MPC Gala 2019

Dalla Scozia con amore. The MPC Gala 2019

Dal 2016 partecipo attivamente alla community My Peak Challenge, un movimento globale dedicato a educare e ispirare i suoi membri a vivere vite più sane, più felici e più equilibrate, raccogliendo fondi per la ricerca sulle leucemie e il sostegno alle famiglie dei malati terminali. Il modello è semplice: aiuta te stesso mentre aiuti gli altri. Ne avevo già scritto in questo articolo: My Peak Challenge: sfida te stesso!

La community è cresciuta superando gli 11 mila Peakers (così ci chiamiamo tra noi) provenienti da oltre 38 paesi e raccogliendo quasi 5 milioni di dollari donati ai partner Bloodwise UK e Marie Curie. Nel gruppo Facebook dedicato, ad accesso esclusivo dei membri, non si dorme mai, c’è sempre qualcuno che pubblica i suoi risultati, battiamo anche il fuso orario!
In ogni nazione ci sono poi i gruppi locali nella propria lingua, che organizzano meeting, escursioni, maratone, allenamenti in palestra nel proprio territorio.
L’unico evento però che riesce a riunire tutti i peakers insieme è il Gran Gala, che si svolge annualmente in Scozia. Il primo era a Glasgow nel 2017, ma poterono partecipare in pochissimi fortunati, solo 500 posti disponibili. Nel 2018 la community si è allargata così tanto che il Gala è stato spostato a maggio 2019 a Edimburgo per poter includere un numero maggiore di partecipanti.

Non ero sicura di andare, eppure la volontà c’era. Chi mi ha convinto sono state le mie sorelle del Clan McPeakers, il gruppo locale italiano che abbiamo costituito proprio per sostenerci negli allenamenti e nelle nostre sfide. E questa era la mia sfida principale.
Quest’avventura è iniziata così il 17 ottobre, quando ho avuto la fortuna di accaparrarmi il biglietto per l’MPC Gala 2019, opportunità non scontata visto che i ticket erano limitati a 1500 posti. E fino alla partenza ho mantenuto il segreto, sperando che nessun imprevisto potesse rovinarmi il viaggio o l’evento.
Sono solo due giornate, ma sono incredibilmente intense. Dal workout massacrante in palestra (si può scegliere anche lo Yoga), al trekking tra le colline scozzesi (quest’anno trasformato in una marcia solenne), fino alla attesissima cena del Gran Gala finale.

Perché facciamo tutto questo?
Lasciate che vi presenti Hugo, un bambino sopravvissuto alla leucemia. Non sono in tanti ad essere così fortunati ed è per aumentare le loro possibilità che My Peak Challenge raccogli fondi per la ricerca. Hugo era presente con la sua famiglia a questo evento, sorridente e felice tra noi.

Grazie anche all’esempio di Hugo, ho tolto due sogni dal cassetto: un viaggio in Scozia e partecipare all’MPC Gala. Questa è la mia avventura.

 

Primo challenge: il primo volo aereo

Io e la macchina infernale volante non andiamo per nulla d’accordo. Non c’è niente da ridere, ognuno ha le sue paure. Non ho problemi a stare su una moto in piega in curva ai 200 km/h, né in un treno notte che viaggia ai 300 km/h attraversando diverse gallerie, e nemmeno in una nave da crociera di 15 piani con cinquemila persone a bordo (quanti sono i posti nelle scialuppe?). Ma l’aereo si stacca da terra ed è incomprensibile alla mia mente.
La Scozia però mi stava aspettando e in qualche modo dovevo arrivarci, l’aereo è il mezzo più veloce, due ore e mezza in volo diretto da Bergamo.
Dovevo fare qualcosa per combattere questa fobia. Mi sono così affidata al corso online Fearless Flyer di EasyJet, 16 lezioni video al costo di 47 euro (utilissime quelle di spiegazioni tecniche del pilota). Oltre a fornire un’introduzione al funzionamento del nostro cervello e di come esageri certe situazioni, questo corso aiuta a capire che l’aria terrestre non è “vuota” (sapere e capire sono due cose diverse!), l’aereo non è altro che un autobus e le turbolenze sono dei dossi un po’ fastidiosi. Si provano poi dei metodi pratici per calmarsi nel momento di maggior paura, dalla respirazione al tapping. Lungo tutto l’inverno me lo sono guardato almeno tre volte.

Se avete maggior disponibilità, ci sono i corsi al simulatore di Alitalia a Roma e Milano, Voglia di Volare, oppure i seminari di gruppo di Lufthansa-Air Dolomiti a Milano, Bologna e Verona, paura-di-volare.it In quel caso oltre alle lezioni a terra, c’è almeno un volo di linea di breve distanza, andata e ritorno, accompagnati dallo stesso team di piloti e psicologi, pronti ad assistervi. Ho scelto un percorso più solitario, con le spiegazioni in video ed un volo normale, perché stare vicina ad altre persone in difficoltà magari mi avrebbe agitato ulteriormente, mentre volare con chi ha esperienza e prende l’aereo come fosse un semplice autobus mi dava già più tranquillità.
Certo, scoprire la sera prima che una delle nostre peaker è un ex pilota (una donna ex pilota, un mito!) mi ha fatto sentire in una botte di ferro. Avevo al fianco il mio personale Tom Cruise della situazione.

