Danielle Steel. Scrivere per 22 ore al giorno

Scrivere per 22 ore al giorno
L’esempio di Danielle Steel

Stavo leggendo un articolo in lingua inglese sulla produttività personale, una delle tante risorse che mi arrivano via newsletter. Consigli che poi, stringi stringi, si riducono a riconoscere ed evitare le trappole del tempo di cui avevamo già parlato in questo blog, per lo più evitare le interruzioni tecnologiche, e concentrarsi di più su ciò che si desidera davvero dalla vita, perché anche i sogni chiedono rispetto.

Ma nel bel mezzo di questo articolo trovo un riferimento curioso, guarda caso proprio letterario: le parole della scrittrice Danielle Steel secondo cui i giovani lavoratori hanno bisogno di confrontarsi con la realtà, un “reality check” come lo chiamano gli anglofoni. L’autrice, molto produttiva ancora oggi, si stima abbia venduto più libri di qualsiasi altro scrittore vivente e pubblica ad un ritmo di 6 romanzi all’anno, appartiene a una generazione che sentiva di dover sacrificare la felicità della gioventù per ottenere sicurezza in età avanzata. Secondo lei quindi i Millenials sono un po’ troppo rilassati, negli uffici moderni tutti colorati come un parco giochi, con l’area ristoro confortevole come il salotto di casa e addirittura gli scivoli tra un piano e l’altro (Fonte: The Times).
Immagino che avesse in mente le sedi di Google, dove la creatività viene stimolata anche in questi modi, e mi pare pure con successo. Ma sono pochi i fortunati che possono lavorare in un ambiente del genere…

Lei invece, Danielle Steel, autrice di fama indiscussa, è abituata a scrivere per 22 ore al giorno, anche 24 ore filate se la trama lo richiede. :O
Seguendo questa affermazione incredibile, surreale a dir poco perché comunque parliamo di una signora di 74 anni, ho ritrovato l’intervista da cui è stata presa, ancora del maggio 2019 per la rivista Glamour: How the Hell Has Danielle Steel Managed to Write 179 Books? (trad. Come diavolo è riuscita Danielle Steel a scrivere 179 libri?)
Già, come diavolo è possibile stare alla scrivania per 22 ore di seguito?!

Iniziamo dal cartello che sarebbe nel suo ufficio privato: “Non ci sono miracoli. C’è solo disciplina.”
E su questo credo possiamo essere abbastanza tutti d’accordo, non solo per la scrittura, ma per qualsiasi altra attività in cui si vogliano ottenere dei risultati quanto meno discreti: occorrono metodo e perseveranza, anche quando (e soprattutto!) l’ispirazione manca.

La maggior parte del tempo vive a Parigi, è lì che ha passato l’ultimo anno in lockdown per la pandemia, ma a volte si trova nell’altra casa a San Francisco. Scrive con la sua fedele macchina da scrivere Olympia del 1946, soprannominata Olly. “Olly è una macchina grande e pesante ed è più vecchia di me. Ha un movimento molto fluido. Ne ho altre, da 12 a 15, che ho comprato nel corso degli anni, ma non sono abbastanza buone per lavorarci. Le tengo da parte nel caso ci fosse mai un problema, perché questa è una specie molto in pericolo!”
Danielle Steel sembra anche una creatura alquanto abitudinaria, da come si legge nell’intervista: al mattino fa colazione con un pezzo di pane tostato e un caffè decaffeinato, dopo aver rinunciato alla caffeina già 25 anni fa (pure!! non potrei, ma proprio non potrei!!) e poi si sposta nel suo studio per le 8.30, dove spesso rimane nella sua camicia da notte di cashmere. Dopo pranzo e con il trascorrere della giornata, sgranocchia piccole barrette di cioccolato. “Vivo o morto, con la pioggia o con il sole, arrivo alla mia scrivania e svolgo il mio lavoro. A volte finisco un libro al mattino e alla fine della giornata ho iniziato un altro progetto”.

Attribuisce la sua produttività e la spinta a superare i momenti di blocco della scrittura alla sua energia illimitata e ad una capacità quasi sovrumana di scrivere con poco riposo: “Continuo a lavorare. Più ti allontani dal materiale, peggio diventa. È meglio andare avanti e finire con 30 pagine brutte, che puoi correggere più avanti, invece che stare lì senza niente. Non vado a letto finché non sono così stanca che potrei dormire sul pavimento. Se ho 4 ore di sonno, è davvero una buona notte per me.”
Dunque riesce a scrivere senza stacchi, fino a 22 ore di seguito, dormendo solo 4 ore e pure senza consumo di caffeina! Ma come fa?!!
La sua disciplina non sembra nemmeno legata al successo o al denaro che ne consegue, ma proprio all’amore per il mestiere, puro e semplice: “Quando un libro scorre, lo adoro. Alcune delle mie idee inizieranno come banali, ma mentre le scrivo diventano magiche e non posso mai prevederlo.” Quindi è la magia, l’entusiasmo e il divertimento nel rincorrere le storie.

Tutto questo continua a ronzarmi in testa, una folle corsa spericolata di dubbi e domande.
Scrivere per 22 ore al giorno… perché?! No, sul serio, perché?
Forse avrà dei ghostwriter a suo servizio, come James Patterson, e non vuole ammetterlo. O forse no? Che sia davvero un’autrice che si consuma, letteralmente, alla scrivania?
Se poi passa 22 ore al giorno a scrivere, quando trova il tempo di leggere altri libri, che non siano solo i suoi?
Soprattutto: il suo è un esempio da seguire per ottenere gli stessi risultati?

