
Le edicole stanno scomparendo
Quand’ero bambina, ai tempi delle elementari, in estate passavo sempre qualche giorno al mare da sola con i nonni. Affittavano ogni anno un monolocale, letto matrimoniale e letto a castello, con cucinotto esterno in veranda, il bagno addirittura in comune con altre due famiglie, nella ridente cittadina di Sottomarina Lido, frazione di Chioggia. Essendo la località di mare più vicina e raggiungibile in poche ore, spesso dal paese si incontravano tutti là, a qualche ombrellone di distanza, e ci si ritrovava a passeggiare sul bagnasciuga per raggiungere gli amici per una partita a carte o di chiacchiere femminili.
Nonna mi svegliava prestissimo, che il sole era appena sorto all’orizzonte, perché al mattino c’era l’aria buona, quella frizzantina di iodio che mi faceva bene, e potevo giocare con la sabbia senza preoccuparmi troppo delle scottature. Costumino, maglietta, pantaloncini, ciabattine e borsa con i giochi, compreso il classico mulinello, ed ero pronta. La parte più bella, quella che ancora oggi mi toglie il respiro al ricordo, è la strada a piedi dal centro verso il lungomare, perché ci fermavamo sempre in due posti lungo la via.
La prima tappa era la panetteria a pochi metri dalla nostra casa vacanze, perché il profumo del pane appena sfornato ti incatenava al passaggio e non potevi proprio resistere. Però a me non interessavano particolarmente i cornetti o le micchette, ma quei grossi bomboloni ripieni di crema gialla e spolverati di zucchero che mi sorridevano caldi caldi dall’altro bancone. Nonna lo sapeva e siccome all’epoca avevo, incredibile a dirsi, qualche difficoltà a mangiare, mi accontentava volentieri. Se oggi sospiro davanti a un bombolone, non è solo questione di dieta.
La seconda tappa, altrettanto immancabile, era al grande chiosco dei giornali, di fronte all’attraversamento pedonale sul vialone a quattro corsie e alla spiaggia. In quell’edicola si trovava ogni meraviglia, tra letture e giocattoli insieme, album di figurine coloratissimi, raccolte di enigmistica vendute già con le penne per scriverci, libricini da colorare con scatole di pennarelli incluse, collezioni di due o più romanzi tascabili, qualche libro rilegato venduto usato, ma pure l’intramontabile pallone Super Tele e i racchettoni da spiaggia. Le nostre scelte cadevano comunque sull’ultimo Topolino oppure i Classici Disney per me, una rivista femminile come Grazia, Intimità, Confidenze o Rakam per nonna, e soprattutto quello strano quotidiano sportivo, tutto rosa, per il nonno. Ma quello non è un colore da femmine, mi chiedevo io. Poi ci avviavamo tutti contenti verso il nostro ombrellone, in terza fila, con le nostre sdraio in attesa.
Giorni felici e spensierati chiusi nei meandri della mia memoria, che mi sono tornati in mente qualche anno fa, quando mi è capitato di ripassare per quella stessa strada, senza riconoscere purtroppo nessun luogo. Persiste il Lido del Carabiniere all’inizio del lungomare a sud, ma via via che si procede in auto in direzione nord, il paesaggio della spiaggia è cambiato, i nomi non sono più gli stessi, le casupole dei bazar sostituite da moderne yogurterie, i ristoranti caserecci hanno lasciato il posto a lounge bar e discopub. La fisionomia degli edifici alle spalle si è evoluta, rinnovate le facciate e riorganizzati gli spazi, e forse questo è un bene per il turismo, ma non ci sono più il fruttivendolo con il cocco e l’anguria freschi, il parco giochi con il trenino in ferro e il piccolo autoscontri, il negozio di costumi e ciabattine, la piccola gelateria con le panchine in plastica davanti, e soprattutto quel chiosco dei giornali a cui ero tanto affezionata. Sparito completamente. Resta solo un enorme marciapiede in quell’angolo spoglio. Era proprio questo che temevo quel giorno, la malinconia dei giorni perduti.
La stessa tristezza mi è toccata una domenica mattina dello scorso luglio, appena rientrata dalle ferie.
Alla ricerca del chiosco perduto
Durante le vacanze nell’Argentario non sono riuscita ad avvistare alcuna edicola. Non che la cercassi di proposito, ma se ci fossi capitata a tiro avrei sicuramente acquistato un paio di riviste, compreso Il Mese Enigmistico che mi è particolarmente mancato (o forse proprio per la sua assenza sono riuscita a finire due romanzi in una sola settimana?) Forse quando ci muovevamo la sera per uscire a cena, i negozietti di giornali erano già chiusi, anche se di solito si notano le civette, le tipiche locandine con i titoli principali dei quotidiani, affisse fuori dal locale. Quando però ci scappava una tappa pomeridiana al market, mi aspettavo di trovare qualche chiosco aperto nei luoghi di passaggio dei turisti, e invece nulla, nessuna traccia. Non me ne sono preoccupata, non avevo particolare urgenza, mi ero portata un terzo romanzo da leggere di scorta e non conoscendo bene la località ho solo immaginato di esserci passata davanti nel momento sbagliato.
Rientrata a casa mi era però rimasta quella voglia di carta stampata fresca, di sfogliare una rivista patinata, di leggere un Topolino. Così la domenica mattina ho preso l’auto per una tappa veloce all’edicola più vicina, un piccolo ma ben fornito chioschetto a circa 5 chilometri, direttamente sulla strada, con parcheggio a lato. Toccata e fuga, una vera comodità per le giornate incasinate.
Ma svoltato l’angolo dello stop, quel giorno mancava qualcosa alla mia visuale. Parcheggio, piazzola, e il chiosco? Dov’è finito il chiosco?! Mi fermo, lascio l’auto in sosta con le quattro frecce e scendo per controllare. Ci sono delle mattonelle in cemento nuove a terra, l’erba intorno tagliata di fresco, ma l’edicola non c’è più. In soli dieci giorni è stata spazzata via, nessuna indicazione di spostamento altrove. Aveva un bell’assortimento, era in una posizione strategica, vicino alla chiesa, alle scuole e al distretto sanitario. Eppure era sparita, chiusa per sempre. Ci sono rimasta malissimo, perché per me era un punto di riferimento.
