene questa estate siano andate pubblicate sulla rivista Confidenze altre due storie vere raccolte da me, anzi, una proprio la mia storia vera per eccellenza, Sfido me stessa per rinascere e A Siena con me stessa, il loro invio in redazione risale ai primi giorni di giugno. Per il periodo estivo mi sono dovuta occupare solo degli articoli di lancio qui sul blog e dei post di sponsorizzazione sui social media. Le storie vere richiedono tempo e dedizione a scriverle bene, insieme con le protagoniste, ma anche promuoverle non è un’attività di poco conto. Soprattutto la pubblicazione della mia storia vera autobiografica è stata un bel salto nel vuoto. Ero davvero parecchio indecisa nell’inviarla, ma devo dire che è stata l’occasione di conoscere nuove lettrici e approfondire meglio delle amicizie virtuali.
Ho saltato di nuovo ai primi giorni di Settembre, complice il frescolino dopo la burrasca che ha terminato clamorosamente l’estate, passando dalle canotte al maglioncino a maniche lunghe. Halloween mi stava già chiamando con un’eco lontana e ho cominciato a mettere in ordine le idee per il racconto numero 9, ripeto NUMERO 9!!, della mia serie preferita, La storia di Liam e Caitlyn.
Lo snodo importante da risolvere mi stava attanagliando già da qualche anno: arriviamo a 10 racconti oppure continuiamo fino al numero 13?! Perché già nel penultimo racconto della serie deve succedere una data cosa, per preparare il gran finale, per buona parte già scritto, anche se ancora sono in dubbio su quale sarà l’ultima canzone dei Seether, e quindi l’ultimo titolo. Dunque, se decido di chiudere a 10 racconti, questo numero 9 sarà il penultimo, il decisivo. Però…
Ho una marea di appunti su questa storia, con altrettanti canzoni dei Seether che suggeriscono trame, fantasmi e vendette. Finire già con soli due racconti l’intera serie mi sembra un terribile peccato, uno spreco immane. Soprattutto, io non sono pronta a lasciarli andare. Liam e Caitlyn fanno talmente parte della mia vita, da Settembre ai primi giorni di Novembre sono al mio fianco, che mi sentirei terribilmente sola a non poterne più scrivere.
Allora ho cercato una soluzione razionale e sono andata a cercarmi il significato dei due numeri in gioco, il 10 e il 13. (Per la verità, a Google ho chiesto direttamente la simbologia del numero 13, segno che nel mio cuore avevo già deciso e mi serviva solo una scusa… 😉 )
Nel mondo anglosassone il numero 13 è considerato sfortunato, soprattutto se la data cade di venerdì: tredici erano i partecipanti all’Ultima Cena di Cristo, quella in cui venne tradito; dodici erano gli dei scandinavi all’arrivo di Loki, il tredicesimo, perfido con gli esseri umani; nella Cabala ebraica come nei Tarocchi il tredici rappresenta la Morte; per gli assiro-babilonesi era sfortunato in quanto numero primo non divisibile. Andando a leggere meglio, nei Tarocchi il 13 è la Morte, intesa però come trasformazione, rinascita e cambiamento. Può significare una rinnovata passione o motivazione per qualcosa, come pure organizzazione e duro lavoro. Soprattutto ho scoperto che il numero 13 nella Smorfia napoletana rappresenta addirittura Sant’Antonio, patrono della mia città Padova, e infatti lo festeggiamo il 13 giugno. Sant’Antonio per altro è protettore di chi cerca cose smarrite, e magari mi aiuterà a ritrovare anche l’ispirazione per proseguire con il romanzo.
Alla fine, ma non ci voleva poi molto, ho deciso per 13 racconti in totale. Ho ancora 5 anni davanti per separarmi da Liam e Caitlyn.
E’ davvero emozionante però vedere i racconti già scritti tutti stampati, formare un bel pacchettino…
Solo un pezzo di legno
Forse un giorno arriverò a pubblicare quel mio romanzo. Questa frase non mi piace, è meglio se la riscrivo.
