Il richiamo del cuculo. Un'indagine di Cormoran Strike. di Robert Galbraith

Il richiamo del cuculo di Robert Galbraith
(o di J.K.Rowling)

L’origine di alcune mie letture a volte si perde nel tempo, rispetto a quanto mi ritrovo con il naso tra le pagine del testo.
Volevo leggere un libro di J.K.Rowling dopo aver colto l’entusiasmo e la serietà dei suoi consigli nel saggio Buona vita a tutti. I benefici del fallimento e l’importanza dell’immaginazione. Volevo sapere se potevo ritrovare quello stile di scrittura anche in un’opera di fantasia, ma non volevo leggere Harry Potter, non ancora per lo meno. Volevo immergermi in qualcosa di nuovo, una storia che non avessi già visto al cinema.

A catalogo allora c’era Il seggio vacante, romanzo per adulti, ma la trama in quarta di copertina non è che mi prendesse molto: la morte di un consigliere nella piccola cittadina inglese di Pagford, tra case eleganti e prati falciati, un villaggio di provincia dove si nascondono ipocrisia e vecchi rancori. Io che per un decennio sono stata Presidente di seggio per la mia precedente residenza, un piccolo comune tra città e campagna… Un morto al seggio sarebbe stato un bel guaio! 😀

E poi erano disponibili i primi romanzi a firma Robert Galbraith, pseudonimo oramai conosciuto per J.K.Rowling tanto che Wikipedia alla voce Robert Galbraith punta proprio alla stessa scheda dell’autrice.
Con questo nome ancora sconosciuto, J.K.Rowling si era lanciata nel 2013 in una serie investigativa ed era appena uscito La via del male, terzo capitolo delle indagini di Cormoran Strike. L’esordio di Robert Galbraith era stato un flop di vendite, solo 1500 copie vendute in tre mesi nonostante le recensioni positive, e qualche editor ne aveva addirittura rifiutato la pubblicazione, giudicandolo “ben scritto ma niente di che”. Solo quando Rowling decise di confessare la paternità del manoscritto, Amazon registrò un record di acquisti in una sola mattina, 7,5 milioni di copie! (Fonte: Repubblica.it) L’uso dello pseudonimo è poi rimasto legato al genere poliziesco ma soprattutto alla serie specifica di Strike, tanto che il sito ufficiale robert-galbraith.com è completamente dedicato al suo protagonista.

Ho pensato che un romanzo giallo, o crime fiction come lo definiscono gli anglosassoni, potesse essere un bel banco di prova per la signora Rowling di conquistarsi un nuovo lettore, io che provengo da estati post scolastiche passate a divorare la regina indiscussa Agatha Christie.
Così sono risalita al primo libro della serie, Il richiamo del cuculo, in un’edizione economica in brossura TEA a 5 euro. Perfetto. Se mi va male, non ho speso tanto e posso sempre regalarlo alle casette dei libri di quartiere per il bookcrossing. Perché per ogni libro c’è il suo lettore, se non piace a me non è detto che non piaccia a te, giusto? 😉

Però non l’ho acquistato subito. L’ho tenuto in lista degli acquisti finché non avevo necessità di inserire qualcosa di quel modico valore per ottenere la spedizione gratuita (trucchetti per evitare un abbonamento annuale e spedizioni velocissime, di cui poi non ho effettivo bisogno). E quando è arrivato, è rimasto ancora lì, a invecchiare nella libreria come una bottiglia di vino buono che attende la sua occasione.
Finché un giorno di luglio, preparando lo zainetto dei libri per le ferie, l’ho ritrovato sullo scaffale.
Bene, Robert Galbraith, è giunta la tua ora!


