Consigli d'autore per raggiungere gli obiettivi di scrittura - da Writer's Digest

15 consigli d’autore per raggiungere gli obiettivi di scrittura

Gennaio se n’è andato, volato in un attimo, il tempo di mettere da parte luci, alberi e decorazioni, finire panettoni, pandori e torroni, ed eccoci già a svoltare la prima pagina del calendario. Com’è andato questo primo mese? E le vostre risoluzioni per l’anno nuovo? Dieta a parte, che finito Natale è già Carnevale e da noi è un tripudio di frittelle giganti ripiene di crema o zabaione, come vanno i vostri buoni propositi per la scrittura?

Se siete rimasti fermi alle parole (questa frase può suonare dubbia nel nostro caso, intendo: se non siete passati ai fatti), ecco quindici consigli motivazionali di autori famosi per aiutarci a mantenere saldi gli obiettivi di scrittura per tutto il corso dell’anno. Ho trovato quest’articolo nella rivista americana Writer’s Digest e ho voluto tradurlo, più per me che per voi.
Un po’ come quando si legge l’oroscopo sul quotidiano al bar la mattina, che in quelle poche righe si cercano nuovi stimoli o rassicurazioni per una giornata che già si prospetta faticosa…

 

Consigli d’autore

Penso in forme e schemi, e quindi quello di cui ho bisogno per iniziare in un dato giorno è ciò che chiamo un nucleo, che è un’immagine molto vivida, una linea di dialogo, un ambiente emotivo, tutto ciò che posso vedere o percepire concretamente. E così, se ho questa immagine, la scrivo in una riga o due, e poi mi siedo lì e la fisso; prendo le parole e le rimetto indietro; sposto le frasi in giro. E quello che sto facendo qui è usare la parte cosciente della mia mente per rendere quella frase pulita, elegante e armoniosa il più possibile, e per descriverlo, qualunque cosa sia, nei termini più chiari che posso.
Diana Gabaldon, Writer’s Digest Gennaio 2012

 

Se scrivo in pubblico, ogni volta che ho bisogno di sapere cosa sta facendo un personaggio con la sua mano o il suo piede, posso guardarmi vicino e studiare le persone e trovare gesti accattivanti che posso raccogliere. Scrivere in pubblico ti dà l’accesso a una discarica di dettagli tutto intorno a te.
Chuck Palahniuk, Writer’s Digest Ottobre 2007
(ndr. Io non riesco proprio a scrivere in pubblico, troppo rumore, troppe distrazioni, e voi?)

 

Se potessi offrire un solo consiglio pratico a ogni scrittore che conosco, sarebbe questo: fai attenzione a come ti senti, sia quando scrivi che quando non lo fai. Nulla è stato più utile per me come scrittore, e come persona, piuttosto che prestare attenzione e preoccuparmi di come mi sento.
William Kenower, Fearless Writing-How to Create Boldly and Write With Confidence

 

Concentrati a migliorare la tua scrittura, non a pubblicare. Non essere così preoccupato/eccitato di inviare il tuo manoscritto se non è al meglio di come potrebbe essere. Non andrai lontano con una domanda di pubblicazione eccellente ma con un manoscritto inadeguato.
Michelle Witte, agente presso Mansion Street Literary Management
(ndr. L’ansia da pubblicazione, come l’ansia da prestazione, gioca brutti scherzi…)

 

Ci sono sempre cose nuove che accadono, sempre. Tutto quello che devi fare è leggere il giornale, e puoi avere una dozzina di scenari di suspense.
Mary Higgins Clark, Writer’s Digest Ottobre 2003

 

Quando sei pronto [per il brainstorming], inizia da dove senti più fervore, l’elemento che ti ha spinto a scrivere questa particolare storia, che lo mantiene in prima linea nella tua mente, sia che si tratti di una situazione avvincente, un personaggio particolarmente affascinante, un tema drammatico e generale, o il finale clamoroso e memorabile. Preparati ad almeno un blocco di due ore di tempo ininterrotto per non fare altro che concentrarti sull’espansione della tua idea primaria.
Susan Reynolds, Fire Up Your Writing Brain-How to Use Proven Neuroscience to Become a More Creative, Productive, and Successful Writer

