Sempre più in alto - My Peak Challenge Peaker Jump 2023

Sempre più in alto!
Ma quanta fatica

Ora non è il momento di pensare a quello che non hai.
Pensa a quello che puoi fare con quello che hai.
Il vecchio e il mare, Ernest Hemingway

 

Ho bisogno della frescura del primo mattino per sentire davvero l’arrivo di Settembre. Il bagliore del sole ancora basso mi disturba alla guida mentre regala riflessi dorati su ogni cosa che accarezza nel suo risveglio. L’aria frizzantina mi attende fuori dal portoncino scuotendomi dal torpore di un sonno interrotto, con un brivido pungente attraversa il giubbotto leggero. Il profumo dell’erba bagnata dalla rugiada della notte e qualche nuvola grigia all’orizzonte promettono malinconia.
Ma tutto questo è arrivato in forte ritardo quest’anno. Pochi giorni fa sbuffavo ancora sotto un caldo opprimente di ventotto gradi e il mese di Settembre sembrava uno scherzo inopportuno del calendario appeso alla parete. L’unico effetto tangibile era il traffico ritornato all’improvviso di prepotenza lungo tutte le strade cittadine.

Finalmente è arrivata la pioggia e si sono abbassate le temperature. Settembre sembra proprio il mese delle ripartenze adesso ed è giunto il momento dei buoni propositi. Eppure mai come quest’anno sono qui a chiedermi se hanno davvero un senso. Ho sempre tante idee e progetti per la mente, sono costretta a scegliere per urgenze o per opportunità, anche per probabilità di successo, ma in questo periodo fatico a vedere la direzione del mio veliero. Non ha esattamente a che vedere con la scrittura e nemmeno con il lavoro, è qualcosa di più profondo. “Follia è fare sempre la stessa cosa aspettandosi risultati diversi” disse Albert Einstein. La mia sensazione è di essere ferma nella stessa routine da troppo tempo, anche se di risultati ne ho avuti eccome.

Sono così tornata al principio, alle mie stelle lassù nel cielo, quelle Tre parole per una rotta scelte all’inizio dell’anno per indicarmi la via da seguire sulla mappa. In onore della community My Peak Challenge a cui partecipo attivamente da oramai otto anni, e sono pure un Ambassador con il mio gruppo Clan McPeakers Italian SPeakers, seleziono queste parole in lingua inglese. Così per questo 2023 la mia decisione era caduta sulle parole Heart (cuore, animo), Shimmering (brillante, luccicante), Schedule (pianificare, programmare). E non posso proprio lamentarmi di quanta ricchezza mi hanno già portato finora!

Sto mettendo il cuore in tutto quello in cui mi impegno, anche quando il pericolo è vederlo calpestato. Ma la parola Heart nella mia mente mi ha permesso di scrutare bene chi avevo al mio fianco. Ho avuto la fortuna di incontrare nuove meravigliose amicizie e altre ho preferito lasciarle andare, perché non erano più salutari per me, e penso nemmeno per l’altra parte. Qualche situazione non è ancora ben definita, ma ci vuole un po’ di cuore anche per non essere avventati nel chiudere le porte. Con molta fatica, ho anche lasciato andare la mia vecchia auto, Un pezzo di vita che se ne va
La brillantezza di Shimmering mi ha portato ad eccellere in tanti momenti, aggiunge una particolare luccicanza anche al mio viso sudatissimo dopo un allenamento intenso! Ma soprattutto sta mantenendo la promessa di riflettere la luminosità delle persone vicine, di spronarle, di motivarle. Sono riuscita a risollevare le sorti del mio gruppo di peakers, che stava rischiando la chiusura.
Nel frattempo è anche arrivata Emme, la mia nuova auto, cercata in lungo e in largo per diverse concessionarie, e riconosciuta subito a prima vista. Ci stiamo ancora conoscendo e non manca di bacchettarmi alla guida. E’ proprio una tedesca intransigente.
In quanto a Schedule, la programmazione serrata mi ha fatto passare ben due concorsi pubblici, uno vinto sul podio, cambiare lavoro e ufficio in soli due mesi di passaggio di consegne, parecchio stressante, e mantenere ancora in piedi questo blog! 🙂

Ho avuto comunque così tanto per quest’anno, già nel primo semestre, che un po’ di stanchezza è naturale. Per questo mi sono concessa un’estate di maggior relax, con romanzi leggeri in cui lasciarmi andare alle risate improvvise e meno ansia per le scadenze, soprattutto quelle di scrittura. Il blog ha rallentato un pochino, praticamente solo due post al mese, ma stavo ricaricando le pile.

