A Siena con me stessa
In edicola su Confidenze
Nei miei trascorsi lavorativi c’è stato un periodo di viaggiatore con la valigia sempre pronta in un angolo, all’inizio un borsone morbido con due ruote, comodo da trascinare ma anche da incastrare tra i sedili reclinati del treno, tinta “blu webnauta”, poi un piccolo trolley azzurro a quattro ruote, rigido per resistere alle maniere forti dei colleghi con l’auto aziendale, estensibile all’occorrenza, quando trovi dei libri d’occasione in Autogrill per esempio. Non è la mia bellissima valigia acquamarina presa per il mio primo volo aereo destinazione Scozia, perché in vent’anni le compagnie hanno ridotto parecchio il bagaglio a mano e il trolley azzurro è stato escluso dalla categoria. Però è ancora la mia prima scelta per i viaggi interni e le vacanze estive, quando lo spostamento è con l’auto di famiglia. Continua ad essere sempre pronto all’uso, con il beauty accessoriato, l’accappatoio e gli asciugamani in microfibra, le ciabattine, l’ombrellino di scorta, le buste pronte per scarpe, intimo e vestiario, cavi e caricatori d’emergenza. Manca solo scegliere l’abbigliamento dall’armadio e via, all’avventura!
A quei tempi capitava di dover organizzare una trasferta presso un fornitore alquanto velocemente, settimana per settimana o solo un paio di giorni prima, magari il venerdì per il lunedì successivo. Avere il bagaglio già preparato era un bell’aiuto, perdevo molto più tempo a scegliere una lettura da viaggio, se ero in treno, o per addormentarmi la sera in albergo, la maggior parte delle volte in un letto scomodo o con una stanza rumorosa per il traffico. Sono stata in diverse città e loro periferie, Milano in primis e poi ricordo Bergamo, Verona, Bolzano, Belluno, Udine, Trieste, Bologna, Mantova, Crema, ma non le ho mai visitate davvero. A una giovane collega che abbandonò questo lavoro dopo solo sei mesi, ritenendolo troppo stressante, qualcuno della direzione rispose, piuttosto ingenuamente: “Ma voi dovete vivere le trasferte con un’occasione di svago!” Peccato che in genere le trasferte erano per risolvere anomalie o contrasti che richiedevano la presenza fisica, di fronte ad un cliente magari anche infastidito, sicuramente esigente, che sta pagando un’intera giornata di consulenza e non gliene frega un accidenti se hai già sulle spalle tre ore di traffico autostradale. Difficile rilassarsi e svagarsi.
Ricordo solo un momento in cui sono riuscita davvero a vivermi la bellissima città che mi ospitava, Trieste con il suo mare meraviglioso, ed è stata davvero una circostanza fortuita. Mi trovavo lì per un corso di tre giorni per il mio cliente, nel senso che l’insegnante ero io e dovevo spiegare il funzionamento di un nuovo gestionale. Alloggiavo all’NH Hotel di fronte al Porto Vecchio, comodo perché arrivavo dalla stazione dei treni, e poi raggiungevo con il taxi la società in zona industriale, vicino al porto commerciale. Era una delle poche aziende a conservare un orario di lavoro umano, con una pausa pranzo ridotta ma l’uscita anticipata alle cinque in punto. E il secondo giorno, devo ringraziare il cielo per questo, mi capitò un tassista straordinario: non solo mi diede un paio di buone dritte per la cena (che rimanere in albergo non mi è mai piaciuto molto, preferisco girovagare nei dintorni e cercare qualche ristorante locale), ma quando ammisi di conoscere davvero poco di Trieste, e avevo ancora un paio d’ore di luce e un bel tempo primaverile, mi disse che assolutamente dovevo quanto meno salire a San Giusto. La sera prima mi ero goduta Piazza Unità d’Italia illuminata dalle lucine blu incastonate nel suo pavimento e poi avevo passeggiato lungo il porto, fino alla sede della Lega Navale Italiana, però ero rimasta sulla via del mio hotel, senza addentrarmi oltre.