Ancora scioccata, risalgo in auto e vado più in là, verso una strada statale a lunga percorrenza. In una piccola stradina interna, con un parcheggio scomodissimo in piena curva, c’è un bugigattolo di tabaccheria, con una piccola edicola, solo quotidiani e settimanali di maggior consumo. Mi fermo, scendo e chiusa! Aperta tutti gli altri giorni, orario continuato, ma non la domenica mattina. Probabilmente non me ne sono mai accorta perché non è nei miei tragitti usuali e magari non ci avrei trovato le riviste che cercavo, è più a misura di fumatore, diciamo.
Riprendo l’auto e mi sposto più in là ancora, fortuna che doveva essere un’uscita veloce! Mi reco nell’altro quartiere, in una bella cartoleria – tabaccheria – edicola che ho conosciuto in quanto punto di ritiro più vicino per Amazon, Zalando, IBS, Libraccio e compagnia. Si trova all’interno di una zona residenziale densa di rotonde, autovelox, biciclette distratte, monopattini ribelli, parcheggi pieni. Ottimo per chi vi risiede, ma non per chi vuole solo il giornale. Era aperta, fornitissima come sempre, proprietari gentili e disponibili. Un peccato non abitare lì vicino.
Un’altra brutta sorpresa mi attendeva il giorno d’uscita del numero di Confidenze con la storia vera “Il respiro dell’amore” raccolta e scritta dalla sottoscritta. Per essere sicura di non perdermi il cartaceo, di solito mi recavo prestissimo, alle 7.00 già lì davanti, a quel chioschetto che ora non c’è più. Prendevo le mie due copie, necessarie per le foto del post qui sul blog, ma pure per la lettura in famiglia, e ne rimanevano in vendita almeno altre quattro, se necessario venivano reintegrate durante la settimana. Stavolta mi occorreva qualche copia in più, a richiesta di alcune amiche, ma trovarle è diventata un’odissea.
Alle 7.30, orario d’apertura, sono entrata nella cartoleria dove avevo acquistato i giornali quella fatidica domenica. Ho chiesto Confidenze e hanno dovuto rimestare nelle scatole delle riviste appena consegnate dal corriere. Immaginate il mio terrore a vedere che ce n’erano solo due copie. Le ho prese, chiedendo se poteva reintegrarle a breve, ma l’edicolante non me l’ha saputo dire. Nel pomeriggio, dopo aver pubblicato il post e seguito la diffusione sui social, mi sono recata in un piccolo centro commerciale, ricordandomi di una tabaccheria-edicola minuscola al suo interno Nell’espositore verticale c’era una sola copia della rivista. Anche qui ho chiesto se per caso ne avevano altre, purtroppo no, e se sarebbero state reintegrate. La signora alla cassa mi ha risposto che non sapeva, ne erano state consegnate solo due copie. Al supermercato All’ipermercato di fronte, che ha un piccolo reparto edicola-libreria, Confidenze non era ancora a scaffale. Ci sono poi tornata nel fine settimana per altri acquisti, e stavolta ne ho trovate ben quattro copie, però poche persone entrano lì solo per i giornali, il luogo è alquanto dispersivo. Per altro, dal corridoio centrale dell’edificio, non si nota proprio la presenza dello scaffale con i quotidiani, sepolto dietro i grandi televisori.
Da breve indagine tra lettrici e amiche sparse in altre zone, anche lungo la penisola, la difficoltà di reperimento non è stata solo mia. Dunque non solo le edicole stanno scomparendo, ma anche la distribuzione delle riviste in generale non è più quella di un tempo.
La crisi dei quotidiani trascina nel baratro le edicole
Della crisi della carta stampata se ne parla già da parecchio tempo, prima con l’avvento della rete Internet e dell’informazione condivisa dagli stessi utenti, poi con il passaggio alla lettura in digitale anche degli abbonamenti ai quotidiani, ora con l’incremento dei costi di stampa che ha portato alcune testate a ridurre in numero di copie e le zone distribuite (anche se, dal punto di vista ecologico ed energetico, l’impatto dell’uso della carta stampata non è superiore a quello delle piattaforme digitali).
Le abitudini sono decisamente cambiate ed ora si riflettono anche sulla fisionomia delle nostre città.
Negli ultimi 15 anni le edicole italiane sono quasi dimezzate, da 42 mila a soli 26 mila esercizi attivi sul territorio nel 2019 (Fonte: wired.it). In quei dati si calcolavano 4 edicole chiuse ogni giorno dell’anno, una vera strage. I guadagni del resto sono davvero miseri: 6 edicole su 10 non riescono a superare i 10 mila euro di utile annuale, impossibile mantenerci una famiglia al giorno d’oggi.
Con la pandemia, il trend aveva leggermente rallentato, perché le edicole erano state incluse tra gli esercizi essenziali la cui apertura era consentita durante il lockdown nazionale, per favorire anche la distribuzione delle mascherine gratuite inviate dal Governo. In quel periodo, uscire di casa per acquistare il giornale e fare due chiacchiere con l’edicolante era considerata un’ottima valvola di sfogo, così come fumetti, albi da colorare e giocattoli erano tornati molto utili per intrattenere i bambini più piccoli costretti in casa per lungo tempo (Fonte: ilpost.it).
Purtroppo gli ultimi dati del 2023, al termine oramai dell’emergenza, sono risultati ancora più sconfortanti: le edicole operative oggi in Italia sono solo 12 mila, sparite completamente dal 25% dei Comuni che non hanno nessun esercizio per la distribuzione di giornali. Altrettanti Comuni, circa il 30%, sono comunque a rischio “desertificazione” avendo una sola rivendita. Secondo una ricerca di SNAG, il Sindacato Nazionale Autonomi Giornalai aderente alla Confcommercio, comunque le edicole hanno una buona affluenza: più di una persona su tre spende una media di 10 euro a settimana nell’acquisto di quotidiani e riviste, in maggioranza preferiscono il semplice chiosco raggiungibile più comodamente (Fonte: agi.it)
Nonostante questo, l’emorragia delle chiusure non si ferma.
Proprio lo scorso giugno nel nostro quotidiano locale, Il Mattino di Padova, venne pubblicata la notizia dell’ennesima chiusura di un’edicola, ma col particolare di essere l’unica del suo territorio: «Non trovo acquirenti»: chiude l’unica edicola del centro di Vigonza
Nel sottotitolo, in genere con una descrizione fuorviante rispetto al contenuto, giusto per acchiappare qualche click in più, si riportano solo alcune parole dell’intervista al titolare: «È in vendita da un anno, nessuna proposta seria. I giovani impauriti dal doversi svegliare presto la mattina».