La notte prima non ho dormito molto, troppo in ansia per il volo. Arrivo in aeroporto frastornata, felice per la destinazione ma agitata per il viaggio.
Alla fine, tra la consegna dei bagagli di stiva, i controlli del bagaglio a mano e dei passaporti, ci ritroviamo solo col tempo di un caffè e una brioche. Le gocce di ansiolitico sul caffè decaffeinato diventano ancora più amare.
Salgo e scopro che l’aereo è terribilmente piccolo. Un buco. Ma che immagini ho visto io su Google?! Grandi spazi e luci led colorate, qui sembra un vecchio autobus stretto stretto. Ho la fortuna di sedermi tra i miei due angeli, una che legge annoiata il giornale, l’altra che si passa lo smalto sulle unghie. E io che invece sto per strappare i braccioli del sedile dal panico.
Poi tutto come nel corso video fatto online: l’aereo scalda i motori, si sente vibrare il mezzo; poi piano piano si sposta sulla pista. Quando è dritto in posizione, mettono i motori al massimo e iniziano la rincorsa. Ed ecco che l’aereo si stacca da terra e sento una leggera pressione sul sedile. Eppure non è quella a darmi fastidio, ma la sensazione oscillante di vuoto allo stomaco. Non riesco a guardare dal finestrino, voglio lasciare la mia mente illusa di essere su un autobus in salita per una montagna.
Il volo è lungo, c’è qualche turbolenza, ma le ragazze mi fanno parlare e io non ci penso troppo. Quando inizia la discesa, vedo i flap estesi sull’ala in mezzo alle nubi. Gli scossoni aumentano, penso che il pilota sta guidando di merda, eppure non mi accorgo che il carrello ha toccato terra.
Ce l’ho fatta. Sono a Edimburgo finalmente, in terra di Scozia.
Solo che le gocce iniziano a fare effetto ora…

Edimburgo aeroporto

Prendiamo l’Airlink, la metro diretta dall’aeroporto al centro città, con le nostre valigie. Vedo passare le colline scozzesi, lo stadio Murrayfield, bellissime case inglesi, giardini e alberi d’un rigoglioso verde. Il cielo è un po’ annuvolato, il sole ci prova ad uscire. Neanche cinque minuti che siamo scese alla stazione centrale St.Andrews, notiamo delle ragazze alla fermata pedonale con i braccialetti MPC. “Peakers?” chiediamo in coro. La risposta è univoca “Peakers, yeah!” Sorrisi e abbracci. “Where are you from?” “Italy! And you?” Tutto il weekend sarà così, peakers ad ogni angolo che si salutano con entusiasmo.
Per pranzo scegliamo un locale carino in una laterale in salita verso la Royal Mile, il Laila’s Bistro dove ho mangiato un trancio di salmone alla griglia eccellente (il salmone migliore da noi a Natale è quello scozzese, no?) All’uscita non scopro che quello stesso locale è stato utilizzato nel penultimo film degli Avengers, Infinity War?! Oh my God! Benvenuta in Scozia Barbara!

Edimburgh: Laila's Bistrot in Avengers

Al pomeriggio raggiungiamo il nostro appartamento, il quartier generale del nostro Clan McPeakers: una bellissima townhouse con la finestra a bovindo nella zona di Haymarket Station. Stupenda! Il tavolo sotto la finestra sarebbe un’ottima postazione di scrittura… L’immaginazione galoppa come al solito. 😀

Edimburgh townhouse

Secondo challenge: l’active workout di Valbo

Il sabato mattino presto ci dirigiamo all’apertura dell’MPC Gathering, con la prima sessione di Active workout all’Oriam Sports Center presso l’Herriot-Watt University. Il luogo è meraviglioso, un campus immerso nel verde della campagna scozzese.
Sorpresa delle sorprese, ecco arrivare una banda di cornamuse seguita da una sfilata a cavallo, un’emozione dirompente. Riesco a filmare il tutto in diretta Facebook, anche se il video non è granché voglio serbarne un ricordo (potete rivederlo qui: Oriam Center bagpipes).
Ci fanno entrare nel campo da basket e iniziamo le registrazioni. Ci mettono un braccialetto al polso, come pass per l’accesso alla serata finale di Gala, e ci danno una wristband di Bloodwise, un poncho in bustina per la marcia di domenica (ma io spero non piova!), un tappetino per il workout con il logo MPC, una bottiglietta d’acqua e un frutto per recuperare le energie dopo l’attività fisica.
Prendiamo posto in prima linea per il workout, davanti come le secchione. Con orgoglio stendiamo la nostra bandiera Clan McPeakers, vicino alla bandiera gialla 2019 e quella verde 2018 (abbiamo lasciato a casa l’azzurra 2016 mannaggia).
Arrivano i coach dell’EDA e finalmente vedo John Valbonesi di persona, e poco più lontano Alex Norouzi, il boss di MPC. Fa uno strano effetto vederli qui e non nello schermo. L’allenamento comincia e sono intenzionata ad arrivare fino in fondo, mi sono impegnata duramente.
Si inizia con il riscaldamento (mobility drills), seguono 2 round di 30 secondi per Jumping Jacks, High knee sprint e sea claps. Già dopo questi il cuore batte all’impazzata, ma ce la faccio, continuo con l’alto impatto. Ci sono 3 round (forse ne ricordo anche un quarto? la mente vagava ormai…) di 30 secondi di Squats, push-ups a terra (i piegamenti, li odio), Lunges (su questi vado bene) e Plank (ok, io resisto un minuto e mezzo ormai). All’inizio del terzo round già vedo camminare i Puffi per la sala e farmi Ciao con la manina… Non so come arrivo alla fine.

