Tre parole per una rotta 2020

Tre parole per una rotta

Questa è diventata oramai una tradizione, dal primo anno che questo blog è online: il primo post di gennaio è dedicato alle tre parole che guideranno la mia rotta attraverso il nuovo anno, non solo per la scrittura. L’idea è del consulente di marketing e blogger Chris Brogan che dal 2006 consiglia alle persone di scegliere tre parole per guidare le loro azioni e le scelte nel corso dell’anno a venire.
Portata in Italia dal nostro Daniele Imperi sul suo blog PennaBlu, all’inizio ho partecipato perché la trovavo un’idea divertente. Se ti piacciono le parole, perché non lasciarti trasportare proprio da loro?
Poi però mi sono accorta che funziona, accipicchia se funziona! Bisogna pure stare molto attenti a sceglierle, perché sono le sfumature dei significati a farti lo sgambetto!

Con oltre 13 anni di esperienza, è lo stesso Chris Brogan a spiegare il meccanismo di questo gioco: scegliere 3 parole (non 1, non 4) che ci aiutino a prendere le decisioni giuste, giorno per giorno, durante tutto l’arco dell’anno. Pensiamole come dei fari che ci indichino con la loro luce la direzione nell’oscurità della notte, nel vasto mare.
Quando iniziò nel 2006, Brogan scelse tre parole semplici ma potenti: Ask (chiedere), Do (fare), Share (condividere). “Ho scelto queste parole molto semplici e mi hanno servito molto bene. Uno dei miei migliori anni di sempre. Quando ho fatto delle domande, ho imparato. Quando ho intrapreso un’azione basandomi su ciò che avevo imparato da una domanda, ho guadagnato terreno e ho espanso il mio universo. Quando ho condiviso con tutti ciò che avevo imparato, ho creato connessioni e nuovi amici.”

Possiamo scegliere qualsiasi parola dal vocabolario per creare il nostro terzetto. Ma Chris Brogan ci svela qualche trucchetto:

  • non usare una frase, sprecando parole (esempio: “Pubblica il libro” è una scelta terribile perché “il” è inutile);
  • cercare parole d’azione, come i verbi (“allargare” è migliore di “grande”);
  • considera parole che abbiano più utilizzi, le rende più potenti (anche più pericolose, aggiungo io! 😀 );
  • mantieni le stesse tre parole per tutto l’anno, se le cambi dopo pochi mesi rischi di rovinare tutti i risultati finali;
  • parole fantasiose ti portano fuori strada, meglio se sono semplici (“supercalifragilistichespiralidoso” è vietata!);
  • non devono avere significato per gli altri, ma solo per te.

Perché proprio tre parole?
Esiste una spiegazione matematica, per cui 3 è il numero perfetto per la scuola pitagorica, somma del primo numero pari (2) e del primo numero dispari (1). C’è poi il valore magico e il significato simbolico, condiviso in più culture e religioni.
E se consideriamo la geometria, tre rappresenta il concetto di superficie: uno è solo un punto, due disegna una linea, tre può creare un triangolo e muovercisi all’interno, portando con sé anche l’idea di movimento, di evoluzione.
Ci sono in effetti amici che decidono di scegliere una sola parola per tutto l’anno, ma il rischio è che rappresenti uno stato di immobilità, un punto di arrivo a cui non si giungerà mai perché manca il punto di partenza, un punto fisso da cui non può partire nessun’altra strada.

Per il 2020 Brogan ha scelto le parole: Push (trad. spingere), Structurequence (structure + sequence, trad. struttura + sequenza, un po’ azzardata), Package (trad. confezione).
Invece io ci ho messo un po’ a trovare le mie. Continuavano a venirmi in mente parole con lo stesso prefisso, più per assonanza che significato. Le ho trovate quando ho allargato i miei orizzonti.
E se le mie tre parole fossero tre stelle che mi guidano da lassù, proprio come gli antichi navigatori?

