I trolls esistono e ti rubano i calzini. Ma solamente quello sinistro. Che ci faranno poi... Un racconto per voi

I trolls esistono e ti rubano i calzini

Mattia sta cercando disperatamente di infilarsi i jeans e il maglione allo stesso tempo, magari pure di agganciare l’orologio. Non ha sentito la sveglia e ora deve proprio correre. Fortuna che quella mattina era passato il camion della raccolta rifiuti, con una bella frenata davanti casa da far tremare tutte le finestre. Quello lo aveva riscosso dal sonno profondo.
“La colazione è pronta! Sbrigati, fai tardi alla prima ora!” La voce di sua madre sale imperiosa lungo le scale. Mattia rovista sotto il letto in cerca delle sneakers e poi fruga tra gli indumenti sepolti sulla poltroncina, per rinvenire un paio di calzini ancora utilizzabili. “No, niente. Eppure mi pareva fossero qui… Ah, eccone uno.” Butta per aria magliette e felpe, diversi pantaloni e il pigiama, ma non trova l’altro compagno del calzino nero con lo stemma. “Ah, c’è anche questo però.” Trova stavolta un calzino a righe blu. Dentro lo zaino sbuca pure un altro calzino rosso scuro con quadri azzurri. “Dove diamine sono gli altri? Sono tutti singoli… si sono scoppiati?!”
Corre in bagno e rovescia il cesto del bucato pieno di indumenti sporchi. Li separa veloce sul pavimento, senza trovare nulla. “Arghhh! Va bene mi arrendo!” Paonazzo in volto, ritorna nella sua camera da letto e apre il cassettone, per prendere un paio di calzini puliti. Niente, l’angolo dove sono riposti di solito è vuoto. “Oh cavolo, li ho finiti tutti! Non è possibile!” Mattia si blocca per un attimo, sbattendo le palpebre incredulo. Strizza spesso gli occhi. Sua madre crede sia un pericoloso tic nervoso, da quindicenne alle prese con le ansie dell’adolescenza, per Mattia invece un modo istantaneo di mettere a fuoco la realtà. Di essere sicuro di non dormire, e di non sognare, di avere compreso bene la situazione, di avere osservato tutto correttamente intorno a sé. Troppe volte spera davvero di sbagliarsi, ma il presente spesso supera la fantasia.
Anche adesso: non ci sono proprio più calzini. Sospira, all’ennesimo richiamo di sua madre dalla cucina. “Va bene, cambiamo tattica.” Si toglie i jeans corti alla caviglia per mettersi invece quelli lunghi col risvolto. “Questi nasconderanno lo scempio…” Si infila il calzino a righe blu e quello rosso scuro con quadri azzurri. “Forse da lontano si assomigliano. Forse.”
Solleva lo zainetto da terra e ne controlla velocemente il contenuto. Afferra il giubbotto, si mette il cellulare in tasca e si fionda giù per le scale. “Mamma, faccio troppo tardi…” Prende due fette di pane dal ripiano, ci spalma due cucchiai di crema al cacao e poi se le infila in bocca, bofonchiando un “Ciao” sconnesso in saluto.
Sul marciapiede al lato opposto della strada lo attende il suo migliore amico Nicco, in verità all’anagrafe Nicolino, ma il diminutivo del suo vero nome gli sta male essendo il più cresciuto di tutta la classe. Così per tutti è diventato Nicco, con due “c” belle ampie quanto il suo torace. Distoglie lo sguardo dallo schermo del suo smartphone e solleva un sopracciglio alla vista di Mattia giungere trafelato, mentre mastica qualcosa. “Che è successo? Di nuovo la sveglia? Hai fatto tardi ieri sera sulla bacheca di Astrid-La-Magnifica?” Sorride sornione all’imbarazzo di Mattia che diviene porpora all’istante.
“NO. Cioè sì, un pochino, ieri sera… ma non è quello. Mi sono spariti tutti i calzini. Mia madre deve aver fatto casino con quelli puliti, se li sarà tenuti lei. Però sono scomparsi anche quelli che indossavo ieri. Boh.” Si incamminano per prendere l’autobus per la scuola in fondo alla strada.
“Devi avere qualche troll per casa…” mormora l’amico pensieroso.
“Eh? Troll? Ma che dici? Non ci sono troll!” Mattia non riesce a trattenere una risata. Nicco se ne esce spesso con affermazioni strane.
“I trolls esistono eccome, e ti rubano i calzini, ti dico. Solo quello sinistro però. Chissà che se ne fanno di tutti quei calzini sinistri… Magari i trolls hanno solo piedi sinistri.” Volge lo sguardo in alto, figurandosi queste creature nella sua mente.
“In effetti, ora che ci penso… ho trovato solo calzini destri!” Mattia in quel momento stava indossando due calzini destri, per fortuna elasticizzati da non sentire poi così differenza.
“Vedi? Lo sanno tutti! I trolls ti rubano i calzini sinistri. Il motivo è sconosciuto, però lo fanno!” Nicco stringe le spalle, mentre controlla una notifica sul cellulare. “Si muovono solo di notte comunque. Ti basterà andare a letto con tutti i calzini addosso. Non credo verranno a toglierteli…”