E quando siamo tutte praticamente liquefatte sul tappetino, arriva lui, si, proprio Lui-lui, Sam Heughan, a chiedere degli extra Burpees (piegamenti e salti in sequenza). Ero talmente stanca che lo vedevo doppio! Per i primi 10 secondi l’ho anche odiato!
Nugolo di peakers con telefoni alzati piombano verso Sam, io desisto, le gambe non mi reggono. Ma porca miseria, adesso faccio anche i Burpees guarda. Almeno vado a casa soddisfatta di avere fatto tutto l’allenamento, più Valbo’d di così! E si, fatti tutti, brontolando, fino in fondo.
Al termine, salutiamo tutti i coach e ci facciamo fotografare con loro e la bandiera. E’ bello vedere l’entusiasmo e l’orgoglio di tutto questo anche nei loro occhi. Riusciamo anche a intercettare John e farci firmare le nostre bandiere gialle MPC 2019. Un vessillo, nonché la prova che non ho sognato di aver completato l’intero allenamento.

MPC Gala 2019 Active workout at Oriam Center

All’uscita, in attesa dei taxi per il ritorno, mi trovo a chiacchierare con una coppia di americani, che ci donano un bellissimo ciondolo del loro gruppo.
Conoscono l’Italia e studiano un poco di Italiano. Così scopro che mentre noi a scuola impariamo che The pen is on the table, loro ripetono che Il leone mangia la mela. Ma il leone non mangia la carne, poi? 😀

Per il pranzo, decidiamo di puntare al Grassmarket, ad un locale chiamato The Last Drop. In quella piazza venivano eseguite le impiccagioni e in quel pub veniva servito l’ultimo bicchiere al condannato (the last drop significa l’ultimo sorso). Sempre lì venne bruciata una donna considerata una strega ed un altro pub poco avanti porta ancora il suo nome, Maggie Dickson.
Al The Last Drop assaggio l’Haggis, la salsiccia tipica scozzese, speziata ma non pesante, e il Cranachan (clicca per vedere la videoricetta: How To Make Cranachan), un dolce ad alto contenuto di lamponi, panna, avena, miele e whisky rigorosamente single malt. Superbo, paradisiaco. Ma in pochi minuti ho recuperato, e raddoppiato, tutte le calorie perse con lo sforzo della mattina.
Per smaltirle, puntiamo verso la Royal Mile poco sopra, tramite una stradina in salita. Arriviamo alla fine davanti al favoloso castello di Edimburgo e lì davanti decidiamo di stendere tutte le nostre bandiere, per una foto che rimarrà nella nostra storia.

MPC Gala 2019 Clan McPeakers flags

Terzo challenge: l’inglese in marcia

Studiare inglese nelle pagine del libro di testo è una cosa, conversare con l’insegnante madrelingua un’altra, ma doverlo parlare prontamente sul campo è la vera sfida. E la domenica mattina alla marcia ufficiale del My Peak Challenge all’Holyrood Park, ai piedi del famigerato Arthur’s Seat, mi sono dovuta impegnare parecchio, con tutte le persone che ho incontrato.
L’immensa distesa del parco è di un verde acceso e rigoglioso, di lato un tendone bianco dove si sta riunendo lo staff, e peakers ovunque con bandiere e striscioni che si salutano, si abbracciano, si scattano foto ricordo. Più in là una banda di cornamuse suona musiche tradizionali, una cornice meravigliosa.
Ci inseriamo in mezzo alle altre peakers, riconosciamo qualcuno, salutiamo anche noi, qualcun’altro si fa avanti vedendo la nostra bandiera sulle mie spalle e ci fa i complimenti. E’ una bandiera di unità perché nasce dalla collaborazione di ognuna di noi, dalla scelta del logo alla composizione – unica! – del tartan.
In questa incredibile festa, ci sono pure le peakers che ti abbracciano anche se non ti conoscono, free hugs si chiama, ed è una sensazione bellissima.

Ci fermiamo anche davanti alla banda delle cornamuse e ne approfitto per fare delle foto, estasiata dai loro kilt tradizionali e dagli strumenti. Con curiosità ci avviciniamo e chiediamo “Where are you from?”
E uno scozzese sorridente del gruppo esclama “From Scotland!”
Scoppiamo tutti a ridere alla battuta, in mezzo a così tante nazionalità differenti, era comunque ovvio che fossero scozzesi, ma di quale città? Mi piace il loro umorismo, ironici come me, per questo li adoro.

L’evento inizia ufficialmente col taglio del nastro alla partenza da parte del nostro coach Sam, foto di rito e poi avanza in testa, seguito dalla banda di cornamuse, da tutto lo staff e dietro tutti noi peakers. Giriamo intorno all’Arthur’s Seat, in questo parco così immerso nella natura, costeggiando dei laghetti con tanto di maestosi cigni, ci fotografiamo con le nostre bandiere e Edimburgo alle spalle. Lungo la via incontriamo altri gruppi, parliamo anche in salita, ci raccontiamo le nostre storie, quelle che ci hanno radunato qui. Arriviamo al termine di questa bella camminata soddisfatte e sorridenti.

