Morte di un antiquario - Paolo Regina

Morte di un antiquario
di Paolo Regina

“Era difficile per lui rassegnarsi a quella terra di pianura, brumosa e monotona d’inverno, umida e malsana d’estate, che aveva ormai quasi dimenticato gli alberi e i frutteti a favore di precarie colture erbacee. Un paesaggio, per molti mesi all’anno, triste e senza sorprese.
Com’era diverso dalla sua Puglia, dove l’azzurro del mare, gli ulivi, i bianchi muretti a secco e il rosso della terra rallegravano gli occhi e il cuore.
Un altro mondo.”
Morte di un antiquario, Paolo Regina

 

Rieccomi finalmente a parlarvi di libri. In questo caso, di una bellissima lettura che ha accompagnato le mie ferie di luglio, tra le splendide acque blu dell’Argentario. Tra escursioni e nuotate, in un territorio dove manca sovente la connessione mobile e, ahimè, anche un’edicola aperta (ne ho scritto proprio qui: Le edicole stanno scomparendo), avevo sempre un libro nello zaino per cogliere i momenti di relax, cullata dai profumi della macchia mediterranea alle mie spalle e dallo sciabordio lento del mare sugli scogli. La mia mente però indaffarata a svelare misteri e inseguire le tracce dell’assassino. Perché ho deciso di darmi al giallo quest’estate, e in particolare al giallo solo italiano, lasciando da parte addirittura zia Agatha Christie, pensate un po’!

Da qualche anno, probabilmente proprio da quando è nato questo blog, mi sto impegnando a scegliere con cura i libri da portare in vacanza con me, ma anche quelli che poi mi attendono al rientro, con l’ancora più difficile compito di prolungare il benefico effetto della pausa e di smorzare il trauma del ritorno in ufficio. All’inizio la mia lista è solo mentale e in genere tende ad inserire titoli differenti per genere letterario e impegno richiesto: di solito un romance, un giallo e/o thriller, un fantasy e/o fantascienza, un classico e/o un saggio. Qualcuno ha elaborato un vero e proprio metodo per questa scelta, prendendo i migliori da quattro categorie: libri che hai sempre voluto leggere; libri da leggere per divertimento; libri completamente differenti dai tuoi gusti; grandi libri da rileggere. Potete approfondire l’argomento a questo mio post: Come si scelgono i libri estivi?

Stavolta però non avevo voglia di rischiare come lo scorso anno, che mi sono ritrovata a combattere con le pagine siberiane di Guerra e pace di Lev Tolstoj durante un’estate calda e afosa, senza respiro, pur io amando alla follia il mio caro Tolstoj. Già da maggio per le mie letture ho privilegiato romanzi leggeri, qualcuno direbbe un po’ disprezzandola, ma a torto, narrativa di consumo, però qualche volta c’è bisogno assoluto di rilassare la materia grigia con qualche sana risata. E alla fine, volendo immergermi nelle stesse atmosfere delle vacanze scolastiche, quando divoravo fette biscottate con la marmellata e indagini di Hercule Poirot, ho scelto esclusivamente romanzi gialli, indagini investigative di diverso profilo e nazionalità. All’ultimo momento però è arrivato un titolo a scalzare la lista.

Morte di un antiquario di Paolo Regina è stato una notevole scoperta, che sta già proseguendo con il secondo romanzo dello stesso autore. In genere leggo pochi scrittori italiani, forse perché sento il bisogno di viaggiare anche tra le pagine, uscire dal mio paese ed esplorare, seppure solo attraverso le parole, paesaggi sconosciuti e culture differenti. Ma questo romanzo mi ha proprio bussato alla porta, uno di quei libri che ti vengono a cercare, ti scelgono loro come proprio lettore e sono sempre delle straordinarie avventure. Me ne è giunta infatti voce tramite un’amica, sentita casualmente al telefono prima delle mie vacanze. Lei non è proprio appassionata di gialli, motivo per cui, se le è piaciuto così tanto da parlarmene con entusiasmo, questo libro doveva proprio essere scritto bene. Mi ha incuriosita, ma a farmi decidere per la lettura sono stati altri due fattori: la storia si snoda nella città di Ferrara, a pochi passi dalla mia Padova; il protagonista è un comandante della Guardia di Finanza, una bella novità, dopo che ci hanno a lungo ammorbato con commissari, ispettori, investigatori, baristi e anziane signore. 😉

Forse anche un terzo fattore ha influito nella mia scelta, dopotutto: una recensione negativa, ma che citava come debolezza una caratteristica per me di qualità, quella che in realtà sento come un tocco in più al romanzo.
Il più grande neo resta una piccola vena rosa, stucchevole, stereotipata, degna di un Harmony di terz’ordine. Ricalca cliché visti e rivisti. Inutile, oltre che del tutto fuori schema rispetto al carattere del protagonista. Lei e lui, persone adulte, preda di sentimenti vissuti come adolescenti.
Sta parlando di me?! Ah no, del romanzo… Ottimo, allora lo devo leggere proprio! 😀
Basta con queste distinzioni nette, dove una storia d’amore dev’essere solo cuori e fiori, mentre un’indagine investigativa deve nascondere le emozioni dei personaggi o incasellarle in asettici indizi. Nel mondo reale, le cronache dei nostri giorni non sono tutte gialle o tutte rosa o tutte nere! Se poi pensiamo alla bravura di Agatha Christie, scrittrice di romanzi rosa, a firma di Mary Westmacott, prima che la miglior giallista al mondo, questa è dovuta proprio a saper dosare bene tutti i colori dell’esistenza anche in un eccezionale poliziesco.

