La Scrittura è più importante o più urgente? Chiediamo alla Matrice di Eisenhower

Scrivere è importante, anche se non urgente

Questo articolo ce l’avevo in bozza da almeno sei mesi. Ma questa settimana, la prima di un nuovo lavoro che ha cambiato orari e abitudini, nonché le priorità di tutte le mie attività collaterali, mi sono accaduti un paio di episodi che me l’hanno velocemente portato alla mente. Perché urgente e importante sono due concetti estremamente diversi, due variabili che determinano la nostra velocità di reazione ad una richiesta. A volte facendoci perdere tempo preziosissimo (non credete che il tempo della nostra vita sia prezioso? l’unica risorsa esaurita, di cui non conosciamo l’effettiva disponibilità e che non può essere acquistata?!)

Era solo lo scorso luglio quando riflettevo proprio sulla pazienza, la scrittura e le tre componenti della felicità, nell’articolo Quel che resta del giorno. La mia scrittura Sembra passato un secolo, eppure sono ancora nel bel mezzo del cambiamento e non vedo lo spiraglio che dovrebbe annunciare la fine del tunnel (o il treno in arrivo?!). Purtroppo qualcuno mi tratta ancora come se non avessi nulla da fare nella mia (misera) esistenza e la scrittura fosse solo una stupidità passeggera.

Non sto parlando di sconosciuti, persone che non mi conoscono dal vivo ma che rintracciando webnauta direttamente da Google mi scrivono chiedendomi attività di scrittura di vario genere o collaborazioni su progetti di pubblicazione (sebbene io da nessuna parte in questo sito abbia mai scritto di fornire questi servizi). Questo lo posso capire e rispondo sempre con grande cortesia, per ringraziarli della fiducia perché non esisterebbe nessun blog senza dei lettori.

Mi riferisco piuttosto ad amici e conoscenti non virtuali, che sono al corrente delle mie vicissitudini quotidiane, delle mie corse giornaliere ai limiti dell’impossibile (eh beh Barbara, è per quello che ti sei iscritta al My Peak Challenge no? E mò corri!) ma sembrano ignorarle di fronte alle loro necessità.
Gli esempi sono all’ordine del giorno: l’amica, a cui ho appena spiegato al telefono di essere in difficoltà nel weekend fra le attività casalinghe e quelle scrittorie, che se ne esce con un bel “Ci troviamo in pasticceria domani mattina?”, ben sapendo quanto tempo occupano la chiacchiere femminili; gli inviti che mi arrivano via Facebook ad eventi fisici, presentazioni, mostre, convegni, con un messaggio personale (non un invio massivo dunque) in luoghi e orari impossibili per chiunque abbia un impiego lavorativo; i messaggi perentori in chat con richiesta di un’attività extra a pagamento, di cui non ho mai dato disponibilità, ma “sentiamoci entro la mattinata, e non farmi usare la mail” (preferisci il piccione viaggiatore con dissenteria?!); altre amiche che all’improvviso si riciclano venditrici porta a porta di aspirapolveri, creme miracolose, pentole infinite, polizze assicurative e non vedono l’ora di venire a illustrarmi questo prodotto innovativo, “ma non voglio venderti nulla” (appena pubblicherò qualcosa, restituirò il favore, statene certi!)

L’ultima appunto questa settimana, un messaggio dalla persona di riferimento per i miei debiti (il mutuo sulle quattro tegole che mi coprono la testa) che recita: “avrei bisogno di incontrarti 15 minuti con estrema urgenza”. Sfido chiunque a non farsi venire un po’ d’ansia. “Estrema urgenza” per me è qualcosa di estremamente importante, pericoloso per la vita o per il portafoglio.
Dopo una telefonata veloce ma nebulosa, nonché un appuntamento saltato per altre scadenze precedenti (perché ho anche provato a soddisfare la richiesta), scopro che l’estrema urgenza era solo sua: una firma da apporre (autografa? sul serio? a me che lavoro per una certification authority di firma digitale?!) e soprattutto un’altra sua amica vorrebbe pubblicare un libro, ma ha bisogno che qualcuno glielo scriva.