 

Le rotte degli anni precedenti

Queste sono state le mie tre parole negli anni precedenti (cliccate per leggere il relativo post):

2016: Resilienza, Perseveranza, Evoluzione
2017: Challenge (sfida), Straight (diritto), Achieve (raggiungere)
2018: Unchain (liberare), Peak (vertice), Conquer (conquistare)
2019: Soar (librarsi, alzarsi in volo), Forgive (perdonare), Delight (deliziarsi, rallegrarsi)

Dal 2017, in onore della community My Peak Challenge a cui partecipo, le scelgo in lingua inglese (così mi costringo anche a studiare nuovi vocaboli!)
Dove mi hanno portato dunque le parole dell’ultimo anno?

Soar (librarsi, alzarsi in volo) ha funzionato alla grande, sia in senso figurato che letterale: venerdì 3 maggio 2019, alle ore 10.35 ero sopra un aereo della Ryanair che stava rollando in pista a Bergamo, direzione Edimburgo, Scozia. Tutto bene, finché non ha messo i motori al massimo e lo stomaco mi è finito dietro la colonna vertebrale, al grido sussurrato di “Porco ca**o, porco ca**o, porco ca**o…” (vi concedo di ridere, sto sghignazzando pure io al ricordo 😀 )
Poi la mia avventura è andata come l’ho raccontata qui: Dalla Scozia con amore. The MPC Gala 2019
Tornerò in aereo? Temo di sì. Continua a non essere il mio mezzo di spostamento preferito, badate bene, ma almeno ci sono scesa a patti. Per tutto il volo mi devo solo ricordare che le turbolenze sono i dossi del cielo.
E per cortesia, abbiate pietà di me, non mettetevi ad elencare tutti i disastri aerei dell’ultimo decennio! 🙁

Forgive (perdonare) l’ho presa di traverso, nel suo secondo significato: non perdonare, ma dimenticare. Forse ci sono cose troppo gravi che non si riescono a perdonare, preferisci dimenticarti che esistono, così fanno meno male.
Penso ad una situazione in particolare, gravissima perché colpisce i legami più stretti. Ero già stata presa a calci duramente anni fa da quella parte, sia perché un mio problema medico non è stato proprio compreso (quando affronti tutto col sorriso, le persone minimizzano ciò che ti accade) sia perché mi sono ritrovata ad ingaggiare un avvocato ed un perito per proteggere i miei interessi, da parte di chi ha sempre affermato di volere il mio bene. Nonostante tutto, avevo cercato di dimenticare e di dare una seconda occasione. Credo molto nelle seconde occasioni, purtroppo non alle terze occasioni. Sbagliare è umano, perseverare è diabolico.
La seconda volta infatti non mi sono solo scottata, mi sono bruciata proprio. Continuavo a non capire cosa ci fosse di sbagliato in me, perché la calda fiammella non mi riscaldava e basta, invece di ustionarmi la pelle al terzo grado? Ho dovuto farmi spiegare da sconosciuti che l’errore non può essere mio, non sono io a buttare la benzina sul fuoco.
Ho quindi cercato una nuova forma di comunicazione, che non fosse deleteria per nessuno, non è stato possibile perché lo sforzo era solo in carico a me, dall’altra parte ho ricevuto solo accuse. In una divertente missiva di giugno, il cattivo è pure diventato la vittima, dichiarandosi stanco di inseguirmi (?), di elemosinare la mia attenzione (??) e quindi di lasciarmi andare (??!).
Meglio così. Solo non capisco allora perché io continui a ricevere messaggi e telefonate moleste dal suo complice.
E’ una storia triste fatta di egoismo, manipolazione e inesperienza, condita da rabbia, frustrazione, forse un pizzico d’invidia.
Se la dovessi raccontare tutta, potrei beccarmi un premio Strega, meglio di Teresa Ciabatti con il suo “La più amata”.
Non ne vale la pena. A me piace scrivere, e vivere, meglio.