“Avevo dimenticato che stamattina c’era l’ora di Ginnastica, miseriaccia!” Mattia entra nello spogliatoio maschile della palestra a testa bassa. Già normalmente le attività fisiche non sono in cima alle sue preferite, ma a scuola è una vera agonia. Specie quando la palestra è unica e poco distante ci sono le ragazze che ti osservano.
“Ti sei dimenticato il cambio?” gli chiede Nicco, seguendolo a ruota.
“No, l’avevo già preparato ieri sera.” Apre il fondo dello zaino e toglie un sacchetto con tutto il necessario: pantaloncini, maglietta, le scarpe da ginnastica e i calzini in spugna. “Oh merda. Ce n’è solo uno!”
Nicco si avvicina. “Ed è un calzino destro. Che ti avevo detto io? Hai un troll che gira per casa…”
“Si certo, come no!” Mattia non sa se ridere o disperarsi. Dovrà tenere i calzini spaiati addosso proprio durante quella lezione, in bella vista di tutti i compagni. Può già sentire l’eco delle risate che seguiranno al suo ingresso nella palestra principale. “Per curiosità, come mi tolgo dalle scatole questo fantomatico troll ruba calzini?”
Nicco risponde da sotto la maglietta colorata della sua squadra di calcio locale, talmente grande da poter essere usata come vela per una barca, prima di lasciar sbucare la testa in alto. “Oh, è semplice. Non sopportano il suono delle campane, qualsiasi tipo di campane, dai campanacci dei tori alle campanelle scacciapensieri. Ti basterà metterne qualcuna alle finestre, così non entrerà più.” Appoggia la mano sulla spalla dell’amico, vedendolo scoraggiato al pensiero. “Non ti preoccupare. Ne ho sicuramente in soffitta, te le porto io.”
“Avanti, uscite dagli spogliatoi!” Il professore stava richiamando tutti all’appello. Mattia deglutisce l’improvvisa salivazione accelerata. “E’ ora di affrontare la folla…”
Nicco gli si para dinanzi. “Ti precedo io. Tu fa finta di niente, non dargli corda, qualsiasi cosa dicano.”
Nemmeno due passi sotto i potenti riflettori della palestra, nemmeno il tempo di schierarsi in fila di fronte all’insegnante, che i risolini giungono da ogni parte. Mattia vorrebbe seppellirsi all’istante. Nicco inizia a ringhiare rabbioso in ogni direzione, a difesa dell’amico e monito per i compagni. “Lascia stare…” gli mormora Mattia. “Non ne vale la pena. Poi il prof se la prende con te.”
Lei lo sta guardando. Astrid-La-Magnifica. Non può vederla in viso perché si trova alle sue spalle, Mattia l’ha scorta mentre entrava nell’arena. Ma sente i suoi occhi puntati sulla schiena. Meglio, sulle sue caviglie. Che figura micidiale. Con questa, il punteggio scende in picchiata. Qualsiasi illusione di ottenere la sua amicizia, beh qualcosina più dell’amicizia, svanisce nel profondo nulla cosmico.
E poi arriva il vero troll della scuola, il bulletto di turno, ce n’è sempre uno in ogni film, poteva mancare in questo liceo?! Peter Spaccaossa, all’anagrafe un tenerissimo Gianpietro, tale per cui ci si chiede se non siano nomi così arcani e fuori moda a definire certi caratteri controversi. “Ti sei svegliato male stamattina, svitato? Che ti sei messo ai piedi? Calzini da femmina?!” Seguono risate sguaiate dei compagni.
Eccola Astrid, biondissima, una nuvola leggera di sorrisi e riccioli, due occhi azzurri luccicanti, come il mare alle prime luci del mattino. Di fronte a lei, il cervello di Mattia si svuota all’istante, tutti i neuroni ammutoliscono a quella meraviglia. Si avvicina incuriosita, osservando prima le caviglie di Mattia. Poi alza lo sguardo e lo fissa dritto, solo un metro dalla sua faccia.
“A me piacciono i tuoi calzini scombinati.”
Nessuno osa più dire nulla dopo quella dichiarazione. Mattia riesce appena a biascicare un Grazie striminzito, ma cerca di rispondere con un sorriso altrettanto franco, sperando non assomigli invece a una paresi idiota. Sopravvissuto. Forse pure vittorioso.

