La trama dei sogni - Emily_Pigozzi

La trama dei sogni di Emily Pigozzi

Se questa fosse davvero una trama perfetta, io scoprirei che c’è una cura per la mia malattia. Saremmo una sola anima, ognuna con i suoi sogni. E nella nostra trama perfetta nessuna sedia a rotelle, nessuna paura potrebbero dividerci.
La trama dei sogni, Emily Pigozzi

Ho iniziato questo libro, La trama dei sogni di Emily Pigozzi, per caso durante la mia pausa pranzo, direttamente dall’app Kindle sul cellulare. L’avevo acquistato al Black Friday proprio un anno fa, il 27 novembre 2020, su suggerimento dell’amica scrittrice e blogger Sandra via Instagram, che poi aveva raccontato la sua esperienza di lettura in questo post: Libri letti a novembre

Mi attendevo, non so bene perché, un romanzo difficile, complesso nello stile e magari noioso, probabilmente la stessa idea della protagonista Rossana Fiorentino nei confronti di quei vecchi barbagianni compositori di musica classica, visto che il personaggio maschile è un concertista.
E invece, proprio come lei, ne sono rimasta affascinata. Ma lo vedi caro lettore quanto il pregiudizio ti frega sempre?!
Forse mi ha portato fuori pista l’immagine in copertina e la presentazione dell’editore sulla quarta, perché quella mia sensazione poteva arrivare solo da lì, non avendo mai letto nulla dell’autrice.

Che cosa mi aveva dunque portato all’acquisto? La sedia a rotelle di Sebastian Mahler, di cui nel frattempo avevo anche dimenticato l’esistenza.
Ho un sussulto quando nel testo dell’ebook me la trovo davanti, quando Sebastian si scosta dalla scrivania e rivela a Rossana la sua condizione. Niente avviene per caso, dovrei saperlo ormai, e questo romanzo non fa eccezione. E’ qui per insegnarmi, l’avevo scelto per quella sedia, e mi è ricapitato sotto il naso al momento giusto, un anno dopo per caso, l’unico ebook che avevo caricato nella Kindle app, per dirmi di smetterla di tergiversare. Perché anche nella mia trama incompleta, quella che giace in un angolo, c’è un ragazzo sulla sedia a rotelle.

Vado avanti con la mia lettura, divorando la storia ad ogni minuto libero, e mi ritrovo Rossana con la paura di volare durante un lungo viaggio aereo intercontinentale. Ed ecco sopraggiungere una forte turbolenza nel volo Londra-New York, e Sebastian le chiede di parlare per distrarla. Un po’ come nel film French Kiss, uno dei miei preferiti, dove Kevin Kline litiga con Meg Ryan al decollo da Toronto verso Parigi, sempre per distoglierla dal panico. Solo che la turbolenza qui tra Rossana e Sabastian è molto più assassina… Ti odio, ti odio, ti odio Emily Pigozzi! No, ti adoro, accidenti!

Con un sospiro atterro a New York, mille luci scintillanti, la città che non dorme mai. Una cena di gala a cui presenziare in compagnia del Maestro Mahler, per la quale occorre un abito da sera, lungo, elegante. Seguo Rossana durante lo shopping e cosa sceglie lei? “Lungo fino ai piedi, di un verde intenso e di un meraviglioso tessuto scivolato che ondeggia in maniera perfetta ogni volta che mi muovo.” No… NO! Non è possibile! Pure il vestito verde, come il miooooo!! Io l’ho indossato per questa cena di gala qui: Dalla Scozia con amore. The MPC Gala 2019
Eh ma allora, lassù davvero mi prendete in giro!! Questo è un sassolino da dio diretto, che più di così non si può! Al vestito verde ero completamente persa per questa storia…

Ancora dovevo scoprire la straordinaria vita di Rosa e Franz Mahler, gli antenati di Sebastian, le cui vicende sono raccontate nel diario di Rosa, letto da Rossana durante la permanenza nell’antica dimora dei Mahler a Vienna. La trama di Rossana e Sebastian si intreccerà strettamente con quella di Rosa e Franz un secolo prima, entrambe accompagnate dal sottofondo intenso della musica dei musicisti Mahler.

Dovessi dare un voto a questo romanzo?
8 e 1/2, tenendo conto che i miei professori più del 9 non davano, perché il 10 è la perfezione, ma la perfezione non esiste. 😉
L’ho adorato, nonostante in mezzo ci fossero pure i Pooh, Al Bano e Romina Power. Però i Ricchi e Poveri li ascoltavo anch’io da bimba. L’ho adorato perché sono stata in gita a Vienna e mi è piaciuta molto la sua atmosfera, ho visto il Prater e la sua ruota panoramica, il palazzo della principessa Sissi, con il suo ritratto più famoso in abito bianco. Conosco a memoria i film con Romy Schneider, e come Rossana preferisco ricordare la favola.