Delight (deliziarsi, rallegrarsi) è forse la parola che mi ha salvato dagli effetti storti di Forgive.
Durante tutto l’anno ho rincorso la gioia nonostante tutto, il rallegrarsi anche in mezzo alle difficoltà, sorridere anche quando il quotidiano ti fa lo sgambetto e ti costringe a terra.
Suona un po’ come il “gioco della felicità” di Pollyanna, ma non sono così ingenua da cercare ostinatamente il lato positivo in tutte le cose. Certe volte proprio non c’è, nemmeno con la lente d’ingrandimento. Allora ci si rassegna all’inevitabile, cercando quanto meno conforto in altro. Nella scrittura, nelle amicizie, in una passeggiata al sole, in un abbraccio sincero, in una sonora risata davanti ad un film comico.
Anche quando la vita è davvero difficile, c’è sempre una farfalla lì vicino che svolazza allegra per la sua strada.

Dopo questo riepilogo, quali saranno allora le parole per il nuovo anno?

Recharge (ricaricare)

Recharge rē-chärj′
verbo
1. ricaricarsi, anche figurativo.
2. tornare alla carica, anche militare.

Dopo tutti miei affanni dello scorso anno, che potete leggere qui Letture, scritture e avventure del 2019, ho bisogno anch’io di rallentare un attimo e ricaricarmi. Non sono completamente esente dalla stanchezza. Un po’ ci sono riuscita in queste festività, anche se non avevo ferie da poter utilizzare nel mezzo.
Questo non significa che il mio migliore amico diventerà il divano, anzi. Gennaio è il mese del Peak Streak per la community My Peak Challenge e per il 2020 la sfida è scegliere un’attività e seguirla per 20 minuti al giorno per 20 giorni. Per non farmi mancare nulla, mi sono inventata il cyclo-reading, leggere pedalando sulla cyclette. 😀
Le energie che devo recuperare non sono fisiche, ovviamente.

Endurance (resistenza, tolleranza, pazienza)

Endurance enˈd(y)o͝orəns
sostantivo
1. resistenza, tolleranza, pazienza, sopportazione.
2. durata, autonomia di durata, limite di fatica, resistenza alla fatica.

Cercavo una parola che fosse correlata alla pazienza, ma con un senso più ampio e mi sono imbattuta per caso in questo nuovo vocabolo.
In fondo la pazienza è una forma di resistenza alle situazioni e alle persone difficili, no? Ma la resistenza è anche quella che io cerco nei miei allenamenti, dopo aver rinforzato la muscolatura il passo successivo è prolungare lo sforzo. Uno degli obiettivi per il nuovo anno è tornare a correre infatti. Devo almeno provarci. Endurance sarà la mia parola per questo.

Sparkling (scintillante, sfavillante)

Sparkling ˈspärk(ə)liNG
sostantivo
1. scintillante, brillante, anche figurativo.
2. spumante, spumeggiante.
3. effervescente.

Ho scoperto questa parola ordinando dell’acqua frizzante in lingua inglese. Poi me la sono ritrovata in un’altra lettura ed ho scoperto il suo significato di brillante e scintillante. Soprattutto mi piace la sua pronuncia, non so bene perché.
Come dicevo nell’ultimo post, vorrei comunque portare nel nuovo anno tutte le cose fantastiche che mi sono accadute, senza portarmi i brutti pensieri e gli affanni. Un’altra primavera effervescente e un’estate spumeggiante. Insomma vorrei un 2020 con le bollicine! 😀

Quali sono le vostre?

Scegliete le vostre tre parole magiche e scrivetele qui sotto nei commenti oppure, se avete pubblicato un post nel vostro blog, passate a lasciare il link!
Potete anche pubblicarle nel web con l’hashtag in inglese lanciato dallo stesso Chris Brogan (dopo che l’idea l’avevo suggerita io nel 2016, guarda caso!):

#my3words

Hanno già scelto le loro parole per il 2020:

Sandra Faé su I libri di Sandra 
Daniele Imperi su PennaBlu
Nadia Banaudi su Vita e riavvita
Grazia Gironella su Scrivere Vivere 
Silvia Algerino su Lettore creativo 
Giulia Mancini su Liberamente Giulia
Maria Teresa Steri su Anima di carta
Morena Fanti su Solo io e il silenzio

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Comments (20)

Daniele Imperi

Gen 07, 2020 at 8:40 AM Reply

Grazie per aver continuato a partecipare. Poi aggiungo quelli che hanno contributi nel mio articolo.
L’acronimo per le tue parole è un termine latino: RES, dall’ampio significato 🙂
Auguri per le tue 3 parole e per il 2020.