Infine mi sono ricordata che lo scrittore Paolo Domenico Regina fa parte di quel collettivo di autori del progetto “Formazione alla Amatriciana” per raccogliere idee e fondi per ricostruire i luoghi del Centro Italia colpiti dal sisma nell’estate del 2016. All’epoca era Segretario Generale di Confcommercio Cremona e partecipò all’iniziativa con un suo contributo, dal titolo “Identità e memoria per rinascere e “mantenersiforte”, all’interno del libro ManteniamociForte, anche questo volume capitato per caso tra le mie mani. L’avevo un po’ vissuto quel terremoto, ero in villeggiatura solo a 70 chilometri in linea d’aria da Amatrice. Del progetto ve ne avevo raccontato in questo mio articolo: ManteniamociForte, un libro per ricostruire la biblioteca di Amatrice
Insomma, niente accade mai per caso, soprattutto con i libri.

Nello zaino alla fine avevo Il gioco delle tre carte di Marco Malvaldi, della serie I delitti del BarLume, questo Morte di un antiquario di Paolo Regina e Il seggio vacante di J.K.Rowling, ancora in attesa. Cosa ha vinto su tutto? L’assoluta necessità di rilassarmi nella lettura e, una volta sul posto, l’ambientazione dei romanzi italiani: sia Marco Malvaldi che Paolo Regina raccontano l’estate torrida in due punti diversi della nostra penisola, uno nella costa toscana, l’altro nella pianura padana. E credetemi, questo capitano De Nittis della Guardia di Finanza mi ha fatto apprezzare persino l’afa immobile di agosto!

Ma poi ve l’ho detto che quand’ero giovanissima, prima di scoprire il meraviglioso mondo dell’Informatica, volevo proprio diventare un finanziere?! 😀

Comando della Guardia di Finanza a Ferrara
Sede del Comando della Guardia di Finanza di Ferrara


Morte di un antiquario
tra verifiche fiscali e opere d’arte trafugate

Cominciava a conoscere quell’inquietante obliquità, quel paesone abbracciato da mure antiche, solide, che attutivano i rumori all’esterno, ma nello stesso tempo ne amplificavano i sussurri all’interno. Mura reali e immaginarie che dividevano le persone al di qua e al di là della “ferraresità”, che le intrappolavano in una prigione inviolabile. Mura spartiacque che univano ed escludevano, come un marchio indelebile di cui si doveva prendere atto, ma al quale non ci si rassegnava mai fino in fondo.
Sembrava che ci fosse sempre una doppia chiave di lettura in quella città. Dietro un saluto o un sorriso spesso si nascondeva qualcosa di non detto, vecchi rapporti, antichi rancori, invidie, paure. L’apparenza, da salvaguardare a ogni costo, era lo strato superficiale di relazioni ben più complesse.
Morte di un antiquario, Paolo Regina

Gaetano De Nittis è un giovane e brillante capitano della Guardia di Finanza, il corpo militare più odiato d’Italia per la sua attività di verifica finanziaria. Di origini pugliesi, per l’esattezza di Bisceglie, da poco è stato trasferito al Comando di Ferrara, ma fatica ad abituarsi al clima afoso, al paesaggio monotono della pianura, alla silenziosità della cittadina e alla cucina estense, soprattutto odia i cappellacci. Nel poco tempo libero che il lavoro gli lascia si dedica alla sua vera passione, la sua chitarra e lo stile blues, primo su tutti l’inarrivabile B.B.King. Nessuna donna al suo fianco, le ama tutte e le ama troppo, complice il fascino della divisa. Ma gli rimangono solo storie passeggere, non resistono al suo interesse e alla “sindrome della botola”.

De Nittis aveva trentaquattro anni. Non era sposato. Neanche fidanzato. “Non ne ho mai avuto il tempo. O l’opportunità” rispondeva a chi glielo chiedesse. In realtà non riusciva a gestire l’idea di un rapporto serio, duraturo.
Era profondamente attratto dall’altro sesso, e il problema era proprio quello: adorava le donne in generale, ma non riusciva ad amarne una in particolare. Era come se ogni ragazza fosse una cassaforte o un rebus di cui cercare la combinazione, la chiave. Ognuna un mistero a sé stante che doveva essere svelato. Ma, una volta trovata la soluzione, subentrava la noia e bisognava passare all’enigma successivo. La chiamava “sindrome della botola”: dopo essere uscito qualche settimana con una donna, non resisteva alla tentazione di liberarsene, di sollevare la botola a tradimento e far precipitare la malcapitata al centro della terra.
Nonostante il cinismo che ostentava, però, era in buona fede. O almeno così credeva. All’inizio di ogni storia provava tutti i sintomi dell’innamoramento, quelli che si leggono nei libri. E in quella fase era convinto di riuscire a concedere attenzione, tempo, tenerezza. Ma non durava mai.
Morte di un antiquario, Paolo Regina

