
Siamo tutti delle storie
Una delle domande ricorrenti da quando ho iniziato a raccogliere e pubblicare storie vere sulla rivista femminile Confidenze riguarda la provenienza di quelle storie. “Ma come le trovi?” mi chiedono con interesse e forse un filino di sospetto.
Per la verità, sono le storie vere che trovano me. Si affacciano sulla mia strada nei momenti più disparati. Qualcuna è giunta con una mail curiosa di richiesta informazioni, qualche altra durante una chiacchierata casuale, anche con persone fino a pochi istanti prima sconosciute. Altre storie mi giungono quasi portate dal vento, per passaparola, di amicizia in amicizia, in un percorso tortuoso e accidentato.
I motivi per cui queste storie vere vogliono essere raccontate sono altrettanto diversi, anche se hanno tutti in comune la necessità di condividere, e soprattutto rivivere, un’emozione. Un ricordo malinconico, un dolore da esorcizzare, una lunga battaglia da superare o una vittoria da celebrare, un amore perduto o uno finalmente ritrovato, un’amicizia lunga quanto l’intera esistenza, il miracolo della vita e quello della rinascita. Tutto dipende dalla storia e dal cuore di chi me la racconta, perché me ne affida almeno un pezzettino e va trattato con estrema cura. Qualcuno parte a raffica a spiegarmi nei minimi dettagli il suo vissuto, quasi senza respiro, senza una virgola fino al punto. Qualche altro ha bisogno di un aiuto, in genere alcune mie domande puntuali, che nascono dalla mia pura curiosità ma che servono per orientarci entrambi in quella trama fitta da semplificare sulla carta.
Non tutte riescono ad essere scritte e poi pubblicate, perché durante il cammino i tempi della scrittura non coincidono con la vita quotidiana e magari intanto ci ripensano, sentono che non è ancora il momento giusto, qualcosa deve essere ancora elaborato, prima di lasciarlo andare. La differenza, ho notato in questi anni, sta nell’impegno che ci mettono, nel rincorrere le parole e nel leggere le mie bozze elaborate.
E chi mi fa questa domanda, dove le trovo queste storie vere, sta già pensando, in un angolino remoto della sua mente, a cosa vorrebbe raccontarmi di sé. Mi guardano mentre gli rispondo, ma non mi vedono perché nei loro occhi sta già passando l’immagine di un ricordo. Così sono io a porre la domanda successiva, dopo un momento di silenzio per riavere la loro attenzione. “Vuoi raccontarmi la tua storia?”
“Oh no, non ho niente di interessante da dire. La mia è una vita normale…”
Scuoto la testa con un sorriso divertito. “Siamo tutti delle storie. E siamo storie vere, verissime.”
La vita stessa è per definizione un’avventura e non può mai essere banale, anche se così sembra dalla nostra prospettiva. C’è sempre qualcosa che vale la pena di raccontare, anche solo per condividere le stesse emozioni con gli altri e sentirci meno soli tutti insieme, in questa comunanza di gioie e avversità. Basta prenderne solo un pezzetto della nostra lunga storia oppure anche un’esistenza tutta intera, di qualcuno che ci ha lasciato e che vogliamo rievocare. Perché tutti abbiamo comunque un lieto fine. Potremmo credere che la nostra storia vera si concluda con l’ultimo respiro esalato, e potrebbe non essere proprio così romantica, ma fatale e tragica in quel preciso istante. Ma stiamo guardando al punto sbagliato. Manca ancora l’epilogo, prima di chiudere il libro.
Non so se vedremo davvero, almeno non con questo corpo mortale, il nostro The End alla fine del viaggio. Spero che saremo lì, magari come particelle luccicanti nell’aria. Il nostro lieto fine sarà nei cuori delle persone che ci hanno amato. Se saranno in tanti a piangerci di qua, tanti quanti saranno pronti ad accoglierci di là, se saranno tante le lacrime versate, come pure i sorrisi sinceri rammentando le nostre imprese, quello allora è il nostro gran finale. E l’avremo scritto proprio bene.