Si, la vedo la vostra espressione, il vostro sopracciglio alzato. I ghostwriter sono sempre esistiti e continueranno ad esserci, anche James Patterson ne fa largo uso e nessun lettore si lamenta, anzi. E sappiate che ciclicamente ricevo domande di collaborazione in questo senso.
Il punto è un altro, e i miei amici dovrebbero saperlo.
Se non ho il tempo di finire il MIO romanzo, perché dovrei mettermi a scrivere per qualcun’altro?! 🙁

La risposta arriva indirettamente dal fantomatico Mister E. e dalla sue eclettiche conoscenze…

 

Scrivere è importante

Il presidente Dwight D. Eisenhower, generale a cinque stelle durante la Seconda Guerra Mondiale, è stato anche il 34º presidente degli Stati Uniti d’America dal 1953 al 1961. Ha vinto le sue prime elezioni presidenziali con una vittoria schiacciante (39 stati conquistati), ha costruito il sistema autostradale interstatale, ha lanciato la prima rete tra computer ARPANET per l’agenzia militare DARPA (che poi diventerà Internet negli anni ’80) e fondato l’agenzia per l’esplorazione dello spazio NASA. Prima ancora era stato presidente della Columbia University e il primo Supreme Allied Commander della NATO. Una persona particolarmente attiva, che trovava pure il tempo per giocare a golf e dipingere ad olio.
Come ci riusciva? Utilizzando uno schema grafico per catalogare le attività in ordine di importanza e urgenza, conosciuto poi come la matrice di Eisenhower.

Secondo questo suo metodo, tutte le attività sono valutate secondo quattro criteri:

  1. importante e urgente, attività da eseguire subito e di persona;
  2. importante ma non urgente, attività da schedulare e da eseguire personalmente;
  3. non importante ma urgente, attività da delegare a qualcun’altro ma da eseguire a breve;
  4. non importante e non urgente, attività da eliminare.

Matrice di Eisenhower - Importanza contro Urgenza - Dove si colloca la Scrittura?

Il fulcro è la differenziazione tra urgente e importante: compiti urgenti richiedono attenzione immediata, compiti importanti contribuiscono a obiettivi a lungo termine.
Come spiega Oliver Burkeman nel suo articolo Focus on what’s important, not just urgent (trad. Concentrati su ciò che è importante, non solo urgente), la sfida principale della vita è quella di avere il tempo per le cose importanti ma che non sono urgenti, anche se non si sente la spinta per quelle attività, evitando invece la roba urgente ma non importante, anche se si sente la pressione.

Siamo purtroppo attratti dai compiti urgenti, perché tendono ad essere più facili o più semplici e perché i guadagni sono immediati:
ottenere il consenso del proprio capo, pagare velocemente tutte le bollette, ordinare la propria scrivania, rispondere a tutte le mail, invece di realizzare le nostre vere ambizioni o favorire il cambiamento sociale a lungo termine. Inoltre, è bello toglierli dalla lista, ci sente più alleggeriti senza il fastidio di un compito annullato. Il risultato finale però, se continuiamo a raccontarcela in questo modo, è una vita piena di banalità.

Tra l’altro, uno studio del Journal of Consumer Research spiega come diventiamo ancora meno razionali quando l’urgenza si impenna, molto più di quanto Eisenhower credesse. L’urgenza porta ansia, e l’ansia non ci fa mai prendere le decisioni corrette.

“Ciò che è importante raramente è urgente e ciò che è urgente raramente è importante.”
attribuita a Dwight D. Eisenhower

Scrivere non è urgente

Dunque Scrivere è senz’altro importante perché non è un’attività che possiamo delegare ad altri (lasciando da parte la questione dei ghostwriter che non ci riguarda). Ma Scrivere è anche un’attività urgente?
Per rispondere a questa domanda, dovremmo davvero chiarirci cosa intendiamo per urgenza.

