Sfido me stessa per rinascere
In edicola su Confidenze
Ci sono momenti nella vita in cui ci rendiamo perfettamente conto di essere a un punto di svolta, un cambiamento importante della nostra esistenza, tanto nel bene quanto purtroppo nel male: il conseguimento della maturità o della laurea, il nostro primo lavoro o un nuovo incarico, un trasloco in una nuova casa o in un’altra città, la convivenza o il matrimonio, la nascita di un figlio, come pure il licenziamento, un lutto stretto in famiglia, magari un genitore o un fratello, una malattia grave che mette a rischio la nostra stessa vita. Ci sei dentro, raggiante o distrutto a seconda dell’occasione, ma comunque sai che quel momento è uno spartiacque rispetto al tuo prossimo futuro.
E poi ci sono altri momenti, apparentemente normali, dove un evento casuale o una nostra scelta ordinaria innescano in realtà una serie di conseguenze particolari da diventare, col senno di poi, l’inizio di una vera rivoluzione, senza che nemmeno ce ne accorgiamo. Comincia tutto da un sassolino da Dio, come lo chiamo io, qualcosa che risuona nella nostra mente come un segnale: quel sassolino corre giù per la collina, acquista velocità e aumenta la massa lungo la corsa, perché vi si aggiungono pure altri sassolini, fino a diventare una valanga di rinnovamento, potente e inattesa. Senza sapere nemmeno come, ti ritrovi già a galoppare in una direzione sconosciuta.
Per diversi anni mi sono focalizzata sulle mie condizioni di salute, su quel momento preciso che ha cambiato per sempre il mio destino, senza notare che un primo sassolino da Dio mi aveva indirizzato verso un nuovo sentiero. Nel mio caso, quel sassolino aveva la forma di un libro.
Ho sempre creduto nel potere della lettura, anche solo come distrazione dalle nostre preoccupazioni quotidiane, una boccata di aria fresca per le nostre anime affannate. Ed ero proprio alla ricerca di libri che mi portassero via dal presente quando la mia amica Silvia, professoressa di Storia, mi prestò il romanzo Outlander-La straniera di Diana Gabaldon, le intricate vicende di un’infermiera della Seconda Guerra Mondiale che, attraversando un cerchio di pietre magico, si ritrova catapultata indietro nel tempo, nell’antica Scozia degli Highlander, nel bel mezzo di un combattimento. Proprio duecento anni indietro dalla sua consueta esistenza, costretta ad un matrimonio combinato, troverà invece l’amore della sua vita.
Benissimo il lato fantasy, e ancora meglio per il romance, ma i romanzi storici io non riesco proprio a leggerli, perché mi ricordano quanto siamo minuscoli in confronto alle vite passate e quanto poco di noi rimarrà alla fine. Ma Silvia era alquanto risoluta nelle sue intenzioni, “Ti piacerà” disse solamente, e decisi che in fondo non avevo niente da perdere. Anche perché se un libro attraversa la mia strada c’è sempre un buon motivo. E infatti quel romanzo mi trascinò in un altro mondo, attraversai quel cerchio di pietre e segui la protagonista nelle sue intricate vicende, ma soprattutto mi ritrovai in una terra, la Scozia, che non sentivo affatto così sconosciuta.
Sempre Silvia mi aveva informato dell’esistenza di una serie televisiva tratta dal romanzo, appena doppiata anche in italiano per un canale a pagamento. Qui si aggiunge un secondo sassolino da Dio. Non sono molto portata per le serie televisive, in genere preferisco vedere un film fatto e finito, non ho molta pazienza per seguire diversi episodi per chissà quante stagioni. Però il romanzo di Diana Gabaldon è troppo complesso per ridurlo in un’unica pellicola. Soprattutto la storia, avevo appena scoperto, continuava con un lungo elenco di altri libri già pubblicati, e la saga ancora non era finita, la scrittrice stava (e sta ancora oggi) scrivendo. Così, mentre stavo ancora leggendo il primo romanzo, mi trovai a curiosare sulla prima stagione di Outlander prodotta dall’americana Starz ed è tra gli attori che trovai quel magico sassolino: Graham McTavish, che qui interpretava il personaggio di Dougal MacKenzie, era nientepopodimenoché il nano Dwalin nella trilogia Lo Hobbit di Peter Jackson. Per me era un segno inequivocabile: la Terra di Mezzo mi stava indicando un’altra terra da esplorare!