Danielle Steel
Una scrittrice inarrestabile

Danielle Steel, nome completo Danielle Fernande Dominique Schuelein-Steel, è una scrittrice americana, conosciuta in tutto il mondo soprattutto per i suoi romanzi rosa. Risulta essere il quinto autore per numero di copie vendute di tutti i tempi, con 650 milioni di copie vendute in 69 Paesi, tradotta in 43 lingue diverse. Ha scritto più di 197 libri, di cui 168 romanzi, 18 libri per bambini, quattro opere di saggistica, un libro di poesie e pure i testi per un album musicale. Ben 22 romanzi sono stati adattati per la televisione e due di questi adattamenti hanno ricevuto una nomination ai Golden Globe.

Nel 1989 Danielle Steel è stata addirittura inserita nel Guinness dei primati per avere un libro nella lista dei best-seller del New York Times per il maggior numero di settimane consecutive di qualsiasi autore, 381 settimane per l’esattezza. Terminò il suo primo romanzo a soli 19 anni, ma fu pubblicato solo sette anni dopo, nel 1973. Da allora, non ha mai smesso di scrivere.
Ha anche creato due fondazioni, che gestisce personalmente: la Nick Traina Foundation, in onore di suo figlio Nick, affetto di disturbo bipolare, che finanzia organizzazioni coinvolte in malattie mentali, abusi sui minori e prevenzione del suicidio, e la Yo! Angel!, su ispirazione proprio di suo figlio Nick, per assistere i senzatetto, raggiungerli dove si trovano, direttamente sulla strada, con vestiti caldi e asciutti, biancheria, cibo e prodotti per l’igiene.
Anche la sua vita famigliare è alquanto ricca: è stata sposata ben cinque volte, anche se è attualmente single, ed è madre di nove figli. Ha vissuto gran parte della sua vita nella casa storica di San Francisco, ma negli ultimi anni trascorre più tempo nella sua residenza di Parigi.

L’elenco completo delle sue opere lo trovate aggiornato solo su Wikipedia inglese (e magari manca l’ultimo titolo che verrà pubblicato… domani! 😀 ): List of works by Danielle Steel
Dalla lista organizzata per anno di uscita, possiamo osservare che, mentre per tutta la sua carriera ha pubblicato una media di 3 romanzi all’anno, improvvisamente dal 2016 ha iniziato a dare alle stampe 6, anche 7, nuovi libri ogni anno. Già ora sono in previsione 3 nuovi titoli per il 2022.
Anziché concedersi dei tempi più rilassati con l’avanzare dell’età e godere di quella sicurezza economica per cui ha duramente lavorato da giovane, sembra avere invece accelerato con la sua produzione letteraria.
Nell’intervista di Glamour spiega che le sue motivazioni non sono mai state economiche, in realtà: “Non ho mai avuto il successo come obiettivo. Ho avuto questa spinta a scrivere le storie che mi venivano in mente e a conquistarle. È venuto dall’istinto, non dal registratore di cassa.”

Sul suo vecchio blog daniellesteel.net nel lontano 2009 raccontava il suo processo di scrittura, che è rimasto praticamente invariato rispetto a quanto ha affermato pochi anni fa:
“[…] il mio successo si basa sul duro lavoro, e oh ragazzi, è vero! lavoro molto, molto duramente. Molto presto nella mia carriera (avevo solo un bambino quando ho iniziato a scrivere), ho capito che se aspetti il ​​tempo e l’opportunità giuste per cominciare, non succede mai e non fai nulla. Quindi ho fatto della scrittura la mia priorità e ho rifiutato quasi tutto il resto. Per circa 30 anni, non ho mai pranzato con gli amici, non ho mai interrotto il mio tempo di scrittura. E la mia regola empirica sulle attività scolastiche per i miei figli era che se il bambino era effettivamente coinvolto (come una recita scolastica o un raduno di atletica), io ero sempre lì, ma se mio figlio non era presente, io non andavo, (il che significava niente caffè per le mamme, niente riunioni scolastiche, ecc.) L’unica priorità più grande nella mia vita era la mia famiglia, i miei figli e mio marito. Sono sempre venuti prima, ma dopo ho rifiutato quasi tutto il resto per poter scrivere.”

“Quando inizio un libro, è come scalare una montagna. Brutale, estenuante, una gara di resistenza. Inizio il libro e non mi alzo dalla scrivania finché la prima bozza non è finita. Lavoro dal contorno, ma il libro scorre da solo (come un film che vedo e sento nella mia testa, e a volte anche io sono sorpresa di quello che vedo e sento!) Piango per le parti tristi, rido per qualcosa di divertente detto da uno dei personaggi. La mia vita diventa totalmente popolata dalle persone del libro. Non parlo con nessuno (tranne i miei figli quando mi chiamano), non rispondo alle chiamate, non vedo nessuno e non esco di casa. Vado dal mio letto alla mia scrivania, alla mia vasca da bagno alla fine della mia giornata lavorativa, poi di nuovo a letto e poi di nuovo al lavoro. Lavoro da 20 a 22 ore di fila, dormo per 3 o 4 ore e poi torno al lavoro. E lo faccio finché non ho raccontato tutta la storia e la prima bozza è finita.”

“Scrivo con vecchie e comode camicie da notte di lana, impacchettate alla scrivania. Non vedo nessuno. Non mi pettino i capelli per settimane. E le mie uniche concessioni alla bellezza sono il sapone e il dentifricio. Semplicemente non esisto mentre scrivo, se non per raccontare la storia. E se i lettori dicono che non potrebbero metterla giù, è perché non l’ho fatto neanche io, e se loro hanno pianto, l’ho fatto anch’io. La gente mi porta il cibo sui vassoi e io letteralmente non mi fermo finché non ho finito. Non esco, non mi diverto.”

“Quando lavori 22 ore al giorno, o anche un po’ meno, dopo un po’ tutto fa male (a qualsiasi età), ti fa male la schiena, il collo ti uccide, ogni muscolo urla. Scrivo fino a quando non sono quasi quasi svenuta. E anche quando sono esausta, continuo ad andare avanti e mi spingo oltre. A volte è quando fai del tuo meglio. A volte le mie dita si gonfiano durante la digitazione (ho dei guanti di ghiaccio), e spesso le mie unghie sanguinano per così tanto dattilografare. È un modo pazzesco di guadagnarsi da vivere, ma lo adoro.”

