Il protagonismo di una panchina sul lungomare

Il protagonismo dei social

Non sono un assiduo frequentatore dei siti sociali, non quanto io sia in confidenza con le panchine all’ombra. Le preferisco e mi sembra di imparare di più, o dal libro che mi porto appresso o da una conversazione casuale con chi siede accanto a me. Ammetto che qualche volta mi sorprendo ad origliare i passanti perché ci trovo storie più interessanti di quelle su carta tra le mie mani.
Purtroppo però osservo con rammarico che i social stanno cambiando le modalità di interazione delle persone, che si comportano come se il fuoco dell’attenzione del mondo fosse continuamente rivolto ad esse. Da una parte si registra una tendenza a scrivere a vuoto, lamentele anonime, citazioni ammiccanti a tutti e a nessuno, sfoghi quotidiani che dicono qualcosa eppure niente. Come se chi scrivesse volesse essere al contempo considerato dall’individuo che gli ha recato danno e ignorato da tutti gli altri. Tristemente però una missiva senza mittente di questo tipo finisce per essere letta dagli innocenti e ignorata proprio dai colpevoli.
Quel che poteva essere risolto con una dialettica onesta tra due persone civili genera un potenziale infinito di incomprensioni e malumori. Il messaggio è talmente confuso che ognuno crede sia rivolto a sé stesso.
La rete, nata per unire i popoli, diventa un nuovo strumento di divisione.
Basterebbe tralasciare tale follia, ma proprio per come sono congeniati questi social si rischia di credere di essere il destinatario di qualsiasi falsa conversazione.
Succede anche con i racconti.
Anche con i miei racconti.
Pare che anche quel ch’io scrivo proprio qui, che vogliono essere solo riflessioni d’un vecchio canuto sulle questioni della vita di cui sta ancora cercando le risposte, desti parecchi malumori. In lettori però che non conosco nemmeno per sentito dire. Mi sono chiesto come sia possibile.
Forse siamo talmente focalizzati su noi stessi da non comprendere che in fondo condividiamo gli stessi problemi, gli stessi comportamenti e le stesse reazioni. Siamo innanzi tutto esseri umani e anche quando giuriamo a noi stessi che non ci comporteremo mai come nostro padre, fratello, amico, figlio, nipote, l’educazione impartita ci porta spesso fuori strada ed è difficile accorgersene.
O forse, e questa è l’ipotesi più triste, siamo talmente assuefatti dalle autobiografie e dai reality da non riconoscere più la meraviglia di una storia inventata.
Che è verosimile, ma mai vera. E non vuole offendere proprio nessuno.

 

 

Vecchio viaggiatore di panchine avatar Guest blogger: Vecchio viaggiatore di panchine
Di lui sappiamo poco o niente. Se non che viaggia parecchio, ci scrive da luoghi lontani, a volte anche senza muoversi affatto. Colleziona foto di panchine, ognuna delle quali ha contribuito al suo spirito ed alla sua penna.

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Comments (16)

Daniela Bino

Lug 05, 2018 at 8:47 AM Reply

Caro Viaggiatore di panchine, i social dovrebbero essere utilizzati solo per ritrovare il vecchio compagno di scuola che non vedi dal giorno della maturita; per ritrovare il gusto di condividere una bella notizia di interesse comune, segnalare un evento o una notizia di pubblico interesse. Purtroppo deleghiamo i social a derimere antichi rancori, per seminare zizzania o per gettare benzina sul fuoco o semplicemente per spiare la vita altrui,… Che peccato! Questa tua riflessione è un ulteriore stimolo a condividere le belle storie che vengono qui pubblicate. Grazie ancora e a presto!

IlVecchio

Lug 05, 2018 at 11:21 AM Reply

Purtroppo il buono della condivisione viene perso da chi utilizza i social per seminare odio. Divide et impera. Occorre coltivare ancora quella bellissima pianta dell’amicizia reale, occhi sugli occhi, sorrisi contro sorrisi.

Brunilde

Lug 05, 2018 at 9:03 AM Reply

Non freqento le panchine, ma origliare i discorsi altrui è il mio sport preferito: sono curiosa della vita e delle cose e spesso dalle conversazioni altrui colgo spunti che poi infilo nelle storie che scrivo.
L’intolleranza, la maldicenza, il risentimento animoso sono sempre esistiti, ma ora i social ne forniscono un inquietante e fastidioso megafono.
Non è cambiato molto rispetto a prima, se non il maggior grado di esasperazione, e il diffuso convincimento che sia lecito dire di tutto su tutto, senza bisogno di riflettere prima di digitare, e senza contenere i toni in un ambito di civiltà.
Comunque, complimenti al ” vecchio canuto ” se riesce a suscitare attenzioni e reazioni ( ancorchè sgarbate ) con i propri racconti: significa raggiungere il lettore e colpire nel segno!

IlVecchio

Lug 05, 2018 at 11:31 AM Reply

Temo comunque di aver scosso sì il lettore, ma di non averlo portato ad una riflessione positiva. Forse col tempo. Il dubbio è un seme prezioso.

