Di cosa ha bisogno uno scrittore per il suo libro? Di un'agenzia di comunicazione? Di un ufficio stampa nazionale?

Di cosa ha bisogno uno scrittore per il suo libro?

Nella casella email associata a questo blog ricevo parecchio spam, messaggi pubblicitari non richiesti e indesiderati, fantomatiche newsletter a cui mi sarei iscritta senza rendermene conto, per ricevere proposte commerciali dubbie o alquanto fumose, a volte decisamente lontane dai temi trattati in questo mio piccolo spazio personale.
Non sto parlando delle richieste di collaborazione per pubblicare qui qualche articolo, aumentando la loro quotazione presso i motori di ricerca (e abbassando la mia…). La maggior parte di queste sono invii da parte di software bot dove viene semplicemente sostituito l’indirizzo email destinatario e il nome del dominio dopo “Spettabile Redazione…”, attingendo a qualche elenco di indirizzi di proprietari di siti web profilati per tipologia. E chiedendomi, in lingua inglese, di poter inserire un loro contenuto in questo sito, in lingua italiana. Che loro hanno letto e apprezzato tanto. Come no.

Non sto nemmeno parlando delle missive da parte dei miei lettori del blog, che risultano sempre scambi interessanti, tra le loro domande e le loro curiosità scaturite dai miei post, il rendermi partecipe dell’ultimo romanzo concluso o inviarmi un approfondimento da leggere scovato su qualche rivista. Da queste mail in genere impariamo qualcosa tutti e due, io e il mittente della mail. Ben venga il lettore chi mi scrive! 🙂

Parlo proprio di sedicenti agenzie di stampa che inviano comunicati ad cazzum. Prendono gli indirizzi email dal web senza rispettare né il vecchio Testo Unico sulla Privacy del 1996 né il nuovissimo scintillante Regolamento GDPR del 2018, senza fare un minimo di valutazione su quanto il destinatario sia in target con il contenuto del comunicato e rischiando, come puntualmente accade, la reazione inversa di essere segnalati come spammer da tutte le piattaforme, in primis dal signor Gmail che in breve tempo li farà sparire.

Sia sul disclaimer del blog che sulle linee guida per guest post è ben scritto in grassetto: Non pubblico recensioni di libri né comunicati stampa.
Mi sembra abbastanza chiaro, semplice, lineare. Eppure continuo a vedere la mia casella email intasarsi a causa di queste email. Qualcuno si prende pure la briga di spedire la bellezza di 10 MB al colpo di file di ogni genere per ogni comunicato stampa. Non solo violando palesemente la normativa sulla privacy, non solo risultando maleducati, dato che alla mie richieste di essere cancellata dalla mailing list fraudolenta non hanno dato seguito (perché per altro nella loro email è assente il collegamento per la disiscrizione), ma comportandosi pure come spammer a tutto tondo dato, intasando lo spazio delle caselle email di destinazione di materiale non richiesto. Se fossero intelligenti, gli basterebbe mettere a disposizione tale materiale su uno spazio web a libero accesso, invece di allegarlo alla mail (intasando anche il loro server di posta). Alla fine, per salvaguardare la mia casella email, sono costretta a segnalarli direttamente al loro service provider come “spam abuse” e gli sarà probabilmente bloccato il servizio in futuro.

Cosa ci può essere dietro a un invio massivo di mail senza alcun significato? Un’agenzia di stampa che lavora male, qualcuno che si sta improvvisando in una professione di cui non comprende nemmeno lo scopo: arrivare al cliente, ma non un cliente a caso, ci vuole il cliente interessato.
Per quanto io apprezzi la brugola e ne abbia un cassetto pieno, rifornito per le emergenze, non sono interessata a sponsorizzare il Festival della Brugola! Per lo meno non come webnauta, blog sulla scrittura creativa, sulla lettura e sull’acquisto compulsivo di libri. Non di brugole.

