Tess dei d'Urberville di Thomas Hardy

Tess dei d’Urberville di Thomas Hardy
Emozioni di una lettura condivisa

Lui mi prende per mano e mi porta verso l’ampio divano bianco. Sedendomi, mi colpisce il fatto di provare la stessa sensazione di Tess Durbeyfield mentre guarda la villa del famigerato Alec d’Urberville. Il pensiero mi fa sorridere.
«Cosa c’è di così divertente?» Si siede accanto a me, e si gira a guardarmi.
«Perché mi hai regalato proprio Tess dei d’Urberville?» chiedo. Christian mi guarda per qualche istante. Sembra sorpreso dalla domanda.
«Be’, avevi detto che ti piaceva Thomas Hardy.»
«È l’unico motivo?» Persino io sento la delusione nelle mie parole. Lui stringe le labbra.
«Mi sembrava appropriato. Sarei capace di innalzarti a qualche ideale impossibilmente alto come Angel Clare o degradarti completamente come Alec d’Urberville» mormora, e i suoi occhi splendono, penetranti e pericolosi.
«Se le scelte sono solo queste due, opto per la seconda» sussurro, guardandolo fisso. Lui resta a bocca aperta.
«Anastasia, smettila di morderti il labbro, per favore. Mi distrae. Non sai cosa stai dicendo.»
«È per questo che sono qui.»
Cinquanta sfumature di grigio, E.L.James

Shakespeare, Austen, Brontë chi non li conosce …ma Thomas Hardy? Chi cavolo è sto Hardy? La prof. mica ha mai citato Hardy per la letteratura inglese! Chi è questo Hardy che ha lasciato lì Mister Grey come uno stoccafisso?! 😀
Il nome di Thomas Hardy infatti l’ho letto per la prima volta in Cinquanta sfumature di grigio, il primo volume della pruriginosa saga di E.L.James (pensa un po’ cosa si trova dentro questi “romanzi da due soldi per lettori occasionali” e come io in questo momento sto rovinando le statistiche…) citato dalla protagonista Anastasia come argomento della sua tesi di laurea.

Dunque per me Tess dei D’Urberville è uno di quei romanzi che escono dai romanzi, come mi capitò con Fanny Hill. Memorie di una donna di piacere di John Cleland incontrato tra le pagine di Outlander di Diana Gabaldon.
Ma prima di leggere Tess sono incappata in un’altra celebre opera di Thomas Hardy, Via dalla pazza folla. Far from the madding crowd, senza volerlo ammirato prima in televisione e poi caduta dentro quelle meravigliose pagine. Così che la mia curiosità per Tess è pure accresciuta.

Parlandone qui e lì con l’amica e scrittrice Sandra Faé, alla fine abbiamo deciso per una lettura condivisa tutti insieme, le cui tappe potete ripercorrere proprio sul blog di Sandra:
Leggiamo insieme Tess, si parte!
Tess, 1° Parte La fanciulla
Il mio autunno con Tess
Tess, 5° Parte La donna paga
Leggiamo insieme Tess, conclusioni

Tra l’altro io e Sandra avevamo scelto, senza consultarci, la medesima edizione attirate dalla stessa copertina col fondo blu, con la donna del quadro Boreas di John William Waterhouse, che vedete nella foto qui sopra: Tess dei d’Urberville dei Grandi Classici BUR (Biblioteca Universale Rizzoli) traduzione di Giuliana Aldi Pompilj e con l’introduzione di Pietro Citati.

Cercando ulteriori informazioni in rete, oltre all’esistenza del film Tess di Roman Polański del 1979 con Nastassja Kinski, ho scoperto l’intrigante fiction Tess of the D’Urbervilles prodotta dalla BBC nel 2008 con Gemma Arterton nella parte di Tess e Eddie Redmayne in quella di Angel. Così dopo la lettura del romanzo, mi sono immersa visivamente tra il verde del Wessex inglese. Per la verità, avevo già visto qualche video dello sceneggiato, così ho letto il romanzo avendo già fissate le immagini degli attori nella mente.

Oggi voglio condividere con voi le emozioni della mia lettura. In questa mia analisi sarò costretta a rivelare parti di trama e se ancora dovete leggere il romanzo potrei rovinarvi qualche sorpresa. Anche se personalmente credo che i classici vadano letti per lo stile, il linguaggio, l’epoca, i sentimenti e le emozioni di un tempo perduto, mentre gli intrecci sono oramai noti, anche senza averne sfogliato una sola pagina.
Per Tess dei d’Urberville poi sono declamati direttamente nella quarta di copertina! 🙂

Tess dei d'Urberville - BBC 2008 (C)

Tess dei d’Urberville
Un cuore sfortunato

Durante la lettura di questo romanzo, mi sono segnata in un quaderno i passaggi più importanti, alcune riflessioni sulle amare vicende di Tess, e pure qualche dubbio su quale messaggio Hardy avesse nascosto tra le sue parole. Ho scritto 9 pagine dense e cercherò qui di riportarvi solo i punti salienti, lasciando a voi di scoprire tutto il resto.

Parte Prima. La fanciulla

Dal tranquillo paese di Marlott nel Wessex, la giovane contadina Tess Durbeyfield, cognome storpiato di d’Urberville, antica famiglia nobile oramai decaduta in miseria, viene mandata dall’incosciente madre a reclamare la propria parentela, e soprattutto un aiuto economico per un padre indolente, presso i lontani e ricchi cugini Stoke d’Urberville, che il secondo cognome l’hanno in realtà acquistato col denaro.
La lettura comincia con la fine ironia di Hardy proprio verso la nobiltà: quando il parroco rivela le origini a John Durbeyfield, padre di Tess, spiega inizialmente che “ben poche famiglie in Inghilterra potrebbero stare alla pari con la vostra” ma conclude contraddicendosi, con “vi sono parecchie famiglie tra i contadini della contea che vantano press’a poco gli stessi splendori”. Poi il contadino farà chiamare Sir John da un ragazzetto del paese perché “Non c’è uomo nella contea del Wessex Meridionale che vanti nella propria famiglia scheletri più illustri e più nobili dei miei.” Alla fine sarà la moglie Joan a esclamare, senza rendersi conto dell’inutilità della scoperta, che “Comunque è sempre una bella cosa essere imparentati con le carrozze anche se non ci si può salire”.

