A Perfect Getaway - Una perfetta via di fuga (e di depistaggio)

A Perfect Getaway – Una perfetta via di fuga
Il depistaggio nella trama

Ogni uomo ha un pacchetto di bugie con sé, giusto?

Una delle prime sere estive stavo leggendo e scrivendo, tra mail e blog, con il portatile sulle ginocchia, rilassata sul divano, la televisione in sottofondo a farmi da compagnia su questo film ambientato alle Hawaii. Non resisto alle bellezze del mare e le riprese dall’alto delle isole sono davvero spettacolari.
A Perfect Getaway – Una perfetta via di fuga (traduzione sbagliata, perché “getaway” è in realtà una parola con il doppio significato di evasione e vacanza famigliare, e su questo gioca il titolo originale) aveva bloccato il mio zapping tra i canali proprio con l’immagine di una spiaggia di fine sabbia bianca, anche se la trama della guida ai programmi non mi diceva poi molto: “Una luna di miele si trasforma in un incubo per una coppia di innamorati che scopre di essere perseguitata da due killer.”
Nel cast di questo thriller erano indicati solo Milla Jovovich e Timothy Olyphant (e non sono mica da buttare, no?! 😀 )
Continuo a lavorare al computer e dare ogni tanto un’occhiata distratta alla televisione.

Poi uno dei protagonisti rivela di essere uno sceneggiatore, con un film in produzione. Il mio orecchio sinistro si tende all’ascolto. Un film con protagonista uno sceneggiatore è come un romanzo con protagonista uno scrittore. 😉
“Hai preparato un bel colpo di scena per il secondo tempo?” chiede Timothy Olyphant nel ruolo di Nick.
Ascolto e sogghigno.
“Si” gli risponde l’altro. Poi gli chiede incuriosito: “Lavori nel cinema Nick?”
“Io? No, no. Ho solo seguito un corso, un corso intensivo di scrittura…”
Sorrido. Vorrei sapere di questi tempi chi non ha seguito un corso di scrittura! 😀
Il discorso tra i due continua, in maniera un po’ strampalata.
“Mi piaceva molto, ma non il lavoro cartaceo. Cioè produrre concretamente le pagine… bah! Ho imparato i rudimenti: tre atti, sviluppo della trama, appannaggio, tutta quella roba lì.”
“Appannaggio? Cioè?”
“Quando introduci degli elementi di un personaggio per confondere lo spettatore…”
“Si chiama depistaggio, si.”

E qui mi blocco. Perché lo sceneggiatore, non il personaggio ma quello vero che ha scritto proprio la trama di questo film che sto guardando, dovrebbe inserire questa particolare scena? A quale scopo? Per le sceneggiature funziona proprio come per i romanzi: il superfluo viene tagliato, revisionato, concentrato, soprattutto per una questione di tempi molto più stretti che in un libro. Quindi questo è sicuramente un avviso allo spettatore, un indizio.
Ci sarà un colpo di scena nel secondo atto, sicuro, tutti i thriller che si rispettino devono averlo. Ma il depistaggio? Lo sceneggiatore mi sta avvertendo già fin d’ora che c’è un depistaggio?

Ho spento il portatile, ho alzato il volume del televisore e ho preso il blocco degli appunti…

 

A perfect getaway
Una perfetta via di fuga

Protagonisti della storia sono Cliff e Cydney, una coppia giunta alle Hawaii per la luna di miele, decisi a vivere l’avventura tra la natura selvaggia. Nell’isola di Kauai, guidando verso l’inizio del Kalalau Trail, un sentiero lungo la costa di Nā Pali considerato una delle escursioni più belle e pericolose, incontrano un’altra coppia, Cleo e Kale, che fanno l’autostop nella stessa direzione. L’uomo però avverte la diffidenza di Cliff nei loro confronti e rifiuta malamente il passaggio.
Iniziata finalmente l’escursione a piedi, in un tratto particolarmente pericoloso vengono aiutati da Nick, un turista un po’ chiacchierone che gli rivela di essere un veterano della Delta Force. Poco dopo tutti insieme si imbattono in un gruppo di ragazze spaventate dalla notizia appena giunta di un doppio omicidio avvenuto nella vicina isola di Oahu: una coppia in luna di miele è stata assassinata brutalmente, i sospettati sono un uomo e una donna poco visibili in un video di sorveglianza.
Cliff e Cydney decidono comunque di proseguire la loro escursione, in compagnia di Nick, che è da solo e dunque non sospettato.