Sotto ai post della notizia, rimbalzata nei vari social media, si sono scatenati i commenti del pubblico. I soliti “leoni da tastiera” si sono subito scagliati contro i giovani, che non hanno voglia di lavorare e soprattutto di alzarsi presto al mattino, come effettivamente richiesto per un’edicola che riceve molto presto le stampe appena uscite. Queste persone dimenticano sempre che l’educazione dei giovani è responsabilità dei vecchi, guarda caso. Si raccoglie ciò che si semina, dice un antico adagio popolare.
Ma altri interventi spostavano il focus su un’altra questione, il vero motivo dietro al mancato rinnovo dell’attività: la crisi in caduta libera del mercato editoriale ha contratto notevolmente i profitti e nessun giovane può essere così stupido da investire alla cieca, anzi peggio, con un trend in caduta libera, il proprio futuro. Con gli stessi sacrifici, sveglia mattutina compresa, si guadagna di più lavorando in fabbrica.
Per altro, lo ammette lo stesso titolare dell’edicola, oramai chiusa, all’interno dell’articolo (se qualcuno ogni tanto si prendesse la briga di cliccare e leggerli, questi poveri articoli): «Una volta si potevano scaricare le colpe sul reddito di cittadinanza, ma ora lo hanno tolto» commenta «forse spaventa il detto che il mestiere non ha futuro. In realtà non si vive sui quotidiani, dove si prendono pochi centesimi a copia, ma su tutto il resto. Le riviste specializzate, i giochi dei bambini, le figurine, le raccolte del modellismo, le uscite settimanali di storia e architettura danno un buon margine di guadagno.»
Purtroppo non è solo un detto che questo mestiere non abbia futuro, almeno così come era strutturato in passato. Se tante edicole hanno chiuso in tutta la penisola il motivo è in un’attività economicamente non sostenibile rispetto alla domanda del mercato.
Si legge di meno, e questo è un dato di fatto, e si legge altrove.
Ma ogni tanto ci sono pure delle buone notizie, un faro nell’oscurità del futuro.
La Repubblica, sezione di Milano, attira il mio sguardo con un titolo promettente: L’autore di romanzi che riapre l’edicola: “Per me significa coltivare la passione per la scrittura” (ho sempre pensato ad aprire una libreria o una cartoleria, in effetti all’edicola non ci avevo pensato!)
Lorenzo Scano, classe 1993, si è trasferito da Cagliari a Milano per riaprire un’edicola rimasta chiusa per 8 mesi, in via Buonarroti, posizione strategica vicino al mercato coperto di Piazza Wagner, ma pure alla storica sede della Sergio Bonelli Editore (e se non sapete di cosa si tratta, avete sbagliato blog 😛 ). Ma questo nuovo edicolante è pure uno scrittore: ha cominciato a scrivere crime fiction da giovanissimo, ha pubblicato il romanzo Pioggia sporca con La Corte Editore, è stato titolare della libreria Metropolitan di Cagliari, specializzata proprio in gialli, thriller e noir, è stato finalista al premio Corpi Freddi Awards nella categoria Migliore autore esordiente, ed ha pubblicato il suo secondo romanzo Via libera con Rizzoli. Ecco perché nella sua nuova edicola, oltre a giornali e riviste, ci sono in vendita anche tanti libri.
Un bell’azzardo non c’è che dire. «Per me invece è un sogno, e non intendo trasformare l’attività in un accumulo di servizi utili, non intendo vivere facendo pagare bollette ma vendendo solo giornali, libri usati, storie.»
La notizia è in breve rimbalzata nei giornali, nei social media (per altro lo potete seguire su Instagram al profilo @lorenzo_scano93) e pure in televisione, con un’intervista in RAI: Lorenzo Scano, lo scrittore-edicolante di via Buonarroti
Immagino che la presentazione del suo prossimo romanzo sarà direttamente lì, davanti al chiosco della sua edicola. 😉
Quale sarà il futuro delle edicole?
Che ne pensate? Avete notato anche voi lettori, nella vostra città, la scomparsa progressiva dei tipici chioschi per i giornali?
Per quanto io sia a favore della tecnologia e dei servizi digitali che ci consentono di risparmiare tempo e spazio, sento che in questo caso stiamo perdendo un valore importante. Ho comunque bisogno della certezza e della consistenza della carta, non riesco a rinunciarvi. Qualche volta poi c’è assoluta necessità di spegnere gli schermi e tornare ad assaporare le parole stampate.
Non dovremmo dunque proteggere queste edicole? E in quale modo?
Comments (31)
BRUNILDE
Ago 21, 2023 at 7:29 AM ReplyConcordo! Ma non saprei come tutelare e far rivivere le edicole. Preferisco la carta ma confesso di avere l’abbonamento al quotidiano on line.
Ogni tanto me lo compro lo stesso cartaceo insieme ad altri quotidiani con supplementi che mi interessano, di solito nel week end.
Ma non è sufficiente a supportare le edicole.
Il mondo sta cambiando e non sempre il cambiamento è positivo. Difficile trovare una soluzione…
Barbara Businaro
Ago 21, 2023 at 7:18 PM ReplyPer quel che sto osservando, stanno resistendo le edicole che alla vendita dei giornali hanno aggiunto altri servizi di supporto, come tabaccheria, valori bollati, pagamento utenze, punto di ritiro per gli acquisti online (sebbene in quest’ultimo caso occorra un po’ più di spazio e un piccolo chiosco potrebbe non essere sufficiente). La Regione Lombardia già dal 2015 ha aperto alla vendita anche di altri prodotti, compresi gli alimentari, purché l’attività prevalente resti la diffusione di quotidiani e riviste. Altre città, fortemente turistiche, hanno aperto progetti e stanziato fondi importanti per la salvaguardia dei chioschi, che sono diventati anche punti di informazione riconosciuti. Qualcosa quindi si può fare.
Il mondo sta cambiando ma la storia dell’uomo dimostra che alcune scelte fatte in passato si stanno rivelando pessime sul lungo termine. Vedesi rivoluzione industriale, combustibili fossili e cambiamento climatico in atto. Vedesi energia nucleare, disastro di Chernobyl, disastro di Fukushima, centrale di Zaporizhzhia, scorie nucleari nella miniera di Asse. In questo caso, la trasformazione digitale sembra apparentemente bella e pulita, consumiamo meno carta, abbattiamo meno alberi… ma dove viene salvata l’informazione? Nelle server farm. Sono siti particolari, con strutture progettate per assolvere alla sicurezza sia informatica che fisica, dove sono attivi i web server. Letteralmente, capannoni pieni di calcolatori, che devono pure stare a basse temperature. Quanto pensate consumi una server farm in termini energetici? Che impatto ha sull’ambiente? Non ci conviene forse imparare a riciclare meglio la carta?! 🙁
Giulia Mancini
Ago 21, 2023 at 8:19 AM ReplyAvevo sentito anche io al telegiornale la storia dell’edicolante scrittore di Milano, avevo gioito per la notizia pensando proprio che uno scrittore conosce più di altri il valore dei libri e può apprezzare l’utilità di un’edicola anche per il fatto di essere un punto di riferimento per un luogo.
