La fatica di leggere sotto l'ombrellone in spiaggia

La fatica di leggere

La spiaggia non è propriamente il mio luogo di lettura prediletto, specie quando diviene affollata, rumorosa, ostile oppure, aggravante della mia pena, la canicola non è più ammansita dalla soave brezza marina. Allora abbandono lietamente il mio metro quadrato stretto sotto l’ombrellone in terza fila e trascino la mia sdraio nella frescura, al limitare della pineta, a ridosso dell’alta scogliera, al fianco della casetta dei bagnini, ovunque io possa rimediare ombra e quiete. A farmi compagnia, se ci fosse mai bisogno di specificarlo, un libro. Raramente mi ostino a leggere riviste e quotidiani in vacanza, occorre una pausa anche dalle brutture del mondo, per quanto possibile.
Ero proprio assorto nella lettura di un classico di Maigret, crogiolandomi con soddisfazione nelle sue inchieste, quando una giovane donna, eccessivamente sovrappeso per la sua tenera età, con un costume striminzito da offuscare la sua naturale bellezza, trascina i suoi piedi e il suo asciugamano a pochi metri da me. Con lo stesso cipiglio annoiato e fiacco, sbatte il suo telo dalla sabbia, che in buona parte finisce sulle mie pagine, e lo stende a terra, nella medesima ombra che mi ha accolto per primo. Con altrettanta indolenza vi si siede sopra, a gambe incrociate. Il viso rivolto in direzione del bagnasciuga, lo sguardo alla ricerca di qualcuno. Procedo con la mia lettura, nonostante mi senta a tratti osservato.
Dopo una decina di minuti sopraggiunge nello stesso angolo dello stabilimento anche un ragazzo, un’identica camminata di quella che arguisco essere la sua fidanzatina, i pantaloncini da bagno talmente trasandati sui fianchi da lasciare a vista l’inizio del pube. Nascosto dietro i miei occhiali scuri rifletto sulla maleducazione di questa moda, avvilente a dir poco. Ma sono solo un vecchio e il mio pensiero conta meno di niente.
Il giovanotto si butta prono sull’asciugamano, vicino alla ragazza, sollevando altra sabbia nella mia direzione. Biascica qualcosa e riesco a estrapolare dal lungo discorso confuso solo la parola sigarette. Impreco nel mio intimo, perché manca davvero solo il fumo passivo per incorniciare degnamente la mia compromessa mattinata di lettura. Invece anche la fanciulla si abbandona al sonno, lunga distesa accanto al suo cavaliere. Posso così continuare la ricerca dell’assassino tra le righe del romanzo.
Qualche paragrafo dopo, sorrido di una battuta dello scrittore, nascosta tra le pieghe di un interrogatorio. Distratto sollevo la testa per guardarmi intorno sovrappensiero, però scopro uno sguardo curioso e al contempo infastidito della ragazza verso il misterioso oggetto tra le mie mani. Siamo rimasti davvero in pochi a leggere in questa spiaggia, nella vicina pineta, a bordo della piscina e in generale presso tutto l’albergo. Animali rari, da osservare con attenzione, mantenere le dovute distanze, sia mai che mordano. Presto ci alleveranno in cattività, come specie in via d’estinzione. Fino a quel momento, mi ostinerò di essere comunque un buon esempio.
Torno alla mia peccaminosa lettura, ma il giovanotto con un mugugno assonnato si alza con le spalle, afferra il cellulare lì vicino e comincia a premere i tasti frenetico. Ho bisogno delle sigarette, bofonchia. Seguono in velocità trilli, vibrati e altri suoni strani, finché risponde a una telefonata, annunciata da non so quale musica latina a tutto volume. Mio malgrado, resto in ascolto.
Le sigarette. Me le porti? No. Dimenticate lì. Dai, per favore. In spiaggia. Ma sono qui, sì. Sto riposando. Ma sono stanco, dai.