E in quanto alla domanda su quando trova il tempo per leggere, sempre nel blog rispondeva:
“Qualcun altro mi ha chiesto quando e quanto leggo. Non abbastanza!! Sono sempre stato estremamente attento a non leggere il lavoro di nessun altro mentre scrivo. C’è sempre la possibilità che tu possa essere ispirato da qualcuno senza nemmeno rendertene conto, quindi non colgo l’occasione. Leggo solo quando non lavoro affatto, di solito nei mesi estivi, e mai quando sono in modalità di scrittura elevata. L’unica cosa che leggo allora è la Bibbia, o articoli religiosi per ispirarmi.”

Però questo era nel 2009, quando pubblicava “solo” tre romanzi all’anno. Quindi adesso che riesce a terminare 6 o 7 nuovi libri, dobbiamo presumere che non legga niente altro, mai, se non le sue stesse bozze? Se devo essere sincera, mi sembra un po’ triste.

Danielle Steel è anche molto presente in rete e nei social: potete rimanere aggiornati sulle sue pubblicazioni sul suo sito daniellesteel.com, il blog personale daniellesteel.net, la sua pagina Facebook DanielleSteelOfficial e il suo profilo Instagram officialdaniellesteel, sempre in compagnia dei suoi adoratissimi chihuahua Minnie, Lilli e Blue.
Chiaramente c’è qualcuno che li gestisce per lei, mentre è concentrata a scrivere per 22 ore di fila… 😀

Scrivere per 22 ore al giorno

Cercando altre informazioni sulla mirabolante produttività di Danielle Steel, sono incappata in altre risorse interessanti.
Il giornale The Guardian nel suo articolo Is it possible to work 22-hour days? Danielle Steel says it is the secret of her success ha voluto prima di tutto verificare l’impatto sulla salute di un comportamento così estremo. Perché ovviamente il rischio è che l’esempio di Danielle Steel venga mostrato ai giovani come l’unico modo di ottenere dei risultati: azzerare la vita privata per aumentare quella lavorativa, quale capo non sarebbe straripante di felicità?!

Le linee guida della National Sleep Foundation raccomandano che, all’età di 74 anni, Danielle Steel dorma dalle sette alle otto ore ogni notte; la durata consigliata per le persone di età compresa tra 18 e 65 anni, in piena età lavorativa, è da sette a nove ore. Oltre agli studi che dimostrano gli effetti cumulativi della perdita di sonno e il suo impatto sul giudizio e sulla produttività della persona (qualcuno lo associa ad uno stato di ubriachezza), il modello proposto dalla scrittrice, lavorare, scrivere, memorizzare le cose, usare la sua piena capacità cerebrale per tutte quelle ore senza riposo, è semplicemente assurdo per i consulenti del sonno. Danielle Steel sottovaluta l’impatto negativo finale.

Invece su The Conversation, raccoglitore di notizie e opinioni provenienti dalla comunità accademica e di ricerca, quattro insegnanti di scrittura creativa spiegano il loro punto di vista sul metodo di scrittura di Danielle Steel (prima che qualche aspirante scrittore decida di abbandonare tutto il suo lavoro…)

Liam Murray Bell, University of Stirling:Per me una giornata produttiva sono quattro ore di scrittura. Quattro ore di tempo concentrato e ininterrotto alla tastiera.[…]È incredibile quante volte la chiarezza sulla tua scrittura arrivi mentre lavi i piatti, poti la siepe, porti il ​​cane a fare una passeggiata. Gli scrittori che conosco sono pieni di aneddoti di idee per storie scarabocchiate sui biglietti dell’autobus, o che accostano la macchina per annotare una poesia che comincia sul ciglio della strada.[…]Poco e spesso è il mio mantra, con lo slancio che costruisce ogni giorno. Se gestisci 200 parole oggi, allora quelle sono 200 parole che non avevi ieri. Potrebbero volerci 15 minuti o potrebbero volerci sei ore; in ogni caso, è progresso. L’obiettivo non è ottenere più parole sulla pagina il più rapidamente possibile; l’obiettivo è ottenere le parole giuste sulla pagina, per quanto tempo ci voglia.”

Sarah Corbett, University of Lancaster: “Mi dispiace dire che non esiste una formula per come scrivere un romanzo (quindi non comprare quei libri su “come fare”) – solo lavoro duro, resistenza, accecante fiducia in se stessi (salvato ogni mattina dai denti del dubbio), e la volontà di incontrare il diavolo al bivio e superarlo in astuzia. E scrivere, riscrivere, scrivere, riscrivere, scrivere, riscrivere… ”

Edward Hogan, Open University: “Trollope [ndr. Anthony Trollope] si alzava ogni mattina alle 5 (un domestico gli portava il caffè alle e mezza) e scriveva fino alle 8:30, prima di andare al lavoro all’ufficio postale. In quel programma, ha pubblicato oltre 40 romanzi. Come scrittore con una famiglia e un lavoro a tempo pieno, attualmente seguo il metodo delle 5 del mattino, anche se mi preparo il caffè. In teoria, questo approccio “poco e spesso” sembra semplice: se scrivi 500 parole al giorno, avrai una prima bozza in mesi.[…] La routine dello scrittore è dove le preoccupazioni pratiche incontrano il soggetto più effimero dell’ispirazione. Devi decidere che tipo di scrittore vuoi essere. […] Quindi, se vuoi scrivere un romanzo e trovi poco attraente il metodo di Steel, lascia che ti rimandi alla celebre e prolifica autrice per bambini Jacqueline Wilson, che scrive per circa mezz’ora al giorno. A letto.”

