Scusarsi è segno di intelligenza. Non ci credete?

Scusarsi è segno di intelligenza

Quand’ero ragazzino per qualsiasi errore avessi commesso, anche in buonafede, le scuse verso le persone coinvolte e danneggiate erano il primo atto dovuto. Chiedi scusa, ripeteva mio padre senza ancora ascoltare le mie giustificazioni per l’accaduto.
Solo dopo aver presentato la mia sincera richiesta di perdono, dando prova di aver compreso l’offesa arrecata, potevo aggiungere le ragioni o le condizioni che mi avevano portato al malfatto e soprattutto come mi sarei adoperato per porvi rimedio.
Ricordo un’estate quando il nonno mi chiese di riporgli la bicicletta nel capanno, portandola a piedi visto che ero ancora troppo minuto per condurla pedalando in sicurezza. Ma volli comunque provare, la testardaggine era di famiglia. Oltre a un ginocchio sbucciato e ai calzoncini macchiati di fango e sangue, spezzai la catena della bicicletta. Mio padre era furioso, mi costrinse a prendere tutti i miei risparmi dal salvadanaio e consegnarli al nonno per la riparazione. Lui non li accettò perché avevo già chiesto scusa, appena rientrato in casa ero corso da lui, la ferita mi bruciava terribilmente e mi sarei ricordato la lezione.
Era necessario scusarsi anche quando la colpa non era completa.
Un pomeriggio mi lasciarono a sorvegliare mia sorella più piccola, mentre gli altri erano tutti impegnati a seguire la vendemmia. Lei se ne stava tranquilla al tavolo a disegnare e colorare, mentre io giocavo sul pavimento con le costruzioni meccaniche, tra lamelle, dadi e bulloni. Solo all’ora di cena scoprimmo che la piccolina a un certo punto aveva preso il ricettario medico di mio padre al posto del suo album di carta. Il danno era gravissimo per quei tempi e mi scusai all’istante per la mia mancanza. Ascoltai in silenzio e con la testa bassa tutte le frasi dure di mio padre, finché mia madre non chiese a mia sorella dove avesse trovato il ricettario. Era stato lasciato incustodito sopra il tavolino della radio, invece di essere riposto nel cassetto della scrivania, chiuso a chiave. Finimmo così per scusarci reciprocamente con mio padre, io per non aver eseguito il mio compito e lui per avermi sgridato oltre il dovuto, avendo parte di torto nel merito.
Oggi invece scusarsi sembra passato di moda come azione diretta, mentre troppo sovente viene sostituita dall’azione indiretta, per interposta figura: genitori che scusano i propri figli adducendo la vivacità come motivazione alla loro maleducazione; amici che scusano i propri compagni per l’insensibilità e l’indifferenza quale lungo momentaneo periodo di difficoltà; amanti che scusano le parole vuote del loro amato immaginando significati intrinsechi e velati laddove la lingua non lascia spazio ad alcun dubbio; lavoratori che scusano l’incapacità e l’insolenza dei propri colleghi imputandoli alla complessità dell’attività o dello strumento in uso; figli che scusano i propri genitori con l’avanzare dell’età e dell’artrosi, rendendo rigido e spigoloso ogni buon carattere, di cui non avevano mai dato testimonianza.
Nessun responsabile avvisa più la correttezza di proporre le proprie personali e dirette scuse, qualsiasi ne sia la cagione. Non sono del tutto ignari del loro operato, specie quando si adoprano per cercare dei rimedi, a risolvere la questione e riparare, ove possibile, il guasto. Ma non chiedono scusa. Non una singola sillaba di rincrescimento.
Non è solo l’orgoglio a impedirglielo, ma l’errata convinzione che domandare scusa sia un sintomo di debolezza.
Invece al contrario scusarsi è segno di intelligenza.
Siamo esseri fallibili per natura ma con l’eccezionale prerogativa di rendercene conto. La ragione dovrebbe dominare l’istinto.
Presentare le proprie scuse dimostra non solo l’importanza che diamo alla persona danneggiata, l’onestà di ammettere l’errore nonché la buonafede nell’operare senza arrecare danno altrui. Soprattutto scusarsi predispone gli amici a trovare una soluzione condivisa, in perfetta armonia nonostante il disgraziato evento.
Quando chiedi scusa, se il tuo atto è sincero, anche l’offeso ti aiuterà!
Scusarsi è segno di intelligenza nei confronti degli altri.
E di furbizia per noi stessi.