Gli occhiali scuri proteggono il mio sdegno a quest’ultima affermazione. Non può avere più di vent’anni, età del massimo vigore maschile, siamo in un luogo di villeggiatura, è chiaramente un cliente della struttura e la sua pancia prominente sembrerebbe indicare un riposo eccessivo, a tavola e altrove. Cosa mai può averlo stancato così strenuamente, non me lo spiego.
Con un sospiro velato, giro pagina per tornare ai miei affari. Pochi istanti e al capitolo successivo sobbalzo alle grida provenienti dal parapetto, quello che separa la terrazza dell’albergo dalla battigia, prima dalla lunga scalinata che discende verso la spiaggia. Un signore con una fluorescente camicia a fiori, parente del pargolo qui vicino, riconosco la stressa baldanza fisica, urla il nome del figliolo, agitando in aria un oggetto, direi il tanto agognato pacchetto di sigarette. Il ragazzo si mette seduto e risponde accorato al padre, chiamandolo con le braccia e sbraitando per coprire la distanza.
Vieni qua. No, la sabbia scotta. E non ho le ciabatte. Vieni tu, dai. Sono stanco. E che fatica fai tu? Sei già lì, portamele qua.
Per la confusione innescata dal teatrino di questi due, che han sollevato altre teste irritate sotto gli ombrelloni là avanti, il bagnino si sposta dalla sua posizione di guardia verso il mare. Con le mani sui fianchi, mostrando tutta la sua muscolatura, fa un cenno con la testa in direzione dell’uomo sulla terrazza. La muta intimazione di smetterla con questo baccano. Nuovamente la canzone latina risuona al cellulare e il ragazzo risponde al padre, ancora fermo lassù, adesso con il telefonino in mano.
E portamele qua. Cazzo, sei noioso. Vabbè ma. E vaffanculo!
Il giovanotto getta l’apparecchio sull’asciugamano. Dall’altro capo, il padre mostra il pacchetto e poi lo appoggia sull’ultimo scalino, prima di sparire dalla vista, probabilmente verso i lettini a bordo della piscina da quella parte dell’albergo. Sono quasi certo che l’uomo avrebbe ceduto alle richieste del figliolo, già aveva disceso qualche scalino verso la temibile sabbia calda, se il bagnino e la gente qui intorno non si fossero girati a scrutare la scena, o la tragedia, che si stava consumando. Nel mio silenzio, anch’io stavo combattendo la tentazione di alzarmi e trascinare lontano il padre, sia mai che cedesse ai capricci di un figlio con le vertebre storte, ancora in tempo per essere raddrizzate, prima che il compito sia delegato alle tempeste della vita.
Dopo una discussione sommessa con la ragazza, di cui non afferro proprio nulla, i due alla fine si alzano, raccolgono l’asciugamano, lo sbattono di nuovo nella direzione del mio libro e se ne vanno. Zompettando furiosamente sulla sabbia calda verso la scalinata. Se questa per loro è fatica, chissà cosa mai penseranno della lettura. Un impegno gravoso, anziché un audace divertimento?
I miei occhiali scuri intercettano per un istante la soddisfazione del bagnino, ci sorridiamo da lontano. Prima che qualcun altro possa impadronirsi dello spazio appena lasciato libero accanto a me, ecco arrivare proprio la sua corposa figura con una pila di lettini al seguito. Li sistema con un carrellino proprio lì, dove prima c’era il telo dei due ragazzini. Mi fa un cenno, mentre li sposta in modo che non ci sia altra ombra disponibile da occupare. Buona lettura, mi dice, anche se io preferisco Montalbano. Torna alla sua postazione, lo vedo rimestare dentro uno zainetto e poi sventola verso di me un cartaceo sgualcito, riconosco una delle copertine scure del celebre commissario.
Siamo rimasti in pochi, penso, e dobbiamo darci una mano per sopravvivere.

