Speed Date. L'amore in 3 minuti - Un racconto per San Valentino

Speed Date
L’amore in 3 minuti

La prima volta che era entrata in quel bar, così luminoso nei suoi colori pastello, Suzi era appena arrivata nel nuovo appartamento, con i mobili della cucina che dovevano ancora essere consegnati, a farle compagnia solo un tavolo, una sedia e un frigorifero vecchio. Nulla per una colazione calda ai primi freddi di Ottobre. Quella mattina Andreas era impegnato con dei compratori, avrebbe dovuto vendere il suo bilocale arredato prima di trasferirsi da lei, dove c’era più spazio per una vita di coppia. Così da sola era scesa giù in strada e aveva cominciato a vagare per il quartiere, finché il profumo delle brioche calde l’aveva portata fin lì, in quel piccolo angolo accogliente. Poi divenne il suo appuntamento fisso di ogni mattina, il cappuccino del risveglio davanti al giornale, anche se il più delle volte erano chiacchiere con Simon e Niko. Quello era il loro café e patisserie, e il suo personale buongiorno al mondo.
Niko era quello più eccentrico, un vero artista pasticciere che non ascoltava niente e nessuno quando era intento a guarnire i suoi cupcake o a disporre le sue torte scolpite in esposizione nel banco frigo. Si occupava anche delle decorazioni dell’ambiente e dei tavoli, ma non era capace di battere un solo scontrino alla cassa. Per questo serviva Simon, molto più pratico. A lui spettavano tutte le incombenze poco fantasiose, dai rifornimenti della dispensa alle pulizie dei pasticci che Niko lasciava in giro.
Sembravano una bellissima coppia, due cuori che si conoscono da molto tempo ed hanno accettato tutto dell’uno e dell’altro.
L’avevano accolta da subito, come in famiglia, e all’inizio non capiva perché ci si trovava così bene, ma poi scoprì che tutti e due non erano di quella città, ci abitavano solamente da un anno, stranieri e con pochi amici proprio come lei.
Si precipitò da loro anche quella sera, due giorni alla vigilia di Natale, con il trucco tutto colato dal pianto. Stavano per chiudere il locale, Simon aveva già il giubbotto addosso, Niko stava raccogliendo borsa e sciarpa, quando lei s’infilò sotto la serranda e s’accasciò sul pavimento scossa dai singulti.
La sollevarono di peso ognuno per un braccio e la fecero sedere sul divanetto. Simon riaccese la macchina del caffè per prepararle una tazza di cioccolata calda, mentre Niko l’abbracciava e la cullava, sussurrandole di calmarsi. Con fatica riuscirono a farsi dire cos’era accaduto.
Andreas l’aveva lasciata. Erano passati tre mesi dal trasloco di Suzi in città, per lui aveva lasciato casa, amici e un lavoro che adorava. Le aveva detto di non trovare gli acquirenti giusti per il suo piccolo bilocale e nemmeno qualcuno a cui affittarlo, invece stava solo prendendo tempo, perché non sapeva come dirle di aver trovato un’altra, dopo cinque anni di fidanzamento e di promesse con lei. E aveva atteso la vigilia per questa rivelazione.
“Gli uomini sono proprio dei porci, cara” la consolava Niko. Simon, seduto di fronte, lo guardò sbieco. “Scusa, senza offesa per i presenti”, continuò Niko. “Però alle volte avete una prontezza micidiale nel causare disastri.”
Sarebbe dovuta tornare indietro, alla vecchia vita, ma Suzi decise di rimanere. Se c’è un motivo per tutto, ci doveva essere un motivo anche per questo, si disse. Questa città poteva ancora nascondere qualcosa per lei.

 