Un giorno arriverò a terminare quel mio romanzo e (forse) verrà pubblicato (magari) con una buona casa editrice, diventando un (discreto) successo. Prometto anche di lavorare sodo per togliere quelle parentesi. Il rischio sarà dimenticarsi tutte queste difficoltà, il lungo studio, le fatiche quotidiane, il rincorrere una storia, nascosta chissà dove, tra la mia mente e l’universo. In un certo senso, questo blog sarà testimonianza di tutto il percorso.
Perché l’inizio di tutto è una piccola cosa, un singolo foglio di carta con un pensiero appuntato in tempi remoti.
Solo un pezzo di legno. Come Pinocchio.
C’era una volta…
“Un re!” diranno subito i miei piccoli lettori.
No, ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta un pezzo di legno.
Le avventure di Pinocchio, Carlo Collodi
Comments (27)
Brunilde
Set 19, 2024 at 11:51 AM ReplyMacchiatone e brioche al pistacchio? Barbara, smetti di drogarti!!!
Quanto a quello che scrivi, la progettualità, i ” buoni propositi”, ecc, devo confessare che ho imparato a essere indulgente con me stessa. Se non riesco a raggiungere un obbiettivo che mi sono prefissata, se non reggo una ” tabella di marcia ” autoimposta, mentre prima mi colpevolizzavo, ora invece mi autoassolvo. Io, come un po’ tutti noi, cerco di fare del mio meglio, soprattutto negli impegni importanti. Se non riesco a farcela in altre cose, pazienza: ascolto il mio corpo, la mia testa, che forse mi stanno chiedendo requie, tempo per rigenerarsi. E va bene così…
Barbara Businaro
Set 20, 2024 at 4:05 PM ReplyAlla prima tua frase, sono scoppiata in una risata fragorosa! You made my day, come dicono gli inglesi, mi hai cambiato la giornata! 😀
Sì, non so resistere al pistacchio. Solo in dolce forma però, perché ho provato il pesto al pistacchio, per pasta e carni, e niente, non mi piace.
Sui buoni propositi e il loro mancato sviluppo, sto cercando di essere indulgente, e il ridotto numero di miei post qui sul blog ne è testimone. Però non riesco a smettere di pensare che il tempo fugge, soprattutto per la scrittura, e rischio di arrivare troppo matura alla prima pubblicazione… 🙁
Grazia Gironella
Set 19, 2024 at 4:57 PM ReplyQuesto argomento è molto azzeccato per me in questo periodo. Accettare di essere su un semplice kayak è più facile quando si è abbastanza giovani da conservare l’illusione che si possa razzolare un po’ qua e po’ là, tanto c’è tempo per tutto. Per me era proprio così. L’età che avanza, però, sta portando altre considerazioni, proprio le stesse di cui scrivi (e scrive Oliver Burkeman). Grazie della “spinta”. 🙂
Barbara Businaro
Set 20, 2024 at 4:12 PM ReplyOttimo allora! Sapevo che questa riflessione di Oliver Burkeman sarebbe tornata utile anche a qualcun altro qui nel blog. Stavo per scrivere che “siamo sulla stessa barca” ma il kayak è troppo piccolo. 😛 Siamo sicuramente sullo stesso fiume però. Ti vedrò pagaiare per qualche metro e aggiungere un nuovo post nel tuo ScrivereVivere? 😉
Grazia Gironella
Set 20, 2024 at 4:18 PM ReplyEhm… l’articolo è già scritto, ma non sono sicura che sia una buona idea farlo uscire. Credo che il blog abbia bisogno di una certa costanza nella cura e frequenza nelle pubblicazioni, cose che al momento non mi sento di garantire. Però però… chissà. 😉
Barbara Businaro
Set 23, 2024 at 8:37 PM ReplyUhm, si e no. Diciamo che una pubblicazione costante, con una cadenza specifica, è la soluzione migliore. Però è meglio pubblicare ogni tanto un contenuto, senza rispettare una scaletta o una programmazione precisa, piuttosto che non pubblicare affatto e lasciare il blog fermo per più di un anno. Far sapere ai lettori che il blog esiste ancora, seppure attraversa le rapide nel fiume della vita. Far sapere anche a Google, e motori di ricerca in generale, che il luogo è comunque presidiato.