Però è un romanzo davvero lungo, mentre io mi concentro ancora sulle storie brevi, quelle che si fermano un po’ prima e lasciano il lettore lì sospeso, con un banale, ma sempre piacevole, “e vissero felici e contenti.”
“Quindi, vuoi raccontarmi la tua storia vera?”
Se vuoi condividere la tua storia vera, scrivimi via email al mio indirizzo email barbara.businaro@webnauta.it oppure dalla pagina dei Contatti e vediamo insieme come scriverla, anche mantenendo l’anonimato. Non è un servizio di editing, né una consulenza editoriale. Non raccolgo racconti di fantasia, ma storie di vita vera. Ascolto quello che mi dite o leggo quello che mi scrivete, aggiungo qualche domanda per i punti da chiarire, preparo una bozza della storia vera e vediamo se vi piace e se poi può essere pubblicata. Per me è un esercizio di scrittura, per voi quasi un’esperienza quasi mistica. Così mi dicono. 🙂
Comments (12)
Sandra
Giu 03, 2025 at 9:43 AM ReplyAvendo fatto questa esperienza posso solo consigliarla.
Capitò chiacchierando via mail con Barbara, Confidenze cercava storie vere di viaggi che avevano cambiato la vita e io ne avevo giusto una.
Tra domande e richieste di approfondimento da parte di Barbara, sempre molto professionale, è uscita una gran bella storia vera e siccome risaliva più di trent’anni fa mi ha emozionato molto rievocarla e tornare per un po’ a essere quella ragazza.
Barbara Businaro
Giu 03, 2025 at 4:42 PM ReplyEh già, tu sei la protagonista di A Siena con me stessa, l’ultima storia vera, che risale a quasi un anno fa (purtroppo nel frattempo altre due storie vere in scrittura quest’inverno si sono fermate, una in attesa di un “aggiornamento” e l’altra perché non riuscivamo a incrociarci con gli impegni). Quella che sto scrivendo in questo momento è nata da un’altra chiacchierata casuale, che mi ha fatto arrivare fino alla protagonista. 🙂
Grazia Gironella
Giu 03, 2025 at 9:58 AM ReplyProprio un paio di giorni fa mi è capitato di pensare a quante storie delle persone che abbiamo intorno siano incredibili, da romanzo. Anzi, c’è n’é una che non lo sia? Possono sembrare banali, ma solo se ci si ferma alla superficie. Un po’ di attenzione e di ascolto, ed ecco che il contenitore si scoperchia e viene fuori di tutto.
Barbara Businaro
Giu 03, 2025 at 5:03 PM ReplyE’ quello che dico anch’io! Per esempio, ho un’amica che è appassionata di Royal Saga, storie di reali, dinastie, scandali, passioni, intrighi, tradimenti. E me le racconta come se fossero eventi eccezionali, mentre io le riduco a fatti di tutti i giorni. “Lei non stava simpatica alla suocera, così hanno impacchettare tutto e si sono trasferiti. E poi ci si è messo il fratello, perché quello eredita tutto e non gli lascia manco le briciole, ma le mogli, eh, sono donne costose da mantenere sai!”
Poi invece quest’amica solo per sbaglio tira fuori un vecchia diario della nonna e beh, lì ci sono storie molto più belle, solo che non se ne rende conto. 🙂
Brunilde
Giu 03, 2025 at 5:34 PM ReplyAnch’io sono un’appassionata di storie. Storie che leggo, che ascolto, di cui mi accorgo osservando le persone che incontro.
” Vivere per raccontarla” si intitola un’autobiografia di Garcia Marquez: lui, il grande narratore, ha considerato la sua stessa vita una storia da raccontare.
E sono stata anch’io protagonista di una delle storie che tu hai raccolto e portato a Confidenze.
Raccontare, ascoltare,leggere e scrivere storie, tante, tutte diverse: difficile trovare qualcosa di più bello!
Barbara Businaro
Giu 04, 2025 at 3:42 PM ReplyEssere in mezzo alla gente ci fa intercettare storie straordinarie. Per questo nei luoghi pubblici, come in tram o in treno, resto in ascolto anche se ho un romanzo davanti.