Un lunedì mattina Suzi si presentò in bar con un’espressione affranta. Sospirando attraversò il locale e raggiunse il bancone. Si sedette ad uno sgabello in attesa del suo cappuccino, gli occhi trasognati che scrutavano il soffitto in chissà quale visione malinconica.
Simon consegnò il resto ad un cliente e si spostò verso di lei. “Perché quell’aria? Postumi di un brutto weekend?”
“No, anche troppo bello in realtà” rispose lei. “Tipo quelle cose che non ti sembrano vere”.
“Sei uscita con qualcuno e ti piace parecchio.” Lui preparò piattino e cucchiaino mentre il caffè colava lento e profumato sulla tazza.
“Eh si, ha un fisico perfetto che è difficile non piaccia. Sembra anche intelligente…”
“Anche!” Simon sorrise divertito, mentre gonfiava il latte per produrre la schiuma.
“Già, dove sarà la fregatura? E’ un po’ troppo da film.”
“Quando lo rivedi?” le chiese mentre spolverava il cappuccino di cacao.
“Non lo so, ho la sensazione che sia parecchio conteso.”
Simon le mise la tazza fumante davanti, mentre Niko comparve dal retrobottega reggendo una deliziosa Sacher.
“Chi è conteso cara?”
“E’ uscita con un uomo” gli spiegò Simon appoggiato al bancone.
“Uhhhh, bene! Hai fatto presto tesoro!” Poggiò la torta sopra un’alzatina dorata. “Così si fa, risalire in sella subito dopo la caduta!”
“Così alla seconda fa ancora più male…” concluse per lui Simon.
“Sei sempre così ottimista tu!” Niko gli schioccò un bacio da lontano.
“Mi sa che ha ragione Simon invece. Ma dove vado io a trent’anni suonati?!” Suzi raccoglieva la schiuma dal fondo col cucchiaino.
“Cara, là fuori c’è un mondo di opportunità, credimi.”
“Là fuori Niko o sono già impegnati, o se sono single è perché vogliono esserlo.” Suzi agitò il cucchiaino per aria nella direzione dell’amico. “O sono gay!”
“Ahhhhh, non vi posso sentire quando siete così ottimisti! E’ meglio che mi rimetto a cucinare!” Si avviò verso il laboratorio del retro, quando nuovamente si girò verso di loro: “Simon, tesoro, ho finito la panna.”
“C’è la scorta nel frigorifero, anta destra, vicino alla crema.”
“Ma io ho finito anche la scorta…”
Simon sbuffò e Suzi si mise a ridere.
“Beati voi, si vede che c’è affiatamento…”
“Come no! Solo perché gli lascio fare quello che vuole, tanto alla fine i cocci sono sempre miei” rispose Simon irritato. “E adesso prepariamogli altra panna…”

 

“Dammi una fetta di torta al cioccolato, bella grande!” disse Suzi sedendosi al suo solito sgabello.
“No proprio. Devi pensare alla linea, bambina mia” le rispose Niko che le stava già preparando il cappuccino al cacao.
“Devo pensare anche allo spirito però” ribatté lei sfogliando veloce il giornale alla ricerca dell’oroscopo.
“Ma non dovevi uscire con qualcuno ieri sera?” Niko le sistemò la tazza fumante davanti, accompagnata stavolta da un piccolo cioccolatino. “Ecco, questo è il massimo che ti concedo.”
“Grazie. Sì, sono uscita con un ragazzo, carino ma niente di che. All’inizio sembrava difficile fare conversazione.”
“E poi?” Niko si era appoggiato al bancone e teneva la testa tra le mani, in attesa del racconto.
“E poi ha iniziato a parlare della sua ex…”
“Uhhhh” esclamò lui con una finta smorfia di dolore.
“Mi ha detto che lei gli ha chiesto una pausa, perché dice che lui non la capisce più, non è più in sintonia con le sue esigenze. Lui pensava si trattasse di una cosa veloce, un paio di settimane e invece sono due mesi. Io ero la sua prima uscita, pensava di potercela fare, di distrarsi un po’, ma ha ammesso di essere innamorato perso e di aspettare lei.”
Niko annuì in silenzio con la testa.
“Lì per lì ero furente, mi aveva invitato come ruota di scorta ecco, poi però mi sono ricordata di come sono stata io all’inizio. Se non c’eravate tu e Simon a consigliarmi, sarebbe stato uguale. Così gli ho spiegato anche la mia storia, per non farlo sentire solo.”
“E alla fine come vi siete lasciati?”
Suzi sospirò. “Alla fine gli ho dato una mano a scrivere una lettera di scuse per la sua -si spera ancora- fidanzata, gli ho dato un paio di consigli, cosa dire se la rivedrà, come vestirsi soprattutto… Niko dovevi vederlo! Pantaloni di velluto a coste, calzini di spugna e mocassini! Per non parlare del gilet smanicato con una camicia a quadretti…”
“Ommiodddio, ti prego basta!” esclamò inorridito Niko.
“…in flanella!”
“L’anticristo!”
“Gli ho dato l’indirizzo di una boutique di abbigliamento maschile in centro, dove lavora una ragazza del mio corso di Pilates. Le ho detto di chiedere proprio di lei, e nel frattempo l’ho avvisata.”
“Una missione impossibile, temo!”
“Forse no. Comunque lui mi richiamerà per farmi sapere come andrà, se torneranno insieme. Era contento a fine serata. Se avranno una figlia, le daranno il mio nome ha detto.” Suzi fissò il fondo vuoto della tazza. “Io però sono ancora qui da sola.”
“Vedila così: hai fatto una buona azione, e prima o poi l’Universo ti restituirà il favore.”
“Per ora l’Universo è in forte debito con la sottoscritta!”
Dal retrobottega, giunse Simon reggendo una cassa di bottiglie di latte che sistemò nell’angolo vicino al frigorifero. “E con queste dovremmo essere a posto per oggi. Buongiorno Suzi! Che novità ci porti?”
“Nessuna Simon, sono ancora single.”
“Suvvia, essere single non è poi così brutto, devi solo divertirti un po’ di più” cercò di consolarla lui.
Il cellulare di Suzi poggiato sopra il bancone emise uno squittio e si spostò leggermente vibrando.
Lo prese e lesse il messaggio appena giunto. La sua espressione cambiò all’istante. “Oh cavoli! Mi ha chiesto di uscire! Di nuovo!!”
“Chiiii?” chiesero in coro Simon e Niko, sebbene con espressioni differenti, uno preoccupato e l’altro elettrizzato.
“Quello bello da paura! Vuole rivedermi! Proprio me!!”