Le cose si complicano quando raggiungono l’accampamento di Nick e vi trovano Gina, la sua compagna. E poco dopo si accorgono di essere seguiti nel percorso da un’altra coppia, gli stessi Cleo e Kale.
A quel punto nessuno si sente più al sicuro, ogni coppia sospetta delle altre, in un luogo dove gli escursionisti scompaiono continuamente e non sempre vengono ritrovati, un paradiso naturale dove è difficile ricevere soccorsi e dove non esiste alcuna via di fuga… E se gli assassini fossero scappati proprio sulla loro isola?

 

La seconda parte della pellicola, dopo il colpo di scena tanto ricercato da Nick, diventa un po’ cruenta, tra spargimenti di sangue e combattimenti estremi, squarci impressionanti e ricuciture di fortuna, una lotta alla sopravvivenza fino all’ultima rivelazione finale. No, niente spoiler, tranquilli. Però è un film che merita di essere visto.

Magari se non per la trama, anche solo per la presenza, e che presenza, di Chris Hemsworth!
Lui dal viso non l’avevo proprio riconosciuto, dimenticato pure dalla guida tv che non lo menzionava, ma quando si è vista la tartaruga non ho avuto dubbi. 😛

A Perfect Getaway - Una perfetta via di fuga - Chris Hemsworth

Anche se noi pubblico femminile dobbiamo ringraziare il regista David Twohy pure per la meravigliosa inquadratura del lato b di Timothy Oliphant in una scena da Oscar. Non ve la posso pubblicare qui, ma tenete d’occhio la cascata. 😉

A Perfect Getaway - Una perfetta via di fuga - Timothy Olyphant

I maschietti apprezzeranno tutte le altre curve, che ovviamente non mancano tra Milla Jovovich e Kiele Sanchez (la Nikki della famosa serie Lost). Ma non lasciatevi disorientare dalle bellezze di Hawaii, il depistaggio è dietro l’angolo.

Il depistaggio nella trama

Veniamo al punto interessante, la scena di cui vi raccontavo all’inizio, che è davvero la chiave di tutto il film.
Perché dopo quell’avvertimento nascosto dal vero sceneggiatore (lo stesso regista David Twohy), cominci a guardare i personaggi in maniera differente, cercando di riconoscere tra di loro la coppia assassina. Fai caso ai dettagli e alle parole di ognuno, agli atteggiamenti che assumono di volta in volta, dimenticando magari che il depistaggio potrebbe essere molteplice: non solo nascondere gli assassini, ma far apparire come colpevole chi proprio non lo è.

Dopo aver visto tutto il film quella sera, e averlo trovato intrigante, dato che mi ero persa le battute iniziali, concentrata in altro sul mio portatile, ho voluto acquistarlo per poterlo rivedere meglio (lo trovate in vendita in streaming su YouTube). Posso dire che lo script è ben orchestrato, disseminato di segnali che, a saperli cogliere, sono rivelatori. Come la prima frase della citazione in cima a questo post: chi la pronuncia, sta mentendo! 😉

L’unico problema del depistaggio nella trama è che funziona una volta sola. Dopo la prima visione, o la prima lettura se si tratta di un romanzo, il segreto è svelato e spettatore o lettore non potranno più avere una seconda occasione. Il depistaggio deve essere perfetto al primo colpo!

Ed ecco proprio la scena che mi ha incuriosito, l’indizio sul depistaggio. Vi riporto anche la trascrizione del video, perché YouTube ha ristretto la visualizzazione per alcuni paesi e non vorrei decidessero anche di cancellarlo.