In mezzo a questo delirio di comunicati, volantini e offerte imperdibili, un paio di email però hanno destato la mia attenzione: un ufficio stampa nazionale, a più riprese nel giro di pochi mesi, mi propone un salto di qualità, affidandogli la diffusione dei miei libri.
Uhm, quali libri?! Devo ancora finire di scrivere il primo… 😀

In qualche modo mi ha ricordato quel brutto episodio del luglio 2020, quando un altro ufficio stampa a diffusione nazionale, con un portfolio di collaboratori importanti, ha risposto con un commento sessista terribile alla recensione negativa, ma argomentata, di una bookblogger a cui aveva inviato un romanzo di un proprio cliente per una valutazione. A quel primo insulto pubblico ne seguirono pure altri, da parte dell’account dell’ufficio stampa. Su Instagram si scatenò tutta la rete e persino i quotidiani nazionali si occuparono della triste vicenda, compresa un’indagine puntigliosa del giornale Open che scoprì notevoli incongruenze dello stesso ufficio stampa.
Ve ne avevo raccontato in questo post: Lo scivolone dell’ufficio stampa per scrittori

Sono passati quasi due anni da quella vicenda, ma io sono ancora qui a chiedermi: uno scrittore ha davvero bisogno di un ufficio stampa per il suo libro? Come fare a distinguere i ciarlatani, che inviano comunicati stampa come spammer di lungo corso, dai professionisti del mercato?
Beh, trovare degli errori di ortografia nel testo del comunicato potrebbe essere un campanello d’allarme…

Un ufficio stampa nazionale
con errori di ortografia…

Questo ufficio stampa nazionale si propone come un servizio di comunicazione professionale specifico per scrittori e case editrici, ma parte male già dalla prima frase in testa alla mail, una domanda posta subito a bruciapelo al destinatario (che ho pensato bene di utilizzare nel titolo di questo post, perché è da questo punto che è partita la mia analisi): “Di cosa ha bisogno uno scrittore e una casa editrice?”
Aspetta, wait a minute. Semmai sarà “Di cosa HANNO bisogno uno scrittore e una casa editrice?” Uno scrittore E una casa editrice, cioè essi HANNO bisogno. Se fosse lo scrittore da solo, allora HA bisogno, ma siccome sono due, al plurale, allora HANNO bisogno. Coniugazione del verbo “avere”, in genere te la spiega la maestra nella classe quarta della scuola primaria.
Ammettiamo che sia un errore di copia e incolla del testo, all’ultimo momento l’autore del comunicato ha pensato di inserire anche le case editrici come destinatarie dell’invio, dimenticandosi di ricontrollare bene tutta la frase.

Vado avanti nella lettura e il mio sguardo si ferma qui: “l’ agenzia di comunicazione nazionale specializzata nel settore dell’editoria”.
Noto subito infatti quello spazio di troppo tra “l'” e “agenzia”, un errore di battitura che però viene facilmente intercettato da qualsiasi editor di testo, anche quelli gratuiti online. Possibile che un ufficio stampa focalizzato sulla scrittura non controlli i propri testi?!

Vado subito alla ricerca dei contatti per capire, al di là del nome del brand, qual è la società dell’ufficio stampa. Il collegamento “Le nostre pubblicazioni on line” punta però ad un profilo personale (nome e cognome come account) su Instagram, il che fa pensare ad un’unica persona dietro questa agenzia. Normalmente il profilo personale si lascia da parte e si crea un profilo business per un’attività di qualsiasi tipologia, sempre se non sei un’artista e allora capisci che personale e professionale sono un tutt’uno. Ma questa è un’agenzia di comunicazione, fornisce una consulenza, deve essere solo e assolutamente professionale.

