La signora Manucci. Una storia a bivi in cinque puntate

La signora Manucci. Una storia a bivi
Puntata 3

Non ci crederete, ma la scorsa settimana mi sono ritrovata seduta esattamente a fianco della signora Manucci!
Stavo mangiando in un piccolo ristobar all’aperto, nei tavoli già apparecchiati per il pranzo, quando si siede questa signora anziana, col povero consorte. Guarda il menù e comincia a denigrare la poca scelta, i piatti del giorno, ma soprattutto i costi, dieci euro per un piatto di pasta fresca col pesce spada in uno sperduto paesino di montagna, inaudito!
Arriva il cameriere e gli dice arrabbiata: “Guardi, io voglio giusto una cosina, piccola. Non voglio mangiare, capisce?” La faccia del cameriere mirabile, un santo, nemmeno una piega di fronte ad una persona che prima si siede al tavolo e poi dichiara di non volere nulla.
Alla fine ordina un’insalata “ma piccola eh!” Praticamente ha preso solo il contorno. Poi col marito comincia una tiritera sul fatto che dovevano rimanere al bancone interno, mangiarsi un toast, non questi piattoni qui, a questi prezzi qui. Nessuno mangia così tanto a pranzo – io avevo appena ricevuto i miei fagottini alla ricotta con gorgonzola e noci – e soprattutto nessuno prenderebbe mai il risotto, è assurdo in questa stagione! Una coppia dietro di noi stava giusto chiedendo al cameriere il risotto ai porcini freschi, nemmeno l’avessero fatto apposta!
Le portano il pane, una focaccia morbida tipica del luogo. “È cotta la mollica, secondo te? No, non è cotta senti… Il pane crudo fa male!”
Arriva l’insalata. “Fortuna che ho detto piccola, nemmeno un pomodoro hanno messo! Non è ammissibile! Come fanno a chiamarla insalata mista? Cosa c’è di misto?!” E dopo, con l’insalata così piccola, riesce a macchiarsi la gonna, “l’unica gonna di tutta la vacanza! Ma è possibile?”
Il marito non parla e quando lo fa sembra costretto a darle ragione, però credo che se ne avesse le forze l’avrebbe già abbandonata al primo cassonetto…
Insopportabile. Non siamo riusciti a spiaccicare parola agli altri tavoli. Solo lei, che si lamentava anche ad alta voce di non avere privacy.
Questo per dire che i personaggi delle nostre storie sono frutto della nostra mente, ma non sono poi tanto così inventati! 😀

Tornando alla nostra signora Manucci, al bivio precedente la maggioranza dei lettori ha votato l’opzione A, seppure con poco scarto rispetto alla B. Dunque la signora Manucci inviterà il nuovo vicino per un caffè ed una chiacchierata, o dovremmo dire un interrogatorio. E se la preda questa volta le riservasse qualche sorpresa? Non ci resta che proseguire la lettura…

In questo nostro esperimento, se vi perdete una puntata, potrete sempre ripartire dall’indice del racconto a questa pagina: La signora Manucci. Una storia a bivi

 