 

Vecchio viaggiatore di panchine avatar Guest blogger: Vecchio viaggiatore di panchine
Di lui sappiamo poco o niente. Se non che viaggia parecchio, ci scrive da luoghi lontani, a volte anche senza muoversi affatto. Colleziona foto di panchine, ognuna delle quali ha contribuito al suo spirito ed alla sua penna.

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Comments (17)

Sandra

Mar 07, 2021 at 11:34 AM Reply

La prerogativa di rendercene conto e, aggiungo io, di capire se ce lo fanno notare.
Tuttavia, credo che l’abitudine a scusarsi non sia tanto venuta meno col tempo, quando trasversale e più legata al carattere che alla generazione di appartenenza.

IlVecchio

Mar 07, 2021 at 3:35 PM Reply

Dunque mi capita di conoscere sempre più persone dal pessimo carattere. Possibile, in effetti.

Giulia Mancini

Mar 07, 2021 at 2:20 PM Reply

Credo anch’io che scusarsi sia sintomo di intelligenza, ma oggi c’è troppa arroganza e molti piuttosto che ammettere un loro errore e scusarsi preferiscono arroccarsi dietro una assurda difesa delle proprie posizioni.

IlVecchio

Mar 07, 2021 at 3:42 PM Reply

Talvolta diventa un rincorrersi di “Io ho fatto questo, MA tu prima hai fatto quello” fino a perdersi in parole vane. Anni fa un cliente mi rispose “Mi fido più di lei che degli altri suoi collaboratori. Perché lei una volta ha anche sbagliato, ma l’ha riconosciuto subito.” : -)

Brunilde

Mar 07, 2021 at 5:30 PM Reply

Chiedere scusa, come salutare per primi, è uno di quegli insegnamenti che hanno fatto parte della mia educazione di bambina degli anni ’60. A volte la forma è anche sostanza, e quel tipo di impostazione aveva la sua validità.
Purtroppo però a noi donne l’hanno insegnato anche troppo, a chiedere scusa, e siamo state condizionate a farlo spesso senza un vero motivo.
Come sempre, è questione di intelligenza e di giusto equilibrio.

IlVecchio

Mar 07, 2021 at 7:18 PM Reply

Le donne sono portate a scusare troppo quando amano, con la convinzione assolutamente romantica di poter cambiare gli uomini che le maltrattano. Sia quando si tratti di un maltrattamento fisico – il marito che picchia la moglie e la moglie che si scusa per averlo provocato – che di un abuso psicologico – l’amante sposato che le illude per anni di lasciare la moglie.

Mister E.

Mar 07, 2021 at 7:37 PM Reply

Concordo pienamente: fa parte proprio del tema dell’educazione verso gli altri che nel tempo si sta sempre più perdendo.
Mi ha fatto tornare in mente un episodio che mi ha colpito:
andando da un anziano meccanico d’auto (mai visto prima), entrando nel suo laboratorio, saluto formalmente . Questi mi stava squadrando sino a quando non ho aperto bocca, al che risposta garbata venendomi incontro.
Nel contempo entrava un’altra persona ed il meccanico si bloccò e lo guardò senza pronunciare parola. La nuova persona gli chiese un’informazione ed il meccanico gli rispose in malo modo e seccato, tornando da me come nulla fosse successo subito dopo.
Non capendo l’evento gli chiesi gentilmente che succedeva e perchè mai gli avesse risposto così male.
La risposta fu una sua regola di vita legata alla “buona educazione”: chi arriva e entra in un posto con presenti altre persone, deve essere il primo a salutare e solo dopo può proseguire la discussione; se non lo fa è un vero maleducato perchè troppo pieno di sè stesso, e come tale va trattato”.
Ancor oggi mi torna qualche volta in mente la scena e sinceramente non mi pare male come regola di vita.
E chiedere scusa la farei rientrare in una di queste regole: magari torno a trovarlo e gli chiede se ne ha una collegata al chieder scusa :).

IlVecchio

Mar 07, 2021 at 8:11 PM Reply

Lo faccia, la prego! Sarei proprio curioso di sentire altre “regole” del meccanico. : -)

Barbara Businaro

Mar 08, 2021 at 10:43 PM Reply

Toh! Mesi e mesi che non commenti, e poi commenti il Vecchio… ma guarda te! 😛

Barbara Businaro

Mar 08, 2021 at 11:11 PM Reply

Come ho commentato poi ieri su Instagram, al post che rimanda a questo articolo, io purtroppo mi scuso anche indirettamente per altri, ma questo alla lunga rovina i rapporti proprio con queste persone difese.
Va bene la giornata storta, ma non si può avere sempre tutte giornate storte e sfogarle sempre sugli altri. “Eh sai, ha un sacco di problemi a casa…” E chi non ne ha? Gli unici che non hanno problemi sono sottoterra o dentro un’urna!
Poi ci sono delle questioni che sono troppo importanti, e anche se vorrei essere la persona più intelligente che si scusa pur non avendone colpa, giusto per metterci una pietra sopra e riprendere i rapporti, non posso. Significherebbe minimizzare il male che è stato fatto, col rischio che poi sia pure ripetuto.