Barbara Businaro

Gen 08, 2020 at 11:25 PM Reply

Non avevo Latino alle superiori, ma sono andata sulla Treccani online: res Tra tutti i significati mi piace “realtà”, che tutto quel che cerco diventi realtà, ecco.
Certo che mai e poi mai avrei pensato di guardare l’acronimo delle iniziali. Ne ho già troppi di acronimi sul lavoro! 😀 😀 😀

Sandra

Gen 07, 2020 at 10:42 AM Reply

Come prima cosa vorrei dirti che la parola Endurance mi fa venire subito in mente la moto, non esistono le moto da enduro? Che, potrei certo sbagliarmi, sono quelle tipo per lo sterrato? Quindi mi pare una parola assai adatta a te.
Io da qualche anno sono passata appunta a un’unica parola, più termini mi risultavano dispersivi, e devo dire che è sempre andata piuttosto bene.
Ormai sono finite anche le feste, quindi a tutta birra, anzi sparkling water, con il venti venti.

Barbara Businaro

Gen 08, 2020 at 11:33 PM Reply

Non sbagli Sandra (bravissima!): l’Enduro è il tipo di motocicletta per le gare appunto “enduro”, ovvero competizioni di resistenza (dunque deriva proprio da endurance, yes!) su percorsi lunghi e accidentati, ad esempio la famosa e storica Parigi-Dakar. Però le moto da enduro non sono le mie preferite. Quand’ero giovane adoravo le carenate, quelle tutte “coperte” come in pista nel Moto GP. Sono scomodissime, soprattutto per il passeggero, inesistente in alcuni modelli. Per cui adesso preferisco le “naked”, moto da strada senza carena, dove il motore è a vista. Finita la breve lezione di moto per donne! 😀
Tu punta sulla tua unica parola, anche perché hai scelto una parola bella grossa, che vale almeno per 10 come importanza! 😉

Brunilde

Gen 07, 2020 at 12:53 PM Reply

Mi sa che con me il gioco non abbia funzionato.
Le parole dell’anno scorso erano accettazione progettualità e scrittura.
Non è stato un anno molto brillante, l’accettazione c’è stata riguardo agli accadimenti ,meno con me stessa e con le persone, alcune in particolare. La frequentazione di una scuola di scrittura, che ritenevo una importante opportunità , mi ha letteralmente azzerato la progettualità e bloccato con lo scrivere: peggio di così!
Se devo azzardare altre 3 parole per il 2020 direi: disincanto ( la malinconia lucida e realista di chi ne ha viste tante ) sfida ( mi sono rimessa a scrivere ) e gratitudine ( sempre, in ogni attimo, ringraziare la mia buona stella e danzare solo per la gioia di essere vivi ).

Barbara Businaro

Gen 08, 2020 at 11:42 PM Reply

Ma lo sai che pure il breve corso di scrittura che avevo frequentato qualche anno fa mi aveva scombinato la pianificazione (simile alla progettualità, ma associata alla gestione del tempo) e quasi bloccato la scrittura? C’è da pensarci bene…
Mi piacciono molto le tue parole per il 2020, il disincanto inizio a sentirlo anch’io. E gratitudine sempre.
Anzi, ti dirò di più: oggi ti ho pensato! Nella nuova azienda c’è stata una riunione, dove ci hanno presentato i progetti che finanzieremo nel 2020 ad una onlus italiana in Madagascar, esattamente operante nell’isola di Nosy Be, per la costruzione di scuole per i bambini e pozzi per reperire l’acqua pulita. E tutto è nato da un viaggio occasionale. Ho pensato al tuo Mora Mora. 😉