Dopo un po’ di blablabla, in cui si evidenziano la specializzazione di quest’agenzia proprio sull’editoria, la diffusione della comunicazione su scala nazionale presso la stampa e gli altri media (quali? anche la televisione? davvero? su quali reti?), la grandissima quantità e qualità dei media associati all’agenzia, segue un elenco di tutte le opportunità vantaggiose nell’affidargli la divulgazione del nostro libro.
Ed è proprio qui che la mia lettura cade rovinosamente su altri errori di ortografia e grammatica: “i nostri media presentano un ottima cassa di risonanza” senza l’apostrofo tra “un” e “ottima”; “per l’alta qualità della redazione di ogni comuncato” dove – accidenti che alta qualità! – si sono dimenticati per strada la “i” dentro il povero “comuncato”; “qualsiasi pubblicazione ottenuta in qualsiasi formato audio, video, cartacea, web” con non solo la stridente ripetizione di “qualsiasi” a breve distanza nella frase (vocabolario dei sinonimi e contrari, questo sconosciuto), ma l’aggettivo declinato al femminile “cartacea” riferito al sostantivo maschile “formato”, probabilmente confuso col soggetto femminile “pubblicazione”.
Una singola svista la posso anche capire, tante e tutte insieme proprio non sono accettabili. Oltretutto lo stesso identico testo, senza aver mai subito alcuna correzione, mi è stato recapitato in tre invii email distinti, nell’arco di tre mesi, con oggetto della mail sempre differente. Vostro Onore, qui c’è la reiterazione continua del reato!!

Sono troppo critica? No, affatto. Queste persone si propongono per curare la vostra comunicazione, quel che loro scrivono sarà in nome vostro, in qualità di scrittori. Non si può essere “troppo” critici quando qualcuno ci rappresenta e pretende di farlo proprio utilizzando quello strumento per il quale vogliamo essere valorizzati, il testo. Se fossero degli intermediari nella vendita di calzini di cotone (e mi perdonino i venditori di calzini di cotone per il paragone, ingiusto ma comprensibile), potremmo anche soprassedere. Ma si parla di scrittura e allora come minimo devi curare la grammatica, l’ortografia e lo stile. Condizione necessaria, e non sufficiente.

Certo, scrivere una mail è quasi un’arte, richiede molta pratica e qualche buona ma semplice regola, come avevo scritto in questo post: Falla semplice! Come scrivere un’email efficace
In questo caso, non c’è stata valutazione del destinatario: se ti proponi per la comunicazione di uno scrittore, il linguaggio deve essere perfetto, immacolato, dalla prima parola fino all’ultimo punto. Anche la forma grafica della mail, frasi spezzate con il testo centrato nella mail, uno sfondo monocolore pesante, è quella di un volantino pubblicitario di bassa qualità, buttato un po’ là. Solo nell’ultima mail è presente un link dove richiedere la cancellazione dell’iscrizione alla newsletter (funzionerà? lo vedremo solo in futuro), ma mancano i riferimenti corretti dell’azienda, il collegamento alla privacy policy, il disclaimer legale. Peccato che questa è una mail professionale, non personale, e non possono assolutamente dimenticarsi quei dettagli per strada. Soprattutto è mancata una rilettura del contenuto prima dell’invio, quell’ultimo sguardo che avrebbe permesso di individuare gli errori di grammatica e battitura. Anzi, sarebbe bastato incollare il testo su Microsoft Word/LibreOffice e lasciare che il correttore ortografico facesse il suo dannato lavoro.

Ogni mail di questo ufficio stampa chiude con la richiesta di prenotare un appuntamento telefonico su WhatsApp.
Sorrido. Non lo utilizzo, non ce l’ho nemmeno installato. Lo sapete che si può vivere benissimo senza WhatsApp? 😀
Le comunicazioni di lavoro serie (e per uno scrittore, il suo libro è il suo lavoro) non viaggiano su WhatsApp.