David Bishop, Edinburgh Napier University: “Alcune persone dicono che devi scrivere ogni giorno per essere uno scrittore. Forse, ma scrivere non è semplicemente l’atto di digitare parole su carta o sullo schermo. C’è molto di più che va nella creazione delle narrazioni dalla tua immaginazione. […] Sentirsi in colpa per non essere all’altezza della produttività di un altro scrittore non fa certamente bene alla tua salute mentale. Inoltre, la quantità non è una misura della qualità. […]L’atto di non scrivere è importante tanto quanto scrivere. Non sottovalutare mai l’importanza di guardare fuori dalla finestra o di fare una passeggiata. Troppo spesso i problemi più intricati della storia possono essere risolti solo allontanandosi dalla scrivania.[…] Se vuoi essere uno scrittore, devi scrivere, comunque lo fai. Questo è inevitabile.”

E per finire il mio preferito, la riflessione dell’opinionista Oliver Burkeman sul The Guardian: Danielle Steel works 20 hours a day, but is that to be envied? (potete leggerne la traduzione di Bruna Tortorella su Internazionale: La scrittrice di best seller da non invidiare)

“Prima dell’arrivo della gig economy, cioè quando esisteva ancora il posto fisso e non bisognava dimostrare continuamente quello che si sapeva fare, sarebbe stata definita una “drogata del lavoro”, e il suo sarebbe stato considerato un atteggiamento compulsivo probabilmente motivato dall’ansia, dalla poca stima di sé o dal rifiuto di affrontare le difficoltà della vita.[…] Siamo chiari, nel dire che Steel è nevrotica non intendo minimamente esprimere una critica nei suoi confronti. Lo siamo un po’ tutti, a vari livelli, e lo dimostriamo nei nostri comportamenti.[…]Questo comunque non significa che dovremmo invidiare Steel per la sua produttività o concludere, come l’autore dell’articolo di Quartz, che “probabilmente non ci impegniamo abbastanza”. Tanto per cominciare, ognuno di noi hai i suoi problemi. Inoltre, se ci manca la motivazione specifica che spinge certe persone a essere iperproduttive, probabilmente per quanto ci sforziamo non riusciremo mai a emularle.[…]Essere davvero motivati è molto diverso da dover trovare la forza di volontà per esserlo.

E in effetti la conclusione dell’intervista di Danielle Steel su Glamour sembra rivelare che la scrittura per lei sia quasi un trattamento terapeutico, anche se un po’ d’urto:
“Il mio lavoro è sempre stato una sorta di grazia salvifica. È lì che mi rifugio. Anche quando sono successe cose brutte nella mia vita personale, è una costante. È qualcosa di solido in cui posso rifugiarmi. […] Quando ho iniziato, avevo lo stesso agente di Agatha Christie. Avevo circa 19 anni e lei novant’anni. L’ho incontrata una volta e ricordo che ha detto: ‘Voglio morire faccia a faccia con la mia macchina da scrivere’. E io mi sento così. Voglio dire, voglio andare avanti per sempre, solo scrivendo.”

Ne vale davvero la pena?

Le ferie se le concede anche Danielle Steel adesso, come potete vedere dalla foto sopra, dal suo profilo ufficiale su Facebook. 😀
Ma io sono comunque qui a chiedermi: scrivere per 22 ore al giorno, senza alcuna pausa finché non hai terminato completamente, sottoponendosi a ritmi estenuanti per il fisico… ne vale davvero la pena?

E’ vero che per avere risultati di un certo livello sono necessari dedizione assoluta e tanti sacrifici. Penso ad esempio agli atleti, come quelli che hanno partecipato a queste ultime Olimpiadi di Tokyo regalandoci forti emozioni: lavorano sodo per giungere a traguardi così importanti, iniziano giovanissimi con interminabili sessioni di allenamento. Le loro giornate sono fatte solo di scuola e palestra.
Ma è anche vero che la loro carriera è limitata e sono costretti ad abbandonare l’attività agonistica ancora molto giovani, poco più che adulti, rispetto ad altre percorsi lavorativi. La Divina Federica Pellegrini, nuotatrice olimpica con la prima medaglia d’argento a 16 anni, si è appena ritirata dalle scene a soli 33 anni.

Ma nella scrittura tutto ciò ha un senso?
Sono d’accordo con i quattro insegnanti di scrittura creativa, che ogni scrittore deve trovare i suoi tempi e modi.
Non solo. Mi viene in mente Haruki Murakami, lui ha scritto meno romanzi di Danielle Steel, ha “perso tempo” a correre diverse maratone, scrivendo sulla sua passione per la corsa un saggio memorabile, L’arte di correre, e nonostante questo da qualche anno è il favorito per il Premio Nobel per la Letteratura, dopo aver comunque conquistato tanto i lettori quanto la critica internazionale.
E sebbene Danielle Steel abbia scritto e venduto milioni e milioni di copie, con una schiera di lettrici affezionate, non ha mai raggiunto la stessa acclamazione della critica conquistata da Haruki Murakami. Forse, e dico forse, non ne vale poi tanto la pena…

 

 

Foto originale “Danielle Steel al Clive Davis Pre-GRAMMY Party, Beverly Hills Hote, 02-26-02” di s_bukley/Depositphotos.com
Alcuni diritti sono riservati. Solo uso editoriale.

