Venditore di trame. Un racconto di speranza

Venditore di trame
Suonare il campanello e attendere

Riccardo non capiva bene che ci faceva lì, davanti a quella vetrina impolverata e buia, solo un cartello scolorito affisso con il nastro adesivo: “Venditore di trame. Suonare il campanello e attendere”. Dell’interno del negozio non si intravvedeva granché, solo scaffali zeppi di libri antichi, plichi di fogli accatastati e pergamene arrotolate. Nessuno in attesa di clienti, ma una porta là dentro lasciava intendere ci fosse un retrobottega. Diede una rapida occhiata intorno, in quel quartiere del tutto sconosciuto: la stradina era tranquilla, il bar adiacente era chiuso per il turno di riposo settimanale, nell’angolo invece un fiorista stava servendo un’anziana signora, qualcuno più avanti si attardava davanti all’edicola ottagonale.
Fissò ancora scettico la locandina sulla sua mano destra: l’aveva trovata per caso alla fermata dell’autobus un mese prima, quando si stava recando ad una presentazione di un saggio di un collega, l’occasione per essere su un palco come intervistatore e parlare anche dei suoi romanzi in vendita. Promozione indiretta. Nessuna nuova storia all’orizzonte però.
Si decise e premette il dito sul campanello logoro. Nessun suono, forse era rotto. Riprovò ma fu ancora silenzio.
Stava per andarsene, quando vide la porta del retro spalancarsi e una sagoma scura avvicinarsi all’ingresso.
Gli aprì un uomo basso e canuto, non sembrava vecchio ma non avrebbe saputo attribuirgli un’età precisa. Indossava pantaloni larghi, una camicia a quadri fuori moda e un cardigan marrone con un taschino dove spuntavano un paio di occhiali.
“Buongiorno. Prego si accomodi.” La sua voce era cordiale e cristallina, con un accento vagamente francese.
Riccardo lo seguì nell’altra stanza, con i soffitti bassi e illuminata da due grandi finestre che davano su un giardino posteriore. Qui le pareti erano alquanto spoglie, ma al centro c’era una piccola scrivania con un’antica sedia in legno e di fronte due poltrone sciupate.
“Si accomodi” ripeté l’uomo indicando una delle poltrone. “Io sono Martin. Come posso aiutarla?”
“Ho trovato questa…” Riccardo gli mostrò la locandina.
“Si, certo.” Martin si sedette dall’altra parte della scrivania.
“Lei è il venditore di trame?”
“In persona.”
“Trame nel senso di storie, narrazioni?”
“Esattamente.”
“Ma quindi lei è un ghostwriter?”
Martin sorrise e scosse lievemente la testa. Detestava quella smania di usare una lingua straniera, che oltremodo banalizzava qualsiasi concetto. Magari era proprio per questo che serviva una figura professionale come la sua, in un mondo così stranamente evoluto.
“No, non sono uno scrittore fantasma” rispose con pazienza. “Non sono proprio uno scrittore. Io non scrivo la storia, io preparo solo la trama. La storia la dovrà comunque scrivere lei.”
“Capisco…” Riccardo ci pensò su per qualche istante. Poteva in effetti fare al caso suo. Gli serviva una storia, prima di tutto. “E come funziona? Come si procede?”
“Le faccio alcune domande per cercare di comprendere le sue affinità, con quali storie si trova a suo agio. Poi preparo la trama, la sinossi completa, un quadro sintetico dei personaggi, se occorre allego anche qualche argomento su cui orientare eventuali ricerche, di supporto alla storia. Nel caso di romanzi storici o di fantascienza.”
Riccardo annuì con il capo, soprappensiero.
Martin prese carta e penna, iniziò a scribacchiare. “Allora, come si chiama?”
“Lei non mi riconosce?” Riccardo era abituato ad essere fermato per strada dai lettori, per gli autografi, per una foto. Ma quest’uomo non sembrava avere capito chi fosse.
“Non credo di aver avuto il piacere di incontrarla prima, mi spiace.”
“Beh… sono uno scrittore, uno scrittore anche piuttosto famoso, ecco. Un paio di romanzi pubblicati e ho vinto un premio prestigioso. Ma sono bloccato in questo momento, non riesco a scrivere.”
Martin sospirò, poggiò la penna sul foglio con un gesto lento e altrettanto piano si rilassò sullo schienale della sedia.
Chiuse gli occhi per un lungo istante e alla fine li puntò dritti dritti in faccia al suo cliente.
“Lei mi deve dire la verità.”
“La verità? Quale verità?”
“L’unica. La verità è sempre solo una. Se lei non riesce ad essere onesto con me quanto lo sarebbe con sé stesso, io non potrò aiutarla.”
“Non capisco. Sono qui solo per una trama, lei non è un venditore di trame?”
“Certo. Ma io devo trovare la trama giusta, su cui poi lei si senta a suo agio a scrivere l’intera storia. La trama è personale, non è una trama qualsiasi, non può esserlo. Per questo mi serve la verità per lavorare.”
Riccardo si dimenò sulla poltrona, in quel momento così scomoda. Si passò una mano sul viso, fermandola sulla bocca. Lo sguardo fisso in un punto lontano, sul letto di morte del proprio padre cinque anni addietro. Una promessa mantenuta, ma distorta. Poteva svelare la verità ad un estraneo?
“Non ho mai scritto un libro” disse d’un fiato.
Si attese una qualche reazione, ma Martin non proferì parola, nemmeno uno sbuffo.
“I testi pubblicati non sono miei” continuò. “E quel premio non spetta a me. Sono tutte fatiche di mio padre.”
Martin riprese la penna e cominciò a fissare i suoi preziosi appunti.
Un’ora dopo Riccardo se ne uscì di lì stranamente leggero, finalmente qualcuno conosceva il suo segreto e l’anima gli pesava di meno. Non che la sua colpa fosse cancellata, beninteso, ma forse un giorno in qualche modo vi avrebbe posto rimedio. Aveva promesso a suo padre di pubblicare i suoi tesori, farli conoscere al mondo, ma aveva peccato di vanità mettendoci il proprio nome. Ora però doveva dimostrare a sé stesso di poterne essere all’altezza.