Valutare la professionalità
di un’agenzia di comunicazione

Proprio in occasione dello scivolone dell’ufficio stampa con la bookblogger, menzionato nell’introduzione, avevo scritto anche un post con alcune indicazioni per reperire informazioni in rete sulle agenzie che si propongono, analizzando il contenuto dei loro comunicati, dei loro siti web, e vagliando bene se affidargli la nostra comunicazione: Come valutare un ufficio stampa per scrittori

Parallelamente, in collaborazione con vari amici scrittori, proprio sulla base delle loro esperienze nel mercato editoriale, tra self-publishing e pubblicazione tradizionale, ho scritto anche un post su quali passi seguire per capire quale casa editrice abbiamo davanti (alcuni punti sono in comune con la verifica dell’agenzia di comunicazione) e che tipo di contratto ci sta proponendo: Criteri minimi per la valutazione di una casa editrice

Prima di tutto, sono partita dal sito web pubblicizzato nelle diverse mail ricevute. Devo dire che, ad un prima occhiata, mi ha lasciato sorpresa: dal punto di vista tecnico, utilizza un buon template grafico, c’è l’informatica sui cookie corretta e l’informativa della privacy (perché non l’hanno linkata nella mail?), i contenuti sono ben organizzati nel menù, la grafica segue lo schema preciso dei colori del logo ed il template è pure responsive. Tutto decisamente più professionale dell’email raffazzonata ricevuta nella mia casella di posta.
Subito noto che qui si parla di “servizi editoriali professionali”, con la possibilità di richiedere schede di valutazione del manoscritto, correzione di bozze, preparazione di booktrailer, assistenza alle interviste in videoconferenza e podcast, probabilmente focalizzati più sulle case editrici.
Scendo nel particolare, leggendo proprio il contenuto di ogni area del menù. I testi, qua e là, mantengono qualche errorino di ortografia, come se l’autore della parte scritta fosse invece lo stesso delle proposta dell’ufficio stampa nazionale ricevute via mail.

Vado dunque alla ricerca dell’effettivo proprietario del sito, scrivendo l’indirizzo web all’interno del Whois Database (il registro di tutti i domini in internet, per capirci come www.webnauta.it o www.barbarabusinaro.it). Come risultato, l’intestatario del dominio è la stessa persona dell’account Instagram raggiunto prima dal link “Le nostre pubblicazioni on line” all’interno delle diverse mail ricevute.

Visto che per l’art. 35 c.1 Dpr 633/1972 è obbligatorio indicare la Partita IVA sul sito web dei soggetti che intraprendono l’esercizio di un’impresa, arte o professione, prendo proprio il codice della Partita IVA dall’homepage e la verifico sul sito dell’Agenzia delle Entrate (il servizio è pubblico e gratuito, ogni tanto cambiano l’indirizzo ma basta cercarlo da Google). In questo caso, la Partita IVA esiste da appena un anno ed è intestata ad una singola persona, non una società, la stessa persona dell’account Instagram di cui sopra.

Dato che l’indirizzo fisico della sede legale dell’agenzia, indicato in homepage sul sito, sembra addirittura non esistere su Google Maps e su TuttoCittà, mi metto alla ricerca del vero indirizzo legato alla Partita IVA, tramite il portale registroimprese.it delle Camere di Commercio (anche questo servizio pubblico e gratuito). Eh beh, la sorpresa è vedere che alla Partita IVA è invece associato un indirizzo di un quartiere popolare residenziale, con i panni stesi alle finestre, completamente differente da quanto indicato nel sito, un numero civico inesistente di una zona commerciale. Magari c’è stata una nuova numerazione dei civici, possibile, ma perché la Partita IVA punta altrove, in altro comune?