IlVecchio

Mar 11, 2021 at 11:27 AM Reply

La pericolosità delle scuse indirette è proprio questa: il vero responsabile, non avendo compreso la gravità dell’atto, rischia di reiterare il comportamento. Quindi scuso la persona, e mi scuso “per conto di” questa persona, perché le voglio bene, e subito dopo la stessa persona ripete l’azione, con nuovi danni.

Marina

Mar 10, 2021 at 4:24 PM Reply

Giustissimo ciò che dici. Anche per me le scuse sono un segno di intelligenza e anche di forza, perché, talvolta, ho fatto il primo passo, quando altre persone erano nel torto e avrebbero dovuto scusarsi per prime. Ma spesso l’orgoglio la fa da padrone e allora, quando riconosco che ciò potrebbe rappresentare un limite al venirsi incontro, prendo per prima l’iniziativa: chiedo scusa di ciò che so di aver sbagliato io, aspettando che il destinatario faccia altrettanto. Di solito funziona, ma non sempre, purtroppo! Sono comunque contenta di avere messo a posto la coscienza: gli altri risponderanno della loro.

IlVecchio

Mar 11, 2021 at 11:32 AM Reply

Se ci si scusa per primi e dall’altra parte c’è la stessa intelligenza e volontà di riconciliarsi, al netto dell’orgoglio che in diversa misura ci destabizza un po’ tutti, allora ogni divergenza si appiana e il dialogo riprende. Purtroppo quelle volte che non accade è perché il ragionamento è inverso: siccome si è scusata lei, e ha ammesso il suo errore, io sono a posto. La vecchiaia mi insegna che prima o poi si troveranno dall’altra parte e allora capiranno.

Rebecca Eriksson

Mar 10, 2021 at 4:27 PM Reply

Per me dire “scusa” è diventato un riflesso incondizionato, tant’è che lo faccio anche con mobili e soprammobili che colpisco accidentalmente. Dubito però che possano rientrare nelle scuse sincere.
Scusarsi è ammettere una responsabilità: ed è questo che ritengo che manchi di più al giorno d’oggi, il riconoscere che si sia fallito o non si è stati all’altezza di qualcosa. Evitare di scusarsi quindi è solo una conseguenza a non voler accettare la propria fallibilità.

IlVecchio

Mar 11, 2021 at 11:35 AM Reply

Le svelo un segreto: io chiedo scusa alla mia auto quando per distrazione attraverso un dosso stradale troppo in velocità. : -)

Grazia Gironella

Mar 19, 2021 at 3:52 PM Reply

Hai ragione, il puro e semplice “scusa” è un po’ passato di moda. Dopo lo screzio, si torna a sorridere, ci si dà una pacca sulla spalla, si conversa come se niente fosse accaduto… e allora significa che è tutto superato e perdonato. L’atto di scusarsi, però, è diverso. Significa che io ti ho danneggiato, più o meno consapevolmente, e accetto l’imbarazzo di ammettere con te che è stata una mia scelta sbagliata e ne sono dispiaciuto. Dall’altra parte non dovrebbe esserci il desiderio di umiliare, ma quello di comprendere e perdonare.

IlVecchio

Mar 20, 2021 at 1:38 PM Reply

Posso capire che in una sana amicizia una pacca sulla spalla possa sostituire la parola “scusa”, più formale. Dipende però dalla relazione e dal danno arrecato. Alleggerire le scuse rischierebbe di renderle vane o poco sincere.
Dall’altra parte, quella del danneggiato, il desiderio di umiliare inconscio, una sorta di rivalsa, può scatenarsi in maniera proporzionale all’umiliazione subita nel danno stesso o, peggiore dei casi, in più occasioni subite. Quando la goccia fa traboccare il vaso, è difficile perdonare, di nuovo, senza ricevere delle scuse serie e profonde. Chi perdona prima del riconoscimento della responsabilità rischia infatti di passare per responsabile, in un circolo infinito.

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