I meccanismi pubblicitari degli ultimi anni infatti ci hanno abituati ad una sorta di finta urgenza: la stufetta elettrica portatile, che consuma pochissimo ma riesce a riscaldare in pochi secondi un’intera stanza, in barba alla crisi energetica planetaria che ignora questo miracolo, costa ben 39,99 euro, ma solo perché sei tu, se chiami entro adesso, te ne vendono due al prezzo di una! Ma devi chiamare assolutamente ora, perché l’offerta è limitata alle prime 100 stufette vendute!
E perché se ti prendi il tempo di verificare scopri che la stessa identica stufetta è in vendita su Amazon a 12 euro, ma che sul sito del produttore (lo stesso della pubblicità) sono in vendita a 9,99 euro per ben due articoli. Soprattutto rintracceresti che sul mercatino dell’usato le regalano perché non funzionano e non sono prodotte a norma con gli standard di sicurezza CE… 😀

La finta urgenza serve a velare la completa mancanza di importanza, eppure funziona perché di quelle stufette ne hanno venduto tantissime.
Questo specchietto non è utilizzato solo per i prodotti fisici, ma anche per la vendita di servizi, dove spesso all’urgenza si associa la (finta anche questa) esclusività: fino al giorno designato, l’accesso al corso è offerto a 297 euro, dopo sarà in vendita al prezzo pieno di 997 euro, ma affrettati perché ci sono solo 400 posti (ad un corso online?!).

Tuttavia, spiega sempre Oliver Burkeman, la consapevolezza della nostra tendenza a privilegiare l’urgenza sull’importanza raramente ci porta a scelte migliori. Insomma, saperlo non ci aiuta. Questo perché la conoscenza è intellettuale, ma l’urgenza è una questione emotiva se non persino corporea: agiamo per quel pizzico di disagio, la stretta allo stomaco, il cuore che corre, l’ansia che ci sprona. Il miglior trucco che lui ci consiglia è esercitarsi nella diffidenza di questi sentimenti: imparare a trattare il senso di urgenza come un segno che quell’attività probabilmente non è il miglior uso del nostro tempo.

Del resto, come spesso recitava un mio validissimo collega all’assistenza: quando tutto è urgente, nulla è più davvero urgente.

Sulla base di questo, Scrivere non è urgente, perché la scrittura può essere pianificata in orari e modi diversi, l’idea che ci colpisce può essere appuntata in un taccuino velocemente, ma se davvero è una buona idea non si perderà alla prima sessione di scrittura.
Resta però il fatto che Scrivere è importante, perché fa parte dei nostri valori e obiettivi a lungo termine.

Non chiamatelo hobby!

“Ah si, tu hai l’hobby della scrittura…”
Non vi dico quando si riferiscono poi al mio blog, come se fosse una cosa puzzolente o pericolosa quanto una setta sovversiva: “Si, so che hai il (deglutizione della saliva) blog… ma io non seguo quelle robe lì, troppo complicate, scusa.”
Mi uscirebbero tonnellate di battute sarcastiche, ma in effetti leggere qualcosa di più lungo di cinque righe da un cellulare è davvero un’impresa estrema oggigiorno. Per il prossimo Natale però tutte le case produttrici hanno notevolmente allargato gli schermi degli smartphone, c’è ancora qualche speranza. 😉

La Scrittura comunque non è un hobby. Secondo l’enciclopedia Treccani, un hobby è “un’occupazione, diversa da quella a cui si è tenuti professionalmente, alla quale ci si dedica nelle ore libere, per svago ma con impegno e passione (può consistere in un lavoro manuale o intellettuale, in un passatempo come il collezionismo, ecc.)”.
Peccato che il passatempo sia, per la stessa Treccani, “un’occupazione gradevole e poco impegnativa che serve a far passare piacevolmente il tempo”. Quindi non è chiaro quanto impegno vada messo in un hobby.
Sulla Scrittura, ve lo dico io e credo che molti saranno d’accordo, l’impegno è totale. La Scrittura vive e respira con te.

James Clear, che avevamo già conosciuto per La differenza tra obiettivi e sistemi, nel suo articolo How to be More Productive and Eliminate Time Wasting Activities by Using the “Eisenhower Box” (trad. Come essere più produttivi ed eliminare le attività di perdita di tempo utilizzando la “scatola di Eisenhower”) ha introdotto una nota fondamentale a proposito della matrice Eisenhower: può essere difficile eliminare le attività di perdita di tempo se non siamo sicuri per cosa stiamo lavorando. Secondo lui, ci sono due domande che possono aiutare a chiarire l’intero processo alla base del metodo Eisenhower:

  • Per cosa sto lavorando?
  • Quali sono i valori fondamentali che guidano la mia vita?