Durante un’indagine di routine nel negozio di Uber Montanari, un antiquario dalla personalità ambigua e dai rapporti d’affari alquanto misteriosi, un mattino De Nittis rinviene proprio il cadavere dell’uomo. Sospeso nel vuoto, il collo in una morsa fatale, uno sgabello poco distante. Apparentemente un suicidio, e così i carabinieri lo registreranno, ma qualcosa non convince il nostro capitano. Mancano le motivazioni per un tale gesto. L’antiquario era una persona stimata e protetta dall’alta borghesia di Ferrara, dove aveva la maggior parte dei propri clienti, con scambi commerciali non sempre limpidi. Controllando poi i suoi conti, De Nittis non trovava ragione per quella tragica fine, l’uomo era alquanto benestante, era rispettato anche dalle persone indigenti per il suo gran cuore, e temuto per i segreti che custodiva. Coltissimo e introverso, impiegava quasi tutte le sue sostanze alla ricerca spasmodica di opere d’arte perdute, oggetti unici e preziosi dimenticati tra le pieghe del tempo e dello spazio. L’investigazione di De Nittis parte proprio da lì: quali tesori nascondeva l’uomo e come lo hanno portato alla sventura. Che cosa distingue l’antiquario dal collezionista appassionato?

Toccare un’opera d’arte non è come toccare una donna. E’ molto meglio. La mia eccitazione, quella vera, quella dell’anima ce l’ho con una tela che è stata nelle mani di Leonardo da Vinci o di Tura, o del Garofalo, se riesco a vedere in controluce una setola del loro pennello rimasta incastrata da secoli in un grumo di colore. Se colgo ciò che il genio voleva dirci. E’ come se entrassi nella loro mente e cogliessi il filo conduttore che li lega tutti, l’essenza del mondo.
Morte di un antiquario, Paolo Regina

Ante dell'organo del Duomo di Ferrara, opera di Cosmè Tura, Wikimedia Commons
Ante dell’organo del Duomo di Ferrara, opera di Cosmè Tura, Wikimedia Commons

Morte di un antiquario di Paolo Regina è un romanzo davvero interessante, una storia calibrata con mirabile maestria, un esordio notevole per questo nuovo autore nel panorama italiano. Non ci sono solamente l’indagine poliziesca sulla morte dell’antiquario, le altre inchieste della Guardia di Finanza, come il caso delle banconote lasciate da un fantasma durante le sedute spiritiche, le vicende amorose del capitano De Nittis conteso tra un ex fidanzata insistente, una bella barista e una giovane insegnante siciliana, ma troviamo soprattutto la città di Ferrara, dal suo castello, ai suoi vicoli, alla passeggiata alla Giovecca, e la sua arte, dalla Madonna della melagrana di Jacopo della Quercia alle ante dell’organo del Duomo di Ferrara, dipinte da Cosmè Tura. Tutti i luoghi e tutte le opere citate esistono, e sono così magnificamente resi che il lettore si ritrova dentro la storia stessa.

Del resto è facile intuire che c’è molto dell’autore nel protagonista di questo romanzo.
Come lui, anche Paolo Domenico Regina è di origini pugliesi, proprio di Bisceglie, ma trasferito con la famiglia al Nord. Dopo la maturità classica, ha conseguito la Laurea in Giurisprudenza all’Università di Ferrara, città dove vive ancora oggi. Soprattutto è stato anche ufficiale di complemento della Guardia di Finanza, prestando servizio per un anno presso il Nucleo di Polizia Tributaria di Napoli. Ha poi lavorato come dirigente nel mondo delle associazioni di categoria, ed è lì che è nata l’esperienza della “Formazione alla Amatriciana” di cui accennavo nell’introduzione. Al contempo insegnava marketing e comunicazione alla Facoltà di Lettere dell’Università di Ferrara.
Chitarrista, amante della musica rock e del blues, negli anni ’80 ha suonato da professionista con la band The Backstreets.
Dopo aver scritto manuali di marketing e di diritto, articoli di economia e di politica, dal 2018 si dedica alla scrittura di romanzi gialli e noir, pubblicati dalla casa editrice SEM di Milano e ora ristampati per Feltrinelli.

Sul suo sito www.paoloregina.it descrive così il rapporto con la scrittura: “Scrivo da quando avevo 4 anni. Me l’ha insegnato la TV in bianco e nero dei favolosi ‘60, quella del maestro Manzi. Una sorta di Didattica a Distanza ante litteram. Ovviamente spero di essere un po’ migliorato nella tecnica, da allora.” E ancora sulla motivazione di scrivere romanzi polizieschi: “I misteri a regola d’arte mi hanno sempre affascinato, risolverli ancora di più. Per questo scrivo romanzi gialli. Per me scrivere gialli è anche il pretesto per raccontare storie di miseria ed eroismo, di disperazione e redenzione. Storie di uomini “normali”, come quelle che potrebbe vivere chiunque di noi.”

