Stephenie Meyer - La saga di Twilight. Guida Ufficiale Illustrata

L’intervista di Stephenie Meyer
Le origini di Twilight

Caro lettore,
lavorare a questa guida mi ha dato l’occasione di riflettere su quanto questa storia abbia cambiato la mia vita. Uno dei cambiamenti più positivi è stata l’opportunità di conoscere tanti miei lettori. Resto sempre stupita da quanto siete divertenti, amorevoli e interessanti. Credo davvero che con il vostro entusiasmo e la vostra dedizione abbiate contribuito a questa serie quanto me. Io e il mio editore abbiamo lavorato solo per darvi, con questa guida, qualcosa di speciale e spero che ci siamo riusciti. Non ho la presunzione di pensare che sia la risposta a tutte le domande, ma (incrociando le dita) mi sembra che siano risolte quelle importanti come pure alcune che nessuno ha mai posto. Buon divertimento!
Con tanto affetto, Steph

Già a questa lettera io mi sciolgo…
E’ l’introduzione scritta dalla stessa Stephenie Meyer per il suo libro La saga di Twilight. La guida ufficiale illustrata, compendio eccezionale per ogni fan appassionato della serie e che non poteva proprio mancare nella mia collezione. Anzi lo ritengo il pezzo più importante per quello che mi ha regalato, non solo tutte le informazioni sulla storia che ancora oggi mi emoziona come alla prima lettura, ma uno sguardo attento sull’esperienza di Stephenie nel scrivere questa saga, iniziata quasi per caso e senza alcuna idea di portarla al grande pubblico.

Vi avevo promesso questo post ancora a febbraio, quando scrissi dell’ultimo romanzo pubblicato, dopo così tanti anni di silenzio, che racconta la medesima trama del primo Twilight ma dal punto di vista del vampiro Edward: Midnight Sun di Stephenie Meyer. La complessità della voce di Edward
Questa guida ufficiale l’avevo acquistata a settembre 2011, era uscita solo da qualche mese nella traduzione italiana, dopo aver completato la pubblicazione dell’intera saga. Al suo interno raccoglie una lunga intervista in cui Stephenie Meyer ripercorre l’estate in cui in soli tre mesi scrisse la prima bozza del romanzo, tutte le difficoltà riscontrate senza avere alle spalle una formazione di scrittura creativa, e gli avvenimenti successivi, della fama e del successo planetari che ne sono seguiti.

In questo volume non ci sono solo le origini di Twilight, ma ci sono, in un certo senso, anche le mie.
E’ proprio leggendo quest’intervista che ho preso il coraggio di riprendere a scrivere, ed è per questo che tengo a questo libro quanto tutti gli altri della saga, ma non come semplice lettore. Guarda caso, all’incirca un anno dopo, dopo un sogno intenso iniziai anch’io a scrivere una storia tutta mia, non del genere fantasy però. Purtroppo non l’ho terminata in tre mesi come Stephenie, gli orari di lavoro nel mio caso sono poco flessibili, ma non demordo, mi sto organizzando per tornare a quella trama e completarla.

Intanto voglio condividere con voi quelle parole di Stephenie Meyer che ancora oggi mi ispirano e mi motivano.
Non voglio soffermarmi sulla trama di Twilight in sé, che viene comunque discussa all’interno dell’intervista, ma proprio sulla scrittura e sul processo creativo, perché è stata quella parte l’innesco di tutto, per me. Leggere delle difficoltà di Stephenie Meyer mi ha reso possibile affrontare le mie. Non avessi comperato questa guida, non l’avessi letta, probabilmente, per una catena incredibile di straordinarie coincidenze, non credo ci sarebbe nemmeno il blog da dove vi sto scrivendo. E tutto il resto.

Non credo nemmeno sia un caso che tanto la saga di Twilight quanto la serie di Outlander mi abbiano preso così tanto: tutte le volte che leggo le parole delle due autrici, Stephenie Meyer e Diana Gabaldon, pur con due stili e temi completamente diversi, ci sento anime affini alla mia. Non che questo mi garantisca niente eh, in quanto ai risultati, ma almeno mi sento meno sola. 😉

Curiosità: Potete vedere Stephenie Meyer in un cameo nello stesso film Twilight, in una scena all’interno del bar dove Bella e suo padre Charlie pranzano dopo la scuola. Stephenie è seduta al bancone, dove sta scrivendo al suo computer portatile. Se cliccate sull’immagine, potete vedere il filmato. E poi, se aguzzate bene bene l’occhio, la troverete anche in prima fila sorridente al matrimonio di Bella ed Edward nella pellicola Breaking Dawn Part 1, ma questo ve lo lascio scoprire da soli.

Stephenie Meyer - Cameo in Twilight

 

L’intervista di Stephenie Meyer
con Shannon Hale

Questa guida ufficiale comincia con ben 65 pagine di intervista, e la considero la parte più preziosa del libro. La data dell’intervista, come spiega la stessa Stephenie nelle prime righe introduttive, è del 29 agosto 2008, durante un intero weekend passato insieme alla scrittrice e amica per la pelle Shannon Hale, autrice di romanzi fantasy per ragazzi, conosciuta in Italia per L’accademia delle principesse e la serie Ever after high, diventata un cartone animato e bambole sullo stesso stile, e il romanzo rosa Tutta colpa di Mr.Darcy, da cui nel 2013 è stato tratto il film Alla ricerca di Jane prodotto proprio da Stephenie Meyer e dalla sua Fickle Fish Films.
Vi riporto i paragrafi che nella mia copia sono segnati da post-it colorati, quei pezzi che vado proprio a rileggere sovente. 😉

L’inizio di tutto

Forse l’avrete già letto in qualche altra intervista, ma Twilight è nato da un sogno di Stephenie. Sebbene sembri una dichiarazione inventata per motivi pubblicitari, sono convinta sia la verità perché anch’io sono ripartita a scrivere riportando su carta la scena che avevo sognato e costruendoci una storia tutto intorno.