Decidere quali attività svolgere e quali attività eliminare diventa molto più semplice quando si è chiarito cosa è importante per noi.
Il fatto che altre persone richiedano il nostro intervento con urgenza è dato proprio dalla differenza di risposta a queste domande: quel che per loro è urgente, per noi non lo è affatto. Si può anche tentare di spiegarglielo, ma per esperienza è un’attività per loro non importante e non urgente, quindi spazzatura… 😀

Come esempio di quanto possa fare differenza considerare un’attività più o meno un semplice hobby, voglio farvi conoscere, se già non ne avete sentito parlare, Leo Moracchioli. A dispetto del nome, non è italiano ma vive nella lontana Oltedal, in Norvegia. Musicista polistrumentista, con un passato anche di depressione, è riuscito a creare dal nulla il suo studio di registrazione proprio nel garage, la Frog Leap Studios, a pubblicare ogni settimana una nuova cover, una canzone famosa con arrangiamenti completamente metal di cui lui prepara musica, canto e montaggio video, raggiungendo la bellezza di 3,44 milioni di iscritti al suo canale YouTube. Oltre che a vendere direttamente i suoi dischi su Amazon, iTunes e GooglePlay.
La sue canzoni, spesso migliori delle originali, vedesi Despacito con 15 milioni di visualizzazioni, risuonano spesso dentro la mia cucina.
La mia preferita resta la cover pubblicata per mettere in vendita la sua casa. Quello che gli invidio, in effetti, è la collaborazione completa della famiglia, dalla moglie chitarrista alla figlia ballerina, che spesso gli presta la batteria più piccolina o la tastiera con i tasti colorati. 😀

La sua routine però è davvero ferrea, c’è molto da fare per ogni giorno della settimana e potete vedere come si organizza le attività in questi video giornalieri: How I record a metal cover
Possiamo ancora chiamarlo hobby questo? E per arrivare a questo punto, lui l’ha davvero mai considerato solo un hobby?

Una domanda per finire

Ora chiedetevi: dove finisce la scrittura per voi?
Varrebbe anche per i lettori, quelli che traggono piacere puro dalla lettura delle pagine, cartacee o digitali, di un libro: dove finisce il vostro tempo per leggere? In mezzo a tutte le finte urgenze? Peggio ancora, le false importanze?
Ecco, questo è il punto dolente.

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Comments (26)

Elena

Nov 10, 2019 at 8:50 PM Reply

Post molto ricco Barbara, mi concentro solo su alcuni aspetti. Intanto mi auguro che il nuovo lavoro sia partito alla grande come meriti. Importante (non urgente) trovare il modo di ingranare e dare il meglio, dopo un periodo più o meno così così (o giù di lì).
Grazie per questo richiamo all’equazione di Eisenhower, molto semplice e proprio per questo rivoluzionaria. Mi fa pensare al fatto che tutto ciò che riteniamo urgente è assolutamente relativo. Per noi lo è, cresce l’ansia, la preoccupazione di non farcela a farvi fronte, ma non è detto lo sia in assoluto. Ho sorriso allo scoprire l’urgenza della tua amica. Rispondeva a un suo bisogno. Ecco, mi pare che questa sia la discriminante : comprendere quanto di ciò che dobbiamo fare è farina del nostro sacco o il riflesso del desiderio degli altri. Lo scrivere non fa differenza. Non è urgente scrivere, se non per mettere nero su bianco qualcosa che non possiamo più tenerci dentro. Non so dirti dove finisce la mia scrittura, ma di certo so che è da qui che comincia

Barbara Businaro

Nov 11, 2019 at 11:27 PM Reply

Il nuovo lavoro è partito, con una scrivania già pronta e una bella accoglienza. Ovviamente sono in formazione sulle procedure aziendali e sulle tecnologie usate, devo dire interessanti per il nerd che ancora sopravvive in me. 😉
La matrice di Eisenhower serve a ragionare freddamente sulle attività: quella particolare urgenza è davvero nostra o di chi ce la richiede? Siamo davvero obbligati a dare seguito a quell’urgenza, sia che si tratti di lavoro che di amicizia? A me fa andare fuori dai gangheri che qualcuno approfitti della mia amicizia per chiedermi una finta urgenza passando sopra alla scrittura, che invece è pianificata per tempo.

