La tentazione di essere felici di Lorenzo Marone. Alle anime fragili, che amano senza amarsi

La tentazione di essere felici
di Lorenzo Marone

Mio figlio è omosessuale.
Lui lo sa. Io lo so. Eppure non me l’ha mai confessato. Niente di male, sono molte le persone che attendono la morte dei genitori per lasciarsi andare e vivere liberi la propria sessualità. Solo che con me non funzionerà, ho intenzione di campare ancora a lungo, almeno una decina di anni. Se Dante vorrà emanciparsi, quindi, dovrà fregarsene del sottoscritto. Io a morire per i suoi gusti sessuali non ci penso proprio.
La tentazione di essere felici, Lorenzo Marone

Comincia così, con questa caustica precisazione, questo romanzo particolare e in poche righe comprendiamo subito con quale protagonista dovremo scontrarci, un anziano un po’ scorbutico ed egoista, che esprime le sue opinioni senza ritegno e senza fronzoli, in realtà con rispetto verso l’unica cosa che il tempo gli sta inevitabilmente portando via giorno per giorno, la vita.
Proprio questo incipit, intravisto nell’anteprima dell’ebook, mi ha convinto a leggere La tentazione di essere felici di Lorenzo Marone, con un personaggio alquanto simile al burbero Pietro Rinaldi de L’ultima settimana di settembre di Lorenzo Licalzi, un’altra storia che ho adorato fino all’ultima virgola.
Già, sono due Lorenzo, Marone e Licalzi, due autori che in qualche modo si assomigliano, o per lo meno mi piacciono molto nella loro scrittura limpida e nelle loro ambientazioni, uno napoletano e l’altro genovese. Non credo ci sia alcun legame tra loro, in quanto a studi e formazione letteraria, ma sono tra i pochi autori italiani contemporanei che davvero mi concedo di leggere.

Lorenzo Marone, nato il 12 dicembre 1974 (quasi coetanei, mi batte di un anno, ma soprattutto io sono un 11 dicembre, guarda il caso), si è laureato in Giurisprudenza e dopo qualche anno da avvocato, ha deciso di abbandonare il lavoro e dedicarsi completamente alla scrittura. Con questo suo primo romanzo, La tentazione di essere felici è arrivato ai primi posti in classifica e ha vinto il Premio Stresa nel 2015. Da allora, ha scritto una decina di romanzi pubblicati da Longanesi, Feltrinelli e Einaudi, e conquistato diversi riconoscimenti, compreso un Premio Selezione Bancarella nel 2017 per Magari domani resto. Sul quotidiano La Repubblica di Napoli scrive “I Granelli”, una rubrica domenicale, e collabora con il settimanale culturale “Tuttolibri” del giornale La Stampa. Dal 2018 lo scrittore è anche il direttore artistico di “Ricomincio dai libri”, fiera del libro della città di Napoli. Dal 2021 dirige la collana di letteratura italiana di Marotta&Cafiero editori, storica casa editrice indipendente del quartiere di Scampia a Napoli.

Sul suo sito personale lorenzomarone.net definisce sé stesso in questo modo curioso: “Ha quarantotto anni. Quaranta ne ha spesi a leggere e ad accumulare frustrazioni, negli ultimi otto, invece, ha iniziato a raccogliere gratificazioni in giro per l’Italia con i suoi libri. Fra trentadue anni avrà pareggiato il conto.” 🙂

La tentazione di essere felici era da un bel po’ nella mia personale lista dei desideri, indecisa se acquistare il cartaceo, limitarmi all’ebook o ascoltarlo in Audible. Soprattutto era lì in attesa del momento giusto per leggerlo, per avere la mia piena attenzione.
Mi era stato consigliato da un lettore-poco-lettore, uno di quelli che “non ho tempo per leggere”, parzialmente recuperato grazie agli audiolibri e abbastanza incontentabile in quanto a gusti letterari. Dunque, se gli era piaciuto così tanto, questo romanzo doveva essere proprio straordinario e meritava la mia curiosità. Non avevo però ancora letto nulla di Lorenzo Marone e non sapevo cosa aspettarmi.