Ponete anche attenzione se la Partita IVA è registrata con i codici ATECO appropriati, cioè se la classificazione dell’attività economica è corretta: per un’agenzia di comunicazione dovrebbero riguardare l’ideazione di campagne pubblicitarie, la vendita di servizi di marketing oppure le consulenze imprenditoriali. In questo caso, tutto in regola: l’ufficio stampa è un ufficio stampa correttamente registrato.
Preoccupatevi alquanto se il business principale dell’impresa, secondo i codici ATECO, risulti in realtà un laboratorio di pasticceria o una rivendita di pneumatici. 😉

Mi mancava di rintracciare qualche referenza diretta, ma l’agenzia di comunicazione sembra essere troppo “giovane”, come attività, e poco conosciuta nel mercato editoriale (dove, va detto, molti improvvisano una professionalità che non hanno meritato a curriculum). Cercando qualche libro e qualche scrittore la cui comunicazione sia stata curata da questo ufficio stampa, ho osservato un’incongruenza tra il portfolio dei clienti contenuto sul sito web, elenco striminzito di titoli di nicchia, senza possibilità di sapere su quali media a scala nazionale sono stati pubblicizzati, e quanto viene mostrato sull’account Instagram, dove si confondono, forse in maniera un po’ furbetta, le letture personali del proprietario dell’account e le interviste degli scrittori in qualche canale televisivo nazionale, senza specificare se sono clienti dell’ufficio stampa o semplici post a titolo, appunto, personale, senza alcuna valenza professionale. Uhm uhm uhm.

Un’ultima analisi doveva soddisfare la mia curiosità informatica: il volume di traffico del sito e il suo posizionamento sui motori di ricerca, per capire quanti utenti lo stanno ricercando, quanti lo contattano effettivamente e quanto se ne parla in giro nella grande rete. Che ufficio stampa professionale sarebbe se non fosse in grado di diffondere almeno sé stesso?!
Mi è bastato inserire il nome del dominio sullo strumento gratuito di analisi di SEOZoom. Per la verità, SEOZoom non misura gli accessi diretti ad un sito, ma utilizza il posizionamento del sito su Google (per esattezza, delle chiavi di ricerca impostate) per stimare il traffico del sito stesso, come spiegato qui: Monitoraggio traffico, come usare i dati di SEOZoom
Al momento attuale però, con la crisi dell’analisi dei dati dovuta alle maggiori restrizioni nell’uso dei cookie, anche le valutazioni di SEOZoom sono da prendere con le pinze: gli utenti si sono evoluti, non accettano più tutti i cookie all’apertura di un sito web, spesso abilitano sul proprio computer il rifiuto di tutti i cookie di default, anche quelli innocui. Di conseguenza, non si riesce più ad avere un conteggio verosimile degli accessi al sito, nemmeno dai motori di ricerca.

Quindi, se si considerano le serie storiche (ovvero l’andamento del traffico nel tempo, ma specie in questo ultimo anno) inevitabilmente si osserverà una variazione in discesa, soprattutto per chi ha applicato rigorosamente l’ultimo aggiornamento della normativa per i cookie.
Ma dopo un solo anno di lavoro (dall’apertura della Partita IVA), il posizionamento del sito dell’ufficio stampa mi sembra alquanto claudicante per un’agenzia che prospetta una diffusione di rilievo su stampa nazionale, affidata ad una squadra di professionisti di alto livello…
Semplicemente: se non curi bene la tua stessa comunicazione, come pensi di poter curare la mia?! 😉

Di cosa ha bisogno uno scrittore per il suo libro?
Di serietà, sempre e comunque

La mia opinione è che questa agenzia di comunicazione non sia il business principale del suo titolare. Probabilmente si avvale di collaborazioni per i contenuti del sito web, i comunicati stampa e soprattutto per quella newsletter pubblicitaria ricevuta anche nella mia casella di posta (senza averla richiesta, è bene sottolinearlo). Non c’è niente di male in questo, sia chiaro, ma visti gli errori mantenuti per gli invii email di tre mesi consecutivi, difficile accordargli il titolo di “alta qualità”. Almeno, non in questo momento.