Brunilde

Nov 10, 2019 at 9:21 PM Reply

Grazie, davvero grazie per il tuo post. Perchè anche se sono convinta che il tempo sia il bene più prezioso in assoluto, spesso mi comporto come se non lo sapessi affatto.
Ho una certa familiarità con le urgenze: il mio lavoro è fatto di termini che scadono, e non sempre è possibile programmarsi ( i clienti arrivano di solito all’ultimo momento! ) Purtroppo la scrittura, non essendo lavoro, è relegata al tempo per me stessa.
Da qui, la decisione di lavorare meno ed essere più libera: per il momento non è semplice, ma si tratta di avere chiare le priorità e organizzarsi di conseguenza, devo solo essere determinata.
Fondamentale invece eliminare il superfluo. Perdo tanto tempo inutilmente, e me lo rimprovero ogni giorno. Su questo devo tenere la guardia alta. Come ho sempre trovato tempo per leggere, anche nei momenti più complicati della mia vita, così devo imparare a fare per la scrittura. Perchè lettura e scrittura non finiscono, fanno parte di me!

Barbara Businaro

Nov 11, 2019 at 11:28 PM Reply

Nonostante conosca la matrice di Eisenhower, anch’io mi comporto come se non l’avessi mai vista. Ecco perché ciclicamente me la ripasso. Per quanto riguarda le urgenze e i clienti dell’ultimo minuto, da qualche parte, tra gli articoli di marketing e personal branding, leggo spesso che per dimostrare di esser bravi bisogna imparare anche a dire di no. Accettare qualsiasi richiesta anche nel lavoro, rischiando un pessimo risultato e senza portare avanti le proprie convinzioni, date dall’esperienza, rischia di farci sembrare poco professionali.
Non si può fare tutto e farlo bene. Quindi se vogliamo lavorare bene, dobbiamo accettare di non poter fare tutto.

Grazia Gironella

Nov 10, 2019 at 9:32 PM Reply

Il fatto di non lavorare mi agevola sotto l’aspetto dell’urgenza: in generale riesco a infilare tutto in un giorno o nell’altro, senza vero stress. La valutazione dell’importanza, invece, è più problematica. Scrivere mi piace ed è importante. Quanto per davvero e quanto perché ci sto attaccata come una cozza allo scoglio? Non ho una risposta. Con la lettura me la cavo meglio: poco o molto, leggo sempre, ma mi sento più libera. Se invece non scrivo mi sento come se perdessi la presa su qualcosa di fondamentale… come se davvero esistesse la possibilità di trattenerla con la forza, se se ne vuole andare! L’animo umano è complicato…

Barbara Businaro

Nov 11, 2019 at 11:28 PM Reply

Non so se sia l’animo o il cervello umano così complicato. Pensavo infatti che in questi ultimi anni che ho poco tempo, riesco comunque a concentrare parecchie attività e interessi, mentre ci sono stati anni nella mia vita in cui il tempo passava nella noia, anche leggere era difficile. Chissà perché!

Darius Tred

Nov 10, 2019 at 10:13 PM Reply

Io invece lo chiamo hobby. Punto. 😛
Perché è “un’occupazione, diversa da quella a cui si è tenuti professionalmente, alla quale ci si dedica nelle ore libere, per svago ma con impegno e passione”.

Poi, che l’hobby lo si definisca anche “passatempo”, e che il passatempo lo si definisca anche “poco impegnativo”, francamente trovo che siano sottigliezze di poco conto.
C’è chi scrive con poco impegno (e si vede).
Ma c’è anche chi scrive con grande impegno (e si vede).