Della famiglia di Tess colpisce non solo la sfortuna, ma l’accettazione apatica della sventura stessa. Il padre John è considerato un rammollito dalla gente del luogo: “Se la sentiva anche di lavorare a volte, ma non s’era mai sicuri che queste coincidessero col momento opportuno e, disabituato com’era alla fatica di tutto un giorno di lavoro, non si mostrava particolarmente perseverante quando quella coincidenza si verificava.” La madre dimostra una differenza caratteriale abissale con la propria stessa primogenita Tess, con “l’intelligenza di una bambina felice: Joan Durbeyfield era semplicemente un’altra figlia, e non la maggiore, di quella prolifica famiglia di servitori della Provvidenza.” Sarà proprio la madre a spingere Tess, pure contro il volere del marito, nella trappola di Alec D’Urberville in seguito all’incidente che fa perdere loro il cavallo Principe, l’unico mezzo di sostentamento che avevano.

«Mi hai detto una volta che le stelle sono dei mondi, Tess?»
«Sì.»
«Come il nostro?»
«Non so, ma penso che sia così. Esse a volte assomigliano ai frutti del nostro melo, molti sono splendidi e sani, e alcuni marci.»
«Noi dove viviamo?… su un mondo splendido o su uno marcio?»
«Su uno marcio.»
«È una vera scalogna che non ci si sia posati su uno sano, dal momento che ce ne sono così tanti!»
«Sì.»
«Ma è proprio così come mi racconti, Tess?» continuò Abraham volgendosi a lei molto impressionato ripensando a questa insolita informazione. «Che ci sarebbe capitato se ci fossimo posati su un mondo sano?»
«Ecco, papà non avrebbe tossito e non si sarebbe trascinato in giro come fa, e non sarebbe stato così brillo da non poter fare questo viaggio e la mamma non continuerebbe a lavare sempre senza finire mai.»
[…]
«La disgrazia è avvenuta perché ci troviamo su una stella marcia e non su una sana, vero Tess?» mormorò Abraham in lacrime.

Il comportamento di Alec si rivela da subito truffaldino: la chiama “cugina” canzonandola, ma la considera solo una sempliciotta, “fin troppo pudica per essere una contadina”. La inganna con una lettera scritta dalla madre, quando la donna è completamente cieca e non può scrivere, e la circuisce continuamente con le sue finte moine. Ma è tutta la proprietà di Trantridge ad essere invasa dalla cattiveria, come dimostra la stessa gelosia degli altri contadini, che hanno osservato le attenzioni del padrone verso Tess e non si danno pena di avvisarla dell’imminente pericolo. Approfittando della sua ingenuità, dopo averle più volte confessato il suo amore ossessivo, respinto prontamente con orrore da Tess, Alec la violenta nella foresta isolata e qui la abbandona.

Ma qualcuno potrebbe chiedermi: dove si trovava l’angelo custode di Tess? Esisteva una provvidenza che tutelasse la sua ingenua fiducia? Forse, come quell’altra divinità di cui parlava l’ironico Tisbita, stava chiacchierando, o era inseguito, o era in viaggio o forse, stava dormendo e non si era svegliato.
Perché su questo bel tessuto femminile, sensibile come una sottile ragnatela e sino ad allora immacolato come la neve veniva tracciato un disegno così rozzo come quello che era destinato a ricevere? Perché così di sovente ciò che è rozzo s’impossessa di ciò che è più delicato: l’uomo sbagliato, di una donna, la donna sbagliata, di un uomo? Migliaia d’anni di filosofia analitica non sono riusciti a spiegarlo al nostro concetto di ordine.

Notare la delicatezza con cui Hardy fa intuire lo stupro, sia con le parole caute al termine della prima parte, sia con il titolo della seconda, “non più fanciulla”.

Parte Seconda. Non più fanciulla

Con l’orgoglio ferito, Tess torna a casa angosciata dalle preoccupazioni per il futuro, “aveva imparato che dove cantano innocenti gli uccelli sibila il serpente, e da allora la sua visione della vita era completamente cambiata.”
Ed è durante il viaggio di ritorno che la giovane si scontra con il giudizio religioso, lo stesso che Hardy condanna senza remore: Tess incontra infatti un uomo che dipinge sui muri e sugli steccati con vernice rossa le frasi esemplari prese dalla Bibbia e gliene dedica anche “una che servirà alle femmine giovani e pericolose come voi”, ovvero “TU, NON, DOVRAI, COMMETTERE…” atti impuri. Perché, ovviamente, la colpa è dalla parte della donna, e non dell’uomo malvagio, profittatore della propria forza e supremazia, in sostanza un vigliacco.
Il pensiero dell’autore è tra le righe: “Qualcuno avrebbe potuto esclamare: «Ahimé, povera teologia!» di fronte a quell’orrendo sfregio, ultima grottesca fase di una fede che aveva ben servito l’umanità, ai suoi tempi.”
L’accoglienza poi della madre sciocca mostra al lettore quale sia l’unica vera disgrazia della povera Tess.

«E dopo tutto ciò non l’hai costretto a sposarti?» la rimproverò la madre. «Qualsiasi donna all’infuori di te ci sarebbe riuscita.»
«Qualsiasi donna all’infuori di me? Può darsi.»
«Sarebbe stato bello come in una fiaba, se tu fossi tornata con quella notizia; perché non ti è stato possibile?» continuò la Durbeyfield, pronta a scoppiare in lacrime di corruccio. «Dopo tutte le chiacchiere che sono arrivate sino a qui su te e lui, chi si sarebbe aspettata una conclusione simile? Perché non hai pensato a far del bene alla tua famiglia, invece di pensare solo a te stessa? Guarda: mi sono ridotta a lavorare come una schiava, con un padre come il tuo, debole, poveretto, e con il cuore coperto di grasso come la padella dell’arrosto! Speravo, grazie a te, di uscire da questa situazione! Ah, se penso alla bella coppia che formavate tu e lui quel giorno, quattro mesi fa, quando siete partiti insieme! Guarda che cosa ci ha dato… dei regali, pensavamo, perché siamo suoi parenti. Ma se non lo siamo deve averlo fatto per amor tuo; e tu non sei riuscita a sposarlo!