Cara Emily Pigozzi, è colpa tua se dopo quella pausa pranzo, in cui avevo letto solo un paio di schermate dell’ebook, continuava a ronzarmi nella mente la canzoncina di “In fondo al mar” dal film Disney La sirenetta. La vita è ricca di bollicine, in fondo al maaaar…

Ho dimenticato di dirti il nome del tizio. Sebastian Mahler. Sebastian. Rimugino, facendomi rimbalzare il nome sulla lingua come se fosse una caramella. Come il granchio della Sirenetta. Rido, ricordando il compassato accento del granchio protagonista del film Disney, immaginando di averlo come datore di lavoro.[…] Suono, e mi accorgo di avere le mani che mi tremano mentre la testa continua a cantare imperterrita le note di In fondo al mar.

La trama dei sogni

Ho sempre amato la notte.
La notte per me è un luogo tranquillo, solitario, dove mi sembra quasi che nulla possa accadere. Di notte chiudo fuori i pensieri e mi concedo di staccare da ogni cosa. Di lasciarmi cullare, in attesa di affrontare un nuovo giorno.
Che poi, io, di notte, sto a letto come fanno quasi tutti, sì, e non mi dedico a chissà quali follie. Però… però non dormo.
Ascolto me stessa, ciò che sento, e i sogni lontani che si agitano nel mio cuore.
Gli stessi a cui, di giorno, non riesco a dare un nome.[…]
Mi chiamo Rossana Fiorentino e ai sogni, quelli veri, non ci credo.
O meglio, ho imparato fin troppo presto che la bellezza fatua di un’illusione è sempre destinata a infrangersi contro la durezza prosaica della realtà. I sogni, e la notte, sono l’unico posto in cui mi concedo il lusso di dimenticarlo, di essere solo una ragazza di poco più di vent’anni con la testa fra le nuvole e mille speranze.
Poi la sveglia suona, sempre troppo presto, e inizia un’altra giornata.

Rossana Fiorentino vive e lavora a Milano, la grande caotica città dove ha scelto di confondersi tra la gente, dimenticando i problemi che ha lasciato nel piccolo paese dove è nata e dove tutti conoscono le tragiche vicissitudini della sua famiglia. Non crede nei sogni, vuole solo vivere serena, tranquilla, finalmente libera dalle sue radici.
Divide un appartamento con l’amico Tommaso ed è grazie a lui che rimedierà un colloquio di lavoro: assistente per un musicista di successo. L’incontro con Sebastian Mahler è spiazzante, nulla a cui Rossana fosse preparata davvero. Non solo perché è giovane per essere uno dei più promettenti compositori di musica classica, e pure bellissimo, per non dire proprio sexy. Quello che non si aspettava è la sedia a rotelle su cui è seduto, a causa di una malattia degenerativa che l’ha colpito all’età di soli ventidue anni.

«Buongiorno. Mi scuso per il disordine.»
Sussulto. Anzi, sobbalzo proprio, quasi spaventata. E mi ritrovo stupita a fissare il proprietario della voce, venata appena da una nota di inflessione straniera. Ma è lui a sorprendermi più di tutto. Sebastian Mahler, il concertista, è giovane. Parecchio. Non deve essere tanto più grande di me. E soprattutto è affascinante, anzi, direi proprio attraente. Da paura, potrebbe definirlo Tommaso. Mi sta osservando con due occhi chiari, vivaci ed espressivi. Non di quell’azzurro acquoso e grigiastro così comune da trovare, ma un colore del cielo che saetta lampi di curiosità. Ha i capelli dorati, di un biondo attraversato da sfumature calde, legnose. È seduto a una scrivania antica e imponente, un computer portatile aperto di fronte a lui, vicino a giornali e riviste in inglese. Porta una maglietta nera dei Nirvana, braccialetti di pelle intrecciata, una felpa sportiva buttata a coprire lo schienale della sedia.
Sono senza parole. E non solo: resto impalata al centro della stanza, senza neppure l’ardire di stringergli la mano o di azzardare un qualunque contatto fisico.
«Tutto a posto? Benvenuta», sorride, scrutandomi e aspettando che mi decida a parlare.
Il granchio della Sirenetta, come no. Proprio uguale.

Ed è allora che Sebastian, il maestro Mahler o come lo dovrei chiamare, fa un gesto che non mi aspetto. Mi aspetto che, a questo punto, si alzi in piedi per congedarmi e salutarmi. E difatti si distanzia dalla grande scrivania in mogano che lo copre dalla vita in giù, con un movimento strano. Solo così la vedo, la sedia su cui è seduto. Una sedia a rotelle.
Deglutisco, cercando di dissimulare il mio stupore mentre lui aggira abilmente la scrivania per avvicinarsi a me. La sedia è compatta, di ultima generazione, e Sebastian la maneggia con assoluta disinvoltura, girando le ruote con le braccia magre ma toniche. Ha un bel fisico, non quello di una persona malata. E mi ritrovo a fissare con stupore doloroso le gambe immobili fasciate dai jeans sdruciti, i piedi racchiusi in un paio di scarpe da ginnastica con la suola intonsa, perfetta.