La signora Manucci

Fermo davanti alla sua porta, il nuovo vicino sembrava alquanto di buonumore. La signora Manucci decise di invitarlo in casa per una breve pausa, per ringraziarlo della gentilezza di averle portato su lo scatolone della spesa al secondo piano.
“Prego, me lo può poggiare direttamente in cucina? E’ sempre così pesante per me.” Gli sorrise carezzevole.
“Oh certamente, nessun problema.” L’uomo avanzò nel piccolo ingresso e la seguì verso il tavolo da pranzo.
“Anzi, le posso offrire un caffè, o un tè se preferisce? Anche una fetta di torta sbriciolata alle amarene? Me l’ha portata una ragazza della parrocchia, i suoi hanno una casa in collina attorniata da amarene e ciliegi.”
“Eh, lei mi vuole prendere per la gola! Ha trovato la mia debolezza, cedo molto volentieri” rispose De Angelis entusiasta. “Preferisco però un buon tè.”
La signora Manucci riempì il bollitore e lo mise sul fuoco a scaldare. Si fece poi passare le varie confezioni dei viveri da sistemare negli stipetti. Doveva però essere sicura di avere campo libero nella chiacchierata.
“Vuole magari sentire sua moglie di sopra, se vuole raggiungerci anche lei?”
“Mia moglie?” De Angelis ci pensò su un attimo e poi scoppiò a ridere. “Dio me ne scampi! Quella è mia sorella. Mai e poi mai me la sposerei! Solo mio cognato ci riuscì. Ma del resto, era un generale, l’unico in grado di tenerle testa su questa terra.” Scosse la testa pensieroso, ricordando chissà quali avvenimenti passati.
“Oh… beh, vuole chiamare sua sorella allora?” chiese nuovamente la signora Manucci.
“No, a quest’ora lei sta ancora riposando.”
La signora Manucci annotò coscienziosamente l’informazione, mentre preparava la tovaglietta, le tazze e i piattini per servire la torta.
“Allora, mi ha detto di essere nativo di Roma, ma aver vissuto in varie città. Dove è stato di bello?”
“Un po’ dappertutto, seguivamo mio padre e i suoi incarichi negli ospedali, era medico chirurgo. Ma anche lei non ha sempre abitato qui, vero?”
“Ehm, si, è vero…” Lo guardò dubbiosa, mentre sceglieva le bustine del tè da utilizzare.
“L’ho visto tra gli atti notarili pubblici del condominio, quando ho acquistato l’appartamento. Si è trasferita dodici anni fa, da sola. Ha parenti qui in zona?”
La signora Manucci si ritrovò a fissare il disegno stinto della teiera stile inglese, in attesa sul ripiano della cucina. “No… ho una sorella che vive a Milano, con due figli sposati, ma non ci parliamo da anni.” Sospirò. “Quarant’anni, più o meno.”
De Angelis si accarezzò la barba sul mento. “Le famiglie possono essere una benedizione. E una maledizione” concluse.
Il bollitore fischiò con forza. La signora Manucci si riscosse e versò l’acqua bollente sulla teiera. Tagliò due fette abbondanti della crostata sbriciolata e le mise sui piattini, con una forchettina ognuna.
“Lei ha figli signor De Angelis?” L’ultima frase le diceva di indagare in quella direzione.
“No, nessuno. Non mi sono mai sposato. E lei? Marito, figli …nipoti?”
Le si formò un nodo in gola. Sorrise debolmente per mandarlo giù. “No, nemmeno io.”
L’uomo la fissò a lungo ad occhi socchiusi, come se soppesasse la sua risposta. Questa chiacchierata non aveva preso la piega che si aspettava, penso lei. Cercò di ricondurla nella giusta strada. “Che lavoro faceva prima della pensione, signor De Angelis?”
“Oh, sono stato capitano dell’arma dei carabinieri.”

Parlarono d’altro, le attività del quartiere, le associazioni della parrocchia, alcuni importanti servizi comunali, qualche riflessione sul tempo meteorologico. La signora Manucci avrebbe voluto sapere di più sulla vita del suo nuovo vicino, ma era molto scaltro nel rispondere evasivamente e pretendere invece da lei notizie precise.
“Carissima, ora la devo lasciare. Devo terminare qualche documento e un paio di telefonate prima di cena.”
“Oh certo. Porti i miei saluti a sua sorella… perdoni, non so il nome” si scusò la signora Manucci.
“Elvira. Uno di questi giorni gliela presento formalmente. Senza di lei, non sarei riuscito a riunire tutte le mie cose e cambiare residenza.”
La salutò con un inchino e risalì le scale.
Appena richiuse la porta, la signora Manucci afferrò il suo cellulare dal mobile all’ingresso. C’erano svariate chiamate perse, richiamò l’ultimo numero. “Gina? Scusami tanto, un contrattempo con la spesa. Puoi aspettarmi? Arrivo in dieci minuti!”
Lo dicevano anche in televisione che le informazioni, i dati personali, la profilazione degli utenti sono la moneta del futuro. E la signora Manucci era indubbiamente ricca, ma in questo momento doveva proteggere il suo capitale. Non era riuscita a scoprire granché direttamente dal signor De Angelis, sperava quindi di avere indicazioni dalla sua amica.
Si sedette sulla panchina di fronte alla fontana, dove Gina l’attendeva con La Settimana Enigmistica e una penna in mano.
“Non so molto di più di te sai, pare sia uomo molto riservato, in più è maresciallo.”
“Capitano, mi ha detto capitano prima…”
“Ah si, capitano. La sorella non vive qui, viene dalla città, e penso ci ritornerà quando il fratello si sarà accomodato per bene. Un nipote ingegnere aerospaziale e un altro costruttore navale. Gente con soldi insomma.”
La signora Manucci annuì, ricordando il tavolo trasportato a fatica al quinto piano.
“Piuttosto, dovresti stare attenta tu” continuò Gina agitandole la penna sotto il naso.
“Io? Perché?”
“Ho parlato con Santuzza, ero a casa sua per via della raccolta degli indumenti usati per la Caritas… e insomma, pare che questo De Angelis abbia chiesto informazioni su di te al marito della Carla, la figlia della Santuzza, ricordi? Il marito lavora nella nostra caserma.”
“Perché mai vorrebbe sapere le cose mie?” esclamò la signora Manucci indignata.
“Non ha chiesto proprio di te” spiegò Gina, “ha chiesto di tutti i residenti nel condominio, ma in particolare su di te …sembrava ricordarti, in qualche modo. Non è che lo hai già conosciuto?”
“Non penso proprio! Mi avrà scambiata per qualcun’altra. Non l’ho mai visto prima!” La questione la indispettì non poco.

