
Chiamami se hai bisogno
In edicola su Confidenze
Chi trova un amico, trova un tesoro. Lo impariamo presto nell’infanzia, quando basta un pallone e un sorriso per trovare un amico con cui giocare. E non abbiamo davvero bisogno di altro per divertirci in compagnia, per scambiarci gentilezze, per condividere la merenda in mezzo alle risate spontanee.
Poi arriva il condizionamento del mondo degli adulti, le convenzioni della società moderna, tra disuguaglianze e pregiudizi, e tutto diventa complicato. Trovare una persona con cui passare il nostro tempo è ancora semplice in realtà, ma poterla considerare una vera amicizia, nonostante pregi e difetti di ognuno e senza l’ombra dell’opportunismo, è il vero tesoro. A volte rimaniamo abbagliati da qualcosa che effettivamente luccica al sole, però basta grattare appena la superficie, giusto un graffio, per scoprire il colore scuro dell’inganno.
Quel che non sapevo è che questo proverbio sul valore inestimabile dell’amicizia arriva da un versetto della Bibbia, precisamente dal Libro del Siracide, uno dei libri Sapienziali, che contiene alcune massime di carattere morale, dalla sapienza all’insegnamento, dalle virtù alla giustizia. Al capitolo 6, versetto 14 troviamo infatti la frase: “Un amico fedele è una protezione potente, chi lo trova, trova un tesoro.”
Sono assolutamente d’accordo e mi ritengo fortunata ad avere buoni amici, vicini oppure molto lontani, ma comunque presenti, nella mia vita. Certo richiede molto impegno, perché l’amicizia esige un po’ del nostro tempo donato all’altro, soprattutto molta comprensione, perché le giornate storte capitano a tutti, come i momenti di stupidità e qualche parola detta per rabbia e frustrazione. Quando sono in dubbio, mi ripeto in continuazione: cerca di essere l’amico che vorresti avere.
Ci credo davvero nell’amicizia, forse più che nell’amore (ma in fondo, non vogliamo bene a un amico? non è una forma d’amore, la più delicata?), nonostante le diverse batoste che mi sono capitate, da un mio segreto svelato da un’amichetta delle scuole medie a un progetto occultato da un’altra compagna delle superiori, dalle invidie feroci pronunciate alle mie spalle ai tempi dell’università alla derisione nascosta in mezzo ai primi social media, dimenticando che io sono un informatico e mi bastano pochi click per scovare le prove.
Da adulta sono diventata più selettiva nelle mie amicizie e diffidente a priori verso le nuove conoscenze. Pensavo di essermi messa quanto meno un po’ al riparo, e invece no. L’ultima delusione, profonda e fatale, risale allo scorso Natale, con una borsa piena di pacchetti, mai consegnati.
Quei regali erano pronti da metà dicembre e attendevano solo un incontro con la destinataria. Fino alla vigilia sono stata impegnata col lavoro e la scrittura, lo ammetto, ma dopo mi sono liberata e speravo in un caffè veloce per recapitarli, anche passare solo cinque minuti a casa di lei, dentro e fuori, giusto un “come stai? tutto bene? questi sono per te, ti abbraccio, ci vediamo più avanti, con calma”. Non è stato possibile, so bene quanto le feste possano essere dense di pranzi e parenti, di ogni ordine e grado. Ma poi è arrivata la fine di gennaio e ancora non c’era tempo per quel caffè.
Febbraio è passato altrettanto veloce e i regali erano ancora lì in attesa, in una borsa nell’angolo del salotto. Provavo a suggerire una data e un orario, ma sembrava impossibile trovare quei cinque minuti. Qualcosa non tornava nel comportamento fuggente della mia amica, perché fino a qualche mese prima avevamo condiviso davvero tanto, anche delle nostre rispettive famiglie. Mi sono sentita rifiutata e senza una vera spiegazione.
