Thriller paratattico: giovane donna a Montmartre

Un Thriller paratattico tira l’altro

Quando cominci, non riesci più a fermarti. E’ così che ridendo e scherzando ho collezionato quattro nuove versioni del Thriller paratattico, l’ultima delle quali vincitrice di un premio (ma non del tutto merito mio, capirete leggendo).
Di questo straordinario esercizio ve ne avevo già parlato in un post precedente, Piccole soddisfazioni in rosa, quando ho vinto la sfida con un’edizione romantica del testo, e successivamente quando mi sono cimentata nel Thriller paratattico dei tabù inviando in gara ben due narrazioni, andando contro i miei personali tabù, quello della morte per annegamento del personaggio e quello di pubblicare un racconto erotico.

Pensate che fosse finita lì? Proprio no. Le prove che il buon Michele Scarparo di Scrivere per caso ci propone, in coppia con il fondatore Helgaldo di dadovestoscrivendo, sono così variegate, intriganti e pure assurdamente folli…che è difficile smettere!
Sembra incredibile quante storie sempre differenti ogni sfidante riesca a tirare fuori da quelle poche righe!

Perchè la base di partenza per questi pazzi esercizi è sempre la stessa ed è da qui che noi scribacchini facciamo volare la fantasia…

Una giovane donna si trova sperduta nel quartiere parigino di Montmartre, intorno a lei una scura coltre di buio. La giovane cammina fra i vicoli costeggiando un lungo muro, ha paura, entra finalmente in una casa. Sale le scale, comincia a intravedere una luce, si trova nel mezzo di un bar frequentato da uomini ubriachi. Gli uomini si avventano su di lei: la vogliono rapinare, forse abusarne. La donna urla di terrore, i maniaci la legano, la buttano in un fiume, aspettano sulla riva di vederla divorata dai topi. La donna sprofonda nell’acqua, comincia a dondolare. Si sente soffocare. Una mano la scuote, si sveglia, finalmente la voce amica del dentista: «Tutto fatto signora. Mezza corona, prego!»
Alfred Hitchcock con Helgaldo

Thriller paratattico del dentista

All’esercitazione numero 45, il Thriller paratattico è stato eccezionalmente ospitato nel blog Semi d’inchiostro e Seme Nero ci ha chiesto: “e se il protagonista non fosse più la solita ragazza sperduta, ma fosse il dentista? Il margine è ampio, potete invertire i ruoli, proseguire la storia, crearne una parallela. Stupitemi e stupitevi!”
Ecco dunque la mia versione.

Gastòn esce dalla metro di Saint-Georges in quieta tranquillità, una fermata prima di quella più vicina alla sua destinazione sotto la collina di Montmartre. Ne approfitta per passeggiare qualche minuto in più all’aria aperta e godersi l’ultima sigaretta prima di rinchiudersi per sei ore filate dentro lo studio, pieno zeppo di clienti recalcitranti sia alle cure che ai pagamenti.
Da qualche giorno poi l’organizzazione delle attività è messa a dura prova dalla nuova assistente, giovane e di bella presenza, qualità inversamente proporzionali alle sue conoscenze odontoiatriche e alla capacità di gestire gli appuntamenti.
Appena entrato dalla pesante porta vetrata con il suo nome impresso, trova Suzanne già in agitazione, incapace di comunicare qualsivoglia frase di senso compiuto, che corre dallo stanzino dei medicinali all’ambulatorio 1 in fondo al corridoio.
Intuendo un’emergenza, Gastòn si precipita e trova mollemente adagiata nella poltrona del riunito la signora Bretodeau, profondamente addormentata in una posizione alquanto lasciva e innaturale. Ricorda di doverle sistemare una piccola carie sull’incisivo 12, l’ennesimo intervento sul suo trascuratissimo sorriso da star, ma non è necessaria una sedazione così profonda.
Suzanne agita un flanconcino davanti ai suoi occhi in segno di scuse. Laudano. Santiddio. Invece di dare alla paziente il solito colluttorio per disinfettare l’arcata dentaria prima dell’anestesia locale, ha scambiato le boccette dal colore simile. Ma dagli effetti contrapposti.
La signora Colette Bretodeau è una delle più ricche ed eleganti donne di Francia, ma con un elevato tasso di materie plastiche sottocute. Divorziata da un facoltoso politico francese e divenuta una stilista di successo, frequenta i salotti della Parigi modaiola. Ma così impegnata col suo corpo, dimentica la cura della sua bocca. Se potesse vedersi così come la vede un dentista non metterebbe più il naso fuori di casa.
Averla come cliente è un punto di prestigio per Gastòn, che grazie a lei ha aumentato la clientela di un bel quaranta per cento. Per contro deve sempre fornirle un servizio impeccabile ad un prezzo irrisorio.
Di certo non può rischiare di mandarla all’altro mondo!
Caccia Suzanne fuori dalla stanza, oramai in preda ad una crisi isterica. Afferra i sali ammoniacali che tiene di scorta per i pazienti svenevoli alla vista del loro stesso sangue e passa la boccetta aperta sotto il naso della signora Bretodeau.
La donna si agita sulla poltrona, scalcia, il leggero cardigan infilzato nel bracciolo la trattiene, urla di terrore. Gastòn cerca di farle bere dell’acqua fresca, ma lei si oppone, tossisce e si dimena annaspando nel vuoto. Bofonchia qualcosa d’incomprensibile, piange disperatamente come una banshee a lutto.
La carie gliel’avrebbe sistemata un’altra volta, con una scusa, non se ne sarebbe accorta. Per oggi non era il caso di rischiare ulteriormente.
La scuote delicatamente per le spalle. Lei si sveglia con un’espressione sorpresa e spaventata, ma Gastòn rimane imperturbabile.
«Tutto fatto signora. Mezza corona, prego!»
…e questo era solo il primo cliente della lunga giornata.