Fermò il taxi nella piazzetta più vicina, aprì il portaoggetti e ne tirò fuori una cartina della città. Mi spiegò quali stradine dovevo percorrere a piedi, per fare prima, sensi unici e scalette pedonali comprese, e in contemporanea tracciava a penna sulla mappa l’intero percorso. Non l’ho mai ringraziato abbastanza per questa gentilezza. Seguendo le sue indicazioni, con una bella camminata in salita raggiunsi la collina che domina tutta la baia e il Castello di San Giusto sulla cima, subito a fianco la Cattedrale di San Giusto Martire, dove mi accostai per una preghiera veloce. Non potevo entrare perché era già chiuso ai visitatori per quel giorno. Lì di fronte ammirai le colonne dei resti del Foro Romano e più in basso il Monumento ai Caduti di Trieste, contornato da altissimi cipressi. Ma soprattutto da una vista mozzafiato sui tetti di Trieste e sul mare che la accarezza, con lo sguardo che riesce a raggiungere persino il lontano Castello di Miramare sulla destra. Ho comperato delle cartoline da un banchetto sulla strada, perché il telefonino dell’epoca ancora non aveva la macchina fotografica. Sono rimasta lassù all’incirca un’oretta, fino al tramonto, a riempirmi l’anima di meraviglia. E poi sono scesa dalla collina, attraversando altre stradine consigliate, verso la pizzeria che mi aveva suggerito il tassista. Quella è stata l’unica volta che in trasferta mi sono sentita un po’ turista in esplorazione.
Nonostante questo mio passato di trasferte lavorative con pernottamento, per cui effettivamente viaggiavo con il mio piccolo trolley come unica compagnia, non sono mai riuscita a organizzare una vera vacanza in solitaria. Posso spostarmi in auto o in treno anche per diverse ore, ma sempre con l’idea di incontrare qualcuno e organizzare qualcosa insieme. La mia amica e scrittrice Sandra Faé invece ha cominciato giovanissima ad avventurarsi da sola in vacanza in primavera, le amiche impegnate altrove, nessun fidanzato all’orizzonte, la voglia di muoversi e riempirsi gli occhi della bellezza delle nostre città, a cominciare dalla meravigliosa Siena! Ci racconta questo suo primo viaggio in solitaria, alla scoperta di se stessa, sulla rivista Confidenze oggi in edicola. Una storia vera che ho raccolto davvero per caso, chiacchierando di scrittura e di mete vacanziere per questa estate così accaldata. 😉
La felicità di viaggiare da sola
Eravamo già sul finire di maggio e stavo cominciando a guardare alcune mete per le ferie estive, che in questi ultimi anni cerco di organizzare in luglio, quando le ore di luce in una giornata sono ancora molte e si può esplorare a lungo il fondale marino, per chi piace lo snorkeling. Stavo quindi chiacchierando online con la mia amica e scrittrice Sandra Faè sulle varie destinazioni, tra la Puglia troppo lontana, le Cinque Terre dove tornerei volentieri, la mia amata Toscana, l’isola d’Elba se non fosse per il tragico traghetto per l’auto, la Sardegna ma solo in aereo e tocca una valigia in stiva unicamente per le pinne, e magari anche Trieste, con il seawatching guidato presso il Castello di Miramare (ecco perché mi è tornato in mente proprio quell’episodio del tassista tour operator! 😉 ) Nei nostri scambi sono sempre presenti anche lettura e scrittura, tra i romanzi belli che accompagnano i weekend estivi, le sue ultime pubblicazioni con le case editrici, qualche concorso letterario interessante, forse un nuovo laboratorio di scrittura, storie vere o racconti di fantasia che si affacciano qui nel mio blog.