 

Il misterioso Nick ha appena aiutato Cliff e Cydney, i nostri protagonisti in luna di miele, a superare un punto impervio del Kalalau Trail che porta verso la meravigliosa Hanakapi’ai Beach.
“Ci conosciamo?” chiede Nick. “Perché la prima volta che vi ho visto ho avuto la sensazione di avervi già conosciuto.”
“No, no, non ricordo di averti già incontrato” risponde Cliff.
“Eppure il tuo viso… Sei un attore?”
“No, no, no.”
Cydney alle loro spalle ride divertita.
“Non ti ho visto in televisione?” insiste Nick.
“Non ho questa fortuna, no”.
Ma Cydney rivela il lavoro di suo marito: “In realtà Cliff scrive sceneggiature. E’ molto stimato, le più famose case di produzione vogliono lavorare con lui.”
“Sapevo di aver fiutato fama e fortuna! Uno scrittore di sceneggiature!” Nick lo guarda con soddisfazione.
“Noi diciamo solo sceneggiatore.”
“Hai scritto qualche film famoso?” insiste l’altro.
“Ehm, veramente la mia prima sceneggiatura è ora in fase di pre-produzione, ti potrò rispondere il prossimo anno.”
“Chi sono gli attori?”
“Ancora non lo so, stanno facendo ancora il casting.”
“Per me Nicholas Cage è sempre straordinario. Mi piace l’intensità che raggiunge alla fine delle frasi.” Nick si gira verso Cliff. “Hai preparato un bel colpo di scena per il secondo tempo?”
“Si… lavori nel cinema Nick?”
“Io? No, no. Ho solo seguito un corso, un corso intensivo di scrittura. Ho vissuto così tante esperienze terrificanti nella mia vita, che ho pensato… se metto tutto nero su bianco, posso guadagnare un milione di dollari!”
“Si, ma non è così facile.”
“Mi piaceva molto, ma non il lavoro cartaceo. Cioè produrre concretamente le pagine… nah! Ho imparato i rudimenti: tre atti, sviluppo della trama, appannaggio, tutta quella roba lì.”
“Appannaggio? Cioè?”
“Quando introduci degli elementi di un personaggio per confondere lo spettatore, quando cerchi…”
“Si chiama depistaggio, si” lo interrompe Cliff.
“Sono sicuro che si dica appannaggio… devo andare a scuotere il mio arbusto.” Nick si allontana qualche metro.

“E così sei sulla strada della notorietà, eh Cliff?”
“Direi di si.”
“Notevole!”
“Ora c’è un’intera squadra al lavoro a Vancouver, che allestisce il set e tutto il resto” aggiunge Cydney orgogliosa.
“E mentre loro sono lì, tu sei qui.”
“Si… si, è difficile da spiegare. Lì con loro c’è un’altra persona per una riscrittura del testo.”
“Della tua storia?”
“Si, una sorta di revisione. Accade spesso.”
“E da quanto tempo?”
Cliff ci mette qualche secondo per replicare. “Da nove settimane, circa.”
“Oh no, è una cazzata col botto. E’ la tua visione delle cose, è la tua creatura. Non puoi permettergli di farla franca.”
Cydney si infervora. “Lui ha degli agenti che… non fanno niente!! Non si battono per lui. Proprio l’altro giorno stavo provando a dirglielo…”
“Scusatemi” li interrompe Cliff. “Non è che non voglia parlare di me, ma preferirei cambiare discorso.”
“Ok. Vi lascio con un’ultima perla di saggezza.”
“Trovo un altro agente?”
“Crea una nuova storia!”

(Ndr. Anche questa chiusura ha attirato la mia attenzione… un altro punto su cui rimuginare a lungo… )

Mi è sembrato strano non aver intravisto questo film del 2009 prima in televisione, né ricordo di averlo visto pubblicizzato granché alla sua uscita nelle sale cinematografiche. Sono andata così a leggermi anche un po’ di recensioni e critiche, pare non fosse stato ben accolto al botteghino. Il pubblico si è spaccato tra chi lo adora, trovandolo geniale, e chi non lo sopporta perché giudica il depistaggio solo un mezzuccio mal riuscito.
Se l’avete già visto, mi piacerebbe sentire il vostro parere. 😉

Conoscete qualche altro depistaggio letterario?

Un’altra pellicola che in effetti contiene un depistaggio, questa volta con protagonista uno scrittore (!), è il film Loro chi, con i bravissimi Edoardo Leo e Marco Giallini, regia di Francesco Micciché e Fabio Bonifacci, ne avevo scritto in questo post: LORO CHI? 

Tra i romanzi invece, ricordo i due clamorosi depistaggi di Agatha Christie in Dieci piccoli indiani, riuscito e bellissimo, uno dei miei preferiti, e in L’assassinio di Roger Ackroyd, che no, quello non gliel’ho proprio perdonato!
Il rischio di un depistaggio mal congegnato è che il lettore si senta tradito, perché non gli sono stati fornite sufficienti tracce per arrivarci in qualche modo da solo. Se invece rileggendo il tutto ci si rende conto che era proprio lì, sotto i nostri occhi, ma che ci siamo lasciati abbagliare, beh, ci si sente un po’, come dire…

Sai, sei così furbo che potresti fare lo stupido, di tanto in tanto.