Rossana non conosce la musica classica e non ha mai sentito parlare, né ascoltato nulla, di Sebastian Mahler. Quando sta male, e succede spesso, Rossana si lascia andare sulle note del vintage italiano, tra Al Bano e Romina Power, i Ricchi e Poveri, i Pooh, Marcella Bella. Le ricordano le domeniche mattina a casa della nonna, con il sugo borbottante sul fornello e un passato di bambina così dolce e rassicurante, un passato in cui rifugiarsi quando il futuro non riserva niente di buono. Ma le note di Sebastian la prendono per mano e la fanno volare, più in alto di chiunque altro.

Di colpo, come se l’avessi evocato, una musica di pianoforte meravigliosa si diffonde per la casa. Scivola come un mare di cioccolato fuso, si srotola per le stanze come un nastro di velluto. Mi penetra sottopelle, questa musica. Mi fa sentire il gusto della vita, mi entusiasma e mi fa commuovere. Non è nessuna delle melodie che ho sentito nei video, probabilmente è un brano nuovo che sta provando per i concerti. È così bello e coinvolgente che abbandono di colpo ogni paranoia, e mi lascio cadere su un grande divano bianco coperto di cuscini colorati dai tessuti preziosi. Socchiudo gli occhi, completamente avvolta dalla musica, come da un manto fatato che mi trasporta in un mondo lontano e misterioso. La melodia raggiunge la sua catarsi, ed è così intensa che mi viene quasi da piangere. Tutto il mio corpo è attraversato da un brivido infinito, una sensazione di piacere assoluto.
È magico. È meraviglioso. È pieno di tutta quella vita che ancora non conosco. Mi racconta di passioni che non ho mai vissuto, di epoche mai esplorate, di luoghi esotici, incantevoli. Ha il potere di farmi sua, di trasportarmi lontano.
Io sono di quella musica. Completamente vinta.
[…] La musica ricomincia. Più lenta, dolce, poi cadenzata. Ogni tanto si interrompe, ritorna indietro ripetendo la stessa sequenza di note, come se Sebastian stesse componendo. In un istante sento il cuore battere a mille, come una grancassa nel petto. Ho pudore, rispetto di questa persona che non conosco, perché chi scrive una musica simile deve avere un universo immenso dentro. E il pensiero di trovarmi sola in quell’universo è magico, come un privilegio speciale. Un privilegio che mi terrorizza a morte.

Come ho avuto modo di imparare anch’io, non sempre chi sta in piedi è più forte di chi è costretto in una sedia a rotelle. Rossana è insicura dei propri desideri, soffre degli incubi che le ha lasciato una famiglia difficile, una madre vittima di un amore malato e un padre problematico, che le ha riempite di debiti e di creditori fuori dalla porta. Sebastian è in grado di infonderle sicurezza, nonostante la sua condizione, è sempre a suo agio nel mondo e riesce a farla sentire protetta, accudita, amata.

«Oddio», farfuglio terrorizzata, portandomi una mano al petto.
Un solo pensiero mi attraversa la mente. Morirò su un cavolo di aereo, precipitata nell’oceano gelido, senza aver mai dato un vero bacio d’amore, senza aver mai provato quelle emozioni bellissime che si leggono nei libri o che si vedono nei film. Morirò e basta, lasciando dietro di me solo fallimenti. Che fine del cavolo
Poi però vedo i suoi occhi su di me. Avverto la stretta decisa della sua mano, una mano capace di dare vita a una musica meravigliosa, destinata ad attraversare il tempo. E allora penso che, sì, ci sono modi decisamente peggiori di morire. «Ho paura», balbetto, in preda alla confusione, afferrandogli le dita.[…]
«Anche le hostess sono spaventate. Oddio, oddio», starnazzo come un disco rotto, mentre sento il panico dominarmi in modo incontrollabile. «Raccontami qualcosa», suggerisce Sebastian, cercando di mantenere un certo aplomb. Le sue mani sono fredde ma massaggiano le mie con delicatezza, con piccoli movimenti circolari e rassicuranti.[…]
«Non… io sono un casino. Un vero casino. Non ne combino una giusta. Sono perennemente in fuga. Io… non sono mai stata innamorata. Non so ancora cosa fare della mia vita. Non voglio morire qui!» esclamo, a un passo dal suo viso e aggrappata spasmodicamente alla sua mano, alzando di un tono la voce. Non sono l’unica passeggera in preda al panico, e se anche fosse non me ne importerebbe nulla.
Sono un fiume in piena di paura e di nervosismo.
«Non… non ho mai nemmeno dato un bacio vero!» esplodo, gemendo terrorizzata.
In quell’istante la luce nella cabina si spegne e riaccende di colpo. Ma non è questa la cosa più scioccante. Le labbra di Sebastian si sono appoggiate sulle mie, senza che potessi frenarle. Adesso la sua bocca morbida è sulla mia, mentre con una mano si appoggia al mio viso tremante. Mi assaggia, mi assapora, prima timida, poi sempre più decisa. È un bacio eterno, forte e volitivo, qualcosa che mi fa volare molto più in alto di questo giocattolo impazzito fra le nuvole. È qualcosa che mi lascia stordita, che desideravo più di quanto potessi ammettere.