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Comments (20)

Giulia Mancini

Ago 31, 2021 at 8:50 AM Reply

Sono d’accordo sul fatto che la disciplina sia fondamentale e che la scrittura si alimenti con la scrittura (l’ho provato in questi mesi in cui non ho scrittto, meno scrivevo e meno ci pensavo) ma scrivere per 22 ore al giorno vuol dire non solo non vivere, ma anche non fare il minimo di una vita normale. Ora visto che la Steel ha fatto nove figli in cinque matrimoni presumo che le 22 ore di scrittura siano limitate a quando è proprio in piena fase creativa…certo che anche così mi sembra troppo.
Tra l’altro scrivere 6 o 7 romanzi in un anno non rischia di stancare il lettore?
Sono d’accordo anche sul fatto che ogni scrittore deve trovare i suoi tempi e modi. Per esempio in una intervista a Che tempo che fa Ken Follett (mi pare sia lui perchè è passato parecchio tempo) affermava che lui scriveva tutti i giorni dalle 8.00 alle 14.00 poi pranzava e si dedicava allo svago. Ecco se devo essere sincera mi riconosco di più nel metodo da dipendente pubblico di Ken Follett, io stessa nel mio piccolo dedico i sabato e la domenica mattina alla scrittura, di solito il sabato faccio proprio dalle 8 alle 14 circa (la domenica è più difficile, lo faccio per due o tre ore), tutto dipende dagli impegni e dall’ispirazione. Qualche volta mi metto a scrivere anche di sera, ma devo essere proprio ispirata, magari quando c’è un’idea che mi frulla in testa dal mattino e resta lì nonostante la giornata lavorativa. Certo dovendo fare un altro lavoro per mangiare il tempo è sempre limitato…

Barbara Businaro

Set 01, 2021 at 10:28 AM Reply

Non è ben chiaro per quanto tempo lei riesca a reggere il ritmo di 22 ore di scrittura al giorno. Nel suo blog, in quell’articolo del 2009, ne parla come se effettivamente sia un periodo circoscritto alla sola prima bozza, nel pieno dell’ispirazione creativa. E all’epoca pubblicava 3 romanzi all’anno. Mentre nell’intervista di Glamour, dieci anni esatti dopo, con una pubblicazione di 6/7 romanzi all’anno, sembra essere un processo continuo, un modo di lavorare consolidato. Del tipo: i figli sono cresciuti, sono tutti autonomi, adesso scrivo come se non ci fosse nient’altro nella vita. Se guardi i suoi social, è un continuo annunciare un nuovo libro in arrivo. Ma non sono nemmeno sicura che questo “stanchi” le sue lettrici: se la seguono, e quello è il genere che vogliono leggere, l’unico problema è non esaurire il plafond della carta di credito!
Ecco, hai citato un altro ottimo esempio: Ken Follett, quasi coetaneo di Danielle Steel. Ha scritto di meno, circa 35 romanzi, ha venduto di meno, 160 milioni di copie. Ma ogni suo singolo romanzo ha venduto quasi il doppio di quelli della Steel. Il metodo del dipendente pubblico (adoro questo nome! 😀 ) sembra dare maggiori risultati, con meno fatica. Per lo meno, fatica “oraria”. 😉

Darius Tred

Ago 31, 2021 at 10:16 AM Reply

In tutta onestà: conosco l’autrice di fama ma non ho mai avuto occasione di leggere un suo romanzo.
Però, sempre in tutta onestà, mi stupirei davvero molto se i 179.487 romanzi fossero tutti diversi tra loro.

Quindi la domanda che mi porrei non è tanto “come fa a scrivere 58 ore al giorno” 🙂 ma, come fa a scrivere così tanto SENZA RIPETERSI. Il che, tradotto, vuol dire che nell’arco di decine e decine e decine e decine di romanzi ci deve essere per forza una serie di tematiche, ma anche trame, personaggi-tipo e magari pure colpi di scena che si ripetono. E si ripetono. E si ripetono.

Capisco che un’autrice così possa avere dentro il fuoco sacro della scrittura e che non riesca a fare altro, ma dal punto di vista di chi legge… che du’ pelotas. 😛
Con tutto il rispetto, ovviamente… 😉

Non sarà forse questo il motivo per cui, nonostante il successo innegabile, non abbia raggiunto certi livelli ben più prestigiosi?

E comunque, qualcosa non mi torna. Quando scriveva solo 3 romanzi l’anno, 9 figli e 5 matrimoni quando li gestiva? E ora ha pure una certa presenza social? Di certo non li gestisce di persona. Avrà un entourage. E quando lo coordina?

Barbara Businaro

Set 01, 2021 at 10:30 AM Reply

In tutta onestà: ricordo di aver letto Danielle Steel alle superiori, ma se mi chiedi titoli o trame, vuoto totale. Era pure stato un consiglio della professoressa di Italiano, pensa! 😀 Una mia compagna leggeva solamente Harmony, me ne prestava anche qualcuno, ne aveva uno scatolone sotto il letto. Non ricordo come uscì l’argomento, se la prof. chiese “Cosa leggi?” o se la mia amica disse “Mi piacerebbe scrivere romanzi rosa”. Ma venne fuori che leggeva “solo” Harmony e la prof. spaventata a morte rispose qualcosa del tipo “Prova a leggere Danielle Steel, dovrebbe piacerti, e scrive meglio.” Un tentativo di riportare la ragazza sulla retta via, immagino. Non che io volessi scrivere romanzi rosa 😉 , ma andai in biblioteca e iniziai a prenderne in prestito qualcuno. Non mi dispiacevano, ma avevo anche 17 anni e tutto un mondo letterario da scoprire. Però, e forse questo potrebbe rispondere alla tua domanda, dopo un po’ tornai alla cara vecchia arguta e trascinante zia Agatha Christie. Poi all’università mi buttai su tutto il mondo dei classici stampati a 1000, 2000, 2500, 3000, 2500 lire. Erano il mio pane, in quelle mezz’ore di treno dove era impossibile studiare sul serio, però si poteva leggere. 😛

Come gestiva figli e matrimoni? Dormendo poco. Nel suo blog, in parti che non vi ho qui riportato, scrive che addormentava i figli piccoli e il marito in carica, e poi andava a scrivere. Si coricava solo per quelle 4 ore per notte che sentiva di dover dormire. Ma quello che non viene detto, e lo si ritrova solo su Wikipedia inglese, Danielle Steel non è di famiglia povera: il padre era un immigrato ebreo tedesco, discendente dei proprietari della birra Löwenbräu, e la madre figlia di un diplomatico portoghese. Alla cene organizzate dai suoi genitori c’erano ospiti prestigiosi, ricchi e famosi. Ha lavorato come copywriter per la pubblicità e uno dei suoi clienti era l’editore di American Home Magazine, che le consigliò di scrivere narrativa. Quindi, non sembra aver avuto problemi per pagare le bollette di fine mese e nemmeno per ottenere il giusto aggancio. Possiamo supporre a questo punto che ci fosse una baby sitter e una cuoca, a darle una mano.
Il che, al di là del sacro fuoco della scrittura, rende ancora più incomprensibile rovinarsi la salute con 22 ore al giorno di scrittura…