 

Quello stesso pomeriggio giunse al negozio anche Raffaella, in arte RaffaLuna. Sapeva di essere la cliente preferita di Martin, e la più piccola per età, appena quattordici anni, ma con un profilo ben avviato su Wattpad, un migliaio di lettrici che seguivano capitolo per capitolo le sue storie di amori e sospiri tra i banchi di scuola. Non capiva perché Martin fosse così buono con lei, voleva essere pagato solo in dolci! Le diceva che lavorare sulle sue trame era l’occasione di ricordarsi un po’ la sua gioventù, in un’altra epoca.
“Buongiorno! E cos’è questo profumo signorina?”
Raffaella gli mostrò tutta orgogliosa il sacchetto trasparente che copriva un’enorme vassoio tra le sue mani. “Oggi ho fatto i muffin al doppio cioccolato! Lo sai che quando cucino la mamma sostituta mi lascia in pace…”
Dopo che la madre biologica aveva tentato il suicidio dal quarto piano con Raffaella piccolina tra le sue braccia, lei aveva vissuto in diversi istituti, in attesa di una donna che non guariva dalla sua depressione profonda. Ora si trovava in affido presso una famiglia, una famiglia vera che non l’amava proprio tanto, o aveva strani modi per dimostrarglielo. La mamma sostituta era molto rigida nei suoi confronti.
Qualche volta Martin le aveva scorto dei brutti ematomi nelle braccia e lei era arrossita dalla vergogna, come se fosse colpa sua poi. Raffaella gli aveva confessato di aver parlato con le assistenti sociali, ma non c’erano altre famiglie disposte all’affido. Toccava rimanere lì, oppure ritornare in cattività in orfanotrofio. Cambiare scuola, abbandonare le poche amiche. Aveva scelto il male minore rimanendo e sopportando. Scrivere l’aiutava molto.
Osservò Martin aprire il sacchetto poggiato sulla scrivania, estasiato alla vista dei suoi dolcetti.
“A cosa debbo la visita, gioia mia?” Si sedette sulla sua sedia addentando un muffin ancora caldo, fragrante di cacao fondente.
Raffaella si acciambellò sulla poltrona, le gambe incrociate sulla seduta, la schiena poggiata contro uno dei braccioli.
“L’ultima storia è andata alla stragrande, lo sai. Ho avuto la bellezza di centomila stelline, ti rendi conto? Però ho bisogno di un seguito. E lo so, lo so che tu mi hai detto di provarci, e io ci ho anche provato, davvero davvero. Ma non mi esce niente. Il nulla. Zero assoluto. Cioè, non so cosa fargli fare a quei due. Zaira e Adam si sono messi insieme, cos’altro può succedere?”
Martin gustò a lungo il suo boccone prima di rispondere.
“Perché non provi con qualcosa di completamente differente? Con dei personaggi nuovi?”
“Da sola?” esclamò atterrita Raffaella. Scosse la testa velocemente. “No, no, Martin, io non sono brava come te. Ho bisogno di una traccia per scrivere. Infatti i miei compiti di Italiano a scuola fanno schifo totale. A malapena la prof mi molla il sei. Inizio bene, dice, ma finisco sempre fuori tema.”
“Uhm…tutto bene comunque a scuola signorina?”
“Sissì, tutto ok.”
“Niente fidanzatini?”
“Bah, c’è uno che mi piace. Ci scambiamo spesso qualche occhiata in corridoio. Qualche volta mi messaggia su Whatsapp, sa che me la cavo bene con i social e mi ha chiesto qualche dritta per il suo canale YouTube di videogiochi.”
Martin la incalzò con lo sguardo.
“E’ carino” ammise Raffaella, le guance avvampate dall’emozione.
Soddisfatto, Martin prese un altro dolcetto dal vassoio.
“Ma chi vuoi che se la prenda una come me?” Raffaella scrollò le spalle per cancellare l’idea.
“Ho bisogno di ben altro che di un ragazzo. Mi aiuterai Martin?”
“Come sempre” le rispose lui ad occhi chiusi, concentrato sull’amore che il cibo preparato da quella ragazzina gli regalava sempre.

