NaNoWriMo 2018 - seconda settimana

La seconda settimana di NaNoWriMo è la più difficile

Per chi si fosse perso il post precedente, mi sono iscritta al NaNoWriMo, il NAtional NOvel WRIting MOnth, per gli amici Nano, durante il quale più di 400 mila partecipanti da tutto il globo sfidano sé stessi a scrivere almeno 1.667 parole al giorno per arrivare a fine mese alla fatidica cifra di 50.000 parole, la lunghezza del romanzo Il grande Gatsby di Francis Scott Fitzgerald.
Potete leggere l’inizio della mia avventura qui, quando la canzoncina di Mork e Mindi ha cominciato ad assillare la mia mente:
Nano, nano, la tua mano… Nano, nano, apri piano… 

Questa è stata la seconda settimana di questo imponente tour de force ed è quella in cui stanchezza mentale e fisica, preoccupazione per la trama e disperazione per la qualità di quanto scritto, incertezze sul proseguimento o l’abbandono si fanno sentire a gran voce.
Siamo esattamente al giro di boa, quindici giorni se ne sono andati e solamente altri quindici ne rimangono del mese di novembre.
E’ in questa seconda settimana dunque che ti chiedi: ma chi me l’ha fatto fare?!
E soprattutto lascio o raddoppio?

 

Seconda settimana di NaNoWriMo: 22.656 parole

Sapete qual è l’idea che sta dietro al NaNoWriMo? Quella di trasformare un obiettivo in un sistema.
Se il concetto non è chiaro, potete rileggere questo mio vecchio post: La differenza tra obiettivi e sistemi
L’obiettivo delle 50.000 parole a fine mese fa in modo che tu ogni giorno ti scanni per scrivere qualcosa, magari non sempre tutte le 1.667 parole, un giorno possono essere 1.000 e il giorno successivo 2.500 anche a seconda del resto della nostra vita quotidiana. Ma così facendo ti alleni a scrivere ogni giorno, almeno un po’, creando un sistema di scrittura che dovrebbe perdurare nel tempo.
E in effetti guardando le mie statistiche sul sito del NaNoWriMo (dove ogni sera inseriamo il numero delle parole per quel giorno), nonostante io a metà settimana sia sempre sotto di 2.000 parole circa proprio per gli impegni lavorativi, non sto andando proprio malaccio:

NaNoWriMo 2018 - statistiche metà mese

Volete una statistica simile a questa ma completamente personalizzabile?
Date un’occhiata a questo strumento online che ci ha segnalato proprio uno degli scrittori sostenitori del NaNoWriMo: Pacemaker planner A Simple Flexible Goal Planner for Writers & Students  Potete settare il vostro obiettivo personale e tenerlo sotto’occhio durante il vostro percorso.

La seconda settimana è la più difficile, lo confermano anche gli altri Wrimos che in queste ore devono decidere se proseguire, con un numero di parole quotidiane aumentato dal ritardo accumulato, o se lasciare perché l’obiettivo è diventato irraggiungibile.
Anch’io avverto un po’ di stanchezza, il ritmo è effettivamente serrato per chi lavora a tempo pieno.

Ho anche fermato le attività di blogging perché, a parte questi articoli resoconto della mia avventura nanesca, non sto scrivendo altro.
E mi dispiace per coloro a cui ho dovuto dire che ci risentiamo a metà dicembre, se non addirittura a gennaio, ma ho davvero fermato il calendario editoriale. Non mi piace nemmeno improvvisare, soprattutto nelle collaborazioni, perciò spero capiranno. E’ anche per rispetto al risultato che voglio dare pure a loro.

Il cartaceo di IPDP da riversare è quasi terminato, e non ho ancora ritrovato la scena dell’Epilogo! Poco male, la scriverò di nuovo tanto sono scene talmente ben impresse nella mia memoria che non ho molti dubbi. E chissà quante volte poi dovrò riscrivere prima che il tutto assumi una forma vagamente decente. Al momento è tutto un guazzabuglio di scene sotto il capitolo “Da sistemare”.