Dopo essermi gustata la prima stagione di Outlander, mi sono iscritta a un gruppo Facebook che raccoglieva i fan italiani della serie, per rimanere aggiornata sulle date di uscita degli episodi successivi. La platea per la verità è per lo più femminile, sia perché in effetti Diana Gabaldon ha scritto una bellissima storia d’amore dal punto di vista di una donna, sia perché è difficile rimanere indifferenti al fascino dell’attore principale, lo scozzese Sam Heughan, scelto dalla scrittrice in persona. Proprio all’interno di questo gruppo, trovo un altro sassolino da Dio: per caso leggo del progetto My Peak Challenge di Sam Heughan, una comunità focalizzata sul benessere fisico delle persone, in ogni aspetto, con l’idea che si può aiutare sé stessi mentre si sta aiutando gli altri, spronandoli a una vita attiva e raccogliendo intanto fondi per la ricerca sulla leucemia e i tumori del sangue. Le persone che ne scrivevano, le prime iscritte, erano entusiaste: il proposito era di raggiungere il proprio “peak”, il picco dello sforzo durante gli allenamenti, spostando sempre più in là il limite.
Devo ammettere che lì per lì non mi convinceva molto: sfidare i miei limiti fisici per sentirmi meglio?! Ma rischio solo di farmi male!
Eppure anche questo risuonava come un forte richiamo, poteva essere un altro sassolino per me. Forse proprio quello che stavo cercando.
Chi mi segue in questo blog probabilmente ha già sentito questa parte della storia, della mia fortunata lettura del romanzo Outlander, della mia passione per la Scozia grazie alle inquadrature panoramiche della serie televisiva, della casualità di scoprire My Peak Challenge da un commento su Facebook, in un gruppo dove mi ero iscritta in un momento di distrazione, dell’incontro con Diana Gabaldon al Livre Paris che mi ha regalato parecchia energia sul fronte della scrittura. Anche quell’esperienza straordinaria a Parigi la annovero tra le mie challenge personali, la vecchia me non sarebbe mai partita, avrebbe trovato mille scuse e impedimenti per non uscire nemmeno di casa!
Quel che però non ho mai raccontato è come stavo io prima di tutto questo. Perché la lunghezza di un viaggio la puoi misurare solo se conosci il luogo di partenza, non solo quello di arrivo.
In quel periodo non stavo molto bene, soprattutto con me stessa. Per certi versi assomigliavo a Jim Carey all’inizio del film Yes Man (ispirato per altro da una storia vera!), quando una visione negativa lo porta a rifiutare tutto e tutti, nascondendosi persino agli amici più cari. Solo quando si convince, ad un convegno dell’autostima, ad accettare qualsiasi proposta gli arrivi dall’Universo, che sia sul lavoro o sulla bacheca degli annunci poco importa, ecco che il suo mondo cambia in meglio.
Nella vita bisogna davvero imparare a lasciarsi andare alle sfide, a dire “Sì, ci provo.” E se ho scritto questa storia vera, pubblicata oggi su Confidenze, in fondo è proprio per questo: “Vuoi scrivere la tua storia e tentare di aiutare qualcuno con la tua testimonianza?”
Sì, ci provo. 🙂
Sfido me stessa alla scrittura autobiografica
Ebbene sì, ci sono riuscita e quella di oggi è per me una data importante, quasi un’altra svolta nel mio percorso personale. Dopo due anni di tentennamenti, incertezze sull’utilità, dubbi sulle differenti stesure, finalmente ho completato la mia storia vera. E quando dico “mia” intendo proprio che parla di me, in prima persona. Una storia vera autobiografica, dalla prima all’ultima virgola. Ed è stato difficilissimo.