 

Quello era il giorno, si disse Simonetta, per voltare pagina nel libro della sua vita. Suonò il campanello di quel suo strano amico, il venditore di trame, e attese nel silenzio. Lucio nella notte le aveva detto che quello era il giorno, doveva andare avanti. Perdere suo marito con una lunga malattia era stato devastante, giorno per giorno vedere il baratro avvicinarsi, abbracciarlo ogni istante perché solo quello rimaneva. Ma continuare a vederlo vagare per casa, parlarci a colazione come se nulla fosse, sentirlo rispondere e ridere delle tue battute, accoccolarsi ogni sera a letto quasi sentendo le sue braccia avvolgerti… era folle, assolutamente folle. Simonetta era sempre stata una persona razionale, fredda e distaccata. Aveva sepolto Lucio, era stata al suo funerale, aveva dato via tutti i suoi vestiti nell’armadio, le sue cose riposte nelle scatole in cantina. Non credeva ai fantasmi. Eppure non voleva assolutamente staccarsi da quella presenza. Ne aveva bisogno, come l’aria.
Ma quello era il giorno per cominciare a scrivere una nuova storia. Le serviva solo la trama giusta.
“Oh, buongiorno Simonetta. Sono felice di rivederla, e anche sorpreso. Prego, entri.”
Martin la ricevette con un sorriso cordiale, come sempre.
Aveva scoperto quel posto senza tempo per caso, una sera che distratta dai propri pensieri aveva sbagliato l’autobus del ritorno a casa. Aveva deciso di approfittarne per una passeggiata e si era ritrovata magicamente lì davanti. Simonetta scriveva recensioni di romanzi per un quotidiano nazionale, ma non aveva nemmeno mai sfiorato l’idea di scriverne uno proprio. Però decise di entrare perché per molti scrivere è una terapia e forse poteva funzionare anche per lei.
Martin aveva preteso la verità, era il suo modo di lavorare, e lei era stata costretta a rivelargli le sue visioni, Lucio che continuava a girare per casa, parlarle, ascoltare le sue confidenze, consigliarla sul da farsi. Si era sentita ancora una volta terribilmente sciocca, eppure Martin non aveva battuto ciglio durante quell’assurda confessione.
Alla fine le aveva solo detto “L’amore non conosce confini, né di luogo né di tempo”.
Dopo una settimana le aveva consegnato una cartellina con dentro la sua trama personalizzata. E questo era il punto: Martin aveva preparato la sinossi della perdita di Simonetta, la storia di una donna che continuava a vedere il marito morto, sostenendo che quella era davvero al trama da sciogliere.
Alla fine era ritornata dopo qualche mese, per pagare quella particolare consulenza professionale che non aveva usato. Non era riuscita a scriverla quella storia, c’era troppo dolore nel farlo. Martin aveva accettato solo un’offerta libera e lei era stata generosa.
Erano passati mesi e lei era di nuovo lì nel suo studio. Sprofondò nella poltroncina imbottita, un velluto rosa pesca stinto dal tempo. Martin si sedette nell’altra seduta, accanto a lei.
“Vorrei una nuova trama” gli spiegò, contorcendosi le mani in grembo.
Martin annuì con il capo, poi si sporse verso la scrivania e prese il vassoio. Gli tolse il tovagliolo che lo ricopriva e lo porse verso di lei. “Vuole un muffin? Doppio cioccolato. Li ha fatti ieri… mia nipote.” Un luccichio di orgoglio passò nei suoi occhi.
“Oh, grazie, si.”
“Lo so che lei è contrario, ma mi serve un’altra idea.”
“No, non sono affatto contrario, mi creda. Le trame cambiano con il tempo, si adattano al loro autore.”
Simonetta rifletté su quella risposta, mentre addentava la pasta soffice del dolce, deliziosa. Masticò lentamente, mentre cercava di riordinare i pensieri.
“Mi serve non solo un’idea, ma un’idea che funzioni. Perché di idee ne ho tante, ma sembra che nessuna possa andare bene. Per il pubblico, per il mercato, per il mio caporedattore, per il mio editore. E per me stessa. Non riesco ad affezionarmi a quelle idee, e quindi non ci lavoro con abbastanza entusiasmo. Sono mie ma non le sento mie. E allora devo provare con le idee degli altri.”
“Si, gli scrittori pensano sempre che le storie siano degli altri…” Martin ridacchiò sommessamente.
“Però vorrei una storia vera, qualcosa dove io possa utilizzare il mio fiuto giornalistico. Un romanzo che in realtà sia un’inchiesta, che possa essere d’aiuto a qualcuno. In questo modo potrei, ecco, distrarmi con le ricerche, approfondire la questione.”
Martin prese il blocco degli appunti dalla scrivania e una matita lì accanto.
“Cominciamo con un po’ di domande…”

