Dove porto il mio amore stasera? Un nuovo racconto per voi

Dove porto il mio amore stasera?

Sono uscita di casa senza nemmeno salutare. Dormiva ancora profondamente, il viso affondato tra i nostri cuscini. Ho afferrato i vestiti dalla poltrona e sono sgattaiolata in bagno, senza il minimo rumore. Lavora fino a tardi in questo periodo, davvero troppo. Ieri sera la luce era ancora accesa in fondo al corridoio, nel suo studio, quando sono andata a dormire. Così oggi niente colazione insieme come le altre mattine. Non ho acceso nemmeno la macchinetta del caffè in cucina, ma ho mangiato solo due fette di pane con la marmellata, lasciando il bancone pronto per quando si sveglierà. Peccato, perché oggi è un giorno speciale e dobbiamo festeggiarlo. Voglio festeggiarlo. Me l’ha promesso. Non sono per le ricorrenze, alcune suonano così vuote quando scivolano nell’abitudine. San Valentino poi è diventato così commerciale da lasciarmi solo infastidita, con tutti quei negozi addobbati fino alla nausea. Però stavolta è diverso. Tre anni, abbiamo detto, me lo ricordo bene come fosse ieri. Se fra tre anni siamo ancora qui, sotto lo stesso tetto, col cuore che batte forte come la prima volta, allora festeggiamo. Ho controllato prima la sua agenda, l’ha lasciata libera da appuntamenti, anche se magari è una casualità. Perché l’idea non era solo di uscire a cena fuori. Il non detto, sottinteso solo per paura, era una scatolina con un anello e una promessa più seria di un affitto condiviso.
Il cuore sobbalza e dimentica un battito, mentre finisco di sorseggiare questo espresso. Mi sono fermata un attimo al bar dell’angolo, prima di scendere giù nella metro e correre in ufficio. Sfoglio il giornale appena, mentre in realtà sto meditando altrove. Dove porto il mio amore stasera? Deve essere una sorpresa. Sono certa lo sarà, con la sua scarsa memoria. Devo appiccicare foglietti adesivi ovunque per casa perché dimentica sempre tutto. I vestiti fermi in tintoria per tre settimane. Il compleanno di sua zia Ester, ansiosa di ricevere la telefonata di auguri. L’appuntamento dal meccanico per la manutenzione dell’auto. Il rinnovo del passaporto, se vogliamo tornare a Londra da suo cugino questa estate. Non ho lasciato però nulla di scritto per questa sera. Manderò un messaggio più tardi. Ma dove possiamo andare?
C’è quel ristorantino nuovo, potrei provare lì. Poi magari quel film che voleva vedere, come si intitolava? Poi lo cerco in rete e prenoto due posti all’ultimo spettacolo, magari in ultima fila… come adolescenti a sbaciucchiarci al buio, di nascosto. Uhm, l’abbiamo mai fatto davvero? No, anche questo non ci appartiene. Non credo mi abbia nemmeno mai passato il braccio intorno alle spalle al cinema. Però mi prende sempre la mano e la tiene tra le sue, magari scorrendo piano il suo pollice sul mio palmo, perché sa bene quanti brividi mi provoca questa cosa.