Probabilmente da settimana prossima inizia per me il “vero” NaNoWriMo: prendere scena per scena e ampliarla, coprire i buchi (che nel mio caso sono appunti spicci indicati tra le parentesi quadre, tipo [inserire litigata qui]) e sistemare i collegamenti. La struttura mi sembra abbastanza corretta, ho sistemato qualche anacronismo della storia, ma sicuramente c’è ancora dell’altro da appianare.
Questo è l’errore principale di quando si parte a scrivere senza avere un piano ben preciso. Nemmeno scrivendo dall’inizio e lasciarsi trasportare in maniera fluida. Qui ho seguito la Musa e lei mi ha tirato calci…

Ci vuole un po’ di musica…

Vi avevo scritto la volta scorsa che negli anni ho accumulato una vera e propria soundtrack di questo romanzo. Non sto scherzando e una di queste sere me la sono proprio ricopiata sulla cartella del progetto: ci sono delle canzoni importanti, anzi direi vitali, perché è da quelle note che è nata la storia stessa, e ce ne sono altre che invece mi servono per stimolare la giusta predisposizione emozionale ad alcune scene. Non scrivo con la musica in sottofondo in realtà. La ascolto, elaboro la scena mentalmente, mi ci muovo come se fossi in un sistema di motion capture (le scene di lotta dei film Matrix, viste da diverse angolature mentre il soggetto è ancora in movimento), mando avanti e indietro i personaggi. Così quando arrivo a scrivere la scena sulla carta/computer non ho bisogno di ascoltare la musica.
Sono tutte canzoni in lingua inglese, di cui non faccio mai caso alle parole all’inizio. E’ sorprendente però notare che a volte, quando vado a cercarmi il testo ci trovi perfetta armonia con la scena che mi ha ispirato. E no, io non credo al caso.

Tutto è nato da questa canzone di John Mayer, che è il tema portante della storia: anche quando sei caduto a terra, c’è molto di più in te di quel che il tuo corpo dimostra. Non è pure una canzone da peaker?! 🙂

 

John Mayer l’ho scoperto tardi, grazie ad alcuni colleghi, informatici per caso e chitarristi di nascita. Per colpa loro, in pochi minuti tutta la discografia completa di questo cantante è finita nel lettore mp3, nel media player del computer, nella memoria collegata in auto (il bello dell’acquisto in digitale).
Così la maggior parte delle canzoni sono prese dai suoi album.
Questa ad esempio è la mia personale overture. Se questa storia dovesse diventare un film, inizierebbe da un risveglio (il romanzo comincia invece dalla sera precedente): due persone, in due case diverse, che si alzano dal letto, in maniera differente… dove niente è ciò che sembra.
Ma non posso davvero spoilerarvi tutto!

 

Allo stesso modo, questa è invece la canzone dei titoli di coda, quella in cui ti è scappata la lacrimuccia e speri che l’omino in regia non accenda subito le luci della sala per non far vedere agli altri che ti è colato tutto il trucco nel lago di lacrime ai tuoi piedi.
Lo sapete: io faccio parte dell’Associazione per la Salvaguardia del Lieto Fine ad ogni Costo! 😉

 

Non c’è solo John Mayer, anche perché ammettiamolo: in determinati momenti rischia di essere soporifero!
C’è un capitolo intero dominato dai Duran Duran, dal loro album che considero il migliore in assoluto: Astronaut. Eh vabbè, io sono un webnaut… sono di parte! 😉
In particolare c’è questa, che si accompagna a meraviglia perché la scena prevede stelle e fuochi d’artificio.
Ma nessuno sa cosa succederà domani…

But nobody knows, What’s gonna happen tomorrow…
You’ve got to believe, It’ll be alright in the end…

 

Un altro capitolo è affiancato ad un cantante che nel frattempo se n’è andato, con grande sconforto mio e del mondo musicale.
Questa canzone di Chris Cornell, nella versione con le sonorità modificate da Timbaland, è la colonna sonora perfetta per una nuotata in compagnia. E quando dice “baby” il mio ormone si scioglie al sole! 😀

 

Ci sono anche però momenti in cui in questa storia volano piatti e disperazione. Li ho affidati ai Paramore (che non si leggono all’italiana, ma suonano come parrmor), gruppo che ho conosciuto, adorato, e acquistato tutta la discografia, dalla colonna sonora della saga Twilight (di cui pure ho la soundtrack completa, compresi tutti i cd Score dell’orchestra di Carter Burwell…)

 

C’è anche parecchio sport in questo romanzo. Non lo sport che probabilmente siete abituati a considerare, ma tutte categorie olimpiche.
La parte più movimentata, l’adrenalina in campo, me la danno i Nickelback (e se vi state chiedendo se pure di questi ho la discografia completa… si! anche perché loro sono pure perfetti per gli allenamenti del MyPeakChallenge).
Ve ne faccio ascoltare solo una e dovete immaginare una squadra agguerrita, una palla e le scintille dell’acciaio che si sfrega…
Ma non vi dirò di più. 😉

 

 

Rincuorata dunque da questa pausa musicale, stringo i denti e ci rivediamo per la terza settimana!