 

Simon stava spostando le tazzine pulite a riscaldare sopra la griglia della macchina da caffè, quando osservò Suzi entrare in bar borbottando dapprima contro un signore che uscendo non le aveva tenuta aperta la porta e poi contro il cellulare che trillava nella borsa.
“Che razza di stupido deficiente… Ecco, tieni, spegniti!” disse mentre componeva veloce un messaggio di risposta.
“Accidenti, chi ti ha pestato la coda oggi?! Fai paura!” Simon stava già preparando il consueto cappuccino del risveglio. Decise che era meglio abbondare di cacao e zucchero.
“Guarda, lasciami stare. Io io… vorrei proprio capire cos’hanno in testa certi uomini! E perché sono così stupida da finirci a letto!”
“A letto?!” I fondi di caffè gli caddero per errore dentro la tazza pulita. Simon la buttò infastidito nel lavandino e ricominciò di nuovo la preparazione.
“Si…”
“Aspetta, il palestrato?” le chiese.
“Si.” Suzi sibilò la risposta a denti stretti.
“Ma che numero di uscita era questa?” Cercò di ricordarlo da solo, si sentivano per messaggi, ma quante volte si erano già trovati fisicamente con quello? Era difficile star dietro all’agenda di appuntamenti di Suzi.
“Era la seconda…”
“Tut tut tut, troppo presto ragazza mia!” Aveva ancora una buona memoria allora.
“Presto, tardi, è un concetto relativo, no?”
“No, non ti ha insegnato la mamma che devi attendere almeno la terza uscita per farci sesso? Meglio ancora se resisti fino alla quinta. Ma prima della terza rischi di non essere presa seriamente in considerazione.”
“Eh, me ne sono accorta! Ma in quel momento era tutto così perfetto. Lui così romantico, premuroso, e muscoloso… E io ho ceduto” sospirò Suzi fissando il soffitto sconsolata.
“Uhm” Simon le posò il cappuccino di fronte.
“…tre volte” aggiunse lei in un sussurro.
“Ah!”
Il cicaleccio della lavastoviglie avvisò che il ciclo di lavaggio era terminato. Simon aprì lo sportello e lasciò uscire il vapore, prima di iniziare a svuotarla.
“Però gliel’ho detto che io non sono così, che non si faccia strane idee. E invece quello stronzo, idiota, pezzo di merda ieri sera mi ha… mi ha…”
“Scaricata” concluse lui.
“Macché, peggio!”
“Peggio?” chiese confuso. “Qual è il peggio?”
“Mi vuole far conoscere un amico!” sbottò Suzi.
“Non dev’essere andata tanto bene se ti vuole mollare ad un amico…” rispose Simon assorto nella pulizia dei bicchieri.
Suzi scandì lentamente le parole: “Vuole. Una. Cosa. A. Tre.”
La coppa da gelato che stava maneggiando Simon con l’asciugapiatti cadde rovinosamente a terra, con un assordante tonfo di vetri in frantumi. Sbuffò guardando in basso il risultato sparso in mille schegge sul pavimento. Poi si girò verso Suzi: “Devi essere proprio brava. O lui terribilmente stupido. O entrambe…”
Lei arrossì violentemente. Magari in certe cose se la cavava anche bene, ma qualcosa nell’espressione di Simon l’aveva offesa. Aveva detto lui che doveva divertirsi di più adesso che era single, e per una volta che l’aveva fatto sul serio, la faceva sentire sporca.
Dal retro arrivò Niko tutto trafelato, avendo sentito il gran botto. “Ma che è successo qui?!”
“E’ stata colpa mia. Ho distratto Simon, scusa.”
Niko gli rivolse uno sguardo interrogativo. Simon, con un tono alquanto acido, gli fece un rapido riassunto: “La bambina qui ha fatto sesso al secondo appuntamento. Tre volte.”
“Grandeeeeee!!” esclamò Niko tutto contento.
“Ma come grande?! Ma che le insegni?” Simon stava raccogliendo i cocci da terra.
“Che se la gente trombasse di più, ci sarebbe la pace nel mondo!”
“Non la dicono così ai concorsi di bellezza…”
“Perché non ho mai partecipato io!” concluse Niko incrociando le braccia risoluto.