Esco dal bar e attraverso la strada, prima in infilarmi di corsa giù per il tunnel della metro. Uno sguardo veloce al cellulare mi dice che sta ancora dormendo, altrimenti mi avrebbe scritto qualcosa, anche solo l’immagine animata di un “Buongiorno”. Trovo uno spazio tranquillo sulla banchina in attesa del prossimo treno, in arrivo tra pochi minuti, e mi metto ad osservare la gente intorno con curiosità. Qualche coppietta si saluta prima di dividersi per il lavoro, qualcun altro si ritrova con lo zaino in spalla verso la stessa scuola. Nel mezzo scorgo sempre qualche anziana silenziosa, piena di buste di plastica del mercato rionale. Dalle scale scende uno dei rider delle consegne a domicilio, ancora con il sacco vuoto. Mi passa vicino e mi fa un cenno del capo, riconoscendomi nonostante io sia ben vestita per l’ufficio. Saliamo insieme nello stesso convoglio della metro. Di solito mi trova in tuta da ginnastica, o addirittura in pigiama, quando gli apro la porta del nostro appartamento. Le serate in cui non abbiamo voglia di niente, se non di noi due nella nostra bolla perfetta. Così ordiniamo cibo per asporto. A me piace di più la cucina giapponese, ma ci troviamo d’accordo su quella messicana, così piccante e caliente. Non so se il peperoncino sia davvero afrodisiaco o sia solo un’invenzione da rivista femminile. Ma l’ultima volta non ho fatto in tempo ad esclamare “Oddio, brucio!”, dopo appena un paio di morsi, che mi sono ritrovata la sua bocca incollata alla mia. In pochi istanti eravamo già senza vestiti, ansimanti contro il pavimento freddo del salotto, a malapena poteva frenare i nostri bollori. La cena l’abbiamo terminata più tardi, così come eravamo, senza indumenti e senza vergogna, tra una schermaglia e l’altra.
Accidenti, stavo ammiccando a uno sconosciuto mentre ero completamente immersa nei miei pensieri. Scuoto la testa infastidita e sbatto le palpebre. Mi tocco con la mano un orecchio, fingendo di parlare al telefono con degli auricolari invisibili sotto i capelli lunghi. Dopo qualche istante, con la coda dell’occhio vedo lo sconosciuto uscire alla prossima fermata, sbuffando la sua delusione. Mi spiace per lui, era pure carino ma il mio cuore è impegnato altrove. Incatenato per sempre, credo.
Quando arrivo a destinazione e risalgo in superficie, lungo il mio tragitto cammino davanti alla vetrina di una fiorista. Mi blocco per un momento. Potrei mandare un mazzo di fiori al suo ufficio intanto, così. Per mettere curiosità. E un po’ di invidia tra i suoi colleghi. Vorrei vedere la sua faccia quando li riceve, questo pomeriggio. Mi scappa un risolino. Non se lo aspetta. Non faccio mai queste cose, ma a maggior ragione oggi è il giorno giusto per farle. Se penso al suo viso e ai suoi occhi, così scuri da perdermici senza respiro. Il mio cuore ruzzola un’altra volta dalla gioia. Sono stata fortunata a incrociare il suo sguardo, tre anni fa. Dopo tante disavventure, alcune finite anche al pronto soccorso fingendo una caduta improvvisa, all’amore non ci credevo più. Pensavo di non meritarlo nemmeno. Come se fossi nata troppo brutta, troppo stupida o troppo inutile per poter importare davvero a qualcuno. Ho creduto alle parole cattive di mia madre, spaventata di avere una figlia che vuole inseguire i propri sogni, così differenti dai suoi. Chissà quale matrimonio patinato aveva in mente per me.