MPC Gala 2019 The Holyrood Park march

Potete vedere l’inizio della marcia in questo video, accompagnato dalle parole di Cameron McNeish, escursionista scozzese e amico di Sam Heughan, nonché un peaker d’eccellenza, che ci ha riservato delle parole bellissime durante la serata di Gala:

“It’s the journey that you remember, not the destination!”
È il viaggio che ricorderai, non la destinazione.
Cameron McNeish

Al minuto 1.27 sentite delle pazze gridare “Forza Peakers!” Chi credete che siano?! 😀

 

Quarto challenge: ballare col tacco 11 all’MPC Gala

Il pomeriggio è un rendez-vous di docce, vestiti, acconciature, make-up e accessori vari. Sembriamo un atelier in assetto di guerra per la sfilata della nuova stagione. La cosa buffa è che, non avendo la finestra a bovindo delle tende a proteggere la nostra privacy, siamo praticamente in vetrina, per la gioia dei passanti che sorridono e salutano ammiccando. 😀
Pronte per uscire, siamo davvero tutte bellissime, delle dive pronte a sfilare sul red carpet (e ci sarà davvero il tappeto rosso all’entrata!) In casa si sta bene, ma fuori si è alzato un vento gelido e noi siamo tutte a gambe scoperte, con i sandali aperti! I pochi metri fino al taxi li percorro quasi battendo i denti.
Giunte all’EICC, l’Edimburgh International Conference Centre addobbato per il Gran Gala, ci accorgiamo di una fila lunghissima per entrare, fin dietro l’edificio e poi oltre, mentre le porte del centro sono ancora tutte chiuse. Sentiamo qualcuno dire che è lì in attesa persino da due ore, e noi che pensavamo di essere in anticipo!
Ci mettiamo in coda, anche noi in mezzo ad un freddo polare, strette strette come i pinguini. Sempre ridendo come matte.

Lentamente avanziamo ed entriamo tutte in maniera ordinata. Dopo la consegna delle giacche al servizio guardaroba, ci fanno accomodare in una sala dalla luce soffusa e dal soffitto stellato dove vengono serviti gli aperitivi. Qualche minuto e aprono gli ingressi al salone centrale, dove ci attendono i tavoli, non assegnati. Là davanti ci sono un palco, con dei divanetti da un lato, degli strumenti musicali al centro e un leggio dall’altra parte. Sulle fiancate, due grossi schermi con il logo fisso di MPC 2019. Davanti al palco, un’enorme pista da ballo (ce l’avevano promessa!).

Ci sediamo al tavolo e si affianca a noi una cameriera giovanissima e scopriamo che, ops, è italiana! Quindi questo era proprio il nostro tavolo, senza dubbio! Conosce la serie Outlander e ha intravisto Sam nei corridoi, ma non ha capito che tipo di evento è questo. Noi siamo prontissime a spiegarle cos’è MPC, ovviamente. E contiamo di vederla iscritta a breve! 😉

Ad un certo punto una voce dalla regia ci avvisa di un messaggio importante in arrivo. Nei due schermi troviamo il Primo Ministro di Scozia Nicola Sturgeon che ringrazia My Peak Challenge e Sam Heughan per l’impegno e la raccolta di fondi. E’ un riconoscimento davvero importante e siamo emozionatissime.

Poco dopo viene annunciato lui, il fondatore di MPC, Sam Heughan, che compare sopra il palco, davanti al leggio. Sarà lui a condurre lo spettacolo e presentare gli ospiti. Tra una portata e l’altra si susseguiranno Cameron McNeish, che ha l’ardire di farci cantare la colonna sonora di Outlander (Sing me a song, of a lass that is gone, say could that lass be I…), il video con la storia di Hugo di cui sopra, toccante perché il bambino è pure lì presente in sala con la famiglia, Graham McTavish (l’interprete di Dougal McKenzie nella serie) che scherza su una serie podcast in programmazione con Sam, e Ritchie Marshall di Cahonas Scotland, imbarazzato per l’argomento! Le cahonas sono i gioielli maschili e Cahonas Scotland è una raccolta di fondi per la sensibilizzazione sul cancro ai testicoli, una charity cui partecipano molte peakers e i loro mariti.

MPC Gala 2019 Dinner

 

Ed ecco il mio Highway Cartell Dress! Nonostante io abbia battezzato questo vestito come un cartello autostradale, dato il colore verde acceso, ha riscosso un discreto successo, un paio di occhiate maschili in modalità scanner, un “you’re so sexy…” detto però da una donna (forse per questo più sincero?), ma soprattutto un “Ciao bella” pronunciato da un esemplare scozzese di tutto rispetto che m’ha lasciato lì, in disconnessione completa del cervello (probabilmente l’aveva sentito in un film italiano, e l’ha detto per errore, però l’effetto è stato devastante comunque per la sottoscritta). Ciapa e porta casa, come diciamo da queste parti. 😀

Un encomio, come minimo, va alla mia adoratissima e insostituibile sarta, che mi ha seguito dalla testa ai piedi, adattando il vestito, approvando le scarpe, consigliandomi la clutch coordinata, ordinando l’intimo senza cuciture progettato dalla Nasa (che sfida la forza di gravità!) e confezionando una morbidissima stola del mio colore preferito, l’acquamarina. La trovate alla pagina Facebook di Edonee.it o sul suo profilo Instagram Edonee – Creazioni su Misura

Ecco anche i nostri Fantastici Quattro vestiti di tutto punto, da sinistra: Sam Heughan, “Valbo” John Valbonesi, “mama” Jordana Brown, “boss” Alexander Norouzi.

MPC Gala 2019 The Fantastic Four: Sam Heughan, John Valbonesi, Jordana Brown e Alexander Norouzi

Al termine della cena, presentando la band che ci intratterrà sulla pista da ballo, Sam ci saluta dal palco dicendo di aver bisogno di un whisky. Decidiamo di muoverci anche noi, andando a salutare le nostre amicizie di ogni nazione, sparse tra i vari tavoli. Nel corridoio incrociamo il coach John Valbonesi, assillato dalle sue fans. Riesco a mostrargli i tacchi dei miei sandali e dirgli “This is a real workout!” Sorride alla battuta, lui che è in kilt e comodissimi stivali bassi. 😀

Quando la band smette con le musiche tradizionali e inizia con le cover degli anni ’80, decidiamo di scatenarci anche noi.
Balliamo fino all’ultima canzone, stanchissime. A un certo punto cedo alla voglia di saltare, abbandono i tacchi (le mie Steve Madden hanno il plantare in memory foam, ma limitano i movimenti), infilo i calzini che avevo nascosto nella clutch e decido di buttarmi di nuovo in pista, dove tutte hanno fatto la stessa scelta, calzini o addirittura a piedi nudi.
Nel mezzo dell’entusiasmo, noi italiane attacchiamo un trenino danzante e iniziamo a portarlo in mezzo ai tavoli e coinvolgere le altre peakers. Qualcuna si vergogna ma ci applaude, qualcun’altra si inserisce e il trenino si allunga, si allunga, in mezzo alle risate. Peccato che la canzone duri poco!