Un bel colpo di pagaia e pubblica quel post! 😉
Darius Tred
Set 19, 2024 at 11:31 PM ReplyLa modalità “occhio-spento-viso-di-cemento” paga sempre quando sei in fila alla cassa, specialmente con le signore furbette che fanno finta di non accorgersi della fila.
Capisco le tue difficoltà scrittorie (che sono anche le mie). La lettura è un’ottima alternativa, ma ultimamente sto riscoprendo un’altra ottima alternativa all’alternativa e cioè i sopralluoghi per le mie ambientazioni: domenica scorsa, ad esempio, sono stato in Franciacorta a visitare un paio di cantine insieme a un gruppo di amici.
Loro degustavano i vini e io (praticamente astemio) “degustavo” il posto per ambientarci il mio romanzetto.
Sì, lo so: basterebbe aprire internet per ottenere tutte le informazioni che servono.
Ma internet (e nemmeno l’intelligenza artificiale) alcune cose non te le daranno mai: i profumi, i sapori, le luci, le sensazioni.
E, perché no, alcune piccole ispirazioni su come scrivere certe scene o riscriverle meglio all’ennesima rilettura.
Essere sul posto e “calpestare” gli stessi luoghi che calpesteranno i tuoi personaggi e, con essi, i tuoi futuri lettori quando ti leggeranno, be’, non ha prezzo.
Sandra
Set 20, 2024 at 8:13 AM ReplyChe poi la Franciacorta, ci sono stata a giugno, è troppo bella.
Darius Tred
Set 22, 2024 at 9:22 PM ReplyConcordo. Certe cantine, poi, si prestano per ottime ambientazioni.
Sono ottime anche per un delitto… 🙂
Barbara Businaro
Set 23, 2024 at 8:42 PM Reply“E quando Gigio e Menego di buon mattino, ancora con la nebbiolina sui campi, entrarono nella vecchia cantina dove c’era la botte grande, detta la Adalgisa, da pulire dopo l’ultimo imbottigliamento, si trovarono davanti una scena raccapricciante. Dalla porticina laterale sul legno, aperta per lasciare uscire gli ultimi residui, usciva il braccio di un uomo e quello che colava giù sul pavimento non era certo vino rosso. Peggio ancora, avvicinandosi mossi dalla curiosità e increduli di fronte a tale vista, notarono con orrore che non si intravedeva alcun corpo attaccato a quel braccio…” 😎
Darius Tred
Set 23, 2024 at 9:22 PM“Questo vino è eccellente!”
“Dovremmo segnarci il nome di quell’enologo… Sento che ci darà altre soddisfazioni, se seguiremo i suoi consigli.”
“Enologo? Quale enologo… …?”
Barbara Businaro
Set 24, 2024 at 3:47 PMIl mattino seguente i giornali locali duplicarono le vendite grazie a titoli in prima pagina da cronaca nera nazionale. “Scomparso l’enologo Massironi, da tre giorni non dava notizie. Ritrovato il suo braccio sinistro all’interno di una botte.”
Si spacciava per enologo, collaborando con alcune cantine di prestigio internazionale, ma in realtà l’unico titolo di studio conseguito risulta essere un vecchio diploma di meccatronico e diagnostica strumentale. Aveva seguito il corso serale da ragazzo mentre lavorava come magazziniere in un mobilificio, lo stesso dove erano impiegati il nonno e il padre prima di lui.
Ma chi sarà il detective improvvisato di questa storia?! 😀
Barbara Businaro
Set 20, 2024 at 4:14 PM ReplyGuarda Darius, mi trovi d’accordo anche con la tua “alternativa all’alternativa”, i sopralluoghi per le ambientazioni delle nostre storie, perché bisogna respirare l’aria che c’è lì nel posto, sentire il sole o il vento sul viso, il profumo degli alberi in fiore o l’odoraccio degli scarichi nel traffico, il gradino sconnesso che diventa scivoloso col ghiaccio, per ripercorrere gli stessi passi e le stesse emozioni dei personaggi.