La colpa di Tess in poco tempo diventa visibile, incinta a soli sedici anni, e la costringe ad una vita ritirata, il suo “è il destino di quasi tutte le ragazze carine! I tipi comuni sono sicuri come fortezze…” Dopo la nascita del bambino ed essersi logorata il cuore in rimpianti sempre diversi, Tess torna a lavorare nei campi, per rendersi utile e ritrovare una dolce indipendenza. “Il passato era passato, e quello che era stato non ritornava.” Ma ciò che la faceva soffrire in fondo cos’era se non il giudizio di estranei? “Se fosse stata creata proprio in quel momento, scoprendosi madre senza sposo, con un’unica esperienza nella vita, quella di genitrice di un figlio senza nome, sarebbe bastato per gettarla nella disperazione? No, avrebbe considerato tranquillamente quella realtà trovandovi gioia. Le pene maggiori erano dovute all’osservanza delle convenzioni e non da sensazioni naturali.”
La colpa di Tess non è nella Natura, ma nelle convenzioni umane.

Il neonato si ammala improvvisamente e in una sola notte si appresta alla morte. Non potendo chiamare il parroco, a cui suo padre John si oppone, Tess decide di battezzarlo da sola, dandogli il nome di “Dolore” suggerito dalla Genesi (quando Dio scopre il peccato originale e condanna Eva: “Alla donna disse: “Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli.” Gen 3, 16). Non potendolo concedergli un funerale cristiano, gli troverà un posto nascosto in un angolo del cimitero.

Un dubbio mi è sorto: Tess dei d’Urberville fu pubblicato nel 1891, quindi ben dopo la pubblicazione del romanzo Pamela, o la virtù premiata di Richardson nel 1740, storia dove una ragazza povera riesce a sfuggire alle insistenze di un nobile, fino a conquistarne invece il cuore grazie alle proprie doti morali e diventarne la moglie legittima e socialmente accettata. Che Hardy volesse mostrare invece la cattiveria del destino, e della società, in una trama simile, ma dal finale tragico?

Tess dei d'Urberville - Le ragazze di Talbothays - BBC 2008 (C)

Parte Terza. La rinascita

Qui si aprono la Primavera e l’Estate del romanzo stesso, che sembra per certi versi un inno di Thomas Hardy alla forza delle donne. “Diciamo pure la verità: le donne, generalmente, sopravvivono a queste umiliazioni, riacquistano coraggio e riprendono a guardarsi in giro con occhi colmi d’interesse. Finché c’è vita c’è speranza, non è una convinzione così sconosciuta alle “tradite”, come vorrebbero farci credere alcuni amabili teorici.”

Due o tre anni dopo, Tess lascia nuovamente la casa paterna per andare a lavorare come mungitrice presso la fattoria Talbothays nella verdeggiante valle di Blackmoor. La serenità e la gioia di questa parte del romanzo sono sottolineate dalla ritrovata comicità dell’autore, quando racconta la storia del vecchio William Dewy e del suo violino usato per incantare un toro oppure quando il burro non si forma nella zangola perché forse qualcuno nella fattoria è innamorato e si susseguono i vari nomi di “stregoni” consultati in condizioni analoghe per trovare la causa nello studio delle urine, come a dire che più che la religione in questi luoghi ancora comanda la superstizione!

Proprio qui Tess fa la conoscenza del giovane Angel Clare, figlio di un predicatore e giunto per studiare come agricoltore contro l’opinione della sua stessa famiglia. In realtà Tess lo aveva già incontrato, Angel è lo stesso viaggiatore di passaggio che non l’aveva scelta per ballare al ballo di maggio, nelle prime pagine del libro, prima di tutte le sue sventure. Lui però non la riconosce, anche se scorge in lei qualcosa di famigliare.
Angel rimane abbagliato dalla sua grazia, vedendola come una “fresca e virginale figlia della natura”, dato che la “colpa” di Tess non è visibile al mondo, se non nella sua acquisita maturità, che la distingue alle altre giovani mungitrici della fattoria, tutte infatuate del gentile signor Clare.

Fu sorpreso di scoprire che questa giovane donna, soltanto una mungitrice, avesse quel modo inconsueto, che poteva destare l’invidia delle compagne, di dar forma a immagini tanto tristi. Aveva espresso con frasi proprie, spontanee, aiutata un poco dall’istruzione della sesta classe, i sentimenti che potevano considerarsi espressioni di quell’epoca: il male del progresso. Questa intuizione lo attrasse meno, quando rifletté che quelle che si considerano idee progressiste, non sono in realtà che definizioni all’ultima moda, frasi ricercate con parole in logia e in ismo, di sensazioni che uomini e donne avevano compreso confusamente da secoli.
Eppure, era strano che le avesse comprese lei, ancora così giovane; più che strano era impressionante, interessante, commovente. Non indovinandone la causa, nulla gli rammentava che l’esperienza non è necessariamente in rapporto alla durata, bensì all’intensità: la macchia fisica e passeggera di Tess era stata anche la sua messe mentale.

Hardy ha modo anche di mostrare la differenza tra le perfide serve di Trantridge e le semplici contadine di Talbothays. Dopo essersi rese conto che la preferenza di Angel Clare è solo per Tess, le tre donne Marian, Retty e Izz le restano ugualmente vicine. Non c’è invidia malevola per l’amica, quanto piuttosto una malinconica partecipazione alla sua felicità. Il trionfo di Tess, una contadina che arriva a sposare un gentiluomo, è anche un po’ il loro trionfo e una speranza per il futuro.