 

 

Vecchio viaggiatore di panchine avatar Guest blogger: Vecchio viaggiatore di panchine
Di lui sappiamo poco o niente. Se non che viaggia parecchio, ci scrive da luoghi lontani, a volte anche senza muoversi affatto. Colleziona foto di panchine, ognuna delle quali ha contribuito al suo spirito ed alla sua penna.

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Comments (12)

Sandra

Lug 20, 2022 at 8:23 AM Reply

Diamocela subito questa mano, come minimo sorridendoci quando ci riconosciamo, in spiaggia e sui mezzi pubblici, luoghi ormai deputati all’uso smodato di cellulare, che, diamine certo, utilizzo pure io per ottimizzare il tempo ma la lettura non è mai venuta meno.
A parte la totale maleducazione dei due ragazzi, io mi soffermo anche su una moderna abitudine per cui si fa presto a tacciarci di essere politicamente scorretti, ma spesso non è body shaming, bensì SALUTE, eh sì. Ognuno fa quel che vuole coi propri trigliceridi e sovrappeso, ma prima di raggiungere certi livelli, correre ai ripari non sarebbe male. Poi che si (s)vestano come meglio credono. Così come sarò libera io di valutarli ridicoli.
La lettura costa impegno ma ripaga con gli interessi, ci vuole quella spinta iniziale per vincere la pigrizia, e mi rendo conto che la concentrazione può non esserci dopo una giornata impegnativa, o quando l’unica cosa che ci interessa è staccare sul serio dai problemi personali e globali di un mondo in rovina, però, non mi stanco di sottolineare quanto i libri siano salvifici e portatori di gioia.

IlVecchio

Lug 21, 2022 at 7:41 PM Reply

L’uso del telefonino del sottoscritto è quello del vecchio cercapersone, soprattutto nei momenti adibiti alla lettura, sacri. Purtroppo e sempre più si sta dimenticando la minima buona educazione, con suonerie a volume elevato ove non occorrono, l’imposizione dell’ascolto di contenuti multimediali agli astanti, lasciare che conversazioni private diventino pubbliche in vivavoce, senza nemmeno avvisare l’altro interlocutore. Gravissimo.
In quanto alla salute, è vero che la forma fisica non determina completamente lo stato di benessere della persona. Mi pregio di avere un amico della giovinezza che fino ai cinquant’anni era decisamente obeso, la sua stazza proporzionale alla simpatia, i suoi esami del sangue precisi svizzeri. Purtroppo il conto è arrivato di colpo, trigliceridi, colesterolo, transaminasi, diabete, scompensi cardiaci, svenimenti, anche e ginocchia che cedono sotto il peso, nervi dei piedi che lo lasciano insonne la notte. E’ giusto combattere il “body shaming”, il bullismo associato alla forma fisica, ma si sta esagerando nel presentare come esempi positivi quelli che non lo sono affatto. L’accettazione e il rispetto della propria fisicità è un conto, il rischio per la salute è un altro. Stiamo passando dalla moda che ci proponeva modelle anoressiche a inneggiare l’eccesso opposto in nome di una pseudo rivendicazione. E gli eccessi, in qualsiasi parte si dirigano, non sono salutari.
Escludendo la lettura, ovviamente. L’eccesso di lettura non ha mai fatto male a nessuno. : -)

Daniela Bino

Lug 20, 2022 at 8:34 AM Reply

L’ho letto tutto d’un fiato. Divertente nel suo drammatico realismo, con un finale di solidarietà sorprendente: infatti, sulle assolate, affollate spiagge, difficile trovare qualcuno che legga un buon libro, magari un classico di Simenon e, soprattutto, quasi impossibile incrociare lo sguardo di chi fa parte del club “lettori sempre e ovunque”.
Complimenti al vecchio viaggiatore di panchine (e spiagge) e buone vacanze!

IlVecchio

Lug 21, 2022 at 7:43 PM Reply

In genere, non incrociamo lo sguardo degli altri lettori perché lo teniamo fisso sulla pagina. : -)
Buone vacanze e buone letture a lei.

Grazia Gironella

Lug 20, 2022 at 8:37 AM Reply

Eh sì, la lettura sta passando di moda. Mi verrebbe da dire chissene, ma in realtà mi interessa. Video, social e serie Netflix, che uso anch’io con piacere, non sostituiscono l’esperienza della lettura. Quindi continuo a crogiolarmi nelle atmosfere dei libri che leggo e cerco di tenermi a una certa distanza dai contesti che mi fanno sentire meno amorevole verso gli altri esseri umani. A volte la distanza aiuta.