La scorsa estate, complice un’offerta di Feltrinelli sui cartacei da portare in vacanza, mi sono imbattuta in una copertina meravigliosa, un oblò che guarda il mare limpido (potevo resistere?!), e un titolo di buon auspicio per la mia villeggiatura proprio a pochi passi dalla spiaggia. Tutto sarà perfetto di Lorenzo Marone è finito dritto dritto nello zainetto, ed è stata la lettura perfetta per una vacanza un po’ meno perfetta, ma ugualmente piacevole. A parte i calzini dimenticati a casa sopra il letto. 😛
Dopo quella prima immersione, è cresciuta ancora di più la voglia di entrate in quest’altro romanzo e il momento opportuno è finalmente arrivato. Un certo ripudio verso i libri in generale dopo un intenso periodo di studio, come ho raccontato in questo post Tornare ad amare la lettura. Così mi sono decisa e siccome le belle storie ho bisogno di averle tangibili tra le mani, ho acquistato al volo il cartaceo dell’edizione TEA (perché io adoro le brossure morbide!)

E poi c’era quella dedica, nelle prime pagine del romanzo, che pareva un po’ rivolta alla sottoscritta. “Alle anime fragili, che amano senza amarsi”. Anche se adesso sto imparando e combatto ogni giorno per essere felice.

 

La tentazione di essere felici

“Chi si lamenta della vecchiaia è un demente. Anzi no, cieco mi sembra più azzeccato. Uno che non vede a un palmo dal proprio naso. Perché l’alternativa è una sola e non mi sembra auspicabile. Perciò già essere arrivato fin qui è un gran colpo di fortuna. Ma la cosa più interessante è, come dicevo, che puoi permetterti di fare ciò che vuoi. A noi anziani tutto è permesso e persino un vecchietto che ruba in un supermercato è visto con candore e compassione. Se a rubare, invece, è un ragazzo, gli danno, nel migliore dei casi, del “furfante”.
Insomma, a un certo punto della vita si apre un mondo fino ad allora inaccessibile, un luogo magico popolato da gente gentile, premurosa e affabile. Eppure la cosa più preziosa che si conquista grazie alla vecchiaia è il rispetto. L’integrità morale, la solidarietà, la cultura e il talento sono nulla di fronte alla pelle incartapecorita, le macchie sulla testa e le mani tremolanti. A ogni modo oggi sono un uomo rispettato e, si badi, non è poca cosa. Il rispetto è un’arma che permette all’uomo di raggiungere una meta per molti inarrivabile, fare della propria vita ciò che si vuole.
Mi chiamo Cesare Annunziata, ho settantasette anni, e per settantadue anni e centoundici giorni ho gettato nel cesso la mia vita. Poi ho capito che era giunto il momento di usare la considerazione guadagnata sul campo per iniziare a godermela sul serio.”

Ci sono vite lineari e altre più tortuose e quella di Cesare Annunziata appartiene alla seconda categoria. Poche volte ha saputo cosa desiderava davvero e come raggiungerlo, per il resto ha sempre “navigato a vista” (è proprio nel romanzo, chissà perché adoro questa definizione 😛 ). I suoi genitori non avevano grandi pretese da lui e del resto Cesare non ha mai voluto sacrificare nulla per rincorrere qualche sogno nel cassetto. Dopo aver conseguito il diploma di ragioniere, si barcamena in diversi lavori saltuari, tra il magazziniere in un calzaturificio e l’investigatore privato, fino a trovare un impiego stabile presso uno studio commercialista. Lì incontra la sua futura moglie, Caterina, carina, timida ma decisa, elegante e accogliente. Non voleva lavorare in quell’ufficio a lungo, rifuggiva la matematica, i numeri e marcire dietro una scrivania. Ma il destino dispone bel altro e lui non oppone resistenza: arrivano due figli, Sveva e Dante, ma l’amore si affievolisce, Cesare incolpa la moglie di una vita che non voleva, fare il ragioniere per quarant’anni, senza passione.
Giunto a settantasette anni, vedovo oramai da cinque, Caterina perduta dopo una devastante malattia, Cesare è oggi un vecchio e cinico rompiscatole, deciso a fregarsene degli altri per godersi almeno quel poco che gli resta, a modo suo. Evita di fare bilanci della propria vita, di quello che si è avuto e si è perso, degli sbagli commessi, delle opportunità svanite. Ma sono soprattutto le donne mai avute, e per questo tanto amate, che rimpiange nel silenzio delle notti senza sogni.

Si ride anche di gusto in questo romanzo, perché Cesare Annunziata è un bel tipino davvero! Non si trattiene dal cercare di rimettere al proprio posto la gente che intorno a lui non si comporta bene. Anche quando va a prendere Federico a scuola, solo per la terza volta perché lui i figli li ha educati bene, non è mica un nonno che va a prendere i nipoti al cancello e poi li accompagna a casa a piedi. Con lui si ritorna addirittura in taxi, solo che il conducente è proprio maleducato.