Parte Quarta. La conseguenza

La conseguenza della dichiarazione d’amore di Angel a Tess, sentimento corrisposto anche se titubante, è che lui parte in visita ai genitori per chiedere consiglio sul suo futuro, dato che sposare una povera mungitrice non era nei piani di famiglia, sebbene “un contadino emotivo conduce una vita più piena, con orizzonti più ampi, più ricca di drammaticità di quella di un pachidermico re.” Ci vengono dunque presentate anche le origini di Angel Clare, il vicario di Emmister, suo padre, e la moglie, nonché gli altri due fratelli, entrambi severi ecclesiasti limitati nella visione del mondo, “nessuno dei due vedeva la differenza tra verità locale e verità universale.” Anche la famiglia Clare valuta il futuro del figlio per proprio tornaconto, non tanto nell’acquisizione di ricchezze quanto per mantenere rispettabile il buon nome e la morale cristiana.

Era probabile che nel corso dei secoli migliori sistemi d’insegnamento morale e intellettuale avrebbero notevolmente elevato gli istinti involontari, inconsci, della natura umana, ma sino ad oggi, la cultura, così come poteva giudicarla, poteva soltanto influenzare superficialmente la vita di coloro che erano caduti sotto la sua influenza. Tale convinzione era confermata dall’esperienza personale con le donne, che ultimamente si era estesa dalla raffinata classe borghese, alla comunità rurale, insegnandogli quanto poca fosse l’intrinseca differenza tra una donna buona e saggia di un determinato strato sociale e una donna buona e saggia di un altro, e quanta invece tra buono e cattivo, tra saggio e stolto del medesimo strato o classe.

La richiesta di matrimonio di Angel a Tess giunge proprio durante la schiumatura, il procedimento che toglie al latte le sue impurità, lasciandolo più candido e puro, la stessa cosa che vorrebbe per sé stessa Tess con questo matrimonio. Ma iniziano anche i suoi dubbi e le sue paure, Tess sente di dover confessare il suo passato ad Angel, ma “temeva il suo biasimo per non averlo rivelato prima e l’istinto di autoconservazione fu più forte della sua onestà.”

Chiede consiglio anche alla madre via lettera, la quale, donna fin troppo pratica, le fa notare che molte donne hanno avuto guai simili al suo ma se ne guardano bene dal gridarlo in giro. “Nessuna ragazza sarebbe così stupida, considerando che si tratta di un fatto accaduto tanto tempo fa e non per colpa tua.” Per Tess la risposta diventa un sollievo: “Trasferita la responsabilità, si sentiva il cuore leggero” e così “Dimenticò il passato, lo calpestò e lo spense come si fa con un tizzone che cova sotto la cenere, pericoloso.” Sarà solo un effetto temporaneo, perché l’avvicinarsi della data la rende ancora inquieta.
Nonostante tristi presagi, come una lettera di confessione di Tess perduta sotto lo zerbino, la carrozza fantasma dei D’Urberville che i discendenti sentono prima di una tragedia e il gallo che canta di pomeriggio, Tess e Angel si sposano.

Tess dei d'Urberville - Tess Angel Clare - BBC 2008 (C)

Parte Quinta. La donna paga

La prima notte di nozze la passano, omaggio di Angel alla moglie, in una vecchia dimora degli antenati d’Urberville: qui confessano ognuno le proprie colpe, ma il peccato di Tess sarà ingiustamente considerato più grave di quello del marito, la cui castità è andata perduta tra le braccia di una sconosciuta a Londra molto tempo addietro. Il mondo di Angel Clare, illusorio e troppo perfetto, si infrange in un attimo.

«Credevo, Angel, che tu mi amassi… amassi me, per quello che sono. Se sono io che tu ami, come puoi guardarmi e parlare così? Tutto ciò mi fa paura! Ho cominciato ad amarti e ti amo, ti amerò per sempre… qualsiasi disgrazia dovesse accadere, qualsiasi cambiamento, perché tu sei proprio tu; non chiedo altro. E allora tu, che sei mio marito, come puoi cessare d’amarmi?»
«Te lo ripeto, la donna che ho amato non sei tu.»
«Ma chi?»
«Un’altra donna con le tue sembianze.»

Pur riconoscendo che è stato fatto più male a Tess, ancora bambina, di quel che lei stessa abbia fatto a lui, Clare la perdona “ma il perdono non è tutto.” Distaccato dal mondo reale e ingenuo quasi più di lei, Angel credeva che rinunciando ad una moglie con una posizione sociale, una fortuna e una discreta cultura, si sarebbe comunque assicurato “una rustica innocenza e un paio di guance rosee.” Allo stesso tempo ammette però che “Non è questione di rispettabilità ma di principio!” Angel si sente ingannato da Tess, “se me lo avessi detto prima ti avrei perdonato, ma ora…”, nonostante più volte Tess fosse sul punto di confessare e lui stesso l’ha fermata, minimizzando un peccato che non immaginava.

Qualcuno potrebbe arrischiare lo strano paradosso che se fosse stato più sensuale, sarebbe stato il più nobile degli uomini. Non diciamo questo, ma l’amore di Clare era senza dubbio etereo all’eccesso, fantasioso sino all’inattuabilità. Per simili nature la presenza corporea è qualcosa di meno attraente dell’assenza corporea; quest’ultima crea una presenza ideale che convenientemente omette i difetti della reale.

L’atteggiamento di sopportazione di Tess e il suo totale abbandono alla volontà del marito rendono vita facile a Angel, che dimostra una crudeltà senza eguali, e lei stessa non è il suo avvocato migliore. Tormentato dalle implicazioni religiose e con l’orgoglio tremendamente ferito, più dal destino beffardo che dalla povera Tess, Angel Clare si rifiuta di vivere con lei e la riporta a casa dei genitori, mentre lui si prepara a viaggiare in Brasile, alla ricerca di nuova terra da coltivare e di una soluzione. Non è il peccato di Tess e non è nemmeno diminuito l’amore di Clare, il suo unico problema sono le convenzioni che in Brasile “non sarebbero state così efficaci come quelle che facevano sembrare impossibile la sua vita con lei in Inghilterra.”