Stefano Franzato

Ago 31, 2021 at 12:49 PM Reply

“E’ vero che per avere risultati di un certo livello sono necessari dedizione assoluta e tanti sacrifici.” La dedizione assoluta e i tanti sacrifici non assicurano i risultati “di un certo livello”: per quanto di dedichi assolutamente e ti sacrifichi tanto, un qualsiasi editore può (per gentilezza, tra l’altro) inviarti il classico “”Ci dispiace ma il Suo romanzo non rientra nelle nostre linee editoriali”. Ci sono, come si, varie geometrie: Euclidee, non euclidee, editoriali tutte con le loro linee. In barba alla tua totale dedizione e i tuoi sacrifici.

Barbara Businaro

Set 01, 2021 at 10:32 AM Reply

Infatti io non ho scritto che “dedizione assoluta e tanti sacrifici” “assicurano” i risultati. Ma senza “dedizione assoluta e tanti sacrifici” non arrivi nemmeno a terminare la prima bozza di un romanzo, e se non hai quella non hai proprio nulla da inviare ad un editore. 🙂
In Matematica si direbbe, per essere proprio proprio ligi: dedizione assoluta e tanti sacrifici sono “condizione necessaria ma non sufficiente” per avere risultati di un certo livello. Del resto, anche Danielle Steel ha atteso 7 anni per trovare l’editore per il suo primo romanzo, e poi ha dovuto attendere altri 4 anni per trovare un editore al secondo romanzo. Senza dover scomodare i famosi 12 editori inglesi che nel 1995 rifiutarono Harry Potter perché troppo lungo come libro per bambini. Se non hai dedizione assoluta, ti arrendi al primo rifiuto o alla prima recensione negativa.
A me era bastato anche meno. Un famigliare che ridesse di una mia poesia quanto avevo solo 12 anni. E che probabilmente ha continuato a ridere finché non ha visto il mio nome su Confidenze. Non cambia niente, scrivevo anche prima, ma per qualcuno il supporto fa sostanza… 🙁

Sandra

Ago 31, 2021 at 1:04 PM Reply

Parto dal fondo, ti chiedi se ne valga davvero la pena e io – Sandra Faè comunque molto ambiziosa nella scrittura – dico no. A parte che figuriamoci se mai potrei sostenere un ritmo del genere, non ci sono proprio i presupposti, devo dormire, amo stare con mio marito e con i miei amici, con la mia famiglia (tranne quando mi fa incavolare!!!) e sono cose che non potrei mai mettere da parte. Lo stesso per la lettura, che diamine, mentre scrivo non leggo? Naaa, non fa per me. Certo non sono Danielle Steel né mai lo sarò.
Da questi interessanti estratti e dal tuo posto come sempre ricco e assai godibile, al di là del discorso salute che non è da poco, esce il quadro di una donna mica troppo simpatica.
La grazia salvifica della scrittura (e della lettura che per lei appunto pare sia in secondo piano) la conosco, ma così è davvero troppo, le invidio solo l’incontro con Agatha Christie.
Sono certa di aver letto Palomino, ho controllato ed è del 1981, ci sta, avevo 13 anni. A quei tempi eravamo abbonati all’EUROCLUB e Danielle Steel era sempre presente in catalogo, va detto che ci iscrivemmo perché alla twin piaceva il ragazzo che citofonò per proporre la cosa, e per farlo tornare ci disse che sì, sì, sì avrebbe comprato un sacco di libri, iscriviamoci! Naturalmente poi comprò solo il Manuale del cane, e toccò a me e a mia mamma sopperire. Emblematico a dir poco. La associo a Helen Van Slyke, ma ora googlando mi sono resa conto che quest’ultima è molto più anziana, o meglio già deceduta, era del 1919. Comunque, forse ho letto altro oltre a Palomino (c’era un cavallo e le solite storie lei belliissima, ostacoli idioti e molti soldi) ma non ricordo. Da fan del rosa, questo è un genere di rosa che non rientra nel mio pantone preferito.