“Impreca, suona il clacson senza un motivo, corre e frena all’ultimo istante, se la prende con i pedoni, non si ferma al semaforo. L’ho detto, una delle cose belle della terza età è che puoi fare ciò che vuoi, tanto non ci sarà una quarta nella quale pentirsi. Così decido di punire l’uomo che vuole rovinarmi la giornata.
“Dovrebbe andare più piano!” esclamo.
Lui nemmeno risponde.
“Ha sentito cosa le ho detto?”
Silenzio.
“Okay, accosti e mi dia la patente.”
Il tassista si gira e mi guarda con aria perplessa.
“Sono un maresciallo dei carabinieri in pensione. Lei guida in modo inappropriato e pericoloso per l’incolumità dei passeggeri.”
“No, marescià, scusatemi, è che oggi è proprio ‘na brutta giornata. Problemi a casa. Vi prego, ora rallento.”
Federico solleva il capo fissandomi e sta per aprire bocca. Gli stringo il braccio e faccio l’occhiolino.
“Che problemi?” chiedo poi.
Il mio interlocutore inclina la testa solo un attimo e poi dà sfoggio della sua potente fantasia: “Mia figlia si doveva sposare a breve, ma il marito ha perso il lavoro.”
“Capisco.”
Come scusa è buona, non c’è che dire, nessuna malattia o morte di un congiunto. E’ più credibile. Quando arriviamo sotto l’ufficio di Sveva, l’uomo non accetta i soldi. Un nuovo viaggio offerto da un napoletano maleducato. Federico mi guarda e ride, io ricambio con un’altra strizzata d’occhio. Oramai è abituato alle mie uscite, la volta scorsa mi sono travestito da finanziere. Mi diverto, non lo faccio per risparmiare. E non ho nulla contro la categoria dei tassisti.”

Insieme al nostro protagonista, troviamo un panorama variegato e curioso di altri personaggi: Eleonora Vitagliano, la vicina di pianerottolo, la gattara, il cui appartamento puzzolente è diventato un ospizio per felini in difficoltà, che la nipote lontana vuole pure vendere, tanto lei non ha figli a cui lasciare eredità (e mirabile sarà l’incontro tra l’agente immobiliare e il nostro temibile Cesare); il vecchio Marino del piano di sotto, ottantanni suonati di cui quaranta di fedele amicizia, ripete sempre le stesse cose, non si muove di casa da almeno dieci anni, ma pur sentendo poco è uno che sa ascoltare, e qualche volta dà buoni consigli; il gatto Belzebù che di notte esce dal terrazzo di Eleonora e si infila in casa di Cesare, si chiamerebbe Fuffy ma lui preferisce Belzebù, per il manto nero e gli occhi che riflettono bagliori rossi, un diavolo che vaga per il condominio in cerca di coccole e crocchette, e che Cesare non riesce a lasciare fuori, nonostante tutto; il buono, il brutto e il cattivo, ovvero il salumiere, il fruttivendolo e il macellaio di fianco al palazzo, da schivare assolutamente per difendere la propria tranquillità, come pure la fila al banco del supermercato, dove la fila si allunga in base alle chiacchiere.

Ma cosa nasconde allora Cesare Annunziata? Cosa ne è stato della sua vita, se afferma di averla gettata via per così tanto tempo?
Quando incontra la figlia primogenita, ottimo avvocato ma sempre imbronciata, troppo immersa nel lavoro, all’apparenza così poco felice, riflette per un breve istante anche su sé stesso ed è lì che una frase ci porta al suo passato in un lampo.

“La verità è che mia figlia ha sbagliato troppe scelte: studi, lavoro e, da ultimo, marito. Con tutti questi errori sulle spalle non si può sorridere e fare finta di niente. Eppure io non sono certo uno che ha imbroccato tutto, di fesserie ne ho fatte parecchie, come sposare Caterina e farci due figli. Non per Dante e Sveva, per carità, è che non si dovrebbero mettere al mondo dei bambini con una donna che non si ama.”

Già, l’amore. In fondo è proprio l’amore, nelle sue molteplici sfaccettature, il tema portante di questo romanzo. L’amore di una vita perduto per una lunga e devastante malattia. L’amore infelice di un matrimonio che trova riparo in altre braccia. L’amore diverso e nascosto per pudore e per paura di non essere compresi dalla famiglia. L’amore disinteressato e consolatorio per i gatti abbandonati per la strada. L’amore per la propria comoda poltrona di fronte alla televisione, luogo sicuro contro le intemperie della società. L’amore negato, rincorso negli sguardi rubati o giusto appena un bacio, rimpianto di tutta un’esistenza. E l’amore fisico, perché no, anche in età avanzata, quando resta poco di cui consolarsi.