Quando rientra a casa da scuola, spossato ma stranamente contento proprio dopo l’ora di Ginnastica, davvero una novità, Mattia trova nonna Adelina con il pranzo già pronto in tavola, la pasta al pomodoro e pancetta, con il sugo abbondante come piace a lui. Quando sua madre è impegnata al lavoro fino a tardi, nonna Adelina arriva in bicicletta per fargli compagnia. Passa a prendere il pane fresco, il giornale e qualche rivista, anche qualche dolcetto in pasticceria, se non ha trovato il tempo di preparare qualcosa lei. Non parla molto nonna Adelina, appena lo stretto necessario. Ma Mattia la riconosce come la roccia di famiglia, silenziosa sì, ma molto solida. Che ne sarebbe stato di loro se non ci fosse stata lei a tenerli ben saldi? Da piccolini, Nicco glielo aveva chiesto. “E tuo papà?” Allora Mattia non capiva il vero significato della sua risposta. “Non c’è, ha un’altra famiglia, in un’altra città.” Non che ci sia mai stato davvero. Lo zio Giulio però gli ha sempre insegnato tutto: ad andare in bicicletta senza le rotelline, ad allacciarsi le scarpe, a pettinarsi come piace alle ragazze, o almeno quello è l’intento, a tirare a canestro sopra il garage, a giocare a pallone senza inciampare, a non reagire alle offese di Peter Spaccaossa. Parlare con lo zio Giulio, da maschi, di qualsiasi cosa. E’ quanto di più vicino a un padre possa avere. E Mattia non ha bisogno di altro.
Terminato di mangiare, dà un grosso abbraccio a sua nonna, accomodata in poltrona a leggere e raggiunge la sua camera da letto, determinato a rintracciare i suoi calzini perduti. Poggia lo zaino in un angolo e comincia a rovistare centimetro per centimetro tutta la stanza, la poltroncina, gli scaffali dei libri e dei dvd, le box in plastica dove sono ammassate diverse cose, il borsone con i vecchi rollerblade, la scatole delle costruzioni da collezione. Ed effettivamente in quella confusione trova diversi calzini, qualcuno dimenticato da tempo. Ma sono tutti calzini destri, come aveva predetto Nicco. “Non può essere. Deve esserci una spiegazione logica!”
Quando arriva a casa sua madre, sale in camera per salutarlo, immaginandolo impegnato in chissà quale partita furibonda con i suoi videogiochi in rete. Non si aspetta proprio di vedere ben altra scena. “Oddio! Ma cosa è successo qui?” Sbatte imperterrita le palpebre, dimostrando in fondo una certa parentela con il figlio. Mattia solleva l’attenzione da un libro che gli ha prestato Nicco, “Una storia innaturale. L’origine dei troll nella cultura nordica”. Da chiedersi dove diamine l’ha pescato il suo amico un testo del genere, chissà quante altre diavolerie strampalate legge. Beh, in questo caso potrebbe tornare utile. O forse sto diventando folle pure io, pensa Mattia per un attimo. “Che c’è? Perché urli?” chiede alla madre sconvolta.
Lei si gira intorno, muove qualche passo, scruta mobili e pareti. “Questo…” Allarga le braccia. “Hai messo in ordine!”
“Uh, complimenti per l’acuta rivelazione!” Mattia sospira, prima di passare all’attacco. “Mi spieghi dove sono finiti tutti i miei calzini? Perché mi hai preso tutti i calzini sinistri?”
“Quali calzini?” Sua madre quasi non lo ascolta, affascinata dall’armonia che regna finalmente in quella stanza.
“Tutti i miei calzini. Ho solo calzini destri, non ho nemmeno un sinistro. Ma in lavatrice non ci sono, nella cesta dello sporco non ci sono. Che razza di scherzo è?!”
Lei si gira a guardarlo. “Non ne so niente, mi spiace. Hai provato a chiedere a nonna?”
“No, ma nonna Adelina non mette mai piede qui dentro. Non è che sono finiti nei tuoi cassetti?”
“Non credo. E secondo me tu hai già verificato, no?” Alza un sopracciglio indagatore. Del resto Mattia non poteva aspettare e quindi sì, aveva già rovistato anche in camera di lei, senza trovare nulla. “Dai, non ci pensare. Te ne prenderemo di nuovi, alcuni erano comunque ridotti male. Stai crescendo…” Se ne va dalla stanza passando le mani tra i capelli di Mattia, come era solita fare quand’era piccolo.
“Starò anche crescendo, ma sto cominciando a credere che i troll esistano sul serio…”