Stavo così talmente male per questa situazione, che ho fatto un passaggio da un’amica psicologa, perché mi aiutasse a districare la matassa confusa che continuava ad occupare la mia mente, togliendomi energia per altre cose belle in attesa. Avevo necessità di parlarne con una persona esterna, obiettiva nei miei confronti, che avesse anche il coraggio di dirmi dove ho sbagliato, perché per certo qualche errore devo averlo commesso anch’io, e capire insieme come farmi uscire da questa situazione. Ho imparato a non sfogare questa frustrazione in famiglia o con altre amicizie, alla lunga si rischia di logorare la relazione, ma comunque chi mi vuole bene non può essere distaccato nel darmi un parere, cercherà di non ferirmi, oltre a non accettarlo magari io con la dovuta serietà. Occorre proprio qualcuno al di fuori, con gli strumenti giusti.
La prima cosa suggerita era di togliere i regali dalla mia vista, nasconderli in un armadietto, così da lasciare un po’ di respiro ai miei pensieri. Tutte le volte che il mio sguardo si posava su quella borsa in salotto, dove prima si trovava l’albero di Natale, mi bloccavo, le domande affollavano il mio cervello e cominciavo a colpevolizzarmi di nuovo. Che razza di persona sono io, se gli amici non vogliono nemmeno i miei regali?!
Il secondo passo era scrivere alla mia amica, spiegandole a cuore aperto come mi sentivo io rispetto a tutto questo. L’ho fatto ed è stato un disastro, perché in pochi minuti mi ha trasformato da vittima in carnefice, complice una situazione economico-famigliare problematica che si trascina da diverso tempo, che effettivamente fatico a comprendere dal lato pratico, ma per la quale ho sempre cercato di supportarla, per altro credevo adesso fosse stata in parte risolta. Lei stavolta si è sentita giudicata e trattata male, forse per le mie domande invadenti, io ho prontamente chiesto scusa. Ma l’amicizia è finita lì. Lei non si è più fatta sentire in alcun modo e io mi sono resa conto di non essere più l’amica di cui ha necessità in questo momento. Ci stavamo solo facendo del male entrambe, a quanto pare. Forse un periodo di silenzio e riflessione è quello che ci occorre.
Proprio mentre combattevo con questi miei pensieri, ecco che arriva nella mia casella di posta questa nuova storia vera da scrivere: una lunga amicizia, nata addirittura tra i banchi di scuola, sembra rovinarsi alle intemperie della vita, rischiando di trasformarsi in un rapporto a senso unico, vissuto in maniera controversa dalla protagonista Ambra, da sola proprio quando avrebbe bisogno del sostegno dell’amica. Ne è scaturito un lungo scambio di email, perché la raccolta dei dettagli per scrivere questa storia è diventata l’occasione per approfondire le diverse dinamiche delle amicizie nell’età adulta. E’ stato inevitabile confrontare le nostre reciproche esperienze, solo che la protagonista di questa storia vera è stata più brava di me. Probabilmente perché i presupposti non erano nemmeno gli stessi, ma Ambra è riuscita a prendersi il meglio del loro tempo insieme, lasciando andare tutto il resto, senza troppe ansie o aspettative.
Ci racconta come ci è riuscita sulla rivista Confidenze oggi in edicola. 🙂
Gli amici si vedono nel momento del bisogno
Il nostro o il loro?
Il titolo di questa storia vera, “Chiamami se hai bisogno”, riprende la frase che l’amica della nostra Ambra, la protagonista narrante di questa vicenda, pronunciava tutte le volte dopo un loro incontro, prima di lasciarsi, tra i saluti e gli abbracci. Una frase che, nel corso della loro lunga amicizia, sottoposta alle complicazioni della vita quotidiana, tra crisi matrimoniali, lutti improvvisi, malattie invalidanti, suonava sempre più vuota, pronunciata più per consuetudine, che per vera intenzione. Forse un’eredità dell’educazione dei nostri nonni, che hanno attraversato periodi storici decisamente più bui? Forse la testimonianza che la nostra amicizia è solida? Si dice infatti che “gli amici si vedono nel momento del bisogno”, ma il bisogno di chi? Il nostro o il loro? Questo si chiedeva la nostra protagonista, che nei periodi di necessità si era trovata proprio da sola, mentre lei era sempre prontamente disponibile per gli altri.