 

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Comments (28)

Elena

Lug 19, 2020 at 10:00 AM Reply

Questo post mi ha incuriosito così tanto che sono andata su Prime per vedere se danno il film in questione; niente, su prime non danno mai niente, uffa!
Il film è di quelli che in questo periodo vedo molto volentieri , anche perché il depistaggio o appannaggio (ma sono definizioni che ho letto solo qui grazie a questa parte di sceneggiatura), ovvero la costruzione di una trama equivoca che semini dettagli dei protagonisti fuorvianti, è una funzione tipica dei giallisti, so che sei una lettrice di Agatha e dunque converrai. Di solito i personaggi meglio riusciti sono quelli che rivelano lati di sé inattesi, insospettabili, che sorprendono il lettore. Dovremmo collocare un “depistaggio” (appannaggio proprio non lo riconosco come significato adeguato al tema) in ogni personaggio protagonista o co protagonista, per rendere più accattivante la trama, non credi?

Barbara Businaro

Lug 20, 2020 at 1:38 PM Reply

Ma certo che non è “appannaggio”, anche tu! Devi vedere il film, per capire quanto strampalato, e misterioso, è il personaggio di Nick. “Appannaggio” l’avrà sentito sotto l’effetto dell’alcool… 😀
Sul fatto che il depistaggio sia preferito dai giallisti, certo che ne convengo, ma solo perché in altri generi letterari a volte non è nemmeno “consentito” lanciarsi in determinati esperimenti. Prendi un romance, ad esempio, che ha dei canoni stretti: i protagonisti della storia d’amore devono essere chiari fin da subito, sono già in quarta di copertina, quindi che depistaggio vuoi inserire? L’unico esperimento riuscito in tal senso potrebbe essere Il diario di Bridget Jones, dove solo alla fine si scoprono il vero carattere di Mark Darcy e la vera essenza di Daniel Cleaver.
Su Amazon Prime Italia il film non c’è, l’avevo già cercato io, probabilmente perché non hanno i diritti per il mercato italiano (e non dipende sempre da loro, anzi). Inoltre Amazon spinge adesso per le produzioni proprie, che se devo dirla tutta, non sono niente male. Ci si sono messi almeno in cinque a convincermi, e adesso sto già finendo l’ultima stagione de La fantastica signora Maisel (The Marvelous Mrs. Maisel). Quella la devi vedere… risate garantite!! 😉

Elena

Lug 20, 2020 at 8:58 PM Reply

La cerco. Per ora sto guardando Flesh and bone. Mi piace…

Barbara Businaro

Lug 21, 2020 at 6:24 PM Reply

Me la segno, anche se in lista mi hanno già fatto mettere Fleabag, un’altra serie demenziale. 🙂

Sandra

Lug 19, 2020 at 11:47 AM Reply

Non conoscevo il film, ma Barbara, al solito, ha approfondito tutto con maestria, scrivendo un ottimo post.
Dunque, il depistaggio è tipico, ovviamente dei gialli. Uno che secondo me lo fa sempre alla grande è Ellery Queen, ribaltoni davvero ben costruiti, perché è vero, il depistaggio mal riuscito innervosisce parecchio. Trovo che anche Jeffery Deaver sia geniale col depistaggio.
In un thriller gli indizi forninti al lettore devono essere gli stessi in mano all’autore/detective. Credo che Agatha Chriestie, alla quale tutto sommato perdono tutto, tenda un po’ a tirare la corda, spesso saltano fuori parentele alla fine della narrazione, cose così, non è che la amo a prescindere, è che secondo me è andata oltre, ma sono cose concedibili a pochissimi.