Il bacio in aereo durante una terribile turbolenza e la paura di morire è un “classico”, funziona però solo con le lettrici che soffrono di vertigini, senso del vuoto, claustrofobia e attacchi di panico quando sono chiuse in una scatola di metallo volante a 11.000 metri da terra, in balia di un pilota, di due motori con ventiquattro bulloni e del destino. Lettrici come me, che ancora detesto volare e ogni volta chiedo se posso avere a fianco “quello lì”, che se proprio devo crepare, crepo felice… 😉
Standing ovation per questa scena, Emily Pigozzi.

Ma il mio personaggio preferito del romanzo? Marko Vladic, violinista da strapazzo, simpatico e ammaliante, con un sorriso e uno sguardo che stendono qualsiasi donna gli capiti a tiro. Marko cresciuto nella stessa popolarità di Sebastian, amici per la pelle accomunati dall’amore per la musica. E l’unico che sarà dare il consiglio giusto al momento giusto a quell’amico così insicuro della felicità che merita.
Mi sono piaciuti anche i capitoli dal punto di vista di Sebastian, che mostrano quanta debolezza e quanta forza possano convivere in un ragazzo così talentuoso, come la musica riesca a tenerlo saldo ad una vita così difficile. E come sia incantato da Rossana fin da subito.

E allora perché? Perché l’ho lasciata andare? Perché non mi sono unito a loro?
Autosabotaggio, Sebastian. Bello e buono.
Perché quel bacio in aereo non è stato casuale. Perché io avevo una voglia matta di baciarla, dal primo istante. E io non ne ho il diritto. Proprio per niente. Ma non ho armi contro di lei e contro quello che provo, se non l’indifferenza.

E basta, l’occhiatina alla trama di Rossana e Sebastian finisce qui, il resto vi aspetta in libreria o negli store digitali. 🙂
Posso solo aggiungere che è un viaggio meraviglioso tra Londra, New York, Berlino, Vienna, Milano e con un gran finale a Parigi, città che ho assaggiato anch’io per pochi giorni, e che mi è rimasta nel cuore, soprattutto perché ci ho incontrato la mia scrittrice preferita. Ve ne ho raccontato qui: Incontrare Diana Gabaldon al Livre Paris

La trama nella trama:
Rosa dal sud

Tra gli splendidi quadri affissi, degni di una pinacoteca, uno in particolare rapisce i miei occhi: ha almeno un centinaio di anni e ritrae una bellissima ragazza bruna, dall’aria fiera. Guarda dritta, come se scrutasse chi la sta osservando attraverso il tempo. Indossa un abito bianco, vaporoso e leggero, ed è ritratta tra il verde di un paesaggio silvestre. Ma è lei, senza dubbio, il cuore del dipinto. I suoi grandi occhi scuri sono così magnetici che non riesco a smettere di osservarla. La carnagione perfetta, le mani delicate, i capelli ricchi di boccoli bruni che le ricadono morbidi sulle spalle.[…]
«È una mia antenata. Italiana, anche lei. Si chiamava Rosa», mi spiega, osservando a sua volta il dipinto.
«Viveva in questa casa?»
«Ci ha vissuto, sì. Come anche un altro mio antenato, il famoso musicista, Franz Mahler. L’hai mai sentito nominare?» Faccio un cenno di diniego con il capo, sentendomi molto ignorante, mentre lui continua. «Non Gustav Mahler, quello più celebre. Lui non era nostro parente, solo un omonimo. Franz ha composto alcuni brani musicali molto noti, però. Valzer, soprattutto. E un’operetta piuttosto popolare, Rosa dal sud. La conosci senz’altro», mi spiega.

Durante la permanenza a Vienna di Rossana e Sebastian, ci spostiamo magicamente nell’Impero asburgico del 1914 e scopriamo le vicende delle contessine italiane, di Parma, Luisa e Rosa Marescotti. Due giovanissime sorelle, ma molto diverse nel carattere: la prima timida e riservata, molto legata alla tranquillità della propria casa di campagna, la seconda curiosa e audace, desiderosa di conoscere la sfavillante vita di una Vienna sempre in fermento, ricca di opportunità e fasti. Vengono accolte dalla zia Teresa, sposata al nobile viennese Von Hess.
Una seconda linea narrativa, peraltro bellissima, che ci viene introdotta dal diario di Rosa, custodito nella biblioteca del palazzo della famiglia di Sebastian. Questo romanzo racchiude due storie meravigliose al prezzo di una!

In una splendida Vienna, conosceranno i fratelli Von Mahler: il maggiore Heinrich, loquace e mondano, e il più giovane Franz, compositore e musicista, molto più introverso ma non meno affascinante. Rosa resterà subito ammaliata dai suoi occhi e dalla sua dolcezza, gelosa di quella musica che lo portava così lontano.