Purtroppo penso anch’io come Brunella che sia un trend difficile da contrastare, anche se permane comunque l’abitudine della lettura del quotidiano, per esempio nei bar gli avventori di solito se lo contendono (lo so perché ogni volta che prendo il caffè al bar e sono da sola mi piace dare una scorsa al Resto del Carlino, ma spesso è già “occupato”).
Poi ci sono i giochi per i bambini, con gli album da colorare. Il Topolino o il Paperino, ricordo intenso della mia infanzia quando racimolavo i miei piccoli risparmi per comprare il numero di Topolino, in cantina ho due scatole di Almanacco Paperino da cui non riesco a separarmi.
Nel mio paese pugliese dove sono appena stata le due edicole storiche resistono, nella forma del vecchio chiosco, anche se subiscono la concorrenza delle cartolibrerie che integrano con la vendita del quotidiano e delle riviste. Però i due chioschi sono al centro del paese, nel luogo più frequentato e credo sia per la posizione strategica che resistono, forse anche per la mancanza di alternativa di lavoro (pensa che l’attuale gestore è il figlio del precedente edicolante). Anche a Bologna l’edicola in centro vicino a piazza maggiore è sempre fiorente. Speriamo che resistano.
Barbara Businaro
Ago 21, 2023 at 7:18 PM ReplyIo invece mi ero persa la notizia al telegiornale, ma l’ho trovata su Facebook e mi sono subito fermata a leggere, proprio perché è uno scrittore con un’idea se vuoi nuova. Di solito sono insegnanti, bibliotecari, librai, quelli più vicini, ma l’edicola è una novità.
Come hai ricordato bene, la lettura del giornale cartaceo non è affatto defunta, siamo abituati a trovarlo al bar, viene distribuito anche in treno, in prima classe nei tratti a lunga percorrenza, come in tutte le sale d’aspetto troviamo riviste di vario genere. Dalla mia dentista ci sono anche una valanga di Topolino per i bimbi… e i meno bimbi come me 😀 (Mi raccomando, tienili stretti quegli Almanacco Paperino, specie se sono quelli anni ’80 in formato quasi A4, spettacolari!! Purtroppo i miei genitori ne hanno dati via parecchi… e non voglio pensare allo scatolone di Diabolik originali che mi sono stati buttati di nascosto, grrrrrr!!!)
Qui a Padova, in centro città, gli edicolanti hanno lamentato la chiusura del centro al traffico. Le auto non possono transitare e scarseggiano sempre più i parcheggi, con tariffe alle stelle per quelli rimasti. Si vuole puntare sul trasporto pubblico, ma di fatto il centro cittadino si è svuotato di persone. Se ci vai per lavoro bene, sennò pochissimi partono dalla periferia per i negozi del centro, pagando parcheggio scambiatore e biglietto del tram. L’ultima volta poi io mi sono ritrovata a piedi per uno sciopero di tram e bus, con scarsa informazione al riguardo.
Poi si lamentano che nessuno vuole rilevare l’attività, ma è anche vero che se prima passava di generazione in famiglia, adesso sono i loro stessi figli che non vogliono subentrare nell’edicola. Quattro conti se li sono fatti anche loro, si vede.
A questo punto credo ci voglia un intervento governativo. Così come certi quotidiani sopravvivono solo grazie ai contributi pubblici, credo sia corretto sostenere l’informazione anche nei punti vendita, garantendo un’edicola aperta almeno in ogni comune italiano o in un certo raggio del territorio.
Sandra
Ago 21, 2023 at 8:21 AM ReplyL’edicola recuperata di Lorenzo Scano, storia che conoscevo, lo seguo su IG, è proprio nella zona dei locali che cito spesso, quella del libro bruttino – dai non metto il titolo – di cui ho parlato nel blog. Al momento è chiusa per ferie e non ci sono ancora stata, per quanto andando spesso lì l’ho vista chiusa, ma so già che diventerà una tappa meravigliosa.
Considera poi che Lorenzo non abita in zona, si fa un pezzo enorme di metropolitana al mattino presto.
A distanza ravvicinata io ho 3 edicole: alla fermata della metropolitana, dentro il centro commerciale e praticamente davanti al centro stesso. Ma la mia posizione è davvero privilegiata in tutto e non fa testo.
In Valle ad esempio tocca scarpinare un bel po’.
Trovo che le chiusure siano inevitabili con tutto ciò di cui hai parlato a ragion veduta nel post, ma molto, molto tristi.
Molto bello il memoir sulla tua infanzia marinara, e il mulinello non l’ho mai avuto, ma l’avrei molto voluto.
Barbara Businaro
Ago 21, 2023 at 7:19 PM ReplyGuarda Sandra, ammetto che quando ne ho letto, ho subito pensato “Mi ci devo far portare da Sandra alla prossima gita a Milano.” 😀 😀 😀
Il sacrificio di Lorenzo Scano, oltre alla sveglia all’alba, è anche nell’aver lasciato Cagliari, sua città natale, per giungere quassù a Milano, considerata però (e questo è stato un concetto che ho appreso sia da te come pure da Giulio Mozzi, editor di Laurana e Marsilio) centro alquanto nevralgico per l’editoria, le occasioni più importanti sono lì, c’è poco da fare. Che poi avere un’edicola tua a disposizione per l’uscita del tuo prossimo romanzo… è una genialata, diciamolo. 😛
Non sono convinta che le chiusure siano inevitabili… secondo me dobbiamo tutelare l’accesso all’informazione. Non possiamo pensare che tutti abbiamo un computer, uno smartphone e la capacità di leggere online. Credo sia comunque un diritto del cittadino poter avere il suo giornale stampato, senza usare per forza uno schermo.
Grazia Gironella
Ago 21, 2023 at 8:55 AM ReplyLa protezione mi fa spesso arricciare il naso. L’aiuto nei periodi di transizione, okay, ma per il resto… Sono convinta che ogni attività nasca da un’esigenza, da una sorta di vuoto da riempire, non per essere piacevole e basta. Utile, sì, un’edicola lo è, ma a chi si rivolge, se le persone usano altri strumenti? Nel bene e nel male, tutto cambia. Secondo me bisogna sforzarsi di guardare avanti e diventare creativi per il futuro, perché è in quella direzione che si va, non viceversa. Facile a dirsi, vero?