 

C’è questa sensazione nel mondo che l’abilità artistica sia solo un dono e non ci sia nient’altro. Io penso sia un insieme di abilità. Non è diverso dalla matematica. È una cosa che devi imparare a fare – devi praticarla.
Andy Weir, Writer’s Digest Gennaio 2018

 

Scrivi ciò che ti piace, scrivi ciò che ti interessa e ciò che ti rende felice. Perché se ti stai godendo l’esperienza di scrittura, probabilmente avrai più successo con essa. E finiscila! Anche con il mio libro [attuale], devo rimanere disciplinata e finire le cose.
Rachel Renée Russell, Writer’s Digest Gennaio 2015

 

Se dovessi dirti, ‘Descrivi per me questa lampada’, inizieresti a elencare i suoi tratti sul serio. ‘Base di legno massiccio, lampadina da 60 watt, cavo elettrico sfilacciato, paralume in pelle umana,’ e così via. Ma non è quello che fai nella finzione. Non voglio che tu descriva ogni dettaglio. Non cerco una contabilità di tutti i chiodini di ottone. La prima lezione è: non descrivere tutto. Sapere come scrivere una descrizione è spesso sapere cosa non descrivere.
Chuck Wendig, The Kick-Ass Writer-1001 Ways to Write Great Fiction, Get Published, and Earn Your Audience

 

Non penso che puoi svilupparti se carichi di aspettative tutto ciò che ti viene fuori ogni giorno. Ad esempio, se mi fossi seduto e avessi scritto una frase e poi mi fossi detto: “Questa sarà una storia da New Yorker”, ti garantisco che non avrei mai finito.
David Sedaris, Writer’s Digest Ottobre 2013

 

…le idee vengono da tutte le parti, a patto che tu stia pensando a tutto ciò che ti accade come a una potenziale storia. Mi piace pensare che le differenze tra narratori e non narratori sia che noi narratori, come i pescatori, trasciniamo costantemente una “rete per idee” insieme a noi. Altre persone passano attraverso le loro vite e non si accorgono mai di quante storie stanno accadendo intorno a loro; noi, comunque, pensiamo a tutto come a una potenziale storia.
Orson Scott Card, Writing Fantasy & Science Fiction-How to Create Out-of-This-World Novels and Short Stories
(ndr. Siamo pescatori, oltre che navigatori! 😉 )

 

La mia motivazione per la scrittura è sempre stata la curiosità. Preferisco scrivere di cose di cui so qualcosa, ma non tutto.
Poi quando scrivo il romanzo, mi diventa molto interessante perché sto scoprendo cose che non sapevo prima.
Jane Smiley, Writer’s Digest Settembre 2015

 

È così importante che gli scrittori leggano il più possibile del loro genere. Attraverso la lettura, inizi a capire quali sono le aspettative della comunità di cui speri di far parte. Inizi a sviluppare un certo linguaggio e una conoscenza condivisa con persone che si sono immerse nel genere. E quando ti presenti ad agenti e redattori, sei in grado di fare riferimento ad altri lavori e spiegare dove il tuo lavoro si distingue e dove segue convenzioni o tropi familiari.
Reiko Davis, agenzia letteraria DeFiore and Company, NY
(ndr. Se volete sapere cos’è un tropo: La Tavola Periodica della Narrazione)

 

…quello che ho imparato è che devi solo superarli [i momenti di insicurezza]. Devi davvero combattere contro di loro, non importa quanto sia spiacevole. Basta fare il colletto blu (ndr. operaio): entra, lavora, controlla ogni mattina, dai un’occhiata alla fine della giornata, fai quello che devi fare, confida nel processo e spera che qualcosa di miracoloso accadrà lungo la linea, e ne varrà la pena.
Khaled Hosseini, Writer’s Digest Luglio/Agosto 2013