Thriller paratattico del dizionario

Dopo il Thriller paratattico dei tabù, dove ogni autore ha espresso le proprie personali paure, alla puntata numero 47, Michele ci ha chiesto: chi ha paura del dizionario? Perchè nessuno ha avuto coraggio di infrangere il tabù della buona scrittura. “Curiamo ortografia e sintassi. Usiamo proprietà di linguaggio. Cerchiamo persino termini desueti, pur di fare descrizioni forbite. E a volte sbagliamo, a essere pedissequi della norma: gli scrittori non hanno paura della lingua, perché la usano e la forgiano. Non ne sono schiavi, ma la comandano.” Ci ha quindi sfidato a buttare all’aria il vocabolario, la grammatica e pure la punteggiatura, dando libero sfogo alla fantasia repressa da anni di severi compiti d’Italiano in classe.

Ecco la mia versione. Mi dicono che assomiglia vagamente al linguaggio di Arancia Meccanica, ma io non ho nemmeno visto il film, giuro! Se vogliamo rientra nel concetto della Metasemantica, che utilizza parole inventate il cui significato deriva dall’assonanza con altre parole conosciute. Chi di voi non conosce Il lonfo magistralmente recitato da Gigi Proietti?

Un’antippa donna ha arrovesciato la strada nel paris quartiere di Montmartre. Avvoltolata nel buio del tardo meriggio, avanza istericando fissa fissa ad un lungo pietrato. Tremiggia. Affanna. I cospici oscuri sembrano agglomerarla. Scuote uno sbarluccico da una scostada interna. Innesta su per gli sgradini, uno y uno. Smarcimento ed olezzo tra il pulviscolo areo. Ma illa necessita di un intendimento. Si fa compatta ed inoltra. Ahimè, esto è un bacaro pieno intriso di mesumeri accavezzati. I sensarii la irridono e la invitano a festeggiar al loro desco. Ma è solo burlescame. Cercheno dineri, o forse oltreggiare il suo onorato. Spolmonizza a tutto ardore, ma i scampiati prima la squarciano a turno, poi la introdiscono in una corda diametrata stretta. Spezzata e cosparente, illa ecclama la scure mortale ante liberazione. Dei essi abbuttano il suo bodo nello scolato impetuoso e si placano al solato per vederla pasteggiata dai nutri. L’antippa deglutisce nell’accadue, sobbonzola lentamente verso il finale. Le manca l’areo sempre più più.
Un ditato la scuote, illa si desta ebetita e sconquassa. Finalmente un sonoro conosciuto del cavatorzoli.
§Tutto close maddama. Mezza cisterna, denghiu/§

Thriller paratattico alla Spoon River

L’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters è una raccolta di poesie in forma di epitaffi degli abitanti di Spoon River, un paese immaginario del Midwest degli Stati Uniti. Ogni poesia racconta la vita di una di queste persone sepolte nel cimitero sulla cima della collina che guarda la cittadina attraversata dal fiume Spoon. Delle iscrizioni tombali in cui ognuno non declama le proprie virtù, ma narra un pezzo di storia, intersecata con quella degli altri, senza ansia o giudizio, perchè ormai l’esistenza è solo passato.
Per averne un’idea, potete leggere gratuitamente parte delle poesie tradotte dall’inglese qui: Il libro di Spoon River in italiano

Così, all’esercitazione numero 51, Michele ci ha chiesto di immergerci dentro l’atmosfera di Spoon River: “Noi, nel nostro thriller, abbiamo alcuni personaggi. Altri li abbiamo inventati strada facendo, oppure abitano ancora solamente la nostra fantasia: è ora di dare loro un senso e rivelarli fino in fondo, provando a utilizzare gli stessi strumenti con cui Spoon River è diventata una pietra miliare della letteratura moderna.”