L’amicizia riempie le nostre vite, le arricchisce e le plasma, per questo un vero amico è un tesoro inestimabile. Ma soprattutto in questa nostra società moderna, dove il benessere e la ricchezza sviluppano solo maggior egoismo tra le persone, è facile cadere vittime di amicizie tossiche. Non si tratta solamente di riconoscere amicizie false e interessate, che mancano di onestà e rispetto nei nostri confronti, ma quelle che a lungo andare possono davvero arrecarci danno, minando non solo la nostra fiducia verso il prossimo ma pure verso noi stessi. Purtroppo per conoscere bene le persone ci vuole tempo, trascorrendolo insieme, condividendo riflessioni ed esperienze, imparando la personalità dell’altro. A volte nemmeno questo è sufficiente, sia perché ognuno di noi ha i propri lati oscuri da combattere, sia perché la nostra esistenza è in evoluzione, un cambiamento continuo per affrontare gli imprevisti lungo il cammino.
Non ci sono solo gli amici opportunisti, legati da un secondo fine invece che dall’affetto, gli amici egocentrici, che si fanno desiderare perché vivono dell’attenzione altrui, gli amici invidiosi, che usano sorrisi e complimenti per nascondere critiche e boicottaggi, ma soprattutto gli amici manipolatori, probabilmente la relazione più tossica nella quale possiamo incappare, dove il ricatto emotivo (“se fai così, non mi vuoi davvero bene…”), la critica costante (“non avrei risposto in questo modo…”), le bugie accompagnate dal vittimismo (“non lo posso proprio fare e nessuno mi capisce…”), il senso di colpa (“non so come farò, ma non preoccuparti per me…”) e persino il silenzio glaciale, sono strategie ben precise.
Non tutte le amicizie sono tossiche di proposito però. Spesso la persona tossica è inconsapevole del proprio comportamento, perché utilizza schemi manipolatori appresi in famiglia, durante l’infanzia o l’adolescenza, o all’interno di una relazione affettiva adulta. Sono schemi che comunque le hanno portato un risultato finora e quindi non ha avuto modo di contestarli e cercarne altri. Questa non è una giustificazione, sia chiaro, ma dovrebbe aiutarci a capire meglio come affrontare il momento e se quell’amico prova del sincero affetto per noi, nonostante tutto.
Va anche detto che un’amicizia tossica è un collegamento a doppio senso: non sarebbe nemmeno la persona tossica in sé, ma il legame tra le due persone che diventa tossico. Ci possono infatti essere amicizie che nascono in modo sano, basate sul rispetto reciproco, sulla fiducia, sulla stima, sulla generosità. Si desidera il meglio per l’altro, si festeggiano i suoi traguardi con gioia, si ascoltano i problemi con comprensione e supporto. Poi però le esperienze della vita lasciano il segno, si cambia anche senza volerlo e l’amicizia si sposta piano piano verso la negatività. Allora ci accorgiamo che questo legame non ci regala più momenti felici come prima, ma ci assorbe energia, ci trasmette pensieri ansiogeni, ci appesantisce dei problemi altrui, ci lascia spossati e insicuri delle nostre scelte. Questo accade soprattutto se siamo particolarmente ricettivi rispetto a quest’amicizia tossica, se siamo la parte più passiva della relazione, sia per carattere che per abitudine.
Sono certa di essere stata anch’io un’amicizia tossica molti anni fa, prima di aprire questo blog, che sì, anche la scrittura era cominciata come forma di terapia. Era un brutto periodo, avevo una terapia farmacologica pesante ed ero in balia di ospedali e specialisti. Mangiavo stress a colazione, pranzo e cena, era davvero difficile mantenere la mente su pensieri positivi, per quanto io sia una persona ottimista di carattere. Non doveva essere facile restare in mia compagnia in quel periodo, ma alcuni amici, che erano a conoscenza del mio quadro clinico, mi hanno supportato (e sopportato) alla grande. Mi hanno anche dato modo di individuare quel mio comportamento e cambiarlo, un mattoncino alla volta, piano piano. Oggi capita che il mio primo pensiero mentale cerchi di ripercorrere quei vecchi schemi, è un istante appena, una reazione veloce che mi arriva in fondo dall’eredità famigliare, però ora la riconosco e la blocco subito. Questa non sei tu, mi dico, non lo pensi davvero.