 

“E’ qualcosa che non ho mai scritto…” Riccardo sfogliava frenetico la stampa della trama, affascinato.
“Si, decisamente, è qualcosa che non ha mai scritto. Dato che lei non ha mai scritto…” Martin gli sorrise dall’altra parte della scrivania.
“Ha ragione.” Riccardo si lasciò andare ad una risatina.
Erano trascorse solo due settimane dal loro primo incontro e la struttura del suo possibile nuovo romanzo era già tra le sue mani. Certo era una storia che aveva dell’incredibile: la protagonista era una donna giovanissima che perdeva il compagno in un terribile incidente stradale. E questo era il primo conflitto, il lutto. Poi il dramma proseguiva con lo spirito di lui che la seguiva per casa, le parlava, la confortava, una presenza in bilico tra la magia e la follia. Finché un altro uomo compare nella vita reale di lei, creando il secondo conflitto. Il finale è inevitabile, scontato forse, ma comunque potente. Sarà lo stesso fantasma a lasciarla, esortandola a continuare la sua esistenza.
Riccardo ci pensò su un attimo. Poteva scrivere di sentimenti? Forse si, non era anche lui preso da ondate improvvise di emozione per suo padre? Avrebbe dovuto semplicemente convogliarle in altro modo. Questa storia poi si discostava così tanto dagli altri romanzi, biografie di suo padre dell’epoca di guerra sui Balcani, che gli avrebbe dato l’opportunità giusta di spezzare con il suo passato.
Rimaneva però un piccolo dubbio.
“Non so niente dell’animo femminile” ammise un po’ scoraggiato.
“Non ha un amore nella sua vita?”
Riccardo alzò le spalle. “Chi potrebbe capire il peso nel cuore che porto? Chi accetterebbe mai questo fardello?”
“Qualcuno che ne porta uno uguale, a suo modo. Siamo esseri umani, fallibili senza volerlo. Però impariamo dai nostri errori.”
Riccardo si appoggiò allo schienale della poltrona. “Non posso nemmeno chiedere a mia madre. E’ morta quand’ero piccolo per un problema cardiaco, un difetto al cuore di cui nessuno si era accorto. Era una grande lettrice, mi avrebbe sicuramente aiutato.”
Martin scosse la testa. “Non occorre essere un accanito lettore per sentire se una storia funziona o meno. E non credo ci sia molta differenza tra l’animo femminile e quello maschile, piuttosto tra persone che abbracciano le proprie emozioni e persone che le sopprimono. Per questo sono convinto che questa è la sua trama e che lei scriverà un romanzo eccellente. Mi creda.”
“Ci proverò, di sicuro ci proverò. Quanto le devo per questo lavoro?” Soppesò la cartellina tra le mani, così leggera eppure così preziosa.
“Per ora nulla. Quando pubblicherà il romanzo, sarà lei a tornare qui e allora ci metteremo d’accordo. Le chiedo solo un favore.”
“Assolutamente. Mi dica, la prego.”
“Nell’ultimo foglio le ho scritto i contatti di una giornalista. Scrive recensioni per la stampa nazionale. Le pregherei di darle l’esclusiva per una sua intervista. La chiamerà lei Riccardo e le dirà che la mando io, sarò la sua referenza.”
“Più che un favore, questo mi sembra un altro regalo da parte sua. Non immagina quanto sia difficile ottenere un articolo di giornale!”
Quando si salutarono, si strinsero le mani. Quella di Martin era forte e calda, Riccardo sentì un’energia positiva attraversargli tutto il corpo. Quell’uomo gli infondeva una straordinaria sicurezza.

 