 

“Buongiorno principessa!” Niko stava sistemando dei profumati muffin al cioccolato appena sfornati, doppio cioccolato visto l’intenso aroma che aveva invaso tutto il locale, quando Suzi arrivò puntuale per la sua colazione. Un venerdì di sole che salutava l’arrivo di febbraio.
“Ciao Suzi, il solito cappuccino?” Simon la salutò allegro, la luce che riverberava dalla strada accendeva i suoi capelli ramati. Per un attimo Suzi provò un moto impetuoso d’invidia verso Niko, e per quel che erano loro due. “Un muffin? Sono davvero eccezionali!”
“Si grazie, ho bisogno di tirarmi su… Non potete capire ragazzi che mi è successo ieri sera, davvero. Adesso ho persino paura di entrare in un supermercato! Un incubo!”
“Il supermercato?” chiese incuriosito Simon mentre ricaricava di chicchi di caffè tostato la macina elettrica.
“Non dirmi che sei andata alla spesa per single…” suppose Niko distrattamente.
Gli altri due volsero insieme la loro attenzione all’amico. Suzi stupefatta sbottò: “E tu come lo sai?!”
“Lo sanno tutti che il giovedì sera ci sono gli incontri dei single tra le corsie del market, mentre il venerdì sera ci sono alcune corsie dedicate agli scambisti. Da non confondere con il martedì del poliamore” continuò Niko sorridendo.
“Tu mi spaventi, dico sul serio!” Simon lo minacciò con il cucchiaino con cui mesceva il latte schiumoso.
“Beh, in ogni caso ognuno ha i suoi segnali di riconoscimento, difficile finirci in mezzo per errore.”
“Come no! Stavo solo facendo la spesa tranquilla, stanca di una pessima giornata di lavoro. Avevo il mio carrellino al traino, ero nel reparto dei panificati, cercavo di tirare giù un pacco di fette biscottate ma era in alto ed era l’ultimo, così non ci arrivavo nemmeno in punta di piedi. Si è avvicinato un uomo, fin troppo sorridente, e mi ha chiesto se mi serviva aiuto. Ho detto di sì…era molto più alto di me e non volevo essere scortese. Ha preso la confezione e nel porgermela mi ha chiesto se mi poteva interessare. Lì per lì ho risposto di sì, certo, anche se la domanda mi sembrava inutile e il suo sguardo troppo ammiccante.”
Niko sghignazzò sornione.
“Ho ringraziato e sono tornata alla mia spesa. Ha iniziato a inseguirmi. Cioè, non me ne sono resa conto, finché me lo sono ritrovato ad ogni scaffale. Alle bibite, ho preso un cartone di succo di frutto della passione e lui si è avvicinato dicendomi che forse correvo un po’, ma la cosa lo stuzzicava. Ha allungato la mano sul mio sedere e stava per baciarmi! Gli ho mollato un ceffone che ancora mi fa male la mano…” Osservò il palmo destro, che sembrava ancora pulsare dal dolore.
Simon mormorò solamente qualcosa.
“Ha cominciato a inveire contro di me, mi ha dato della stronza, l’avevo istigato io, gli avevo chiesto aiuto, avevo il fiocco, avevo confermato, poi il frutto della passione…”
“Ma avevi il fiocco?” le chiese Niko stupefatto.
“Si, no, cioè…avevo un fiocco rosso appena preso nel reparto cartoleria, mi serve per impacchettare un regalo per il compleanno di un’amica. Quindi era lì sul carrello per passare alla cassa.”
Niko esplose in una risata fragorosa e continuò a sbellicarsi fino alle lacrime.
Suzi e Simon non capivano. Dovettero attendere che l’amico riprendesse fiato.
“Il fiocco rosso è il simbolo della spesa dei single. Chi ha il fiocco rosso sul carrello è a caccia. Poi ci sono delle domande tipiche, di rito, ma ovviamente è il fiocco a determinare l’aggancio.”
Suzi divenne paonazza dalla vergogna. “Ma io non lo potevo sapere!”
“Certo che no, ma avere un fiocco, rosso, proprio di giovedì e proprio in quel supermercato… Tu batti ogni probabilità!”
“Non c’è niente da ridere davvero, mi sento un caso disperato oramai. Attiro disgrazie.”
“Dai su, è in arrivo San Valentino, magari Cupido si smuoverà a compassione!” la canzonò Niko. Lanciò anche un’occhiata trasversale a Simon, il quale s’irrigidì e gli restituì uno sguardo feroce, qualcosa che solo loro due sapevano.
“San Valentino, già…” mormorò Suzi. “La mia amica Elise mi ha invitato a partecipare ad uno speed date per quella sera. Penso andrò, tanto non ho niente di meglio da fare.”
“Speed date? Ma è roba vecchia stellina… Oggi è tutto sui social, dai!”
“Ah bella esperienza i social, si si, te li raccomando! Non ho avuto un appuntamento decente che sia uno tramite chat. Almeno così ci parlerò per tre minuti dal vivo, senza trucchi o inganni. Mi risparmio un po’ di noie!”
“Oppure ne avrai venticinque, tutte in fila, tutte la stessa sera! Da brivido!” Niko guardò la teglia che aveva in mano come contenesse una serie di piccoli mostriciattoli velenosi invece di deliziosi dolcetti alla vaniglia Bourbon. “La verità è che San Valentino è buono solo per vendere torte, bambina mia!”