Il giorno successivo la signora Manucci lo vide uscire di buonora, mentre lei sorseggiava il suo caffè del risveglio, con una di quelle borse imbottite da fotografo. Si guardava intorno circospetto. In fondo alla strada, salì sul primo autobus diretto in centro.
Un’ora più tardi, dopo che il condominio intero aveva preso vita, giunse di nuovo il camion del trasloco. Questa volta gli energumeni spostavano solo scatole, di libri e fascicoli, come poté vedere la signora Manucci osservando dall’alto del proprio terrazzo, dove teneva le sue preziose piante grasse. Spigolose come lei, solo una volta all’anno le regalavano il loro unico fiore, più colorato di qualsiasi altro vegetale avesse mai curato in vita sua.
Evitò questa volta di occupare le scale, ma alle undici in punto fece in modo di trovarsi affaccendata in giardino, pronta a ricevere l’arrivo della posta. Non aspettava niente per sé, forse qualche bolletta da pagare, ma era diventato comunque un appuntamento fisso per curiosare sulle comunicazioni altrui.
Vide giungere lo scooter giallo con l’enorme box nero dietro. Il postino controllò la borsa, trovò una busta colorata, prese quell’aggeggio elettronico per le firme e suonò ad uno dei campanelli. Prontamente la signora Manucci si fece avanti.
“Posso ritirarla io, se vuole.”
Il giovane la osservò interdetto, diffidava delle persone anziane a prescindere, gli procuravano solo problemi sul lavoro.
“Per chi è?” chiese gentile la signora Manucci.
“Lasci stare” le intimò una voce imperiosa alle sue spalle. La megera doveva aver sceso le scale quattro a quattro!
“E’ per mio fratello, me ne occupo io.” Di nuovo quel sopracciglio agguerrito.
La signora Manucci deglutì la saliva che le impediva di respirare e indietreggiò. “Certo, certo, mi scusi.”
Il postino consegnò la lettera a quest’altra, che si era portata appresso anche il documento d’identità, e la fece firmare con il pennino elettronico. La vecchia severa, Elvira si chiamava, fissò per un attimo il mittente, poi il suo sguardo tornò sulla vicina di casa, impietrita.
“La pregherei di non ritirare mai la nostra corrispondenza. Preferisco trovare il tagliandino con l’avviso del passaggio, che dover suonare agli altri inquilini per sapere chi si è preso tanto disturbo. Ci siamo intese?”
“Certamente…” sussurrò la signora Manucci. Tornò solerte alle sue faccende, ma avrebbe trovato il modo di sistemare anche lei, prima o poi.