Il ritorno a Marlott per Tess è terribile, la madre che dà della sciocca alla figlia è paradossale e il padre arriva persino a dubitare della sua parola: «Pensi che lui l’abbia sposata davvero?… o sarà una faccenda come la prima…» Ma ugualmente accettano il proprio destino. Cercando di sfuggire alla sua pena, Tess cerca lavoro per mantenersi senza l’aiuto di Angel oramai lontano, e lo trova nella disperata desolazione di Flintcomb-Ash in compagnia dell’amica Marian e in seguito della cara Izz Huett. Nonostante le ristrettezze e la miseria a cui è costretta, Tess difende sempre Angel di fronte alle accuse di Marian di essere una moglie abbandonata: «Qualche volta le mogli sono infelici: non per colpa dei mariti… ma per colpa propria.»

Viene da domandarsi chi sia più crudele in tutto ciò, l’egoista Alec d’Urberville o l’ipocrita Angel Clare?

Parte Sesta. Il convertito

Di ritorno da un viaggio verso il vicariato di Emmister per chiedere aiuto alla famiglia di Angel, alla quale Tess non ha avuto il coraggio di presentarsi avendo udito per strada i fratelli Clare parlare male proprio di lei, la moglie contadina, Tess si imbatte nuovamente in Alec d’Urberville, convertito a fervente predicatore. Almeno fino a quanto non la riconosce e il pensiero di lei inizia a tormentarlo. Dopo che Tess gli ha rivelato l’esistenza di un figlio perduto, Alec torna infatti per chiederle di sposarlo e riparare alle sue malefatte.

«Tess» aggiunse con un sospiro di scontento «il tuo fu il peggior caso che mi sia mai capitato! Non ebbi idea di quello che era successo finché tu non me lo dicesti. Che canaglia sono stato a rovinare la vita innocente! È stata tutta mia la colpa… di quella nostra faccenda irregolare al tempo di Trantridge. Anche tu, col tuo sangue nobile di cui io sono la banale imitazione, che cieca, giovane creatura fosti, ignara di quanto avrebbe potuto accadere! Ti dico con tutta serietà, che è una vergogna per dei genitori allevare le figlie in una così pericolosa ignoranza delle trappole e delle reti che i malvagi possono tendere loro, sia che lo facciano per un valido motivo o per semplice indifferenza.»
[…] Comunque quello che voglio chiederti è: vuoi mettermi in condizione di fare il mio dovere… di compiere la sola riparazione che è in mio potere per il brutto scherzo che ti ho giocato: vuoi essere mia moglie e venir via con me?”

Devo ammettere che per un attimo ho rivalutato la figura di Alec, pronto ad aiutarla, riconoscendo in lei la purezza nonostante tutto, non l’ha mai disprezzata perché “non ti sei mai macchiata: mi sei sfuggita in fretta e risolutamente, appena hai compreso la situazione e non sei rimasta per il mio piacere.” Tess è stata l’unica donna a rifiutarlo, dopotutto. Ma un matrimonio riparatore di una violenza non è comunque un atto d’amore.

Ossessionato dalla sua bellezza, ben lontano dal sentirsi in colpa per il passato, Alec abbandona la predicazione e cerca in tutti i modi di convincerla a seguirlo, essendo Tess in difficoltà, “trascurata da una persona che dovrebbe averti cara”, con un marito che nessuno ha mai visto e nessuno conosce il nome, un personaggio quasi mitologico. “Comunque, anche se ne hai uno, credo di essere io più vicino a te di lui.”
E la volontà di Tess vacilla, “Forse… forse sei un po’ migliore e più buono di quanto pensavo.” Soprattutto all’improvvisa morte del padre John, con tutta la famiglia sfrattata dalla casa e dalla terra, senza una dimora dove ripararsi, costretta a dormire con i fratelli all’ombra del cimitero di Kingsbere dove giacciono i suoi nobili antenati, Tess smarrisce sé stessa.

Eppure il titolo di questa parte, il convertito, non è solo per Alec: anche Angel Clare, durante il suo disastroso viaggio in Brasile, colpito quasi a morte dalla febbre gialla, rivede le sue posizioni intransigenti sulla moralità, “ciò che Tess era stata non aveva alcuna importanza di fronte a quello che avrebbe voluto essere”. “Si era detto cose ciniche sul conto di lei, ma nessun uomo può essere sempre cinico e nello stesso tempo vivere, e così le ritrattò.” Clare si converte all’amore totale per Tess e torna in Inghilterra.

Ma ragionare in questo modo diventa qualche volta un esercizio stantio; innamorati e mariti ne hanno fatto esperienza anche prima d’oggi. Clare era stato duro verso di lei, senza dubbio. Gli uomini sono troppo spesso duri con le donne che amano o che hanno amato, e le donne con gli uomini. E tuttavia queste crudeltà sono la quintessenza della tenerezza se le paragoniamo alla crudeltà universale da cui nascono; la crudeltà della posizione in rapporto al temperamento; dei mezzi in rapporto al fine, dell’oggi rispetto a ieri e del futuro rispetto all’oggi.

In patria lo raggiungono due lettere, una di Tess che lo accusa di essere stato troppo crudele e ingiusto con lei, e un’altra firmata “Da due che vi augurano del bene” per avvisarlo che la moglie è “gravemente attaccata da un nemico, nei panni di un amico”.

Parte Settima. Compimento

Dopo aver spiegato ai genitori ogni cosa, con la loro benedizione per un figlio che hanno rischiato di perdere, Angel Clare si mette alla ricerca di Tess, di cui nessuno ha avuto più notizie. Non la trova a Marlott e nemmeno a Kingsbere, ma rintraccia la madre Joan nella tenuta di Trantridge. La reticenza della donna a rivelargli dove si trova la figlia è devastante: dopo che tutta la famiglia è stata provvista di vitto e alloggio da Alec d’Urberville, che interesse ha la madre di nascondere la verità, se non il cieco egoismo? “La conosco meglio di voi!” le intima Angel, e lei risponde “Questo è molto probabile, signore; perché io non l’ho mai realmente conosciuta.”