 

Per tutta la settimana successiva Suzi non riuscì a passare al suo café preferito per la colazione: il suo capo era in viaggio all’estero e lei doveva arrivare presto in ufficio per poterlo contattare in orario utile all’altra parte del mondo. Dovette accontentarsi del liofilizzato del distributore self-service fino al venerdì mattina.
Trovò Simon impegnato tra la cassa, dove c’era addirittura la fila, e la macchina del caffè con i clienti che attendevano al banco il loro vassoio da portare al tavolo. Di solito era Niko che serviva gli avventori seduti.
Nell’andirivieni Simon la salutò corrucciato: “Arrivo subito!”
“Non preoccuparti, sono in anticipo io stamattina.”
Dopo cinque minuti l’ambiente tornò alla consueta calma.
“Eccomi, pronti per il cappuccino!” Aveva un sorriso terribilmente stanco.
“Ma sei da solo oggi? Che è successo a Niko?” chiese Suzi preoccupata.
“Lui è dalla madre per tre giorni. Ogni tanto va a trovarla, questo non è proprio il periodo giusto, ma lei ha tanto insistito e Niko non riesce a dirle di no…”
In tempo da record le mise davanti la tazza fumante, per poi scappare all’altro lato del locale: di fronte al registratore di cassa si era ammonticchiata un’altra fila di clienti pronti a pagare.
Suzi sorseggiò piano il suo cappuccino espresso intenso-molta schiuma-più cacao-niente zucchero, mentre il cellulare emise un piccolo trillo per l’arrivo di un messaggio sulla chat. Con la sinistra sbloccò il display, scorse veloce il testo e il liquido le andò di traverso. Tossendo forte per evitare di soffocare, si sporcò tutta la camicetta bianca.
“Ma che combini? Tutto a posto?” Simon corse dalla sua parte.
“Oh che disastro!”
“Tieni, passa subito questo.” Le porse lo spray dello smacchiatore e una spazzola da sotto il bancone. “Lascia che si asciughi fino a diventare polvere e poi basta spazzolare. Ma che ti è preso? Ho fatto male il cappuccino?”
“Guarda qui!” Gli porse il cellulare, con lo schermo ancora fisso sulla chat.
Simon si avvicinò per leggere il testo. “Però, è andato dritto al punto, sa proprio quello che vuole!”
“Sembra proprio di si.”
“Ma quando sei uscita con questo?”
“Sabato scorso.”
“E che cosa hai fatto stavolta per lasciargli intendere che sei disponibile a tale intimità? Ti sei ricordata la regola del tre?”
“Giuro che non ho fatto niente! Era la prima uscita e ci siamo salutati con una stretta di mano!” La macchia marrone sul tessuto diventò una sottile polvere bianca. Suzi iniziò a spazzolarla con vigore.
“Uhm…”
“Davvero!”
“Beh, se non altro è stato onesto, l’ha detto subito. Gli piacciono le entrate di servizio e la sottomissione femminile. Meglio saperlo ora che avere sorprese in futuro.”
“Cioè dovrei premiare la sua onestà, adesso?” Suzi sbarrò gli occhi incredula verso Simon.
“Sempre meglio di quelli che ti fanno perdere tempo, ti fanno traslocare per cinquecento chilometri e poi ti mollano sotto Natale” rispose lui acido, notando che un nuovo drappello di clienti stava entrando in quell’istante.
“Touché.”
“Scusa Suzi…non volevo. Oggi sono un po’ stanco anch’io. Niko non c’è da tre giorni e sto impazzendo qui al locale.”
“No, no, hai fatto bene. Altrimenti non me ne rendo conto.”
“Comunque non dovevo trattarti così.”
“No, hai ragione. Io vengo qui a stressarti con i miei incontri impossibili e a te manca Niko. Quando torna dovrà darsi parecchio da fare per farsi perdonare.” Quell’ultima frase stranamente sembrò angustiarlo di più. Suzi poggiò la mano sopra quella di Simon per rincuorarlo.
Lui tolse la sua mano da sotto quella stretta con una strana espressione negli occhi. “Vai a lavorare và, sennò arrivi tardi.”
Lei se ne andò delusa. Non solo la colazione le era andata di traverso, pure le parole di Simon. Forse non si rendeva conto di quant’era fortunato.