Barbara Businaro

Lug 20, 2020 at 1:39 PM Reply

Ecco, di Ellery Queen non ho ancora letto nulla, devo mettermi in lista qualcosa, suggerimenti? Ricordo che ne avevi già parlato da te, ma non ritrovo più il post (vedi a non scriversi subito i titoli sul taccuino?!)
Si, Agatha Christie il depistaggio lo trucca un po’ troppo (che è quello che non le perdono su L’assassinio di Roger Ackroyd alla fine), ma è pur vero che devi comunque omettere delle informazioni perché riesca. Anche in questo film sono nascoste, però rivedendolo ho compreso che le parole sono quelle corrette, e chi finge sta addirittura mentendo a se stesso.
Non posso dire di più. 😀

Giulia Mancini

Lug 19, 2020 at 2:02 PM Reply

Ho visto il film! Solo che non mi ricordo bene il finale (fa parte di quei film che vedo con lucidità fino a un certo punto, poi crollo in un sonno di piombo Infatti quel film l’ho visto due volte per farne una visione intera (mi capita quanto mi perdo l’inizio e dopo lo ripropongono e me lo rivedo)
Bene, finita questa mia fase critica perenne che ormai mi accompagna da un po’, il depistaggio letterario è importante, qualche volta l’ho usato nei miei gialli, va sempre dosato bene, i miei beta reader mi sono sembrati soddisfatti ma chissà se vale anche per gli altri lettori….
Riguardo ai libri che ho letto ne ho trovati diversi, ma alcuni mi sono sembrati un po’ finti, come per voler regalare un colpo di scena a tutti i costi ma senza una solida struttura….(erano libri pubblicati da solide case editrici tanto per sfatare ogni pregiudizio).

Barbara Businaro

Lug 20, 2020 at 1:39 PM Reply

Beh, la seconda parte del film è in effetti un po’ un’americanata alla Michael Bay, per cui potrebbe dare sonnolenza. Una volta che hai capito il depistaggio, è un normale action movie.
Sulla scrittura di un depistaggio, hai ragione, ci vuole una struttura solida e meglio avere qualche beta reader in più, magari qualcuno abituato a determinate letture che riesca subito a dirti se l’effetto sorpresa è davvero riuscito.
Oramai comincio a pensare che casa editrice non sia affatto sinonimo di qualità… 😉

Lisa Agosti

Lug 19, 2020 at 6:05 PM Reply

Questo film è disponibile su prime video e mi hai incuriosito per bene però quando ho letto “spargimenti di sangue” mi sono defilata… non posso guardare nulla di vagamente violento. Da più giovane guardavo con un occhio chiuso e uno aperto, adesso proprio scappo a gambe levate.
Questa mia predisposizione paurosa sta rendendo difficile trovare film decenti perché la tendenza generale dei film è sempre più cruenta!
Comunque ho apprezzato il post e le foto dei bellocci mezzi nudi, ehm, no cioè, volevo dire le idee scrittorie sul depistaggio! 😀

Barbara Businaro

Lug 20, 2020 at 1:40 PM Reply

Ma tu hai Prime Video all’estero, USA o Canada, giusto? Non è disponibile per l’Italia. Così come Outlander è disponibile su Prime Video UK, ma non in Italia dove i diritti sono esclusiva Sky… 🙁
Il film lo puoi vedere fino alla rivelazione del depistaggio secondo me, poi… ti basta pensare che è solo make-up, taniche e taniche di gel rosso in varie tinte, che spennellano sugli attori, e chili di silicone dipinto ad arte per simulare le ferite e gli squarci. Ho visto come applicavano sulla schiena di Sam Heughan il silicone per simulare la schiena di Jamie Fraser distrutta dalle frustate (tre ore di trucco!!) e anche come li imbrattavano di gel rosso per simulare le battaglie, compresi sacchettini che si spaccano con la minima pressione per far vedere il risultato di una pallottola. Da allora, mi terrorizza di più la pazza che urla inutilmente sui film horror, magari solo per l’ombra di un coltello, che né vedere il coltello affondare nella carne! 😀

Lisa Agosti

Lug 20, 2020 at 5:41 PM Reply

È buffo che tu lo dica, anch’io non oso guardare gli horror ma ancora di più quelli di horror suspence, in cui da un momento all’altro ti aspetti la matta che urla indemoniata ma non arriva mai. L’unica serie splatter che ho amato e che in effetti non mi ha spaventato per niente è “The umbrella academy”.

Io ho l’account italiano su Prime Video e “A perfect getaway” è disponibile. Non so perché, misteri della rete. Per esempio quando sono venuta in Italia aveva scaricato i film preferiti di mia figlia su Netflix ma non si vedevano, è stato panico generale, ho pianto forse più io che lei.