Cosa particolarmente curiosa trovata nei ringraziamenti finali, che io leggo sempre prima della lettura del romanzo stesso, un mio piccolo vezzo: “Occupa un posto speciale nella storia di questo libro la mia agente, Silvia Meucci, che ha saputo convincermi a prendere per mano De Nittis, “spettinarlo” un po’ e portarlo ai giorni nostri, fuori dalle nebbie degli anni Cinquanta in cui inizialmente lo avevo trascinato. Un’altra coraggiosa visionaria.”
Ecco, ora mi piacerebbe tanto sapere com’era De Nittis in quella primissima versione… 😀

Le panchine del Parco Massari dove il capitano De Nittis legge il giornale "Gazzetta Ferrarese"
Le panchine del Parco Massari dove De Nittis legge il giornale “Gazzetta Ferrarese”

Il capitano De Nittis
pugliese solitario nella misteriosa Ferrara

Il capitano Gaetano De Nittis, nessuna parentela col famoso Giuseppe Gaetano De Nittis, pittore impressionista di metà Ottocento, viveva a Ferrara da qualche mese, in via Muzzina al civico 28 (che esiste, potete verificarlo in un attimo su Google Street View). Originario della Puglia, ancora non si era adattato alla cucina ferrarese, detestava il sapore dolciastro della zucca dei cappellacci al ragù di carne, ma quel piatto era un segno di integrazione con la città stessa. Nella dispensa conservava però le provviste pugliesi che zia Melina e zia Lucia puntualmente gli inviavano per confortarlo: le melanzane sott’olio, il pane di Altamura, l’olio extravergine di Bitonto, il provolone piccante, i fichi secchi alla mandorla, il capocollo di Martina Franca. Che solo a leggerne sale l’appetito!
La tragica storia familiare lo aveva portato a fuggire lontano, dalla morsa che gli stringeva il cuore, con i debiti del padre, commerciante di tessuti per eredità ma non per vocazione, caduto nella rete degli usurai e consumato dalla malattia, le notti insonni a lamentarsi dei dolori nel corpo e nell’anima. Aveva scelto quel lavoro perché nonostante tutto credeva ancora nella giustizia.

“Infatti il mio commercialista vi fornirà tutte le spiegazioni necessarie, anche se non capisco perché ve la prendiate con chi, nonostante la crisi, si impegna a creare posti di lavoro e non facciate un bel niente contro la delinquenza vera. Si faccia una passeggiata in centro o nel parcheggio della Coop e mi dica se siamo noi i criminali o quei neri che vendono le borse contraffatte di Gucci a venti euro, rovinando l’economia e l’occupazione. Loro sono tollerati, anzi, gli date anche la diaria giornaliera. E le persone perbene sono trattate come malfattori. Dovreste vergognarvi!”
“Ma che minchia pensa, che stiamo qui a scaldare le sedie? Che arriva lei, col suo bel vestitino alla moda e ci insegna quello che dobbiamo fare? Ma lo sa quanti finanzieri muoiono ogni anno in servizio per difendervi dai delinquenti? Quante centrali della droga, della contraffazione, della pedofilia sono state annientate grazie alla nostra attività? Resta il fatto che abbiamo prove sufficienti per dimostrare che la sua azienda ha evaso milioni di euro tra Iva e imposte dirette. E di questo dovrà rispondere. Crede di essere migliore dei poveracci che vendono paccottiglia sui marciapiedi? Se tutti facessero il proprio dovere, vivremmo in un paese decente, invece della chiavica che è diventato anche a causa di quelli come lei. E ora, mi faccia il piacere, ci lasci e torni domani col suo commercialista. Ma le consiglio di venire molto ben preparato, perché, se non sarà in grado di darci risposte convincenti, le faremo un culo a cappello di prete, come si dice dalle mie parti. Altro che vergognarci!”
Morte di un antiquario, Paolo Regina

Accanto a lui si muovono nella storia dei personaggi variopinti, resi autentici dalle loro piccole idiosincrasie, spesso riportati sulla pagina con un velo satirico, ma molto umano. Una misteriosa ex fidanzata del Sud lo tormentava al telefono con inviti espliciti, uno dei tanti amori passeggeri caduto dentro la botola. Ci scontreremo subito con il capitano dei dell’Arma dei carabinieri Cuviello, quasi l’antagonista del nostro De Nittis. Piccolo, grassoccio, capelli radi all’indietro e un sigaro spento perennemente in bocca. Quarantacinque anni e un accento campano che non aveva smorzato dopo anni di servizio al Nord, ma che usava per darsi una certa importanza. E quel suo intercalare persistente, un “cioè a dire” che infilava in ogni frase per dare fastidio all’interlocutore. A De Nittis stava proprio antipatico, per usare un eufemismo.

La spalla del nostro giovane capitano è l’amico giornalista Gianni Bonfatti, penna della “Gazzetta Ferrarese” che gli svela, in più occasioni, gli intrighi e le relazioni nascoste della città. Ferrara è in fondo la vera protagonista di questo romanzo, potreste girare tra le sue strade e piazze riconoscendo in ogni angolo momenti di questa storia. Ma se la osservate bene, con occhio attento e scrupoloso, noterete che ogni provincia italiana le assomiglia.