Ecco dunque la mia versione, un furtivo volo pindarico. Ma non è colpa mia se nell’antologia originale compaiono già Daisy e Benjamin Fraser! E’ chiaro che il mio subconscio si proietta automaticamente nelle atmosfere romantiche di Outlander

Alexander Fraser

Ero lì.
In un angolo in disparte,
pensieri liquidi di alcool,
un avvenire lugubre all’orizzonte dell’indomani,
ma ancora integro nel mio discernimento,
lontano miglia da quei loschi figuri
che avevano venduto l’anima al primo bicchiere.
Ero lì
quand’ella entrò,
confusa, smarrita, spaventata
e bellissima.
Due occhi profondi come la notte
che l’aveva tradita lungo le vie di Montmartre,
forme piene e sinuose come il fiume
che abbandona il suo corpo alle carezze della città.
Ero lì
incantato e incosciente
quando in cinque la presero e la strattonarono,
la spogliarono di ogni avere
e incapaci di cogliere la sua essenza
arrabbiati la scaraventarono nel torbido fiume.
Solo e stordito,
senza scudo e senza spada
non avrei potuto fermarli.
Ma tormentato attesi, nascosto al buio,
il momento propizio.
Distinguevo a malapena i suoi capelli corvini
lottare contro le acque scure che la trascinavano via
dalla vita,
dalle mie braccia.
Io salvai lei, e lei salvò me.
I nostri sguardi s’incrociarono
bagnati ma redenti sulla riva opposta.
Non ci siamo più separati.
Ero lì
tutte le volte che tornava al quartiere
per le cure mediche,
e il dolore la riportava all’angoscia
di quella sera,
la stessa sera che io benedicevo
perchè l’aveva condotta nella mia esistenza.
Siamo ancora qui
abbracciati
sulla sommità di questa collina,
sereni
e felici per l’eternità.

Thriller paratattico Animalier

Infine, prima della pausa estiva, immersi nella calura afosa improvvisa, ci è stato chiesto un thriller dove ci vuole un fisico bestiale per resistere alla paura.
Dalle favole di Esopo e Fedro a La fattoria degli animali di George Orwell, ci sono illustri esempi di romanzi dove gli animali sono protagonisti, quali allegorie dei comportamenti prettamente umani. “È giunta quindi l’ora di dare una veste animalier a Montmartre e al thriller: aprite le gabbie, che la disfida abbia inizio!”

Ecco la mia versione, vincitrice tra l’altro di un premio, un libro messo in palio dal buon Helgaldo, che dovrò dividere con i quattro pennuti artici, i veri vincitori di questa competizione, che in questi giorni mi ospitano dentro il freezer. Ma voi non avete visto niente…

 

I Pinguini di Madagascar: Missione MontmartreI pinguini di Madagascar, (C) 2014 DreamWorks Animation

 