Barbara Businaro

Lug 05, 2018 at 9:21 AM Reply

Giusto l’altra sera ho visto in bacheca una persona augurare (a chi?) di finire in un tombino aperto (e farsi male). Mi sono chiesta: a chi serve quel post? A sfogarsi della rabbia frustrata? A riempire l’ego con i Mi piace inconsapevoli? A sentirsi forti di una voce muta? Non ho capito…
E dall’altra parte un’amica che non sento da mesi mi saluta al telefono dicendomi “Sai, ti seguo sempre sul blog e su Facebook, so come ti vanno le cose!”
Ma davvero è convinta che io metta sui social media tutta la mia vita?! :O

IlVecchio

Lug 05, 2018 at 11:38 AM Reply

Questi sono perfetti esempi del pessimo uso di questi strumenti. Sparare cattiverie “a salve” perché non si ha il coraggio di affrontare la situazione. O pensare che tutti si confidino online nella stessa misura. Presumo la tua amica metta le foto di ogni piatto cucinato, di ogni luogo visitato, di ogni attività straordinaria… e zero libri letti. Perché non si condividono i libri letti?

Luz

Lug 05, 2018 at 12:36 PM Reply

Per la prima volta mi rivolgo direttamente a te, Vecchio viaggiatore di panchine, trovandomi decisamente d’accordo.
Come ebbe a dire il saggio Umberto Eco, orde di imbecilli si danno appuntamento su Fb, ragion per cui si mescolano assieme alla gente che comunica in modo sereno e pacato generando dei “flame”. Nel gergo di questi aggeggi, una lite virtuale.
Anch’io non comprendo chi si atteggia a saper tutto del mondo, e usa la propria bacheca per tuonare anatemi contro il proprio simile, piuttosto mi suggerisce un’idea di patetico.
Tant’è. Come per un elettrodomestico, dipende da come lo si usa. 🙂

IlVecchio

Lug 06, 2018 at 9:04 AM Reply

Nell’occasione di quell’infelice frase del professor Eco, io ho espresso tutto il mio disappunto: non si può dare degli imbecilli a chichessia e nemmeno lasciar intendere che solo alcuni avrebbero il diritto di esprimere un’opinione. Piuttosto l’effetto di questi strumenti è credere che ognuno li usi allo stesso modo, scrivendo di sé o contro gli altri, e da qui credere che pure un racconto di un blog segua lo stesso principio.

newwhitebear

Lug 05, 2018 at 4:53 PM Reply

Non frequento i social non per essere asociale ma perché se ne fa un uso distorto come ha scritto il cacciatore di panchine. Cerco, anche su wordpress che è un social anomalo ma dove talvolta arrivano i riflessi delle liti da condominio dei social, di tenermi al largo delle polemiche poco costruttive ma molto umorali che qualche blogger mette in piedi.
Ognuno di noi ha il suo pensiero e le sue idee ma spesso – troppo spesso direi – si fa da cassa di risonanza di bufale senza nemmeno pori il dubbio che non siano vere. I social sono diventati a poco a poco una guerra tra bande, esattamente come gli ultras alle partite di calcio. Il tutto a prescindere ma solo per spirito di appartenenza. In altre parole si rinuncia a ragionare, a riflettere, a esporre le proprie idee ma ci si accoda agli altri.

IlVecchio

Lug 06, 2018 at 9:11 AM Reply

La potenza di questi mezzi, i social, raggiunge anche non volendo lo strumento del blog, che è nato molto prima e non con lo stesso intento. Mentre dovrebbero essere luoghi ben distinti, con regole comportamentali differenti.

Giulia Mancini

Lug 05, 2018 at 7:32 PM Reply

Quante storie si incontrano sulle panchine, ed è vita vera non virtuale 🙂

IlVecchio

Lug 06, 2018 at 9:14 AM Reply

Tante tante storie, a volte dense di parole come una telefonata, a volte completamente mute, dove sono i soli gesti a raccontare. 🙂

Nadia

Lug 05, 2018 at 10:14 PM Reply

I social sono per molti una finestra aperta di casa. Nessun filtro, nessuna privacy, nessun timore di essere nudi in mezzo a chiunque. In pratica vengono usati senza un’opportuna infarinatura. Emerge poi il meglio o il peggio di ognuno con certe esternazioni che rasentano l’ostentazione da tuttologi. Ecco, lo ammetto mi deludono e annoiano sempre di più i social.

IlVecchio

Lug 06, 2018 at 9:19 AM Reply

Purtroppo però stanno rivoluzionando, in peggio, anche tutte le altre conversazioni. Personalmente non li uso, eppure un lettore di blog si è sentito toccato da un mio racconto come se fosse esclusivamente contro di lui. Che ci piaccia o meno, anche non utilizzandoli, i social ci cambiano.
Non dovremmo essere noi a cambiare loro? 🙂

Rosalia Pucci

Lug 06, 2018 at 8:32 AM Reply

Salve Vecchio viaggiatore di panchine, poni un problema non da poco. I social sono nati con lo scopo di ritrovare vecchi amici o di comunicare con parenti e conoscenti che vivono dall’altra parte del mondo. Questa funzione è l’aspetto positivo di Fb, per esempio. Purtroppo stanno diventando luoghi di inciviltà, non troppo lontani dalle periferie suburbane, dove dietro a un profilo sorridente, si può nascondere anche un serial killer. Sta a noi utilizzare questi mezzi nella maniera giusta: dare l’amicizia a persone che conosciamo, o a quelle con cui si condivide un interesse, una passione, e rifiutare contatti con gli sconosciuti, cioè di coloro che sono in cerca di like e basta. Come sempre, non è tanto il mezzo quanto il modo in cui si usa che fa la differenza;)

IlVecchio

Lug 06, 2018 at 9:21 AM Reply

E smettere di dare spazio ai protagonismi. Condividere o “mipiacciare” (ho origliato anche questo abominio!!) solo contenuti che valgano davvero qualcosa.

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