Barbara Businaro

Nov 11, 2019 at 11:28 PM Reply

Ho paura di chiederti in quale delle due categorie rientro io. Perché a volte anch’io cedo alla stanchezza del divano invece di portarmi avanti con la scrittura… Soprattutto dopo aver sputato i polmoni in palestra, il mio neurone si rifiuta di mettere in fila due parole! 😀

Darius Tred

Nov 13, 2019 at 12:17 PM Reply

No, non mi riferivo a te. Parlavo in riferimento a una serie di libri che ho piantato a metà perché l’autore “non si è impegnato” (e si è visto).
In realtà non si è impegnato nemmeno l’editor, il correttore, il traduttore ecc… ecc… Ma questo è un altro annoso discorso. 😛

Barbara Businaro

Nov 13, 2019 at 10:02 PM Reply

Ce l’hai ancora con la Guida Galattica per gli autostoppisti?? 😀 😀 😀

Sandra

Nov 10, 2019 at 11:07 PM Reply

Io ho deciso da tempo di non dare alcun peso a chi non lo dà alla mia vita di blogger e autrice, punto. Emotivamente faccio ancora fatica su parecchi fronti, ma non su questo.
Che poi cose dette e stra dette, gente che lamenta mancanza di tempo ed è fissa sui social.
Bellissimo lo schema del Presidente, di un’efficacia esemplare.
A presto.

Barbara Businaro

Nov 11, 2019 at 11:29 PM Reply

Cose dette e stra dette, ma che in pochi leggono o ascoltano, a quanto pare.
Anche fissarsi con i social è una cosa detta e stradetta, che purtroppo non funziona per tutti: io sono “fissa” sui social, tranne quando in realtà è Hootsuite che pubblica i post programmati mese per mese (da fuori non si vede la differenza) e soprattutto per me i social sono complementari all’attività di blogging; d’altro canto, molte delle persone che mi richiedono le finte urgenze usano pochissimo, e male, i social. Però usano Whatsapp, ed è il motivo per cui io invece me ne sto ben alla larga. 😉

Giulia Mancini

Nov 11, 2019 at 6:47 AM Reply

Come ti capisco Barbara, io sono uscita con un post sul tempo della scrittura. Cambiare lavoro comporta un riadattamento dei ritmi quotidiani che sicuramente impatta molto sull’organizzazione della propria vita e trovare la nuova è giusta collocazione per la scrittura richiede degli opportuni aggiustamenti, una grande fatica. Tu senza volerlo e senza cercarlo hai pure trovato un altro lavoro, quello di Gost writer Che dire, ci vuole tanta pazienza per evitare di arrabbiarsi con le distrazioni che ci sottraggono dalla scrittura. Conosco la matrice di Eisenhower, interessante ma ogni tanto mi sembra che tutto finisca nelle “urgenza” ed è oggettivamente impossibile fare tutto insieme. Per me l’unico sistema utile di lavoro è la pianificazione, ma le urgenze tolgono tempo alla pianificazione e, secondo me, è proprio questo il grave problema del lavoro di oggi. Io, ogni tanto, per fare delle cose pianificate, fingo di lavorare sull’urgenza, ogni tanto funziona…ma che fatica!

Barbara Businaro

Nov 11, 2019 at 11:30 PM Reply

Ho intravisto il tuo post sulla mia mail, vedo di leggermelo a breve. 🙂
Mi è stato proposto, più volte e da varie parti, il lavoro di ghostwriter, ma io ho rifiutato. Non rientra nei miei piani, al momento, anche se non posso escludere che magari fra qualche anno ne potrei fare un lavoro. Adesso proprio no.
Le urgenze al lavoro devono occupare solo lo spazio di contingency previsto all’interno della pianificazione (ad esempio 1 giorno su 5 oppure 2 giorni su 5), ma quando devastano completamente la pianificazione significa che mancano risorse e/o quelle che ci sono non vengono proprio gestite… 🙁

Maria Teresa Steri

Nov 11, 2019 at 4:53 PM Reply

Tratti un tema dolente per me, soprattutto in questi mesi dove un sacco di “urgenze” si sono messe tra me è ciò che vorrei fare. Secondo me ha ragione il tuo collega, se tutto è urgente, nulla è davvero urgente. Te ne accorgi quando ti trovi davanti a situazioni “realmente” urgenti e lì capisci che tutto può aspettare. Penso anche che i ritmi frenetici di oggi abbiamo portato un senso di ansia in ogni attività, così che alla fine non capiamo più come ripartire il tempo a disposizione. E’ come se non riuscissimo più a dare la giusta priorità, il giusto peso alle cose e alle richieste.
Scrivere per me è essenziale, direi vitale, in certi momenti, al punto che lascio da parte tutto il resto. Ma questi momenti sono rari, un po’ come quando dici che se hai un’idea te la devi appuntare di corsa.