Non si sa mai che una storia vera sussurrata mi porti poi l’ispirazione per un racconto o per un personaggio. Ricordo infatti un’intervista di Diana Gabaldon, autrice della saga Outlander, nella quale spiegava come la sua scrittura sia in fondo un enorme tritacarne, dove finiscono anche persone ed esperienze reali, adattate qui e là all’occorrenza. Quindi, se la scrittura creativa attinge alla vita vera, è chiaro che la vita vera è essa stessa una storia bellissima da raccontare, no? 😉
E in effetti è il processo inverso di quando ho scritto la tua storia vera per Confidenze La scatola della memoria. Avevo letto il tuo romanzo, di fantasia, e mi era piaciuto molto, ci avevo addirittura ritrovato il ricordo di mio nonno Giuseppe. Poi chiacchierando, tu mi hai svelato la storia vera dietro quella finzione letteraria, ricostruita fin dove possibile e immaginata là dove mancavano tasselli. Una vita è sempre una storia da raccontare. 🙂
Giulia Mancini
Giu 04, 2025 at 6:15 AM ReplyÈ vero, siamo tutti delle storie, anche se non sempre ce ne rendiamo conto. Tu sei molto brava a raccontarle con delicatezza e decisione, instaurando il giusto rapporto con l’interlocutore, che ritengo niente affatto facile.
Barbara Businaro
Giu 04, 2025 at 3:42 PM ReplyNo, non è facile. Occorre entrare in sintonia con chi sta raccontando la propria storia, per questo cerco di far parlare/scrivere loro il più possibile, di mantenere la struttura delle loro frasi e di non intervenire troppo nella narrazione.
Non sempre riesco a finire la scrittura di una storia vera e non è per me scontato. Dipende dai tempi di ognuno, ma anche dalla convinzione. In un caso, sono arrivata quasi a una decina di bozze diverse, ma è stata inviata alla rivista solo quando la protagonista era assolutamente soddisfatta. 🙂
Darius Tred
Giu 05, 2025 at 1:23 PM ReplyAdesso giro il tuo indirizzo e-mail a un amico che potrebbe avere tante storie da raccontare.
Anche su vite passate.
Sento che vi divertirete un sacco.
🙂
Barbara Businaro
Giu 05, 2025 at 6:51 PM ReplyLa tua sembra più una minaccia che altro… 😀
Però la rivista d’estate raccoglie e pubblica anche storie vere legate a sogni premonitori e misteri in generale, così come esperienze ai confini del paranormale.
Quindi potrebbe proprio interessare una storia del tuo amico Emme (che si chiama pure come la mia auto, la mia piccola stronzetta tedesca… ognuno ha la Emme che si merita! 😎 )
Luz
Giu 14, 2025 at 8:01 PM ReplyFai una cosa ammirevole, Barbara. Perché malgrado citi i passaggi sul come si possa costruire un articolo su una storia vera, posso immaginare non sia affatto facile. È vero, ciascuno di noi è una storia. Io in famiglia e su me stessa ne conosco un paio belle forti, ma non sono del tutto certa di trarre un beneficio raccontandole. Sono entrambe troppo drammatiche. Se invece penso a cose belle, ci può stare. Per esempio mi piacerebbe raccontarti di come il teatro mi ha letteralmente “trovata”. Ma potrebbe non interessare a nessuno. XD
Barbara Businaro
Giu 15, 2025 at 6:56 PM ReplyOgnuno sente dentro di sé quale storia vuole raccontare, condividendola anche in forma “anonima”, quando sono riportati solo il nome e la prima lettera del cognome. Spesso sono anche nomi di fantasia e solo chi raccoglie la storia conosce la vera identità della protagonista. Se necessario, vengono anche modificati i nomi delle altre persone citate nella storia e rimossi alcuni dettagli troppo espliciti. Restano le emozioni, ciò che si è provato e come si è riusciti ad andare oltre le vicende.
Certo, potresti raccontare di come il teatro ti ha trovata e magari ispirare altre donne a provare questa esperienza. Potresti anche condividere cosa ti ha portato in particolar modo al teatro con i ragazzi, quanto questo laboratorio abbia arricchito la tua vita, oltre all’insegnamento scolastico. Perché no?! 🙂