Nel sogno c’ero io che guardavo questa scena: una radura inondata di luce. Il sogno era molto, molto colorato. Non so se si percepisce sempre, nel testo, quanto questo effetto-prisma fosse sfavillante. […] C’era questa immagine bellissima, questo ragazzo che brillava e parlava con una ragazza normale. Ma era lui il protagonista del sogno. La ragazza ascoltava, come me, e lui raccontava. Per lo più spiegava che voleva ucciderla, ma anche che la amava tanto.
Nel sogno credo di aver completato più o meno l’attuale capitolo 13. La parte in cui Edward descrive le sue sensazioni nelle scene precedenti l’ho aggiunta dopo, ovviamente, perché l’antefatto non lo avevo ancora scritto. Però il resto della scena riporta soprattutto quello di cui parlavano nel sogno. Persino l’analogia con il cibo viene dal sogno.
Al risveglio morivo dalla curiosità. Mi sono messa seduta e ho pensato: E adesso, come va a finire? La uccide?”

Sarebbe potuto rimanere solo un sogno particolare, dimenticato in poche ore. A quel tempo, il figlio più piccolo di Stephenie aveva appena compiuto un anno, il secondo due anni e il più grande cinque, quindi immaginatevi com’era indaffarata la sua vita e quanto la sua memoria rischiasse di perdersi il ricordo di quel sogno.

“Perciò, finito di preparare la colazione ai bambini, avevo un paio d’ore a disposizione prima di doverli accompagnare al corso di nuoto. E, malgrado avessi altro da fare, ho iniziato a scrivere.
Più che il sogno, è stato quel giorno di scrittura a rendermi una scrittrice. Perché il sogno era grandioso, un’ottima storia. Se avessi avuto ancora una buona memoria sarebbe rimasto soltanto una storia nella mia testa. [Ride]
L’avrei completata in tutto e per tutto, ma me la sarei tenuta per me, punto e basta.
Invece scriverla e trasformarla in realtà, poter tornare a rileggere le frasi, è stata una vera rivelazione. Un’esperienza straordinaria: Wow! Ecco cosa significa scrivere. Mi ha conquistato, non volevo più smettere.”

Quindi Stephenie ha cominciato Twilight dalla scena della radura, che è nel mezzo dell’intero romanzo poi pubblicato. Da lì spiega di essere arrivata dritta fino alla fine del libro, in ordine cronologico. Non è ripartita dall’inizio, dall’antefatto, perché voleva assolutamente scoprire cosa sarebbe accaduto, arrivare in fondo.

“Così ho continuato a scrivere. L’ultimo capitolo non finiva più, scrivevo un epilogo dopo l’altro. C’erano troppe cose che volevo approfondire, il perché di questo e il perché di quello, il primo incontro di Bella con Alice e le loro prime impressioni. Allora sono tornata indietro a scrivere l’inizio e ho trovato davvero entusiasmante la possibilità di sviscerare e motivare tutto quello che succedeva poi.
Anziché un numero, a ogni capitolo avevo assegnato una lettera. Perciò sono tornata indietro a scrivere l’A e credo che il capitolo 13 in quella fase fosse la E. Perché pensavo che bastassero cinque, sei capitoli a esaurire la parte iniziale… invece, con mia sorpresa, ne sono usciti dodici. [Ride]”

Non era nelle intenzioni di Stephenie scrivere un romanzo, lei stava solo fissando sulla carta una storia che le piaceva per paura di dimenticarsela. E questo è un punto fondamentale, secondo me: non avere la preoccupazione di scrivere per essere letti da altri. Solo che arrivata davvero alla fine di quella che possiamo definire la prima stesura, la meraviglia di fronte a tutte quelle pagine è tanta.

“E finalmente sono giunta all’ultima frase del capitolo 12. […] Avevo ricongiunto tutto. Ma lì è arrivato il momento sconvolgente in cui ho pensato: Così lungo, si potrebbe quasi considerare una specie di libro.
[…] se l’avessi considerato un libro, non credo che l’avrei finito. Se a metà strada mi fossi detta: Ehi, magari posso trasformarlo in un libro… tirarci fuori qualcosa, la pressione mi avrebbe stritolata e avrei rinunciato. Sono davvero felice di non averlo mai visto così. Felice di essermi protetta considerandola una storia personale, scritta soltanto per me.”

Stephenie infatti è una persona timida, anche se con il successo di Twilight è stata costretta ad affrontare il pubblico, sia quello amorevole dei suoi fans sia quello decisamente più ostile della critica. Ecco perché l’idea di scrivere un libro da condividere con il mondo era così lontana dalla sua mente. Questo le ha permesso di completare la storia anche abbastanza velocemente, solo in tre mesi.

“Ho messo per iscritto il sogno il 2 giugno. Segnavo tutto sul calendario: primo giorno della dieta estiva; primo giorno dei corsi di nuoto. E’ strano sapere con esattezza in che giorno sei diventata una scrittrice! E ho finito all’incirca quando si è sposato mio fratello, perciò – è quasi il suo anniversario – dev’essere stato attorno al 29 agosto.
[…] Non riuscivo a parlare con nessuno. I miei amici credevano che li avessi mollati tutti, perché ho vissuto un’intera estate chiusa nel mio mondo. E che estate calda, afosa e pesante. Se ci ripenso ora, è come se mi fossi rifugiata al fresco, in mezzo al verde, talmente lontano era il mio cervello. Ero assente – che tristezza. [Ride]
Fisicamente stavo con i miei figli, mi occupavo di loro. E per la maggior parte del tempo tenevo i più piccoli con me, uno in braccio e l’altro sulle ginocchia, mentre scrivevo. […] Ma non credo si possa fare uno sforzo di concentrazione come questo per più di un’estate. Prima o poi devi trovare un equilibrio.”