 

…non c’è mai stato un momento migliore per diventare uno scrittore. È un mondo di opportunità. Puoi fare ciò che vuoi. Puoi farlo come vuoi. È magico [dire], “Sai una cosa? Scriverò una nuova serie per adulti”-e poi scriverla. È fantastico. Non devo convincere nessuno, non devo persuadere nessuno su questo. Non devo farlo esaminare ad un agente o un editore. Lo farò e basta.
Bella Andre, Writer’s Digest Settembre 2014

 

L’ultimo consiglio per me

La scrittura va programmata altrimenti si spreca un botto di tempo.
Sandra Faé, I libri di Sandra 

 

La prima settimana di gennaio se ne va ancora di festeggiamenti, regali, auguri, incontri. La seconda settimana tipicamente si riprende il lavoro a pieno ritmo e ci si perde in briefing, budget, scadenze, programmazioni varie. Le scuole riaprono e pure il traffico. Per scrivere mi rimane di nuovo la sera tardi, se la giornata lavorativa già al computer non è stata pesante, e il weekend. Essendo un lavoratore fulltime, sono costretta a puntare molto sul fine settimana. Ma siamo a fine gennaio, scorro l’agenda, ed ogni sabato-domenica c’è stato qualche impedimento: dai nuovi scaffali che hanno richiesto più manodopera e giri in ferramenta nonché la riprogettazione degli spazi, ai litigi condominiali che mi hanno obbligato a perdere tempo al telefono con avvocato, geometra, condomini, comune, catasto e qualche ora di meditazione per smaltire il tutto, agli amici a cui non puoi negare un caffè, una telefonata, una visita che purtroppo però si trasformano velocemente in una mezza giornata di scrittura persa. Gennaio è finito e pure i suoi weekend.
La scrittura va programmata e io in genere lo faccio, ho un calendario editoriale basato sui miei impegni di lavoro proprio per avere il giusto spazio per scrivere sia per il blog che per il libro. Però:
“Hai da fare domani?”
“Si, devo scrivere.”
“Ah beh, ok, non è lavoro. Allora potremmo andare…”

La scrittura va programmata, fuori di casa, a cellulare spento! 😉

 

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Comments (35)

Sandra

Feb 01, 2018 at 9:45 AM Reply

A parte la faccenda dello scrivere in pubblico, no non ci riesco proprio, mi sembrano tutti consigli sensati e sono stra felice di essere in questo elenco motivazionale, manco la ricordavo quella mia frase, quindi grazie grazie grazie.
L’imprevisto è dietro l’angolo, prova ne è che sono in ufficio ehm ehm e non a casa, in un giorno part time, per una rogna, per cui oggi niente scrittura. Tocca davvero carpe diem e approfittare dei veri e rari momenti liberi, sacrificando altro, dove ognuno dia il significato che vuole a quell’altro. Per me significa eliminare i giretti di shopping anche senza comprare nulla, così per curiosare con tappa fetta di torta somewhere. Il caffè infrasettimanale con certe amiche disponibili perché lavoratrici autonome, e pure ieri riportando il nipote ho rifiutato la tazza di the offerta dalla twin per precipitarmi a casa e tentare di recuperare il tempo perso la mattina, per la rogna che mi ha costretta a lavorare oggi. E poi allenarsi a sgombrare la mente dal resto quando si è alla tastiera.

Barbara Businaro

Feb 01, 2018 at 6:14 PM Reply

La tua frase sta rimbalzando da un angolo all’altro del mio cervello, da quando me l’hai scritta! 😀
Sacrificando altro. E’ proprio questo il punto, che è difficile però spiegare a chi non scrive, o non abbia comunque una passione o un hobby che richiede tempo e costanza. Qualcuno pensa che sei snob, che non puoi essere così tanto impegnata, e in fondo cosa sarà mai mezza giornata ogni tanto! Poi però si chiedono come fai a raggiungere certi risultati. Sacrificando, tanto.