Il richiamo del cuculo
o meglio The Cuckoo’s calling

Quando la top model Lula Laudry, celebre e tormentata dalla stampa, precipita improvvisamente dal balcone del suo lussuoso attico nella zona di Mayfair a Londra, nessuno dubita che si tratti di suicidio e la polizia chiude le indagini in poco tempo. Tre mesi dopo, nel sconquassato ufficio del detective privato Cormoran Strike si presentano due persone: Robin Ellacott, la nuova segretaria inviata dall’agenzia interinale, che si rivelerà un aiuto preziosissimo fin da subito, e John Bristow, il fratello adottivo di Lula Landry che non crede alle conclusioni sulla morte della sorella e si rivolge a Strike, amico d’infanzia dell’altro defunto fratello Charlie Bristow, per chiarire l’accaduto di quella notte quando il corpo fu ritrovato disteso sul marciapiede innevato e la vicina di casa di Lula gridava a tutti che un uomo l’aveva spinta.
Mentre l’efficiente Robin scandaglia la stampa alla ricerca di punti oscuri nella vita della modella, Strike si reca nel luogo del delitto, incontra il sorvegliante, l’autista, i vicini di casa, i pochi fidati amici, il fidanzato, la madre biologica e quella adottiva, lo zio indisponente. Ma chi davvero ha tratto beneficio dalla scomparsa prematura della ragazza?

Purtroppo nella traduzione italiana del titolo si perde un’interessante gioco di parole: l’originale The Cuckoo’s calling fa riferimento alla protagonista Lula Landry, chiamata Cuckoo (cuculo) dal suo amico stilista Guy Somé, e alle numerose telefonate (in inglese calling), tutte senza risposta, fatte dalla modella dal suo cellulare poco prima di morire. Un indizio nel titolo? Forse…

Strike, la serie tv dai romanzi di Robert Galbraith

Il fascino ermetico di Cormoran Strike

Cormoran Strike viene descritto come un uomo massiccio, “cento chili di maschio arruffato”, “la sua altezza e il suo aspetto peloso, insieme alla dolce prominenza del suo ventre, lo facevano assomigliare a un orso grigio”, con capelli folti e ricci, elastici come molle, da sembrare peli pubici (qui da noi, la battuta più ovvia sarebbe istantanea, per la sua testa di… , non so se J.K.Rowling volesse giocare su questo, bambina dispettosa! :D). “Sembrava più vecchio dei suoi trentacinque anni.”
All’inizio del romanzo infatti non se la passa molto bene, pieno di debiti, mollato e cacciato di casa dalla sua fidanzata, si ritrova a dormire in una branda in ufficio e scroccare una doccia al campus universitario, dove nessuno osa chiedergli le generalità. Soprattutto Strike zoppica ed è solo a pagina 61 che ne scopriamo il motivo: “E dulcis in fundo (già che stava considerando le cose che non andavano nella sua vita, perché non fare il panorama completo?) c’era il suo recente aumento di peso, almeno dieci chili, così che non solo si sentiva grasso e fuori forma, ma stava sovraccaricando di un inutile sforzo la protesi alla gamba…”

Cormoran Strike, nome bizzarro, è un reduce di guerra con metà arto, dal ginocchio in giù per la gamba destra, perso in un’esplosione in Afghanistan, dove svolgeva servizio nella polizia militare. Una decisione temeraria quella di Robert Galbraith che, in un mondo letterario colmo di investigatori non solo infallibili ma affascinanti rubacuori, sceglie come protagonista un detective burbero, squattrinato e disabile. Al termine del romanzo il lettore si renderà conto che non occorre essere un velocista per rintracciare un assassino, che dietro la spigolosità di Strike si nasconde una straordinaria empatia, che le sue finanze riflettono anche le sue traversie in una famiglia disastrata e che, con un elegante vestito italiano addosso (si, si, proprio italiano, pag. 379), anche una super modella può perdere la testa per un ex militare misterioso come Strike. Per la verità un pochetto mi ci sono innamorata anch’io eh.

Certo il volto di Tom Burke in televisione è sicuramente migliore di come Cormoran Strike appare tra le pagine, a dirla tutta.
Nel 2017 la BBC One ha mandato in onda per la prima volta la serie televisiva inglese C.B.Strike (dove C.B. sono le iniziali di Cormoran Blue, il nome completo dell’investigatore). Ogni stagione ricalca ognuno dei romanzi di Robert Galbraith: Il richiamo del cuculo, Il baco da seta, La via del male, Bianco letale. Per l’ultimo libro, Sangue inquieto uscito a febbraio 2021, non è ancora confermata la lavorazione sul set.

La serie Strike è visibile in Italia nel circuito Mediaset Infinity. Non l’ho trovata su Amazon Prime, anche se era stata annunciata (probabilmente è disponibile solo in UK, mentre in Italia i diritti televisivi sono in esclusiva a Mediaset). Vi lascio comunque il trailer originale in lingua inglese, anche se il tono di Strike è un po’ troppo biascicato per i miei gusti.