Agli inizi di maggio la redazione di Confidenze chiede la collaborazione degli autori fidelizzati per la programmazione delle storie nel mese di agosto. Come tutte le aziende, anche loro devono gestire le assenze per ferie e dunque bisogna organizzarsi per tempo. Tanto per darvi un’idea, questi erano i temi di quest’anno a cui dare priorità per la raccolta delle storie vere per i numeri estivi della rivista:
– storie di amori bollenti e trasgressivi, con un’ambientazione sensuale e un minimo di erotismo, senza naturalmente scadere nella volgarità, perché è comunque una rivista per signore, insomma;
– viaggi che hanno lasciato un segno, che hanno cambiato la vita ai protagonisti o comunque hanno rappresentato una svolta nella loro esistenza, rompendo la quotidianità e le vecchie abitudini;
– la prima volta di un’esperienza importante, non per forza legata al sesso, ma qualcosa di nuovo per i protagonisti, con particolare enfasi delle emozioni e delle sensazioni che hanno provato nell’avvenimento;
– sogni e misteri, come sogni inspiegabili e ricorrenti, dei quali i protagonisti non riescono a capire l’origine, con un risvolto psicologico sulle loro quotidianità, e misteri quali eventi inspiegabili, strane coincidenze, in una dimensione al confine tra realtà e paranormale.
In passato sono stata fortunata, potendo proprio raccogliere e scrivere la storia di un amore estivo ben piccante in Togliti gli occhiali e, quasi in contemporanea, pure la storia di una voce misteriosa, proveniente dall’aldilà, in Lo sai chi sono. Ma delle storie vere in scrittura alla fine della primavera, e non ancora terminate ad oggi, per altro, tra le mie ferie e quelle dei protagonisti, nessuna poteva rientrare in queste categorie. Ne parlo con Sandra, così, come si farebbe di fronte al caffè al bar e lei se ne salta fuori con questa novità: “Se vuoi, ti posso raccontare io di quando sono andata in vacanza per la prima volta da sola, a 24 anni. Una prima volta, ma soprattutto un viaggio che è stato una vera svolta per me…”
Ma davvero viaggiavi da sola? E come hai cominciato?!
La mia curiosità ha preso il sopravvento, le domande erano tantissime, perché io non sono mai riuscita a viaggiare da sola, un po’ mi tenta, un po’ mi spaventa. Però ai miei 24 anni probabilmente in famiglia non me l’avrebbero proprio concesso, nemmeno per lavoro.
Cosa ti ha spinto a viaggiare da sola? Era la meta non condivisa con nessuna amica/parente, e quindi toccava per forza partire in solitaria, o volevi proprio restare da sola? Oppure un modo per conoscere altri in viaggio?
Sandra comincia a raccontare, un po’ rispondendo alle mie domande, un po’ spolverando i ricordi, compreso un bellissimo foulard. “Volevo fare una vacanzina primaverile, ma i tempi erano bui, ancora single, pochi amici. Beh, io ci provo, vado sa sola. Non mi interessava conoscere gente. Solo di una cosa però ero sicura, al destinazione. Doveva essere Siena!”
Siena! Oddio, ma è pure una delle mie città preferite! Ci sono stata due volte, per le ferie estive, prima durante il giro della Toscana in moto e poi avevamo proprio affittato una cascina nella campagna fuori le mura. Quanto bella è Siena! Ci tornerei anche domani, se non fosse che ultimamente il richiamo del mare è più forte del profumo dei Ricciarelli!
Abbiamo continuato così, con Sandra che un po’ mi scriveva via mail, un po’ in chat, e alla fine la storia vera si era praticamente già scritta! Con qualche correzione cronologica, un divertente episodio di abbordaggio (ah, niente spoiler! 😀 ) e un paio di foto davvero sorprendenti, la trovate in edicola.