E alla fine la trova in una località costiera, vestita come una Lady, in compagnia di Alec d’Urberville di cui si finge la moglie. Tess quasi non lo riconosce, così magro e patito dopo la malattia. “Mi ha vinto di nuovo” riesce solo a dirgli. Con l’inganno, la lusinga, la disperazione, la povertà, la derisione, Alec d’Urberville l’ha costretta a seguirlo. “Oh, tu hai distrutto tutta la mia vita… Farmi diventare quella che per pietà ti avevo pregato di non farmi mai più essere!.”

Mentre Angel si allontana, affranto, Tess e Alec litigano furiosamente finché lei non lo colpisce a morte. Poi raggiunge Angel alla stazione del treno e gli confessa il delitto. “È venuto a mettersi tra noi e ci ha rovinato, e ora non potrà farlo mai più. Non l’ho mai assolutamente amato, Angel, come ho amato te.” Fuggiranno insieme, lungo i boschi e i campi, trovando rifugio temporaneo in una vecchia villa, dove vivranno finalmente il loro amore, la loro unione e tutti gli errori perdonati. “Tutto è dolore, là fuori; qui dentro è felicità.”

Ma la giustizia chiede il conto. Costretti a fuggire ancora, giungeranno all’alba presso l’antico tempio pagano di Stonehenge. Molto simbolico questo finale in un tempio dedicato al sole, sole a cui tutti i contadini devono in fondo la loro esistenza, molto più di altro. Per me ancora più simbolico, dato che pure in Outlander tutto comincia con un altro cerchio di pietre.

«È come doveva essere» mormorò. «Angel, sono quasi contenta… questa felicità non avrebbe potuto durare. Era troppa. Ho avuto abbastanza; e ora non vivrò finché tu giunga a disprezzarmi!»

Alla conclusione di tutto ci chiediamo anche noi, come Tess: se quel giorno di Maggio sulla collina Angel Clare l’avesse scelta per ballare, o fosse tornato indietro per presentarsi a colei che l’aveva colpito, cosa sarebbe cambiato?

La scrittura passionale
di Thomas Hardy

L’impeto passionale di Thomas Hardy lo si avvisa già nella prefazione dell’autore alla quinta ristampa, quando si difende dalle pensatissime accuse della critica del suo tempo, tra chi sconvolto non era riuscito a terminare il libro per mancanza di “sforzo critico” del suo autore, chi aveva avuto da ridire sulla presenza di arnesi banali come un forcone, un coltello, un ombrellino all’interno del testo, chi preso dal fervore cristiano aveva espresso rammarico per una frase di imprecazione contro gli immortali, al singolare o plurale. La rabbia malcelata nel rispondere alle critiche futili me lo rendono subito simpatico, frasi memorabili con la sua migliore ironia. Ve ne riporto un passo perché non tutte le edizioni la includono.

I due o tre manipolatori di Tess che restano appartengono a quella categoria predeterminata che la maggior parte di scrittori e lettori vorrebbe dimenticare: pugili della palestra letteraria che imbastiscono le loro convinzioni per l’occasione; moderni fustigatori di eretici; scoraggiatori giurati sempre attenti a far sì che un successo parziale non diventi col tempo totale; colore che alterano i significati più semplici e acquistano personalità con la pretesa di praticare il grande metodo storico. Essi comunque possono avere ragioni da avanzare, privilegi da proteggere, tradizioni da conservare. Un semplice narratore, che descrive come le cose del mondo lo colpiscono, senza alcun’altra intenzione, può avere trascurato tutto questo, e avere commesso qualche scorrettezza per semplice sbadataggine e con spirito il meno aggressivo possibile. Forse qualche intuizione fuggevole, l’esito di una fantasticheria, potrebbe, se ci si almanacasse sopra, generare un senso di sconvenienza riguardo alla posizione, gli interessi, la famiglia, la servitù, il bue, l’asino, il vicino, la moglie del vicino. Egli allora si nasconde coraggiosamente dietro le imposte dell’editore e grida: “Vergogna!”. Siamo così fitti a questo mondo che, se uno si sposta, pur con tutte le cautele, non può fare a meno di pestare i piedi a qualcun altro. Questi mutamenti spesso hanno origine nel sentimento e un simile sentimento talora ha origine in un romanzo.

Dopo questo, Hardy mi ha definitivamente conquistato, ancora prima di leggere il romanzo! 😀
Ma ciò che mi fa preferire quest’opera al suo precedente Via dalla pazza folla, nonostante un finale così tragico, è appunto l’amore passionale tra Tess e Angel, anche quando idealizzano l’altro ponendolo in un piedistallo di perfezione, nulla prescinde dal contatto fisico. Immersi nella Natura, ne fanno pienamente parte, senza nascondersi dietro la rigidità delle società umana, sebbene Angel poi se ne lasci irrimediabilmente sopraffare, proprio lui così ribelle e progredito rispetto alle convezioni.
Nel loro rapporto non c’è l’affettazione dei modi dei romanzi di Jane Austen, non ci sono incontri per il tè presidiati e richieste di matrimonio accettate con un semplice abbraccio. Ci sono l’irruenza e l’ardore della vita di campagna, priva di rigidi paletti sociali. Al di là delle diverse ambientazioni, mi chiedo se Miss Austen sarebbe riuscita a scriverne altrettanto.

«Credo di riuscire ad arrampicarmi lungo la scarpata… so cavarmela meglio di loro, e poi dovete essere così stanco signor Clare!»
«No, no, Tess» ribatté lui rapidamente, e ancor prima di rendersene conto si trovò in braccio a Clare, appoggiata alla sua spalla.
«Tre Lie per ottenere una Rachele» lui sussurrò.
«Sono donne migliori di me» rispose lei con magnanimità, ligia alla propria dimensione.
«Non per me» insisté Angel.
La vide arrossire per questa risposta, e proseguirono alcuni passi in silenzio.
«Spero di non essere troppo pesante» arrischiò timidamente.
«Oh, no. Dovreste sollevare Marian! È un blocco di marmo. Voi siete come un maroso ondulato, intiepidito dal sole, e tutta questa mussolina morbida che vi circonda ne è la schiuma.»
«È molto simpatico ch’io vi faccia questa impressione.»
«Sapete che mi sono sobbarcato tre quarti di questa fatica per amore dell’ultimo quarto?»
«No.»
«Non mi sarei aspettato un simile avvenimento oggi.»
«Nemmeno io… l’acqua è salita così all’improvviso.»
Che il maggior livello dell’acqua fosse l’interpretazione della sua frase era smentito dal modo di respirare di Tess. Clare si arrestò e avvicinò il viso a quello di lei.
«Oh, Tessy» esclamò.
Le guance della fanciulla bruciavano al suo respiro, e non riusciva a fissarlo negli occhi per l’emozione. Ad Angel venne in mente che non era molto leale approfittare di una posizione obbligata e non si spinse oltre.