Voltandomi, vidi che apparteneva a un ragazzo alto, vestito con grande eleganza. Non doveva avere più di vent’anni, forse appena qualcuno in più: anche lui castano, con occhi grigi allegri e penetranti. Mi sentii a disagio: non avevo mai ricevuto uno sguardo come quello, mai nella mia vita. E il pensiero mi fece sentire strana, forse sbagliata. Come se quello sguardo fosse così fuori posto, tra tutte le emozioni che dovevo affrontare.[…]
«Incantato.» Heinrich ci fece la riverenza. Eppure, anche durante il suo inchino appena accennato, mi sembrò che i suoi occhi non smettessero per un istante di studiarmi. Aveva un non so che di profondo, di sottilmente inquietante. O forse ero io, che non avevo mai avuto a che fare con un ragazzo così brillante, audace e ricco di fascino. La vita a Vienna esulava da ogni aspettativa che avrei potuto avere per il mio futuro, ed erano bastati pochi giorni per accorgermene.[…]
E lì, in piedi, a osservare la danza piena di armonia dei professori d’orchestra che suonavano, c’era un ragazzo. Somigliava molto a Heinrich, ma notai subito qualcosa diverso: il suo sguardo era perso nella musica, come lontano, in un altro mondo, in una bolla dove nessuno poteva raggiungerlo.
«Permettetemi di presentarvi mio fratello minore, Franz Karl Von Mahler. Per voi soltanto Franz.»
Si voltò verso di noi e per la prima volta potei ammirarlo, i suoi occhi di un meraviglioso verde azzurro intenso, i capelli appena più scuri di quelli del fratello. Fece un inchino cerimonioso, senza quasi osservare me e Luisa, e tornò a concentrarsi sulla musica…

Anche qui c’è un bacio tra le nuvole, nel posto più romantico di tutta Vienna: la ruota panoramica del Prater!
Un altro bacio rubato, per altro… ah, noi lettrici di romanzi rosa non ne possiamo fare a meno. 😀

L’intera città di Vienna si distendeva davanti ai miei occhi, in tutto il suo splendore. I campanili dello Stephansdom e della chiesa di San Carlo svettavano su tutto il resto, sulle case, sull’umanità che scorreva e palpitava sotto di noi, lontana.
«Oh! Sembra tutto così piccolo», sussurrai, con voce tremante. La stretta della mano di Franz non mi aveva lasciata, anzi: si fece più intensa, più calda.
«Vi piace?»
«È uno spettacolo meraviglioso.»
«Sì. Lo è», sussurrò Franz, ormai vicinissimo al mio viso. I suoi occhi sembravano leggermi dentro.
E mi baciò. Lui mi baciò, semplicemente, senza riuscire ad arrestarsi.
E io mi lasciai baciare, anzi: le mie labbra che non conoscevano nulla si scoprirono audaci, sembrarono sapere esattamente cosa fare. Poi la cabina ebbe un piccolo sobbalzo, e ricominciò a muoversi. Senza nemmeno accorgerci, ci ritrovammo fra le nubi, nel cielo, lontani da tutto, così vicini ai raggi del sole che scaldavano piacevolmente l’interno della cabina.
In alto. Come non eravamo mai stati.
Così tanta vita ci aspettava, anche se non potevamo saperlo. Ma tra i molti che avrei vissuto, a volte persino mio malgrado, quel bacio sulla ruota del Prater fu senza dubbio uno dei momenti più incredibili ed emozionanti.

Ma l’Europa era in fermento, la guerra minacciava da ogni confine e non bastavano le buone intenzioni per scongiurarla. Nel giugno del 1914 accadde qualcosa di irreparabile: l’assassinio dell’erede al trono Francesco Ferdinando e della sua consorte, in visita ufficiale a Sarajevo. Franz Von Mahler, convinto patriota e fedele al suo imperatore Franz Joseph, ne viene letteralmente sconvolto. L’intera città cade nello sconforto generale. Nemmeno un mese dopo, l’Austria-Ungheria dichiara guerra alla Serbia, iniziando il primo grande conflitto mondiale.
I giovani vengono chiamati alle armi e i fratelli Von Mahler si arruolano per difendere i valori in cui credono fermamente, ignari di quanto dolore e sofferenza li attende nei campi di battaglia. Non solo la vittoria, soprattutto il ritorno a casa è un futuro terribilmente incerto.
Prima di partire per il fronte, Franz consegnerà a Rosa l’operetta composta pensando a lei, Rosa del sud.