Nadia

Gen 07, 2020 at 2:37 PM Reply

Mi piace moltissimo l’ultima parola, la sento molto di buon auspicio, mi piace talmente tanto che mi ha dato una piccola scossa. Niente da obiettare sulle prime due, si intende, che sono utili per trovare il giusto equilibrio nella vita privata e lavorativa di tutti i giorni quindi ti auguro ti portino sulla giusta rotta. Sarà meglio mi metta al lavoro per trovare le mie…

Barbara Businaro

Gen 08, 2020 at 11:45 PM Reply

Adoro Sparkling. Mi piace l’idea, mi piace il suono, come si portasse le bollicine appresso.
Giusto stasera, nel nuovo gruppo MPC 2020, ho scritto: MPC changed my life and my wardrobe, my mind and my body are sparkling! 😉
Ti aspetto Nadia con le tue parole!

Silvia

Gen 07, 2020 at 5:28 PM Reply

Non ho affatto resistenza a livello sportivo e ho sempre faticato negli sport in cui è richiesta. Invece nella vita normale ho molta pazienza e costanza: procedo pian pianino ma, nei limiti del possibile, raggiungo gli obiettivi che mi pongo. Quindi “endurance”, sì, mi piace.
Anche “sparkling” è una bella parola, direi persino onomatopeica. “Recharge” mi ricorda una pila duracell, e già ti vedo sgambettare senza sosta come il famoso orsetto! 😉

Barbara Businaro

Gen 08, 2020 at 11:55 PM Reply

Anch’io ho sempre avuto poca resistenza sportiva, vado benissimo negli scatti e negli sforzi per poco tempo, come nel tennis, ma nella fatica prolungata cedo facilmente. Anche lì, è questione del giusto allenamento e del saper dosare le energie bene. Almeno, così dicono!
Beh, ci sono dei weekend dove giro come una trottola proprio come l’orsetto della Duracell, e poi arrivo al lunedì completamente scarica… 😀 😀 😀

Giulia Mancini

Gen 07, 2020 at 6:25 PM Reply

Belle le tue parole, ti auguro soprattutto l’ultima che mi sembra una perfetta conseguenza delle prime due, ricaricarsi, resistere e infine sfavillare. Le mie tre parole sono: Costanza, equilibrio e gentilezza. Speriamo di farcela 🙂

Barbara Businaro

Gen 08, 2020 at 11:57 PM Reply

Ho visto arrivare in email il tuo post sulle parole, ti aggiungo all’elenco dei partecipanti. 🙂
Costanza, equilibrio e gentilezza sembrano richiamare un ritmo più rilassato ma concentrato sugli obiettivi, giusto? Che sia un 2020 di ripresa anche per te, allora!

Maria Teresa Steri

Gen 08, 2020 at 12:25 PM Reply

Parole molto positive, con grande carica. Io ho scelto da pochissimo le mie tre, ma ero tentata di optare per una sola, forse per pigrizia o perché nella corso dell’anno tendo a concentrarmi su una sola. Però il ragionamento sul perché sceglierne tre, come ci hai ricordato, è giusto e quindi ho cambiato idea ^_^

Barbara Businaro

Gen 09, 2020 at 12:04 AM Reply

Per me è anche una questione di frazionare il rischio (concetto che arriva dal mercato finanziario): poggiare le proprie azioni, e speranze, su tre parole è meno rischioso che lasciarle tutte in mano ad una sola, almeno una delle tre dovrebbe darci dei buoni risultati, nel peggiore dei casi. Una sola parola, come un solo investimento, non garantisce un guadagno sicuro, specie se è una parola che ci chiede molto sforzo.
D’altro canto, visivamente mi raffiguro le tre parole come una comoda sedia a treppiede, tipo quelle dei pescatori. Mentre un’unica parola me la figuro come uno scomodo pouf, magari quello dove si rovesciava ogni volta Fantozzi. E quindi niente, io sono convinta di dover usare 3 parole! 😀
Aspetto le tue Maria Teresa!