 

Attenzione ai dettagli
(come nella scrittura)

Cormoran Strike è meticoloso, accurato nei suoi appunti e attento alle sue domande, non lascia davvero nulla all’ipotesi e ogni pista dev’essere percorsa prima di poterla escludere dal caso. Spesso durante la lettura avevo la tentazione di seguire passo passo le annotazioni di Strike in un mio taccuino a parte, convinta che in questo modo avrei potuto giungere prima alla risoluzione del caso. L’ho adorato in ogni pagina.

Eppure qualcuno ha recensito il romanzo come un giallo noioso, una sequenza di inutili flashback sul passato del combattuto protagonista e le tediose interviste con gli altri personaggi, amici della vittima o sospettati dell’omicidio, per la conduzione delle indagini e la risoluzione del caso, senza alcun colpo di scena eclatante. Per qualcun altro, abituato alla fantasia sfrenata di Hogwarts, sia gli attori principali, Cormoran Strike e l’assistente Robin, che i comprimari in scena sono convenzionali e prevedibili, degli stereotipi senza alcun estro: il detective ruvido ma acuto, la segretaria carina e intelligente, con cui già si potrebbe intravvedere una liaison a vivacizzare la serie, la modella strapagata e viziata, l’avvocato ricco, metodico e bruttino con una fidanzata sveglia e attaccata al portafogli, il produttore cinematografico con scandali sessuali alle spalle, lo stilista gay (che si fa chiamare Guy, ma da pronunciare alla francese “ghi”) e così via.
Ma non sarà che quello che rode di più è non aver scoperto l’assassino prima della fine?! 😀

In fondo è così che si muoveva anche Hercule Poirot, per quel che io ricordi dei romanzi di Agatha Christie (toccherà rinfrescare la memoria con una rilettura per essere proprio sicura sicura, eh): interrogatori, dialoghi apparentemente di cortesia, verifiche sul luogo, telefonate o più facilmente telegrammi, riflessioni e congetture. Nell’era contemporanea ci sono anche reperti fotografici, archivi informatizzati e il magico infinito mondo di internet, tra verità e falsità. Ed è sempre il dettaglio che fa la differenza nel trovare l’assassino.

Questo passo mi ha colpito in particolare nel testo:

“Metodico e scrupoloso di natura, Strike era stato addestrato a investigare secondo criteri precisi e rigorosissimi. Primo, lasciare che il testimone racconti la storia a modo suo: andare a ruota libera spesso fa trapelare dettagli all’apparenza irrilevanti, ma che in un secondo tempo possono diventare prove di incomparabile valore. Una volta raccolto il primo flusso di impressioni e ricordi, arriva il momento di entrare nel dettaglio e riordinare i fatti con precisione e rigore: persone, luoghi, oggetti.”

Non è in fondo questo lo stesso incessante lavoro dello scrittore, tra il flusso libero dell’ispirazione e il riordino rigoroso delle parole per dare consistenza e veridicità al testo? 😉

Superata la prova per Robert Galbraith?

Beh, vi dico solo che già a metà del romanzo avevo messo i due libri successivi della serie, sempre edizioni TEA in brossura, nella lista degli acquisti. Giunta alla fine, mi sono sentita così orfana che ho provato a ricercare la serie televisiva, anche in lingua originale, nelle piattaforme dove sono iscritta, ma niente, dovrei acquistare in blocco il cofanetto dvd. Presa a disperazione, ho ripreso i due titoli dalla lista, messi nel carrello e via, arrivano questo mercoledì.

Nella lunghissima attesa, per farmi forza, sono tornata a leggere la serie Guida galattica per gli autostoppisti, al quarto romanzo: Addio, e grazie per tutto il pesce (messaggio dei delfini prima di abbandonare la Terra, che viene distrutta nel primo libro per lasciar passare un’autostrada spaziale! 😀 ).
Riuscirà Douglas Adams a trattenermi tra le sue pagine invece di tornare da Robert Galbraith?! Vedremo…
E voi avete mai letto nulla di J.K.Rowling, che non sia la saga di Harry Potter? 🙂

 

Robert Galbraith. La serie di Cormoran Strike

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Comments (22)

Sandra

Ago 03, 2021 at 9:02 AM Reply

Effettivamente i pareri su questo romanzo sono davvero discordanti e io no, non l’ho letto, La tua appassionata recensione così ricca di suggestioni a partire dal titolo direi che potrebbe farmi cambiare idea, ma attenzione, prima tocca al solito smaltire l’arretrato. Se poi scatta l’innamoramento col protagonista, beh, è di sicuro una lettura che lascia orfani alla fine.
PS. ovvio che si fa così con gli acquisti per non avere le spese di spedizione.