E poi… basta, non aggiungo altro, non posso mica raccontarvi tutto!
Perché la Scozia è come Las Vegas: quel che accade in Scozia, resta in Scozia. 😉

Quinto challenge: Outlander Tour senza dormire

Dopo aver dormito solo quattro ore, saliamo in autobus per l’Outlander Tour nei dintorni di Edimburgo, accompagnando un gruppo spagnolo a cui ci siamo aggiunte all’ultimo momento. Nonostante la guida turistica parlasse proprio in lingua spagnola, ho compreso tutte le sue spiegazioni, ho fatto delle domande in italiano, che lui capiva perché ha vissuto due anni a Bologna, e mi rispondeva sempre in spagnolo. Inconsueto e divertente! Abbiamo percorso un sacco di chilometri, ho potuto veramente ammirare la Scozia e i suoi meravigliosi paesaggi. Non sono riuscita a fotografarmi con la famosa mucca col ciuffo, the Hairy Coo, perché pascolano molto più a nord.
Abbiamo però visitato in sequenza:

Outlander Tour - Blackness Castle

Blackness Castle, che nella prima serie è la prigione di Fort William, dove prima Jamie viene frustato da Jack Randall e poi lo stesso Jamie deve ritornare per salvare Claire sempre dalle insidie di Randall. E’ impressionante vedere quanto piccolino sia il suo interno rispetto alle immagini televisive. La troupe deve aver lavorato al minimo ingombro per dare l’idea di un luogo spazioso.

Outlander Tour - Midhope Castle

Midhope Castle nella saga è la bellissima Lallybroch, la casa dove è nato Jamie. La costruzione è stata filmata solo per gli esterni, perché in realtà è un edificio pericolante, con finestre e porte puntellate. Non si trova nemmeno immersa in una valle, circondata dalle rigogliose montagne delle Highlands, anche quei particolari sono stati inseriti con la computer grafica (un eccellente lavoro!).
Uno degli effetti positivi della serie tv Outlander è che sta aiutando la Scozia a ricostruire parte del suo patrimonio storico. Grazie ai visitatori, quello che era destinato allo sfacelo e all’oblio, sta ritornando a nuova vita. Si ristrutturano vecchie case come alloggi per i turisti, si aprono bar e pub, si costruiscono parcheggi e servizi, si creano nuovi posti di lavoro.

Outlander Tour - Linlithgow Palace

Una fermata veloce al Linlithgow Palace, i cui interni sono stati usati per ricreare la prigione di Wentworth, dove Jamie viene torturato da Jack Randall nel finale della prima stagione. Noi però avevamo solo il tempo per un giro veloce da fuori e un cappuccino caldo con gli scones per smorzare la fame.

Outlander Tour - Doune Castle

Doune Castle che nella serie tv è il magnifico Castle Leoch, dimora del clan McKenzie. Questo castello è già stato utilizzato per il film Monty Python and the Holy Grail del 1975. L’abbiamo girato con l’audio guida di Sam Heughan nelle orecchie. Anche questo castello è molto più piccolo di quanto sembrasse maestoso in televisione, ma ha già dimensioni più godibili, non era destinato ad essere una prigione. Ci sono una cucina enorme, con un camino largo quanto il mio salotto (pensa che grigliate!) e un salone ampio per le sontuose cene del Laird e della sua corte.

Outlander Tour - West Kirk

La cittadina di Culross è stata invece utilizzata per rappresentare il villaggio di Cranesmuir, vicino al Castle Leoch dei McKenzie. Gli interni del Culross Palace sono serviti per parecchie scene in più episodi, simulando altri luoghi. I giardini dietro il palazzo hanno fatto invece da sfondo alle passeggiate di Claire nei dintorni di Castle Leoch. E lungo un sentiero di 3 chilometri sopra la collina (noi l’abbiamo fatto in pieno sole!) si trovano le rovine di West Kirk, un’antica abbazia benedettina, che nel film veste il ruolo di Black Kirk, la cappella stregata.

Outlander Tour - Aberdour Castle

Breve sosta alle rovine dell’Aberdour Castle, che nella finzione diventa il monastero di Sainte Anne de Beaupré, dove Claire e Jamie trovano rifugio nell’ultima puntata della prima serie dove essere fuggiti dalla prigione di Wentworth. Solo parte degli interni ancora integri sono stati usati per quelle scene.

Outlander Tour - Falkland

Ultima tappa presso Falkland nella penisola del Fife, che in Outlander è diventata Inverness del 1940, più piccola e contenuta di quella attuale. A turno ci siamo fatte la foto alla fontana, guardando la finestra del piccolo bed&breakfast all’angolo, proprio come il fantasma (di Jamie?) guarda Claire pettinarsi alla finestra e viene scorto dal marito Frank. Tutti si interrogano su chi sia quel fantasma e perché sia lì. Diana Gabaldon lo svelerà solo nell’ultimo libro, ancora in scrittura.