E questo è il motivo per cui ho cominciato a frequentare di più il centro di Padova, per quel mio mezzo-romanzetto IPDP in un angolo. Che non è “I Ponti Di Padova” come pensi tu, ma potrei finire a cambiargli pure il nome per colpa tua… XD
Oppure ti dedico un capitolo, che devo ancora scrivere, alla scoperta dei ponti di Padova. Perché li sto scoprendo davvero un po’ alla volta, visto che per ogni Pink Run a maggio viene cambiato il percorso in mezzo alla città e alcuni offrono degli scorci proprio belli. Li puoi vedere qui: Ponti a Padova su Tripadvisor
Abbiamo anche un antico ponte romano ad arco ribassato, il Ponte di San Lorenzo, che è stato inglobato negli edifici (anche Padova avevano dei Navigli, ma sono stati quasi tutti interrati). Hanno appena terminato il restauro di un sottopassaggio che permette di vedere l’antico ponte conservato, penso lo inserirò nella prossima visita guidata per gli amici. 😉
Darius Tred
Set 22, 2024 at 9:48 PM ReplyAzz! E’ una responsabilità non da poco essere la “causa” del cambiamento del titolo di un romanzo in fase di creazione.
Ma no, dai. Mi stai prendendo in giro: IPDP resterà IPDP, e non I ponti di Padova. Se no va a finire che ti inventerai pure un personaggetto-comparsa da mettere sullo sfondo di una qualche scena già scritta. Un personaggio che chiamerai Darius e al quale farai fare una brutta fine. Lo farai buttare giù da un ponte di Padova, ad esempio. Oppure lo farai impiccare sotto l’arcata di qualche ponte (di Padova) sufficientemente alto… 🙂
Sto già temendo che metterai davvero un Darius nel prossimo racconto di Halloween, come hai scritto sul blog di Luz…
Un fantasmino o un nerd con gli occhiali in osso di tartaruga con la bacchetto rotta, tenuta insieme con lo scotch di carta da imbianchino.
Barbara Businaro
Set 23, 2024 at 8:44 PM ReplyTi va bene che sulla mia serie di Halloween i nomi dei personaggi sono in inglese, e non ho alcuna comparsa che possa corrispondere al profilo di un Darius.
Però, però, però… potrebbe servirmi un nerd informatico con gli occhiali in osso di tartaruga, senza bacchetta rotta ma con la tastiera che scrive a casaccio, su IPDP. Devo ancora aggiustare diverse cose delle trama là, chissà! 😛
Sandra
Set 20, 2024 at 8:24 AM ReplyAnche sta volta allineate.
Chiamo 2 idraulici per il wc che perde, il primo non risolve, il secondo sì, ma è pure il bidet. E due giorni dopo lavatrice defunta. Nel mezzo la serratura di casa di mia mamma bloccata, lei chiusa dentro in panico.
Keep calm, queste cose hanno la grande abilità di passare davanti a tutto il resto, saltano la fila delle priorità come avrebbero voluto fare le due signore al bar. Brioche al pistacchio è anche la mia prefe.
La vita è così, ma non è come vogliamo che sia! wOW è davvero un mantra perfetto.
I cozy crime stanno spopolando e a me, tra una lettura trascinata e un’altra (sto leggendo male questo settembre, iscriversi ai gruppi di lettura non è stata una grande idea) grazie al tuo post sta venendo con prepotenza la voglia di trasformare il romanzo con cui ho partecipato a IoScrittore in un cozy crime, che in effetti ci sta tutto.
Sono in un balordone lavorativo, la mia parola dell’anno Less performance mi sta stretta perché tocca essere molto performante ora, ma sfanghero anche questo momento e tornerò a scrivere, che in effetti sì, la mia scrittura è un immenso atto di fede da lungo tempo.
Barbara Businaro
Set 20, 2024 at 4:15 PM ReplyAhi ahi, un altro capitolo de I tubi di Sandra. Nella mia prossima vita voglio essere un idraulico, il mio ha anche la villetta al mare… 🙁
L’idea di trasformare quel romanzo in un cozy crime potrebbe rivelarsi parecchio vincente. Per come scrivi, per il tuo stile, ti vedo ben orientata a quel genere. Hai il giusto mix di ironia sulle persone comuni che sarebbe perfetto per un detective improvvisato. Io dico sì!