I pinguini di Madagascar: Missione Montmartre

“Kowalski, dove sei?” La voce di Skipper tuona nella ricetrasmittente.
“Sono in posizione! Sto guardando tutto il quartiere dall’alto della Basilica, col mio nuovo supervisore ultralaser con schermo a cristalli iodati.”
“Bene, Rico vedi qualcosa dal ponte sulla Senna?”
“Arghyuzzzzzzz…no!”
“Ragazzi, dobbiamo trovare Soldato. E’ solo e smarrito in questa città. Soprattutto dobbiamo recuperare la mezza corona che nasconde il chip con i codici criptati!”
“Skipper, l’ho localizzato, sta camminando lungo un vicolo buio, vi mando le coordinate GPS.”
“Bene, andiamo a recuperarlo. Il dentista è ancora libero e pericoloso!”
In un balzo, il pinguino scivola lungo la scala d’emergenza esterna dell’Hotel Gàston e atterra sopra il tetto di un taxi fuori servizio che lentamente si dirige verso il luogo segnalato.
Qualche chilometro più in là, Soldato continua a interrogare il suo apparecchio rotto. “Skipper? Kowalski, c’è nessuno? Quando sono saltato giù dall’elicottero, devo aver aperto male il paracadute…non so dove sono…devo cercare la Locanda del Lupo Bianco, ma non vedo nulla…”
Avanza piano, costeggiando un lungo muro di cinta, la sua pelliccia scura lo mimetizza nell’ombra. Ha paura, ma vede un’insegna staccata a metà. Si leggono solo “Locanda” e “Bianco”.
“Ecco, l’ho trovato!” Entra rinfrancato e sale le scale ottimista, fino alla luce in fondo al corridoio. Bussa alla porta, ma quando un orso bianco gli apre salta terrorizzato all’indietro.
“Ehi, guardate qui che sorpresina succulenta!” esclama il grosso animale rivolto ai suoi compari. Lo agguantano per lo zainetto alle spalle e lo sollevano.
“E cos’hai qui di interessante eh?”
“No, fermi…non toccate…” grida il pinguino, annaspando in aria.
Un altro bestione svuota il contenuto a terra: una lattina di cola a reazione, una catena di graffette, un mouse rotto d’assalto e l’unicorno portafortuna.
“Bah, ci sono solo rifiuti…” e l’orso lancia da parte l’animaletto colorato con una zampata.
“Noooo….” grida Soldato.
“Divertiamoci un po’ con lui almeno! Prendilo!”
Il pinguino viene lanciato agli altri avventori, che finiscono a giocare a palla con lui.
“E adesso un bel bagnetto!”
Lo legano e lo portano fuori imbavagliato. Lo buttano nel fiume in uno scroscio di risate, ma dura poco.
Mentre Soldato lotta con le acque impetuose della Senna, Skipper estrae dalle fauci di Rico due fucili a pallini di sale, prontamente sostituiti da colorate ma micidiali m&m’s.
“Avete finito di prendervela con i più deboli, sbruffoni!”
Assaliti da una grandinata di pallottole zuccherose, gli orsi fuggono lungo i vicoli circostanti, inseguiti dai due pinguini armati.
Kowalski nel frattempo strappa la sicura dal gommone d’emergenza e cerca di calarsi in acqua, agganciando una fune al parapetto, per recuperare Soldato.
“Dove vai nanerottolo?”
“O santa foca, il dentista! Aiutooooo!!” Non c’è niente di più terrificante per Kowalski ricordare l’estrazione di un chiodo dal suo becco ad opera di una maniscalco ortodontista.
“Dammi la mezza corona, volatile dei miei stivali!”
“Non ce l’ho…”
Il dentista si avventa sul pinguino, ma viene atterrato da Skipper.
“Rico, lui è tuo, divertiti!”
“Argh, yiyiyiyiyiy…yu!” L’uomo viene tramortito all’istante, senza nemmeno rendersene conto.
“Kowalski, sali sul gommone e tieni questa!” Posa una lattina nella pinna del collega.
“Ma che?”
Skipper strappa la linguetta della lattina ed il gommone, e Kowalski, partono a razzo dentro il fiume. Soldato viene preso a bordo e in un attimo sono sulla riva dall’altra parte.

Poche ore dopo, sono di nuovo al sicuro, nell’imbarco della nave che li riporterà a casa.
“Anche questa volta abbiamo portato a conclusione la missione con gloria ed onore. I codici d’accesso di quel simpaticone di Zuckerberg sono nostri, un enorme responsabilità. Dov’è la mezza corona, Soldato?”
“L’ho ingoiata, per sicurezza.”
“Kowalski, passami il Guttalax…”
“Ma Skipper!” si lamenta Soldato.
“Preferisci che ci pensi Rico?”
“Passatemi quella pastiglia…”

Quali le prossime sfide?

Qui trovate l’elenco di tutte le esercitazioni e relativi vincitori: Thriller paratattico 
Caro lettore, ti viene in mente una versione sul testo che non sia ancora stata scritta?
Gli scribacchini del thriller sono pronti a cogliere la sfida! Metteteci alla prova!

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Comments (17)

Alessandro Blasi

Lug 07, 2016 at 6:16 AM Reply

Nessuno ha pensato ad una versione informatica di questo thriller? Stile The Net per intendersi.

Barbara Businaro

Lug 07, 2016 at 6:47 PM Reply

“The Net” il film con Sandra Bullock? Molto bello. Fecero anche “The Net 2” cambiando attrice e con una trama esigua, quasi un film da vhs.
Non è male come idea, in fondo tutti gli scribacchini sono blogger, quindi un po’ di conoscenza del pc e della rete (anche se non da informatici) ce l’hanno.

Alessandro Blasi

Lug 07, 2016 at 7:27 PM Reply

Certo proprio lui… non potresti proporlo all’ideatore??