“Ferrara è come l’inferno,” gli aveva spiegato l’amico “è fatta a gironi. Ognuno è condannato a stare nel proprio. A frequentare sempre la stessa cerchia di conoscenze e a non cambiare collocazione. Qui viviamo in circoli chiusi, come pecore nei recinti. Ci sono pecore che brucano erba buona e ingrassano, altre che sono costrette ai margini del campo e mangiano anche sassi e terra. Tutte sanno che devono rimanere al proprio posto. E in fondo, proprio in fondo, nel culo della Giudecca ma convinti di essere in cima alla collina, ci sono gli Intoccabili. In quel girone, caro il mio capitano, non ci entri neanche tu con tutta la tua Guardia di Finanza. E’ il vero potere della città. Pecore che si conoscono dall’infanzia, famiglie che si frequentano da generazioni. Sono sempre gli stessi cognomi, da decenni. A volte ti potrà anche capitare di stare in loro compagnia, di avere l’illusione di essere entrato tra gli eletti perché sei stato invitato a qualche cena elegante o al loro circolo. Ti sorrideranno, ti parleranno fingendo un cortese interesse, ma sappi che ti staranno usando, perché hai un altro dna e non sarai mai considerato loro pari. Hanno una storia comune, fanno costantemente riferimento al loro passato, a scuole frequentate insieme, a vacanze estive, a storie di famiglia. Da ragazzi si sono fidanzati, sempre tra di loro, poi sposati, cornificati, lasciati, riaccoppiati. Se non hai il pedigree, però, sarai sempre escluso e dovrai trovarti un altro recinto. Questa è la prima regola per capire Ferrara, tienila a mente.
Morte di un antiquario, Paolo Regina

Una piacevole abitudine del nostro capitano era una birra dal Tugnìn, il chiosco a ridosso delle mura del castello, gestito dalle due sorelle Aida e Nives Pedriali. Ventidue anni appena compiuti l’una e ventisette l’altra, della vicina Ravenna, avevano ereditato il locale dal vero Tugnìn, il Tedesco, e lo avevano rinnovato, offrendo anche musica dal vivo nelle afose notti estive. Nives aveva un debole per il bel capitano e non si vergognava di mostrarlo ad ogni occasione, mentre De Nittis a fatica resisteva alla tentazione.

Il chiosco Tugnìn a Ferrara (nella finzione del romanzo di Paolo Regina)
Il chiosco Tugnìn (nella finzione del romanzo) a ridosso del castello estense

Altra figura di rilievo è il colonnello Gherardi, esperto di tutte le leggi tributarie e un punto di riferimento costante per tutto il comando. De Nittis ha molta stima per il suo superiore, per la sua conoscenza e integrità morale, ma anche per la sua simpatia. Rappresenta in qualche modo la figura paterna che un po’ gli è mancata.
Ma il mio personaggio preferito è da subito il maresciallo Govoni Ermes da Cento, uno dei collaboratori di De Nittis, specie quando si tratta di indagare tra le vicende umane della zona e rintracciare informazioni preziose. Da lui ho imparato l’esclamazione “Sculasòn capitano!”

“Era un cinquantenne biondino, stempiato e rotondo, con gli occhi azzurri, inespressivi, dietro occhiali da presbite che non toglieva mai dal naso, neanche per guardare lontano. Appena sopra il metro e sessantacinque regolamentare, faceva dei suoi natali nella cittadina di Cento motivo di fierissimo vanto. La sua conoscenza delle “cose centesi” era argomento costante, e spesso ingiustificato, di conversazione. Così, che si parlasse della Juventus, dell’impianto fognario di Parigi o della fisica quantistica, il maresciallo sapeva trovare, infallibilmente, qualche nesso con il suo paese natio.[…]
“Sculasòn se è stato chiaro! Lasci fare a me, capitano. Tra parentesi, mi ha fatto venire in mente che mio cognato, il marito di mia sorella, una volta, molti anni fa, è andato con Montanari e amici a mangiare la salamina in una trattoria di campagna dalle mie parti, a Bevilacqua, che le consiglio perché…”
Morte di un antiquario, Paolo Regina

Sono scoppiata a ridere quando, tornando dalle ferie in Argentario e risalendo lungo l’Emilia Romagna, percorrendo una strada statale per saltare il traffico da rientro, abbiamo proprio incrociato il cartello della vicina Cento! 😀

E poi c’è lei, la bellissima e misteriosa donna che ha colpito al cuore il nostro De Nittis.
Rosa Serrani, siciliana di Noto, aveva trent’anni e da settembre si era trasferita a Ferrara per insegnare Lettere al liceo classico Ariosto, il palazzo che affaccia su Piazza Ariostea. Due ragazzi del Sud lontano da casa, la nostalgia li accomunava.
Sarebbe proprio un peccato mortale farla finire nella botola, si ripete spesso De Nittis pensando a lei.