Il mattino dopo si presenta da Nicco, sempre in attesa sul marciapiede per recarsi insieme a scuola, con una faccia stravolta.
“Stai davvero messo male oggi…” Nicco apre l’enorme zaino e sposta vari sacchetti tra i libri di testo, prima di tirarne fuori uno più piccolo. “Cioccolatini al caffè. Caffè forte anche. Penso ti serviranno per restare vigile alle lezioni.”
“Grazie. Non ho chiuso occhio, se non alle cinque stamattina, credo. Sono rimasto sveglio tutta la notte. Comunque non ho visto nessun troll. Tu e le tue malsane idee.”
“Uhm, avevi messo dei calzini nuovi in vista?”
“No…” Mattia scarta un cioccolatino e se lo porta alla bocca, gustandoselo pensieroso. “Perché dovevo mettere dei calzini nuovi scusa?”
“Perché ti ha già preso tutti i sinistri! Cosa veniva a rubarti stanotte, se non gliene prepari degli altri da portare via?!”
Mattia sta per ribattere qualcosa stizzito, ma si blocca. Accidenti, il discorso, per quanto assurdo, ha una sua ragione. No calzini, no troll. “Arghhhh, finirai per mandarmi alla Neuro! Andiamo, veloci.” Afferra l’amico per la giacca e cominciano a correre.
Nel pomeriggio, con la scusa di un giro in bicicletta per il quartiere mentre sua madre è impegnata con qualche telefonata extra di lavoro, Mattia allunga un po’ la strada e procede verso il vicino centro commerciale, dove ci sono diversi negozi di abbigliamento. “Continuo a non credere a una virgola di quanto sostiene Nicco. Però mi servono dei calzini nuovi lo stesso.” Incatena la bicicletta all’apposita rastrelliera ed attraversa l’ingresso con le porte automatiche. Gironzola un po’ osservando le vetrine, finché trova quello che sta cercando, l’ultima volta sua madre l’aveva proprio portato lì per scegliere i jeans nuovi. E vendono anche calzini per ragazzi, colorati sì, ma non troppo eccentrici. Niente personaggi dei fumetti, solo fantasie sobrie, come gli ha spiegato zio Giulio.
Mentre sta considerando tre paia diverse, qualcuno lo tocca sulla spalla. “Allora è qui che vieni a scegliere i tuoi calzini scombinati.” Astrid-La-Magnifica gli si para davanti, in tutta la sua bionditudine leggiadra. Com’è che è ancora più bella fuori dalla scuola? E’ così vicina che riesce anche a sentirne il profumo, molto più delicato di quelli che usa di solito sua madre.
“Sì, cioè no. Diciamo che per una casualità sono rimasto senza calzini sinistri, ecco perché li ho indossati spaiati.”
“Solo quelli del piede sinistro? Davvero?” Astrid lo osserva incuriosita.
“Sono spariti tutti, già. Nicco mi prende in giro, sostenendo che ho un troll in casa che me li trafuga di notte.” Mattia scuote la testa, sogghignando.
“Davvero? Mio nonno Magnus, che viene dalla Scandinavia, ti direbbe di stare attento. Invece di un troll, potrebbe essere una bellissima huldra a rubarti i calzini, ma una notte potrebbe voler rubare il tuo cuore. E allora saresti perduto.” Astrid lo fissa intensamente, molto seria.
“Rubarmi il cuore non è possibile, è già di un’altra…” Mattia se lo lascia scappare, prima di morsicarsi la lingua imbarazzatissimo, volgendo la testa altrove. Dopo qualche attimo di silenzio, si riprende, mostrandole gli articoli scelti. “Che te ne pare?”
“Nooo, sono orribili, via via!” Astrid scompare dietro a una commessa del negozio e ritorna poco dopo con un ricco bottino. “Ecco, ammira questi! Un po’ di colore non guasta, abbiamo ancora tempo per il nero, il blu scuro e il grigio fumo, no?” Sorride e le si illumina tutto lo sguardo.
Mattia finge di valutare i vari modelli con occhio critico, ma se piacciono a lei non ci pensa proprio a discutere, li comprerà tutti quanti senza fiatare.
Un trillo feroce dalla borsa di Astrid li sorprende, proprio mentre le loro mani si stavano toccando, scambiandosi quei calzini malandrini.
“Uff. Mamma mi cerca. Devo rientrare. Scusa Mattia, devo proprio andare, sennò chi la sente…” Il telefono non smette di squillare incessante. Astrid risponde alla chiamata. “Sì, sto arrivando, dammi dieci minuti.” Ripone il cellulare e si chiude il giubbotto.
“Ci vediamo a scuola Mattia.” Si gira per andarsene, qualche passo veloce verso l’uscita, ma poi si blocca prima del varco antitaccheggio. Si volta di nuovo e torna indietro verso di lui. In un slancio un po’ impacciato, lo bacia delicatamente, le sue labbra rosa pesca poggiate su quelle del ragazzo per qualche secondo. “Fai attenzione…” mormora appena. Poi scappa definitivamente, lasciandolo attonito.
“Mi ha… mi ha…” Si tocca la bocca incredulo. “Stai a vedere che adesso mi tocca pure ringraziarli, questi trolls ruba calzini!”