Anch’io ho bei ricordi delle edicole a Cervia, la località romagnola in cui trascorrevo due mesi l’anno da bambina. Non vedevo l’ora che arrivasse una giornata piovosa, in modo che il rituale della spiaggia venisse sostituito da una piacevole ricerca di libri e libretti, e magari di qualche set mignon di accessori per le bambole, tipo minitazzine, mini scatole di biscotti, quelle cose lì. Delle bambole non poteva interessarmi di meno, ma gli oggettini piccoli mi piacevano molto. 🙂
Barbara Businaro
Ago 21, 2023 at 7:20 PM ReplyNon sempre la legge del mercato, quella della domanda e dell’offerta per intenderci, è quella giusta da seguire. Anche l’utilità economica non è un buon parametro. Pensa per esempio alla salute: se dovessimo valutare la sola domanda del mercato, certi farmaci per malattie rare non sarebbero prodotti, nemmeno ricercati, perché la domanda è esigua e il costo di produzione altissimo, con così pochi numeri. Se dovessimo seguire le teorie economiche, quei malati sarebbero spacciati.
Ovviamente un’edicola non ha una funzione così essenziale. Ma ne siamo sicuri? Durante il lockdown nazionale ha fatto comodo avere una rete così capillare per la distribuzione delle mascherine, chioschi con accesso facile, praticamente all’aperto, per non intasare ancora di più i punti ospedalieri e le farmacie. Adesso invece lasciamo che chiudano. Mentre le tabaccherie, che vendono prodotti notoriamente nocivi alla salute, sulla quale lo Stato guadagna pure, mordendosi la coda visti poi i costi sanitari in salita, quelle no, non conoscono crisi economica. Non ti pare che ci sia qualcosa di distorto in tutto questo? Leggere fa male e fumare fa bene?!
Penso si arriverà comunque ad un nuovo equilibrio. Esattamente come per i libri cartacei, che non saranno mai soppiantati dagli ebook.
E questa certezza mi arriva dall’aver terminato Fahrenheit 451 di Ray Bradbury. Lo farei leggere obbligatoriamente alle superiori, altroché. 🙁
Grazia Gironella
Ago 21, 2023 at 8:44 PM ReplyGeneralizzando il discorso non ha più senso. Non intendevo dire che tutto deve andare come va e bisogna accettarlo senza battere ciglio, ma c’è cosa e cosa. La salute è una condizione per la vita. Il fatto che esistano o no le edicole non lo considero un grosso problema, come non trovo inaccettabile – incredibile a dirsi – il fatto che le persone leggano di meno. Non mi fa piacere, proprio no, ma per me l’importante è che le storie restino con noi e non smettano di farci crescere. Che ci arrivino tramite immagini, audiolibri, video o canzoni, non ha questa colossale importanza. Il tempo passa, gli strumenti cambiano, ma l’animo umano oggi è simile a quello degli uomini di millenni fa. Gli altri sono problemi economici da affrontare, senza dubbio, ma non sento il cambiamento come sbagliato in sé.
Barbara Businaro
Ago 21, 2023 at 9:42 PM ReplyNon sono mai contraria al cambiamento di per sé, anzi, ma in questo caso non vedo un’evoluzione, non vedo un cambiamento positivo. E il mio potrebbe sembrare un discorso contrario alla mia stessa professionalità di informatico, invece è proprio perché conosco bene i rischi ed i limiti del digitale che sono per la salvaguardia della cara vecchia stampa. 🙂
Daniela Bino
Ago 21, 2023 at 10:01 AM ReplyPurtroppo, cara Barbara, ha chiuso anche l’edicola storica di piazza Mazzini nel mio paese d’origine, gestito prima dalla mamma di una mia compagna di scuola e poi dalla figlia Elisabetta. Amavo quell’edicola per il vasto assortimento di giornali adatti a tutte le età e per le ciacole infarcite di amicizia. Spesso, diventata madre, nel periodo da quasi single, era un porto sicuro. Acquistavo le mie riviste preferite e poi andavo dritta alla biblioteca pubblica dove trovavo l’altra mia compagna di scuola che mi faceva salire con il passeggino fino al giardinetto all’ombra del colle e lì, in santa pace, mi leggevo le riviste acquistate. Ora, quell’edicola non c’è più (e nemmeno la mia amica che lavorava alla biblioteca civica). Quando lessi la notizia, ebbi l’amara sensazione che si fosse chiusa un’epoca. E, confesso, non mi piace leggere le notizie da pc e nemmeno i romanzi; i fumetti che amo (Julia e Dampyr) faccio fatica a reperirli e così pure il mozzo che cerca il Paperinik e spesso non lo trova perché arrivano pochissime copie. Che tristezza!
Barbara Businaro
Ago 21, 2023 at 7:32 PM ReplyAvevo letto anche di quella chiusura, proprio storica, ben tre generazioni di edicolanti in famiglia. E non ha trovato acquirenti, anche perché la licenza per un’edicola ha un costo esorbitante al giorno d’oggi. Se un tempo quell’investimento era recuperato a breve, oggi no, le prospettive attuali sono davvero grame.
Un Topolino letto dal cellulare non avrà mai e poi mai lo stesso gusto di un Topolino cartaceo. Poi per quel che mi riguarda vale a maggior ragione per un romanzo. Senza contare che diversi studi hanno dimostrato che per il nostro cervello è meglio lettura e studio su carta che in versione digitale (uno che ricorso su Libreriamo: Dare ai bambini cellulari e tablet inibisce la loro capacità di lettura, ecco perché). E del resto l’abbiamo provato proprio in questi anni di pandemia con i ragazzi a casa e i compiti tutti in digitale, nella scuola costretta virtuale. Oltre alla mancata socialità, anche studiare su uno schermo ha rallentato l’apprendimento.
Elena
Ago 21, 2023 at 5:15 PM ReplyAndare all’edicola era una tappa fissa ogni giorno, durante tutta la mia adolescenza e giovinezza: come nerd e otaku, ho acquistato in edicola il settimanale di Candy Candy, il fumetto di Lady Oscar, Japan Magazine, i manga della Granata Press e poi della Star Comics, e tante altre cose. Poi sono venute fuori le fumetterie, ho cambiato giro e in edicola ci sono andata sempre meno.