La proposta alla redazione della rivista Confidenze risale addirittura alla fine di maggio 2022, ho dovuto scorrere indietro le email per rintracciarla, non credevo fosse trascorso così tanto tempo. Ero appena rientrata dal mio viaggio a Edimburgo per l’evento di My Peak Challenge (che vi ho raccontato qui: Finalmente la Scozia. The MPC Gala 2022) e l’entusiasmo di quell’avventura con le mie sorelle peakers mi aveva lasciato la sensazione di doverlo condividere anche fuori del nostro gruppo, testimoniare le emozioni e il sostegno che quest’esperienza continua a regalarci. Forse stavolta potevo essere io quel piccolo sassolino da Dio in aiuto verso qualche altra persona alla ricerca di un nuovo sentiero.
Non sapevo se una storia vera di questo genere potesse interessare, essere nei temi della rivista. Ma dopo 9 anni che partecipo al programma My Peak Challenge, 16 paia di pantaloni dismessi perché diventati larghi, quasi dieci chili convertiti in muscoli ma soprattutto il sorriso e l’energia ritrovati, posso dire che mi ha cambiato la vita, in un momento in cui non stavo benissimo. Probabilmente non avrei nemmeno inviato la mia prima storia a Confidenze (inviata a ConfyLab nel giugno 2019 e pubblicata poi l’anno seguente: Scrivere una storia vera per Confidenze. L’ultimo sorriso in edicola) se non avessi avuto il loro gruppo a motivarmi. Più che gli allenamenti e la dieta bilanciata che ci forniscono con l’iscrizione, il cui ricavato va in beneficienza, è proprio lo spirito della community quello che mi ha aiutato maggiormente.
Poteva rientrare nella categoria delle “esperienze personali fuori dall’ordinario”, per me lo è stato, come lo è tuttora. Ma ero certo sarebbe stata una faticaccia mentale scriverne, soprattutto cominciando dal vero inizio, e mi serviva avere la conferma dalla redazione.
L’idea fu subito apprezzata con pari entusiasmo dalla redazione, lasciandomi la possibilità di inserire pure delle mie foto a corredo. Così avevo cominciato a scrivere la bozza nel giro di pochi giorni. Ho tratteggiato la struttura del racconto, seguendo il mio percorso lungo gli anni e i punti essenziali che volevo includere nella storia. E poi mi sono bloccata alla prima frase.
Nel frattempo era sopraggiunta un’estate torrida, che mi toglieva la volontà di scrivere, non solo la mia storia vera, ma qualsiasi altro testo creativo, anche qui sul blog. Avevo rimandato a settembre, senza tenere conto che in autunno avevo altri appuntamenti con la mia scrittura, come La storia di Liam e Caitlyn, la serie dedicata ad Halloween. Poi mi sono ritrovata con alcune questioni da risolvere sul posto di lavoro, e quando la mia mente è affannata su tali “quisquilie e pinzillacchere” non scrive manco una virgola. Subito dopo ho dovuto prendere un’occasione e sono tornata a studiare per due concorsi pubblici, uno dei quali l’ho anche vinto. E questo, in una corsa a perdifiato, mi ha portato a cambiare sede e ufficio, impegnandomi nei mesi successivi per acquisire le competenze della nuova mansione. Sembrava non arrivare più il momento.
In verità nel frattempo sono riuscita a completare e inviare altre storie vere, a gestire i contatti e le bozze con altre protagoniste. Semplicemente avevo perso lo sprint per raccontare la mia esperienza, ci avevo provato di tanto in tanto, senza aggiungere nemmeno una sillaba.
Avevo già scritto di getto alcuni paragrafi, ma la domanda che mi aveva bloccato era da un’altra parte: da dove cominciare esattamente questa storia vera? Perché io oggi non sono proprio più quella persona di dieci anni fa, se non addirittura quindici anni indietro, quando tutto era iniziato davvero, quando mi ero ritrovata a percorrere, mio malgrado, un tunnel alquanto tenebroso. Dovevo aprire il cassetto dei ricordi e cercare là in mezzo un punto preciso.
L’ispirazione mi è tornata lo scorso maggio, quando ho toccato nuovamente la terra di Scozia e ho riabbracciato le mie tante sorelle peakers! Vi ho raccontato qui le mie nuove, folli avventure a Edimburgo, con tanto di lancio del tronco in stile Highland Games: Tutti al Murrayfield Stadium! The MPC Gala 2024
Quando sono rientrata a casa, ho sfruttato tutta quell’energia meravigliosa e mi sono buttata a capofitto a scrivere.