Se volete seguire Sandra nei suoi viaggi e nei suoi romanzi futuri, la trovate nel suo blog I libri di Sandra e nel suo profilo Instagram @sandrafae11 dove la trovate spesso in compagnia del suo fedele Orso-marito Emanuele. 🙂
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A Siena con me stessa in edicola
e in digitale sulla nuova app Confidenze
“Avevo dimenticato questi colori, come pure la morbidezza di questo foulard. Mi sono decisa a scombinare l’armadio per il consueto cambio di stagione, consapevole che i capi mai indossati negli ultimi tre anni possono essere pure donati e lasciare spazio a nuove idee. Mentre sono qui che scelgo cosa tenere e cosa lasciare, ecco comparire un vecchio foulard di seta, con il simbolo della Contrada della Torre. I ricordi, istantanee della mia giovinezza, si susseguono veloci. Il mio primo viaggio da sola tra i vicoli di Siena è stato un’avventura indimenticabile, alla scoperta della mia indipendenza.
Era la primavera del 1993, avevo appena 24 anni e il forte desiderio di trascorrere una settimana di vacanza da qualche parte in Italia. Ero single e nessuna delle mie amiche era disponibile ad accompagnarmi in quel periodo, così alla fine presi coraggio e decisi di andare da sola. Un’epoca che ora mi sembra preistorica, senza un telefono cellulare per restare connessi con il mondo e con l’albergo prenotato inviando una caparra con vaglia postale…”
La storia vera continua sul numero 35 di Confidenze in edicola questa settimana, da oggi martedì 27 agosto.
Se passate qui sul blog dopo la lettura, fatemi sapere che ne pensate. E magari raccontateci delle vostre avventure in viaggio da soli.
Per i lettori più tecnologici, c’è anche la nuova app Confidenze, disponibile sia per Android (cliccate qui: Google Play Confidenze) sia per Apple (cliccate qui: App Store Confidenze). Se siete già abbonati, potrete leggere la vostra rivista anche su tablet e smartphone. Se non siete abbonati, potete acquistare anche un singolo numero, abbonarvi per soli tre mesi o per l’intero anno e leggere Confidenze ovunque, anche con l’edicola chiusa. 🙂
Comments (7)
Sandra
Ago 27, 2024 at 2:03 PM ReplyCi sono tante emozioni nella lettura di questo bellissimo post!
Emozioni che non credevo potessero essere tanto intense, la storia oggi di dominio pubblico la conoscevo, ovvio, l’ho vissuta, e ho supervisionato il testo con te, ma… beh una rivista a tiratura così alta è un’altra faccenda e il tuo post chiude il cerchio sottolineando anche come le Confidenze tra amiche siano proprio quelle che ci facciamo noi quasi ogni giorno da tanti anni.
Che storia la vita! Che storia le relazioni!
Venendo a te, mamma mia, no, che i viaggi di lavoro non sono svaghi, proprio per niente, tanto che una ditta che mi fece una proposta anni fai (che rifiutai per poi pentirmene amen) evidenziò come le trasferte alla casa madre in Danimarca fossero un incentivo ma per me sarebbero state solo fonte di stress.
Grazie ancora per questa avventura condivisa, è stata magnifica e oggi giunge a compimento con tutta la mia gratitudine.
Barbara Businaro
Ago 27, 2024 at 4:09 PM ReplyTra tutte le storie vere che ho scritto finora, questa è stata quella più casuale in assoluto, e che si è scritta da sola, in pratica. 🙂
Nata proprio da “Confidenze tra amiche” (fino a pochi anni fa, questo era il titolo completo stampato sulla rivista, ed è rimasto infatti nel loro profilo Instagram @confidenzetraamiche), come fossimo state davanti al caffè al bar, parlando delle nostre giornate, tra alti e bassi, inciampi e vittorie. Per me è stato bellissimo perché mi ho rivisto Siena ma con i tuoi occhi, e ho voglia di tornarci di nuovo.