In quest’ultimo anno ci sono tornata: ho trovato due belle edicole, una in corso Vittorio angolo corso Re Umberto che ha splendide riviste in lingua straniera come SFX sul mondo del fantastico e il periodico su Versailles e un’altra in via Milano, il cui titolare è un otaku come me, anche perché le due riviste su manga e anime nuove Nipponshock e Animecult distribuiscono prevalentemente in edicola. Ma ho visto sparire troppe edicole qui nella mia Torino…
Barbara Businaro
Ago 21, 2023 at 7:33 PM ReplyChe ricordi mi hai sbloccato! Ho conosciuto i manga di Lady Oscar, Occhi di gatto e City Hunter proprio all’edicola in stazione dei treni a Padova, durante il periodo universitario. Era un’edicola enorme, all’interno dell’edificio storico, con giornali stranieri, riviste di settore, ma di ogni settore, e fumetti che non avevo mai visto, non arrivavano nella cartolibreria piccola del paese. Poi ho conosciuto una fumetteria, nei dintorni del dipartimento di Matematica dove avevo alcuni corsi, ma chiuse/si trasferì in poco tempo. Comunque quell’edicola era il mio riferimento. Ora non c’è più, è stata sostituita da un negozio, anche più grande, ma con orari differenti e le poche volte che ultimamente ho preso il treno era ahimè chiusa. E avevo proprio la curiosità di entrare e vedere se era rimasto l’angolo dei manga che tanto amavo. 🙂
Marco Amato
Ago 22, 2023 at 10:13 AM ReplyAnch’io avverto il problema delle edicole che scompaiono. E credo che qui al sud, almeno, nella mia parte di sud, la scomparsa sia anche più grave, accelerata. Rispetto a quando avevo venti anni, se prendo in esame 10 edicole che conoscevo frequentavo, quelle rimaste in attività saranno soltanto due.
Io sono convinto che per le edicole, ma anche e soprattutto per le librerie, sia necessaria una legislazione speciale che preveda la detassazione per gli esercenti. Perché ogni libreria che scompare, ogni edicola che chiude, è una ferita al tessuto sociale cittadino.
Anch’io, quand’ero bambino, con le edicole ho bellissimi ricordi. Le figurine Panini dei calciatori, mio nonno che mi dava le monetine e io correvo a comprarle. I fumetti. Quei momenti mentre incantato scorrevo le copertine dei fumetti per scegliere quello da acquistare. E come dimenticare i videogiochi con le cassette per il Commodore 64. Le riviste focus, quelle di storia e di scienze. Tutti acquisti che compivo e che effettivamente adesso non fanno più parte della mia vita.
Nella morte per agonia delle edicole, ne sono assassino anch’io.
Riguardo a Confidenze, dalle mie parti mai trovato.
Non conoscevo la storia dello scrittore edicolante, curiosa. Ma a quel punto, sarebbe una bella soluzione per uno scrittore indipendente. Una bella edicola dove vendere solo i propri libri. L’edicola del self publisher. Scrivi i nuovi libri e vendi quelli già pubblicati. Se l’edicola fosse in una via centrale con molto traffico pedonale, magari in una città del nord, facendo due rapidi conti sulle punte delle dita, uno scrittore self publisher possedendo il giusto margine potrebbe anche viverci di scrittura.
Peccato, rinascessi lo farei, l’edicolante self publisher, non sarebbe stata male come possibilità di vita. XD
Barbara Businaro
Ago 22, 2023 at 7:13 PM ReplyE il bello è che tutta ieri continuavo a dirmi: devo scrivere a Marco di leggere il post, che sta cosa dello scrittore con l’edicola potrebbe proprio essere una grande idea per il self-publisher!! Giurooooo!! XD
Perché ogni libreria che scompare, ogni edicola che chiude, è una ferita al tessuto sociale cittadino.
Ecco, è esattamente questo quello che intendo. Posso anche accettare che le librerie diminuiscano, che restino aperte quelle di catena (sempre meglio di niente) o che si trasformino in caffetterie-pasticcerie-librerie (per la verità, questo non mi dispiacerebbe affatto! 😛 ), mentre il resto della domanda si trasferisce nello shopping online. Ma non può essere lo stesso per le edicole, perché lì quotidiani e riviste hanno una “scadenza”. Non posso pensare di attendere quindici giorni per leggere le notizie di oggi!
E guarda, se c’è una cosa che mi è mancata in questi anni è l’assenza di un’edicola vicino al luogo di lavoro, prima ne avevo una direttamente sotto l’ufficio e, lo ammetto, ho speso cifre folli in riviste, comprese diverse serie di speciali di cucina e di dvd da allenamento.
Mi spiace leggere che dalle tue parti Confidenze non arrivi, non è un buon segno se consideriamo che la stessa società Stile Italia Edizioni (distaccata a suo tempo da Mondadori) è stata posta in liquidazione, con la chiusura di alcune testate (TuStyle e Cucina Moderna) e la prosecuzione provvisoria di altre. Anche per questo è stato chiesto di segnalare eventuali problemi nella distribuzione.
Marco Amato
Ago 22, 2023 at 8:11 PM ReplyA dire il vero dovevo commentare anche il post su Barbie, avevo l’onore di Big Jim da difendere, ma poi salti un giorno che sei impegnato, ne salti un altro e ti passa il mordente del commento. XD
Quindi per l’edicola ho commentato subito e mi son tolto il pensiero. 😛
Il valore sociale delle edicole e delle librerie è enorme. Immagina quanti bambini vedendo un’edicola possono chiedere le figurine dell’album degli animali, e poi una volta lì vedere il fumetto, e poi un’altra cosa ancora. Questi sono stimoli che di fronte all’assedio degli smartphone (e non demonizzo gli smartphone), diventano boccate d’ossigeno vitali.
Ogni edicola che scompare è un’opportunità in meno per le nuove generazioni (ma anche per gli adulti). Un pacco di pasta è un pacco di pasta, ma un fumetto, un album, sono oggetti che trascendono la fisicità.
Io sono nel commercio da sempre, e per questo parlo di detassazione per librerie ed edicole. Perché una libreria si ritrova a pagare gli stessi affitti esosi che potrebbe pagare un franchising di catena. Le stesse tasse (anzi, di norma di più perché i colossi sanno eludere il fisco). Cioè, è una battaglia impari per edicole e librerie rispetto ad altri rivenditori con maggiore marginalità. E infatti cadono come mosche.