Mentre stavo pensando come organizzare il mio autunno, giusto a grandi linee, un orientamento più che un programma puntuale, ecco che mi ritrovo a leggere, in mezzo a non ricordo quale newsletter, il concetto dei “buoni propositi al contrario”.
Dan Rockwell, coach specializzato in leadership e autore del popolarissimo blog Leadership Freak, scrive questo in un suo post di fine anno: “Concentrati su ciò che non vuoi. Non vuoi il bruciore di stomaco quando ti sdrai la notte. Non mangiare il gelato prima di andare a letto. Non vuoi debiti. Non vuoi un armadio pieno di vestiti che non ti stanno bene. Non vuoi relazioni prosciuganti. Odi avere la sensazione di sbattere la testa contro il muro. Scegli di eliminare abitudini e atteggiamenti che producono dolore.” Un punto di vista inusuale davvero.
“È facile sapere cosa non vuoi, soprattutto quando hai un forte critico interiore. Utilizzare i non-voglio per chiarire cosa voglio. Non vuoi relazioni stressanti. Come costruirai relazioni positive? Non vuoi frustrazioni ricorrenti. Come interromperai gli schemi negativi con azioni positive? Concentrati sul miglioramento di ciò che non hai fatto bene. In cosa migliorerai nel nuovo anno?”

Lì per lì mi sembrava una cavolata in termini. Che differenza può mai esserci, se poi la strategia finale è la stessa e non funziona?
Però ho deciso comunque di provarci e l’ho utilizzata per trovare la combinazione ottimale per i miei allenamenti estivi: non voglio un’attività pesante e difficile; non voglio dimenticare un allenamento; non voglio occupare troppo spazio nella mia giornata; non voglio sprecare tempo nel comprendere gli esercizi, a prepararmi, a spostarmi. Ed è così che è nato il mio metodo 30×30, trenta per trenta, all’inizio una sfida che credevo pure di perdere. Ma che in soli 30 giorni mi ha portato a saltare decisamente più in alto! 🙂

 

Il metodo 30×30
30 minuti al giorno per 30 giorni

Quest’idea mi è venuta tentando di dare una risposta a tutti quei “non voglio” dei miei “buoni propositi al contrario”.
Non voglio un’attività pesante e difficile, e quindi deve essere qualcosa di semplice, immediato, quasi naturale. Camminare è un’ottima soluzione, ma avevo necessità di un’attività cardio, per aumentare il consumo di calorie (il lungo studio per i due concorsi di inizio anno mi aveva lasciato un po’ di zavorra 😛 ) E se provassi a correre? Non sono una runner, ma si può sempre imparare.
Non voglio dimenticare un allenamento, dunque deve diventare un’abitudine, qualcosa da introdurre nella mia routine quotidiana, un appuntamento fisso quanto la colazione. Tutti i giorni, senza interruzioni nel calendario che mi facciano scordare l’impegno preso.
Non voglio occupare troppo spazio nella mia giornata, quindi deve essere veloce e indolore, beh quasi. Un allenamento indolore non funziona proprio! Diciamo che ci vogliono circa 20 minuti per portare il fisico al regime di consumo, tra riscaldamento muscolare e l’attivazione del metabolismo. Da lì si innesca un meccanismo per cui, qualsiasi attività state facendo, i suoi benefici proseguiranno anche dopo, quando sarete tornati a riposo. Quindi un allenamento di soli 30 minuti “accende” abbastanza i muscoli da farli lavorare anche nelle ore successive.

Non voglio sprecare tempo nel comprendere gli esercizi, a prepararmi, a spostarmi. Dunque deve essere un’attività semplice, che non richieda troppi attrezzi, per cui non debba spostarmi da casa e tornare nel traffico (sforerei subito il tempo dei 30 minuti e diventerebbe stressante). Tempo fa ho deciso per un investimento, all’epoca mi sembrava un colpo di testa da troppo entusiasmo: ho acquistato un tapis roulant, una bella macchina della Diadora, consuma quanto una lavatrice ma puoi correre in casa con qualsiasi tempo meteorologico, e senza essere fermata per strada dal vecchietto con l’impermeabile (no, non chiedere, è meglio…)
Ed ecco che la soluzione è lì: una corsa di 30 minuti al giorno, quotidiana. Ma per quanti giorni posso resistere?!

Ci sono molte challenge fisiche già pronte in rete. Se cercate su Google Immagini le parole “challenge fitness 30 days” trovate delle grafiche davvero stupende, da stampare e appendere al vostro frigorifero, su qualsiasi esercizio o zona del corpo vogliate impegnarvi. Plank, Squat, Addominali (ABS in inglese), Glutei (Butt), Pesi (Dumbbell), per tutti i gusti e le esigenze. Ne ho provato qualcuno, ma perdevo troppo tempo a prepararmi e me ne dimenticavo dopo qualche giorno. Stavolta doveva quindi diventare un impegno stringente.
Allora ho preso il mio Google Calendar, agganciato al mio smartphone, e ho inserito una serie di appuntamenti giornalieri (basta inserire un intervallo da-a come date) con un orario specifico (mi alleno bene alle 19.30 prima di cena) e ben 4 notifiche che mi obblighino a considerare l’attività (un’ora prima, 30 minuti prima, 15 minuti prima, 10 minuti prima). Il cellulare fa talmente tanto casino che non posso ignorarlo! 😀

