Vita da sedile
Sono un sedile d’auto.
Precisamente di una vecchia Fiat Panda, 1200, color bianco. Siamo stati accoppiati nel lontano 1992, in Polonia, credo. Sicuramente quella non era lingua italiana ed abbiamo fatto un lungo viaggio in treno. Che emozione il vento! E poi un tragitto più corto nella parte bassa di una bisarca. E lì soffrivo di claustrofobia.
Ho passato qualche mese nascosto dentro una concessionaria, finché finalmente una giovane coppia con bimba piccola ci ha acquistato. E da allora ne ho visti di sederi appoggiatisi sopra. Non potete nemmeno immaginare le cose che possiamo raccontare!
Sono un sedile anteriore, lato guidatore, il più usurato. Con poggiatesta in plastica morbida, seduta e schienale in tessuto rosso-arancio, oramai un po’ sbiadito dal tempo e segnato dai jeans e dalle loro borchie. Odio le borchie! Quando mi strisciano, fanno un male cane!
Ci siamo sempre appartenuti, la Panda ed io.
Mai stati scalfiti più di tanto. Si, la carrozzeria l’han ritoccata quando la mamma ha preso il paletto, con la retro, ma io non ho subìto danni.
La mamma era la signora Clara, la nostra prima proprietaria. Era terribile al volante. Ora, già subire l’andirivieni della posizione sulle guide, ogni volta che si scambiava l’auto col marito, perché lei aveva le gambe corte, era una bella rottura…ma con lei ho sofferto delle allucinanti artrosi, perché sedeva sempre in punta della mia seduta e sempre dando peso alla chiappa destra! Ancora oggi la mia gommapiuma è irrimediabilmente rovinata in quell’angolo!
Siamo stati dieci anni con la signora Clara, si può dire che la Panda è cresciuta con quella famiglia. L’abbiamo portata noi all’ospedale di corsa per la nascita del secondo figlio, un maschietto petulante che chiamarono Luca. Eravamo sempre lì quando la primogenita Paola si nascose nel parcheggio del condominio, appoggiata al baule posteriore, per dare il suo primo bacio. Che tenerezza, ci siamo sciolti tutti! Ed eravamo sempre noi a subire le pedate di Luca sulle fiancate quand’era incazzato coi genitori perché non gli regalavano i Lego nuovi. E fui io in particolare a sopportare la tensione nervosa di Paola alla sua prima lezione di guida con foglio rosa, col papà Carlo che la tramortiva di indicazioni urlate e imprecate!
Un decennio intenso, insomma. Poi, per fortuna nostra, Paola prese la patente e decisero di regalarle un’altra auto. Non credo saremmo sopravvissuti alla sua guida disastrata.
Con i miei colleghi qui non si parla molto.
Sedile lato passeggero è molto silenzioso, sonnecchia quasi tutto il tempo e la maggior parte delle volte apre bocca per lamentarsi dei suoi ospiti, per pochi che sono. E più anziano di me, perché ha passato più tempo dimenticato in magazzino prima di venir montato qui.
Sedile posteriore invece è un vero rompipalle. I primi anni faceva lo sbruffone: che lui è più grande di noi, è più comodo e siccome lo utilizzavano raramente, sarebbe rimasto più nuovo rispetto a noi.
Poi la vita è cambiata anche per lui, nel periodo del negozio di riparazione elettrodomestici, che aveva necessità di spostare merci e quindi giù! Lo abbassavano a 90 e via di scatoloni pesanti sulla schiena. Per lui è stata una forte umiliazione, ma anziché zittirsi una volta per tutte, è diventato puntiglioso.
Per non parlare di quella volta che, ribaltato anche il sedile passeggero, il tecnico tentò in tutti i modi di infilare nella Panda un frigorifero intero! Stavamo andando tutti fuori di matto! Ovviamente, l’impresa non riuscì e qualche mese dopo la Panda veniva sostituita da un Ducato nuovo fiammante.