“Oh… e… oh mamma, terribile! Le ruba il testo scritto!!” urlò Raffaella seduta scompostamente sulla poltrona, dove continuava ad agitarsi mettendo a serio rischio le gambe di legno già consunte del mobile.
“E’ buonissima…” bofonchiò Martin dall’altra parte della scrivania.
“Oh si, è buonissima davvero” confermò la ragazzina, continuando a leggere voracemente dai fogli che aveva in mano.
“La torta” rise Martin, tagliandosene un’altra fetta. “Io parlo della torta!”
“Ahahahah, ok, grazie Martin. La ricetta me l’ha passata la mamma di Veronica, a scuola. Cioccolato, pere e noci.”
Raffaella rimise a posto i fogli della sua trama, riflettendo su quanto aveva letto.
“Cioè, c’è questa ragazza che pubblica il manoscritto della sorella morta in un incidente stradale, dicendo che è suo. Nessuno lo sa, lei vince anche dei premi. Ma poi si presenta l’ex ragazzo della sorella e… e… oh cavolo, addirittura si innamorano? E alla fine lei gli dice tutto?”
Sospirò fissando la cartellina tra le mani. Se la portò al petto e l’abbracciò stretta, ad occhi chiusi.
“Caspita, è bellissimo questo romanzo. Già me lo sento. Li vedo. Immagino i dialoghi.” Riaprì gli occhi per guardare l’amico. “E’ perfetta Martin! Come posso ringraziarti?”
“Scrivendolo. E portandomelo da leggere qui ogni tanto. Lo sai che io non uso le vostre diavolerie elettroniche.”
“Certo che lo leggerai, verrò qui ogni settimana se ti fa piacere.”
“Mi fa sempre piacere. Però non portarmi un dolce alla settimana, il mio medico non ne sarebbe tanto contento.”
“Benissimo.” Raffaella inserì la cartellina dentro lo zaino della scuola poggiato a terra. “Però Martin io devo compensarti in qualche modo… ma sai che non ho soldi. Con la paghetta ci pago la ricarica del cellulare e poco altro.”
Martin si stava pulendo la bocca con il tovagliolo.
“Non preoccuparti. Mi pagherai quando davvero le storie ti frutteranno qualcosa di tangibile. Allora ti presenterò il conto, cara mia!”
Chiamato in causa, il telefonino di Raffaella emise un paio di suoni veloci, a raffica, e lei si precipitò a guardare lo schermo. Un ampio sorriso le illuminò il volto.
Questo ricordò a Martin una domanda che gli stava a cuore. “Senti, e con quel ragazzo come va?”
“Quale ragazzo?” La voce più alta di un’ottava e il viso acceso come una stufetta tradirono l’emozione di Raffaella.
“Quello carino, quello che ogni tanto ti scrive e ti guarda in corridoio a scuola…”
“Oh, bbbene. Si, insomma. Lui si è accorto che avevamo un pezzo di autobus insieme e così tutti i giorni mi tiene il posto. Non abitiamo nemmeno tanto distanti.”
“Ottimo.” Martin sembrava davvero compiaciuto. “Un’ultima cosa. Prossimamente, ti contatterà una persona, farà il mio nome e tu dovrai essere disponibile ad aiutarla. Non temere, questa persona rispetterà il tuo anonimato, ma le risposte che le darai saranno di vitale importanza per il suo lavoro.”
“Uhm, ne sei sicuro? Non corro dei rischi?”
“Si, sono sicuro. E no, nessun rischio per te. Solo cose belle. Promesso.”
Raffaella continuava a lanciare occhiate preoccupate al piccolo schermo tra le sue dita.
“E adesso vai. O hai fretta di scrivere oggi quella storia, o c’è qualcuno che ti aspetta da qualche parte…”
Lei saltò dalla poltrona per spostarsi al suo fianco, lo abbracciò stretta, gli stampò un bacio sulla guancia e gli disse all’orecchio “Grazie di esistere Martin!”

 

Simonetta aprì la cartellina che Martin le aveva appena consegnato. Il primo foglio conteneva un nome, un cognome, un indirizzo e un numero di cellulare. Strano, pensò. Il foglio successivo era invece la scheda del personaggio principale. L’ultima riga era una nota di riferimento alla persona indicata nel primo foglio. Le pagine successive riportavano invece la storia completa, capitolo per capitolo. Lesse velocemente qualche paragrafo per inquadrare l’argomento della trama.
“Una bambina in affido che viene trattata come un pacchetto postale tra istituti e famiglie affidatarie?” Guardò Martin un po’ sgomenta. “Ma io non so nulla di bambini. Non abbiamo fatto in tempo a… E men che meno conosco tutta la materia di adozioni e affidi!”
“Mi rendo conto che il tema è difficile e delicato” le rispose Martin dalla sua sedia dietro la scrivania, i gomiti poggiati sui braccioli e le mani incrociate davanti alla bocca. “Per questo sono riuscito a riservarle l’aiuto della ragazzina indicata nella scheda della protagonista. Le darà un mano sia con l’aspetto legale, indirizzando le sue indagini, sia per la parte emotiva.”
“Quindi più che un romanzo-inchiesta questa è una biografia anonima? Scriverò la storia di questa…” e sbirciò il nome sul foglio, “Raffaella?” Non nascose la propria delusione.
“No, questo sarà un romanzo di fantasia, liberamente tratto da una storia vera. Come voleva lei. Raffaella non è esattamente la sua protagonista, ma l’aiuterà a delinearne la figura. Sono poi convinto che questo libro, così come lo scriverà lei Simonetta, aiuterà chi di dovere a interrogarsi su alcuni aspetti dell’adozione, degli affidi, delle famiglie assegnate, degli istituti, degli assistenti sociali, dei tribunali dei minori.”
Simonetta continuava a scorrere le pagine tra le mani, a rileggere la sinossi, soffermandosi nei punti chiave.
“Tra l’altro” aggiunse Martin “la ragazzina scrive già, pur essendo così giovanissima. Vi troverete bene a lavorare insieme. In un certo senso, parlate la stessa lingua.”
“Davvero? Beh, questo potrebbe essere interessante.” Simonetta sospirò guardando fuori da una delle finestre che mostravano il giardino interno. “In effetti, avrei tanto voluto una figlia femmina…”
“Come sta andando a casa?” le chiese Martin.
“Oh, meglio. Almeno credo. Lucio si fa vedere di meno, e quando mi compare davanti, è solo per dirmi che sto facendo la cosa giusta. Con questo progetto del romanzo.” Simonetta arrossì un poco, era l’unica persona con sui poteva essere schietta su questo tema.
Poi ricordò il lato pratico della faccenda. “Non ci siamo accordati sul prezzo. Come la posso pagare?”
“Questo lavoro è già stato pagato in un certo senso, dal momento che lei non ha utilizzato la trama che le avevo preparato in precedenza. Lei scriva questa storia e siamo già a posto così.”
Simonetta annuì, magari avrebbe provveduto ad un’altra offerta libera quando fosse stato il momento.
“Le chiedo solo una cortesia, per un amico” aggiunse Martin. “Un’intervista per il suo nuovo libro, quando uscirà tra qualche mese.”
“Di solito non faccio favoritismi, anche perché deve proprio piacermi quello che consiglio sul giornale.”
“Oh sono sicuro che sarà un bel romanzo, la trama l’ho scritta io” rispose Martin senza celare un largo sorriso di soddisfazione.
Simonetta si lasciò scappare una risata, dopo un tempo che le era sembrato infinito.