Barbara Businaro

Set 01, 2021 at 10:33 AM Reply

Come dicevo a Darius, ho letto qualcuno dei suoi romanzi nel periodo delle superiori, presi in prestito in biblioteca. Ma non riesco a ricordarmi titoli o trame, mentre di altri, anche di autori meno conosciuti e famosi, magari ricordo per filo e per segno una storia, anche dopo vent’anni. Questo credo voglia dire qualcosa. 😉
Poi è vero che mentre sei lì che scrivi, tutto il mondo reale resta fuori dalla porta. Per scrivere questo post ho dovuto spegnere il telefono per almeno 4 ore (era in corso una chat piuttosto vivace e le notifiche trillavano di continuo) e in effetti sono andata a dormire tardissimo (quando ti rubano i permessi al lavoro, tu rubi il sonno per scrivere, c’è poco da fare). Ma non potrei fisicamente sopportare un ritmo del genere. Penso che alla fine arriverei ad odiare la scrittura.
In quanto a simpatia, in effetti l’uscita di Danielle Steel contro i giovani e, in generale, contro chi vorrebbe un equilibrio tra vita lavorativa e vita privata, senza per questo dover rinunciare a una solida carriera, sì, è estremamente antipatica. Specie se poi viene ripresa dal mondo economico come esempio di perfetto lavoratore. Come ha appunto scritto il sito di business Quartz (solo ora sono riuscita a ritrovare l’articolo! non risulta nemmeno dalle loro ricerche…): Danielle Steel’s surprising secret to success
Senti cosa scrivono: “È vero che Steel è insolita, forse solo perché è disposta a lavorare tanto. Tuttavia, non è seduta ad aspettare che accadano miracoli, e non è una creatura magica, anche se il suo successo e la sua produttività danno sicuramente quell’impressione. Sapere che l’approccio di Steel è in realtà semplice dovrebbe essere un sollievo per il resto di noi, qualunque cosa stiamo lottando per ottenere. La maggior parte di noi non scriverà nemmeno un singolo bestseller nella vita. Ora almeno sapremo il motivo: probabilmente non ci stiamo impegnando abbastanza.”
Già, peccato che l’idea di lavorare così tanto, sacrificando tutto il possibile, in maniera estrema, suggerendo (e Steel lo dice) che il lavoro è l’unica fonte di soddisfazione e gioia, è un concetto spesso sfruttato dalle multinazionali per ottenere dai dipendenti il massimo al minor costo.
Poi in realtà a leggere bene bene la biografia di Danielle Steel si prova anche tanta tristezza, si capisce perché si è concentrata tanto nella carriera. Perdere un figlio, suicida per malattia mentale, non dev’essere una passeggiata. E nemmeno cinque matrimoni, che sottintendono almeno quattro separazioni. C’è sempre il rovescio della medaglia.

Speranza

Ago 31, 2021 at 3:19 PM Reply

Orrore! Secondo me finge, altrimenti è molto malata.
Tra l’altro non ho mai letto un suo libro e a questo punto non credo che lo leggerò mai.

Barbara Businaro

Set 01, 2021 at 10:35 AM Reply

Non so dire se finga. Mi viene da pensare che l’abbia fatto, lavorare per 22 ore al giorno, in periodi limitati e quand’era molto più giovane. Non ce la vedo oggi una donna di 74 anni, anzi 72 perché l’intervista è del 2019, a reggere un ritmo del genere, tra l’altro con un fisico minuscolo come il suo. A quell’età è davvero poco credibile.
Poi io sono per leggere almeno un romanzo di un autore, giusto per farsi un’idea, anche se l’autore non ci ispira simpatia. Stephen King non mi piace in alcune sue esternazioni e riflessioni, ma in quanto a scrittura merita di essere letto. E l’ho scoperto vincendo un pregiudizio. Non dico che Danielle Steel sia di pari livello, ma si impara anche da ciò che …non si vorrebbe più leggere. 🙂

Daniele Imperi

Set 01, 2021 at 12:21 PM Reply

Più che surreale sembra impossibile. E c’è qualcosa che non torna. Se scrive per 22 ore al giorno, dorme solo 2 ore a notte, e mi pare eccessivamente poco. Ma deve anche mangiare e quindi almeno 1 ora al giorno parte fra colazione, pranzo e cena. Suppongo e spero si lavi anche, e via altri minuti. Quanto resta per dormire? 45 minuti circa per notte.
Per me l’ha sparata grossa.

Barbara Businaro

Set 02, 2021 at 6:11 PM Reply

Anche secondo me è impossibile un tale ritmo. Dichiara che può dormire poco, anche 2 ore le bastano, ma per quanti giorni di fila? Colazione, pranzo e cena glieli portano in vassoio, quindi presumo mangi davanti alla macchina da scrivere. Poi credo che conteggi, erroneamente, il bagno all’interno di quelle 22 ore, anche se poi afferma di non pettinarsi per settimane…
Mi è capitato di fare degli “after hour”, come li chiamiamo qui, e sono arrivata a 24 ore filate. Ero Presidente di seggio elettorale nell’epoca dell’unico giorno di votazione domenicale, alzata alle 5, seggio aperto alle 6 fino alle 23, chiusura e spoglio delle schede subito dopo, senza interruzione, una volta terminammo alle 5 del mattino successivo, stravolti, qualcuno fu accompagnato a casa per non guidare in quelle condizioni.
Ma è impossibile arrivare a 22 ore con la mente lucida. E infatti gli studiosi del sonno, interrogati sul metodo Steel, hanno supposto che lei sbagli completamente la sua valutazione: “crede” di reggere fino a 22 ore, ma in realtà non sta più producendo risultati plausibili.

Luz

Set 01, 2021 at 12:35 PM Reply

Mi pare davvero ai limiti dell’assurdo. In sostanza, la signora non vive, non socializza, riduce al minimo le esigenze di sopravvivenza, per scrivere fino a 22 ore al giorno e fino a 7 libri all’anno. Mah…
Comunque, si tratta di narrativa di consumo, non è letteratura ad alto profilo. Ricordo di avere amato, da adolescente, un suo romanzo, Star. Mi piacque davvero moltissimo, avevo 16 anni. Erano gli stessi anni in cui scoprii però anche la letteratura inglese regency e vittoriana, dopo avere letto tanto di Dickens, e quel tipo di romanzo “leggero” uscì dai miei canoni di preferenza.

Barbara Businaro

Set 02, 2021 at 6:16 PM Reply

Di che cosa può scrivere poi, uno scrittore che non vive?! :O
Proprio perché si tratta di narrativa di consumo, non capisco perché tutti questi sacrifici, alla sua età oramai. Credo che al suo posto vivrei di rendita, o scriverei ma più rilassata, per diletto vero, non ammazzandomi alla scrivania.
Potrei poi capire 22 ore al giorno per scrivere un romanzo possente, un Guerra e pace (cito il primo che mi viene in mente), ma per una storia rosa “leggera” mi sembra uno sforzo eccessivo.