Non vi svelerò di più di questa seconda trama, ma lascio che sia la stessa autrice Emily Pigozzi a spiegarvi, nella nota in fondo al romanzo, il motivo di questo straordinario inserto:

Sono sempre stata innamorata della Vienna degli Asburgo. Il pensiero di quell’impero scintillante, eppure già decadente e destinato a una drammatica fine, mi ha sempre affascinata e accompagnata, in tutta la mia vita.
In questo romanzo sono nascosti molti piccoli e modesti omaggi, tanti particolari che raccontano di questa mia passione. La storia di Rosa e Franz parte da lontano, e mi ha fatto compagnia per tanto tempo nella mia fantasia. Già dal nome del protagonista la mia storia vuole rendere omaggio proprio al sovrano simbolo dell’impero, quel Franz Joseph che ha amato oltre ogni cosa il suo regno, con l’unica debolezza nell’amore romantico per la moglie, la leggendaria imperatrice Sissi. Ma non solo. Ho voluto raccontare dell’epoca del valzer, e omaggiare la storia così intensa e particolare della famiglia Strauss e dei suoi componenti. Rosa dal sud, l’operetta di Franz, si ispira, nel titolo, alla famosa composizione di Johann Strauss Rose del sud. Vi suggerisco di ascoltare queste musiche splendide, perché racchiudono alla perfezione lo spirito del romanzo.
Anche il cognome Mahler vuole essere un piccolo tributo a un grande musicista dallo stile incendiario e innovatore, quel Gustav Mahler direttore della Wiener Staatsoper tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, e alla sua vita incredibile. La storia d’amore con la sua musa, la bellissima e talentuosa moglie, Alma Mahler Schindler, è stata di grande ispirazione anche per me.

La musica della trama

Ci fronteggiamo, Rossana e io. Dopo che le ho detto quelle parole, ho visto la sua espressione aprirsi, diventare un raggio di sole che attraversa le nuvole e ti arriva al cuore. Ed è un tempo bellissimo, senza più oscurità. Quello che vorrei per lei, che ho desiderato per lei da ancora prima di conoscerla, quel mattino, nella mia casa di Milano, per quella specie di colloquio di lavoro. Se penso a lei, penso a tutte le musiche che non ho ancora scritto, a combinazioni di note sorprendenti e straordinarie, come la musica di Erik Satie, struggente, piena di trame nascoste, semplice ma traboccante di passione.

La musica è una componente essenziale di questo romanzo, perciò mi sono anche data all’ascolto. Devo ammettere che non conoscevo Erik Satie ed è stato piacevole scoprirlo, nell’opera credo più famosa (stando alle visualizzazioni su YouTube), la Gymnopédie No. 1.

«Che compositori ti piacciono?» mi sta domandando Rossana, rimettendosi a sedere e sistemandosi una ciocca ribelle di capelli castani dietro l’orecchio.
«Chopin», rispondo secco, mentre cerco di tenere a bada l’emozione. «Fryderyk Chopin è in assoluto il mio preferito.»
E le mani corrono come dotate di vita propria sulla tastiera, ripercorrono il Notturno e le sue note struggenti e magiche, così adatte a questa tarda sera.

Beh, Fryderyk Chopin non ha bisogno di presentazioni, nemmeno il suo Nocturne op.9 No.2, che anche voi come Rossana avrete sentito in qualche spot pubblicitario in televisione… 😀

La musica di Sebastian mi culla, culla ogni mio sogno, anche quelli che non sapevo di avere. Mi fa credere in un domani migliore, in un mondo dove posso essere felice, sperare nella gente e nel destino. Un mondo sotto forma di favola, una trama con appena qualche piccola imperfezione, ma comunque straordinaria.

Ma come ascoltare le composizioni di Sebastian, che esistono solo in questa trama?
Ancora prima di giungere alle note dell’autrice in fondo al romanzo, dove svela quali musiche l’hanno ispirata per scrivere queste due storie intrecciate, avevo pensato proprio a Ludovico Einaudi e Night era la melodia che mi risuonava amplificata in testa. Mentre per il duetto tra Sebastian e l’amico violinista Marko Vladic ho pensato a Experience. Ci ho indovinato Emily? Credo di no. Il bello della scrittura è che parte della magia è lasciata al lettore e ognuno ha i suoi personali incantesimi. 😉

Un ultima considerazione: riuscire a far sentire la musica solo descrivendola è bravura. Riuscire a far percepire le note e le melodie, lasciando comunque al lettore la facoltà di immaginarsele in sintonia con se stesso, è bravura. Non ci sono paragoni, soprattutto per un compositore che esiste solo nella carta, ognuno ascolterà un’armonia diversa nella propria testa. Bisogna amare tanto la musica per tradurla in parole così vivide, essere in contatto con la propria melodia interna ed esporla agli altri. Essere musicopatici, come me.
Ti ho sentita Emily, grazie. I concerti di Sebastian Mahler erano meravigliosi. 😀

L’unicità della trama

Una storia d’amore dove lui è gravemente malato e lei sana, sorridente e bellissima ricorda sicuramente la trama di Io prima di te di Jojo Moyes, di cui non ho letto il romanzo ma visto solo l’omonimo film con Emilia Clarke e Sam Claflin. E ancora prima l’antesignano Scelta d’amore – La storia di Hilary e Victor pellicola con due giovanissimi Julia Roberts e Campbell Scott, liberamente tratta dal romanzo Dying Young, tradotto in italiano con Caro agli dei, di Marti Leimbach. Ma le differenze con queste storie sono tante, per questo non posso parlare di trama scontata, tutt’altro.