Due anni dopo da quella proposta iniziale ne è uscita, a detta della redazione della rivista quando ha letto il racconto, una testimonianza intensa e articolata, una storia molto ricca e piena di tanti temi, anche se quello della rinascita per mezzo di My Peak Challenge, delle sfide accettate verso me stessa e dei miei limiti sbaragliati, resta comunque il principale.
Non ho detto sì proprio a tutto, però spesso ho resistito alla tentazione di dire no. Una brutta abitudine che si può perdere! 😉
Sfido me stessa per rinascere in edicola
e in digitale sulla nuova app Confidenze
“Quando tocchi il fondo, puoi solo risalire. Questo mi ripetevo, mentre cercavo con fatica un modo per ricostruire me stessa. Il mio precipizio era cominciato con una visita medica specialistica. Qualcosa non andava nel mio corpo, anche se in apparenza tutto era normale, senza sintomi o malesseri. Dopo varie analisi ed esami invasivi, mi ritrovai su una poltrona scomoda, davanti la pregiata scrivania di una dottoressa arcigna. L’avevo scelta sperando nella solidarietà femminile, visto il momento drammatico, ma fu un errore. Mi liquidò in cinque minuti con una sola frase, lasciando le mie speranze appese a una percentuale risicata. Non rischiavo di morire, ma tutti i miei progetti erano compromessi. Lì iniziò un lungo tunnel, il periodo più buio della mia storia. Ricordo molto bene quegli anni passati tra gli ospedali, quei viaggi della speranza così faticosi, quelle cure continue, dolorose e costose…
Ho pianto tutte le lacrime della mia esistenza. Come fai a sostituire una vita che ti viene strappata all’improvviso? Di che cos’altro riempi il tuo futuro se quello che immaginavi, che ti avevano promesso, fin da bambina, non è proprio realizzabile?”
La storia vera continua sul numero 32 di Confidenze in edicola questa settimana, da oggi martedì 6 agosto. Quello con in copertina un’altra Barbara pazzesca, la mitica Barbara Bouchet, un esempio per tutte noi. L’età, dice, è quella che ti senti!
Se passate qui sul blog dopo la lettura, fatemi sapere che ne pensate. Sono in trepida attesa, in compagnia della mia ansia. 😛
Per i lettori più tecnologici, c’è anche la nuova app Confidenze, disponibile sia per Android (cliccate qui: Google Play Confidenze) sia per Apple (cliccate qui: App Store Confidenze). Se siete già abbonati, potrete leggere la vostra rivista anche su tablet e smartphone. Se non siete abbonati, potete acquistare anche un singolo numero, abbonarvi per soli tre mesi o per l’intero anno e leggere Confidenze ovunque, anche con l’edicola chiusa. 🙂
Comments (10)
IlVecchio
Ago 06, 2024 at 9:21 AM ReplyComplimenti! Sono a dir poco orgoglioso, perché in questi anni io ero presente. Seduto sulla mia comoda panchina a leggerti osservavo, ascoltavo o leggevo le tue fatiche. Sono questi un testimone diretto di questo straordinario percorso.
Saluti anche dal signor Alfonso, il mio edicolante di quartiere, che resiste al caldo e alla pensione. Aveva già la rivista aperta sulla tua storia. Ha puntato la tua foto col dito, ha detto “L’è na bella tusa…” e mi ha guardato con sospetto. : -D
Barbara Businaro
Ago 07, 2024 at 3:57 PM ReplyGrazie, grazie, grazie! Mi fai quasi arrossire!
Contraccambio i saluti al signor Alfonso, però sono alquanto preoccupata per la sua vista… Ma avrà guardato la foto giusta?! 😀 😀 😀
Giulia Mancini
Ago 06, 2024 at 2:25 PM ReplyLetto il tuo racconto autobiografico e complimenti perché non è facile mettersi a nudo sulle pagine di una rivista. Conoscevo già la tua storia di peacker attraverso questo blog, ma anche la parte iniziale la conoscevo attraverso il blog, anche se mai esplicitata completamente, tuttavia l’ho intuita attraverso i tuoi post e i commenti sui post altrui compreso il mio.