Daniela Bino

Feb 01, 2018 at 10:13 AM Reply

Proprio quello che mi serviva, in questa giornata uggiosa, pioggerella fine che offuscano i miei amatissimi colli. Questo post mi ispira e mi dà la carica. Bravissima, Barbara!

Barbara Businaro

Feb 01, 2018 at 6:14 PM Reply

…tu pensa che della pioggerella me ne sono accorta solo ora. Giornata intensa, a cominciare proprio da questo post che stamattina era saltato nella programmazione automatica (il web server ha detto che siamo davvero in tanti e c’è bisogno di un altro motore in più…) 😛

Nadia Banaudi

Feb 01, 2018 at 10:55 AM Reply

Consigli sensati e importanti, e non sai che piacere vedere che almeno una delle autrici citate la conosco anche io. Ora devo solo riuscire ad applicarli questi precetti e farli miei.

Barbara Businaro

Feb 01, 2018 at 6:14 PM Reply

La parte più impegnativa è proprio l’applicazione! 😀

elena

Feb 01, 2018 at 12:21 PM Reply

Un utile e condivisibile elenco motivazionale, sottolineerei due punti: “È una cosa che devi imparare a fare – devi praticarla” e “Non descrivere tutto. Sapere come scrivere una descrizione è spesso sapere cosa non descrivere”
Sono quelli in questo momento che mi risuonano dentro di più.
Non so se sia scrivere in pubblico come lo intendi tu, ma io ho bisogno continuamente di registrare pezzi vocali che poi trascriverò o prendere appunti in qualunque momento. A meno che non sia molto concentrata su qualcosa, le idee mi “tormentano” per tutto il giorno. Le migliori le scrivo subito, in pubblico o no, per me non fa differenza…

Barbara Businaro

Feb 01, 2018 at 6:15 PM Reply

No, credo che per scrivere in pubblico loro intendano proprio portarsi il portatile in un bar o café e scrivere una prima bozza. Anche Diana Gabaldon dice di scrivere molto in viaggio, con il suo computer, seduta in aeroporto mentre aspetta il prossimo volo. (Certo in una sala business/executive non c’è la stessa confusione dell’Autogrill quando arrivano i pullman di turisti 😀 )

SILVIA ALGERINO

Feb 01, 2018 at 3:54 PM Reply

Io scrivo sovente in pubblico. Anzi le idee mi vengono proprio al bar, in macchina mentre aspetto i bambini che escano da scuola, in coda al supermercato. La difficoltà è annotare tutto e trasformarlo in scrittura vera e propria. Del resto, come dice Mozzi, se ti dimentichi di un’idea è perché non era molto buona. Quindi, pazienza.
Per il resto condivido davvero tutti i punti senza eccezioni.
In questo periodo sto ricominciando daccapo il romanzo che sto scrivendo da 2/3 anni. C’era bisogno di fare chiarezza in molti punti e, forse, finalmente la sto facendo. Penso proprio che il 2018 sarà l’anno buono. O forse il 2019. Chi lo sa.

Barbara Businaro

Feb 01, 2018 at 6:15 PM Reply

Come dicevo ad Elena, scrivere in pubblico lo intendono per una prima bozza. Diversamente, anch’io allora scrivo in pubblico, sia sul taccuino che ho sempre dietro, sia sul cellulare dove ho gli appunti DropBox, o su un tovagliolo di carta se proprio non ho altro!
Che il 2018 sia propizio per tutte noi Sagittarie di dicembre, Sandra compresa! 😀

newwhitebear

Feb 01, 2018 at 5:43 PM Reply

Tutto sensato quello che i vari autori scrivono, compreso scrivere in pubblico. Sta in noi scegliere quello e quelli che sono più idonei per noi.
Capisco Sandra e la sua scrittura programmata ma personalmente non ci riesco. Riuscirei di più a scrivere in mezzo alla folla.