 

Questa settimana aveva fatto un buon lavoro, pensò Martin mentre abbassava la saracinesca con gran fragore.
Io non so scrivere, ma riesco a vedere bene nel cuore delle persone. Ci leggo le storie, proprio lì, respiro dopo respiro.
Loro sanno scrivere, hanno una buona penna come direbbe qualcuno, ma sono ciechi di fronte alla vita, la storia madre di tutte.
Ancora non vedono ad esempio che presto saranno addirittura una famiglia, loro tre. E’ un romanzo già scritto e la trama è bellissima. Sorrise soddisfatto del proprio lavoro.
Nascose poi come sempre la chiave sotto la mattonella sconnessa dello scalino all’entrata.
Niente di quel mondo in fondo gli apparteneva, nemmeno quel negozio.
Camminò per un breve tratto lungo la via. Poi il suo spirito si disperse nella notte, nelle pieghe del vento che annunciava pioggia.
Sarebbe tornato lunedì, all’orario di apertura, puntuale per nuove trame da sistemare.

 

(C) 2020 Barbara Businaro

 

Note:
Questo è un racconto scritto con la speranza, ma le cui fondamenta poggiano sul dolore. Perché è così che ci sentiamo tutti in questo momento.
Abbiamo proprio bisogno di Martin, che metta in ordine le nostre trame…
La colonna sonora di questa storia è “Young Folks” di Peter Bjorn and Johnm dal loro album “Writers Block”
Non so dire se mi ha colpito prima la canzone (si, perché lo Shazammata) o la copertina dell’album 😉

 

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Comments (26)

Giulia Mancini

Apr 12, 2020 at 11:47 AM Reply

Le trame dei romanzi sono una mescolanza di realtà e fantasia, basta solo seguire il cuore e ciò che ci suggerisce il dolore (anche di un momento come questo) per trovare il giusto percorso di una storia. Bel racconto. Buona Pasqua Barbara.

Barbara Businaro

Apr 12, 2020 at 5:53 PM Reply

Buona Pasqua anche a te Giulia.
Questo racconto era un’idea confusa che mi portavo dietro da un annetto circa, solo il titolo nel quadernetto. L’ho pensato settimana scorsa, delineando un po’ l’incastro di Martin, l’ho scritto quasi di getto tra giovedì e sabato, nei ritagli di tempo (quindi non ha nemmeno molte revisioni alle spalle, beta reader tutti impegnati in non si sa cosa…) 🙂

massimiliano riccardi

Apr 12, 2020 at 2:11 PM Reply

Barbara. Cosa dirti. Ho finito di leggere pochi minuti fa. Mia moglie si è accorta della mia espressione strana, mi guarda sempre nonostante il caos provocato dal nostro nano. Non riuscendo a decifrare i sentimenti mi ha chiesto cosa stava capitando. Riporto a te quella che è stata la mia risposta: « Ho appena finito di leggere un racconto di una bellezza così struggente da farmi venir voglia di rimettermi a scrivere».
Cara la mia Barbara Martin Businaro

Barbara Businaro

Apr 12, 2020 at 6:10 PM Reply

Massimiliano, questo commento è di una bellezza così struggente da essere il motivo per cui continuo a scrivere. 🙂
Grazie di essere passato a leggermi e di avermi lasciato queste parole.
E comunque si, dovresti tornare a scrivere. La tua penna non può stare riposta a lungo, merita di essere usata. E di sicuro non hai bisogno di Martin. 😉

Elena

Apr 12, 2020 at 5:10 PM Reply

Barbara un racconto meraviglioso. Ricco di temi e di spunti di riflessione che non so da dove cominciare. Mentre leggevo mi venivano in mente Queneau (Esercizi di stile) e Zafòn (l’ombra del vento). Mi hai fatto tornare la voglia di scrivere. Non ho l’indirizzo di Martin ma come il racconto insegna è nella vita che abbiamo intorno la nostra prossima storia. Un abbraccio