Un altro trucchetto da scrittore che ho appena incontrato e che forse potresti essere interessata a studiare (visto che io non ho tempo spero che voglia farlo tu…) è usato nel libro “Every breath” di Nicholas Sparks.

SPOILER ALERT SPOILER ALERT SPOILER ALERT
Il prologo e l’epilogo fan credere che lo scrittore sia parte della storia, dice che l’idea del libro parte da una lettera veramente trovata (cerco di essere più vaga possibile per non rovinare la lettura) e questo rende la storia molto più intrigante perché sembra tratta da una storia vera.
Dopo l’epilogo c’è una nota al lettore in cui Sparks rivela di aver usato questo trucco scrittorio che si chiama “self-insertion”, in cui l’autore stesso fa il suo ingresso in un lavoro di fiction. Come esempi nomina Vonnegut in Slaughterhouse Five, Stephen King in The Dark Tower: Volume VI e Herman Woul in The Lawgiver.

È un trucco che assomiglia allo scrittore narratore in prima persona ma non è la stessa cosa. Invece di far finta di essere il protagonista che racconta la storia l’autore ammette che è un romanzo, però aumenta l’interesse facendo credere che c’è qualcosa di vero in quel che sta succedendo e che ha solo cambiato i nomi e alcuni dettagli per proteggere la privacy delle persone coinvolte.

Barbara Businaro

Lug 20, 2020 at 6:50 PM Reply

Credo che il trucchetto di Sparks si inserisca in una delle tipologie possibili dell’autofinzione, elencate da Giulio Mozzi in questo articolo: Dieci considerazioni e domande all’incirca su quella cosa che viene chiamata autofinzione
Sono anche andata a leggermi velocemente il prologo, dove racconta il ritrovamento del plico di lettere nella cassetta Kindred Spirit (che esiste davvero, c’è pure su Tripadvisor, dicono da prima del romanzo). Il motivo per cui usare questo escamotage è dare profondità alla storia: un lettore, soprattutto una lettrice di romanzi rosa, si affeziona molto di più alle sofferenze dei protagonisti, se sa che sono realmente esistiti. A leggere però le recensioni ottenute da questo romanzo, il pubblico si è diviso a metà, anche tra chi ha sempre letto ogni libro di Sparks, non riconoscendovi lo stile tipico di quell’autore. Magari a qualcuno non è piaciuto il finale, o non è piaciuta la nota al lettore. In effetti, perché metterla a quel punto? Per farsi applaudire della maestria o per affermare il diritto d’autore sulla storia? 😀

Lisa Agosti

Lug 21, 2020 at 4:51 PM

In effetti non è bello scoprire di essere stati ingannati e penso che Sparks avrebbe potuto tranquillamente evitare di rivelarsi. Non so perché l’abbia fatto.
La sua maestria nel creare scene realistiche va applaudita, ci ero cascata in pieno, però questo è probabilmente il suo libro che ho apprezzato meno tra quelli che ho letto, ormai sono cinque o sei. È un autore che anni fa disprezzavo, non mi ci sarei avvicinata neanche sotto tortura, perché consideravo i romanzi rosa una perdita di tempo, cercavo letture impegnate e istruttive. Invece adesso il mio cervellino fritto deprivato di sonno non riesce a elaborare nient’altro e anche la mia scrittura, con mia grande sorpresa, si è rivelata “leggera”, “frizzante”, “da ombrellone”. Vedi come le meraviglie si attaccano…
Qualche mese fa la mia agente mi ha chiesto di scrivere un YA e mentre cercavo libri del genere sono incappata in Sparks. Alcuni film sono meglio dei libri e viceversa, ma sicuramente me li sto gustando tutti.