Barbara Businaro

Ago 03, 2021 at 2:08 PM Reply

Beh, io stavo proprio smaltendo l’arretrato con questa lettura. 😀
Guarda, tra le recensioni ne ho letta una dove l’utente si lamentava di non aver capito chi era il colpevole fino alla fine… ma come? Per me questa è bravura dell’autore (se non mi nasconde i particolari importanti, come ne L’assassinio di Roger Ackroyd di zia Agatha Christie) e lo apprezzo di più un giallo che fino all’ultima parola mi lascia sospesa tra tre possibili sospettati. L’unica cosa che manca in questo testo sono le prove fotografiche: Cormoran Strike può vedere le immagini e ci lascia solo delle espressioni su ciò che sta guardando. Ma la frase che indicava la soluzione del caso c’era, lì tra le righe, e io l’avevo colta, anche se poi non avevo compreso cosa farne…

Luz

Ago 03, 2021 at 9:14 AM Reply

Forse è inevitabile che si facciano confronti con la saga potteriana, che resterà il grande vero successo della Rowling. Mi piace l’idea di un “nom de plume”, perché in fondo Rowling per noi resta la mamma di Harry Potter, e se il suo nome campeggiasse su questi romanzi, il nostro cervello automaticamente correrebbe a Hogwarts. 🙂
Se questa serie sia riuscita o meno, lo dicono quelle stime, quello schizzare delle vendite dopo lo svelamento del nome. E Tea in Italia non è un editore di grido. Però hai ragionissima: per ogni libro c’è il lettore perfetto, e se questi intrecci ti piacciono, allora hanno un valore. Rientrano in un filone preciso, costruiti ad arte per rendere felici gli amanti del giallo che strizza l’occhio al classico.

Barbara Businaro

Ago 03, 2021 at 2:10 PM Reply

TEA non è un editore di grido?! Beh, la casa editrice TEA è un gruppo associato in realtà (TEA è acronimo di Tascabili degli Editori Associati), fa parte del Gruppo Editoriale Mauri Spagnol (abbreviato con GeMS) che comprende case editrici rinomate come Chiarelettere, Corbaccio, Garzanti, Guanda, Longanesi, Editrice Nord, Newton Compton, Ponte alle Grazie e soprattutto Salani. TEA infatti ripubblica in edizione economica i libri che sono già stati pubblicati in prima edizione da quelle case editrici, in genere uno o due anni dopo l’uscita. Succede così per la serie Outlander, che esce prima in cartonato rilegato per Corbaccio e dopo un anno in brossura economica per TEA, con la medesima traduzione. Anche per Robert Galbraith, i romanzi sono usciti in edizione rilegata per Salani e poi anni dopo con questa stampa economica di TEA a soli 5 euro, comodissima da portare in spiaggia senza sensi di colpa.
Questa la pagina di Salani dedicata all’autore Robert Galbraith, dove puoi vedere le prime copertine colorate, come le edizioni originali inglesi, e poi la ristampa con le immagini tratte dalla serie televisiva: https://www.salani.it/autori/robert-galbraith
In Inghilterra The Cuckoo’s Calling è stato pubblicato, senza ancora sapere chi era Robert Galbraith, dalla Sphere Books, una divisione di Little, Brown & Company, con cui Rowling aveva già pubblicato The Casual Vacancy (Il seggio vacante), l’altro romanzo fuori dalla saga potteriana. Quindi comunque un buon editore.
Per me l’operazione di utilizzare uno pseudonimo per questa serie poliziesca, dopo l’esperienza di Harry Potter rifiutato da una ventina di case editrici che ancora oggi si mangiano le mani dal nervoso, ha dimostrato di nuovo che un nome conosciuto conta più della qualità del testo. Sia per le case editrici, che per i consumatori… ahinoi.