Nel primo pomeriggio la signora Manucci pensò di occuparsi delle ortensie al lato est dell’edificio, richiedevano una piccola potatura, qualche ramo si era seccato all’inverno. Non sarebbe stata disturbata dalla vecchia Elvira, intenta nel suo quotidiano pisolino.
Ma appena girò l’angolo trovò con sua sorpresa che il lavoro era già stato fatto e i rami tagliati già dentro il cassonetto del verde condominiale. Il signor De Angelis, camicia a righe stinta dai lavaggi e un paio di pantaloni verdi macchiati di vernice in più punti, stava usando le cesoie anche sul vicino rosmarino, cresciuto senza controllo alcuno.
“Buongiorno signora Gelsomina, mi sono preso la libertà di darle una mano nella manutenzione del giardino”.
Siamo passati all’uso del nome di battesimo adesso? La signora Manucci decise di adeguarvisi.
“Signor Eugenio, ha fatto benissimo. Mi dimentico sempre qualcosa, quelle povere ortensie erano lì da settimane!”
Non era vero, naturalmente. Tralasciava volutamente sempre qualcosa, per poter ritornare sullo stesso punto preciso quando ne aveva bisogno lei, non quando ne avevano bisogno le piante. Ma questo era il suo piccolo segreto.
“Ho visto che l’erba del prato ha bisogno di essere rinforzata, ci sono dei punti dove non cresce più.”
La signora Manucci annuì, mentre lo osservava sicuro potare anche il piccolo arbusto di alloro.
“E poi volevo chiederle …nessuno usa quel grande barbecue in cemento là nell’angolo? Se lo sta per divorare l’edera!”
Guardarono entrambi verso quella zona, giù in fondo al lungo giardino, al confine con l’altra proprietà.
“Se ne occupava il vecchio Santini, buonanima. Faceva le grigliate per tutti, pensi. Una settimana prima prendeva le prenotazioni, acquistava carne e verdure, e poi cucinava per chi lo voleva. L’ingegner Franchetti voleva sistemarlo lo scorso anno, ma poi non ne ebbe più tempo.”
“Non sarebbe male mettere anche un paio di panchine e un tavolo, il posto non manca…”
Mentre ognuno di loro immaginava il giardino ordinato come quelli delle migliori riviste di hobbystica, il cancello pedonale sbatté alla chiusura. Antonio Colandro rientrava dall’ufficio in anticipo, ancora parlando al cellulare, in tono rabbioso.
Dopo pochi minuti dall’appartamento del piano terra di fronte a loro, dove Colandro viveva con la giovane sposa, giunsero voci concitate.
“Cosa vuoi? Cosa vuoi ancora da me?”
“Un minimo di rispetto, ecco cosa voglio!”
“La devi smettere di fare la vittima, hai capito? Sono stufo di questo atteggiamento.”
“Atteggiamento un corno! Dillo che ti sei sposato solo per avere una colf!”
La signora Manucci ascoltò con interesse questo nuovo episodio della telenovela Colandro. La giovane coppia stava attraversando un periodo di difficoltà, litigavano spesso a voce alta, e quello era il punto dove lei poteva assistere ai loro battibecchi. Si vociferava che fossero in terapia da un consulente matrimoniale, con un piede già dentro lo studio degli avvocati divorzisti. Problemi di soldi, forse entrambi credevano di averne sposati di più, e scontento delle rispettive famiglie d’origine.
Si sentì una porta chiudersi con forza e poi la discussione farsi più viva proprio sopra le loro teste.
Il signor De Angelis la prese per un braccio e la trascinò via. “Venga signora Gelsomina, spostiamoci. Non vogliamo ascoltarli no?”
“Ma veramente…” disse lei, arrossendo leggermente.
“Lei più di altre dovrebbe saperlo. Tra moglie e marito non mettere il dito, dice l’adagio, no?”
Alla signora Manucci non sfuggì quella frase, “lei più di altre”, cosa intendeva dire?
Ma lui proseguì senza darle tempo di replicare. “Ho un’idea. Che ne dice di accompagnarmi al vivaio? Vorrei mettere qualche nuova pianta, laggiù guardi, l’aiuola è vuota, vanno messe delle piante nuove. Toglierei anche quel vecchio ceppo, era di un pino vero? E potremmo metterci… un acero rosso, o un ulivo magari.”
Si fermarono al centro del giardino.
“Allora, vuole accompagnarmi?”
La signora Manucci era incerta sul da farsi.

Bivio 3:

A) Avrebbe dovuto seguirlo, approfittare del momento distensivo e chiedere spiegazioni sia su quella strana frase, che sul fatto che aveva chiesto informazioni su di lei

oppure

B) meglio ritirarsi nel proprio appartamento, soprattutto perché all’orizzonte stava per giungere un temporale, e il giardino avrebbe comunque dovuto attendere?

Scrivete la vostra scelta nei commenti. 😉

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Comments (19)

Marco

Ago 16, 2019 at 7:30 AM Reply

Senza dubbio A. 🙂

Barbara Businaro

Ago 16, 2019 at 5:13 PM Reply

Perché tergiversare?! 🙂

Brunilde

Ago 16, 2019 at 7:45 AM Reply

Eugenio: quanto è affascinante! E forse anche single..
Ok: A.
Non vedo l’ora di scoprire lo scheletro nell’armadio di Gelsomina Manucci!