Barbara Businaro

Lug 21, 2020 at 6:57 PM

Non ho mai letto Sparks nello specifico, ma non credo che i suoi romanzi, o i romanzi rosa in generale, siano una categoria inferiore. Ci sono romanzi rosa da edicola, come Harmony e Liala, che possono sembrare leggeri e banali semplicemente perché devono rispettare alcuni canoni fissi, richiesti proprio dalle lettrici. In realtà credo ci voglia parecchia fantasia per attrarre quel tipo di lettrici sempre con la stessa trama e poco più!
Poi ci sono romanzi rosa di tutto rispetto, che hanno una struttura elaborata o un approfondimento particolare dei protagonisti o riescono a tenerti attaccata alle pagine senza usare nessuna scena audace. Ne avevo scritto qui: Il pregiudizio del lettore
Ho appena finito Fermate gli sposi di Sophie Kinsella, dove è riuscita a intrecciare due storie d’amore, di due sorelle, una divorziata e l’altra che vuole assolutamente sposarsi, intervallando a perfezione i due punti di vista, con cliffhanger continui tra i capitoli e delle scene assurde ma verosimili. Molto meglio della serie I love shopping, che pure è stata bestseller. Mi inchino davanti a tanta capacità, non è affatto semplice da scrivere un romanzo così!
Non mi cruccerei sulla scrittura “da ombrellone”. Essere frizzanti richiede una marcia in più! 😉

Rebecca Eriksson

Lug 19, 2020 at 8:00 PM Reply

Io non riesco ad apprezzare i gialli e poco di più i thriller, quindi sono la meno indicata a suggerire titoli.
Ma devo dire che ho apprezzato tantissimo lo stile di scrittura di J. K. Rowling: alla prima lettura di Harry Potter sono rimasta allibita della figura di Piton (Snape).
Sicuramente il depistaggio non è facile da gestire, ci vuole talento: ho letto troppe volte un “depistaggio” come omissione di informazione, specialmente in libri rivolti ad un target giovane.

Barbara Businaro

Lug 20, 2020 at 1:40 PM Reply

Hai detto niente! J.K.Rowling e il suo depistaggio nella serie Harry Potter sul personaggio di Piton (quello che nel film assomiglia a Renato Zero… 😀 )
Non voglio fare spoiler, ammesso ci sia ancora qualcuno in giro che non abbia quanto meno visto la saga cinematografica, ma è stata una bella rivelazione la sua. Credo di avere pianto quando ho visto quel flashback, più atto d’amore di così!

Maria Teresa Steri

Lug 20, 2020 at 10:56 AM Reply

Mi hai incuriosito molto, dovrò proprio vederlo questo film. Il depistaggio se ben fatto è un ottimo modo per distogliere lo spettatore dalla verità, purché alla fine tutto torni. Mi pare comunque che nei film e ancora di più nelle serie tv lo spettatore sia molto più incline a perdonare i depistaggi fatti male rispetto ai romanzi, dove si deve stare molto più attenti a non deludere. A parte Agatha Christie che come ha fatto notare Sandra a volte se ne esce con dei finali un po’ tirati per i capelli, con depistaggi parecchio sopra le righe. Ma d’altra parte anche a lei si perdona quasi tutto ^_^

Barbara Businaro

Lug 20, 2020 at 1:42 PM Reply

Non sono certa che lo spettatore perdoni molto più del lettore un depistaggio mal fatto. Proprio perché ho letto parte di critica su questo film che non sembra averlo apprezzato. Magari però dipende anche dalle tempistiche diverse che richiedono i due mezzi: uno spettatore può anche perdonare di aver perso un’ora e mezza della sua vita su un brutto film, ma un romanzo richiede molto più tempo per arrivare alla fine. Potremmo paragonarlo ad una serie tv, in effetti, ma anche lì: quanti sono stati i delusi dal finale della mitica serie Lost dopo sei stagioni lunghissime e stranissime? Parecchi, che io sappia davvero parecchi. 😉

Maria Teresa Steri

Lug 20, 2020 at 2:32 PM Reply

Io sono una di quelle persone deluse. Ho detestato tantissimo la fine di Lost, pur avendo divorato tutte le stagioni. A mio avviso, non c’è stata una sceneggiatura pianificata fin dall’inizio, anzi l’impressione era che continuassero a inserire stranezze per tener viva l’attenzione, senza però che ci fosse un disegno organico dietro. Quindi, sì, certe cose non si perdonano facilmente!