In un angolo della sala, a pochi metri dal capitano, un’immagine lo rapì. Una Madonna scolpita nel marmo era seduta in trono, con una melagrana nella mano destra. E dietro la scultura, un’altra madonna, questa in carne e ossa, sfiorava il Bambino a fianco della Madre, con la delicatezza che si riserva alle cose più preziose.
De Nittis non riusciva a distogliere lo sguardo da quella duplice apparizione, anche se in realtà i suoi occhi erano soprattutto per la ragazza terrena. Rimase a fissarla un secondo di troppo, il tempo sufficiente a renderla consapevole di essere osservata.[…]
La sua bocca perfetta lo aveva ipnotizzato. Gli occhi erano grandi, dal taglio felino, verdi come il mare della Puglia prima di una tempesta e, forse, altrettanto pericolosi. I lunghi capelli neri erano la cornice di un viso bellissimo.
Il capitano si era inabissato in quel mare e perso su quelle labbra. Qualcosa però gli diceva di stare attento. Quei sintomi non preannunciavano nulla di buono. “Gaeta’, è peccato far cadere questa meraviglia nella botola, non te lo perdoneresti mai.” Ma era diventato totalmente sordo ai suoi stessi pensieri.
Morte di un antiquario, Paolo Regina

La Madonna della melagrana di Jacopo della Quercia, Author Sailko, Wikimedia Commons
La Madonna della melagrana di Jacopo della Quercia, Author Sailko, Wikimedia Commons

Lo vedremo in televisione questo De Nittis?

Mentre chiudo questo post, sono già immersa nel secondo romanzo di Paolo Regina, dedicato sempre al nostro bel capitano, Morte di un cardinale, dove deve scoprire non solo l’assassino di un alto prelato, ma discolpare anche il suo migliore amico, nel posto sbagliato al momento sbagliato. L’ho ordinato subito dopo aver terminato la lettura del primo volume, non ho resistito, complice anche un’offerta estiva di Feltrinelli.

E vi dirò: la storia del capitano De Nittis, che sta diventando proprio una bella serie (siamo a quattro libri: Morte di un antiquario, Morte di un cardinale, Da quanto tempo non piangi, Capitano De Nittis?, Promemoria per il diavolo), ha tutti gli elementi per un’ottima fiction televisiva. Scommettiamo che lo vedremo presto in prima serata, zuvinot?!
Posso chiedere di far parte della giuria per il casting maschile?! Serve assolutamente il parere femminile, guagliò! 😀

Per chiudere in bellezza, una canzone dalla colonna sonora del romanzo, perché man mano che incontravo le citazioni musicali nel testo me le ricercavo su YouTube, per ascoltare in sottofondo e ricreare la giusta atmosfera. Una lettura decisamente immersiva.
Ora, caro De Nittis, non mi dispiacciono né B.B.King né Mark Knopfler, per carità.
Ma io scelgo Amy Winehouse. Chissà quanto le assomiglia, la tua Rosa. 😉

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Comments (18)

Sandra

Set 09, 2023 at 11:49 AM Reply

Ferrara, parto dai luoghi delle vicende, è una città di grande fascino che non si può non collegare all’immenso Il giardino dei Finzi Contini, merita più di una visita, io ci sono stata solo per un weekend, ed è un’ambientazione perfetta.
La finanza! Oddio, ho uno zio maresciallo della finanza in pensione, che è rimasto finanziere inside a vita, e poi – le due cose non sono assolutamente collegate – lavoro per un’agenzia doganale da… sempre, quindi ho avuto a che fare con finanzieri quotidianamente, ora le procedure sono molto più snelle, insomma le fiamme gialle le conosco davvero bene, con i loro controlli fiscali, anti frode.
Tra orde di romanzi dal successo inspiegabile sono felice di trovare un esordio meritevole.
Al solito si allunga la lista, ecco facciamolo in diretta, lo cerco nel sistema bibliotecario milanese: c’è! Però, e magari la cosa ti potrà interessare, è un’edizione precedente, era uscito per il gruppo Gedi nel 2021, più precisamente copio: Anima Noir, pubblicazione settimanale da vendersi esclusivamente in abbinamento a una testata del gruppo GEDI.
Probabile che in seguito Paolo Regina si sia rivolto a Silvia Meucci per una ripubblicazione.

Barbara Businaro

Set 11, 2023 at 7:04 PM Reply

Beh Sandra, non ci potrebbe essere un’investigatrice curiosa in un’agenzia doganale? Meglio ancora, con uno zio maresciallo (o colonnello? gli diamo qualche grado in più per metterlo nei luoghi di maggior intrigo?) che sembra occuparsi in prima persona del caso, ma in realtà è la nipote che risolve i misteri e rintraccia il colpevole, assassino o truffatore che sia? Il cliché letterario vorrebbe che le affiancassimo pure un belloccio, un ispettore o un procuratore che sia, per rendere tutto più piccante. Ma potremmo ribaltare questo concetto. Le mettiamo un collaboratore bruttino e un cattivo affascinante, un ladro gentiluomo (ma non assassino, questo no). Et voilà. Giallo + romance e vende che spacca! 😀 😀 😀
Magari fosse così semplice, ma sognare è ancora gratis.
Ho guardato bene: Anima Noir è stata una collana di gialli d’autore in edicola con La Repubblica (gruppo GEDI appunto), dal giugno 2021. Comprendeva titoli già pubblicati di autori noti, da Ilaria Tuti a Camilla Läckberg, da Marco Malvaldi a Michael Connelly, da Giancarlo De Cataldo ad Anne Holt. E in mezzo c’era anche Paolo Regina, quando il romanzo era già uscito con SEM in prima stampa e poi Feltrinelli in economica. Silvia Meucci è probabilmente stata da subito la sua agente letteraria, ancor prima dell’esordio.