Al di là di investire del denaro con un’agenzia di comunicazione e non avere risultati concreti in termini di visibilità (comunque maggiore visibilità non è garanzia di maggiori vendite del proprio libro!), il rischio è di averne addirittura un danno d’immagine se ci siamo affidati alle persone sbagliate, come dimostra appunto il caso dell’ufficio stampa Il Taccuino, le cui prodezze sono ancora oggi rintracciabili sui quotidiani nazionali, tutte lì, a portata di click. La rete poi dimentica più facilmente una buona lettura che una pessima figura…

Piuttosto che affidarsi a un servizio qualunque, senza alcuna garanzia, è meglio fare da soli. Almeno avrete la scusante di non essere dei professionisti e di aver fatto del vostro meglio in quella che non è la vostra attività principale.
Potreste cominciare col leggere Come si diventa un venditore meraviglioso di libri?, la mia breve recensione del famoso saggio “Come si diventa un venditore meraviglioso” (traduzione di How I Raised Myself from Failure to Success in Selling) di Frank Bettger, considerato una vera e propria Bibbia per i venditori professionisti.

Ma poi di cosa ha davvero bisogno uno scrittore per pubblicizzare il suo libro? Di serietà, sempre e comunque.
Dalla più insignificante delle newsletter inviate casualmente a qualche ancor più insignificante blogger di scrittura al singolo comunicato stampa spedito in pompa magna alle redazioni delle maggiori riviste letterarie, redazioni di quotidiani, spazi culturali televisivi. La serietà in ogni singolo momento del proprio lavoro è il maggior indice di professionalità. Con la serietà non si sbaglia mai. 🙂

 

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Comments (12)

Sandra

Mag 25, 2022 at 8:47 AM Reply

Post assai interessante e di buon senso.
Due situazioni che mi sono capitate di recente (una giusto ieri).
Da anni mi scrive un ufficio stampa piuttosto importante per segnalarmi le uscite libresche, avrà preso la mia mail dal blog, e va bene (circa perché non li ho autorizzati a sti invii massivi), tutto sommato gradisco. Un paio di mesi fa mi parlano di una nuova collana per bambini che mi sembra deliziosa, chiedo di poter ricevere una copia cartacea e, con mia sorpresa, accettano. Do l’indirizzo di casa e non arriva, non arriva, non arriva. Scrivo e segnalo la cosa, verificano che il fattorino è passato più volte senza mai trovarmi, beh se non mi avvisano non è che sto blindata in casa. Il mio contatto si fa portare i libri da lui e mi propone di venire lui stesso a consegnarmeli, abita a Milano ma davvero dall’altro capo. Non mi va di fare entrare sconosciuti in casa ovviamente, e abitando così distante farlo venire da me per riceverlo in cortile non mi pare tanto carino. Gli propongo quindi di vedersi in centro per un caffè più avanti, quando non lavoro. Arriva il periodo, gli scrivo sottoponendo la data e non risponde. Riscrivo dicendo “ok se non le va la proposta le do l’indirizzo di casa di mia sorella dove la mattina c’è sempre la portinaia, fate avere il libro lì.” Riassumo, che le mail erano scritte meglio 🙂 Non rispondono.
A Torino vedo lo stand enorme, sono tentata di palesarmi ma lascio perdere. Intercetto anche lo stand dell’editore di questi libri per bambini, cavoli sono davvero bellissimi! Mi danno il catalogo, e boh adesso forse riscrivo all’ufficio stampa per capire se avrò mai la mia copia! In un momento di incavolatura oltretutto ho tentato di annullare l’iscrizione alla newsletter ma pare impossibile, perché non mi sono mai iscritta!
Mi sto dilungando ma tutto ciò mi appassiona parecchio.
Secondo caso: a Torino trovo un editore neonato di cui ho sentito parlare su Instagram: per essere nuovo-nuovo ha uno stand niente male, prendo il biglietto da visita, dietro c’è scritto “inviaci il tuo manoscritto”. Lunedì gli ho scritto se fossero interessati a pubblicare un romanzo non inedito. La risposta, che inizia con un orribile “Salve Sandra” e ha frasi in maiuscolo qua e là, D eufoniche e altre robe poco gradevoli, mi racconta il progetto per cui fanno una scheda di lettura a pagamento e una pubblicazione gratuita. Ho risposto che non sto cercando una scheda di lettura, grazie, arrivederci.
Non ci siamo proprio!