“Dovevo andare dal barbiere, stasera ho un appuntamento galante con Rossana. E’ una prostituta. Sì, frequento le mignotte, embè? Ho ancora le mie voglie da soddisfare e nessuno al mio fianco cui dare spiegazioni. In ogni caso ho esagerato, non è che vado proprio a puttane, anche perché mi risulterebbe alquanto difficile rimorchiare con l’autobus; la patente mi è scaduta e non l’ho rinnovata. Rossana è una vecchia amica conosciuta un po’ di tempo fa, quando girava per le case a fare iniezioni. E così si ritrovò anche nel mio salotto. Veniva ogni mattina presto, mi pungeva le chiappe e se ne andava senza dire una parola. Poi iniziò a trattenersi per un caffè, infine riuscii a convincerla a infilarsi sotto le mie coperte. A pensarci oggi, non fu poi molto difficile. Solo dopo un po’ capii che la pseudoinfermiera non era rimasta estasiata dal mio sorriso, quando con espressione seria esclamò: “Tu sì simpatico e sei pure un bell’uomo, ma io tengo un figlio da aiutare!”
Mi sono sempre piaciute le persone dirette, e da allora siamo diventati amici. Lei è sotto i sessanta ormai, ma continua ad avere due enormi tette e un bel sedere armonico. E alla mia età non c’è bisogno di altro, ci s’innamora soprattutto dei difetti, che rendono la scena più credibile.”

E poi c’è l’amore malato, così lo definiamo il più delle volte. Quell’amore che è solo possesso e gelosia, che sfocia in rabbia feroce, che si acceca da solo e non vede più nulla, rischiando di giungere al culmine più terribile della violenza fisica. Dall’altra parte c’è quasi sempre una persona indifesa, capace di trovare una scusa per ogni gesto subìto, prendersi addirittura la colpa delle difficoltà altrui, attendere per anni una svolta che non ci sarà. E Cesare Annunziata sarà costretto ad assistere, quasi inerme, a tutto questo.

“Da qualche mese una coppia ha affittato la casa, lei credo sulla trentina, lui un po’ più grande. Entrambi giovani, comunque, e senza figli, il che li rende del tutto fuori luogo sia in questo condominio, composto per la maggior parte da vecchi e famiglie, sia nel mondo.[…]
“Be’, sono qui da un po’, ma mai un sorriso, sempre buongiorno e buonasera, mai una volta che si fermino a chiacchierare.”
“Be’, sono ragazzi, avranno le loro amicizie, l’importante è che non diano fastidio. Per quel che mi riguarda, potrebbero anche non salutarmi e non avere un nome…” ribatto e mi dedico di nuovo alla mia serratura.
“Lui non so, lei, invece, si chiama Emma.”
“Emma… ” ripeto e mi giro di scatto.
“Sì, Emma, perché?”
“No, niente, bel nome.”
[…] Anche se Emma non è un nome qualsiasi.”

Si capisce che ci dev’essere stata un’altra Emma nella vita di Cesare Annunziata, ce lo spiegherà solo verso la fine del libro. Non è la moglie, che si chiamava Caterina, ma una delle tre donne irraggiungibili, le opportunità svanite della sua felicità. La prima era Anna, una compagna di scuola, capelli biondi e occhi verdi, più grande dei suoi quindici anni. La seconda era Daria, fiamma giovanile dopo una serata trascorsa a parlare di politica, una scrittrice che gli dedicò addirittura un romanzo, guarda caso la storia di due innamorati che si guardano da lontano per una vita intera. La terza, l’ultima e l’amore più assoluto di tutte, era proprio la sua Emma, di cui si era innamorato piano piano, per un fugace momento pure corrisposto, ma già da uomo sposato, con i sensi di colpa pronti a mordere.
Questa nuova Emma un po’ gli ricorda quell’altra nel suo fresco sorriso. Ma qualcosa non va tra quelle mura.