 

Quando spense le luci del locale quella sera, Simon vide una figura famigliare seduta scomposta sul ciglio del marciapiede, appoggiata al palo del lampione. Chiuse la porta dietro di sé e si avvicinò preoccupato. A terra una bottiglia di vodka non ancora del tutto vuota e la borsa da lavoro che vedeva ogni mattino. Dentro questa, il cellulare continuava a trillare messaggi.
“Suzi…” sussurrò piano. Stava con lo sguardo perso a fissare qualcosa d’immobile sulla strada ai suoi piedi.
“Lasssciammi sssstare” biascicò lei. “Non ho speran…zze.”
“Che dici? Dai, tirati su. Ti do una mano.” Cercò di sollevarla, ma si divincolava dalla presa agitando le braccia.
“Lassscia…mmi!!”
“Ma che è successo? Hai deciso di festeggiare da sola, eh? Invitare gli amici no?” Riuscì a farla alzare in piedi.
Aggrappata al suo petto per non cadere, lo guardò dritto negli occhi e iniziò a piangere in silenzio.
“Ehi…non fare così. Nessuno merita le tue lacrime.”
“Io l’ho vissto. Oggi. Passeggia…vano mano nella manno…”
Andreas e la sua nuova ragazza, ovviamente. Simon capì al volo il motivo di quella sbornia improvvisata.
“Cos’ho che non va in mmmme? Di… mmmelo…” Affondò il viso nel giubbotto aperto di Simon.
“Non c’è niente che non va in te, proprio niente. Vieni.”
La sollevò quasi di peso, accompagnandola per quattro isolati fino a casa. Lei borbottava frasi sconnesse, senza un senso apparente, forse ricordi d’infanzia. Giunti di fronte all’ingresso, Simon riuscì a trovare le chiavi nella borsa piena di cianfrusaglie femminili e finalmente entrarono nell’appartamento. Suzi stava ormai sonnecchiando appoggiata al suo collo. La prese in braccio e la trasportò fino in camera. La depositò delicatamente sul letto, le tolse il cappotto e le scarpe, e la coprì con un plaid che stava sulla poltrona lì vicino. L’alcool se l’era portata via in un sonno leggero che sembrava sereno. In un gesto istintivo le accarezzò i capelli. Quand’era stata l’ultima volta che si era concesso di… Scrollò la testa per scrollare le idee. Donne e guai. O donne nei guai? E’ la stessa cosa, pensò.
Nel piccolo cestino sotto il comodino spuntava una fotografia strappata, da una parte Suzi, dall’altra probabilmente Andreas.
Così era questo. Avrebbe dovuto chiedere a Niko per esserne certo, ma non gli sembrava poi così affascinante, dopo tutto. Qualcosa di buono doveva averlo, se si era preso cinque anni di vita di questa bella e intelligente ragazza. E ancora la faceva soffrire.
La lasciò che dormiva oramai pesantemente. Mentre i suoi dubbi l’avrebbero tenuto sveglio per parecchio, quella notte.

 