Di cosa ha bisogno un autore? Serietà dici tu, coerenza aggiungo io.

Un ufficio stampa che funzioni sul serio costa parecchio. Si può fare? Certo, tutto si può fare dopo essersi accertati della professionalità dell’azienda a cui ci affidiamo. Tu hai esposto gli strumenti che abbiamo per farlo. Grazie.
Se fossi ricca di famiglia saprei benissimo a chi rivolgermi, non lo sono e faccio da me, laddove purtroppo, va detto a malincuore, spesso l’onestà dell’editore c’è, ma non la capacità di stare sui social e quindi manca quella promozione che dà l’indispensabile visibilità al libro.
Essere totalmente incapaci di comunicare nel momento in cui ci si occupa di comunicazione è un pessimo inizio che dovrebbe indurre l’autore a scappare, e sono questioni assai facili da verificare. Una mail scritta male non merita che si approfondisca la conoscenza. Un indirizzo mail appoggiato su gmail idem, se non hai soldi per comprarti un dominio, dubito che li avrai per fare altro (questo vale tantissimo per gli editori!)

Barbara Businaro

Mag 26, 2022 at 10:31 PM Reply

Felice che tu ti sia dilungata! Qui il commento è libero e nessuno ti conteggia i caratteri! 😀
Queste esperienze sono poi da condividere, almeno così tutti impariamo qualcosa, a difenderci soprattutto.
Al primo editore proverei a scrivere nuovamente. Certo è brutto quando non rispondono alle mail quando c’era già stato un contatto e un accordo. Ma un secondo tentativo via mail costa anche poco.
L’editore neonato che risponde con “Salve Sandra” non si può proprio sentire. “Buongiorno Sandra” è il minimo dell’educazione. Non siete amici, non vi conoscete da un decennio, è un nuovo contatto per un futuro rapporto di lavoro insieme. Un certo distacco formale è d’obbligo.
Serietà e coerenza sono assolutamente indispensabili. Io includo la coerenza nella serietà, ma visti gli esempi meglio essere espliciti!
Sull’indirizzo email appoggiato a Gmail: qualcuno potrebbe ribattere che Gmail è il miglior gestore di posta e sono d’accordo. Ma Google Workspace fornisce anche il servizio Gmail personalizzato sul proprio dominio. Certo è un servizio a pagamento. La vera professionalità ha sempre un costo. 😉

Stefano Franzato

Mag 25, 2022 at 10:32 AM Reply

Bell’articolo, Barbara! Dove si evidenziano le tue capacità di giornalista d’inchiesta.

Barbara Businaro

Mag 26, 2022 at 10:32 PM Reply

Grazie Stefano! Ma se fossi una giornalista con tutti i crismi, sarei andata molto più avanti con le mie analisi! 😉

Darius Tred

Mag 25, 2022 at 1:29 PM Reply

Tsè! Non bastava la piaga dei self-publisher…
Ora pure la piaga dei self-stampofficer (e mi scuso per il fine inglesismo… )

😀 😀 😀

P.S.: comunque non puoi liquidare così il Festival della Brugola…

Barbara Businaro

Mag 26, 2022 at 10:39 PM Reply

E lo sai quale sarà il passo successivo? Invece che offrirti il servizio di ufficio stampa, metteranno in vendita un pratico videocorso di 12 lezioni, con comodo manuale in ebook, per costruire il tuo personale ufficio stampa in poche mosse!
Perché “fare” è troppa fatica, “insegnare” è semplice e si guadagna facile. 😉

PS. Ma io adoro le brugole! Ovunque ti giri in casa mia, ce n’è sempre una di scorta. Come le penne e le matite! 😎