Marina

Lug 07, 2016 at 7:57 AM Reply

Se ci penso, su 53 appuntamenti del Thriller… ho scritto 53 versioni, me le sono sparate tutte! 🙂
Anzi no, 52. Una, l’anno scorso, l’ho saltata: si trattava di scrivere un saggio e io e la saggistica siamo due estranei che non si capiscono.
Ogni tanto, quando vuoi esercitarti, puoi recuperare qualche esercizio passato. Ce ne sono stati di belli dove tu, sono sicura, potresti sbizzarrirti come solo tu sai fare! 😉

Darius Tred

Lug 07, 2016 at 9:28 AM Reply

… e io, se ci penso, su 53 appuntamenti ne ho saltati… 51 ! Non è colpa mia: nessuno mi ha chiamato! 😀 😀 😀

Barbara Businaro

Lug 07, 2016 at 6:51 PM Reply

Il Signor Darius Tred è pregato di presentarsi all’imbarco, immediato…
Sei stato nominato, contento? 😀
D’ora in poi non ne salterai nemmeno mezzo, vero?

Michele Scarparo

Lug 07, 2016 at 10:22 AM Reply

Io credo di averle fatte tutte. Credo. Più qualcuna a parte, scritta per giocare a fare l’autore famoso di turno.
Di sicuro, invece, tra le partecipanti ne ho scritte una buona parte fuori tema 🙂

Barbara Businaro

Lug 07, 2016 at 6:56 PM Reply

Per te non vale…Per lo meno, da quando hai in gestione tu il Thriller, è ovvio che quando lanci l’esercizio sei già in vantaggio sugli altri. Probabilmente è questo che poi ti porta a scrivere fuori tema.
Bisognerebbe che un altro blog organizzasse una sfida, di altro tipo, in cui tu partecipi al pari degli altri. Ma già il tuo blog copre tutto un libro, dall’incipit, alla quarta, all’explicit, al racconto brevissimo in 6 parole…cosa manca?!
Ci penso…diamo tempo alla mia pazzia…

Alessandro Blasi

Lug 07, 2016 at 7:47 PM Reply

È lui l’autore?? Autore fai un thriller paratattico stile the net?? 😀

Michele Scarparo

Lug 07, 2016 at 10:48 PM

Mo me lo segno 🙂

https://www.youtube.com/watch?v=jb6y5ORtRsA

Michele Scarparo

Lug 07, 2016 at 10:49 PM

Però, quando uscirà (cioè dopo ferragosto) non potrai esimerti dal partecipare, eh! 😉

Alessandro Blasi

Lug 07, 2016 at 11:15 PM

Non sono uno scrittore ma posso sempre provarci…mi rileggerò nelle vacanze qualche paratattico passato per capire bene il funzionamento. 😉

Barbara Businaro

Lug 08, 2016 at 2:25 PM

Eh, ma per Alessandro sfida doppia: va bene il Thriller stile The Net, ma solo utilizzando OpenSource! 😛

Barbara Businaro

Lug 07, 2016 at 6:49 PM Reply

Il Thriller in formato saggio? Devo andarmelo a leggere!
Sul Thriller retroattivo non so, certo sempre valido come esercizio, ma il bello del Thriller è vedere le idee diverse che escono sul momento. Perchè in realtà, appena leggiamo il post, già qualcosa scatta. Le altre versioni non toccano mai quella che già sta nascendo nella nostra testa.

nadia

Lug 08, 2016 at 1:10 AM Reply

e la miseria … aver notato da che tempo dei tempi è iniziato il tutto mi ha fatto sentire davvero una novellina! Complimenti per la costanza, a me non riesce di essere così tanto regolare nel seguire gli appuntamenti, sono più uno spirito libero. Però bravi davvero a tutti i partecipanti. Compresi i pinguini che hanno rinfrescato un po’ l’aria e al ” ma che ce l’hai con me?” che mi ha fatto morire!!! Seguirvi è anche meglio di partecipare.

Barbara Businaro

Lug 08, 2016 at 2:31 PM Reply

Scusa Nadia, per qualche misterioso arcano il tuo commento era finito in spam! (anche i motori qui soffrono il caldo…)
Beh, considera che io ho partecipato dal numero 44 e nemmeno io riesco ad essere costante, sia per questioni di tempo che per blocchi d’ispirazione (per esempio, quelli dove c’è da inserire gli effetti speciali del cinema dentro il testo…niente, non mi vengono proprio).
Però c’è molto da imparare, soprattutto sulla variabilità degli svolgimenti. Anche solo a leggere gli altri e votarli.

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