Non so di quante parole fosse la prima bozza di Twilight, ma su questo punto Stephenie mi ha dato l’idea di aver completato una sorta di NaNoWriMo, il National Novel Writing Month, una sfida di scrittura che usualmente si tiene a novembre e che richiede di scrivere in un solo mese ben 50.000 parole, la lunghezza di un romanzo breve (io ci sono riuscita nel 2018, ve l’ho raccontato in una serie di post a partire da questo: Nano, nano, la tua mano, Nano, nano, apri piano…). Penso che ogni aspirante scrittore dovrebbe provare quest’esperienza, molto formativa. 😉

Anche se Stephenie Meyer ha una laurea in letteratura inglese non ha mai pensato davvero di tentare una carriera di scrittrice, e i motivi sono molto pratici, e purtroppo li conosciamo molto bene anche noi.

“Ai tempi del college, invece, sono arrivata a scrivere un paio di capitoli di una cosa… perché secondo me è matematico: se studi Lettere, prima o poi pensi a fare lo scrittore. Ma era una cosa ridicola. Cioè, è praticamente impossibile guadagnarsi da vivere scrivendo, lo sanno tutti. E diventare editor è troppo difficile, non è una soluzione pratica. Se ti devi mantenere, devi essere molto realista.[…]
La scrittura o un lavoro nel campo dell’editoria non garantiscono niente di simile. Nessuno ti garantisce che, se prendi quella strada, prima o poi riuscirai a viverci, perciò non ci ho mai pensato davvero. Ero, e sono ancora, una persona molto concreta.”

Il processo creativo

Entriamo nella parte interessante per noi che scriviamo: come sono quelle prime pagine di Stephenie? Scrive di getto oppure in qualche modo riesce a pianificare ciò che vuole scrivere?

Devo leggerle e rileggerle, perché non sempre riesco a sviscerare tutto. Scrivo così velocemente che devo tornare indietro ad aggiungere cose. Tendo a ripetere molto le stesse parole e questo mi costringe a ripartire dall’inizio e correggere difetti del genere. E non sempre li trovo. Le mie prime stesure sono tremende.
[Twilight] Devo averlo riletto, non so, dalle cinquanta alle cento volte prima di mandarlo a qualcuno. E non riesco a leggere una mia pagina senza voler fare almeno cinque correzioni, in media. Anche adesso che Twilight è, tra virgolette, “finito”, ah, mi piacerebbe rivederlo. Farei un lavoro decisamente migliore. Ma rileggerlo è una fatica. Perché se lo leggo al computer mi viene voglia di rimetterci mano – e siccome non posso, mi innervosisco.

Direi che anche lei, come me, scrive revisionando in quanto al linguaggio scelto. Ma considerato che Twilight è partito da un sogno, è stata una scrittura di getto anche in quanto a trama. Come sarà arrivata alla pubblicazione? Questa è un’altra parte dell’intervista a cui tengo molto.

L’unica persona al corrente di ciò che stavo facendo era Emily, mia sorella maggiore. Ma lei è fatta così: Tutto splendido! Tutto perfetto! Non cambiare nemmeno una parola! […] Pertanto è stata la combinazione del pensare Ho finito! e di Emily che diceva: “Be’, devi cercare di pubblicarlo. Devi”. Non so quante volte abbiamo discusso quando mi chiedeva: “Stephenie, l’hai mandato a qualcuno o no?”.
Perciò, a quel punto, l’ho rivisto con un intento preciso. E nell’imbarazzo più totale: Oddio. Se qualcuno lo legge sarà un’umiliazione. Non posso farcela. Ma Emily chiamava e richiamava, e di nuovo arrivava quella strana sensazione: Forse è ciò che devo fare. Al che ho cominciato a fare ricerche, cioè… per esempio, di un agente. Non sapevo infatti che gli scrittori avessero gli agenti. Pensavo fosse una cosa che riguardasse solo gli sportivi o gli attori.
Ero intimidita e demoralizzata: Mi serve un agente? La cosa si fa complicata. Poi ho dovuto imparare a scrivere una presentazione formale. E riassumere la mia storia in dieci frasi è stata la sofferenza più grande.
[…] Ed è stato un tormento anche compilare una lettera che diceva: “Salve, questa sono io; questo è ciò che ho scritto; parla di questo e quest’altro. Non ho un briciolo di esperienza né buone ragioni per pensare che vi piaccia, perché in fin dei conti chi sono io? Molte grazie, Stephenie Meyer.” [Ride] Difficile.

Ricordatevi di queste parole quando toccherà a voi, amici che scrivete. Per conto mio, non faccio altro che pensare quale storia meravigliosa, e tutto il resto, mi sarei persa se non fosse stato per le insistenze della sorella Emily!!
Le paure di Stephenie non erano solo dovute al suo carattere introverso (proprio come me: Non sono timida, sono introversa. A volte) ma alla sua esperienza particolare: ha scritto un romanzo quasi per caso, senza alcuna preparazione specifica o idea di farne diventare un libro.

Vedi, io non ho mai seguito corsi di scrittura creativa come te. E non l’ho fatto perché sapevo che qualcuno avrebbe letto ciò che scrivevo. Non ero preoccupata della fase di scrittura, il guaio era far leggere le mie cose. Per tutta la vita il pensiero che qualcuno sapesse cosa succede nella mia testa mi ha terrorizzata.