Grazia Gironella

Gen 08, 2020 at 10:07 PM Reply

Ottime parole per il nuovo anno! Ti auguro di riuscire a mantenerle vive e vitali mentre lo attraversi. (Chissà se sei stata tu a ispirarmi la resilienza.) 😉

Barbara Businaro

Gen 09, 2020 at 12:09 AM Reply

Non sono sicura di averti ispirato io la parola Resilienza, anche perché come ho scritto commentando da te, da fuori sembri già molto resiliente. Rimettere in piedi il blog con un nuovo WordPress richiede altro che resilienza! Fidati! 😀

Marina

Gen 09, 2020 at 7:19 PM Reply

Di pazienza ne ho sempre avuta tanta, tantissima, anzi direi che chi mi conosce, in me vede la persona più paziente al mondo. Ho solo un difettuccio: se la perdo è meglio starmi mooolto lontano!
Seguo questa catena creata fra blogger e leggo bellissimi propositi, sono quasi intenzioni filosofiche, alcune sembrano veri e propri fioretti : perdonare, per esempio! È un impegno straordinario, magari riuscirci in pieno! Cioè si perdona okay, ma poi, dimenticare è sempre possibile? Ne parlammo a suo tempo: io non dimentico e i miei rapporti con le persone cambiano in base alla natura del mio perdono che è sempre imperfetto, proprio perché non riesco mai a dimenticare.
Comunque, si potrebbero fare discorsi infiniti a riguardo e la comunicazione virtuale non lo consente del tutto, però sappi che hai tre belle parole nel tuo carnet di buoni propositi per l’anno nuovo. Io prendo in prestito “sparkling”: mi piace molto.

Barbara Businaro

Gen 12, 2020 at 5:13 PM Reply

La parola forgive – perdonare dell’anno scorso usciva da un passo di Outlander che avevo letto da poco:
“Come raccontarle a parole ciò che lui stesso aveva imparato mediante il dolore e la grazia? E cioè che soltanto con il perdono avrebbe potuto dimenticare… e che il perdono non era un singolo atto, bensì una questione di pratica costante.”
Passione oltre il tempo, Diana Gabaldon

Nella trama, Jamie Fraser riesce a dimenticare la violenza estrema subita da Black Jack Randall solo perdonandolo, ogni singolo giorno. Peccato però che il perdono gli riesca solo dopo averlo ammazzato in battaglia a Culloden. Ed è più facile perdonare chi non può più nuocere. Si perdona, si dimentica, si va avanti.
Il problema, come dici tu, è quando le persone sono ancora lì, quando si intrattengono ancora rapporti con loro e, giustamente, cambiano. Chi ha voglia di bruciarsi ancora?!
La prima volta ho perdonato e dimenticato, davvero. Me l’ero buttata alle spalle con uno sforzo pesante, altro che peaker. Poi però le stesse persone hanno combinato imperterrite allo stesso modo, e poi pure peggio. Perché se perdoni e dimentichi, loro non capiscono l’errore commesso, questo è il vero dramma. Perdonare e dimenticare ha evidentemente senso solo se dall’altra parte ci sono delle scuse.
Confido in queste tre nuove parole, e magari la pazienza servirà soprattutto verso me stessa.

Morena

Gen 27, 2020 at 6:05 PM Reply

Molto belle le tue parole. l’ultima mi fa venire in mente la “luccicanza” di Danny Torrance (di Shining e di Doctor sleep), parola meravigliosa di grande significato anche simbolico. E buon 2020 🙂

Barbara Businaro

Gen 27, 2020 at 11:31 PM Reply

Brrrrrrividi! Non ci avevo mica pensato io alla luccicanza di Shining! Sebbene indichi le capacità sensoriali del bambino del film (non ho ancora letto/visto Doctor Sleep), e quindi non proprio negative, dipende da come le si usa, io identifico la luccicanza con lo scrittore pazzo!! Meglio di no và, limitiamoci a brillare, ecco! 😀 😀 😀

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