Barbara Businaro

Nov 11, 2019 at 11:31 PM Reply

Certo, di fronte a certe “urgenze”, mediche soprattutto, ti rendi conto di quanto inutili siano tutte le altre ansie. Quando leggo di bambini piccolissimi che combattono già una battaglia difficilissima e poi si possono solo contare i giorni che restano, credo che l’unica vera urgenza sia trovare una cura. Tutto il resto, scrittura compresa, allora non conta niente…

Marco

Nov 11, 2019 at 8:56 PM Reply

Da un pezzo ho capito che non c’è nessuna urgenza, e nessuno aspetta le mie storie. Un tempo la pensavo diversamente, poi per fortuna sono cambiato (almeno un poco). Per me è importante trovare le parole giuste, essere semplice e profondo. Questo solo mi sta a cuore, adesso.

Barbara Businaro

Nov 11, 2019 at 11:31 PM Reply

Oh si, la tua scrittura è come il whisky, ha bisogno del suo tempo per dare il meglio. 😉
E tu sai quanto tengo al whisky!!

Marco Amato

Nov 12, 2019 at 12:18 PM Reply

No, io non sono tagliato per la matrice di Eisenhower. Sono troppo magmatico e caotico, non riesco a seguire schemi per più di due giorni. Invece sto riuscendo a tararmi per obiettivi. Ho lavorato molto su me stesso in questi anni, ho ricercato il senso dell’esistenza e adesso che ho le mie risposte, provo a cambiare alla radice, con lo stile di vita.
Vivere slow. Coltivare il benessere della salute. Cercare di ridurre al minimo tutto ciò che è stress. Assaporare i momenti. Relegare chi non mi comprende a semplice rumore. Disarmare la voglia di conflitto altrui. Perdonare chi sbaglia dando poco peso alle colpe. Vivere con passione e spensieratezza i miei desideri. Per una serie di sbagli compiuti nel mio passato, l’unica cosa importante e urgente è il lavoro. Ma sto cercando di superare anche quest’ultima criticità.

Barbara Businaro

Nov 13, 2019 at 9:41 PM Reply

Tutto bene, finché non sono arrivata alla frase “l’unica cosa importante e urgente è il lavoro” che mi sembra cozzare terribilmente con le precedenti.
Il che significa che sì, hai avuto le tue risposte, e sono convinta siano le stesse che ci diamo tutti in età adulta. Poi però il difficile è riuscire a metterle in pratica quelle risposte… 😉

Serena

Nov 13, 2019 at 9:48 AM Reply

Il problema nasce quando tutto è importante e urgente, e non hai tempo neanche di sederti, aprire l’agenda e ragionare per mettere in fila le cose. Pensa, io che vivevo di Evernote, GTD e compagnia cantante adesso sono profondamente allergica a tutte le ricettine. Il signor Eisenhower, grande persona, aveva comunque uno stuolo di persone che si occupavano delle sue necessità primarie e magari anche secondarie, dubito che guidasse un paio d’ore al giorno per andare a lavorare e non sono certa dovesse occuparsi di una madre che non ricorda quasi più nemmeno il suo nome, OLTRE al resto. Eccetera eccetera. Le cose rimaste nella mia lista sono tutte importanti e urgenti, quindi il bello è che non devo neanche scegliere, solo correre a perdifiato e basta. E nel poco, pochissimo tempo che mi resta, ho scelto di occuparmi di urgenze che ci riguardano come specie e come pianeta; non ho il coraggio di rinchiudermi da qualche parte a scrivere. Non ce la faccio. Tranne questo particolare mese, ma com’era prevedibile le 1.667 parole al giorno sono un’utopia, 7-800 le considero già un successo.