Luz

Set 01, 2021 at 12:24 PM Reply

Sì sì, intendevo che non è fra i blasonati Einaudi, Adelphi & Co.

Sandra

Set 02, 2021 at 10:49 AM Reply

Oddio Luz, non blasonati Garzanti e Salani! Salani pubblica Harry Potter eh, questo, al di là del mio amore per il maghetto, significa aver fiuto e grande disponiblità economia per accappararsi i diritti.

Barbara Businaro

Set 02, 2021 at 6:15 PM Reply

Stavo per rispondere allo stesso modo di Sandra. Sia basandosi su valutazioni storiche o economiche o di catalogo (pur con ovvie differenze per le linee editoriali), non riesco nemmeno io ad escludere Salani dagli editori di un certo prestigio. E’ una delle case editrici più antiche!
Penso che farei salti alti al triplo della mia capacità ad essere pubblicata da Salani! 😀

Brunilde

Ago 03, 2021 at 10:31 AM Reply

Leggere gialli è il mio modo di rilassarmi e divertirmi . Sono sempre alla ricerca di titoli interessanti per cui corro a procurarmi questo … cormorano affascinante disabile e sovrappeso, che gia dalla tua decisione mi affascina!

Barbara Businaro

Ago 03, 2021 at 2:10 PM Reply

Eh, io da sempre associo i gialli all’estate e alle vacanze, la libertà di poter leggere zia Agatha Christie invece dei libri della scuola, noiosi e barbosi. Anche se ci ho messo un po’ a capire cosa diamine fosse il “pince-nez” di Poirot, ero convinta fossero i suoi baffi, pensa! Non c’era Google all’epoca. 😀 😀 😀

Giulia Mancini

Ago 03, 2021 at 12:39 PM Reply

Mi hai molto incuriosito Barbara! Visto che io amo i gialli e tutto sommato amo moltissimo gli eroi “imperfetti” quelli bistrattati dalla vita e molto umani, questo Cormoran Strike mi ispira molto, quindi potrei cominciare a leggerlo. Certo mi piacerebbe anche vedere la serie che hanno girato (se nel frattempo arrivasse su Amazon prime Italia ne sarei felice…).
Fa riflettere molto anche il meccanismo delle vendite…insomma finchè l’autore era un illustre sconosciuto poche vendite, dopo il boom, il popolo è la massa trasportata affermava qualcuno, nel senso non edificante del termine!

Giulia Mancini

Ago 03, 2021 at 12:42 PM Reply

o forse era “la massa è l’onda trasportata”…vabbè il senso si capisce

Barbara Businaro

Ago 03, 2021 at 2:11 PM Reply

Guarda Giulia, per una scrittrice del genere giallo, secondo me qui c’è da imparare qualcosa. Non tanto per chi è l’assassino, ma per come è stato pensato l’omicidio e da lì l’intera trama, decisamente complicata, e per come Strike conduce le sue indagini, le domande precise nei suoi interrogatori, mai banali o ripetitive anche quando lo sembrano. Mi immagino questo uomo alto come un armadio, zoppicante, con una faccia e una capigliatura tipo appena svegliato, che se ne va in giro tra top model e ricchi avvocati, che non gli scommetterebbero un centesimo sulla risoluzione del caso, e invece… polizia militare, rigorosissimo.
Non conosco la citazione, ho anche provato a cercarla su Google ma niente, stavolta non collabora. Però ne ho compreso perfettamente il senso. 🙂

Daniela Bino

Ago 03, 2021 at 12:52 PM Reply

Cormoran mi ha affascinato fin dalla prima puntata: era un eroe fuori dall’ordinario, così imperfetto ma affascinante a modo suo. L’attore che lo impersonava, scena dopo scena, si calava nel ruolo di questo strano detective in modo autentico: ho pensato che forse pure lui avesse perso un arto e che la vita lo avesse in un certo modo bastonato.
Cormoran era imprevedibile e, proprio per questo, interessante. Ma non ho mai pensato di acquistare i romanzi. Ma con il tuo post, cara Barbara, mi è tornata la nostalgia di questo detective e provvedo all’acquisto.