Sul balordone lavorativo, non andare al More performance, non è una questione di aumentare la prestazione. Semmai la strategia giusta è Less performance More value, fai valere di più quello che già fai e sai fare. 😉
Daniela Bino
Set 20, 2024 at 6:02 PM ReplyIo sto sul kayak! Il monoposto mi sta bene in questo periodo. Se voglio onorare i propositi manifestati con la scelta delle mie quattro magiche parole, viaggiare con un unico sedile a bordo mi aiuterebbe assai. Quest’estate è stata dura ma l’amore per i libri ha prevalso sugli acciacchi e ho letto tantissimo, non solo cozy crime ma anche romanzi che fin dall’inizio non mi piacevano. Però, stoica, li ho letti fino all’ultima parola, solo per poter asserire che davvero non sono nelle mie corde.
Per quanto riguarda il racconto di Halloween, quello sì che rientra nei miei gusti e perciò, attendo fiduciosa.
Barbara Businaro
Set 23, 2024 at 8:37 PM ReplyNel discorso di Oliver Burkeman il kayak è rigorosamente monoposto, si viaggia leggeri e veloci, ma tutto dipende da noi, ogni singolo colpo di pagaia, ogni fatica e ogni risultato. Anche quali libri scegliere. Ma se proprio non erano nelle tue corde, perché non li hai abbandonati subito, a favore di altri libri in attesa? Spero che almeno non ricadrai più negli stessi autori. Perseverare autem diabolicum!! 😀
Su Halloween, nella mia testa i fantasmi prendono forma… non vedo ancora tutta la trama, ma qualcosa si muove.
Marco Amato
Set 22, 2024 at 9:18 AM ReplyBeh, io andrei controcorrente sull’idea del Kayak, però concordo sul 13, altri cinque anni di Liam e Caitlyn sono una bella notizia.
Poi, certo, c’è sempre quel romanzo che devi scrivere. E qui lo si aspetta. Sappilo! 😛
Barbara Businaro
Set 23, 2024 at 8:39 PM ReplyAltri cinque anni di Liam e Caitlyn sono anche altri 5 anni di blog assicurati! Aiuto, che fatica! XD
Ho quel romanzetto-etto-etto lì da finire, ma avrei anche un altro progettino-ino-ino su qualcosa di simile a Liam e Caitlyn.
Le idee non mancano, sono gli imprevisti della quotidianità che mi fregano. Anche non aver ancora vinto la lotteria è un bel problema…!!
Marina
Set 23, 2024 at 4:55 PM ReplyLa “gettatezza” di Heidegger mi piace. Beh, anch’io sono più da kajak, sono in balia della corrente ma cerco di usare saggezza in ogni cosa che faccio o progetto. In realtà, l’alternativa a ciò che non trova il giusto tempo per esprimersi (la scrittura) è diventata una bella costante nella mia vita: sono felice se ho lana e ferri o cotone e uncinetto per le mani; il lavoro manuale è un’attività che mi rilassa, mi stimola, non mi stanca. Invece, negli ultimi anni le idee per un romanzo mi hanno fatto stancare e adesso sono ancora nella fase del “chissà quando, ma lo farò: tornerò a immaginare di scrivere una storia lunga”. Quel “chissà quando”, però, mi sa che si avvicina molto al motivo per cui tu hai scritto questo post citando l’opera di Burkeman! 🙂
Barbara Businaro
Set 23, 2024 at 8:49 PM ReplyEsatto Marina, sono proprio nel mood del “Chissà quando, ma lo farò… ma lo farò?!” Perché ogni anno mi sembra quello buono, comincio con tutte le mie buone intenzioni, e poi niente, i mesi scappano via dietro varie urgenze.
Non sono mai stata un granché con lana, ferri, uncinetto, macramè, adesso vanno gli amigurumi. L’unica attività manuale che mi rilassa è cucinare, ma ahimè, ho iniziato a rimettermi in forma quando ho smesso con le torte… E quindi, meglio tenere un romanzo tra le mani e leggere. E’ più salutare per me! 😛
Giulia Mancini
Set 24, 2024 at 6:41 AM ReplyConfidiamo spesso nell’estate per portare avanti i nostri progetti, anch’io ci ho provato, ma è stata un’estate faticosa in cui il lavoro ha avuto un’impennata nel torrido luglio e poi con il caldo non è che fossero rimaste troppe energie. Ormai fatico anche a scrivere i post sul blog, vabbè.