Ho stampato, sempre da Google Calendar, il mese intero. E quei 30 giorni, in formato tabellare, sono stati appiccicati al mio frigorifero con lo scotch invisibile. E ogni sera ho tracciato una bella croce appena terminato l’allenamento del giorno. Per tutto il mese di giugno mi sono impegnata giorno per giorno, con molti dubbi, parecchi improperi, la tentazione di abbandonare le scarpette e passare all’uncinetto, che oramai ho una certa età. Ho sbuffato all’inverosimile, mi sono costretta molte sere a salire sul quel coso infernale, ma alla fine stavo meglio. Quando ho cominciato, correvo a malapena per 3 minuti di fila, poi rallentavo alla camminata veloce. Alla fine dei 30 giorni, correvo per 16 minuti di fila, tornavo alla camminata veloce e poi di nuovo di corsa fino al termine.
Ho poi replicato in agosto, mentre luglio invece sono stata in ferie, con quel bellissimo salto sull’Argentario, più qualche camminata extra fuori casa. Così è nato, quasi per scherzo, la mia 30×30 Running Challenge.

Ora in Settembre sono nel bel mezzo della Munro Step Challenge di My Peak Challenge: tutti noi peakers cerchiamo di fare più passi possibili per raccogliere fondi per la ricerca sul cancro del sangue, insieme al nostro partner di beneficienza Blood Cancer UK. Quest’anno un obiettivo importante: 500 milioni di passi per raggiungere la Luna, ed ecco che lo abbiamo chiamato Moonro step Challenge (Moon in inglese è la Luna).
Ed io sto di nuovo correndo. Dopo quasi tre mesi, sono arrivata a correre di fila per 30 minuti a 7 miglia/orarie. Non sempre va così bene, dipende dal caldo, dalla stanchezza lavorativa, dal mio stomaco e pure dal mio piede destro. Ma ci riesco!

Moonro Step Challenge - 30x30 Running Challenge

Riassumendo, dopo tre mesi di sperimentazione, il mio personale metodo 30×30 prevede:

  • un’attività fisica semplice, immediata, naturale
  • solo 30 minuti al giorno
  • tutti i giorni, incastrando l’attività nel calendario lavorativo/famigliare
  • 30 giorni di seguito, per apprezzarne i risultati
  • stampa da appendere alla parete e segnare ogni giorno
  • almeno 4 notifiche sullo smartphone per ricordarsi l’impegno
  • zona di allenamento e/o abbigliamento sempre pronti

Nel mio caso specifico, 30 minuti di corsa, ci ho aggiunto della musica energica per mantenere il ritmo, rintracciando su You Tube dei video musicali mixati della durata di 25-40 minuti. Quando durano meno, aggiungo altre canzoni random, e quando durano di più cerco di vedere quanto oltre resisto. Se volete provare anche voi, la mia playlist è pubblica e visibile sul mio canale: 30 minute running
Ingrediente importantissimo: il sorriso, lo stai facendo per te e vai alla grande! 😉

 

 

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Il passo successivo è decisamente più arduo e ci sto ancora lavorando. Come posso portare questa esperienza alla scrittura?
Ci ho riflettuto a lungo, quasi ogni volta che stavo correndo sul tapis roulant. Beh, ci sono almeno due punti dove il paragone tra corsa e scrittura è debole, almeno per la mia esperienza pratica.

La corsa è fisica, coinvolge il corpo mentre la mente è libera. Quando ho scaldato per bene i muscoli, vado quasi in trance, a un certo punto le gambe vanno per conto loro e io mi rilasso. Sto sudando anche l’impossibile, ma il mio cervello è libero di spaziare.
La scrittura è proprio l’esatto contrario. Devo stare ferma ad una scrivania, costringere i muscoli del corpo all’inattività, anzi a prolungare la loro inattività dopo quella dell’ufficio, e far lavorare ferocemente la mente, correndo dietro alle parole. Se avessi un lavoro fisicamente più attivo, non sarebbe un problema starmene seduta tranquilla. Purtroppo invece ho necessità di muovermi, ordine perentorio del cardiologo.

La corsa è benessere fisico appunto, e nessuno può contestarmi un’attività che serve a migliorare la mia salute, giusto?
Così, per quanto quel calendario abbia disturbato alcuni schemi famigliari, costringendo gli altri a lasciarmi quei maledetti 30 minuti al giorno liberi, sabato e domenica compresi, nessuno poteva confutare l’importanza dell’impegno. Fino a ieri mi avete detto che i miei fianchi si sono allargati e che dovrei muovermi di più, ora non potete venire a dirmi di sospendere la corsa! Tzè!
Purtroppo la scrittura non è salute. Non porta alcun beneficio psico-fisico, dunque viene continuamente disturbata e interrotta (persino ora, per terminare questo post mi sono dovuta chiudere a chiave in studio). Peggio ancora se non viene remunerata, non puoi nemmeno trincerarti dietro la scusa che “è lavoro”. Nemmeno quando scrivi per Confidenze, tanto per dire.