Potendo soggiornare più a lungo, ci sono molte altre location da visitare, anche più a nord nelle Highlands. Una buon manuale fotografico di questi luoghi, in particolare quelli usati nella prima e seconda stagione della serie, è Outlander’s Scotland di Phoebe Taplin, edizioni PITKIN, un piccolo volumetto in lingua inglese ma ben fatto. Se invece volete essere accompagnate nel giro da una guida turistica in lingua italiana, potete chiedere ad Alessandra e Virna nella loro pagina Facebook Edimburgo Tour

Sesto challenge: tornare a casa…

E’ questa la parte più difficile del viaggio. Non rifare le valigie, che ovviamente adesso esplodono di gioia. E nemmeno riprendere l’aereo, per quanto ancora non sia il mio mezzo preferito. E’ lasciare la Scozia e in contemporanea lasciare loro, compagne di un’avventura bellissima, che sicuramente continuerà ancora online, ma chissà quando ci rivedremo di nuovo dal vivo.
La mattina comincia mesta, l’ultima colazione tutte insieme. Iniziamo già a guardarci con i lucciconi negli occhi, la malinconia è palpabile nell’aria. Usciamo per un ultimo giro di shopping per la città. Finalmente ho un Barbour originale, preso all’House of Fraser tanto per cambiare. Mi è costato un patrimonio, ma c’è chi lo indossa ancora dopo 20 anni, è un giaccone praticamente indistruttibile.

Per l’ultimo pranzo riusciamo a entrare al famoso pub The World’s End, citato anche nella seconda serie di Outlander, anche se non è stato usato per la location. Il nome deriva dalle mura cittadine che un tempo circondavano Edimburgo nel sedicesimo secolo. Le porte della città, che formavano parte del muro, erano situate fuori dal pub e i ciottoli di ottone nella strada all’esterno rappresentano la loro posizione esatta. Quindi dopo quel pub, oltre quel muro, il mondo finiva.
Dentro il locale, appena mi giro di schiena mostrando il cappellino MPC legato allo zaino, sento qualcuno dietro chiedere “Peakers?” Oramai Edimburgo si sta svuotando dell’ondata, ma qualcuna prolunga il soggiorno in questa terra da scoprire. In fondo, anch’io ho visto pochissimo della città e ancora meno di tutta questa terra meravigliosa.
Gli ultimi acquisti per gli amici a casa, una foto al famoso The Elephant House, dove J.K.Rowling ha scritto il primo libro di Harry Potter, un paio di ore per un taste di Whisky veloce, giusto un assaggio. Alle 16 siamo alla stazione St.Andrews e iniziamo le separazioni.

Edimburgh The Elephant House

E il ritorno in aereo, il secondo volo? Ero partita senza nessun farmaco, ma quando ci siamo trovate a bordo due scolaresche italiane urlanti, ho dovuto prendere le gocce per non rischiare di picchiarli tutti… E sappiate che Bergamo sta in Piemonte, eh!

MPC Gala 2019 all bracelets
Il mio medagliere!

 

MPC Gala 2019 Fitbit totals
Un weekend intenso!

 

E adesso? Il Mal di Scozia

Io questo post l’ho scritto piangendo. E l’ho ritardato perché sapevo che l’avrei scritto con i goccioloni che mi fanno vedere opaco lo schermo. Posso anche raccontarmela che sono gli ormoni sgangherati, ma la verità è che il carico d’emozioni portato a casa è davvero enorme.
Non sono lacrime di amarezza, ma di gioia e malinconia. E la foto migliore di tutte è semplicemente questa. Noi.

MPC Gala 2019 the Clan McPeakers

 

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Comments (30)

Manuela

Mag 19, 2019 at 7:26 PM Reply

Grazie per questo meraviglioso racconto , le lacrime sono arrivate così come le emozioni che porterò sempre nel mio cuore .

Barbara Businaro

Mag 19, 2019 at 10:05 PM Reply

Grazie a te Manu per tutti i momenti insieme, anche per le forcine, pure se non riuscirò mai a duplicare il miracolo che hai fatto quella sera ai miei capelli! 😉

Sandra

Mag 19, 2019 at 7:45 PM Reply

E ci credo che hai scritto il post con le lacrime! Hai vissuto un sogno stellare con picchi di felicità su diversi fronti culminato nel Galà e nel giro nei luoghi del tuo adorato Outlander. Non riesco neppure a trovare le parole per dirti quanto tutto mi sembri meraviglioso per te, l’eco di questo incredibile viaggio durerà a lungo, anzi per sempre.

Barbara Businaro

Mag 19, 2019 at 10:13 PM Reply

Durerà per sempre, e questo post l’ho scritto soprattutto per me stessa, per non dimenticarmi mai di quelle giornate stupende.
Anche se tornerò in Scozia, spero presto, questo primo viaggio rimarrà insuperabile. 🙂

Nadia

Mag 19, 2019 at 8:47 PM Reply

Strepitosa sia con l’abito verde, altro che solo sexy, sia a superare la fobia del volo sia per la faticaccia immane che ti rende radiosa. Meriti l’applauso.

Barbara Businaro

Mag 19, 2019 at 10:15 PM Reply

Grazie Nadia! Però lo sappiamo che tu sei sempre troppo di parte! 😀
All’abito verde ci sono affezionata oramai… non l’ho ancora riposto nell’armadio. E’ qui che mi guarda.

nadia

Mag 20, 2019 at 4:32 PM Reply

No, no, non sono di parte. Sfido chiunque a dire che sei uno spettacolo di radiosità, con e senza vestito verde, che detto tra noi, sa di star da red carpet

Barbara Businaro

Mag 20, 2019 at 11:45 PM Reply

…il vestito verde è un Ralph Lauren, ma ho avuto il bipbip di acquistarlo con i saldi di gennaio. Anche sulle scarpe Steve Madden ho avuto il bipbip di un 2 al prezzo di 1. Era destino! 😉

Virna

Mag 19, 2019 at 8:49 PM Reply

Leggendo il tuo racconto ho rivissuto le stesse emozioni. Ogni volta é più difficile separarsi e questa magia che c è tra noi é inspiegabile. Mai più sole, mai più lontane, mai più senza My Peak Challenge.