“Ecco qua. Tanti bei calzini nuovi, colorati, profumati, sinistri, tutti per te, carissimo troll! Spero siano di tuo gradimento.”
Mattia si prepara per andare a dormire, anche se l’intenzione è fingere di dormire e sorprendere il fantomatico ladro in azione. Ha disposto tutti i nuovi acquisti in bella vista sulla poltroncina della sua camera da letto, liberata da ogni altro indumento. Sua madre ha lanciato un altro grido di giubilo nel pomeriggio, ammirando anche quella novità. Una volta disteso a letto, dovrebbe avere la visuale perfetta sulla poltroncina, anche solo con la luce riflessa proveniente dalla finestra, dal lampione giù in strada.
“Ma che faccio? Sto proprio impazzendo…” Si passa la mano sul viso, cercando di riscuotersi. “Accidenti a Nicco e alle sue idee strampalate. Vabbè, in fondo non ho niente da perdere, domani è sabato e non ci sono lezioni.”
Si infila sotto le coperte e spegne la lampada del comodino. Ma è dura rimanere vigili e attenti senza qualcosa che mantenga attiva la mente. Non può leggere al buio, non può giocare con il cellulare, non può ascoltare musica. Tocca rincorrere i propri stessi pensieri e concentrarsi in immagini intriganti per il cervello. E’ un istante e i capelli biondi di Astrid, il suo sorriso e quel bacio riempiono la testa di Mattia. Pure così diventa difficile combattere la tentazione di dormire e sognarla…
Un rumore attutito lo desta all’improvviso dal torpore nel quale era sprofondato. Si mette all’ascolto di ogni minimo fruscio, mentre il cuore accelera un po’ i battiti. Dopo dieci minuti di totale silenzio, Mattia si azzarda a socchiudere appena gli occhi. Un flebile chiarore proviene dal bagno in fondo al corridoio. Incapace di rimanere fermo a lungo, decide di alzarsi e verificare. Passa accanto alla porta della stanza della madre, sembra chiusa. Cammina rasente alla parete avvicinandosi alla luce accesa. Dallo spiraglio lasciato aperto scorge sua madre trafficare con il mobiletto dei medicinali. Mattia sospira. Avrò di nuovo quella brutta emicrania. Rilassato, forse un po’ deluso, torna al suo letto. “Ma davvero ero convinto di trovare un troll che si aggira per casa?!” bofonchia tra sé.
Si rimette nuovamente sotto la coperte, indeciso se proseguire con la vigilanza notturna. Sonnecchia per un po’, poi mentre sta per girarsi dall’altra parte sente distintamente un tonfo sordo provenire dal corridoio, stavolta dalla parte delle scale. Rimane in ascolto di altri rumori, poi di nuovo solleva appena le palpebre e infine spalanca gli occhi. Un’ombra scura sembra attraversare lo spazio angusto di fronte alla porta della sua stanza, solo per un istante. Poi di nuovo gli pare di udire uno colpo dabbasso. Si alza di scatto, afferra la torcia, senza però accenderla, e si fionda giù per le scale, cercando di scivolare per attutire lo strepitio dei suoi passi sul legno degli scalini. Sbatte ripetutamente le palpebre per mettere a fuoco i contorni degli oggetti alla penombra. Con il cuore in tumulto si avvicina alla cucina, dove è convinto di aver intravisto un’altra ombra strisciare. Cammina lentamente, pronto a reagire a qualsiasi evenienza, ma alla fine non c’è nessuno. L’ambiente è vuoto, appena illuminato dalla lampada del portico antistante. “Devo essere stanco, e la stanchezza gioca brutti scherzi.” Quando finalmente Mattia decide di tornare in camera sua, tutti i calzini sono ancora lì, composti, nello stessa posizione dove li aveva lasciati. Forse i troll non tornano mai sul luogo del delitto.