Il protagonista maschile non è ricco e annoiato, Sebastian è un musicista di talento, che esce da una casata importante ma decaduta (l’antico palazzo a Vienna è stato diviso e venduto, tenendo solo l’appartamento padronale, lussuoso certo, ma comunque un terzo degli antichi fasti) ma si guadagna ciò che ha. Combatte una malattia degenerativa, ma sta meglio di Victor in Scelta d’amore e potrebbe anche vivere a lungo con le giuste cure, pur nell’incertezza del futuro. Ha deciso di vivere, al contrario di Will in Io prima di te, anche se Sebastian si ostina a rimanere da solo, convinto che nessuno voglia condividere la sua malattia e il suo destino. Sebastian può muoversi in autonomia, Will è completamente paralizzato dal collo in giù, ma dopo aver incontrato Louisa Clark non poteva davvero annullare tutto? Siamo sicuri?
Dovete assolutamente vedere il film Ogni tuo respiro, la storia vera di Robin Cavendish che a soli 28 anni, e con un figlio in arrivo, si ammala di poliomielite e rimane paralizzato, attaccato a un respiratore per sopravvivere, gli diagnosticano solo 3 mesi di vita ma lui non si arrende, progetta una carrozzina con un respiratore incorporato, per potersi muovere. Vivrà per altri 36 anni, il più longevo degli ammalati di polio.

La protagonista femminile Rossana non è la solita ragazza ingenua della classe operaia, non è come l’ingenua Hilary in Scelta d’amore (che assomiglia fin troppo alla Vivian di Pretty Woman) e non è nemmeno come la solare Lou di Io prima di te, sempre pronta al sacrificio dei propri desideri per quelli altrui. Rossana è tutto un altro personaggio, con un passato difficile alle spalle, un padre alcolizzato che vende la propria famiglia al gioco, una madre succube di un amore malato, è una figlia che scappa di casa e si laurea da sola, in lingue straniere, per avere un futuro migliore. Le manca solo il coraggio di affrontare i ricatti della madre.

Rossana viene scelta come assistente, non come infermiera. Non deve soccorrere Sebastian mentre vomita la chemioterapia o mentre combatte per un soffio d’aria durante un raffreddore. Sebastian è forte e caparbio, non vuole una badante al suo fianco, solo una vera segretaria per gestire gli impegni (così dice, anche se poi scopriremo che la trama cominciava ancora più lontano… 😉 )
Alla fine della storia non sarà Rossana a rincorrerlo supplicandolo di vivere e rimanere insieme, ma sarà proprio lui ad andarsi a riprendere quello a cui stupidamente aveva chiuso la porta in faccia. Solo che non troverà la principessa ad attenderlo a braccia aperte.

Ultima differenza sostanziale: c’è un lieto fine, alleluja!
E’ fin troppo facile far morire Will in Io prima di te, tante lacrime alle lettrici per consacrare facilmente al bestseller. Eh no, la vita non è così semplice, non tutti nascono nei castelli e possono permettersi la clinica svizzera dove lasciare la disabilità dolcemente nel sonno. Avrebbe avuto lo stesso successo quel libro se lui avesse deciso di vivere? Dubito.
Quando in una storia d’amore uno dei due muore è perché all’autore del romanzo piace vincere facile. :/

In quanto alla storia parallela, il diario di Rosa Marescotti e la sua vita nella Vienna del 1914, mi ha alquanto sorpreso.
La mia idea iniziale era totalmente differente: Franz Von Mahler sarebbe rimasto disperso per sempre, perduto in battaglia, senza una tomba dove rimpiangerlo, perché nella struttura ideale del romanzo la prima storia contemporanea termina col lieto fine, in contrasto con la seconda storia tragica, l’amore di Rosa smarrito per sempre. Mi immaginavo che lei, rimasta vedova da giovane, usando il potere e le ricchezze del defunto marito, il maggiore dei fratelli Von Mahler, avrebbe riportato in vita le memorie del suo amato Franz, le musiche e le lettere. Non mi aspettavo proprio per niente il finale scelto da Emily Pigozzi, la fortuna non l’avevo contemplata, talmente sono assuefatta da finali drammatici…

Parole e musica, che ne pensate?

Se io mi spendo una settimana e più per scrivere una recensione del genere, potete facilmente capire quanto mi sia piaciuto il romanzo.
Non lo faccio per tutti, non sono una book blogger, non accetto pagamenti né sponsorizzazioni, mi impegno solo per i libri che mi hanno lasciato una traccia indelebile. Romanzi che mi capitano per caso, meglio dire, per destino.
Anch’io scrivo con la musica in testa. Spesso sono canzoni ascoltate per caso ad ispirarmi, non melodie classiche, è più facile che sia rock melodico, più dei giri di piano sono affascinata dalle scale della chitarra elettrica.
E per voi lettori? Quanto è importante la musica associata ad un libro?