Barbara Businaro

Apr 12, 2020 at 6:13 PM Reply

Dopo Massimiliano, anche a te è tornata la voglia di scrivere? Stai a vedere che questo è un racconto contro il blocco dello scrittore?! 😀
Ci sono tanti temi perché ci sono tante trame, era inevitabile, no? 😉

Stefano Franzato

Apr 12, 2020 at 6:01 PM Reply

Tanto di cappello, signora! Simmetrico (1 presentazione delle situazioni e dei personaggi – con breve biografia; 2. evoluzione e soluzione delle storie dei tre personaggi: a loro insaputa, ognuno scriverà in forma narrativa (fiction), ossia fittizia, la storia reale di un altro: trovata geniale. Il venditore di trame sa che già il suo lavoro ne ha creato un altra – reale – che si materializzerà nell’incontro e nelle tre vite dei suoi tre clienti. E, da ultimo, un finale che altro non saprei definire se non “fantasmagorico” : proprio lui, Martin che aveva asserito di non essere “uno scrittore fantasma”: scrittore probabilmente no, fantasma, a quanto pare sì (ghiotto di dolci, per di più). Dialoghi misurati ed essenziali che mandano avanti e danno forma alle vicende. Uno dei migliori racconti di fantasmi che abbia mai ultimamente letto; magari non era affatto nelle tue intenzioni di scriverlo, Barbara, ma l’effetto nel lettore potrebbe essere anche questo. Il lato didascalico è poi riassunto in una semplice riga: “sono ciechi di fronte alla vita, la storia madre di tutte.” Già: la vita, il dolore… molti scrittori (non solo quelli vivi che vincono i premi e di cui poi, al pari dell’attore shespiriano, “non si sa più nulla” – Macbeth IV,i o iii, non ricordo bene ma anche in quel monologo si parlava della vita “che non è che un’ombra”… e ritorniamo ai fantasmi e in Macbeth di fantasmi ce ne sono) ma quelli le cui carriere son menzionate nella Storia della Letteratura sottoscriverebbero. Si potrebbe inoltre persino vedere in Martin col pretesto di vendere trame a scrittori a corto di fantasia, un “dispensatore di destini”, con tutto quello che, sotto il profilo filosofico, metafisico e, volendo, mitico (le tre Moire), ciò comporta Chi simboleggi Martin? un semplice, potenziale scrittore onnisciente o è qualcosa di molto superiore?. Concludo dicendoti che mi ha fatto venir in mente quel famoso e bellissimo film di René Clair “Avvenne domani” (del 1944, in Italia nel ’46 vedi: https://it.wikipedia.org/wiki/Avvenne_domani). Ciao e, vista ormai l’ora, buona Pasquetta.

Barbara Businaro

Apr 12, 2020 at 6:23 PM Reply

Bentornato Stefano e Buona Pasqua! (Per me fa tutt’uno con Pasquetta e finché non ho spazzolato uova di cioccolato e colombe pasquali, fino a maggio direi, visto che per l’immobilità sono ancora di più a stecchetto! XD)
Analisi corretta la tua, dalla simmetria delle scene alle intersezioni delle trame con i personaggi, alla misteriosa figura di Martin, che più che le trame rimette a posto le storie, e più che venderle le ricicla. Ho lavorato più di matematica e geometria stavolta, ecco. 🙂
Contenta che il mio lavoro sia stato compreso, grazie!

Stefano Franzato

Apr 12, 2020 at 6:09 PM Reply

Mi sono accorto chiedo venia di alcuni errori di battitura.

Barbara Businaro

Apr 12, 2020 at 6:24 PM Reply

Eh, succede. Io sono dal cellulare e litigo con questa tastiera e i suggerimenti assurdi che propone… 😀

Stefano Franzato

Apr 12, 2020 at 6:47 PM Reply

E’ che sono monocolo e anche con un occhio solo più di qualcosa mi sfugge per quanto cerchi di stare attento e rilegga. Certo che il tuo racconto ha prepotentemente risvegliato in me la mia vena di critico. In più sto leggendo la meravigliosa “La boutique del mistero” (1968) di Dino Buzzati “31 storie di magia quotidiana” scelte da lui medesimo. Se non l’hai già fatto, leggile o mettile nei “prossimamente”. Il che mi ha fatto apprezzare la tua storia ancor di più. Auguri ancora, Ciao.