E noi finimmo in una carrozzeria, come auto sostitutiva, il periodo peggiore. Siamo stati bistrattati dal cliente di turno, che non si faceva nessun minimo riguardo verso la Panda, tanto non era cosa sua. Quante ne abbiamo viste!
Come quella volta che ci han dato per un paio di giorni ad un uomo taciturno, sempre ben vestito e dai modi impeccabili. Non riuscivamo a capire che lavoro facesse, non sembrava avere un’occupazione in particolare. Finché una notte s’è dimenticato delle bustine di roba bianca su sedile passeggero. Siamo stati in ansia fino al mattino quando se l’è riportate via. Se si fossero aperte anche per sbaglio, chissà che fine ci facevano fare per recuperarne il contenuto!
Poi ci siamo rifatti gli occhi, e la tappezzeria, con il gigolò. Una settimana fantastica quella! Tutte quelle curve sode che ci accarezzavano e fremevano sopra il nostro tessuto. Un via vai di biondine appariscenti, brunette scosciate e rosse accaldate! Non s’è fatto mancare niente davvero quel ragazzo, ogni sera una diversa e non siamo riusciti a sapere come si procurasse tanto ben di Dio, ma eravamo strafelici di condividere. Sudavamo anche noi con lui. Proprio uno spettacolo in prima fila, un corso intensivo di kamasutra che nemmeno penseresti fosse possibile dentro una Panda! Avessimo potuto, gli avremmo fatto l’applauso finale!
Sempre così? No, c’era anche gente un po’ malata…come la maniaca della pulizia, quella signora un po’ impettita che ogni volta puliva il volante con il vetrix e mi metteva una tovaglia di carta sopra prima di sedersi. E la cambiava di continuo! Pure su sedile passeggero dove posava la borsetta. I tappetini però li ha riconsegnati pieni di fango e sterco. Quando una vuol vedere solo quel che le fa comodo!
Il peggiore comunque è stato l’omino delle puzze. Cinque giorni di vera agonia, quasi passati in apnea! Ragazzi, quell’uomo aveva davvero dei seri problemi intestinali! Una produzione così continuativa e pestilenziale da non sembrare nemmeno un essere umano! Quando ci restituì in carrozzeria, il meccanico lasciò la Panda a porte aperte per una settimana, dopo averci lavato e sanificato in ogni angolo. E ancora mi pare di sentirne l’odore!
In fondo furono bei tempi quelli. Nonostante tutto, ci siamo parecchio divertiti qua dentro.
Poi ci hanno considerato troppo vecchi e indecenti per rappresentare ancora il marchio come auto di cortesia. Così siamo stati rivenduti a basso costo ad una coppia di anziani.
Ma almeno i nostri ultimi giorni li passiamo serenamente, sperando non ci rottamino in fretta. Ma non credo lo faranno, ci trattano come un piccolo tesoro! Abbiamo un gran garage tutto nostro, sotto la casa, ed è ben riscaldato dalla cucina sopra. Nonno Gino ci lava ogni quindici giorni, ci passa pure la cera! A me in particolare mi aspira tutto e mi passa una spugnetta con delicatezza. Poi mette sempre l’alberello profumato, sembra di stare in paradiso.
Mi fa tenerezza quando lui accompagna la moglie in palestra la mattina e prima che scenda le dà un bacio. E quando torna a riprenderla a mezzogiorno e lei sale, le dà un altro bacio e le chiede com’è andata. Non c’è da stupirsi se stanno insieme da cinquantacinque anni.
Sapete che vi dico? Io li invidio questi umani. Hanno infinite possibilità, infinite scelte. Certo, soffrono anche, perché sbagliare è facile e farsi del male anche. Ma è un prezzo onesto anche per un solo secondo di piena felicità.
Almeno questo è il mio pensiero.
Il pensiero di un povero sedile.
(c) 2014 Barbara Businaro
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