Ecco, stavo pensando a un modo per risolvere questi due punti, che all’improvviso il mio mondo si è sospeso…

Quanta fatica
nel mio mondo sospeso

Ogni volta che guardo la foto di un Peaker Jump, quel salto immortalato nel vuoto che vedete là sopra, trattengo il respiro.
La magia di uno scatto in sequenza per un’azione che nella realtà dura al massimo 4 secondi. Ogni anno faccio almeno una trentina di salti, qualcuno ancora prima di accendere la fotocamera, per riscaldare i muscoli, prima di trovare il frame giusto. Senza la sterpaglia che rovina la mia sagoma nel cielo, con la giusta distanza del mio piede da terra, l’equilibrio migliore di luci e ombre in uno scenario naturale, braccia e mani ben estese per esprimere la gioia del momento. Me ne concedo solo una all’anno, ma ci tengo.
Inspiro e salto con tutta la forza, atterro ed espiro. Così quell’immagine, a metà del volo, resta sospesa.
Ed è così che mi sento dallo scorso Agosto, quando un’amica cara, per altro della mia stessa età, ha scoperto di dove iniziare una battaglia serrata contro un tumore al seno. Non è la mia battaglia, ma è anche la mia battaglia. Abbiamo molti progetti in comune, e pure un impegno davvero importante per il prossimo Novembre, ma il nostro futuro è sospeso, in attesa.

Trattenendo il respiro, è fatica concentrarsi sulla scrittura. La mente a volte fugge a briglia sciolta verso pensieri funesti.
Anche per questo ho continuato la mia challenge di corsa per Settembre, per scaricare la tensione. E in questo momento mi sta anche aiutando molto la mia parola Schedule, cerco di programmare il più possibile e non perdere la concentrazione.

Non ho scritto molto per il blog, né ho sfornato nuovi racconti, ma ho ripreso la raccolta e la stesura delle storie vere per la rivista femminile Confidenze. La prima storia vera Il respiro dell’amore” è stata pubblicata nel numero 31 dello scorso 1 agosto, se lo avete perso potete ascoltare la storia in podcast, dalla meravigliosa voce di Patrizia Missaggia: Confidenze Podcast – Il respiro dell’amore
Ma ci vediamo in edicola anche la prossima settimana, con un’altra storia vera. Non perdetevela! 😉

Ad agosto è anche giunta la risposta, ahimè negativa, ad un piccolo contest di scrittura a cui avevo partecipato.
ISBN (quel codice numerico che identifica i libri in tutto il mondo) è un progetto di scrittura per una fiction televisiva che tre autori, Marco Malvaldi, Samantha Bruzzone e Michele Cogo, condivideranno e svilupperanno insieme agli allievi del corso per Autori di Fiction di Fondazione Bottega Finzioni: ISBN, la prima serie tv in Biblioteca
All’interno della stessa iniziativa, gli interessati potevano inviare una breve storia ambientata in biblioteca oppure inerente a un cambiamento personale dovuto alla lettura di un libro. Un elaborato di una cartella al massimo, 1800 battute spazi compresi.
L’idea mi era venuta subito, pensando alle mie meravigliose casette di libri nel parco di quartiere dedicate al bookcrossing, lo scambio gratuito di libri, ma avevo difficoltà ad ampliare la mia conoscenza di titoli e trame. Motivo per cui avevo chiesto l’aiuto da casa con questo mio post: Comunicare con i libri, tra titoli e trame
E devo dire che mi era riuscito bene, la trama era buona, facilmente ampliabile, nonostante il mio duro lavoro di sintesi.

Purtroppo non è andato, non sono stata selezionata, ma apprezzo che abbiano avvisato davvero tutti quanti, quando il mondo editoriale ci ha abituato al silenzio perenne. Sarò comunque curiosa, tra un anno credo, al termine del laboratorio della Fondazione Bottega Finzioni, di vedere quale idee sono state invece accolte. Perché va bene essere scartati, ma senza motivazione non possiamo capire come giocare meglio le nostre carte la prossima volta. Magari nel frattempo trasformerò anche quella cartella in un racconto completo.

Ma intanto, cosa mi attenderà per la scrittura questo autunno? Devo trovare una nuova formula.

My Peak Challenge Peaker Jump 2023 - sequence

Una nuova linea di attacco

Nel mio mondo sospeso, cercherò comunque di trovare una nuova modalità per la scrittura, anche se probabilmente la realizzazione andrà al nuovo anno. L’autunno è sempre molto carico già nell’ambiente lavorativo, poi riprenderò i miei allenamenti in palestra (anche se già sto pensando di ridurre a 1 volta a settimana in presenza e 2 allenamenti da casa, per risparmiare tempo nel traffico), ripartono anche le mie lezioni private di Inglese, che mi stanno dando ottimi risultati (riesco ad ascoltare le interviste di alcuni personaggi dello spettacolo senza leggere più alcun sottotitolo).