Barbara Businaro

Apr 14, 2020 at 12:52 PM Reply

Inserito nel prossimamente, perché al momento necessito di letture più leggere, ho bisogno di sorridere anch’io.
Di Dino Buzzati ho in attesa anche “La famosa invasione degli orsi in Sicilia”, perché quando sono stata alla Kasa dei libri a Milano, per la presentazione dell’antologia Storie di carta curata da Andrea Kerbaker (dentro c’è finito un mio racconto) nella sala principale erano esposte proprio le pagine originali del testo più le marionette della versione teatrale. 🙂

Brunilde

Apr 12, 2020 at 6:43 PM Reply

Bellissimo racconto , Martin è un personaggio magico e molto dolce…nella sua golosità e nella sua attenzione per i dolori altrui. Un messaggio positivo in un momento in cui abbiamo bisogno di pensare alle soluzioni e non ai problemi. E confermo fa venire voglia di riprendere la penna in mano! Grazie per questo regalo di Pasqua

Barbara Businaro

Apr 14, 2020 at 12:46 PM Reply

Grazie a te Brunilde per averlo apprezzato. 🙂
L’ho scritto approfittando del sole caldo degli scorsi giorni e del ritrovato giardino, quindi magari è pure merito della Vitamina D in circolo!
E caspita, non mi aspettavo facesse venire voglia di scrivere. Direi che dovete tutti approfittare del periodo allora, non solo per la lettura.

Sandra

Apr 12, 2020 at 10:20 PM Reply

Ullallà, che raccontone.
Tienilo stretto e fallo fiorire. E’ perfetto così, certo, ma l’idea, con quell’aurea magica, è così potente che potresti farlo diventare qualcosa di più corposo, se vuoi pubblicarlo, la lunghezza attuale è la più difficile: troppo corto per essere pubblicato da solo, come faccio io con Delos per intenderci, troppo lungo per un’antologia.
E’ una storia che scalda il cuore perfetta per il periodo (oh, ho usato 2 volte la parola perfetto) sia del maledetto virus che della Pasqua, la rinascita e quella voglia che tutti abbiamo di credere nelle belle opportunità, e poi, be’ poi ci sono i libri, ragazza mia!

Barbara Businaro

Apr 14, 2020 at 12:57 PM Reply

Se Sandra dice che è perfetta, pure due volte, io arrossisco! 😀
Diciamo che è la lunghezza perfetta per essere letta dal blog, nonché per essere scritta in due giorni incastrati a ridosso delle festività. Ma con più tempo a disposizione, posso tranquillamente raddoppiare (queste sono 26.559 battute, se ricordo bene). Basta andare a fondo di ogni singola storia, anche perché non escluderei di rintracciare l’impronta di Martin già presente… 😉

Rebecca Eriksson

Apr 13, 2020 at 5:04 PM Reply

Bisogna dire che ci sono venditori proprio di tutto. Anni fa incappai in un venditore di tempo, io stessa ho ideato un venditore di anime.
Mi hai fatto riflettere che fino ad ora le mie trame le ho biecamente rubate, osservando le persone, i loro atteggiamenti ed il loro essere. Sono proprio una persona meschina… 😀

Barbara Businaro

Apr 14, 2020 at 12:58 PM Reply

Siamo degli stalker Rebecca, noi cercatori di trame. Probabilmente gli stalker più pericolosi che esistono in circolazione!! 😀 😀 😀

fabio piergiovanni

Apr 14, 2020 at 11:40 AM Reply

Sono nuovo del blog e questo è il primo racconto che leggo. Bello e coinvolgente, brava

Barbara Businaro

Apr 14, 2020 at 1:02 PM Reply

Benvenuto nel blog Fabio! 🙂
Sono contenta che il racconto ti sia piaciuto. Se ti iscrivi alla newsletter, puoi scaricare l’antologia e leggerti tutti i racconti (fino al 2019) anche offline. Mentre se clicchi sul menù “Racconti e poesie” li trovi tutti, ordinati dall’ultimo pubblicato. Spero ce ne sia qualche altro che possa farti compagnia.

IlVecchio

Apr 14, 2020 at 3:21 PM Reply

Notevole, davvero notevole.
Questa quarantena ti dona proprio, la penna più in forma che mai. :- )

Barbara Businaro

Apr 14, 2020 at 6:16 PM Reply

Ahahha, grazie! Non solo la penna, qui ci si allena quasi ogni giorno. 😉

nadia

Apr 16, 2020 at 6:50 PM Reply

Letto un po’ in ritardo ma tutto di un fiato. Ho avuto la sensazione di leggere un pezzo di Zafron, non per plagio intendo, ma per atmosfere. Molto delicato e allo stesso tempo intenso. Quel Martin che mette in contatto le persone e che scompare nella notte mi lascia una bellissima sensazione di speranza… Grazie.

Barbara Businaro

Apr 16, 2020 at 7:21 PM Reply

Non si è mai in ritardo per un racconto. 😉
Ecco, non ho mai letto qualcosa di Carlos Ruiz Zafron, indecisa se cominciare con L’ombra del vento o passare a Il principe della nebbia, dove c’è pure una nave e un naufragio… E la lista si allunga! 😀
Grazie di essere passata Nadia!

Grazia Gironella

Apr 17, 2020 at 9:12 PM Reply

Bello! 😀

Barbara Businaro

Apr 17, 2020 at 10:59 PM Reply

Ma grazie! 😀

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