Ecco perché sono convinta che, di fronte a un’amicizia tossica, possiamo provare a parlarne insieme, con semplicità e chiarezza, e trovare un punto d’incontro. In genere la persona tossica sta affrontando delle difficoltà personali che richiederebbero l’aiuto professionale di uno psicologo, e si può tentare di suggerire questo percorso. Purtroppo però c’è ancora questa convinzione che la psicoterapia sia solo per i matti, che mi fa sorridere alquanto, perché ogni volta io penso allo Stregatto, o Gatto del Cheshire, del romanzo Alice nel Paese delle meraviglie di Lewis Carroll, il mio personaggio preferito in assoluto:
“Ma io non voglio andare in mezzo ai matti”, protestò Alice.
“Oh, non puoi evitarlo”, disse il Gatto: “qui sono tutti matti. Io sono matto. Tu sei matta.”
“Come fai a sapere che sono matta?”, domandò Alice.
“Devi esserlo”, rispose il Gatto, “altrimenti non saresti venuta qui.”
Sovente la persona tossica manca di assumersi la responsabilità del proprio comportamento. Pensa di avere ragione a prescindere, non si mette mai in discussione, perché poi le sarebbe richiesta la fatica di cambiare una parte fondamentale del suo essere e non è disposta. Perché modificare i propri schemi se finora hanno avuto successo? Molto più semplice accusare gli altri di non capirla, e cercare piuttosto un’altra amicizia, con la quale ripetere tutto il percorso. Allora ci si deve chiedere se ne vale la pena continuare questa relazione, anche per il nostro amico dall’altra parte. La vita è davvero troppo breve e dobbiamo passarla in compagnia di chi ci fa stare bene.
Chiamami se hai bisogno in edicola
e in digitale sulla nuova app Confidenze
“Con Tiziana ci siamo conosciute tra i banchi di scuola, nella stessa classe delle elementari del quartiere. Lei però abitava più lontano e il pomeriggio lo passava dai nonni materni, così non potevamo giocare insieme dopo le lezioni. Ci trovavamo ogni mattina davanti all’ingresso e in aula era seduta nel banco davanti a me. Era allegra quasi tutto il tempo, di un’allegria contagiosa. Era impossibile starle vicino e non sorridere delle piccole cose. Anche quando si rompevano i pastelli, finiva il colore dei pennarelli o la colla combinava pasticci sulla carta, lei sapeva riderne e trovare una soluzione divertente. Mi piaceva stare in sua compagnia. Ci siamo poi perse di vista quando si trasferì dall’altra parte della città, dove suo padre aveva ereditato l’antica villa di famiglia. Così avevo sentito sussurrare una volta da mamma e nonna, mentre pensavano fossi distratta dai cartoni animati. Avevo capito che Tiziana era un po’ più fortunata di me, dalle scarpe colorate che indossava e dallo zaino delle nostre eroine in televisione, come dalle descrizioni dei giochi che riceveva in regalo e della sua preziosa cameretta. A me erano toccati i vestiti di seconda mano delle cuginette, come pure le loro bambole rattoppate. Avevo anche condiviso i miei spazi con il mio fratellino, almeno fino all’adolescenza, quando ci spostammo noi di casa, per avvicinarci alla nonna che viveva sola. Alla fine con Tiziana ci siamo ritrovate nello stesso istituto tecnico delle superiori…”
La storia vera continua sul numero 28 di Confidenze in edicola questa settimana, da oggi martedì 8 luglio.
Se passate qui sul blog dopo la lettura, fatemi sapere che ne pensate. Avete avuto anche voi un’amicizia divenuta tossica?
Per i lettori più tecnologici, c’è anche la nuova app Confidenze, disponibile sia per Android (cliccate qui: Google Play Confidenze) sia per Apple (cliccate qui: App Store Confidenze). Se siete già abbonati, potrete leggere la vostra rivista anche su tablet e smartphone. Se non siete abbonati, potete acquistare anche un singolo numero, abbonarvi per soli tre mesi o per l’intero anno e leggere Confidenze ovunque, anche con l’edicola chiusa, anche in viaggio all’estero. 🙂
Comments (10)
Sandra
Lug 08, 2025 at 8:47 AM ReplyTemo, anzi sono sicura, che il tema delle amicizie che ci hanno feriti appartenga a tutti. Lo cantava Baglioni “avrai un amico che ti avrà deluso, tradito, ingannato” e direi che se fosse soltanto uno sarebbe un lusso. Saranno diversi nel corso della vita e misureranno l’anzianità di servizio.