Barbara Businaro

Mag 19, 2019 at 10:17 PM Reply

La magia che c’è tra noi si chiama Ohana, è il motto che abbiamo scelto per il nostro Clan McPeakers: no one is left behind, nessuno viene lasciato indietro.
Anche se ci fossero mille chilometri a dividerci. 😉

newwhitebear

Mag 19, 2019 at 10:01 PM Reply

Emozionante. Un tour davvero emozionante. Tutte splendide.

Barbara Businaro

Mag 19, 2019 at 10:18 PM Reply

Quasi troppo emozionante Gian Paolo. Fortuna che c’ho il cuore allenato! 🙂

Brunilde

Mag 20, 2019 at 3:50 PM Reply

Arrivo lunga ma te lo volevo dire: la gioia è contagiosa, le emozioni anche, quindi grazie, di cuore, per averci fatto partecipi di una esperienza così bella!
Brava anche a non farti tarpare le ali – letteralmente – dalla paura di volare! Io ne sono immune però so che la fobia per il volo e gli aerei è tosta da superare: ma il mondo è così grande, e il tempo così poco, cosa ti saresti persa, sei stata bravissima!
Da ultimo: in abito a sera sei una stra…volevo dire una favola.
Ok, una sedentaria come me, che solo al pensiero di correre ha un attaco di tachicardia non si merita un fisico come il tuo, ma fidati, sei proprio uno schianto!
firmato: nonna Papera ( sigh! )

Barbara Businaro

Mag 20, 2019 at 11:23 PM Reply

Sono contenta Brunilde di essere riuscita a trasmettere l’entusiasmo di quei giorni, spesso le parole non sembrano abbastanza.
Non posso dire che l’aereo sia adesso il mio mezzo preferito, però il corso mi ha fatto un gran bene. L’ansiolitico me lo sono portata per precauzione in realtà, all’inizio mi immaginavo esplodere in una crisi isterica, attaccarmi al portellone gridando “Fatemi uscire!”, magari già in alta quota, con le hostess costrette a prendermi a sberle!! Però un altro aspetto positivo di MPC è realizzare quante persone tra i peakers viaggino continuamente in aereo, primo tra tutti il nostro coach Sam che è capace di farsi Edimburgo-Londra-Los Angeles-New York-Cape Town in pochi giorni! Su questo, lo invidio da matti!
Poi atterrate a Edimburgo le ragazze mi hanno rivelato che si aspettavano davvero una mia scenata! Erano pronte a placcarmi! 😀 😀 😀
E’ vero, in abito da sera ero una stra… galattica. Quando mi sono vista allo specchio vestita e pettinata con tanta cura da Manuela, sono scoppiata in lacrime… non ti dico dopo il trucco! A parte l’impossibilità di perdere la scarpetta (aveva il cinturino), è stata una bella serata da Cenerentola. 😉

Maria Teresa Steri

Mag 20, 2019 at 4:11 PM Reply

Quante emozioni, una magnifica avventura che ti resterà nel cuore a lungo! Ma davvero hai fatto così tante cose in così poco tempo? Mamma mia! La Scozia sembra meravigliosa e l’esperienza con McPeakers non deve essere stata da meno. Tutta in tiro e con i super tacchi eri semplicemente “wow”!
Sulla paura di volare invece ti capisco in pieno. Io dopo tutta una serie di voli ancora ho una fifa matta, sono in tensione tutto il tempo, altro che autobus. E da quello che hai raccontato non c’è corso miracoloso per questo… Però è stata per te una sofferenza che valeva la pena ^_^

Barbara Businaro

Mag 20, 2019 at 11:38 PM Reply

Il bello del My Peak Challenge è che non ti rendi conto di fare così tante cose, le fai e basta! Divertendoti da matti anche!
Aggiungici che di sera eravamo sempre in qualche locale a far baldoria… tipo il venerdì sera sui social era un’esplosione di foto di reunion di peakers nei pub di Edimburgo, ad un certo punto è arrivato un post del coach Valbo del tipo “Andate a dormire che domattina siete in palestra con me!” 😀
Beh, la tensione c’era in aereo, ma era allentata da un solo pensiero: “Scotlaaaaaaaaand!!!!”

Giulia Mancini

Mag 20, 2019 at 9:46 PM Reply

Che meraviglia, mi hai fatto venire voglia di andare in Scozia!
Hai vissuto un week end fantastico che ti ha caricato di energia, sia per lo scopo benefico che trovo meraviglioso (come quel dolce bambino che ha vinto la malattia) sia per la carica che dona a tutti voi tra forma fisica ed entusiasmo. Bellissima l’ultima foto di voi tutte insieme! E bellissima tu con quel vestito verde, sei in forma splendida Barbara.