Un po’ la capisco, ma visto il risultato penso che nella sua testa ci siano solo cose meravigliose che meritano di venire alla luce. Non si può mai dire come sarà una storia, quale pubblico potrà avere, finché rimane solo nei nostri pensieri. E’ una fatica immane fissarla sulla carta, o sullo schermo, ma finché non esce non le stiamo dando alcuna possibilità. La paura qual è? Di ricevere dei giudizi negativi, ovvio.

Perché il mondo è cambiato, oggi l’accoglienza riservata a un libro è diversa. Il pubblico si fa sentire. E io non ho tanti calli sul mio animo creativo: ogni colpo che ricevo pesa come il primo. Non so ancora prenderli alla leggera né sorvolare. So che dovrò impararlo per non impazzire, ma è una cosa che non ho ancora perfezionato. Perciò è difficile, anche quando te lo aspetti. Arrivano da tutte le parti e molti sono colpi bassi.
[…] Di sicuro a qualcuno piacerà molto e ti sentirai davvero felice. Al contrario qualcuno si accanirà su dettagli che per me sono molto personali e non potrò fare altro che incassare. […] perché non posso cambiare niente, è così e basta. O meglio, durante l’editing qualcosa faccio, e anche lo stile si può sempre rifinire o migliorare. E so anche che se avessi tre mesi di tempo in più andrei a ritoccare persino l’ultima stesura, non smetterei mai perché c’è sempre la possibilità di rendere più importante ogni parola.
Ma non posso certo cambiare le cose, è così, punto e basta. La storia è una: l’essenza dei personaggi condiziona ciò che accade loro. Possono esserci influenze esterne, ma è la reazione che scatenano nei personaggi a segnare la strada. Una volta che i protagonisti sono delineati, è impossibile cambiarne il futuro: è uno e uno soltanto.

Anche lei è dell’avviso che la storia comanda e all’autore resta in realtà poco margine di manovra.
L’intervista prosegue poi raccontando come i personaggi prendono vita all’interno della trama, in particolare come Jacob, l’amico di Bella della tribù degli indiani Quileute, abbia preso forma come mezzo per far scoprire a Bella ciò che doveva sapere sull’esistenza di Edward. Stephenie aveva già ambientato la storia, dal sogno al finale, in una cittadina molto piovosa a nord, l’ideale dove i suoi vampiri potevano nascondersi e per caso ha scoperto che in quella parte di costa esisteva questa tribù, le cui leggende risalivano, guarda caso, proprio ai lupi (tutto vero eh, potete verificare sul sito ufficiale della tribù: Quileute Nation). E nella tradizione letteraria, vampiri e lupi non sono mai andati molto d’accordo. Così il personaggio di Jacob nasce anche come risposta alle carenze di Edward, che non è poi così perfetto come fidanzato per un’umana, no?

Le gratificazioni dello scrivere

Vale la pena tutta questa fatica? Quante volte anche voi amici ve lo chiedete? Io quasi tutti i giorni…
Ma ecco che ancora una volta trovo sostegno nelle parole di Stephenie.

All’inizio scrivevo perché mi sentivo obbligata. Non è stata neanche una scelta. Una volta cominciato, era come se… dovessi farlo. Come quando inizi un libro che ti piace tantissimo oppure è pieno di suspense e non riesci a metterlo giù. A tavola lo tiene tra le gambe, lo sbirci in modo che tuo marito non si accorga che leggi mentre stai mangiando. Come se non trovassi pace finché non scopri cosa succede.
E c’era tantissima gioia nello scrivere, però non una gioia serena. [Ride] C’era anche un po’ di frenesia.
Gli altri libri li ho scritti perché ero talmente innamorata dei personaggi del romanzo da tornare sempre a loro con piacere. Ma a quel punto ho dovuto affrontare il processo creativo con più razionalità. Ho passato più tempo a pianificare il miglior modo di procedere… per esempio a decidere se fosse il caso di stendere una scaletta, oppure scrivere le cose in ordine cronologico o no. Ci sto ancora lavorando. Ma è sempre per la gioia del momento in cui riesco a sedermi per scrivere.

Mi ci rivedo proprio in queste sue parole: il momento in cui ti metti lì a seguire la storia man mano che la scrivi, la vivi direttamente da dentro, i personaggi sono parte di te ma autonomi e sorprendenti allo stesso tempo. Ed è una faticaccia, come una maratona in cui i muscoli sono messi a dura prova, ma quando arrivi al traguardo è stata una bella avventura.

Ti capita di sentire i personaggi che ti parlano in testa, ma ti pare di non riuscire a dare loro le parole giuste. Senti quello che stanno dicendo, sembra che te lo senti per la prima volta, e allora lo scrivi. Se non fai un’esperienza del genere, non puoi capire che è un modo di essere del tutto razionale. [Ride]

Epiloghi e inevitabilità

Nel mentre Twilight andava pubblicato e Stephenie stava completando la saga, i fans leggevano la storia e tifavano per un particolare finale, ovviamente diverso a seconda dell’appartenenza del team Edward-vampiri e del team Jacob-licantropi. Ma un autore può farsi influenzare dai lettori? La trama può avere più epiloghi possibili?
Per me, no. Per quanto adori Jacob, perché è davvero una persona solare e divertente, Bella non avrebbe mai rinunciato a Edward. Non è mai stata una ragazza indifesa nel carattere (fisicamente, qualsiasi umano sarebbe indifeso di fronte a un’orda di vampiri…) e fin dall’inizio la sua direzione e la sua volontà erano chiare.

Di solito è impossibile evitare un epilogo, per via di ciò che cresce nella storia. Una volta che l’hai messa in moto, non ci puoi fare nulla, va avanti e basta.
A volte non mi accorgo subito che qualcosa cambia. E’ come… cambiare direzione di un solo, piccolo grado e finire in un altro continente. Succedono cose così che cambiano la rotta. Ma quando arrivi alla fine… be’, non ti resta più spazio di manovra.
Perciò un epilogo, per me, è sempre inevitabile. Arrivi a un certo punto e non hai altre possibilità. Se cercassi di fare qualcos’altro, penso che si percepirebbe che non è naturale. Ma ci provo raramente. [Ride]
E’ come dire: lasciamo che sia quel che sia. E’ così che va la storia.