Stefano Franzato

Set 09, 2023 at 12:13 PM Reply

bella la tua presentazione sia del libro che dell’autore. Hai notato però che gli autori più conosciuti non scrivono praticamente che libri polizieschi: semra l’unico genere che venda. Se ti ha affascinato la descrizione di Ferrara mi meraviglio che tu nn abbia nominato chi di questa città è stato l cantore ed è anche aun autore ormai entrtato nella Storia della Letteratura italiana del secondo ‘900 al pari di Italo Calvino o Tommaso Landolfi o Elio Vittorini… Mi riferisco a Giorgio Bassani (vedi: https://it.wikipedia.org/wiki/Giorgio_Bassani) con i suoi romanzi (il più noto: Il giardino dei Finzi-Contini del 1962) racconti (Cinque storie ferraresi) tutti ambientati proprio a Ferrara. Quindi non è il tuo Paolo Regina che magnifica questa città per la prima volta ben altri scrittori di altra levatura l’avevano già fatto. Comunque grazie di averlo segnalato.

Barbara Businaro

Set 11, 2023 at 7:19 PM Reply

Non ho scritto che Paolo Regina sia il primo autore a magnificare la città di Ferrara, proprio no.
E nemmeno ho scritto che questo sia il primo romanzo che leggo ambientato a Ferrara.
Ho scritto invece, nell’introduzione, che Ferrara è stata una delle motivazioni per cui ho scelto di leggerlo. Una, ma non certamente l’unica.
Certo non trovo corretto, e non ha nemmeno molto senso per un lettore, citare in una recensione di un giallo contemporaneo, dei nostri giorni, tutti gli autori classici che hanno scritto con la medesima ambientazione, in epoche e generi letterari differenti.
Il giardino dei Finzi-Contini di Giorgio Bassani è un romanzo storico, pubblicato nel 1962 con la trama principale nel 1929-1938, all’epoca delle leggi razziali e della Seconda Guerra Mondiale. Storia di amori infranti, solitudini, inquietudini, futuri incerti, tragici. Non è certo un giallo leggero per l’estate, ti pare? E io stavo cercando leggerezza nelle mie letture estive, non certo il dramma di una famiglia ebrea che sarà sterminata nei campi nazisti. Comunque grazie di avercelo ricordato.

In ogni caso, il genere letterario che vende di più tra gli adulti è la narrativa rosa/erotica, in termini numerici. Ma è appannaggio del pubblico femminile. Se consideriamo invece un pubblico eterogeneo, allora tra tutti vince il romanzo giallo e noir, polizieschi o thriller psicologici, anche se con vendite inferiori rispetto al rosa. Nella dura legge del mercato, la domanda chiede e l’offerta si adegua, se vuole trarne profitto.

Giulia Mancini

Set 09, 2023 at 6:54 PM Reply

Un pugliese di Bisceglie trapiantato a Ferrara e già il romanzo mi incuriosisce. Visto che anch’io sono pugliese trapiantata a Bologna (confesso che il mio commissario Sorace in un primo tempo l’avevo pensato pugliese come me, ma poi l’ho concepito napoletano per l’amore che ho da sempre per Napoli).
Ferrara è una città che amo da sempre, come ti anticipavo su IG, ci sono andata spessissimo, era una mia meta abituale domenicale perché è una città sempre piena di attività, mercatini, un centro storico pedonalizzato da sempre dove é molto piacevole camminare, molto più di Bologna. Io l’ho sempre amata, anche adesso quando capita ci vado volentieri, anche perché è davvero una bella città medievale (solo il suo castello è notevole), tanto che nel terzo episodio di Sorace l’indagine si sposta a Ferrara per alcuni capitoli perché avevo voglia di modificare l’ambientazione e di raccontare anche questa città.

Barbara Businaro

Set 11, 2023 at 7:20 PM Reply

Ma sai che avevo pensato al tuo commissario Sorace proprio perché anche lui trapiantato al Nord, e nella storia anche lui “fuggito” per motivi familiari? E anche tu, come Paolo Regina, puoi descrivere bene questo distacco, nonché le differenze in cultura e tradizioni. Ma per curiosità, a te piacciono i cappellacci?! 😀
A Ferrara ci andavo spesso negli anni universitari, con la vecchia compagnia di amici, in gita domenicale. Poi con le trasferte lavorative, un po’ ci siamo divisi e poi il weekend preferivo stare tranquilla, rifuggivo l’auto e preferivo la bicicletta. Devo dire che a leggerne in questo romanzo, mi è venuta voglia di tornarci. Chissà… magari alla prossima presentazione dell’autore. Dovrebbe mancare poco all’uscita del quinto romanzo.