“Ho un sentore: la mia vicina, Emma, subisce maltrattamenti dal compagno. O dal marito. Insomma, da quello stronzo con cui coabita.
Io sono vecchio, e i vecchi sono abitudinari, non amano le novità. E’ perché si pensa sempre che le cose peggioreranno anziché migliorare, un insegnamento che ci dà il corpo nel corso degli anni. Perciò quando la giovane coppia è arrivata qua, ho storto il naso, credevo che avrebbero rotto la mia pace, organizzato banchetti, cene, compleanni e quant’altro.[…]
Invece mi sbagliavo, neanche una festa, un invito a cena, un compleanno. La coppia al mio fianco è stata muta come un pesce; mai una voce fuori posto, il volume della tivù troppo alto, il sacchetto della spazzatura puzzolente lasciato fuori dalla porta. Una coppia invisibile, insomma.
Fino a oggi.
[…] L’ho detto, dormo poco e male. L’altro ieri notte mi stavo ancora rigirando fra le lenzuola quando i due hanno cominciato a litigare. All’inizio si sentiva solo la voce alterata di lei, poi, a un certo punto, anche lui ha iniziato a inveire. Dopo un po’ ho avvertito un tonfo, come se un oggetto pesante fosse caduto in terra, quindi il silenzio. Mi sono incuriosito e ho avvicinato l’orecchio alla parete. Non credo di sbagliarmi nel dire che lei piangeva e lui la consolava. La mattina dopo, mentre ero intento ad aprire la cassetta delle lettere, è arrivata Emma. Indossava degli occhiali scuri e guardava per terra. Appena mi ha visto, ha girato le spalle e si è arrampicata per le scale.”

Quest’altra Emma è arrivata a sconvolgere l’esistenza tranquilla del nostro Cesare Annunziata. Che sì, è uno scorbutico, tutt’altro che socievole, non odia la gente ma preferisce pensare a sé stesso. “Non sei cattivo, sei solo egoista” diceva sempre sua moglie Caterina (la quale, per altro, gli riserverà delle tristi sorprese anche dopo diversi anni dalla sua scomparsa). Ma stavolta non può fingere indifferenza. La violenza sulle donne sembra lontana dalla quotidianità della gente comune, un tema da ascoltare al telegiornale, riguarda qualcuno che non conosciamo affatto. Però Cesare non può dimenticare gli occhi tristi di Emma, chiedono aiuto, anche se poi a parole lei non vuole alcuna intromissione. Riuscirà Cesare Annunziata a mettere da parte le sue difficoltà di relazione con gli altri, le incomprensioni con i figli, il blocco nell’esprimere i propri sentimenti e salvare questa donna da un triste futuro?

Spettatrice di questa bellissima storia è Napoli sullo sfondo, un bellissimo ritratto di questa città, caotica e ricca per alcuni, tranquilla e misera per altri. Non sono mai stata in visita in quelle zone, ma sono riuscita a sentirmi comunque laggiù. Anche se le descrizioni sono veloci, in poche righe, giusto qualche aggettivo, la presenza della città è vivida nei cuori dei personaggi.

“Di fronte a me ancora il Vesuvio, con le migliaia di luci che si arrampicano fin quasi in cima. Si dice che a Napoli ovunque ti giri vedi il mare. In realtà credo che la presenza del vulcano sia ben più ingombrante. E’ lui che ritrovi ovunque volgi lo sguardo. Sono le sue gobbe che cerchiamo per imboccare la direzione di casa. E’ la sua energia che, come lava, si incunea fra i palazzi e infiamma i vicoli.
[…] Napoli all’alba appare austera ed elegante. Le strade sgombre, le auto in sosta che giacciono silenziose con la brina sui vetri, il verso di qualche gabbiano in lontananza, il rumore assordante di una saracinesca che si alza, il profumo di brioche che si dipana fra i vicoli, il tintinnio delle tazzine di caffè che proviene dai pochi bar già aperti. Non si sentono voci, schiamazzi, risa, e quei pochi esseri umani che vagano per le vie sembrano rispettare la solennità del momento. […] stanotte questo povero vecchio che barcolla ha ricevuto l’ennesimo colpo basso della sua vita. Napoli rispetta il dolore altrui perché sa bene di cosa si parla.”

Napoli all'alba - La tentazione di essere felici di Lorenzo Marone

Bellissimo, però… però…

“Finito il libro, la vita la vuoi prendere a morsi!”
Così ha scritto Il Fatto Quotidiano su questo romanzo e la frase viene riportata nella quarta di copertina. Pensavo fosse un’esagerazione e invece corrisponde proprio alla verità. Soffro per quel finale, qualcuno si salva e qualcuno no, mi ha lasciato un retrogusto amaro.
Ed è voluto, scommetto che è voluto, perché se ci pensate bene sono proprio le storie così, dove dramma e sentimento si confondono, dove fino all’ultima pagina speri per il lieto fine, nonostante tutto, e invece no. Finisce, ma non esattamente bene.