L’indomani Mattia si sveglia tardissimo, quando sua madre gli ricorda che Nicco viene a pranzo da loro e nel pomeriggio passa anche lo zio Giulio. Con fatica, rintronato dalla nottata ricca di emozioni appena trascorsa, si alza dal letto. I calzini nuovi sono ancora dove li aveva lasciati la sera prima, destri e sinistri insieme. Sorride della propria ingenuità.
Ovviamente però Nicco ha sempre una spiegazione per tutto. “Non ha portato via i calzini perché sapeva benissimo che tu eri sveglio… Non sono mica così stupidi i troll!” Colpisce Mattia con un buffetto sulla testa. “Devi studiarti meglio il manuale che ti ho dato.”
“Non ci penso proprio, questa storia è chiusa. L’unica cosa buona è… Astrid.” Mattia aveva già inviato un resoconto dettagliato all’amico con almeno un centinaio di messaggi diversi sulla loro chat.
“Chi l’avrebbe mai detto. E tutto per merito del troll!” Nicco gli dà una bella spallata, mentre stanno preparando la tavola.
“Per merito dei calzini! Non del troll!” insiste Mattia, disponendo le stoviglie ai loro soliti posti.
Dall’ingresso principale entra nonna Adelina, tutta trafelata. Regge un paio di buste che deposita sul bancone della cucina, salutando la figlia. La nonna afferra poi un piccolo sacchetto dalla propria borsa e lo consegna a Mattia. “Tieni ragazzo. Te li ho aggiustati.”
“Cosa sono?” chiede lui mentre cerca di aprirlo.
“I tuoi calzini. Li rompi sempre in punta, solo quelli del piede sinistro. Devono essere le scarpe. Controlla di non avere qualcosa in punta, dentro le scarpe. Hai capito?”
Mattia e Nicco si guardano esterrefatti. “Abbiamo trovato il troll!” gridano all’unisono.
E poi scoppiano a ridere, fin quasi a perdere il respiro. La nonna li osserva contrariata. “Gioventù… chi la capisce!”

 

(C) 2023 Barbara Businaro

 

Note:
Questo racconto è stato scritto al (o in) volo. 😀
Ho rivisto per la triliardesima volta uno dei miei film preferiti in assoluto (cioè un po’ sopra ai film preferiti, che già sono tanti): Dragon Trainer, pessima traduzione del titolo originale How to train your Dragon (Come addestrare il tuo drago), ispirato dall’omonimo romanzo di Cressida Cowell (ci sono anche Come parlare il Dragonese e Come diventare un pirata, purtroppo non è stato tradotto in Italia How to Train Your Viking, Come addestrare il tuo Vichingo, scritto direttamente dal drago!). Inutile dire che sono innamorata persa di Sdentato o Toothless, una Furia Buia, uno dei draghi più veloci e intelligenti, con una potenza di fuoco precisa e micidiale. In una scena all’inizio del film, quando il capovillaggio Stoick si lamenta con l’amico Skaracchio del proprio figlio Hiccup, così gracile e indifeso, talmente ingenuo da credere ai troll, proprio Skaracchio gli risponde convinto: “I trolls esistono e ti rubano i calzini. Ma solamente quello sinistro. Che ci faranno poi…”
Lì mi è venuta all’istante l’idea. Perché in effetti anche a me spariscono i calzini sinistri. Ho sempre pensato fosse colpa della lavatrice, che se li nasconde e me li restituisce dopo qualche lavaggio. Ma se in effetti fossero i trolls a prenderseli?!
Il mio Mattia è un po’ Hiccup (vuol dire “singhiozzo”, ma non è un nome così spaventevole agli avversari, no?). Astrid è rimasta Astrid, portandosi dietro un po’ del fascino nordico dei suoi avi. E Nicco beh, direi che nella mia mente assomiglia a Gambedipesce Ingerman, l’amico più corpulento del gruppo di Dragon Trainer, fifone e pessimista, ma profondo conoscitore dei draghi. Beh Nicco non ha proprio lo stesso carattere, anche se rimane gentile dietro la sua corazza. E crede davvero nei troll come Skaracchio.
C’è una musica per questo racconto? Beh sì. E’ stato scritto ascoltando ripetutamente, in cuffia immersiva, ad alto volume, la colonna sonora di Dragon Trainer a cura dello straordinario John Powell, non per niente nomination all’Oscar (se cliccate, potete ascoltarla tutta gratuitamente dal suo canale YouTube 😉 ) Ci sono anche le cornamuse in sottofondo, se ci fate caso. Ma la canzone che meglio si adatta alla storia è questa “Sticks and Stones” del cantante islandese Jonsi, con un bellissimo collage di scene prese dal film. Hiccup, Astrid e Sdentato nei cieli di Berk. Volate con loro.