To be continued…

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Comments (18)

Nadia

Nov 16, 2018 at 6:41 AM Reply

È tosto il nano, peggio di un trainer personale. L’impegno che richiede praticamente consente di ridurre l’intera stesura in un mese e questa è davvero è una super impresa.
Ancge se non siamo ancora allo sprint finale Go Barbara go. Ora mi ascolto un po’ di musica!

Barbara Businaro

Nov 16, 2018 at 1:25 PM Reply

Non sono convinta che con un Nano si riesca a completare l’intera stesura. Leggo infatti di parecchi che sono al loro secondo Nano, proprio per completare l’opera. Anche se personalmente preferirei continuare, magari con ritmi diversi, più umani, ma non attendente un altro anno. No, vorrei arrivare ad una prima versione per aprile 2019. Che poi a maggio ho altri impegni in altri cieli… 😉

Sandra

Nov 16, 2018 at 9:42 AM Reply

Ho un problema a raccapezzarmi a causa del fatto che si ragiona in parole e non in battute.
Credo che valga davvero la pena di mettere il più possibile in pausa, a parte lavoro – magari qualche giorno di ferie, no? – e i bisogno primari, perché la scrittura è anche questo e se si vuole fare sul serio va capito.
GO ON!

Barbara Businaro

Nov 16, 2018 at 1:27 PM Reply

Il file word dice che sono a 142.473 battute. Quindi alla fine dovrei arrivare su per giù a 300.000 battute, se il rapporto parole/battute rimane in media lo stesso. Che poi IPDP si assesti a quel valore dubito, la sensazione è che manchi ancora parecchio.
Purtroppo Sandra ci sono lavori che non consentono di prendersi giorni di ferie quando farebbe comodo. Le aziende strutturate approvano i piani ferie già a fine gennaio per tutto l’anno e difficilmente ci si discosta. Si possono chiedere permessi, ma difficilmente sono giornate intere e mai consecutive. A volte appena qualche ora per la visita, il medico, l’idraulico, l’officina. Da settembre a dicembre poi c’è il massimo sforzo per la fatturazione di fine anno. Anche se si vuole fare sul serio, c’è sempre da considerare che pochissimi riescono a vivere di scrittura. Diciamolo, che i lettori da fuori credono ancora che sia cosa facile…

Giulia Mancini

Nov 17, 2018 at 10:05 AM Reply

Scrivere a ritmo serrato tutti i giorni è un impegno notevole, considerato che il 70 per cento della giornata è impegnata in un lavoro a tempo pieno. Sono convinta, però, che questa sfida, al di là del numero effettivo di parole che scriverai, ti porti molto avanti, è un po’ come (forse l’ho già scritto in un commento e mi ripeto) quando sei sotto esame all’università e, l’ultimo periodo, ti imponi di studiare 50 (o più) pagine al giorno a tutti i costi. Anche se non raggiungi l’obiettivo delle pagine tutti i giorni, vai comunque avanti e alla fine ti ritrovi ad aver raggiunto 80/90 per cento dell’obiettivo, che non è affatto male. Sono sfide che si fanno in un periodo limitato di tempo, uno stress continuo non sarebbe altrettanto produttivo. Detto questo ti faccio i miei complimenti per quanto fatto finora e ti spingo a continuare (un po’ di tifo ci vuole, quindi non arrenderti!).

Barbara Businaro

Nov 19, 2018 at 1:07 PM Reply

In effetti è la vita quotidiana a impedire il ritmo costante. Sabato ero in gita a Milano per il Bookcity, quindi venerdì sera dovevo un minimo prepararmi e non ho scritto tantissimo, sabato ho scritto sul cartaceo in treno ma non tantissimo, credo sulle 700 parole, e nonostante il sonno imperante la sera sono pure riuscita a ricopiare, domenica che dovevo recuperare ho perso tempo a litigare con il provider di hosting di webnauta perché c’erano continui disservizi… 3 ore buone buttate per una mancata (o pessima) assistenza.
Morale: sono indietro di 3500 parole sulla tabella di marcia. E oggi si lavora, again. 🙁

newwhitebear

Nov 17, 2018 at 8:37 PM Reply

Direi che sei in una buona posizione. Io sono partito lento, perché i primi capitoli era corti poi ho alzato il tasso di scrittura con capitoli più corposi e ho superato quota 25.000. Per il bello viene adesso perché devo allungare il brodo della storia. In effetti mancherebbero pochi capitoli, forse dieci o anche meno ergo tra le 15.000 e 20.000 parole, vista la lunghezza media dei miei capitoli.
Boh! vedremo come va a finire. Lo scorso anno ho superato quota 50.000, raggiunta con un paio di giorni di anticipo.
Per il blog? la storia pubblicata era già scritta tutta, quindi problemi solo di pubblicare. I commenti sono relativamente pochi, quindi riesco ad avere tempo per scrivere. Però non sempre è così.