Amicizie che si perdono per strada, senza una reale intenzione di distacco, sono anche frequenti. Fanno male pure loro ma è ovviamente diverso, si fatica a tenere insieme tutto in questa esistenza così frenetica: spostamenti, problemi vari, ma quando avviene un allontanamento evidente, e senza alcun senso fa molto male.
Prendo la rivista appena esco, un caro abbraccio a te e complimentoni per queste storie vere che ormai a impilare Confidenze con BB si crea un bel mucchietto.
Barbara Businaro
Lug 09, 2025 at 4:41 PM ReplyProbabilmente è questo: la differenza tra le due tipologie di distacco. Posso capire, ed è inevitabile come dici tu, le amicizie che si perdono senza intenzione, cambiando luoghi, lavori, frequentazioni, con famiglie, figli, anziani e così via. Non capisco invece le amicizie che terminano con un litigio, soprattutto man mano che aumentano le candeline sulla torta e dovremmo avere più dimestichezza tanto col nostro carattere quanto con quello delle nostre amicizie. Perché ci orientiamo verso persone a noi affini, in qualche modo, no? Come può essere che poi prendiamo delle sonore sprangate sui denti?! Mah.
Sul mucchietto, io che prendo sempre due copie al colpo per le fotografie, sto riempiendo una scatola grande dell’IKEA, solo con quei numeri che ospitano una mia storia vera! 😀
Grazia Gironella
Lug 08, 2025 at 1:01 PM ReplyCome dice Sandra, quello delle amicizie che ci hanno feriti è un tasto doloroso per tutti; oserei dire per me in particolare, perché non solo tendo a valutare le persone e i rapporti in modo troppo roseo, ma baso su questo una quota troppo alta della mia autostima. Noto che in alcuni punti usi termini come colpa ed errore, riferiti a te. Mi ci riconosco molto. Però mi sono convinta che, parlando di amicizie, quando si sa di essere capaci di mettersi in discussione, sia venuto il momento di smettere. C’è una chiara linea di demarcazione tra quello che è “me” e quello che è “l’altro”, e non è una linea che sia opportuno negoziare. Se io faccio qualcosa di stupido, certo è bene che lo riconosca, perché riguarda me e non voglio ricaderci. Di solito quel tipo di errore spunta fuori in fretta, chiaro come il sole, e mi fa sentire un’idiota patentata. Quando però non vedo subito il mio errore e comincio a scavare per capire, e immedesimarmi, e fare tentativi di riconciliazione, sto sempre entrando nell’ambito dell’altro, dove non posso muovermi, non posso fare proprio niente. Per un motivo o per l’altro, causato da una qualunque delle parti, l’incontro non era un vero incontro, oppure è finito quando è finito, senza che io me ne accorgessi. Non ci sono pezze possibili, non ci sono cerotti. L’altro è un mistero – uno dei tanti, con la minuscola – che non mi è dato di sondare. Quindi, dopo un tentativo di comunicazione (uno!), sto imparando a dire addio a chi sta meglio senza di me che con me, con tanto di benedizione. E’ un po’ come se io fossi nel flusso di un ruscello. A un certo punto vado a sbattere contro un sasso. Vorrei fermarmi, capire, arrovellarmi un po’ su questo sasso, capire perché è lì, chi ce l’ha messo, se posso sviluppare qualche tecnica di protezione, ma l’acqua che scorre mi sta già trascinando oltre, verso altre esperienze e sicuramente anche altri sassi. Non siamo sbagliati, siamo assolutamente okay, nei limiti che la nostra evoluzione comporta. Non è per i nostri errori e per le nostre colpe che gli amici ci salutano. Non siamo perfetti, ma nemmeno loro lo sono. E’ soltanto una loro scelta, e non c’è altro da dire. (Scusa la lungaggine!)