 

 

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Comments (16)

Grazia Gironella

Apr 09, 2023 at 11:45 AM Reply

Oh my, anche Dragon Trainer? Sto diventando curiosa di scoprire altre tue passioni. Magari siamo gemelle separate alla nascita. XD Buona Pasqua!

Barbara Businaro

Apr 10, 2023 at 8:39 PM Reply

Mi sa che facciamo prima a elencare giusto quelle due cose che non abbiamo in comune! XD
Come si fa a non amare Sdentato?! Detesto volare, detesto gli aerei, ma con Toothless mi sentirei più che al sicuro!
Per altro mi sono rivista spezzoni su spezzoni dell’originale in questi giorni: adoro la voce di Astrid in inglese, mentre quella di Hiccup no, secondo me gli sta meglio quella italiana, quella in inglese lo fa apparire troppo sciocco, e lui sciocco proprio non è!

Sandra

Apr 09, 2023 at 11:55 AM Reply

Che bello questo racconto scoppiettante di colori e nonne simpatiche. E il grande Nord che io amo.
L’ho letto molto volentieri prima di uscire per andare al pranzo di Pasqua, e ti faccio i miei più cari auguri, come li faccio a chi passa di qui a leggere di calzini, troll e adolescenti. Magari verranno buoni, gli auguri intendo, per domani, per Pasquetta, giornata deputata a gite e grigliate o – meglio direi per me – al relax.

Barbara Businaro

Apr 10, 2023 at 8:42 PM Reply

Grazie Sandra! Pasquetta in relax anche per me, tra allenamento al tapis roulant (per me è rilassante, una bella corsetta per scaricare tensioni e fatiche mentali), barbecue dietro casa, giardinaggio in terrazzo e ovviamente lettura. Anzi: ho finalmente terminato Guerra e pace di Tolstoj, le ultime cinque pagine, le più dure in assoluto. Adesso devo rintracciare le diverse versioni cinematografiche, anche per ricordarmi la trama delle prime mille pagine, che nel frattempo ho scordato… 😛

Giulia Mancini

Apr 09, 2023 at 8:27 PM Reply

Che carino questo racconto, per un momento ho creduto comparisse davvero il troll rubacalzini invece era semplicemente la nonna rammendatrice.
Anche la mia lavatrice mi ruba spesso i calzini…l’ideale è comprarli simili in modo da abbinarli più facilmente. Buona pasqua

Barbara Businaro

Apr 10, 2023 at 8:47 PM Reply

Anche la mia betareader era in attesa del troll, e ci è rimasta un po’ male a scoprire sul fatto la nonna! 😀
Ma se questa volta abbiamo colto in flagrante nonna Adelina, ciò non esclude ci sia davvero un troll che si aggira per casa di notte…
Ecco, sui calzini simili conosco qualcuno che indossa solo blu, grigi e neri. Non ce la faccio, ce li ho tutti colorati. Se un calzino se n’è andato a zonzo, il suo amico lo aspetta vicino alla lavatrice, prima o poi tornerà a casa anche l’altro. 🙂

IlVecchio

Apr 10, 2023 at 5:41 PM Reply

Una divertente lettura di Pasquetta. Mi sarebbe molto conveniente quel libro, se attesta che i trolls rubano i calzini, così che qui a casa io possa difendermi da ingiuste accuse. : -)

Barbara Businaro

Apr 10, 2023 at 8:48 PM Reply

Il libro di Nicco intendi, quello sui trolls? Cerca bene su Amazon, non ho mica buttato lì un titolo a caso io! 😉

Marina

Apr 11, 2023 at 2:33 PM Reply

Ma i calzini spaiati sono l’incubo di ogni casa, accidenti! Neanche ti dico che nella mia famiglia, per disperazione, arrivo anch’io ad accoppiare calze diverse, non tanto di colore quanto di marca (e se hanno il logo cerco di mettere insieme quelle che si assomigliano) 😀 Altroché troll, poi mi ritrovo calzini nei posti più impensati, sotto i mobili, sopra i mobili (sì, frutto di qualche lancio dei miei figli) e pure nelle tasche dei pigiami (ma perchéèèèè!)