Mi infilo dentro il negozio di fiori e alla signora dietro al bancone spiego di volere una composizione per un’occasione speciale, tre anni della nostra relazione. Deve essere una sorpresa, mi affretto ad aggiungere, ma lei non ha alcuna reazione. Oramai non è così raro che sia la donna a inviare dei fiori. Mi mostra diversi bouquet già pronti e uno in particolare coglie la mia attenzione, un insieme molto colorato e vivo, con peonie gialle e gerbere in diverse sfumature, dal rosa pallido al fucsia acceso, con qualche punta di arancione. Le faccio aggiungere le classiche tre rose rosse, nascoste nel centro del mazzo. Il risultato è eccezionale, sono orgogliosa della mia scelta. Quando mi porge il cartoncino e la busta, so già cosa scrivere. Solo una parola: “Tutto”. Ce lo ripetiamo spesso, nei momenti allegri come in quelli tristi. Risale a una sera molto lontana, dopo le nostre prime uscite insieme. Io tergiversavo, avevo paura, non ero pronta per un’altra relazione. Esasperata, fuggendo dalle sue braccia, ho chiesto, quasi gridando: “Ma cosa vuoi da me?!” La risposta fu calma, sincera, senza ombre: “Tutto.”
Da allora, non ci sono dubbi né ripensamenti. “Tutto” è un codice per ricordarci chi siamo insieme.
Il resto della mia mattinata scorre tra una riunione e l’altra. Solo all’ora di pranzo mi accorgo di diversi messaggi sul cellulare. Leggo un “Dovevi svegliarmi stamattina, sono in ritardo, accidenti!”, con un paio di baci stampati. Poi una sequenza piuttosto veloce con “E questi fiori?”, “Cosa ho dimenticato stavolta?”, “Oh cavoli, è oggi!”, “Ho letto il biglietto”, “Anch’io”, “Tutto”, “Sempre”, “A stasera tesoro”.
Mi strappa una risata, perché riesco quasi a sentire la sua voce, l’esatta inflessione con cui pronuncerebbe queste parole, variando a ogni frase il tono e il volume, se fosse qui accanto a me. Devo però ancora organizzare qualcosa per la nostra serata.
Esco a pranzo con i colleghi, nel piccolo self service a pochi isolati dal nostro edificio, e mi faccio consigliare da loro. Troviamo così un ristorantino appena fuori città e sulla via del ritorno c’è proprio il cinema multisala, con quel film in programmazione, una storia di spionaggio, scene d’azione, pericolo e avventura, con un po’ di sesso nel mezzo. Cosa ci trovi di interessante in queste pellicole davvero non lo so. Dopo un po’, mi sembrano davvero tutte uguali. Chiamo per prenotare il tavolo e acquisto i biglietti dello spettacolo online.
Poi mando un messaggio con il programma dettagliato al mio amore, che risponde subito. Leggo mentre sto rientrando in ufficio.
“Direi tutto perfetto, cena e dopocena. Ma non vedrò l’ora di ritornare a casa e metterti a letto…”
Arrossisco. Abbiamo tutta la notte, solo noi due. Il mondo si fermerà, fuori dalla nostra camera.
L’ultima riunione del pomeriggio termina davvero tardi, mentre io speravo di scappare almeno mezz’ora prima del mio consueto orario di uscita. Dovrò correre per farmi una doccia, forse salvare i capelli, anche se preferirei una piega decente, e cambiarmi d’abito in velocità. Ho quel vestitino bluette in armadio, preso per l’occasione mesi fa e ancora mai indossato. Mi lascerà tranquilla per prepararmi per bene? Oppure scombinerà i piani, seguendomi per ogni stanza senza proferire una parola, per finire dentro la cabina doccia insieme?
Salgo le scale del nostro condominio saltando i gradini, fino al nostro pianerottolo. Riprendo fiato per pochi secondi.
Infilo le chiavi nella serratura con un certo batticuore, lo stesso dei miei sedici anni, del mio primo bacio, della nostra prima volta.