Barbara Businaro
Lug 09, 2025 at 4:57 PM ReplyMa io invece ti ringrazio di questa lungaggine! 🙂
Mi hai dato parecchio su cui pensare e ragionare, almeno per il mio caso qui citato. Forse come te, anch’io sono troppo ottimista e parto con ogni buon proposito. Magari poi sono troppo esigente? Mi chiedo pure questo talvolta, perché potrebbe pure essere che le amicizie si rovinano quando si vuole troppo dall’altro. Però sono anche una persona introversa, ho la necessità dei miei spazi mentali in solitaria, dunque non credo di essere così pressante verso gli altri. Se organizziamo qualcosa in compagnia, sono la prima ad aggiungere “con calma e senza ansie, nessuno ci corre dietro” Pure con le peaker eh! Il nostro motto è di stare tutte insieme, allo stesso passo, quindi niente corsa. 🙂
Mi piace molto l’immagine del ruscello e cercherò di farla mia, perché credo aiuti molto. Se fossimo poi tutte come barchette di carta su quel ruscello e più che scontrarci col sasso, talvolta ci fossero delle barchette che si fermano a riva, mentre noi siamo ancora trascinati dalla corrente?
Eh, sempre un navigatore sono… 😉
Brunilde
Lug 09, 2025 at 4:13 PM ReplyForse il mio inconscio ha cancellato le esperienze negative, ma devo dire che mi sento davvero fortunata per avere storie di amicizia profonde e forti, con persone ( per lo più donne ) di grande spessore, che ammiro e stimo.
Continuo a ripetere di essere figlia unica, ma di avere delle sorelle con le quali ho attravarsato le tappe più importanti della mia vita, non sentendomi mai sola.
Ho soltanto un rammarico: di essermi comportata male con una persona che era davvero un’amica. Certo, non l’ho fatto apposta, ma ho ferito la sua sensibilità, e lei non me l’ha mai perdonato. Ho poi cercato di riavvicinarla, senza successo. Quando ho saputo che è mancata, poco tempo fa, il rammarico si è fatto ancora più doloroso e profondo.
Barbara Businaro
Lug 09, 2025 at 5:13 PM ReplyMi spiace molto Brunilde, per la tua amica che non è più qui. Siamo comunque esseri umani, con le nostre debolezze, e può capitare di sbagliare. Tu hai provato a riavvicinarla, ed è giusto, forse per lei non era ancora il momento, forse le serviva ancora tempo, l’unica variabile di cui non siamo mai certi. Confido però che adesso, ovunque sia, senta già quello che provi e che ti abbia già perdonato. Pensala sempre con affetto e sono convinta (non scriverei quei racconti là per Halloween, sennò) che le arriverà comunque. 🙂
Giulia Mancini
Lug 11, 2025 at 7:12 AM ReplyOgnuno di noi ha un bagaglio di esperienze positive e negative nell’ambito delle amicizie. Ho avuto amiche tossiche in passato che ho riconosciuto a distanza di tempo (credo che queste persone siano tossiche in ogni relazione umana non solo nelle amicizie). Per fortuna ho anche delle buone amiche con un rapporto profondo e consolidato.
Complimenti per le tue storie vere su confidenze, hai creato un bel rapporto con l’editore, potresti contattarlo anche per il romanzo una volta terminato.
Barbara Businaro
Lug 11, 2025 at 7:18 PM ReplyProbabilmente sì, le persone tossiche tenderanno ad avere relazioni difficili, sia in altre amicizie, col partner e con la famiglia. Magari cambia il livello di tossicità, anche per come gli altri reagiranno al loro comportamento.
Eh Giulia, magari l’editore della rivista Confidenze fosse anche impegnato nella pubblicazione di libri. Dal 1946, anno della fondazione, al 2019 Confidenze era interamente sotto il controllo di Mondadori Editore. Ma al 31 dicembre 2019 Mondadori ha ceduto i periodici Confidenze, Cucina Moderna, Sale&Pepe, Starbene e TuStyle alla nuova società costituita Stile Italia Edizioni, partecipata al 75% da La Verità S.r.l., società di Maurizio Belpietro, e al 25% da Mondadori stessa.