La critica

Il problema è che quando la storia prende una direzione precisa ci saranno dei lettori soddisfatti e dei lettori scontenti perché si aspettavano altro. Qualcuno sicuramente sperava che Bella scegliesse Jacob, senza dover sacrificare il battito del suo cuore. Ed è qui che scattano poi le critiche sulle scelte fatte dall’autrice.

A sorprendermi non è chi non capisce i miei libri – è ovvio e naturale che succeda – ma chi li capisce. […] Più definisci, più ciò che “avrebbe potuto andare così” scompare. Perciò non mi sorprende che qualcuno non sia arrivato alla fine, perché col tempo l’ho fatto diventare qualcosa di sempre più definito.
Ogni libro ha il suo pubblico. A volte è composto da una persona, a volte da venti. E ogni libro ha qualcuno che lo adora e qualcuno a cui non piace affatto. Tutti i libri che vedi in una libreria hanno un buon motivo per essere lì: qualcuno prima o poi ne verrà toccato. Ma non puoi pretendere che arrivino a tutti.

Quando sono arrivata al termine della saga, ho chiuso l’ultima pagina piangendo. E ripetendomi: è così che doveva andare. E’ perfetto, tutto si incastra al posto giusto, Bella ed Edward, Jacob e Renesmee, la mamma di Bella e il nuovo marito Phil, il papà di Bella e l’amica Sue Clearwater, nessuno viene lasciato solo e tutto ha finalmente un senso.
Ma quest’altra frase di Stephenie mi ha dato molto da pensare, anche se Twilight è proprio come l’avrei scritto io, se e se…

E’ difficile quando il libro non piace a chi si aspettava di apprezzarlo. Mi rattrista, perché so che c’era una storia per loro, ma non era quella che sono riuscita a scrivere. Penso che talvolta sono così sensibili perché loro stessi sono dei narratori. E probabilmente non devono fare altro che varcare il confine – passare al lato oscuro… unirsi a noi! – e cominciare a creare le proprie storie.

Segue poi una lunga riflessione sulle ispirazioni letterarie dell’intera saga: ogni romanzo della serie infatti ha un testo classico quale suo riferimento, che compare all’interno della trama, come citazione o come libro in mano ad uno dei personaggi.
Nel primo romanzo Twilight l’allusione classica è a Orgoglio e pregiudizio di Jane Austen, di cui Bella (ma anche la stessa Stephenie) sono accanite lettrici. C’è una scena in cui Bella legge in giardino, dietro la casa al limitare del bosco, senza sapere di essere osservata da lontano da Edward, e apre proprio una raccolta con tutti i romanzi di Austen. Nel secondo New Moon il richiamo classico è Romeo e Giulietta, tramite il film visto in classe da Edward e Bella, quando lui le confessa che se lei morisse, non potendo esistere senza di lei, avrebbe cercato la morte, come Romeo alla vista di Giulietta nella cripta. In Eclipse è invece Cime tempestose, quando Edward afferma che quel romanzo è una storia d’odio, non d’amore: la scelta di Cathy tra Heathcliff e Edgar diventa così similitudine della scelta di Bella tra Edward e Jacob, o viceversa, perché ognuno dei due ragazzi può essere la scelta giusta e sbagliata al contempo.

Nell’ultimo romanzo Breaking Dawn, che nella prima stesura era già il secondo libro con il titolo Forever Dawn e solo su richiesta dell’editor Stephenie Meyer ha iniziato a scrivere i romanzi New Moon e Eclipse dando più spazio alle singole storie dei personaggi e sviscerando meglio la trama, i classici sono due: Il mercante di Venezia, da cui Alice strappa una pagina per lasciare indicazioni a Bella, è l’ispirazione per la battaglia finale, basata sulla strategia e non sullo scontro fisico; Sogno di una notte di mezza estate, dove per cancellare l’infelicità di chi ama senza essere corrisposto basta lo scintillio della polvere delle fate, ed è da quel testo che viene l’idea dell’imprinting di Jacob.

Le idee dietro una storia

Questo è un piccolo passaggio, ma potrebbe essere un bell’esercizio contro il fatidico blocco dello scrittore o, meglio ancora, per chi non riesce a scovare nuove idee per una trama. Io concordo sempre con le sue parole: le storie sono in mezzo a noi. 😉

…io odio viaggiare, ma negli aeroporti trovo tantissime storie. Una volta, mi sembra a Chicago, aspettavamo un aereo e ci siamo visti questa storia sfilare letteralmente sotto il naso. C’erano un uomo e una donna che continuava a cercare di abbracciarlo e toccarlo, e ogni volta lui si allontanava di un passo, abbassando gli occhi. Ed erano così evidenti la diversità di sentimenti e la strada che avevano preso, che mi sono lasciata trasportare dall’immaginazione. Quando passi del tempo in mezzo alla gente ti accorgi che le storie sono così tante da rischiare di impazzirci se volessi scriverle tutte.

Ecco, amici con la penna bloccata. Potreste provare a scrivere questa trama: chi è lui e chi è lei? Cosa c’è nel loro passato da portarli a questa scena che sembra un addio? E cos’altro di potrebbe essere nel loro futuro? Come va a finire?

Vivere e scrivere

Twilight uscì in libreria, che Stephenie Meyer stava ancora completando Eclipse. Dopo un successo planetario già solo col primo libro, in classifica al primo posto per settimane sul New York Times, come è riuscita Stephenie a continuare a scrivere? Come conciliare la vita di tutti i giorni con una fama così immediata?