Barbara Businaro

Apr 12, 2023 at 11:33 PM Reply

E vogliamo parlare dei calzini neri corti che si infilano nella tasca della federa bianca? E tu, che hai comunque ben diviso le lavatrici per colore, a un certo punto scorgi il malefico calzino nero che ti fa cucù dall’oblò?!!!
A volte mi capita di “accoppiare” i calzini scuri con la luce di una stanza, poi mi sposto sotto un’altra lampada e loro, come per magia, si sono scambiati di posto, un nero con un blu o un blu con un grigio scuro. Capita anche di sistemare un vecchio zaino e puff! ecco un paio di calzini che non ricordavo più di avere! 😀

marina

Apr 13, 2023 at 2:17 PM Reply

Tutto già vissuto. Incredibile come molte esperienze coi calzini si somiglino tutte! 😀

Barbara Businaro

Apr 16, 2023 at 8:15 PM Reply

Eh beh, perché i calzini si passano parola! Si trovano tutti al Comitato dei Calzini Dispersi e se la ridono di noi, sciagurati! 😀 😀 😀

Daniela Bino

Apr 19, 2023 at 10:16 AM Reply

Il mio troll vive nella lavatrice. Non so se anche tu sei d’accordo. E, pare impossibile, qualche calzino se lo prende sempre. Non so se questo personaggio fosse incluso nel prezzo.
E a proposito di troll che rammendano, la nonna Rina, la mia nonna adorata, anche lei rammendava i calzini e le calze di casa mia. Amavo guardare mia nonna. Che bel racconto, Barbara! Evocativo e divertente.

Barbara Businaro

Apr 19, 2023 at 5:47 PM Reply

Uhm, potrebbe essere che il troll viva non tanto nella lavatrice, ma nel portale spazio-temporale che si apre ad ogni centrifuga!! 😀 😀 😀
Quindi al prossimo acquisto, devo ricordarmi di chiedere al commesso una lavatrice senza troll ruba-calzini. Chissà che faccia farà…
Mia nonna Rina invece le calze le creava lei, in lana grossa, con un complicato gioco di filo e ferri da lana. Non riuscivo a capire come ci riuscisse, senza perdersi un punto!

Paola Sposito

Ott 17, 2023 at 11:21 AM Reply

Stupendo. Un racconto che nel tratto centrale sembra diventare un thriller: già immaginavo un compagno della mamma, che di notte lasciava in fretta la casa, l’artefice di quei rumori notturni. L’epilogo della nonna non me lo aspettavo per nulla. I ‘Dragon Trainer’ li conosco bene, tutti, fin quasi a ricordare a memoria alcune battute dato che mio figlio a periodi li riguarda da 7 anni! Ma quella dei Troll che rubano i calzini sinistri non la ricordavo Complimenti Barbara, il tuo stile mi piace tanto. Sto commentando dopo mesi dalla pubblicazione dei tuoi racconti per il fatto che ho scoperto solo ora il tuo blog.

Barbara Businaro

Ott 17, 2023 at 7:19 PM Reply

Ammetto che all’inizio delle scrittura ero tentata di trasformarlo in un puro fantasy, ma non era quel tipo di storia. Si è infilata la nonna e zitta zitta si è presa la scena. A volte i personaggi fan così, in fondo è il loro mestiere. 😉
Pure io ricordo a memoria tratti della trilogia Dragon Trainer, e me li guardo e riguardo ogni volta li passano in televisione, ma quella battuta me l’ero persa. Finché all’ultima visione, prima di questo racconto, mi ha folgorato. Avevo appena perso un calzino in lavatrice e non riuscivo proprio a trovarlo. Sinistro, ovviamente.
Paola, puoi leggere e commentare ovunque in questo blog, post e racconti non hanno una scadenza, per fortuna!
E ti ringrazio moltissimo per i tuoi commenti, servono a capire cosa recepisce il lettore della storia. Interessante che la parte centrale abbia un che di thriller. 🙂

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