Giulia Mancini

Set 13, 2023 at 7:00 AM Reply

Ebbene sì, a me non piacciono i cappellacci perché non amo il retrogusto dolce della zucca, in compenso mi piace molto “la salama da sugo” un piatto tipico ferrarese poco leggero ma molto appetitoso

Barbara Businaro

Set 13, 2023 at 5:16 PM Reply

Uhm, non ricordo di aver mangiato “la salama da sugo” (se non l’ho confusa con altro o il nome del piatto non era chiaro). Devo provvedere! 🙂
A me i cappellacci alla zucca piacciono, come quasi tutto quello che contiene la zucca. L’unico piatto che mi ha lasciato un po’ così sono i Cjarsons ai frutti di bosco, assaggiati quando ero in trasferta a Udine. Sarebbe un primo piatto (così ce l’hanno presentato) ma la mia mente ha fatto fatica ad accettarlo come tale. Mi sembrava più un dolce!

Darius Tred

Set 10, 2023 at 10:58 PM Reply

Cara Barbara, te lo dico sinceramente: a questo giro ho lasciato a metà il tuo post.

Ma non per noia: semplicemente perché mi hai convinto a leggere questo romanzetto.
Quindi, onde evitare qualche spoilerataccia, ti ho messo in stand-by…
🙂

Ti fa sorridere ‘sta cosa?
Be’, considera che ho messo in stand-by anche zia Diana per leggere di questo antiquario…

Barbara Businaro

Set 11, 2023 at 7:38 PM Reply

OhMammaSantissima!!!! :O
Cioè, che tu abbia messo in stand-by questo post ok. Che tu comincia a leggere Paolo Regina ok.
Ma che tu stia leggendo zia Diana… Outlander o Lord John… questo per me è terrore puro!!!
Non so se zia Diana riuscirà a salvarsi dalla severissima scure di Darius…

Darius Tred

Set 11, 2023 at 8:57 PM Reply

‘zzagerata. Ho solo da imparare da zia Diana. Considera che non ho passato il test di scozzesità dell’ultimo Topolino…

E la prima meta turistica estera sulla lista di mia figlia è Edimburgo…

Barbara Businaro

Set 12, 2023 at 5:43 PM Reply

Attento Darius… Piccole Peakers crescono lì in famiglia… 😛

Andrea Cabassi

Set 12, 2023 at 4:23 PM Reply

Non ho mai sentito parlare né del romanzo né dell’autore, ma abbiamo lo stesso paio di forbici XD

Barbara Businaro

Set 12, 2023 at 5:46 PM Reply

Veramente sono andata a prestito delle forbici così spuntate (ma perché spuntate poi? che ci fai? poco niente!)
A casa mia le forbici sono tutte affilate e fatali, sempre pronte ad essere usate come fendenti… Chiedilo ai miei diti! XD

Andrea Cabassi

Set 13, 2023 at 9:51 AM Reply

Come arma d’offesa preferisco la katana, le forbici le uso per tagliare la carta 😀

Barbara Businaro

Set 13, 2023 at 5:16 PM Reply

La katana, magari di Hattori Hanzo, dà un po’ troppo nell’occhio… le forbici passano inosservate in qualsiasi portapenne… 😉

Luz

Set 18, 2023 at 7:51 PM Reply

Scoprire nuovi autori che poi ci piacciono al punto di voler continuare a leggerli è sempre una bella sensazione.
Questo De Nittis che racconti con molto entusiasmo mi incuriosisce e l’autore dalle citazioni che leggo sa il fatto suo. Forse in effetti diventerà una serie tv e tu chi sceglieresti come protagonista? Ti ci vedo a far parte del casting. 🙂
Ferrara prescelta come sfondo della vicenda e descritta come città dalle tinte anche sconosciute ai più è un altro dettaglio che mi incuriosisce. Me lo metto in lista fra le letture (tantissime) che farò nei prossimi mesi. 🙂

Barbara Businaro

Set 19, 2023 at 4:46 PM Reply

Sono a metà del secondo romanzo (purtroppo rallentata da un settembre difficile, con diverse preoccupazioni per la salute sia di un famigliare che di un’amica molto vicina) e devo dire che De Nittis non si smentisce. Mi sto godendo l’ambientazione, i personaggi, i momenti d’azione e quelli romantici. Non manca proprio niente.
Non ho in mente nessuno in particolare per il casting (seguo poco la fiction televisiva italiana per sapere qual è l’attore maschile più quotato del momento), ma secondo me si dovrebbe puntare su un volto nuovo. Ho un’immagine in mente, ma è frutto della mia fantasia. Il bello del casting (chiedere a zia Diana Gabaldon per il suo Jamie Fraser di Outlander) è cercare il personaggio, il suo carattere e scoprirlo all’improvviso in un volto anche differente da quanto ci si aspettava. 😉
E poi non devo suggerire, devo scegliere… e per scegliere, devo valutarne tanti, noooo?! 😀

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