Barbara Businaro

Nov 19, 2018 at 1:11 PM Reply

Come puoi vedere dalle ultime statistiche ora online, sono partita bene, ma questo weekend ho avuto un viaggio e intoppi che mi hanno portato a 3500 parole sotto, la stima dice che se non incremento per recuperare finisco al 5 dicembre. Vedremo cosa riuscirò a fare in questi giorni. Un buon risultato è che il cartaceo è terminato: ora ho tutto in digitale, devo sistemare qualcosina sulla struttura, ma posso iniziare a scrivere dall’inizio e soprattutto, da qualsiasi computer sia sincronizzato col mio DropBox (ergo: in qualsiasi momento!) 🙂

Luz

Nov 17, 2018 at 9:00 PM Reply

Adoro il sexyssimo leader dei Nickelback. 🙂
Che dire, mi piace questa sfida, che sono certa porterai a termine.
Sullo scegliere canzoni di ispirazione, ti capisco perfettamente, perché faccio lo stesso con il teatro. Anzi, mi fai venire l’idea di dedicare un post al lungo lavoro di scelta del repertorio di musiche, che si rivela ogni volta un’impresa a sé. I risultati però sono sempre molto emozionanti, e il pubblico spesso mi chiede i titoli dei brani, come abbia fatto a scovarli, ecc.

Barbara Businaro

Nov 19, 2018 at 1:14 PM Reply

Dovresti proprio scriverlo quel post, perché non mi era nemmeno venuto in mente che c’è anche una ricerca di musica per il teatro.
Davo per scontato che si partisse da quanto già utilizzato magari per il cinema, no?
Dovresti aprire un canale YouTube per il vostro gruppo teatrale (se non ce l’avete già, con qualche spezzone degli spettacoli) e inserire lì una lista delle canzoni utilizzate. Magari sono già tutte pubblicate su YouTube e devi solo organizzarle in una tua lista pubblica sul canale. 😉

Maria Teresa Steri

Nov 19, 2018 at 10:37 AM Reply

Non ho difficoltà a capirti. Penso che dopo lo slancio iniziale, bisogna fare i conti con la realtà, la stanchezza, ecc. Poi io ho una mia teoria in proposito, ovvero che dopo aver scritto parecchio bisogna dare modo all’ispirazione (o alla mente, se preferisci) di ricaricarsi. In pratica non è affatto semplice mantenere ritmi costanti così serrati. Però magari superata la crisi della seconda settimana, le cose fileranno più lisce. Te lo auguro!
Intanto vedo che abbiamo una cosa in comune: le colonne sonore mentre scriviamo. Io non potrei fare a meno di ascoltare musica mentre scrivo! A volte basta una canzone (o anche una musica senza parole) a darmi il via giusto.

Barbara Businaro

Nov 19, 2018 at 1:22 PM Reply

Sicuramente la mia stanchezza è dovuto anche a quello: produrre 1.667 parole di colpo, senza aver avuto modo di pensarci, elaborarle, viverle nella mia testa.
Ma allora torniamo ad un concetto sulla quale si discute spesso, la regola aurea di Stephen King (dal suo manuale On Writing – Autobiografia di un mestiere): che la prima bozza debba essere completata in massimo 3 mesi. O sono 3 mesi di scrittura full-time oppure si è dimenticato di quanto ci ha messo a scrivere Carrie. Perché è vero che la prima stesura del romanzo richiese tre mesi nell’estate del 1972, ma è anche vero che aveva già abbozzato un racconto, nella sua testa aveva già visto molto di più, aveva già elaborato parecchio. 🙂

Rosalia Pucci

Nov 19, 2018 at 10:23 PM Reply

Questo Nano si sta rivelando tostissimo. Capisco la fatica a mantenere il ritmo forsennato, con un lavoro a tempo pieno la scrittura ne risente. Anch’io sono sempre in affanno, non riesco a stare dietro a tutto e spesso devo fare delle scelte precise: in questo momento la priorità ce l’ha il lavoro, poi si vedrà. Ma tu Barbara ce la puoi fare, quindi forza, vai avanti! Un abbraccio