Barbara Businaro

Nov 13, 2019 at 10:01 PM Reply

Hai assolutamente ragione Serena, Eisenhower era, tra l’altro, un grande maestro nell’uso della delega. Aveva sì uno stuolo di collaboratori, soprattutto alla Casa Bianca, ma aveva anche imparato a delegare responsabilizzando le persone (che delegare per finta sono capaci tutti). So che cosa vuol dire passare molto tempo in viaggio, perché per almeno un decennio, se non più, ho fatto il pendolare multimezzo: auto, treno, tram/bus, una sfida quotidiana con parcheggi, ritardi e perdita di coincidenze. Eppure c’è chi guida e ascolta un audiolibro oppure detta i testi. C’è chi approfitta del treno per leggere o scrivere in cartaceo. Ma il punto non è qui. Lo deduco dalle tue parole che la questione importante e urgente è un’altra, un famigliare stretto che sta male. E questa è un’importanza e un’urgenza che passa sopra a tutto. Tra l’altro, abbiamo vissuto sei mesi con la mia prozia demente in casa e sono stati sei mesi orribili. Non era solo che quell’essere umano non aveva nulla della persona che mi accudito e allevato fin da bambina (ed era una pena infinita assisterla, ti si stringeva il cuore), ma la demenza (e i farmaci) hanno effetti deleteri alla lunga. Dormiva di giorno ma vagava pericolosamente per casa la notte, denundandosi e cadendo a terra, urlando a perdifiato per chissà cosa, alzando le mani (ed aveva una forza assurda). Dovevamo fare a turni a sorvegliarla o chiuderci a chiave nelle camere per dormire. Alla fine eravamo tutti in depressione e per salvare le nostre vite, abbiamo dovuto ricorrere ad una casa di riposo. Molti hanno avuto da ridire in merito, ma noi non dormivamo più. Mentre gli infermieri possono assistere i malati con distacco ed obiettività, tornando alle loro vite dopo il turno, per un famigliare di un malato di Alzheimer la devastazione è sia fisica che psicologica. Quindi capisco il tuo “non ce la faccio” e anzi, mi pare già un miracolo che tu riesca a scrivere 7-800 parole. Io ho cannato tutti gli esami in quel periodo… Un forte abbraccio.

Marina

Nov 13, 2019 at 6:10 PM Reply

Per me vale sempre il sistema delle priorità, nel quale, poi, non è sbagliato inserire le coordinate dell’importanza e dell’urgenza. Ci sono cose che hanno la priorità su ogni altra attività e sono tutte quelle necessità legate alla famiglia: se sono urgenti è perché sono importanti. Poi ci sono momenti: momenti in cui si prediligono cose, momenti in cui se ne trascurano altre e lì, probabilmente, non c’è né importanza né urgenza. Quando un desiderio si trasforma in esigenza, allora lo considero importante, non urgente, però, e qui inserisco il mio rapporto con la scrittura: certe volte ho proprio bisogno di scrivere, trovo che per me sia importante, ma lo faccio senza fretta, perché so che non sono inseguita da scadenze o impegni precisi. Me la prendo comoda, senza ignorarla. È un hobby? Sì, adesso lo è. Importante, non urgente: la scrittura impiega le mie ore libere, la considero uno svago e mi fa stare bene.

Barbara Businaro

Nov 13, 2019 at 10:49 PM Reply

Ecco, la vera cosa importante è stare bene! 😉

Renato Mite

Nov 16, 2019 at 4:34 PM Reply

Ciao Barbara,
hai colto nel segno, sono d’accordissimo.
Io sto imparando a diffidare dell’urgenza e a pianificare di più, soprattutto la scrittura e le idee sulle storie. Per me la scrittura è un mestiere e, come ben dici, vive e respira con lo scrittore. Quando penso ad una storia, la storia mi prende come fosse sempre presente e quindi fa sempre parte di me, non finisce in un luogo o in un tempo.

Barbara Businaro

Nov 18, 2019 at 10:51 PM Reply

E ti dirò Renato che forse è stata proprio la scrittura a farmi capire l’importanza di rimanere focalizzati sui propri obiettivi. Prima, con meno interessi e maggior tempo libero, correvo dietro alle false urgenze inutilmente. Adesso non più. 🙂

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