Continuerò con la raccolta delle storie vere per la rivista Confidenze, perché è un ottimo esercizio confrontarsi con i protagonisti e elaborare le loro parole su un testo completo, ma allo stesso tempo contenuto per il formato in stampa. Ne ho altre due in scrittura, ma se qualcuno dei miei lettori fosse interessato a veder pubblicata la propria storia sulla rivista, mi contatti che ne parliamo.

In ogni caso l’arrivo di Settembre e finalmente della pioggia (il cielo si sta sfogando anche ora e io mi godo l’arietta fresca) mi porta ad un altro pensiero: Halloween è dietro l’angolo! Devo pensare al mio nuovo racconto per La storia di Liam e Caitlyn. Ho già in mente un paio di cattivi, che purtroppo questa estate la cronaca di ha riportato parecchie situazioni brutali, quando la realtà supera la più crudele fantasia.

Ma adesso intanto vado ad allenarmi, ho i miei 30 minuti di corsa per oggi… 😉

È più probabile che si riesca a ottenere un grande salto di qualità provando in modo diverso piuttosto che impegnandosi di più. Potreste essere in grado di lavorare il 10% in più, ma un approccio diverso potrebbe funzionare 10 volte meglio. Rimanete concentrati sul problema principale, ma esplorate una nuova linea di attacco. La perseveranza non è solo una questione di impegno, ma anche di strategia. Non limitatevi a impegnarvi di più, ma provate in modo diverso.
dalla newsletter 3-2-1 Thursday di James Clear

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Comments (23)

Sandra

Set 23, 2023 at 7:09 PM Reply

Ma non ci credo, sto per uscire con un post che fa il paio col tuo, è in bozza da stamattina.
Eh no, non ho ripreso a correre, la passione è stata intensa ma davvero brevissima ahimè, però nel post come te faccio un po’ il bilancio scrittorio autunnale, ho partecipato allo stesso concorso di Bottega Finzioni e anch’io niente. Peccato. Vero che l la mail a tutti i partecipanti è stata molto gradita e sinonimo di serietà.
E poi pure io ho un’amica coetanea che sta affrontando un tumore, sono momenti in cui tutto crolla e io per lei beh mi ha chiesto di organizzare la pizzata di gruppo per ottobre e io che avevo giurato che mai più l’avrei organizzata (è un casino scegliere la data, messaggi infiniti e l’ultima volta è stata addirittura annullata e poi siamo sempre le solite due che organizzano) mi sono messa in pista.
Commento un po’ random questo bel post, voglio aggiungere che per me la scrittura è anche salute, in maniera assai diversa dallo sport ovviamente, ma contribuisce anche lei al benessere.

Barbara Businaro

Set 26, 2023 at 3:08 PM Reply

Eh, il Club 11 dicembre non si smentisce mai! Stesso oroscopo, stesse riflessioni! 😎
Sì, ho molto apprezzato la mail di Bottega Finzioni. A loro in fondo costa poco (unica mail, tutti i destinatari in copia nascosta, via), ma a noi autori risparmia il sentirsi sospesi all’infinito. Che poi, ricordiamoci che la mia prima storia vera per Confidenze si perse proprio nel limbo del server di posta. Se non chiedevo io… dove sarei ora?!
Per noi, che scriviamo, la scrittura è salute, in quanto benessere psico-fisico (però non si direbbe quando sto scrivendo un racconto, specie quello di Halloween 😀 ). Ma chi non scrive non lo può capire. Per loro sei seduto alla scrivania, immobile per ore. In questo senso, la scrittura non è salute e non è intoccabile quanto la salute, ecco.

Daniela Bino

Set 24, 2023 at 9:23 AM Reply

Bellissimo post! E, davvero incredibile, anch’io sto vivendo alcune novità che mi stanno dando una carica pazzesca. Ho fatto qualcosa solo per me stessa, finalizzata a me soltanto. Lo so! Suona egoistica e fastidiosa ma era tanto che non facevo il mio bene soltanto. Un salto nel cielo più blu che mi facesse stare bene per davvero. E amo correre. L’ho riscoperto correndo in spiaggia con Indiana e Shannon: non ti dico che ansimare ma quanta gioia. Pensare sempre alla famiglia e ai “no” che la vita mi aveva regalato (doni non richiesti e men che meno apprezzati) era diventato tossico. Ho preso un respiro. Per Indiana era la prima volta che vedeva il mare e così pure per la lady scozzese: basiti all’inizio, guardavano la distesa blu davanti ai loro occhi increduli e poi… i nostri sguardi si sono incontrati e sul bagnasciuga abbiamo corso, io, loro e la mia ciccia. Sono bastati quei pochi minuti per ridarmi gioia. Indiana ha saltato posando le zampe sul mio torace e Shannon ha uggiolato felice: probabile che nemmeno loro mi avessero visto ridere così di gusti solo per una breve corsa. In quel momento, mi sentivo brillare di luce propria. Così ho iniziato la mia impresa.
Per quanto riguarda il tuo prossimo racconto su Confidenze, non me lo perderò per nulla al mondo, cara Bibi. E lo voglio autografato… oh yesss!