Settembre è il mese delle ripartenze, forse perché finisce il caldo e ritornano le energie? Me lo sono chiesta in questo settembre in cui siamo passati di colpo dai 39 ai 15 gradi, direi troppo presto, anche perché mi sono concessa una settimana di vacanza in cui tutto sommato abbiamo preso “quasi” bel tempo, con un occhio puntato all’alluvione che avveniva sulla costa adriatica opposta. Riguardo alla scrittura credo sia indispensabile inserirla nella propria routine quotidiana – per esempio mezz’ora al giorno – certo che se capitano gli imprevisti fastidiosi come quelli che ti sono capitati (telepass, zanzariere e compagnia bella) salta tutta la routine, perché succhiano via il poco tempo libero che rimane. Io comunque lo penso ma non ci sono ancora riuscita a creare una routine consolidata, quindi l’idea è carina, ma al momento é solo nella testa.
Barbara Businaro
Set 24, 2024 at 3:50 PM ReplyPer il blog ho cercato di alleggerire i contenuti approfittando un pochino delle recensioni sulle mie letture. Ma anche qui ne ho almeno due in arretrato, perché pure sulle recensioni mi perdo in ricerche e ragionamenti vari, che richiedono tempo e calma.
Il passaggio dall’estate all’autunno è stato anticipato e traumatico, dal condizionatore acceso tutto il giorno alla copertina in pile per dormire. Difficile effettuare il cambio stagione così in velocità, soprattutto mentalmente. Appena ci provo, le temperature si alzano di nuovo e devo ritirare fuori le magliette leggere, mah.
In quanto alla routine, certo che avere un “sistema” di scrittura, tale da farne un’attività continua e quotidiana, è la cosa migliore. Ma ancora non ci sono riuscita, accidenti.
Luz
Ott 02, 2024 at 6:53 PM ReplyÈ incredibile come si possa verificare una sequenza di malfunzionamenti e in generale è sempre strano che le cose non girino tutte assieme. È capitato anche a me in questi mesi, sto aspettando il termine dell’anno per dedicarci un post di bilancio. È stato un anno veramente strano, diverso, e quando molte cose si sono inceppate nel loro ingranaggio ho cercato di conservare un certo ottimismo ma non sempre ci sono riuscita. La cosa altrettanto strana è che la maggior parte delle volte tutto si rimette in sesto, è proprio vero.
Barbara Businaro
Ott 04, 2024 at 4:08 PM ReplyGuarda Luz, anche in questa settimana diverse cose si sono inceppate e non posso dire di averle risolte al meglio, diciamo che mi sembra di tamponare, più che risolvere. E questo mi lascia un senso di insoddisfazione, dato che per natura sono proprio un “risolutore”. E’ davvero un anno strano, non so che bilancio riuscirò a farne alla fine. In questo autunno mi ritrovo a rinunciare pure alla palestra, perché hanno cambiato gli orari, togliendomi proprio i giorni liberi dal lavoro o dal traffico (aumentato nella mia Padova a causa dei lavori per la seconda linea del tram, e ogni giorno andare in ufficio è diventata un’agonia…) E novità fresca fresca di ieri, nonostante la normativa nazionale inserisca le attività artistiche esenti da autorizzazione all’ente pubblico di appartenenza, sarò costretta a compilare un modulo per ogni cessione dei diritti d’autore, sia dietro compenso che a titolo gratuito. Quindi per ogni storia vera pubblicata sulla rivista Confidenze, ma pure per qualsiasi antologia di racconti o concorso di scrittura volessi partecipare, con possibile pubblicazione gratuita successiva. Mah.
Intanto penso allo scrittore Enrico Gagliano, insegnante alle scuole medie, a Gianrico Carofiglio, diventato scrittore mentre era pubblico ministero, come pure Andrea Vitali, medico di base e scrittore al contempo.
Non capisco, ma mi adeguo. E intanto sogno di emigrare in Scozia…