Barbara Businaro

Feb 01, 2018 at 6:16 PM Reply

Io riesco ad appuntare qualche scena in mezzo alla folla. Ma poi per finire e limare ho bisogno di quiete e pace. 🙂

Giulia Mancini

Feb 01, 2018 at 10:37 PM Reply

Scrivi ciò che ti piace, che ti interessa e ti rende felice, questa per me è una regola perfetta che condivido pienamente. Ed è anche quello che cerco di perseguire…riguardo allo scrivere in pubblico, non ho mai provato, però penso che potrei scrivere delle belle cose perché osservare la gente mi ispira molto. Gennaio è volato proprio via!

Barbara Businaro

Feb 02, 2018 at 10:13 AM Reply

In questo momento sto scrivendo in pubblico, in sala d’attesa, davanti a me una spider in esposizione stupenda (Toyota GT86), al mio fianco due signori in attesa, uno legge il quotidiano e borbotta, l’altro é parecchio assorto dalla biografia di Bjorg il tennista. Più in là ci sono i venditori che puliscono i vetri delle auto e lo fanno così bene che penso alla fortuna delle mogli. Alle macchinette del caffè i meccanici si scambiano soluzioni possibili. E ci sono io, una delle tante donne sempre attaccate al cellulare a chattare! Non se ne può più!

SILVIA ALGERINO

Feb 02, 2018 at 8:59 AM Reply

Ah ok, capito. Comunque mi piacerebbe provare. Io che, da freelance, non ho ufficio e sono abituata a lavorare on the road, compresi coworking, bar, mezzi di trasporto, vorrei sperimentare la scrittura “fuori sede” e vedere se mi distraggo o se, al contrario, mi concentro di più. Ci penserò. 🙂

Barbara Businaro

Feb 02, 2018 at 10:40 AM Reply

Uhm, lavorare on the road è diverso, almeno per me. Se in trasferta lavoriamo al telefono anche guidando (vivavoce o auricolari eh! Ma se è un cliente sempre di lavoro si tratta). Scrivere invece mi richiede “entrare” in quell’altro mondo, se ci sono troppe distrazioni di qua non mi concentro bene su di là. 🙂

Luz

Feb 02, 2018 at 1:15 PM Reply

Una carrellata assai utile per un giro di vite dinanzi a tutto il caos mentale post-vacanze.
Per quanto mi riguarda, sono al momento alle prese con un rimaneggiamento della vicenda di Peter Pan, devo scrivere un copione da consegnare al massimo entro venerdì prossimo a 21 ragazzi con l’argento vivo che attendono pazienti e febbricitanti di felicità. Non posso attenermi alla sola storia originale perché non avrei ruoli per tutti, quindi devo crearne di nuovi e adattare quelli esistenti per ampliarli. Ho una scadenza, e in questo caso è davvero dura, perché non puoi seguire neppure uno di questi magnifici consigli, quanto fare invece un lavoro “ragionieristico”. Non vedo l’ora di chiudere questo impegno, ma non dovrebbe funzionare così. Diciamo che poi le cose mi riescono bene, ma è una tale fatica…

Barbara Businaro

Feb 02, 2018 at 8:12 PM Reply

Lavorare per scadenze è difficile, sembra di imbrigliare stretta la creatività. Temo però che quando si diventi scrittori “professionisti” sia alquanto la norma, di avere un libro da completare entro uno, massimo due anni. E magari continuando a promuovere l’ultimo appena pubblicato.
Riscrivere Peter Pan è una bella sfida! Delle tante trasposizioni cinematografiche le mie preferite sono Peter Pan di PJ Hogan del 2003, che mette maggior risalto al lato romantico dell’amicizia tra Peter e Wendy, e Pan – Viaggio sull’isola che non c’è di Joe Wright del 2015, dove si narra l’antefatto della storia del romanzo e c’è un fantastico Hugh Jackman, irriconoscibile nel ruolo di Barbanera. Magari quest’ultimo può servirti da spunto, se non lo conosci già. 🙂

Maria Teresa Steri

Feb 02, 2018 at 4:20 PM Reply

Io ferma alle parole, ai buoni propositi per così dire. Ho fatto mille progetti ai quali non riesco a stare dietro e ciò che ne risente di più è proprio la scrittura. Sai che ti dico? Che il migliore consiglio è quello di Sandra, il più concreto. Devo cominciare a prendere appuntamento con la scrittura, altrimenti finisce per essere l’ultima cosa di cui mi occupo. E siamo già a febbraio, aiuto!!