Barbara Businaro

Set 26, 2023 at 3:15 PM Reply

E mi domando perché non l’hai fatto prima, di pensare a te stessa e alla tua salute!! 🙂
No, non suona egoistica e fastidiosa, anzi. La famiglia, soprattutto per noi donne, è solo una scusa per non compiere quel cambiamento necessario. Anche perché, se non curiamo noi stesse e il nostro benessere psico-fisico, che aiuto vuoi che diamo ai nostri cari? Solo quando siamo realizzate, possiamo essere esempio e incoraggiamento per gli altri.
Spero quindi che continuerai con la corsa, la camminata, i salti e tutto il resto.
Sennò vengo ad addestrare Shannon e Indiana a trascinarti fuori casa! 😀

Grazia Gironella

Set 24, 2023 at 8:35 PM Reply

Invidia invidia! Da buona (ex) asmatica, il respiro per me è sempre rimasto un simbolo di ansia. Anche adesso che va molto, molto meglio, se mi dici “respira naturale”, inizio a fare gasp-gasp come un pesce sul bagnasciuga. Quindi un applauso particolare alle tue imprese, per niente banali! In realtà ho scoperto l’anno scorso, provando a correre, che il margine di miglioramento c’è, e persino io potrei migliorare. Cioè, “posso” migliorare. Magari ci provo. 🙂

Barbara Businaro

Set 26, 2023 at 3:19 PM Reply

Grazia, io mi dimentico di respirare! Quando parto a correre, sono in apnea! Dopo mi trovo stile Will Coyote dietro Bip Bip, e allora inizio a respirare forte e sbuffare! 😀
Ho seguito l’esempio di altre peakers, che hanno cominciato da zero, ben oltre i 50 anni. Non lo credevo possibile, ma c’è davvero gran margine di miglioramento. 20-35 minuti di corsa di fila non me li sarei mai nemmeno sognati. E la bilancia inizia a premiare. 😉

Andrea Cabassi

Set 25, 2023 at 4:45 PM Reply

Nooo fa ancora troppo caldo per muoversi!

Barbara Businaro

Set 26, 2023 at 3:22 PM Reply

Ho corso tutte le sere di Giugno, Agosto e Settembre. Giusto ieri sera, per il mio Moonro Step Challenge, ho superato i 500 mila passi!
Chissà… magari il prossimo anno tento quell’impresa feroce della West Highland Way 😉

Andrea Cabassi

Set 26, 2023 at 3:56 PM Reply

E a luglio hai battuto la fiacca? XD

Barbara Businaro

Set 26, 2023 at 5:29 PM Reply

A luglio sono andata in ferie all’Argentario e ogni giorno per scendere in spiaggia c’erano almeno 20 minuti di discesa feroce, sotto il sole a picco.
Che poi la sera ogni discesa, non so se lo sai, si trasforma magicamente in una salita… 😛

Giulia Mancini

Set 25, 2023 at 8:37 PM Reply

Ti ammiro molto per la costanza e la forza di volontà, c’è stato un tempo in cui correvo anch’io, tre volte alla settimana, poi ho dovuto smettere perché ho entrambi i menischi lesionati e il mio ortopedico mi ha detto di evitare la corsa e preferire la bicicletta…attività che ho seguito per qualche tempo ma alla fine ho smesso per problematiche logistiche che non sto a raccontare. Alla fine mi resta la camminata veloce e il pilates, non con la costanza che vorrei.
Ero molto più costante con la scrittura, così è stato per circa otto anni e mi ha fatto molto bene allo spirito e alla salute mentale soprattutto, ora ho un periodo di distacco, non so come finirà, sono sospesa anch’io

Barbara Businaro

Set 26, 2023 at 3:28 PM Reply

La costanza va allenata, anche quella. Bisogna prendere un appuntamento con sé stessi, finché non diventa un’abitudine. Certamente con i menischi lesionati la corsa diventa difficile. Se la bicicletta fuori casa è un problema, ci sono delle ottime cyclette magnetiche, silenziose e richiudibili in poco spazio, che possono fare la differenza. Adesso sto usando il tapis roulant, ma di fronte ho proprio la mia cyclette. Gli anni scorsi il mio Munro Step Challenge era proprio una “cyclo reading” challenge: pedalavo e audioleggevo (o anche leggevo, ma se il romanzo è stampato moooooolto in grande 😛 )
Io fatico invece ad essere costante con la scrittura perché, ahimè, in quel caso sono continuamente disturbata.
Però a pensarci, nel mio stato di sospensione, l’attività fisica mi aiuta a mantenere il baricentro. Potresti provare anche tu a seguire, che so, una yoga challenge di un mese, e vedere se questo può aiutare anche te a sciogliere quel distacco. 😉