Già questo fenomeno lo abbiamo visto con i cinema, dove anche da me ormai sopravvivono soltanto le catene di multisale. I piccoli cinema del centro sono morti tutti e quella morte ha solo lasciato un vuoto che Netflix o Disney plus non possono colmare.
I presidi della cultura, che siano cinema, teatri, edicole o librerie vanno tutelati perché rappresentano un patrimonio unico per la comunità. Una strada solo di negozi o peggio, di saracinesche abbassate, diventa un indifferente deserto che avrà vita, ma non un’anima.
Barbara Businaro
Ago 22, 2023 at 11:58 PM ReplyAccidenti, la volevo leggere la difesa di Big Jim, che io mi divertivo una cifra quando avevo un Big Jim prestato con cui giocare. Perché Barbie era molto più alta, quasi 3 centimetri, e con una manata lo mandava a terra dritto… XD
Guarda, restiamo proprio in tema Barbie, a proposito di cinema e concorrenza delle piattaforme online: il successo planetario della pellicola di Barbie ha dimostrato che con un buon film, e non intendo solo per qualità ma per popolarità del tema (ovviamente una bambola storica ha una platea molto più ampia rispetto ad un fisico nucleare), la gente al cinema ci torna di corsa.
E occasionalmente possiamo vedere come pure con il romanzo giusto le librerie si riempiono. Per questo credo si possa trovare una buona formula anche per rivitalizzare le edicole.
…ma un’edicola degli scrittori emergenti? Pensa se ci fosse la possibilità di creare un’associazione di scrittori e gestire insieme un’edicola, un giorno per uno per dire, e quel giorno viene esposto, tra giornali e riviste, anche il proprio romanzo, presentazione e firma copie gratuito lì davanti al chioschetto. Ci si potrebbe pure affiliare con altre edicole e girare l’Italia, di edicola in edicola. Why the hell not? 😉
Sandra
Ago 23, 2023 at 4:09 PM ReplyVisto che sono la vostra donna in avanscoperta per Lorenzo Scano (Barbara, hai provato a linkargli il post in direct su Instagram? Per me risponde e condivide) aggiungo la fondamentale info che la sua edicola si trova a 200 metri da una libreria Feltrinelli molto battuta, di fronte a un celebre teatro cittadino. Una libreria Feltrinelli, aggiungo ulteriori carichi, che ha un corner Libraccio coi libri usati, cioè una concorrenza pazzesca, oltra al fatto che l’edicola di Lorenzo è a pochi metri da 2 fermate della metro che hanno entrambe l’edicola sotto.
Traduzione: bisogna avere l’X factor, l’idea in più, e quella o ce l’hai o non ce l’hai.
Io comunque avevo già deciso di chiedere a Lorenzo di farmi fare un firmacopie, mi porto un banchetto pieghevole e mi metto lì, vediamo cosa dice.
Barbara Businaro
Ago 23, 2023 at 5:43 PM ReplyDunque, no, non l’ho taggato nel post perché il focus di questo post era sulla chiusura delle edicole e mi pareva di portargli sfortuna, eh! 🙂
Vedo di taggarlo in un commento su Instagram, visto che stiamo parlando nei commenti di lui.
Certo ci vuole l’X factor, se abbiamo pure una libreria a pochi passi. Ma guardando da Google Street View, gli orari di Feltrinelli sono 9.00-21.00 mentre l’edicola apre prima e quindi potrebbe giocare sui lettori mattutini, quelli che hanno terminato un romanzo ieri sera e hanno assoluta urgenza di portarsi qualcosa in ufficio per la pausa pranzo.
Per le edicole sotto, all’uscita della Metro, sì quelle sono una bella concorrenza, specie con la pioggia o il sole accecante di questi giorni.
Bisogna lavorarci su, aumentando il più possibile il carico di simpatia. Se le persone si allontanano dall’edicola col sorriso è più facile che ritornino, no?
Andrea Cabassi
Ago 31, 2023 at 10:46 PM ReplyIn edicola per me acquisto praticamente solo qualche libro quando c’è una collana interessante (gli ultimi i libri di Verne), non sono un lettore di rotocalchi o quotidiani. Di certo vedere mezza edicola dedicata alle riviste di gossip e mezza a gadget/cagatine varie non aiuta a educare lettori del futuro!
Barbara Businaro
Set 01, 2023 at 5:05 PM ReplyUhm, non sono certa che le edicole siano il luogo deputato a educare i lettori del futuro. Non lo dovrebbero essere in primis le librerie? Ma poi, cosa intendi con “educare” i lettori? La lettura non dovrebbe essere un’esplorazione libera?
Ricordo i bei tempi universitari, quando all’edicola in stazione dei treni trovavo sia i miei fumetti manga, sia le riviste femminili con i dvd di fitness in allegato (in particolare di Jill Cooper, ce li ho tutti!), sia i romanzi della BUR, i grandi classici con copertina crema e costa in verde/marroncino, quanti ne ho letti in viaggio da pendolare! Ma non posso dire che sia stata l’edicola a “educarmi” come lettore, anche allora c’erano le cagatine in vendita, semplicemente non mi interessavano a prescindere.
Mi è venuto in mente un paragone, non so se si adatti bene. Potremmo vedere le edicole come lo street food, il panino o la piadina distribuiti dal camioncino all’angolo della strada, e le librerie invece come i classici ristoranti, più o meno stellati. Non sono complementari ma nemmeno esclusivi. Non è nemmeno una questione di qualità, perché puoi trovare degli hamburger gourmet eccezionali dall’ambulante e delle storiche fregature immangiabili nei locali Michelin. Però magari a volte senti la necessità di cambiare: se vai spesso al ristorante, ogni tanto un paninazzo unto comunque ti attira, e viceversa, potresti voler staccare dalla routine di mangiare in piedi con una pausa d’eccezione con i piedi sotto il tovagliato lungo. L’uno non esclude l’altro.
Ma soprattutto…si capisce che in questo momento ho fame?! 😀 😀 😀
Andrea Cabassi
Set 06, 2023 at 9:14 AM ReplyForse ho usato un termine poco adatto: intendevo dire che in tanti posti l’edicola è l’unico luogo in cui puoi accedere a qualcosa da leggere, vuoi per l’assenza di una libreria (da ragazzino non sapevo nemmeno se ne esistessero vicino casa), vuoi perché sei un “lettore da settimana enigmistica” (non in senso dispregiativo, eh), vuoi perché leggi solo i fumetti che trovi in edicola.
Insomma, per molti la proposta dell’edicola è l’unica accessibile.