Barbara Businaro

Mag 20, 2019 at 11:54 PM Reply

La Scozia merita Giulia, facci un pensierino! Anche solo per salire sul Jacobite, il treno a vapore usato come Hogwarts Express in Harry Potter!
Oppure un giro dei castelli, ce ne sono di bellissimi, non solo quelli filmati in Outlander. E’ pure la patria del Golf, con enormi campi curatissimi, che se non ti piace giocare vanno benissimo anche per leggere in mezzo al verde. Oppure il giro delle distillerie del whisky, che cambia parecchio taste a seconda della zona di produzione. O le fabbriche del tartan, potresti fartene disegnare uno personalizzato. E al primo che dice che in Scozia piove sempre… no, è in Italia che piove sempre! Da quando sono rientrata non smette un attimo! 😀

Darius Tred

Mag 21, 2019 at 5:10 PM Reply

Io il mal di Scozia ce l’ho già senza esserci mai stato. È grave?
Insomma, vorrei andarci. Però due giorni non mi bastano… 😉

Barbara Businaro

Mag 21, 2019 at 11:16 PM Reply

No, tu credi che quello lì sia il mal di Scozia, come lo credevo io. Ma quando ritorni, è moooolto più intenso.
Ne abbiamo fatti 5 di giorni in realtà, 2 erano quelli dell’evento MPC. Pure chi ne ha fatti 15 però non è soddisfatto…
L’ideale sarebbero 3 mesi, da giugno ad agosto, con l’Edimburgh Fringe Festival di mezzo! 😉

Darius Tred

Mag 22, 2019 at 9:20 AM Reply

Ci sono stato, fidati, ci sono stato.
Due o tre vite fa, certo. Però ci sono stato… 🙂

Hai fatto bene a fare 5 giorni. I 2 giorni che non basterebbero a me sono quelli dei pacchetti tipo fly&drive o robe del genere che durano un weekend o poco più. Ecco, per me sono troppo pochi. Mia sorella è stata a Edimburgo: bellissimo, ha detto. Però da tornarci, per vedere un sacco di cose in più in giro per la Scozia.

Barbara Businaro

Mag 22, 2019 at 10:30 PM Reply

Allora dillo che ci sei già stato! Quindi si, il tuo è proprio mal di Scozia! 😉

Marco Amato

Mag 24, 2019 at 9:15 AM Reply

Ho letto col sorriso sulle labbra. Le emozioni che hai provato e impresso con le parole, sono contagiose e nostalgiche nel medesimo istante. Queste iniziative sono fra le più meritorie che si possano immaginare e questi viaggi riportano nella vita arrugginita le stesse sensazioni d’essere freschi e giovani, la voglia ancora pura di divertirsi e inzupparsi d’emozioni.
Complimenti per tutto, hai di certo riempito il serbatoio dei sentimenti, perché a volte la nostalgia per ciò che si è amato è la medicina ai giorni che rotolano sempre nel medesimo verso.
Davvero una bella esperienza da leggere e parecchia voglia di Scozia anche da parte mia.
Ciao Bella! 😉

Barbara Businaro

Mag 24, 2019 at 1:39 PM Reply

Lieta di averti fatto sorridere. Però non è una sensazione, noi siamo davvero fresche e giovani, se consideri che lì con noi (al workout, alla marcia e sulla pista da ballo) c’erano scatenatissime peakers da 70-75 anni! E contiamo di arrivarci anche noi, pazze allo stesso modo! 😀
Eh, quel Ciao Bella scozzese è difficile da dimenticare… magari finirà in un racconto, chi lo sa?! 😉

Marco Amato

Mag 24, 2019 at 6:42 PM Reply

Certo che siete giovani e belle. La cosa straordinaria della nostra età, è che siamo ancora freschi e abbiamo tutte le possibilità di diventare arzilli settantenni.
Per il “Ciao Bella” mi hai dato una bella dritta. Adesso che sto studiando sistematicamente l’inglese, il Ciao Bella italiano sarà una bella carta da giocare con tutte le inglesi e le americane. XD
P.s. il racconto ormai lo hai promesso… 😛

Barbara Businaro

Mag 24, 2019 at 8:37 PM Reply

Tutto dipende dall’intonazione di quel “Ciao Bella” e dallo sguardo che lo accompagna, ahem… 😉
E’ un po’ poco per scriverci un intero racconto. Dovrei aggiungerci qualcos’altro per ispirarmi. Dovrei tornare lassù. 😛

Grazia Gironella

Mag 24, 2019 at 10:17 PM Reply

Che racconto entusiasmante e commovente! Il mal di Scozia l’hai fatto venire tu a me, già solo menzionando Sing me a song, figurati con il resto! Anche se non sarei mai sopravvissuta a un tour de force del genere… 🙂

Barbara Businaro

Mag 25, 2019 at 10:40 PM Reply

Saresti sopravvissuta, perché quando ti diverti non te ne accorgi proprio.
Dai Grazia, facciamoci del male… in attesa della quinta stagione, che stanno girando proprio ora.
Solo per quei lettori che non conoscono Outlander e la sua meravigliosa sigla.

Luz

Giu 03, 2019 at 7:17 PM Reply

Questo post me lo sono letto in due tempi, dal tablet a scuola e qui nel mio soggiorno.
Sappi che me lo sono gustato punto a punto perché immagino quella emozione di calcare le strade, i passi dei tuoi eroi prediletti. Immagino cosa debba essere stato entrare in quei luoghi, ma in generale fare parte di un progetto che si estende a cose importanti e che include persone provenienti da ogni dove.
Sei stata molto in gamba ad “aggredire” questa passione al punto da partire, vivere, fare.
Hai tutta la mia ammirazione.

Barbara Businaro

Giu 03, 2019 at 10:57 PM Reply

Partire, vivere, fare. Non ce l’avrei mai fatta se MPC non mi avesse insegnato a spostare, o abbattere completamente, i miei limiti.
Grazie Luz, anche del tempo speso a leggermi. Contenta poi di sapere che sono riuscita a farti partecipare a quelle emozioni anche in differita. 🙂

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