Barbara Businaro

Lug 20, 2020 at 3:29 PM Reply

Ecco vedi? 😀
Io non posso proprio dirmi delusa da Lost, perché l’ho seguita poco, ho perso delle puntate, credo pure una o due stagioni. Rimediavo facendo un sacco di domande a chi la guardava seriamente e fedelmente (e non c’ho capito niente lo stesso…). Poi a chiunque ho chiesto delucidazioni sul finale, ho avuto interpretazioni diverse. Finale aperto, ma con la sensazione, come dici tu, che non sapessero più come uscirne. 😉

Luz

Lug 20, 2020 at 11:37 AM Reply

Forse si tratta della “cadenza d’inganno” di cui ho scritto in un post qualche mese fa? Il ribaltamento della situazione, qualcosa di completamente inaspettato da parte dello spettatore. Quelli molto ben congegnati sono geniali, quelli un po’ prevedibili sono mal riusciti. Sono curiosa di vedere il film, devo cercarlo.
Il depistaggio o cadenza d’inganno in un film come questo lo immagino così: in realtà quello che vediamo è proprio una sceneggiatura, con tanto di camere a riprendere la cosa. Oppure una sorta di esperimento cinematografico di cui non tutti i personaggi sono consapevoli. Prima di vederlo… ci ho preso? O mi sono vagamente avvicinata?

Barbara Businaro

Lug 20, 2020 at 1:43 PM Reply

Mi spiace Luz, ma non ho capito cosa intendi.
O meglio: si, questo depistaggio porta alla cadenza d’inganno dello spettatore, perché lo costringe a ripensare a tutta la storia, a rivederla mentalmente ed esclamare “ah, certo, è possibile!” Depistaggio e cadenza d’inganno però a mio avviso non sono sinonimi: uno precede, l’altro consegue (se ben strutturato il primo).
Non ho capito invece se ci hai preso. Non è un finto-reality, questo no, e nessun esperimento cinematografico. Mettiamola così: è tutta una questione di punti di vista. Gli assassini sono certamente consapevoli, ma lo spettatore non sa chi sono e il registra ti mette molto fuori strada. 😉

Luz

Lug 23, 2020 at 11:45 AM Reply

La cadenza d’inganno, così come teorizzavo prendendo spunto dall’ambito musicale, è la scoperta da parte dello spettatore di qualcosa di inatteso, e in effetti segue il depistaggio, che invece è la costruzione dell’inganno.
Lo vedrò prima o poi. 🙂

Barbara Businaro

Lug 24, 2020 at 10:13 PM Reply

Fammi sapere poi come ti è parso. 🙂

Brunilde

Lug 21, 2020 at 8:59 AM Reply

Post interessante! Arrivo lunga, solo per dire che io sono una di quelle che non perdona: non sopporto i finali “telefonati”, sia un giallo che un rosa, un romanzo o un film. Una storia mi deve prendere, coinvolgere, stupire e spiazzare. Ben vengano i depistaggi, certo bisogna saper dosare gli equilibri.

Barbara Businaro

Lug 21, 2020 at 6:30 PM Reply

I finali “telefonati”… non l’avevo mai sentita! 😀 😀 😀
L’idea che mi sono fatta, a livello di scrittura, è che per funzionare ben un depistaggio deve essere scritto/revisionato a distanza di tempo assumendo come valida ognuna delle ipotesi, e solo alla fine fargli prendere la direzione che s’era deciso. Se vuoi convincere il lettore che l’assassino è il signor A, quando già sai che l’assassino è il signor B, allora la storia la devi scrivere una prima volta come l’hai pensata, rivederla e verificare che l’assassino è effettivamente il signor B, come congruenza degli elementi, rivederla ancora e “truccarla” convincendoti che l’assassino è il signor A. La lettura finale poi ai beta lettori, per vedere se funziona il tutto. 🙂

Grazia Gironella

Lug 23, 2020 at 9:15 PM Reply

Un depistaggio come si deve non è certo facile da realizzare… non che ci abbia mai provato, perché non è il mio genere, ma non fare arrabbiare lo spettatore o il lettore deve essere una discreta impresa.

Barbara Businaro

Lug 24, 2020 at 10:49 PM Reply

Si, è un’impresa ardua realizzare un depistaggio. Giusto l’altra sera ho trovato in televisione la seconda stagione della serie tv The sinner con Bill Pullman. La prima stagione vista la scorsa estate, con protagonista Jessica Biel, produttrice dell’intera serie, mi aveva intrigato proprio perché era una rivelazione continua. Anche la seconda stagione è partita altrettanto bene. Quando credi di aver capito, insieme al detective, qual è il movente (l’assassino è chiaro, ma non è “consapevole”) ecco che vengono trovati altri elementi. L’importante è che nel finale siano tutti coerenti. Ecco perché un buon depistaggio parte in realtà dal finale. 🙂

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