L’influsso che era passato in Clare come un’eccitazione venuta dal cielo non si placava. Risoluzioni, reticenze, discrezione, timori indietreggiarono come un battaglione sconfitto. Balzò da dove era seduto, lasciando il secchio in balia dei calci della mucca, si avvicinò al desiderio dei suoi occhi e inginocchiandosi vicino la strinse tra le braccia.
Tess fu colta di sorpresa e si abbandonò all’abbraccio con irriflessiva ineluttabilità, avendo visto ch’era proprio il suo innamorato, e nessun altro, che si avvicinava, dischiuse le labbra e si lasciò cadere contro di lui, in quell’attimo di felicità, quasi con un grido d’estasi.
Lui era stato sul punto di baciare quella bocca troppo tentatrice, ma si controllò per puro scrupolo di coscienza.

«Via, cara Tess, se non ti sapessi molto emozionata e tanto ingenua, direi che la tua esclamazione non è delle più lusinghiere: come puoi pensare una cosa simile se provi dell’affetto per me? Dimmi, mi vuoi bene? Vorrei che tu me lo dimostrassi in qualche modo.
«Come potrei provartelo meglio di come ho fatto sinora?» esclamò con ansiosa tenerezza. Devo dartene un’ulteriore prova?»
Gli circondò il collo con le braccia e per la prima volta in vita sua Clare apprese come fossero i baci di una donna appassionata sulle labbra dell’uomo che ama con tutto il cuore e con tutta l’anima, come Tess lo amava.
«Ecco, ora ci credi?» domandò, arrossendo e asciugandosi gli occhi.
«Sì, veramente non ne ho mai dubitato, mai, mai!»

Tess dei d'Urberville - Stonehenge - BBC 2008 (C)

L’avete letto? O lo leggerete?

Avete partecipato alla lettura condivisa? A qualche giorno dal termine, cosa vi ha lasciato nel profondo questo romanzo?
Se invece siete ancora digiuni di Thomas Hardy, e spero di non avervi rovinato la curiosità, credetemi c’è molto altro nell’opera che merita di essere approfondito, pensate di iniziare proprio con Tess dei d’Urberville?

Vi lascio con un piccolo cadeau: i link dove poter vedere le quattro puntate dello sceneggiato di Tess of the D’Urbervilles della BBC, con sottotitoli in inglese che facilitano la comprensione dei dialoghi, nella speranza che un giorno possiamo godercelo doppiato in italiano in televisione.

Tess of the D’Urbervilles – Episode 1 (Parte prima. La fanciulla – Parte seconda. Non più fanciulla)
Tess of the D’Urbervilles – Episode 2 (Parte terza. La rinascita – Parte quarta. La conseguenza)
Tess of the D’Urbervilles – Episode 3 (Parte quarta. La conseguenza – Parte quinta. La donna paga)
Tess of the D’Urbervilles – Episode 4 (Parte sesta. Il convertito – Parte settima. Compimento)

 

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Comments (12)

Sandra

Ott 18, 2020 at 6:38 PM Reply

Caspita, Barbara, hai lavorato molto di più tu con questo post di me con le mie tappe! Grazie, hai dato un contributo enorme e di grande qualità.
Rispondo volentieri alla tua ultima domanda. Cosa mi è rimasto, trascorsi diversi giorni dalla lettura?
Ebbene, tanta ammirazione per Hardy. Oggi escono migliaia di romanzi all’anno, tanti rosa (questo non è un romance, mancando il lieto fine secondo il canovaccio classico del rosa), diciamo anche tante storie d’amore tragiche e spesso sono buttate lì, senza spessore, senza approfondire, con ambientazioni vaghe anche in autrici di grande successo: basta una vetrina di Harrods per essere a Londra e poi le vicende scorrono come se si svolgessero a S. Donato milanese, o in qualunque altro luogo da tanto sono superficiali le descrizioni. Quanti gradi di separazione esistono tra Hardy e l’oggi in narrativa? Va bene, non tutti possono essere Hardy, ovvio, ma mi ha lasciato una grande lezione, quella di non essere mai frettolosa come autrice, quella di sapere che ho dei limiti, ma non si scrive tanto per.

Barbara Businaro

Ott 19, 2020 at 10:51 PM Reply

Grazie a te Sandra di aver lanciato la lettura condivisa! Non so se mi sarei messa lì a prendere appunti altrimenti, e mi sarei persa questa analisi. 🙂
Ci credi che alla comparsa di Angel entro le prime 50 pagine del romanzo ho proprio pensato: sarebbe un rosa, con il classico lei-lui-l’altro e il conflitto di classe, se non terminasse tragicamente! 😀
In effetti sì, tanti rosa contemporanei lasciano poco spazio all’ambientazione. Mi vengono in mente alcune scrittrici italiane nascoste dietro un improbabile pseudonimo inglese, che dalla pianura padana, nascoste tra la nebbia, scrivono storie collocate a New York o Londra o Parigi, città senza identità e senz’anima, riconoscibili solo dal nome e null’altro. Ottime letture d’evasione, ma non c’è confronto con un Hardy!

Giulia Mancini

Ott 18, 2020 at 7:43 PM Reply

Un post molto dettagliato su questo romanzo che non ho letto e non so se leggerò in futuro. La storia di Tess potrebbe essere l’emblema della donna umile, povera ma bella che resta schiacciata dagli eventi e dalle convenzioni sociali. Premetto che non ho letto nulla di Thomas Hardy, ho solo visto il film Via dalla pazza folla.