Grazia Gironella

Mag 25, 2022 at 6:57 PM Reply

Non si può dire che ti manchino gli strumenti, cara Barbara! Non sarà facile menarti per il naso. Il fatto è che, in un modo o nell’altro, l’autore è un gran bel pollo da spennare. Scrive come un matto, nessuno se lo fuma… chiedere l’elemosina è il suo secondo mestiere, in pratica. Fingi interesse, offrigli qualche servizio purchessia, dissemina il sito di “gratuito” e vanti roboanti (che fa anche rima), e il gioco è fatto. Non c’è da stupirsi che qualcuno decida di… sbagliare da solo. 😉

Barbara Businaro

Mag 26, 2022 at 11:22 PM Reply

Ci sono sempre polli da spennare quando ci sono dei sogni da inseguire. Non vale solo per la scrittura, ma per tutte le arti in genere. Ricordo che alle superiori giravano dei volantini per dei fantomatici casting per la televisione. Un’amica si inventò una scusa per presentarsi senza il consenso dei genitori. Alla fine volevano, se non erro, 350 mila lire (già, le vecchie lire!) per scattare delle foto professionali e preparare un book fotografico, necessario per poter andare poi avanti con il casting e avere, a loro dire, delle probabilità di ingaggio. E il gioco è fatto, ugualmente. 😉

Giulia Mancini

Mag 26, 2022 at 6:27 AM Reply

Mi ritrovo anch’io la casella di posta elettronica (quella legata al blog) intasata da molteplici offerte di promozione dei miei libri, qualche offerta di recensione a pagamento e altre proposte del genere. La maggior parte è scritta in inglese, leggo le prime righe della mail poi cestino, visto che i miei libri sono in italiano mi chiedo come mai debba promuovere su altri mercati…
Ci sono poi blogger che mi chiedono di poter recensire i miei libri, giuro! Una volta ho risposto chiedendo di specificare meglio: “a quale romanzo siete interessanti? No perché io ho scritto più generi ecc” mi hanno risposto che erano interessati al romance e che, se volevo, potevo inviare loro uno (o più) romance per la recensione sul blog (assolutamente gratuita). Così ho inviato due dei miei romanzi, L’amore che ci manca e Insostenibili barriere del cuore. Boh sto ancora aspettando la recensione sul blog, mah…
Comunque cestino quasi tutte le mail, mi promuovo da sola quando e se ne ho voglia, posso farlo con Amazon e con Facebook, uso spesso quest’ultimo perché é quello che mi ha sempre dato buoni risultati con una spesa contenuta. È arrivata anche a me una richiesta relativa a un comunicato stampa di un’autrice che non conosco…cestinata anche quella…
Un autore ha bisogno di serietà, confermo, ma mi sembra che questa qualità latiti parecchio.

Barbara Businaro

Mag 26, 2022 at 11:28 PM Reply

Curiosa la richiesta dei tuoi romance da recensire. Di solito sono gli autori che diventano matti a trovare bookblogger che li recensiscano!
Magari volevano solo leggere i romanzi gratuitamente? Oppure avevano appena cominciato l’attività e in poco tempo si sono ritrovati sommersi dai romanzi da leggere e recensire! 😀
Chi invia comunicati stampa ragiona ancora alla vecchia maniera: sparo nel mucchio, invio tante mail, qualcuno di interessato lo troverò prima o poi!
Peccato che questa sia un’attività di spamming e al giorno d’oggi ci sono parecchi strumenti per bloccarla, marcando il mittente nelle black list.

Giulia Mancini

Mag 27, 2022 at 6:38 AM Reply

Sì ho pensato anch’io che volessero leggere gratis i libri, oppure che fossero dei blogger all’inizio, in ogni caso li ho mandati più per gentilezza che per una reale necessità di recensione, sono entrambi romance usciti da tempo…

Barbara Businaro

Giu 04, 2022 at 10:24 AM Reply

Ah, ma tu hai fatto benissimo Giulia. Era comunque un’occasione da sfruttare. Mai lasciare nulla di intentato, se ci costa poco. 🙂

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