Barbara Businaro

Ago 16, 2019 at 5:14 PM Reply

Sembrerebbe proprio single, ma questo non vuol dire che sia in cerca di qualcuno… 😉

Daniela Bino

Ago 16, 2019 at 9:53 AM Reply

L’affermazione di Eugenio ha sconvolto la signora Manucci. Direi B. Il temporale potrebbe essere la scusa per stare in casa, lasciar sedimentare il commento di Eugenio ed elaborare una nuova strategia. Bravissima, Barbara! Non vedo l’ora di leggere il seguito.

Barbara Businaro

Ago 16, 2019 at 5:15 PM Reply

Com’è che tu scegli sempre di restare in panchina? In tutte le opzioni, mi tiri sempre indietro questa signora Manucci. Suvvia, un po’ di rischio non guasta nella vita! 😉

Giulia Mancini

Ago 16, 2019 at 10:23 AM Reply

La A mi sembra l’occasione per allungare la conversazione e le notizie del misterioso signor De Angelis. Il mistero si infittisce, chissà cosa c’è nel passato della signora Mannucci e, soprattutto, sembra che l’arrivo del nuovo inquilino non sia casuale. Brava Barbara!

Barbara Businaro

Ago 16, 2019 at 5:16 PM Reply

Forse l’arrivo è pure casuale, ma si sa che il mondo in fondo è piccolo, o quanto meno limitato. 🙂

Sandra

Ago 16, 2019 at 11:53 AM Reply

Ti dirò, vedo la Manucci sconvolta, anche una donna della sua tempra necessita talvolta di una tregua. Quindi scelgo B
Aggiungo che mi ha molto divertita il reale teatrino della sua sosia dell’insalata.
Basta aprire gli occhi per scovare intorno A Noi personaggi perfetto x le nostre storie oppure che sembrano usciti da esse.

Barbara Businaro

Ago 16, 2019 at 5:22 PM Reply

Ritrovarsi al proprio fianco la signora Manucci – o uno degli esemplari che le assomigliano parecchio, se non addirittura la superano! – è stato… strabiliante. All’inizio non ci ho dato peso, la “solita” persona anziana con le proprie idiosincrasie, ma ad un certo punto ho chiesto scusa agli altri miei commensali, ho afferrato il telefonino e ho iniziato a scrivere tutto quello che combinava. E comunque qualche particolare mi è sicuramente sfuggito. Tutto materiale prezioso per le nostre trame. 🙂

newwhitebear

Ago 16, 2019 at 5:16 PM Reply

Decisamente B. La signora Manucci ha trovato un osso duro da rodere e deve riflettere su questo enigmatico capitano dei carabinieri in pensione. Ma sarà vero?

Barbara Businaro

Ago 16, 2019 at 5:25 PM Reply

Sarà vero che è un capitano dei carabinieri? Beh, Gina, o meglio il marito della figlia della Santuzza, ha confermato che è capitano e che è già stato in visita alla vicina caserma. Difficile mentire su questo. Con l’Arma non si scherza. 😉

Barbara Businaro

Ago 16, 2019 at 5:26 PM Reply

Bene, al momento siamo alla parità, con tre voti per la A e tre voti anche per la B.
Vediamo cosa sceglieranno via via i lettori. Chiuderò il conteggio lunedì sera, così da poter continuare la storia. 🙂

Darius Tred

Ago 17, 2019 at 10:55 PM Reply

Io opterei per la numero bi. Non sarebbe spontaneo andare al vivaio con una persona che dimostra di ficcare il naso nel tuo passato. Occorre una ritirata momentanea per riordinare le idee e organizzare il contrattacco. Anche perchè immagino che Elvira abbia informato il fratello del tentativo della Manucci di ficcare il naso nella corrispondenza…

Barbara Businaro

Ago 19, 2019 at 10:06 AM Reply

Bisogna vedere quanto il fratello la sta ad ascoltare la vecchia megera Elvira… 😉

Nadia

Ago 18, 2019 at 8:07 AM Reply

Tifo per la a sono curiosa e speranzosa la signora trovi pane per i suoi denti e impari la lezione. E sì, posso confermarlo, esistono un sacco di Manucci davvero da portare a passeggio in un campo di carciofi!

Barbara Businaro

Ago 19, 2019 at 10:09 AM Reply

Ma è così brutta la passeggiata in un campo di carciofi??! 😀

Rebecca Eriksson

Ago 18, 2019 at 5:30 PM Reply

Un po’ di pepe… diciamo A

Barbara Businaro

Ago 19, 2019 at 10:10 AM Reply

E dunque l’opzione A è al momento in vantaggio, solo per uno.
Grazie Rebecca! 🙂

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