Barbara Businaro

Ott 19, 2020 at 10:57 PM Reply

In Via dalla pazza folla c’è un Hardy ancora positivo e speranzoso verso la vita, dopo inizierà a scrivere romanzi con finali più tragici, segnati da un destino che non si può controllare. E dopo aver scritto Jude l’oscuro, che non ho letto ma viene citato come il più drammatico, Hardy è passato alla poesia. Ha lasciato definitivamente la scrittura di storie e racconti per passare ai versi.

Brunilde

Ott 19, 2020 at 12:09 PM Reply

Che cosa mi ha lasciato nel profondo…difficile rispondere.
Sicuramente, la voglia di capire e di saperne di più del periodo e del contesto storico. Il romanzo è evidentemente una sorta di denuncia sociale, documentandomi ho scoperto che Hardy sposa una sorta di pessimismo romantico, il concetto di “destino immanente” mutuato dalla fisosofia di Schopenauer. Insomma, nessuno può sfuggire al proprio destino, e se pretende di farlo sarà la rovina. Mi ricorda il nostro Verga, il ciclo dei vinti.
Inoltre, mi sembra estremamente critico anche nei confronti della religione, mostrata nei suoi aspetti meno caritatevoli e più ottusi, quando non crudeli.
Non ho capito molto bene invece il profondo legame del romanzo con la natura, onnipresente nelle lunghissime descrizioni, praticamente protagonista quando non interprete delle situazioni e dei sentimenti dei personaggi.
Come direbbe Snoopy, è un romanzo romanzoso. E’ valsa la pena leggerlo, anche se l’ho trovato lontano dalla mia sensibilità e dal mio bisogno di legarmi ai personaggi. Tess è tanto cara, ma sottomessa e quasi amorfa,la madre oltre la soglia dell’imbecillità, Angel totalmente accecato dall’autocompiacimento, assolutamente egoista e dotato di una morale pret a porter, e pure poco furbo ( partire per il Brasile, così, all’avventura e per sentito dire, a quei tempi? ) .
Ho già detto che l’unico che mi fa simpatia è il povero Alec, l’aristocratico macho e arrogante, come da convenzioni, che in fondo si innamora di Tess riconoscendone il temperamento e il valore, cerca di aiutarla e la vorrebbe per sè, chiedendole di sposarla, e alla fine ci lascia pure le penne .
Insomma, un grande romanzo, una lettura impegnativa ma appagante.
Ora vorrei sapere: non è che per completezza…devo leggermi anche le 50 sfumature di grigio?
Chiedo!

Barbara Businaro

Ott 19, 2020 at 11:12 PM Reply

Hardy era nato e vissuto a lungo nel Dorset, che è quello che lui ha ribattezzato nei sui libri Wessex. Amava quel paesaggio e la sua natura, credo che ne fosse influenzato e che allo stesso modo nei siano i suoi personaggi, non solo in Tess. Del resto il sostentamento dei contadini dipende dalla natura.
In Tess mi è sembrato che usasse il paesaggio per raccontare le stesse vicende di Tess, verdeggiante e florido nella fattoria dove conosce il suo amore per Angel, freddo e arido nell’altopiano dove è costretta a scontare l’abbandono dal marito. Spesso poi Hardy fa notare come le pene di Tess siano dovute alla convenzioni sociali, leggi scritte dall’uomo, completamente inesistenti nella Natura, dove non c’è un contratto matrimoniale a sancire come legittima ogni nascita. Il confronto con le leggi della natura rende ottuse quelle umane.
Sulle 50 sfumature di grigio… no, non sarò io a consigliarti quel romanzo. L’ultima volta mi sono beccata tutta la trilogia in testa!!! 😀 😀 😀

IlVecchio

Ott 19, 2020 at 2:54 PM Reply

Complimenti per la lettura analitica, adesso capisco perché nel fine settimana non sei mai rintracciabile! : -)

Barbara Businaro

Ott 19, 2020 at 11:16 PM Reply

In questo caso sì, ho messo in silenzioso il cellulare per concentrarmi. Avevo scritto troppo sugli appunti e non mi ci trovano più! 😀

Elena

Ott 19, 2020 at 8:29 PM Reply

Dal dettaglio con cui hai affrontato l’analisi di questo romanzo deduco che ti è non solo piaciuto ma anche interessato molto, forse proprio grazie alla sua collocazione storica e ai personaggi. Come ho già avuto modo di scrivere non è un genere che prediligo, ma sono davvero colpita per la tua trattazione. Ha ragione Il Vecchio, chissà quanto tempo ti è costata questa particolare e appassionata recensione! E hai visto pure la serie! Magica

Barbara Businaro

Ott 19, 2020 at 11:30 PM Reply

Beh, gli appunti li ho presi mentre leggevo, avevo libro e quadernetto sempre insieme. E ho scritto troppo! Era meglio se scrivevo direttamente al computer, ma chi ha voglia di leggere con lo schermo di lato?! Quindi per scrivere questo post, per raccogliere e riassumere le idee, sì, ci ho messo parecchio, quasi una giornata, disseminata tra sabato e domenica. La serie invece non dura molto, sono 4 puntate da 1 ora cadauna, in due serate le vedi. 🙂

Luana Petrucci

Ott 25, 2020 at 11:23 AM Reply

Ho letto a sprazzi, rendendomi conto non solo che questo è uno dei tuoi post migliori, perché è un’accuratissima analisi del romanzo, ma che non posso gustarmi questo post senza aver prima letto il romanzo. Avrei voluto partecipare alla lettura condivisa, ma gli impegni di un periodo pienissimo per me fra scuola e teatro me lo hanno impedito. Tornerò su questo post più in là. Voglio scoprire Hardy. 🙂
Peccato per la mancata edizione italiana di quella serie televisiva. Misteri della distribuzione perdersi una chicca come questa.

Barbara Businaro

Ott 25, 2020 at 9:10 PM Reply

Eh vedi, sarà anche uno dei post migliori (spero proprio di no! 😀 ) però anticipa troppo della lettura. Ecco perché per altri romanzi/autori cerco di rimanere più sul vago, in modo che anche chi deve ancora gustarsi il testo integrale non debba scappare via… 😉

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