D’accordo al 100% sul tuo ragionamento sui ristoranti/street food e sulla fame 😀
Barbara Businaro
Set 06, 2023 at 3:26 PM ReplySì, da questo punto di vista hai ragione, per molti la proposta dell’edicola è davvero l’unica accessibile. Motivo per cui andrebbero proprio salvaguardate nel nostro territorio, soprattutto nei comuni più piccoli.
Daniele
Set 04, 2023 at 10:25 AM ReplyVicino casa mia ne è sparita una, ma il gestore è andato in pensione e nessuno l’ha rilevata.
Nel paese dei miei (2000 abitanti circa) ce n’era una, ma l’edicolante si era stufata e l’ha chiusa, e nessuno l’ha rilevata. Il paese quindi è senza edicola.
Alcune edicole hanno da tempo iniziato a vendere anche altro, come articoli di cancelleria.
Anche per me vanno protette. I servizi online ti fanno risparmiare tempo, è vero, ma impigriscono e annullano la socializzazione (quella vera, non quella fittizia online).
Barbara Businaro
Set 05, 2023 at 3:11 PM ReplyD’accordo su tutto, tranne che quell’ultima parentesi. 😀
Forse perché sono di un’altra generazione o perché il lavoro prima e le passioni poi mi hanno obbligato a utilizzare altri canali, più veloci e senza barriere geografiche, ma non distinguo la socializzazione in “vera-offline” e “fittizia-online”. Ho amici veri che abitano ben lontano da me, qualcuno non l’ho ancora incontrato fisicamente, ma mi sono molto più vicini di altri pseudo-amici che abitano a pochi chilometri e si fanno vedere solo quando gli comoda. E tutto senza nemmeno avere WhatsApp, pensa!
Però capisco il concetto che esprimi e sono d’accordo: nel mio quartiere un’edicola non c’è e l’unica socializzazione è di chi frequenta la chiesa o le scuole elementari con i propri figli. Per chi ha altri interessi, è un dormitorio. Se io mi arrangio prendendo l’auto e andando nell’altro quartiere, penso che per un anziano la mancanza di un’edicola, e soprattutto delle quattro chiacchiere con le persone lì intorno, sia davvero grave. Specie in un piccolo paesetto o in una zona solo residenziale.
Andrea Cabassi
Set 06, 2023 at 9:24 AM ReplyChe poi io questa socializzazione da edicola non l’ho mai vista… vicino casa mia ce ne sono due, la più lontana (200m) è gestita da un imbecille spocchioso antipatico che non capisce niente quando gli chiedi le cose e non è nuovo ad azioni come chiudere la serranda lasciando un biglietto tipo “Se oggi chiudo ringraziate pure il Giornale di Brescia”… ma che mink significa?. La più vicina (uno sputo e mezzo) invece è gestita da madre e figlio, gentili e cordiali che mi mettono da parte le cose e che salutano sempre quando passo di lì. Né l’una né l’altra però ho le mai viste come poli di aggregazione.
PS: mi è appena sovvenuto il ricordo di un episodio capitato in edicola di cui parlai in un post di un po’ di tempo fa… te lo linko nello spazio dell’URL! 😉
Andrea Cabassi
Set 06, 2023 at 9:25 AM Reply… che però vedo non appare. Te lo incollo anche qua: https://www.ryo.it/2021/05/10/volevo-solo-comprare-il-ritratto-di-dorian-gray/
Barbara Businaro
Set 06, 2023 at 3:34 PMIl chiosco che è scomparso, lasciando la piazzola vuota, era in un luogo di socializzazione, tra una scuola elementare e una media, una chiesa e un distretto sanitario, oltre che una palestra comunale. Quindi erano molte le occasioni di incontro, ma al di là dell’edicola stessa. Mentre la cartoleria dove mi reco ora è l’unico punto “vivo” di una zona residenziale piena solo di condomini di edilizia popolare, e in effetti mi capita di vedere persone che si attardano a chiacchierare sia con altri clienti sia con i proprietari. Vero è che molto, se non tutto, dipende dalla simpatia di chi gestisce l’edicola.
Il biglietto appeso “Se oggi chiudo ringraziate pure il Giornale di Brescia” mi ricorda altri biglietti, fuori da una gelateria vicino al mio vecchio ufficio, oramai dieci anni fa. Passandoci davanti la mattina si potevano trovare delle belle perle di saggezza, tipo “Oggi piove, niente gelato” oppure “Ci vediamo nel pomeriggio, forse”. Durò un anno quell’attività, poi chiuse definitivamente, chissà perché…
E comunque Dorian Gray “è proprio un bel film”!! Non smetto di ridere!! 😀 😀 😀
Luz
Set 18, 2023 at 7:41 PM ReplyÈ vero, si tratta di un fenomeno sempre più diffuso, purtroppo. L’edicola anche a me porta a ricordi belli della mia infanzia e adolescenza. Era il luogo dove acquistavo quelle prime uscite di romanzi a 3000 lire, dove iniziavo e poi portavo a termine una collana di libri, o anche perfino dove pezzo a pezzo ho composto un’enciclopedia di archeologia e una di grafica pubblicitaria. Per non dire di quando acquistavo i numeri di Candy Candy, andarci era ogni volta una gioia. Pure le figurine acquistavo nella mia edicola preferita. Quella del paesino calabro in cui sono vissuta si è via via convertita in libreria, l’unico modo per farla sopravvivere. Qui a Grottaferrata devo dire che l’edicola resiste. Sul corso principale ce n’è una e sulla piazza vicino a casa mia una bella grossa che pare non avere nessuna crisi. Sarà per i tanti anziani che ancora acquistano i giornali, ma vedo che espongono giocattoli in particolare e quindi hanno trovato modo di acchiappare anche clienti di diverso tipo.
Barbara Businaro
Set 19, 2023 at 4:32 PM ReplySe l’edicola si trasforma in libreria, o mantiene entrambe le vendite, giornali e libri, come nel caso di Lorenzo Scano qui citato, direi che è pure una buona evoluzione. Un po’ meno se diventa un negozio di giocattoli, togliendo del tutto la parte della lettura.
I tuoi ricordi confermano che la nostra generazione era affezionata a quell’esperienza, le edicole erano per noi luoghi di scoperta, di divertimento, di gioia e di conquista. Questo mi porta un’altra riflessione. Cosa rimarrà alle generazioni successive? Ci sono stati i ragazzini che correvano in edicola per le figurine dei Pokemon, ma poi? Cosa ricorderanno i bambini di oggi delle edicole della loro infanzia?!