Eh, la Danimarca è bella distante, sarebbe stato sì parecchio stressante. Oggi è tutto più semplice (nonostante ancora non abbiamo debellato i ritardi ferroviari ed aerei), ti basta un’app per tutto. Ma all’epoca era una vera odissea mettersi in viaggio.
Grazie a te, come sempre. ❤
Giulia Mancini
Ago 27, 2024 at 7:11 PM ReplyHo comprato Confidenze on line (come al solito, sistema che trovo molto comodo) la storia del viaggio di Sandra è davvero stimolante, non è da tutti partire per una vacanza da sole a 24 anni. Brava Sandra, ottima prova di indipendenza. Io ho fatto un paio di viaggi da sola dopo il divorzio, è un modo per imparare a stare a proprio agio con se stesse.
Sandra
Ago 27, 2024 at 8:09 PM ReplyGrazie Giulia per avermi letta! Potresti scrivere un post nel blog sulle tue vacanze da sola, tutto sommato la motivazione che spinge a partire da soli è quasi sempre quella di non trovare accompagnatori adeguati, l’alternativa diventa stare a casa e allora si parte. Idem per altre situazioni tipo che io ho avuto l’abbonamento a teatro per diverse stagioni da sola. Perché sì, sono stata molto sola da 20 ai 30 anni e questo mi ha spronata.
Barbara Businaro
Ago 27, 2024 at 11:39 PM ReplyLeggere la rivista dall’app è decisamente molto comodo, se non ti interessa la copia cartacea da ricordo o da scambiare in famiglia. La scarichi con un click, si paga direttamente con Google Play (almeno così ho fatto io, per avere anche la copia digitale dove con la mia storia vera, due settimane fa). Puoi anche ingrandire il testo e le foto, e pure salvare qualche pagina in formato pdf, da tenere da parte, magari qualche appunto per i viaggi o le ricette da provare.
Sandra, sia per l’età ma soprattutto per l’epoca, è stata una pioniera! 🙂
Viaggiare da sole dopo un divorzio penso sia una bella rinascita. Riprendersi i propri spazi, anche mentali, specie se la separazione non è stata serena. Ho un’altra amica ha iniziato a muoversi da sola quasi tutti i weekend, forse anche per non rimanere troppo nella stessa casa del matrimonio, finché non è andata poi venduta e lei si è trasferita. E appena trasferita, altra novità: una cagnolina, che appena arrivata sembrava avere batterie infinite, non stava ferma un attimo.
Però io resto a favore del gatto. Non per niente ho scritto quel raccontino per San Valentino: A che ti serve un uomo se puoi avere un gatto? 😛
Darius Tred
Ago 29, 2024 at 10:59 PM Reply“– sogni e misteri, come sogni inspiegabili e ricorrenti, dei quali i protagonisti non riescono a capire l’origine, con un risvolto psicologico sulle loro quotidianità, e misteri quali eventi inspiegabili, strane coincidenze, in una dimensione al confine tra realtà e paranormale.”
Quindi si possono fornire anche storie di questo tipo ??
Chiedo per un amico… 🙂
Barbara Businaro
Ago 30, 2024 at 12:17 PM ReplySi e no. Perché se intendi le storie presunte di quel tuo amico là psicologo, forse psichiatra, sicuramente strizzacervelli con la passione-perversione dell’ipnosi regressiva, non ne sono molto molto sicura. Per darti un esempio, l’ultima storia vera di questa categoria è stata anche pubblicata sul sito della rivista: Chi ci separerà, Storia vera di Miriam G. raccolta da Alessandra Mazzara.
Una tapparella che si alza da sola, mossa da una mano invisibile. Ma si resta comunque nell’ambito degli affetti famigliari, non ci sono percorsi storici, misteri internazionali, riferimenti biblici, sconosciute presenze soprannaturali, magari pure aliene, e chissà che altro.
Tranquillizza il tuo amico… 😛