Barbara Businaro

Feb 02, 2018 at 8:17 PM Reply

Assolutamente d’accordo Maria Teresa, il migliore è quello di Sandra. Oggi mi ero programmata mezza giornata di scrittura: non ho fatto tutto (perché poi sono terribilmente ottimista e mi sovraccarico di aspettative…tipico delle donne 😛 ), però ho fatto molto, due ore di scrittura/progettazione sono saltate fuori. Mi sono isolata in un angolo di casa che non uso mai (la stanza del disbrigo, quella che si riempie di cianfrusaglie) per non avere la tentazione di fare altro. 🙂

Sandra

Feb 02, 2018 at 7:54 PM Reply

Maria Teresa, grazie, sono quasi commossa e dire che manco mi ricordavo di aver detto questa frase a Barbara.

Barbara Businaro

Feb 02, 2018 at 8:22 PM Reply

Perché per te è un concetto normale, assodato. A me invece è suonata come una rivelazione. 😉

Rosalia Pucci

Feb 03, 2018 at 8:44 AM Reply

Ciao, grazie per aver scritto questa lista di motivazioni allo scrivere! Io ne ho veramente bisogno, tra un impegno e l’altro e il vario cazzeggio sul web, non sono riuscita a scrivere niente del romanzo, né sono andata avanti con la revisione. Devo riuscire a programmare nella giornata degli spazi inviolabili in cui dedicarmi solo ed esclusivamente alla scrittura. Ma da qualche parte ho letto che se uno trova continuamente dei diversivi, forse è perché non sa come andare avanti con la sua storia… forse qui da te. Penso che sia molto vero

Barbara Businaro

Feb 03, 2018 at 3:33 PM Reply

Io non trovo dei diversivi, sono i diversivi che trovano me!! 😀
Durante la settimana lavorativa non ho maniera di programmare la scrittura, la sera la tengo per il blog che mi richiede meno concentrazione. Devo vincolare meglio il tempo del fine settimana, questo si.

Grazia Gironella

Feb 03, 2018 at 8:55 PM Reply

Consigli molto sensati, che al momento non sto mettendo in pratica. Sto terminando i preparativi della Nuova Storia, ma sento chiara la tentazione di prolungarli. Fa paura Iniziare una nuova storia. E se poi non riesce bene? E se scopro di non avere più niente da dire, oppure di non sapere più scrivere? Ahaha, un po’ prematuro, considerato che a scrivere un romanzo ci metto almeno un anno, se non due! 😉

Barbara Businaro

Feb 04, 2018 at 3:33 PM Reply

Cosa intendi per “preparativi”? Schede dei personaggi? Una scaletta degli eventi o delle scene? Se parti già così, con una direzione precisa ed una struttura, non dovresti aver paura di non aver più niente da scrivere, perché la trama è già delineata. Al massimo, ti fermi per il tempo necessario di rivedere la scaletta, rileggere quando fatto, capire se uno o due personaggi meritano più spazio. Sul fatto di non saper più scrivere…credo che nemmeno gli autori di bestseller se la tolgano facilmente dalla testa! 🙂

Marina

Feb 04, 2018 at 9:47 AM Reply

È bello vedere tutti insieme i suggerimenti di molti scrittori, ti danno un quadro di come veramente la scrittura sia del tutto soggettiva nella realizzazione.
Io sposo questa frase di Wending che mi sembra una massima perfetta: “Sapere come scrivere una descrizione è spesso sapere cosa non descrivere.”
Mi piacciono anche l’interpretazione da “colletto blu” di Hosseini e moltissimo il consiglio di Witte: “concentrati a migliorare la scrittura, più che a pubblicare.”