Sono tornata dal lettore-poco-lettore che me l’aveva caldamente consigliato, carica di domande. Per esperienza, se questa persona mi suggerisce una lettura con entusiasmo, dev’essere proprio una storia notevole. Però sa anche quanto io preferisca il “vissero tutti felici e contenti”. Tranne i cattivi, ovviamente, quelli li possiamo anche sacrificare. “Perché non mi hai detto che finiva male?” ho chiesto, anche se “male” non è propriamente il termine corretto, dipende dal punto di vista, da quale personaggio vogliamo considerare.
“Non finisce male, non del tutto. In fondo, i due vecchietti si ritrovano, anche il padre con i figli.”
E il resto è la vita, purtroppo. Persone che amano senza amarsi, che sacrificano se stesse per l’altro, un po’ per amore e un po’ per paura di rimanere sole, di non essere comprese. E sperano sempre che quella sia davvero l’ultima volta, l’amore aggiusterà tutto, anche le ossa rotte e il viso tumefatto. Invece l’ultima volta può essere quella fatale, anche se non è giusto.
Vorrei riscrivere quelle pagine, ma proprio perché sono state scritte in quel modo, quelle pagine ti entrano di prepotenza nel cuore.

“A nessuno è dato scegliere dove sarà collocata la sua boccia di vetro, se nella tranquilla cucina di un vecchio pensionato o sul mobile del corridoio di una casa nella quale si consumerà una tragedia. E’ il caso, così si dice, a decidere. E a volte può stabilire che il nostro mondo debba andare in mille pezzi a e noi non resti che boccheggiare nella speranza che qualche anima pia passi da lì e ci raccolga.”

Dal romanzo al film
La tenerezza

Da questo romanzo risulta essere stato tratto il film La tenerezza del 2017 diretto da Gianni Amelio, con gli attori Renato Carpentieri, Giovanna Mezzogiorno, Micaela Ramazzotti, Elio Germano e Greta Scacchi. Non sono ancora riuscita a vederlo per intero, ma guardando il trailer e qualche altra clip su Youtube, non mi sembra di vedere poi grandi punti di contatto con il libro: il protagonista, che nella pellicola si chiama Lorenzo, non assomiglia proprio al Cesare Annunziata conosciuto tra le pagine, così come la sua vicina di casa Michela non ha lo stesso sguardo malinconico di Emma, pure la trama differisce notevolmente.

Questo Lorenzo non è un ragioniere ma un avvocato in pensione, con qualche macchia sul suo passato. Non ha alcun rapporto con i due figli, Elena (non un avvocato, ma un interprete per il tribunale) e Saverio. Sarà incuriosito dai nuovi vicini di casa, una coppia con due figli piccoli, dove il padre Fabio fatica a instaurare un legame con i suoi bambini, proprio come Lorenzo. L’ambientazione resta la stessa, una Napoli inedita, una città borghese lontana dalla povertà delle periferie, dove il benessere però può nascondere una tragedia annunciata.
Anche le emozioni sono le medesime, tra il sorriso per le piccole cose e la violenza più cieca.

Forse in questo piccolo momento tra Lorenzo e Michela, seduti nella cucina di lui, riesco a cogliere lo stessa scena di Cesare Annunziata ed Emma, quel giorno in cui lei si offre di portargli la spesa e lui le offre uno spaghetto col pomodorino fresco, anche se non ricorda più dove sono le tovaglie per preparare la tavola, tanto è abituato a mangiare in solitudine.

 

Quale sarà il prossimo libro?

Avete mai letto un romanzo di Lorenzo Marone? Se non ancora non avete avuto modo di apprezzare questo autore, vi direi di cominciare con Tutto sarà perfetto, perché… c’è il mare, ovvio! 😀
Io ho appena messo in lista il mio prossimo: La tristezza ha il sonno leggero
“Erri Gargiulo, sulla soglia dei quarant’anni è un uomo fragile e ironico, arguto ma incapace di scegliere e di imporsi. Finché un giorno la moglie Matilde, con cui ha cercato per anni di avere un bambino, lo lascia. Da quel momento Erri non avrà più scuse per rimandare l’appuntamento con il suo destino. E deciderà di affrontare, una per una, le piccole e grandi sfide alle quali si è sempre sottratto. Imparerà così che per essere felici dobbiamo essere pronti a liberarci del nostro passato, capire che noi non siamo quello che abbiamo vissuto e che, se non vogliamo vivere una vita che non ci appartiene, a volte è indispensabile ribellarci. Anche a chi ci ama. Sarà pronto, ora, a prendere la decisione più difficile della sua esistenza?”
Ecco, sento che lo devo proprio leggere… 😉

 

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Comments (14)

Sandra

Mar 14, 2023 at 8:24 AM Reply

Doveva pur esserci una cosa in cui non ci somigliamo, ah, no, è vero, tu hai quei bei muscoli e io no. Comunque, Marone per me è no, ho letto solo proprio La tristezza ha il sonno leggero, detestandolo cordialmente.