Eccola qui, a casa che mi aspetta. Arriva dal corridoio del suo studio volteggiando leggera. Danza intorno a me con quella minigonna porpora e le calze blu che evidenziano le sue gambe lunghe. Le vorrei intorno a me. Pensieri illeciti attraversano in un lampo la mia mente, e lei li coglie con un solo sguardo, ma li trattengo per stanotte. Nel frattempo l’abbraccio e proprio non resisto a baciare quel suo sorriso raggiante.
Mentre le nostre lingue si rincorrono malandrine, sospirando e gemendo, vedo per un attimo l’espressione disgustata di mia madre, quando ci presentiamo insieme al suo cospetto, mano nella mano, felici nonostante tutto. Un silenzio interminabile e una condanna senza appello.
No, non stasera. Non voglio pensarci, non mi appartiene più. Siamo vive, in salute, siamo insieme e ci amiamo.
Nient’altro conta questa sera. Solo l’amore. Tutto il resto si vedrà domani.

 

(C) 2025 Barbara Businaro

 

Note:
Questa storia non l’ho scritta per essere inclusiva, perché va di moda il tema, per attirare nuovi lettori. L’ho scritta perché non potevo ignorarla, mi si è presentata davanti con prepotenza e sentivo che dovevo scriverla. Ho osservato una di queste coppie, i loro sguardi, le loro mani, i loro gesti. E in quel momento ero ammutolita dalla bellezza del loro amore. Le ho invidiate da matti. Essere da sole contro il mondo le rende in un certo senso molto più unite, non perdono tempo in futili litigi. Devono già combattere famiglie e pregiudizi, ma tra loro no, nemmeno un battito di ciglia. Il loro spazio personale è solo per le cose belle.
All’inizio volevo completare il racconto per San Valentino, ancora lo scorso anno, ma come la protagonista, ho pensato fosse una ricorrenza troppo banale, l’avrebbe sminuito. Volevo anche capire se andava allungato, aggiungendo più scene, dialoghi e altri personaggi. Invece no. E’ un lungo monologo interiore. L’ho completato solo adesso, perché questo è il momento della rinascita e del cambiamento, di una riflessione profonda su ciò che siamo e cosa portiamo in questo mondo. La pace, se la vogliamo davvero, inizia dalle piccole cose.

 

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Comments (10)

Stefano

Apr 20, 2025 at 10:49 AM Reply

Bello! Come al solito scrivi bene. Ciao e buona Pasqua.

Barbara Businaro

Apr 21, 2025 at 6:21 PM Reply

Grazie Stefano! Buona Pasqua anche a te, seppure arrivo in ritardo ora. Ma ci attendono altri due weekend lunghi di recupero (nel mio caso soprattutto per le letture). 🙂

IlVecchio

Apr 20, 2025 at 11:47 AM Reply

Lettura interessante, breve e intensa. Si nota lo studio per scansare tutte le declinazioni al femminile fino alla fine. Aggiungere altro avrebbe rischiato di rovinare testo e significato. Invece così è un morso veloce alla coscienza.
Buona Pasqua a te e agli altri lettori. : -)

Barbara Businaro

Apr 21, 2025 at 6:23 PM Reply

Eh, non le ho scansate tutte perfettamente le declinazioni. E qualche indizio l’ho lasciato di proposito (come dalla fiorista, per esempio)
Buona Pasqua e ponte lunghissimo. Io lavorerò, ma sarei ben felice di lavorare solo tre giorni tutte le settimane! 😀

Giulia Mancini

Apr 20, 2025 at 3:07 PM Reply

Bel racconto, avevo intuito che fosse un amore tra persone dello stesso sesso, ma conta solo l’amore.
Buona Pasqua!

Barbara Businaro

Apr 21, 2025 at 6:27 PM Reply

Grazie Giulia! Qualche indizio, anche solo non utilizzare nomi proprio e declinazioni, l’ho lasciato per chi legge con attenzione. 😉
Buona Pasqua e Pasquetta, spero passate in relax. Mi sono data alla lettura, sono sul secondo libro del Book Pride, ve ne racconterò presto.

paola sposito

Apr 21, 2025 at 8:15 PM Reply

Ciao Barbara. Bellissimo racconto come sempre scritto molto bene. La lunghezza è quella giusta per raccontare la celebrazione di un amore voluto e sostenuto nonostante tutto, anche la disapprovazione di una madre. Buona Pasqua a te.

Barbara Businaro

Apr 22, 2025 at 3:35 PM Reply

Grazie Paola. Sono contenta che questo mini racconto ti sia piaciuto!
Spero tu abbia passato una Buona Pasqua, ma abbiamo anche altri due weekend lunghi davanti, per ritrovi, letture e passeggiate. 🙂

Sandra

Apr 24, 2025 at 8:41 PM Reply

Bello!
Mi ha fatto venire in mente un film di più di 20 anni fa, cavoli non ricordo proprio il titolo, dopo googlo un po’ vediamo se lo trovo. Un amore tra due belle ragazze, trasgressivo per l’epoca eppure così normale e giusto.

Barbara Businaro

Apr 25, 2025 at 3:56 PM Reply

Grazie! 🙂
Uhm, film che abbiano vent’anni su questo tema non ne ricordo proprio. Quello più recente che mi viene in mente è Jenny’s Wedding, con Katherine Heigl (all’epoca impegnata tra la serie televisiva Grey’s Anatomy e tantissime commedie romantiche classiche) e Alexis Bledel (famosa per l’iconica serie Una mamma per amica, in originale The Gilmore Girls).

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