Luz

Set 26, 2023 at 10:46 AM Reply

Vorrei possedere la tua capacità di essere costante e soprattutto quella di abbracciare un programma di fitness mensile.
Io mi limito al mio tapis roulant tre volte a settimana, con pendenza 9 e velocità 5. Un’ora ogni volta.
Me ne esco sudatissima e senza fiatone, sono abbastanza allenata, ma so bene che dovrei fare di più. Per esempio mi accorgo che se mi alleno il pomeriggio ne ho maggiore beneficio anche a livello di smaltimento grassi.
Il tempo è una componente preziosa, hai ragione, e tu hai trovato il modo di ottimizzarlo, lavorando ancora a cercare di correggere il tiro ulteriormente. Vorrei possedere questa tua tenacia. 🙁

Barbara Businaro

Set 26, 2023 at 3:41 PM Reply

In quanto al fitness, sicuramente mi aiuta l’accounting, come lo chiamiamo noi, nel gruppo My Peak Challenge. Quando siamo in una challenge, ogni sera pubblichiamo là i nostri risultati. Non per competizione (si chiama MY Peak Challenge perché si sfida sé stessi, non gli altri) ma per motivazione. Io motivo le mie sorelle, loro motivano me. Quando ho cominciato a Giugno, la prima cosa che ho scritto era proprio il dubbio di arrivare alla fine e riuscire a correre per 30 giorni. E chiedevo supporto. Loro puntualmente ogni sera erano lì, anche per dirmi fai così, fai cosà, prova questo.
Tre volte a settimana di allenamento non è male, camminata veloce presumo, se esci sudata ma il battito cardiaco poco accelerato. Ma l’allenamento va adeguato al proprio fisico e lì lo devi sapere tu. Se già scrivi “so bene che dovrei fare di più”, la percezione ce l’hai. Attenzione che “il di più” non è necessariamente in tempo. Può essere che tu debba cambiare qualcosa, la difficoltà, il livello di cardio e sì, anche il momento della giornata di allenamento. Si va per tentativi e si ascolta il corpo. Questa challenge l’ho cominciata proprio perché dovevo aumentare la parte cardio. In Ottobre proverò un misto: 1 allenamento solo muscolare e 2 allenamenti cardio, tre volte a settimana ma di 45-50 minuti. E vediamo come va. 🙂

Marco Amato

Set 27, 2023 at 2:46 PM Reply

Adoro le storie di chi cade, lotta, si rialza, combatte, crolla ancora e poi si riprende.
E d’altronde anch’io sono a buon punto con l’attività fisica. Mi ritrovo nella situazione in cui mi dico: e anche per oggi, comincio domani. Volendo avrei soltanto bisogno di un mental coach. Se qualcuno vuol candidarsi… XD

Andrea Cabassi

Set 27, 2023 at 5:29 PM Reply

Mental coach? Se ti serve un aiuto per far crescere le piantine di menta eccomi qua, altrimenti passo!

Marco Amato

Set 27, 2023 at 10:24 PM Reply

Vada per la mentina, scritturato. 😛

Barbara Businaro

Set 29, 2023 at 4:10 PM Reply

Vado parecchio off-topic ma… ve la ricordate quella pubblicità della Mental? Ecco, vi vedo voi due a dirvi “Io ce l’ho profumato!” 😎 😎 😎

Barbara Businaro

Set 29, 2023 at 4:08 PM Reply

Marco, non è che io cado rovinosamente a terra. più che altro… gattono!! 😀 😀 😀

Per il mental coach – quello vero, non delle mentine – dovremmo accordarci per un baratto. Io per un mese ti seguo a distanza negli allenamenti e tu il mese dopo mi segui a distanza per la scrittura. E non so chi dei due finirà peggio! XD
Però potresti sempre iscriverti al My Peak Challenge e ti facciamo entrare nel Clan. Non saresti l’unico uomo, abbiamo anche altri peaker-man anche se non in Italia. Abbiamo una bellissima allenatrice di Yoga, se può aiutare… 😉

Marco Amato

Set 30, 2023 at 10:04 AM Reply

Azz… hai ragione, il cado rovinosamente a terra era più nel mio stile. XD

Quindi dici:
“Per il mental coach – quello vero, non delle mentine – dovremmo accordarci per un baratto. Io per un mese ti seguo a distanza negli allenamenti e tu il mese dopo mi segui a distanza per la scrittura. E non so chi dei due finirà peggio! XD”

Ci sto. Andata! Ma credo che di mesi per io smaltire la ciccia e tu per scrivere il romanzo ne occorrano almeno sei. 😛

E su questo:
“Però potresti sempre iscriverti al My Peak Challenge e ti facciamo entrare nel Clan. Non saresti l’unico uomo, abbiamo anche altri peaker-man anche se non in Italia. Abbiamo una bellissima allenatrice di Yoga, se può aiutare…”

Cioè entrerei in un club esclusivo al 99,99% formato da donne per ricevere stimoli e incoraggiamenti a non mollare? Non so, se per un uomo, una tale opportunità equivalga al paradiso o a un lussureggiante inferno. XD