Barbara Businaro

Mar 16, 2023 at 4:16 PM Reply

Uhm, potrebbe anche essere che non mi piaccia al termine della lettura. La sinossi mi ispira, questo sì, ma poi tutto dipende da come la storia è davvero scritta. Le recensioni di questo La tristezza ha il sonno leggero sono discordanti in effetti, chi lo ama e chi lo odia, questo in qualche modo mi incuriosisce di più. Magari lo tengo lì in lista ancora un pochettino, in questo momento ho necessità di andare molto sul sicuro con le letture. 🙂

Daniela Bino

Mar 14, 2023 at 3:21 PM Reply

Come sempre, un suggerimento gradito alla lettura di ciò che per me è una novità. Come tu sai, sono aperta a eserimentare nuovi romanzi e, in questo caso, quello che per me è un nuovo scrittore. Mi sono “buttata”, fidandomi e affidandomi alle mani esperte di due bibliotecarie che hanno colto la sfida di sorprendermi, accantonando per me nuovi autori. E non mi hanno mai delusa. Anzi! E così faccio con te, cara Barbara, che hai scritto una bella recensione che mi incuriosisce. E quindi, avanti tutta anche con “La tentazione di essere felici”, proprio perché ce l’ho pure io questa tentazione! Sai mai?!

Barbara Businaro

Mar 16, 2023 at 4:20 PM Reply

Lasciamoci tentare dunque! Sia mai davvero che la felicità arriva per tentazione!
Secondo me, Cesare Annunziata ti piacerà davvero. Personalmente lo vorrei come vicino di casa. Non ho gatti al momento, quindi non gli darei troppo fastidio. 😀 😀 😀

Grazia Gironella

Mar 14, 2023 at 6:44 PM Reply

Mi secca assai, ma una recensione delle tue non posso leggerla, o mi spoilero tutto. Però ho trovato in biblioteca alcuni libri di Marone, tra cui La tristezza ha il sonno leggero, La tentazione di essere felici e un altro che contiene gli alberi nel titolo… Sento già la scelta farsi strada. 😀

Barbara Businaro

Mar 16, 2023 at 4:22 PM Reply

No dai, non ho spoilerato! Non ho detto chi e cosa, e un po’ ci gioco. Anche se ti sembra di intuire, fino all’ultimo, ti giuro, non lo puoi sapere. 😀
Se leggi prima La tristezza ha il sonno leggero, fammi un fischio per sapere se anche tu sei della schiera dei delusi come Sandra o se invece ti ha conquistato.

Grazia Gironella

Mar 16, 2023 at 6:06 PM Reply

Ti saprò dire. In ogni caso come fai a scrivere una recensione senza spoilerare? Se stai troppo sul generico non è interessante. 🙂

Barbara Businaro

Mar 19, 2023 at 6:07 PM Reply

Vero. E in effetti io, per le mie letture, vado proprio in cerca dello spoiler. Tanto ora che ordino il romanzo, mi arriva a casa e soprattutto mi metto a leggerlo, me lo sono bello che dimenticato! 😀 Secondo me, se dici solo quello che c’è nella quarta di copertina e ti attieni alla trama fino alla metà del romanzo, non stai spoilerando. I finali spesso sono dei ribaltoni incredibili, chi lo sa che anche qui non ce ne sia uno?!

Giulia Mancini

Mar 14, 2023 at 10:03 PM Reply

La tentazione di essere felici, un libro che ho adorato, letto ormai 4 o 5 anni fa non ricordo più, mi ero innamorata del titolo e poi mi ero innamorata della schiettezza di Cesare Annunziata, un uomo senza fronzoli, spietatamente sincero e burbero. Ci sono molte storie in quel romanzo, ma tra tutte spicca l’amore per la vita dal sapore agrodolce.
Ho letto altri romanzi di Lorenzo Marone e mi sono piaciuti tutti, ho adorato La tristezza ha il sonno leggero (di recente ho visto anche il film, molto in linea con il libro), poi Magari domani resto, dovrei leggere ancora qualcosa di lui, magari grazie a te recupero.

Barbara Businaro

Mar 16, 2023 at 4:29 PM Reply

Oh ecco, tu hai adorato La tristezza ha il sonno leggero, quindi diciamo che qui sul blog siamo 1 a 1, pareggio, tra chi lo ama e chi lo odia.
Ho appena scoperto che anche di questo c’è un film sì, ma preferisco sempre leggere il romanzo prima.
Anche Magari domani resto è nella mia lista, con quella bellissima copertina azzurra di una rondine che non vuole migrare, come la protagonista.
Dalla quarta del romanzo: “Ci proviamo tutti a spiccare il volo, per poi la sera ripararci sotto le pergole dei nostri piccoli gesti quotidiani. Essere abitudinari non è così da sfigati. I bambini sono abitudinari. E i cani. Il meglio che c’è in giro.”