Brava Barbara e buona estate
Barbara Businaro
Ago 07, 2024 at 3:58 PM ReplyGrazie Giulia! Se non sbaglio, noi ci seguiamo fin da quando ho aperto questo mio blog, e sono quasi 9 anni. E sì, ogni tanto mi scappa di scrivere qualche commento anche su quel brutto periodo (che poi quando alle visite mediche di controllo mi chiedono l’anamnesi mi perdo proprio con le date, come se fosse rimosso dalla mente o totalmente confuso nella nebbia). Anche in questa storia vera non è stato tutto esplicitato, e del resto la rivista preferisce focalizzare la storia sulle emozioni, non sui termini scientifici. 🙂
Buona estate anche a te, sperando che il caldo si smorzi un pochino per lasciarci respirare.
Grazia Gironella
Ago 06, 2024 at 4:59 PM ReplyComplimenti davvero, Barbara. I sassolini arrivano, ma è importante allenarsi a riconoscerli e accettare le sfide. Mica tutte! Ma selezionarle bene prima di dire “no”, e domandarsi se in qualche angolo nascosto c’è una vocina che dice “non è possibile!”. Perché quella è spesso la vocina del Grande Mentitore, che possiamo valutare ed eventualmente congedare con un “grazie del contributo, faccio di testa mia”. Da quando ho cambiato il mio modo di vivere la scrittura, che prima mi faceva da tappo, le possibilità e i cambiamenti impossibili si sono moltiplicati. Seguo il filo anch’io. 🙂
Barbara Businaro
Ago 07, 2024 at 4:00 PM ReplyIl Grande Mentitore io ce l’avevo in famiglia, che la nostra mente non nasce per dirci sempre di “no” o mostrarci solo i pericoli di un’eventuale decisione. Perciò sì, bisogna distaccarsi da quella vocina, reale o immaginaria che sia, e allenarsi a riconoscere i sassolini buoni – e si intende buoni per noi – dalle pietruzze scintillanti ma di poco valore. Da quando scrivo, i miei “no” vanno verso tutte quelle opportunità che in realtà tendono a togliermi tempo libero (e quindi pure tempo per scrivere) senza darmi niente in cambio. Sto anche cercando di riscoprire, allenamenti di corsa sul tapis roulant a parte, il piacere di una vita rallentata. 😉
paola sposito
Ago 07, 2024 at 3:09 PM ReplyCiao Barbara. Ho appena ultimato la lettura della tua storia. Che dire? Intanto che hai compiuto una impresa importante già solo raccontando un percorso intimo doloroso e devastante, (io ti comprendo perfettamente) che ha contrassegnato tanti anni della tua vita. E poi ci hai comunicato che la rinascita dalle speranze a lungo anelate e in un attimo svanite, dalle delusioni che si accumulano può venire anche dallo sport specialmente quando questo è condivisione e ricerca del bene proprio ma anche degli altri. Complimenti e non mollare mai!
Barbara Businaro
Ago 07, 2024 at 4:11 PM ReplyGrazie Paola di avermi letto, pure così in fretta, mi hai dedicato del tempo prezioso. 🙂
Questa storia vera mi sta regalando più emozioni di quel che pensavo, molte donne, ahimè troppe, comprendono quel percorso. Ma è proprio a loro che voglio testimoniare una rinascita. Si può trovare nello sport, o nella scrittura (in effetti ho ricominciato a scrivere prima per terapia, per sforzarmi di pensare ad altro), o in qualsiasi altra attività che ci faccia stare bene. E soprattutto, non è mai troppo tardi. Dentro My Peak Challenge abbiamo pure un gruppo Silver Peakers, che chi si allena sfoggiando orgogliosamente i suoi capelli grigi. 😉
Sandra
Ago 14, 2024 at 5:16 PM ReplyIl mio numero mi aspetta a casa, o meglio in edicola dove l’ho prenotato, ma questo post è una sorta di dietro le quinte che dà un immenso valore aggiunto alla lettura. Sai benissimo quanto ti stimi e ti sia affezionata, ma lo ribadisco volentieri. Grandeeeee!
Barbara Businaro
Ago 18, 2024 at 10:20 PM ReplyGrazie Sandra! Sia per aver prenotato il numero che per le parole di stima. ❤️❤️❤️
Oramai sarai di ritorno dalle tue ferie, perciò manca poco che tu legga la storia per intero.