Ah, sappiate che ho appena acquistato anche il prequel di questa storia, La perfetta melodia del cuore, 65 pagine di Rossana e Sebastian prima che s’incontrino nel romanzo che ho appena terminato. Vi saprò dire… 😉

A volte, nascondendosi, si spicca più del gioiello più prezioso. E ognuno di noi, per il solo fatto di esistere, ha fatto già la differenza per qualcosa.
La trama dei sogni, Emily Pigozzi

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Comments (6)

Giulia Mancini

Dic 05, 2021 at 7:54 PM Reply

Ho letto diversi libri di Emily Pigozzi e scrive molto bene, il livello della sua scrittura è molto più alto della media. La storia che descrivi sembra intrigante, solo che negli ultimi tempi sono meno attratta dalle storie d’amore, prediligendo i gialli. Riguardo alla musica associata a un libro, mi piace soprattutto associare le parole del testo di una canzone (come ho fatto nel romanzo “l’amore che ci manca”), ma non succede sempre. Non scrivo però ascoltando musica, preferisco il silenzio.
Ho visto il film “Io prima di te” e mi è piaciuto, anche se il fatto che lui vivesse in un castello mi ha fatto un po’ pensare, un invalido povero in canna avrebbe avuto lo stesso impatto? Sono situazioni difficili che probabilmente devono essere agevolate sotto qualche aspetto, anche il tipo di invalidità aiuta, nel caso de La trama dei sogni lui è più autonomo, deve solo accettare la possibilità di farsi amare.

Barbara Businaro

Dic 06, 2021 at 10:57 PM Reply

Le mie letture spaziano parecchio: ho letto questo romance in ebook, in contemporanea con il cartaceo di Harry Potter e un romanzo breve-storia vera di un’autrice locale. Ma avevo appena finito il giallo Susan a faccia in giù nella neve di Carol O’Connell. 😉
Sto anche facendo “pulizia” tra gli ebook, una volta acquistati, rischio di perderli dentro una ricerca che non funziona sul Kobo…
Un invalido povero in canna avrebbe avuto lo stesso impatto? Dipende da come una storia viene raccontata. Se si vuole mostrare che la ricchezza non è tutto quando manca la salute, ha un senso il castello e la vita lussuosa, in contrasto con chi ha la salute ma manca di opportunità. Però ho visto personalmente meravigliose storie d’amore tra la gente comune che lotta la disabilità con mezzi ristretti. Poi un altro romanzo a cui ho pensato è Colpa delle stelle di John Green, anche di questo c’è il film. Un amore che ha già un destino segnato, senza possibilità di scelta per entrambe i protagonisti e senza ricchezze, e forse molto più vivo.

Sandra

Dic 06, 2021 at 12:07 PM Reply

Sono davvero felice di avertelo suggerito, oltretutto in super sconto, che male non fa.
Di Emily Pigozzi ho preferito La voce del mare, forse perché si svolge in parte in Grecia. Per quanto Vienna piacque anche a me quando la visitai.
Comunque due cose su tutto: Emily ha fatto una grande gavetta e sono felice che ogni tanto l’editoria di fascia alta possa riconoscere il valore di autori come lei, e tu, tu cara Barbara, sai sempre entrare nel vivo delle storie, delle cose, con dei post lontani anni luce da certi marchettoni delle varie bookstagrammer da trilioni di follower che spesso non fanno che scrivere due righe smilze e riportare la quarta di copertina.

Barbara Businaro

Dic 06, 2021 at 11:08 PM Reply

Mi segno allora La voce del mare, magari per una lettura primaverile-estiva. 😉
Mentre cercavo i link da inserire nel post, ho notato infatti una bella collezione di pubblicati di Emily Pigozzi, dal self-publishing alle case editrici minori fino a questo con Sperling & Kupfer. Gavetta, appunto. La seguo da un po’ su Instagram e mi sono guardata qualche sua video intervista su YouTube (ero curiosa di sentire la musicalità della sua voce, visto che la musica è parte importante del romanzo 🙂 ).
Poi i miei post sono frutto dell’amore per le storie, alla fine pubblico qui su webnauta tutto quello che comunque mi perdo a scoprire sul libro che ho appena letto. E’ la mia curiosità, semplicemente la condivido con voi. Così come ricevo sempre bei consigli di lettura, spero di poterne anche offrire.

Darius Tred

Dic 10, 2021 at 10:05 PM Reply

“Parole e musica, che ne pensate?”

Ti giro questa: me l’ha girata il tuo amico Emme tempo fa.
Quando mi ha raccontato l’ultima storiaccia.
Che non ho ancora finito di somatizzare. Ma ci arrivo…

(…e scusa per il commento off-topic)

Barbara Businaro

Dic 14, 2021 at 4:04 PM Reply

Ah, che salto nel tempo mi hai fatto fare! Avevo dimenticato questo film meraviglioso, Lezioni di piano, con una Holly Hunter pazzesca (non per niente Oscar come migliore attrice), nonché Harvey Keitel e Sam Neill eccezionali. Lei, vedova scozzese (!!) e muta fin dalla nascita, comunica solo tramite le note del suo piano e il linguaggio dei segni interpretato dalla figlia piccola. Solo la musica però al posto delle parole che una bambina non può ascoltare… 🙂

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