Barbara Businaro

Nov 20, 2018 at 7:52 PM Reply

Si, è davvero tosto. 1.667 è il numero che arriva ad assillarti. Finisci col scrivere e guardare continuamente se il conteggio parole è sufficiente per la giornata. E accipicchia, che fatica. Terminato il cartaceo da riversare in digitale, ora ho ricominciato dal principio, da pagina 1 e comincio a sistemare, un po’ editing, un po’ scrittura e si procede. Di sicuro anche se arrivo a 50.000 parole, il romanzo non è finito, ce ne vorranno molte di più, credo almeno il doppio, se non il triplo… :O

Elena

Nov 21, 2018 at 10:13 PM Reply

Io di slanci iniziali ne so qualcosa 😀
Il problema è mantenere il ritmo senza rimetterci le penne! A parte gli occhi che sento gonfi e arrossati, scrivere così tanto come stai facendo tu (eroica) mi prenderebbe talmente tanto tempo che dovrei sospendere il blog per molto più della settimana appena passata.
Sono sincera, non credo molto a queste competizioni perché la scrittura è sì una “buona” abitudine quotidiana ma anche , almeno per me, una passione che sa di piacevoleza. Sentirmi obbligata, peggio se da me stessa, a una scrittura a cottimo non mi convince. Mille seicento e passa parole sono davvero tante, a parte la tua posizione nel contest credo che sia uno sforzo immane. Non resta da capire se a fine mese il bilancio qualitativo sarà positivo, intanto sei andata avanti con il tuo lavoro e questo mi pare già una bella conseguenza!
Non mi resta che augurarti buona sopravvivenza per i prossimi 15 gg!

Barbara Businaro

Nov 22, 2018 at 10:36 PM Reply

Un risultato io l’ho già raggiunto: ho fatto pulizia di tutto il casino di quaderni, fogli, post-it, appunti sparsi, idee e dubbi. Finalmente è tutto su computer, in salvo.
Tutte le volte che mi allontanavo da casa la mia fobia era: e se arriva un ladro idiota e invece dei computer mi frega giusto giusto il cartaceo di IPDP??! 😀 😀 😀
Qualitativamente sarà comunque una prima bozza. Impensabile che una prima bozza di qualità accettabile, sia che si scriva con una struttura già pronta, sia che ci si lasci ispirare dalla musa del momento. Comunque sono già certa che a fine mese non avrò nemmeno la metà dell’intera storia. Poi continuerò con ritmi più “umani”. 😉

Tiade

Nov 22, 2018 at 9:20 AM Reply

Ta-dah!
Rieccomi finalmente a leggerti. Di corsa, come sempre, ma ci sono.
Leggerti mi ha ricordato il mio Mentore:
-Se fossi tuo marito ti legherei alla sedia, mi siederei davanti a te con una birra gelata per dispetto, che tu le bevi calde, e non ti slegherei prima di due ore. Hai fame? Niente, o scrivi o digiuni.
Forse era un po’ drastico, ma rende bene l’idea. Mi manca molto. Lui sì che era uno scrittore vero e non faceva pasticci come me.
Certo che, un conto è avere la giornata disponibile per scrivere mollando gli impegni non urgentissimi, altro conto dover conciliare col lavoro, che per quanto mi riguarda langue.
Per quanto riguarda la musica che ascolto quando scrivo, è indispensabile che non abbia parole, o mi confonde, ma è indispensabile. Che sia musica vera, o il canto del bosco al vento e dei suoi abitanti, sempre musica è.
In bocca al lupo per il tuo tour de force, che la “penna” scorra come ruote sul ghiaccio, irrefrenabile. Ben ritrovata e grazie per la visita quanto mai gradita.

Barbara Businaro

Nov 22, 2018 at 10:54 PM Reply

Bentornata Tiade! Il tuo Mentore non mi farebbe dispetto per nulla con la birra gelata in questo periodo! Un bicchierino di whisky magari! 😀
Conciliare lavoro e scrittura è difficile, soprattutto un lavoro come il mio, che ti impegna la testa anche fuori orario, e soprattutto in questo periodo, dove tutti i progetti vanno per le chiusure di fine anno. Ma non mollo. Anzi, vado a chiudere un altro po’ di parole…

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