Barbara Businaro

Feb 04, 2018 at 3:52 PM Reply

Il consiglio “concentrati a migliorare la scrittura, più che a pubblicare” è un’arma a doppio taglio: da una parte è vero che gli esordienti non vedono l’ora di pubblicare “qualcosa” e si lasciano facilmente trarre in inganno dall’Editoria A Pagamento (EAP) oppure dal self-publishing senza controllo, pieno di refusi ed orrori grammaticali, ai quali non rimediano con la scusa che quello è il testo che li rappresenta (oibò!); dall’altra se si rimane per un decennio fermi a migliorare la propria scrittura c’è da chiedersi se il metodo sia quello giusto, se la scrittura è davvero quello che fa per noi, se non stiamo semplicemente cercando una scusa per non confrontarci con la pubblicazione e il giudizio dei lettori. Pubblicare è anche una scelta coraggiosa. 🙂

Grazia Gironella

Feb 04, 2018 at 5:19 PM Reply

Sto definendo i personaggi prima di stendere la scaletta vera e propria delle scene, ma è solo la soggezione prima dell’inizio. Mi fa sempre questo effetto, ma sono fiduciosa, visto che il processo si è completato tante volte ormai. 😉

Luz

Feb 05, 2018 at 5:56 PM Reply

Li conosco entrambi e sono fonte di ispirazione. Inoltre sto rivedendo “Hook” del 1991, da dove ricavo alcune belle battute della ciurma di Uncino (il gruppo di allievi più scalpitante).
Trovo anch’io Hugh Jackman strepitoso in quel film. 🙂

Tiade

Feb 24, 2018 at 1:17 AM Reply

Sono scesa dal mondo e fuori nevica.
Mi mancavano i miei boschi.
Ora più che programmare il tempo devo riprogrammare il cervello.
Rientrare in sintonia con il percorso che mi ero data.
Bello rileggerti.

Barbara Businaro

Feb 24, 2018 at 11:39 AM Reply

Bello che tu ripassi di qui quando scendi dal mondo! Sei poetica anche solo con un commento! 😉

Tiade

Feb 24, 2018 at 6:10 PM Reply

Grazie, detto da te è un complimento che risolleva l’autostima. Sorrido.

Stefano

Mar 24, 2018 at 12:58 PM Reply

Be’ io scrivo quando ne ho voglia e non mi faccio tanti problemi! Non mi preoccupo di scalette, personaggi, scene (che per me richiamano alla mente esclusivamente il teatro e scrivere teatro è stupendo perche lì la parola, parlata, crea la storia non la narra, si vede in atto tutto l’aspetto pragmatico della lingua: quello che “fa” acadere gli eventi, o li provoca; i personaggi si svelano – o nascondono – a seconda delle loro interazioni con altri ma anche con le loro espressioni e i loro silenzi). Tutt’al più, mi prendo qualche appunto tipo carta d’identità per i personaggi; mi diverte trovar loro un nome e cognome musicale o cosiddetto spia. Mi sforzo di descriverli fisicamente: l lettore li deve poter immaginare, vedere. Per il resto quando inizio unracconto so – quasi sempre – come deve andare a finire ma NON il il modo, il susseguirsi degli eventi per arrivare alla fine desiderata e preventivata. E, in questo caso, se son fortunato mi aiutano le parole e gli stessi personaggi.

Barbara Businaro

Mar 24, 2018 at 6:47 PM Reply

Anch’io quando scrivo un racconto vedo qualche scena, ma conosco abbastanza il finale. Mentre quel che si sviluppa nel mezzo si schiarisce man mano che scrivo. Questo però funziona con i racconti, che sono testi brevi. Con un romanzo, bisogna pianificare meglio il tempo della scrittura. Stephen King afferma che andrebbe scritto velocemente in tre mesi, e poi revisionato con calma. 🙂

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