Barbara Businaro

Set 30, 2023 at 5:30 PM Reply

Sei mesi? Ecco, qui sta il primo errore. Sei mesi sono troppi per una challenge, ti richiede mentalmente un sforzo enorme. Un mese, 30 giorni, sono il giusto. Non è detto che io finisca tutto il romanzo, una prima stesura con qualche capitolo da rivedere e/o aggiungere magari sì. Non è detto che tu ti rimetta completamente in forma (dipende anche dall’obiettivo, da zero a Thor la vedo difficile eh!), ma avrai dei risultati tangibili, questo te lo assicuro. I pantaloni che ho preso ad aprile mi stanno larghi. In quel mese però massima concentrazione. Non c’è “oggi si va a domani”, è tutto il resto che va al mese successivo. 😉

In My Peak Challenge, entreresti in una community fatta al 90% da donne (ci sono i maschi, lo giuro!), ma di età molto variabile. Della nostra generazione credo ci sia comunque un 40%, il resto ci supera (molte arrivano dallo scoglio duro di lettrici di Outlander di Diana Gabaldon, romanzo conosciuto all’estero da vent’anni oramai, la stessa scrittrice ha superato i 70 anni). In realtà, è proprio dalle persone più grandi di me che io trovo ispirazione. Donne di 60 anni che si allenano tutti i giorni, con il bilanciere! Altre vicine ai 70 che se ne vanno ogni weekend in escursioni lunghissime tra le montagne. Macinano chilometri e chilometri, col sorriso. E magari sono in MPC perché stanno uscendo dalla cura di un cancro, o hanno perso il marito, la sorella, una figlia per un tumore… E sono lì a dirti che tu ce la puoi fare. Qualsiasi cosa. 😉

Marco Amato

Ott 01, 2023 at 11:03 AM

Ah, ecco il fraintendimento. Io non sono fatto per le challenge. Non rientrano nel mio orizzonte mentale. Io voglio fare attività fisica come stile di vita. Hai presente quei novantenni che sono ancora in grado di compiere le capriole? Quello è il mio obiettivo, accompagnare l’invecchiamento del corpo con una sana attività fisica tutti i giorni fino all’ultimo dei miei giorni.
Il mio problema è che lavoro troppo. Dalle 8 alle 18/19. A fine giornata sono distrutto fisicamente e mentalmente.
In teoria potrei staccare un’ora al giorno, anche la mattina, e andare nella palestra che mi son creato nel capannone.
Ma ho un blocco mentale. Da anni lavoro con l’obiettivo fisso di tornare all’unica cosa che desidero: scrivere, e il mio cervello in automatico blocca qualsiasi fonte di distrazione al lavoro.
Per questo mi servirebbe una mental coach tiranna e inflessibile. Una del tipo che se sgarro saltando un allenamento mi rimprovera, ma se ne salto due mi mena pure. XD

P.s. Il My Peack Challenge è veramente qualcosa di bello. Direi quasi poetico nel suo spirito. Ma anche per questo non avrei il tempo da potermici dedicare. Perché dai gruppi non puoi solo chiedere, devi anche dare. Mi piacerebbe parecchio. Ma come dice Chris Gardner nel film La Ricerca della Felicità, dove suddivide la sua vita a fasi, in questa fase della mia vita ho soltanto lavoro e rinunce.

Barbara Businaro

Ott 02, 2023 at 10:11 PM

Marco, io lavoro con gli stessi orari, eppure torno a casa e, nonostante il caldo assurdo, mi alleno sul tapis roulant oppure mi cambio e vado a lezione in palestra. Tu vuoi fare attività fisica come stile di vita. Ottimo, ma non ci stai riuscendo. Le challenge sono un modo per convincere il cervello a impegnarsi per un breve periodo. Con il trucchetto del “tanto dura poco”, hai maggiori probabilità di arrivare a quello stile di vita attivo che desideri come abitudine quotidiana. Serve apposta a girare intorno al tuo blocco mentale. Spero che il tuo orizzonte temporale per questa fase esclusivamente lavorativa sia breve, perché il rischio è, a lungo andare, di rimetterci proprio in salute. E allora tanto vale!
Non credo più al mito del Self-made man americano, solo una grande fregatura. Sono belle storie, ci mostrano volutamente la parabola della rovinosa caduta nella fossa, le difficoltà per la risalita, l’improvvisa e meritata vittoria. Lavoro e rinunce, e poi la gloria. Il viaggio dell’eroe di Vogler. Ma di tutti quelli che non ce la fanno e restano comunque a terra o, se gli va bene, camminano lentamente trascinandosi, non diciamo niente. Così come nascondiamo sotto il tappeto eventuali – e non sempre leciti – compromessi per arrivare in alto, saltando sopra tante altre teste. Nella vita vera è bene non contare troppo su quel tipo di narrazione. Lavoro, qualche rinuncia, ma sempre in cima la salute e il proprio benessere. 🙂

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