Per due anni, dopo aver venduto il libro, non ho osato considerarmi una scrittrice senza aggiungere un qualche commentino acido. […] Per tutto quel tempo ho sentito questa paranoia davvero pesante… come se non fosse vero, come fosse tutto uno scherzo. Le trattative per il contratto sono durate almeno nove mesi e per tutto il periodo ho temuto che qualcuno mi stesse prendendo in giro. Soltanto quando è arrivato l’assegno – che non era scoperto – ho cominciato a crederci.

E quella che segue è un’altra riflessione che mi solleva di parecchio il morale. Siamo sulla stessa barca, proprio. 😀 😀 😀

[…] mio marito è molto bravo a tenermi coi piedi per terra, sai? Perché è un tipo molto matematico. Se qualcosa non è quantificabile, se non rientra in un’equazione, non può essere importante. Perciò, secondo lui i libri sono Ah, sì… carini, eh? Favolette e nulla più. Per me i libri sono mondi, ho un punto di vista molto diverso. Ma questo mi aiuta. E poi, come te, so che tutto questo potrebbe finire in un secondo.

Se pensate che con gli anni e l’esperienza scrivere sia diventato più semplice per Stephenie, non è esattamente così. Direi però che è quasi una fortuna, perché se la scrittura si tramuta in un lavoro vero e proprio, si rischia di perdere la magia.

La cosa bella dello scrivere è che ti fai gli orari che vuoi. Ma perdi il sonno. Saranno dieci anni che non dormo otto ore di fila. […] Perché vai a dormire, e guai a te se inizi a pensare a una trama. Se ti spunta in testa un po’ di dialogo, sei finita: non dormi più.
[…] Ho circa quattordici libri diversi e ogni sera ce n’è uno nuovo. Ma poi me ne esco con la soluzione al problema che mi attanagliava, in una storia in particolare. Pensavo di non riuscire a scriverla per via di quel problema. E invece mi sveglio alle quattro del mattino con la soluzione perfetta e non riesco più a dormire.

E una delle “ciliegine” della mia carriera è sentirmi raccontare dai ragazzi che un mio libro è il primo che hanno letto per piacere personale, che è stato un punti di partenza. Poi ne hanno letto un altro e un altro ancora, e adesso sono entusiasti di chissà quale altro libro appena scoperto. E avere scritto il primo libro che li ha spinti sulla strada della lettura… be’, è un dono straordinario.

Mi fermo qui, anche se c’è ancora molto in questa lunga intervista, ma erano queste le parti essenziali che hanno funzionato, e ancora funzionano, come un faro per me. Se ogni tanto riprendo dalla mia libreria il romanzo di Twilight per rileggere i dialoghi che più mi mandano in estasi (ed ora ci aggiungo anche Midnight Sun, anzi, direi che quest’ultimo lo supera!), capita anche che senta la necessità di ripercorrere queste pagine.

Twilight. Guida ufficiale illustrata. Introduzione

La saga di Twilight:
la guida ufficiale illustrata

La guida ufficiale illustrata è un volume di rara bellezza, per un’esteta come me: pagine lucide, colori vivi, grafica curata e disegni stupendi, le medesime illustrazioni create per la graphic novel ufficiale (in Italia si rintracciano solo i primi due numeri e nemmeno tanto ben impaginati, ahimè).

Dopo la lunga intervista con Shannon Hale, la guida prosegue con tutte le schede complete dei personaggi di Twilight, sia i principali che quelli secondari. Non solo le informazioni che i lettori potrebbero desumere leggendo i romanzi della serie, ma anche il passato di ognuno di loro, così come la stessa Meyer li ha immaginati. Quindi sì, sono dei contenuti esclusivi, meglio sottolinearlo.
Sono suddivisi in tre sezioni: i vampiri, con una parte descrittiva sulle caratteristiche fisiche, le capacità e i limiti, i poteri soprannaturali, le particolarità dei vampiri neonati, il processo di trasformazione, la storia e la legge vigente per i vampiri così come Meyer li ha creati per la saga; i licantropi, i figli della luna o Quileute, anche qui con le caratteristiche fisiche e l’ereditarietà del potere di trasformazione, lo stile di vita e il comportamento; gli umani, non solo la famiglia e gli amici di Bella, ma tutti gli abitanti della cittadina di Forks che entrano attivamente nella storia.

All’interno della sezione dei vampiri, le schede sono raggruppate per clan: i Cullen, i Volturi e la loro Guardia, le Amazzoni, il clan di Denali, quello degli Egizi, il clan irlandese e quello dal cattivo James, il clan Messicano e quello di Riley, il clan antico dei Rumeni e i Nomadi. Anche per i Quileute, i personaggi vengono associati per branco: i Black, gli Uley e gli altri membri della tribù, con tanto di alberi genealogici completi della loro discendenza. Tra gli umani invece troviamo anche tutti gli insegnanti di Bella alla Forks High School, per dire.

Ci sono poi le origini e le fonti di ispirazione della saga: la cronologia completa dell’intera storia, partendo molto prima dalla nascita di Bella, addirittura dal 1400 a.C. quando nascono i vampiri del clan dei Volturi; le sinossi dei quattro romanzi della saga, con i punti chiavi della trama, se qualcuno avesse un buco di memoria a rintracciare un passaggio; tutte le automobili citate all’interno della storia, dal pickup Chevrolet di Bella, la Volvo s60R di Edward, la Jeep Wrangler di Emmett, la Volkswagen Golf di Jacob, soprattutto la piccola moto Honda XL250 con cui Bella cade rovinosamente a terra in New Moon (qualcuno dice che le somiglio…).