IlVecchio

Lug 21, 2022 at 7:49 PM Reply

La lettura è molto più antica del cinema, della televisione, dei social. Se un giorno l’elettricità costasse così tanto da dover razionare gli apparecchi elettronici? Torneremmo alla carta e al lume di candela. Non me lo auguro, ovviamente, ma questo per sottolineare come la lettura e i libri abbiano in sé molta più resistenza. ; -)

Barbara Businaro

Lug 20, 2022 at 8:21 PM Reply

Ecco il motivo per cui non mi interessano più le spiagge attrezzate, le evito come la peste. Così come me ne sto lontano anche dalla sabbia, calda o fredda non fa differenza. Se posso scelgo i ciottoli o gli scogli, in compagnia delle mie scarpette e di un materassino di schiuma, leggero e pieghevole, meglio della stuoia del nonno. E spiagge poco frequentate, isolate, un po’ selvagge, oppure le calette, che sì vanno in ombra presto (e per fortuna, dico io che sono fototipo 2 e non posso stare senza almeno la protezione 30) ma sono beatamente tranquille. Due bagnetti e in mezzo proprio la lettura. Silenzio intorno. Niente sigarette, niente bambini (purtroppo qualcuno mi fa sempre più apprezzare anche il turismo “no kids”), niente sabbia appiccicosa, altri lettori nascosti. E ci sbirciamo le copertine, oh sì. Una signora con qualche anno più di me, ma una forma e un portamento eccellenti, da invidiare, stava leggendo “I pilastri della terra” in edizione economica. Un altro aveva arrotolata e infilata nella sacca trasparente “La Settimana Enigmistica” e un tascabile che non ho riconosciuto, il formato era quello del Giallo Mondadori da edicola. Ci siamo, a volte ci muoviamo in branchi senza saperlo. 😀

IlVecchio

Lug 21, 2022 at 7:56 PM Reply

Goditi la tua libertà nelle spiagge deserte finché puoi! Poi a una certa età tocca abdicare agli stabilimenti attrezzati. ; -)

Giulia Mancini

Lug 21, 2022 at 6:41 AM Reply

Meno male che c’è il lieto fine con il bagnino, pure lui lettore e solidale. Certo sembra che, in estate sulle spiagge (ma non solo) la cattiva educazione imperi. La lettura sembra un’attività sempre più rara, forse perché è attività silenziosa ed educata?

IlVecchio

Lug 21, 2022 at 8:04 PM Reply

Forse anche perché la lettura è un’attività che non si può sfoggiare.
Richiede tempo, impegno e costanza, inteso per chi non l’apprezza come un’attività piacevole. Non dà alcun ritorno sociale immediato, devo arrivare almeno alla fine del libro per poterne comprendere il vero valore. Un film dura solo due ore e posso parlarne con gli amici subito.

Luz

Lug 25, 2022 at 11:37 AM Reply

Ah vecchia questione di come affrontare o meglio tollerare la maleducazione? Avendo trascorso tanti anni sulle spiagge del paesello calabro in cui sono cresciuta, ricordo il passaggio ad agosto, quando le spiagge si affollavano di villeggianti provenienti dalle città interne. Diventava tutto caotico e molto disordinato, urla e strepiti ovunque. Col tempo ho sopportato sempre meno il carnaio estivo e oggi starei benissimo su una spiaggia deserta. Ricordo pure la pessima esperienza del parco termale di Tivoli, qualche anno fa, preso d’assalto dai romani più grevi.

IlVecchio

Lug 26, 2022 at 6:37 PM Reply

Eppure conosco chi quel carnaio estivo lo rincorre con gioia. Lo attende per quasi tutto l’inverno. Non me ne capacito. Non disdegno la buona compagnia, e nemmeno una partitina di carte sotto l’ombrellone, di tanto in tanto. Però comunque nella sobria tranquillità.

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