Grazia Gironella

Set 01, 2021 at 9:08 PM Reply

Non credo che si possa valutare oggettivamente un simile modo di lavorare. Dovrei dire che è una pazza scatenata, ma non la direi giusta, perché evidentemente lei è così, quindi quello è il suo equilibrio. Se la invidio? Proprio no. Non vorrei essere così monotematica nella mia vita. Se però mi dice che il suo “è un modo pazzesco di GUADAGNARSI DA VIVERE”, forse un cazzottino piccolo glielo assesto… XD

Barbara Businaro

Set 02, 2021 at 6:17 PM Reply

Voglio vederti assestarle il cazzottino!! XD
Potrebbe anche essere che quello è il suo equilibrio, ma allora non dovrebbe farsene un vanto e tacciare i giovani di essere scansafatiche. Piuttosto suggerire di cercare ognuno il proprio personale equilibrio e ammettere che quelle 22 ore al giorno sono il segreto del suo successo, un metodo difficilmente replicabile.

Maria Teresa Steri

Set 06, 2021 at 10:22 AM Reply

Mio dio! Al di là del fatto che come avete già fatto notare, probabilmente ha un po’ esagerato con i numeri, dedicare un tempo così lungo alla scrittura al punto da mettere a repentaglio la salute mi sembra davvero una cosa compulsiva, un po’ da malati. Però è pur vero che ognuno ha i suoi tempi in questa attività. Io dedico una media di due ore al giorno alla scrittura, quando sono in conclusione di un romanzo arrivo a 4 ore ma mai di più, anche perché per scrivere devo anche un po’ riflettere… E comunque ho bisogno di 7-8 ore di sonno, per non dire che esistono altre cose nella vita!
Al di là di tutto Danielle Steel sarà pure un’autrice prolifica, ma ho sempre trovato i suoi romanzi alquanto insulsi, almeno da quello che lessi nel periodo in cui provavo di tutto. In ogni caso, un esempio da non imitare!

Barbara Businaro

Set 06, 2021 at 11:35 PM Reply

Quindi Maria Teresa anche tu usi quello che Giulia ha battezzato nel suo commento il metodo del dipendente pubblico, e mi sembra che per entrambe dia ottimi risultati, alla fine ogni anno arrivate alla pubblicazione di un romanzo, curandovi poi anche tutta la parte promozionale. Danielle Steel può anche vantare record di vendite, ma secondo me ha anche cominciato la sua carriera di scrittrice in tempi migliori, e con gli agganci giusti, scorrendo la sua biografia nei particolari. Dubito che la sua esperienza sia ripetibile, nemmeno con le 22 ore di scrittura al giorno.

Paola

Set 09, 2021 at 4:50 PM Reply

A Natale 2019 nel corso di una conferenza, ho avuto il grandissimo onore di conoscere e chiacchierare per un po’ con la prof.ssa Amalia Ercoli-Finzi (Classe 1937), prima donna italiana a laurearsi in ingegneria aeronautica (nel 1962), per me un mito assoluto. Non voglio dilungarmi spiegando chi sia questa grande Donna (google esiste per questo) ma evidenzio che la Prof.ssa ha avuto un unico marito e 5 figli. Alla mia domanda fin troppo impulsiva “ma come ha fatto a conciliare questo tipo di lavoro con l’avere una famiglia e per di più numerosa?” mi ha candidamente risposto che della famiglia si è sempre occupato il marito, che nel momento in cui le carriere di entrambi stavano per decollare, di comune accordo hanno deciso che fosse quella di lei ad avere la priorità.
5 mariti…9 figli…22 ore al giorno di scrittura…6/7 libri all’anno…scrivere su una vecchia macchina da scrivere nel 2021 “fino a farsi sanguinare le mani”…non credo sia necessario scomodare la zia “Agatha” per intuire che le verità non è proprio così come ce la racconta lei o come la spacciano i vari giornali.
Mi par di capire che siete tutti scrittori ma io sono lettrice e lettrice accanita e quand’ero studentessa fuori sede ed esaurivo il budget a disposizione per i libri di svago, mi adattavo a leggere qualsiasi cosa avessero a disposizione le mie coinquiline e Danielle Stell era un must per le matricole sognatrici che al termine del loro anno da matricole abbandonavano l’università alla prima sessione di esami e si sposavano entro il successivo anno.
C’è un motivo per cui non ricordate le trame e per cui non è acclamata dalla critica.
Lei: bellissima, orfana e/o giovane vedova e/o con bimbo neonato tenuto nascosto e/o vittima di violenza, povera (sempre), professione? subalterna…infermiera di un giovane bellissimo chirurgo ricchissimo ed arrogante, segretaria di un giovane bellissimo avvocato ricchissimo ed arrogante, portaborse di un giovane bellissimo magnate ricchissimo ed arrogante, ecc.
Credo sia inutile raccontarvi le trame però mi lancerò in un vergognoso spoiler: c’è sempre il lieto fine.
Come Barbara ma per studio prima e per lavoro poi, mi è capitato più volte di fare le after hours e so per certo che sì, si può tirare per 24 ore di seguito, anche per 36 se è questione di vita o di morte, ma per riprendersi ci vogliono giorni quando si è giovani e settimane man mano che si va avanti e che gli intervalli tra una e l’altra di queste “maratone” si dilatano in maniera esponenziale perchè minano seriamente la salute fisica e psicologica di chi le compie perchè solo una violenta carica di adrenalina da’ la forza di compierle ma poi si resta come i palloncini gonfiati con l’elio al termine del veglione di capodanno.

Barbara Businaro

Set 09, 2021 at 11:42 PM Reply

Mi inchino di fronte a un commento così ricco. Mi inchino di fronte alla professoressa Amalia Ercoli-Finzi (che non conoscevo, ma che a 84 anni è in super gambissima, si veda questo bellissimo discorso di giugno: Il videomessaggio di Amalia Ercoli Finzi per i Maturandi 2021). Mi inchino ancora di più di fronte al marito, che scelse di fare un passo indietro per la carriera della moglie!! 🙂
E poi sorrido, alla tua sagace riduzione delle trame di Danielle Steel! 😀 😀 😀

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