Una delle mie altre parti preferite è la playlist di Twilight, ovvero tutte le canzoni che hanno ispirato Stephenie Meyer nella scrittura delle varie scene dei romanzi. Mi piace molto perché anch’io uso la musica per “calarmi nella parte”, per un racconto in genere utilizzo una sola canzone, ma per quel romanzo, cominciato con un sogno, proprio seguendo questo suo esempio, ho creato una mia playlist (potete vederne una parte qui: La seconda settimana di NaNoWriMo è la più difficile).

Seguono poi una Fan Art Gallery, con i più bei disegni inviati dai fan da ogni parte del mondo, e le diverse copertine dei romanzi pubblicate all’estero, decisamente interessanti perché, se in Italia abbiamo mantenuto la grafica originale, nelle altre nazioni ci si è avvicinati di più all’immaginario culturale locale, per esempio in Giappone riportano illustrazioni in stile manga.
C’è poi una brevissima sezione con i tagli, cinque scene che sono state tolte dalle versioni pubblicate dei romanzi, come Bella che gioca a Badminton per disgrazia di Mike Newton o Edward divertito dagli effetti del Percocet, un antidolorifico combinato con oppioide, su Bella che ride e lo stuzzica.
E infine ci sono le FAQ, Frequently Asked Questions, le domande più incredibili e assurde poste dai fans, come questa: Come fa Edward a stare vicino a Bella quando lei ha il ciclo? E la risposta sembra anche avere un senso logico, oltre all’essere gentiluomo di Edward ovviamente. 😉

Se qualcuno volesse ancora approfondire, la stessa Stephenie Meyer ha un bellissimo sito dove pubblica talvolta qualche splendida chicca. Per esempio sette bellissimi cortometraggi tratti proprio dalle informazioni scritte in questa guida, sul passato di alcuni personaggi della saga, per esempio il primo incontro tra Alice e Jasper: Storytellers: New Voices of the Twilight Saga.

Vi lascio con qualche foto di questa fantastica guida (cliccate per ingrandire). Se qualche lettore della saga fosse ancora indeciso all’acquisto… 😀

La saga di Twilight. Guida Ufficiale Illustrata - Alcune immagini

E voi lettori?

Apprezzate questo tipo di compendio alla lettura dei vostri romanzi preferiti? Conoscete qualche altro caso letterario per cui sia stata creata, dallo stesso autore, una guida così completa? Oppure un libro a cui sia stata aggiunta un’appendice finale curata dallo scrittore per fornire maggiori informazioni sulla trama e sulle scelte compiute?
E per gli amici che scrivono: c’è qualche intervista del vostro autore preferito che vi ha aiutato nella scrittura?

 

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Comments (12)

Giulia Mancini

Giu 21, 2021 at 1:28 PM Reply

Concordo sul fatto che le storie siano in mezzo a noi, ma tutto sommato non dobbiamo neanche andare troppo lontano, a volte basta guardare fuori dalla finestra oppure sul proprio pianerottolo…
Sulla saga di Twilight non so molto perché non ho letto i libri, ho visto solo il primo film. Per una strana combinazione astrale, pur amando i film sui vampiri non amo leggerne i libri, per esempio ho visto tutta la serie di Buffy l’ammazzavampiri + il film Intervista col vampiro e Twilight, poi mi sono fermata.
È molto interessante scoprire come una scrittrice o scrittore di successo abbia cominciato a scrivere quando ancora la storia era una idea nebulosa oppure un sogno (se sogni una storia vuol dire che è davvero dentro di te e spinge per uscire allo scoperto). Per scrivere davvero poi bisogna mettersi lì al computer o con la penna in mano e applicarsi riga dopo riga. Io ho scritto il mio primo romanzo in tre mesi perché dovevo partecipare a un concorso, sono partita da un racconto scritto come esercizio in un corso di scrittura creativa, quel racconto poi è diventato l’incipit del romanzo. Insomma le vie della scrittura sono infinite…

Barbara Businaro

Giu 21, 2021 at 11:48 PM Reply

Le storie sono tutte intorno a noi perché noi stessi siamo storie. Stephenie Meyer cita l’aeroporto, ma potrebbe benissimo essere una stazione dei treni, la pensilina di una fermata del bus, un giro in metropolitana, una passeggiata nel parco come pure affacciarsi alla finestra e osservare i passanti. 😉
Di tutta la serie cinematografica, il primo film di Twilight è quello che meno rispetta l’emozione del romanzo. Il mio preferito tra i film infatti è Eclipse, ma tra i libri era Twilight, adesso il nuovo Midnight Sun. E prima di Buffy l’ammazzavampiri non ero granché un’appassionata del genere vampiri, forse più dei fantasmi. Guarda caso sono finita a scrive La storia di Liam e Caitlyn. 😀

Brunilde

Giu 21, 2021 at 4:31 PM Reply

Non frequento fantasy e non ho familiarità con vampiri e licantropi. Credevo che questi romanzi fossero per un segmento young adult, ma al di là delle etichette ( in fondo sono anch’io young adult…inside ) , che sono sempre riduttive, non mi hanno mai attirato.
Tutta la mia ammirazione a un’autrice che ha saputo creare un mondo e una saga così di successo, ma ancora non so se avventurarmi nella lettura, ameno del primo volume…

Barbara Businaro

Giu 21, 2021 at 11:55 PM Reply

Sì, la saga di Twilight è considerata a tutti gli effetti del genere Young Adult, ovvero dai 14 ai 20 anni di età circa, ma sempre di più sta prendendo piede verso gli over 40. Diciamo che dall’uscita dei primi romanzi etichettati come Young Adult, quei lettori sono cresciuti e non hanno smesso di prediligere quelle tematiche, nonostante l’adolescenza sia solo un ricordo oramai. Io ci rientro con tutte e due le scarpe. Ho letto Twilight che avevo 30 anni compiuti, ero già fuori dalla categoria, ma se mi piace una storia la leggo lo stesso. C’è forse un’età massima per Topolino, voglio dire?! 😉

