Smemoranda e Serenase
Giorno 3 – Tutto era pronto
Ieri sera mi sono addormentata tardissimo, ascoltando il gocciolio lento della grondaia e guardando un vecchio album trovato mentre facevo un po’ di ordine in salotto. Zia Mela aveva l’abitudine di scrivere tutte le date e i luoghi dietro le foto, così avevo potuto ripercorrere facilmente un pezzo della loro vita.
Non pensavo mi mancassero così tanto.
I loro sorrisi sono rimasti immutati in tutte quelle immagini, due anime affini che si erano trovate e compensate. Amiche, non amanti, no: avevano semplicemente deciso che si poteva vivere felici anche senza uomini intorno. Anche se credo abbiano comunque avuto delle relazioni sentimentali in gioventù. Spesso, quando chiedevo loro qualche consiglio in merito, per le mie prime cotte e i miei primi baci, argomenti che evitavo con la mamma, ho scorto degli sguardi complici, parole mute cariche di emozioni che solo loro conoscevano. In fondo, avevano attraversato due guerre mondiali e magari i loro amori erano perduti sul campo di battaglia. Ma non mi sono mai permessa di fare domande curiose.
Ora devo decidere cosa farne di questa casa. Non ho molti motivi per tornare a Londra, pensandoci: in ufficio c’è aria di crisi e il lavoro non mi entusiasma più come un tempo. Con David poi sono tre mesi che non ci parliamo. Viviamo sotto lo stesso tetto, condividiamo la cena e il letto, ma siamo diventati due estranei assoluti. Ci metterà qualche giorno ad accorgersi che sono partita.
Questi invece sono i luoghi della mia infanzia, forse potrei ricominciare da qui. L’edificio è in buone condizioni, necessita solo di qualche piccolo lavoretto e un po’ di pulizia. La cosa buffa è che ho trovato la dispensa ben fornita. Sono trascorsi solo tre mesi da quando ci viveva qualcuno, ma il latte in frigorifero ha una produzione recente. Come se qualcuno mi stesse davvero aspettando.
Immersa nei miei pensieri, sento bussare alla porta principale e curiosa vado ad aprire.
Una giovane donna, con in mano un piccolo fagotto da cui si sprigiona un intenso aroma di mele calde, mi saluta cordiale.
“Salve, io sono Clotilde. Lei dev’essere Alice, vero?”
Di fronte ad una tazza di tè caldo e ad una fetta di torta appena sfornata, scopro che la vicina era stata incaricata dalle zie, sempre nel loro testamento, di preparare la camera da letto e la cucina per la settimana di Natale, ma di non toccare il resto della casa. Aveva anche tenuto acceso il riscaldamento e fatta la spesa.
Sorrido. Dopotutto, come potevano sapere le zie che sarei davvero venuta qui a passare le feste?
Magari erano davvero due fate e in questo momento i loro spiriti stanno ancora gironzolando qui intorno, ridendo di me.
(continua…)
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Comments (14)
Nadia
Dic 21, 2018 at 8:32 AM ReplyLe zie prevedono le mosse in anticipo e accade nel momento adatto per Alice. Sono curiosa di sapere cosa hanno previsto succederà…
Barbara Businaro
Dic 21, 2018 at 1:09 PM ReplyAh, io ancora non lo so. Ma entro sera mi faranno frullare qualcosa in testa, giusto in tempo per scriverlo per domattina… 😉
Luz
Dic 21, 2018 at 8:54 AM ReplyHo recuperato i due brani precedenti e letto questo. Sono curiosa di sapere dove questa storia porterà. 🙂
Le zie. Che mondo particolare. Io ne ho avuta una che ho amato moltissimo.
È l’unica zia rimasta nubile, aveva studiato alla ragioneria negli anni Sessanta ed è stata l’unica delle sorelle a lavorare.
Dopo una grande storia d’amore finita malissimo, decise di non sposarsi. Non ha avuto figli.
Noi otto nipoti siamo stati la gioia dei suoi occhi. Mi guardo attorno in casa ai regali che mi ha fatto e mi manca.
Zia è ancora con noi ma l’alzheimer l’ha lentamente consunta.
Barbara Businaro
Dic 21, 2018 at 1:18 PM ReplyL’alzheimer è una gran brutta malattia, si porta via le persone più care e ci lascia qui dei gusci vuoti. Cosa siamo noi in fondo senza i nostri ricordi?
A casa abbiamo convissuto per sei mesi con una pro-zia ammalata, ci abbiamo provato, ma per i famigliari è una pena infinita. Un giorno sei suo padre, un giorno sei suo fratello, un giorno sei un estraneo e si mette a sbraitare di non toccarla. E tu ci muori, perché quella era la persona che ti aveva allevato per un trentennio se non più. Scambiava il giorno per la notte, quindi dormiva alla luce del sole e vagava solitaria, e pericolosa, al buio. Perché poi era una donna forte, tutte le donne della mia famiglia lo sono. Se si spaventava, tirava di quelle manate terribili!
Per mia fortuna, ora conservo più intatti i ricordi migliori, quelli delle sue filastrocche. Ne conosceva un’infinità! 🙂
Brunilde
Dic 21, 2018 at 11:02 AM ReplyUna vecchia casa da sistemare, ricordi d’infanzia, forse una rivoluzionaria scelta di vita : quando arriva la prossima puntata?
Barbara Businaro
Dic 21, 2018 at 1:19 PM ReplyDomani! 🙂
Serena
Dic 21, 2018 at 11:18 AM ReplyChe carini questi pezzi, me li sto godendo uno per uno 🙂
Barbara Businaro
Dic 21, 2018 at 1:24 PM ReplyBuoni come i cioccolatini, spero, ma non fanno ingrassare! 🙂
Rosalia Pucci
Dic 21, 2018 at 2:43 PM ReplyBella questa terza parte, le zie fate…mi piace, non vedo l’ora di leggere il seguito:)
Barbara Businaro
Dic 22, 2018 at 5:01 PM ReplyArriva arriva, un giorno alla volta. 🙂
newwhitebear
Dic 21, 2018 at 10:00 PM Replymi aspetto sorprese come le sta provando Alice. Davvero curioso di come procederà il racconto
Barbara Businaro
Dic 22, 2018 at 5:13 PM ReplyArrivano arrivano. Come le zie, mi sto divertendo a districare la trama. 🙂
Giulia Mancini
Dic 22, 2018 at 8:40 AM ReplyMai sottovalutare l’amore di una zia e la sua possibilità di preparare il futuro per gli amati nipoti (ovviamente parlo da zia quale sono)
Barbara Businaro
Dic 22, 2018 at 5:39 PM ReplyAlle zie è concesso di essere sfrontate, spericolate e ardite, il cuscinetto ideale contro la temibile …ciabatta della mamma! 😀 😀 😀