Il giorno seguente, il giorno di San Valentino, Suzi ricordò poco di quanto era successo, la memoria le restituiva frammenti confusi: Andreas che sorrideva a quella biondina, la biondina che baciava le loro mani intrecciate, la rabbia e le lacrime che l’avevano colta a vederli insieme, e una bottiglia presa al supermercato che aveva iniziato a bere nel parco, imprecando. Poi il buio. Non si capacitava di come fosse arrivata sana e salva a casa.
Prese un’aspirina per il forte mal di testa, conseguenza della dose di alcool a cui non era abituata, e decise di saltare la colazione. Se Niko era tornato, Simon di certo non la voleva tra i piedi.
La giornata al lavoro passò veloce e arrivò il momento di prepararsi per la serata, lo speed date in centro in compagnia della sua amica Elise. Raggiunsero il pub in taxi insieme, mentre Elise le spiegava il funzionamento: le donne sedute ai tavoli, ben distanziati, un po’ di penombra a dare la giusta intimità, alla campanella gli uomini slittavano di un posto, al tavolo successivo. Così via per tutta la sera. Al termine tutti consegnavano una scheda con le proprie preferenze e se il gradimento era reciproco ricevevano il contatto dell’altra persona, per un incontro privato.
Suzi ordinò una diet coke e si sedette in attesa. I primi due uomini la inondarono di domande, tanto da sentirsi ad un colloquio di lavoro non ad un appuntamento. Il terzo si mise a parlare del tempo e fu impossibile ravvivare la conversazione.
Al quarto incontro pensò ad uno scherzo: davanti a lei comparve Simon, con un sorriso smagliante.
“Che ci fai tu qui?!”
“Lo stesso che ci fai tu: sono alla ricerca dell’anima gemella.”
“Ma questo è uno speed date per etero!” Si sporse sopra il tavolo per non farsi sentire dai camerieri che passavano con le ordinazioni.
“Si, lo so. Io non sono gay.”
“Tu non sei…cosa??”
“Sei tu che sei saltata a conclusioni sbagliate. Le tue parole mi hanno fatto malissimo quel giorno… però mi sono reso conto che avevi ragione. Probabilmente è colpa mia, mi sono… assopito, avrei dovuto invitarti ad uscire la seconda volta che eri entrata al bar. Poi non ne ho più avuto il coraggio.”
“Ma ma ma… tu sei gay!” La voce stridula le si smorzò in gola.
“No, non lo sono.” Sorrise divertito dalla sua espressione incredula. “E vorrei dimostrartelo qui adesso, sopra questo tavolino, ma vedi preferisco rispettare la regola delle tre uscite.”
Suzi arrossì all’istante, il cuore prese a battere all’impazzata. Il cambio di prospettiva le dava le vertigini. Simon era, o meglio non era, e quindi era… interessante. Carino. Eh si, molto carino, come etero. E quei bicipiti da dove spuntavano? Non glieli aveva mai visti! O forse si? All’improvviso ebbe un flash di due braccia muscolose che la sollevavano da terra e il profumo di un colletto di camicia che era stato inamidato. C’era anche una nota di vaniglia in quel tessuto. L’aveva portata a casa lui ieri sera?
“Non mi sono reso conto che la nostra amicizia da fuori viene fraintesa. Io e Niko siamo come fratelli, siamo cresciuti insieme. Sono stato il primo a cui ha confessato di essere omosessuale, lui era al mio matrimonio e io ero al capezzale di suo padre quand’è morto. E ha chiamato me quando un gruppo di balordi l’ha pestato fuori da un locale.”
“Io… io non… capisco.”
“Sono single da un anno, da quando ho avuto la sentenza definitiva di divorzio. Ci siamo innamorati troppo presto e sposati subito, e poi è andato tutto a rotoli alla prima occasione. Si è trasferita per lavoro dall’altra parte del mondo senza nemmeno darmi il tempo di dire la mia. Ho aperto il bar in società con Niko e ho deciso che è meglio stare soli, che stare male.”
“Uhm…” Nella mente di Suzi martellavano solo queste tre parole: Simon, bello, single. No: Simon, stupendo, single.
“Perciò comprendo perché sei arrabbiata per il tuo ex, che dopo cinque anni ha sfumato tutti i vostri progetti. Le cose vanno fatte in due ed è bene dire subito quali sono le reali intenzioni.”
“E… quali sono le tue?”
In quel momento suonò la campanella del cambio.
“Oddio, e adesso?” esclamò inorridita. Non aveva voglia di parlare con altri uomini, doveva chiarire la questione Simon quanto prima!
“Adesso usciamo fuori di qui e andiamo a prenderci un gelato.” Si alzò in piedi e le porse la mano.
Lei l’afferrò, era calda, pronta e sicura.
“Pistacchio! E’ il mio gusto preferito, e se non c’è il pistacchio si cambia gelateria ok?”
“Sissignora! Però, ecco, ti pregherei di non saltarmi addosso già questa sera…” Simon strinse l’occhio divertito.
Lei scoppiò a ridere. “Scemo!”
Fuori dal pub, Suzi respirò a pieni polmoni l’aria fresca. Le luci della città non le erano mai sembrate così belle.
“Grazie Universo!” sussurrò verso le stelle.

 

(c) 2018 Barbara Businaro

 

Ringrazio tutte le mie amiche single per scelta, o per sopravvenuti disastri, e anche le mie amiche impegnate, ma troppo avventurose per limitarsi, che mi fanno partecipe dei loro incontri strampalati e grotteschi, delle rocambolesche peripezie amorose sempre sul filo del… silkepil.
Che a scriverne un racconto non ci crederebbe proprio nessuno.
Vi auguro con tutto il cuore di trovare il vostro Simon!
Barbara

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Comments (23)

Nadia

Feb 14, 2018 at 7:44 AM Reply

Che rivelazione! Faccio il tifo per il quinto appuntamento
Brava Barbara, bel racconto, molto realistico, tiene sul filo del rasoio fino alla fine

Barbara Businaro

Feb 14, 2018 at 3:38 PM Reply

Grazie Nadia! Si sente che mi sono divertita a scriverlo? Ma parecchio parecchio! 😀

Alessandro Blasi

Feb 14, 2018 at 8:08 AM Reply

Che dire, non mi aspettavo questo finale, mi vedevo bene Niko e Simon insieme… Sai riuscita a tenermi attaccato al racconto anche stavolta!
Buon San Valentino a tutti coloro che leggeranno il tuo racconto… In effetti non poteva mancare questo appuntamento fisso… Chissà cosa starà facendo per San Valentino il nostro nonno… Ci sono novità? Aveva appena conosciuto una splendida signora in montagna

Barbara Businaro

Feb 14, 2018 at 3:45 PM Reply

Eh caro mio, se il finale è scontato che gusto c’è? 😀
Non lo so che sta facendo il nonno… suppongo stia preparando un pacchetto, con un libro di poesie d’amore. Magari anche due cioccolatini di fine pasticceria. 😉

Daniela Bino

Feb 14, 2018 at 1:48 PM Reply

Barbara, mi hai sorpreso con un finale scoppiettante e inatteso. Bravissima, come sempre!