IlVecchio

Giu 22, 2021 at 12:36 PM Reply

Questo genere, e intendo i romanzi principali, non è il mio tipo di lettura ma arguisco l’importanza di questo saggio per te, proprio per i concetti espressi dall’autrice in questi paragrafi qui riportati. Sapere che c’è stata fatica dietro a questa scrittura consola delle proprie stesse difficoltà. Diffido infatti di chi riduce la scrittura quasi a una formula matematica, a una tabellina da compilare, viaggio dell’erore, archetipi, tre atti, cinque gabelle e il gioco è fatto. Non è così.
Non ho letto compendi di questa natura, ma credo siano d’uso per il genere storico e fantastico. In libreria ho scorto qualcosa di simile per Il trono di spade/Le cronache del ghiaccio e del fuoco. Quando ci si allontana dall’epoca contemporanea vi è tutto il lavoro di ricerca sul passato e sugli usi dell’epoca scelta; quando invece si inventa dal principio un mondo nuovo, vi sono delle regole fisiche, geografiche e pure storiche diverse. Molto materiale su cui lavorare, tanto per lo scrittore quanto per il lettore. : -)

Barbara Businaro

Giu 23, 2021 at 2:01 PM Reply

Beh, lo scrittore ci lavora comunque. Quindi è tutto materiale già presente che può essere “riciclato” per la produzione di un altro libro. Operazione che funziona solo quando i romanzi principali hanno un certo seguito, ovviamente. 🙂

sandra

Giu 22, 2021 at 7:43 PM Reply

Twilight è una delle poche cose che non abbiamo in comune, ma mi inchino alla sua capacità narrativa, ovviamente (ho letto solo il primo, senza entusiasmo). In quanto alla splendida guida di chi parli, a fronte di un successo tanto imponente, credo sia un appendice utile e assai piacevole, che amerei ritrovare per quei libri che ho tanto amato, come Harry Potter, rimanendo un po’ in tema, quindi capisco il tuo giubilo!

Barbara Businaro

Giu 23, 2021 at 2:18 PM Reply

Beh, di Harry Potter qualcosa mi pare sia stato fatto. C’è Gli animali fantastici: dove trovarli, che non è la sceneggiatura del film, ma il libro di testo di Hogwarts (nella fantasia Potteriana) scritto da Scamandro stesso. Poi il saggio Il Quidditch attraverso i secoli, tutti i giocatori di Quidditch lo conoscono! 😀
Probabilmente quel che manca sono gli appunti di Hermione, quelli sì che li vorrei vedere!

Luz

Giu 25, 2021 at 11:35 AM Reply

Mi vengono in mente tutti i compendi seguiti alla saga potteriana. Ce ne sono di diversi tipi, sull’autrice, sulle arti magiche, perfino sui personaggi come fossero veri. Ne acquistai a suo tempo due o tre. 🙂

Barbara Businaro

Giu 25, 2021 at 7:57 PM Reply

Come quelli che ho citato nel commento in risposta a Sandra, anche se ho considerato solo quelli a firma della stessa J.K.Rowling 😉
Anche se il mondo di Harry Potter è così meraviglioso e ricco che meriterebbe una biblioteca per conto suo!

Grazia Gironella

Giu 25, 2021 at 6:42 PM Reply

Comprato sui due piedi… anzi, da seduta. 😉 Non mi ricordavo di questo libro. A questo punto ho sorvolato sull’articolo per non avere anticipazioni. Lo metto da parte, sperando di ricordarmi di ripescarlo dopo la lettura. Capisco bene cosa intendi quando dici che saghe come Twilight e Outlander ti fanno sentire meno sola. Un paio di giorni fa stavo dicendo a mio figlio che per me Outlander è un po’ “famiglia”, e lui mi ha sgranato gli occhi con espressione scettica. Bè, certo distinguo la differenza tra i miei familiari veri e Claire, Jamie, Ian (quanto mi piace questo personaggio?) e gli altri, ma leggere una puntata di questa storia mi dà calore, mi fa effettivamente sentire meno sola, anche se in modo diverso da quello che intendevi qui. Ci sono storie che non sono soltanto belle letture, ma diventano in qualche modo parte della tua vita. Nel mio caso è così per Il Signore degli Anelli, Harry Potter, Outlander e Twilight. Deve essere meraviglioso per un autore sapere di avere creato una storia che crea nei lettori un effetto/affetto di questa portata. 🙂

Barbara Businaro

Giu 25, 2021 at 8:12 PM Reply

Ah Grazia, tu sì che mi da delle soddisfazioni! Addirittura comprato subito!! 😀 😀 😀
Beh, in questo articolo intendevo “meno sola” nel senso delle difficoltà di scrittura, ma sono d’accordo anche con il significato che intendi tu, eccome! Per dire, della serie Twilight ho ancora da leggere La breve seconda vita di Bree Tanner e me lo tengo lì perché so che sarà l’ultimo (a meno che Stephenie non torni a scrivere…). Allo stesso modo, vado lentissima con i romanzi di Outlander (non dirlo in giro ma, causa studio, devo ancora vedere la quinta stagione! E poi devo iniziare i libri della sesta, prima che escano le nuove puntate su Starz!) perché, l’ho scritto anche a zia Diana Gabaldon, sono la mia scatola di cioccolatini, non li posso mangiare tutti di colpo, me li tengo per le giornate in cui servono davvero. E anche per me sono “famiglia”, seppure io mi identifico più facilmente con quel “maledetto bastardo d’uno scozzese” in quanto a caratteraccio e impulsività. 😆 😆 😆

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