Brunilde

Mar 15, 2023 at 11:43 AM Reply

Ho letto Tutto sarà perfetto, non conoscevo questo scrittore, forse la copertina con l’oblò ha catturato anche me!
Sono rimasta colpita dalla scrittura, davvero di qualità, fluida, scorrevole ma al tempo stesso curata e non banale.
Quello a mio avviso era un romanzo di formazione, il protagonista è un figlio, adulto, ma il personaggio del padre, anziano, pare sia la copia carbone di questo Cesare Annunziata di cui ci parli nel post. Confesso che non amo le ripetizioni: nè delle trame nè dei personaggi.
Un’altra cifra dello scrittore è l’ambientazione: i luoghi escono dallo sfondo e diventano protagonisti, nel romanzo che ho letto io era l’isola di Procida, in questo di cui ci parli tu è la città di Napoli.
Insomma questo Marone è una voce comunque originale: già inseriti gli altri titoli nella mia book list, grazie per lo spunto!

Barbara Businaro

Mar 16, 2023 at 4:57 PM Reply

No no, attenzione, nessuna copia dei personaggi!
Nella mia premessa, ho paragonato questo Cesare Annunziata de La tentazione di essere felici al Pietro Rinaldi de L’ultima settimana di settembre di Lorenzo Licalzi per il loro modo cinico ma anche ironico di vivere la vita, nonché per essere fintamente burberi, perché sotto la scorza c’è un cuore dolce. Ma mentre Cesare Annunziata non sa esprimere le proprie emozioni, finendo per sposare una donna che non ama davvero, Pietro Rinaldi adorava sua moglie (“è stato un bell’amore, anzi di più.”) e ha smesso di vivere, e guidare la mitica Citroën DEA, proprio dalla sua scomparsa.
Rimanendo invece tra i personaggi di Lorenzo Marone, questo Cesare Annunziata de La tentazione di essere felici ha ancora meno in comune con il vecchio capitano Libero Scotto, il padre anziano del protagonista Andrea in Tutto sarà perfetto. Cesare Annunziata odiava il suo lavoro e incolpava la moglie per averlo costretto a rimanere in quell’ufficio, per mantenere la famiglia. Era sempre presente fisicamente in famiglia, ma in realtà assente con le emozioni. Libero Scotto amava più il mare della sua piccola casa a Procida, se ne andava in viaggio sulle navi per mesi, rimpiangendo moglie e figli, ma quando tornava la sua presenza recava solo scompiglio, tra litigate e dolore, oltre a essere terribilmente intransigente su tutto. No, sono decisamente due caratteri diversi. 🙂
In quanto all’ambientazione, qui Napoli è volutamente sfocata, c’è, la senti, nei profumi e nei rumori, ma se ne sta nello sfondo, quasi addormentata. Mentre in Tutto sarà perfetto, Procida è descritta minuziosamente, quasi ogni singolo scoglio di quella piccola isola. Probabilmente perché le città si muovono più lentamente, non riservano grandi sorprese, mentre il mare al largo non se ne sta mai zitto, si agita in continuazione. Si capisce quale tra i due resta il mio preferito, vero?! 😉

Luz

Mar 16, 2023 at 7:43 PM Reply

Di suo ho letto Le madri non dormono mai e mi è piaciuto (rispetto all’ultimo di Ammanniti è un capolavoro, anzi). Mi piace la sua scrittura per le stesse ragioni che hai scritto. È uno scrittore onesto, scrive oltretutto di un ambiente che conosce, appunto Napoli. Lì c’è il carcere femminile, ma quella realtà, quel sistema e postura, sono tipici della Napoli delle periferie.
Penso che leggerò anche questo prima o poi. Il tema mi piace, le tue citazioni mi spingono a saperne di più.

Barbara Businaro

Mar 19, 2023 at 6:13 PM Reply

Ho letto un paio di recensioni su Le madri non dormono mai, dev’essere un romanzo molto intenso, probabilmente molto più di questo, vista l’ambientazione nel carcere femminile, per l’esattezza un Icam, un istituto a custodia attenuata per madri detenute. Non so se in questo momento riuscirei a stare in quelle pagine, ho ancora bisogno di leggerezza. Non che La tentazione di essere felici sia propriamente “leggero”, ma è Cesare Annunziata a rendertelo tale, nonostante tutto.

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