Barbara Businaro

Feb 14, 2018 at 3:57 PM Reply

Grazie Daniela, troppo buona! 🙂

Roberta

Feb 14, 2018 at 8:56 PM Reply

Leggendo il tuo racconto un pò mi ci sono ritrovata! ahhahah che dire un crescendo di emozioni che terminano con un finale assolutamente inaspettato! MAI dar per scontate certe cose! ahaha grande Barbara!

Barbara Businaro

Feb 14, 2018 at 9:33 PM Reply

Grazie Roberta! Anche tu problemi con la spesa al supermercato? 😆

Giulia Mancini

Feb 15, 2018 at 8:36 PM Reply

Bellissimo il tuo racconto con la sorpresa finale, me lo sono proprio gustato!
L’amore può arrivare quando meno te lo aspetti e, soprattutto, puoi averlo sotto il naso e non accorgertene…

Barbara Businaro

Feb 15, 2018 at 10:13 PM Reply

Sono contenta che sia uscito un racconto che si gusta! Sarà tutto merito dei muffin doppio cioccolato di Niko! 😉

Rosalia Pucci

Feb 16, 2018 at 10:17 PM Reply

Ciao Barbara, complimenti! Ho letto il racconto con grande piacere, i dialoghi sono serrati e realistici. Inaspettato e per questo ancora più godibile il finale, brava!

Barbara Businaro

Feb 17, 2018 at 11:41 AM Reply

Grazie Rosalia! Contenta che ti sia piaciuto! 🙂
I dialoghi mi sono usciti serrati probabilmente per l’influenza della parola “speed”. E in quanto al finale, temevo che facendo la conta dei personaggi (e sapendo che è un racconto a tinte rosa, quindi con lieto fine garantito) si capisse subito… e invece no. Molti mi stanno riportando l’entusiasmo per questa ultima scena. 😀

nadia

Feb 17, 2018 at 4:06 PM Reply

Si sente, e comunque ho scoperto la storia dei carrelli e del supermercato per i single che non conoscevo. Lo dico sempre io che leggendoti si impara un sacco!

Barbara Businaro

Feb 17, 2018 at 5:00 PM Reply

Ah già, della spesa per i single mi chiedono in molti: no, non è un’invenzione, cercate su Google! 😉
Anche se qui in Italia non ha avuto molto successo nonostante un marchio registrato e un sito apposito con bacheca annunci, il “supermarket dating” è un’idea ancora di fine anni ’90. Poi c’è stata la moda degli Speed date e ora si sta spostando tutto sui social, Tinder pare sia quello più in voga.

newwhitebear

Feb 17, 2018 at 9:44 PM Reply

veramente affascinate questo spaccato al femminile. Uno spaccato talmente vero che pareva essere lì ad assistere la peripezie di Suzi.
Veramente brava.

Barbara Businaro

Feb 18, 2018 at 12:39 PM Reply

Grazie Gian Paolo! Ma noi eravamo lì! Eravamo tutti seduti ad un tavolino a bere il nostro cappuccino! 😉

Elena

Feb 18, 2018 at 7:03 PM Reply

Accidenti Barbara, come si è evoluta la faccenda del terreno di conquista! Il supermercato con il fiocco rosso, c’è da segnarselo, non si sa mai 🙂
Racconto molto carino, certo risente della peaker che c’è in te. La nostra amica sta sempre a magnà, o è una mia impressione ;)?

Barbara Businaro

Feb 18, 2018 at 7:42 PM Reply

Ahahhahahah, Elena hai ragione! Se non posso mangiarli i muffin doppio cioccolato, lasciami almeno raccontarli!! 😀 😀 😀

Darius Tred

Feb 21, 2018 at 3:18 PM Reply

Bello. Complimenti.

P.S.: qui usiamo il fiocco verde, colore del semaforo: sta per via libbbera ! (sì, con 3 b) … 😀

Barbara Businaro

Feb 21, 2018 at 6:11 PM Reply

Grazie Darius!
PS: Uhm, sicuro della scelta del fiocco verde? Quando fecero il primo evento all’Esselunga a Milano, il fiocco verde era stato proposto per gli omosessuali. Lo dico per te, eh, occhio a non sbagliare fiocco! 😀 😀 😀

Darius Tred

Feb 22, 2018 at 11:53 AM Reply

No, che non lo sapevo… La mia era solo una battuta. 😉

Barbara Businaro

Feb 22, 2018 at 1:11 PM Reply

C’è poco da scherzare caro mio! Pensa se c’è un fiocco anche per i toy boys? Ti si avvicina una gentil vecchietta… 😀 😀 😀

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