Purtroppo la società Stile Italia Edizioni aveva problemi finanziari. Sono stati licenziati giornalisti e grafici, la società è stata messa in liquidazione, sono state chiuse – con mio sommo rammarico perché mi piacevano – le testate TuStyle e Cucina Moderna. Anche Confidenze ha subito tagli, licenziamenti e esternalizzazioni (Fonte: Daily Online; Dagospia.com; Senza Bavaglio – Centro Studi Giornalismo; Confidenze – Comunicato sindacale).
La società poi è stata liquidata, il debito in teoria ripianato, dei 45 giornalisti ne sono rimasti solamente 28, e contestualmente acquisita da Mens Sana Edizioni Srl, amministratore unico Maurizio Belpietro (Fonte: affariitaliani.it) Mi fa sempre ridere leggere “capitale sociale 10.000,00 euro interamente versato” (sì, diecimila euro, non ci compri nemmeno una Fiat Panda oggi giorno) per un gruppo di riviste che sotto Mondadori nel 2018 aveva ricavi pari a 22,4 milioni di euro…
Lascio a te perciò le considerazioni politiche di tutto il caso. Io posso solo raccogliere e scrivere storie vere e aiutare il più possibile questa bella rivista, un bel pezzo di storia italiana, a rimanere in piedi il più possibile.
paola sposito
Lug 20, 2025 at 4:18 PM ReplyCiao Barbara. Come ti avevo anticipato su Instagram ho acquistato Confidenze e letto la tua storia vera due volte per avere la possibilità di capirla a fondo. Dalle tue parole emerge perfettamente il senso di dolore e frustrazione di Ambra che per anni crede di avere in Tiziana un’amica sincera, leale ed un sostegno per i suoi momenti bui e dolorosi (proprio come lei le ripeteva sempre insieme alle effusioni di affetto) mentre queste sue aspettative vengono puntualmente deluse. Leggendo mi sono chiesta: ma veramente Tiziana non capisce la crudeltà dei suoi comportamenti? Veramente si può essere così insensibili e duri verso l’altro in un rapporto semplice e senza secondi fini come è quello dell’amicizia?
Io non ho grande esperienza di amicizie ma credo che in un rapporto tra due persone ci debba essere equilibrio tra il dare e ricevere sentimenti: lealtà, empatia, solidarietà, aiuto, affetto, rispetto, stima devono esserci da entrambe le parti, in egual misura. Come dici tu, sia che si tratti di un rapporto di amicizia, che di rapporti familiari o relazioni sentimentali. Complimenti per questa tua nuova storia Barbara.
Barbara Businaro
Lug 21, 2025 at 8:29 PM ReplyEccoti Paola, grazie di essere qui a lasciare le tue impressioni sulla storia vera. 🙂
Tu giustamente chiedi: veramente Tiziana non capisce la crudeltà dei suoi comportamenti? Beh, secondo me no, non nel momento stesso in cui lei attua quel comportamento, di non rispondere o di darsi come troppo occupata per l’amica. Più che insensibilità è in realtà una sorta di disconnessione verso gli altri e/o verso le proprie vicende, vissute spesso con esagerazione, senza rendersene conto. Probabilmente lo comprende dopo e cerca di rimediare ogni volta, senza riuscirci (almeno nel periodo raccontato nella storia vera), proprio quando promette la sua presenza con quel “Chiamami se hai bisogno” ai saluti. Dall’altra parte questo meccanismo funzionava anche per la passività di Ambra che, per paura di perdere l’amicizia, non arriva mai a un confronto onesto con l’amica e subiva in silenzio, covando però un certo risentimento. In seguito Ambra e Tiziana si sono chiarite, così come terminava la storia sulla rivista, e hanno compreso ognuna i sentimenti dell’altra. In altre amicizie purtroppo non si giunge mai a un chiarimento e alla fine l’amicizia inesorabilmente si spegne. Certo, in un’amicizia ci deve essere equilibrio tra il dare e ricevere, però può capitare un momento di difficoltà per l’uno e l’altro si trova a compensare, e dopo magari la situazione si capovolge. E’ un equilibrio sulla lunga distanza, ecco.
Grazie della lettura. Preparati che è in arrivo un’altra storia vera in edicola, martedì 29 luglio! 😉