Barbara Businaro

Ago 03, 2021 at 2:12 PM Reply

Oh fortunata che hai visto la serie tv allora! Tom Burke non è disabile, hanno usato vari effetti, tra cui il green screen e il videoritocco per mostrare il moncherino e la protesi finte. Probabilmente l’attore indossava un calzino verde fosforescente. 😀
Non so dirti però se i romanzi ti daranno lo stesso brivido, adesso che sai già come finisce e chi è il colpevole… Mentre io posso ancora godermi la vista di Tom Burke in televisione. 😉

Mozzo Federico

Ago 03, 2021 at 1:00 PM Reply

Sono un appassionato di Harry Potter. La signora Rowling è bravissima: lo stile evolve man mano che i protagonisti crescono.
I romanzi di Cormoran Strike mi mancano. Zia Bibi, me li farò comprare. Non so se lo sai, anche quelli di Harry Potter hanno un certo che dell’investigazione: capire che Codaliscia non è quello che dice, indagare su chi scrive di morte sui muri di Hogwarts,… Forse questa scrittrice la detective story ce l’ha nel sangue.

Barbara Businaro

Ago 03, 2021 at 2:13 PM Reply

Guarda chi c’è, ciao mozzo! 🙂
Sì, mi immagino dai film che ci sia un po’ di giallo anche in Harry Potter e infatti sono curiosa di leggerli per quello, ma tutto a suo tempo. Proprio nel sito di Robert Galbraith, alla voce About dove ci sono diverse domande e risposte, J.K.Rowling spiega perché ha voluto scrivere un romanzo giallo: Ho sempre amato i romanzi polizieschi, Agatha Christie, Ruth Rendell, Margery Allingham e PD James, li amo tutti.
Quindi sì, direi che con questi scrittori preferiti ce l’ha proprio nel sangue.

Mozzo Federico

Ago 06, 2021 at 8:12 PM Reply

Cara la mia zia Bibi, mio capitano! Te li presto io gli Harry Potter: ce li ho tutti! Te ne innamorerai. Come ti sei innamorata di Carlos Ruiz Zafon, uno dei miei autori preferiti. Ti manca Murakami: anche di questo scrittore ho qualche romanzo interessante.

Barbara Businaro

Ago 06, 2021 at 9:38 PM Reply

Non mi manca niente, Mozzo! 😀
Il primo Harry Potter e la pietra filosofale ce l’ho già sopra il comodino, in attesa. Di Murakami ho già letto L’arte di correre, bellissimo, da leggere in cartaceo sempre sul comodino ho Il mestiere dello scrittore e dentro il Kobo dovrei avere altri suoi romanzi, credo Norwegian wood per cominciare.

Darius Tred

Ago 04, 2021 at 1:10 PM Reply

[Commento (semi)serio]
Sullo “stesso incessante lavoro dello scrittore” avrei da aggiungere che oltre all’ispirazione e riordino delle parole, se si vuole perseguire la “veridicità” (anche nei romanzi di pura fantasia) occorre chiedersi spesso quale sia il comportamento che verrebbe spontaneo a un personaggio. E per farlo è necessario calarsi in toto nei suoi panni.

[Commento off-topic]
“L’esordio di Robert Galbraith era stato un flop di vendite, solo 1500 copie vendute in tre mesi nonostante le recensioni positive, e qualche editor ne aveva addirittura rifiutato la pubblicazione, giudicandolo “ben scritto ma niente di che”. Solo quando Rowling decise di confessare la paternità del manoscritto, Amazon registrò un record di acquisti in una sola mattina, 7,5 milioni di copie!”

Non so come mai, ma quando rileggo questo fatto provo una goduria al vedere l’ipocrisia del genere umano.
Devo farmi vedere da un bravo neuropsichiatra?

[Commento ad caxxum]
Non mi è ben chiaro cosa intendi qui: “la battuta più ovvia sarebbe istantanea, per la sua testa di…”


Barbara Businaro

Ago 04, 2021 at 2:41 PM Reply

[Risposta (semi)seria]
Calarsi in toto nei panni di un personaggio, concordo. Ecco perché preferisco il genere rosa, anche un po’ piccante… 😀 😀 😀

[Risposta off-topic]
Non ce n’è uno abbastanza bravo, né per te né per me, fidati, ho già cercato…
Però il pensiero laterale che ho avuto io su queste vendite schizzate alle stelle è stato un altro: l’editore aveva investito nel marketing dei libri di “solo Robert Galbraith” la stessa cifra che ha investito poi nel marketing dei libri di “Robert Galbraith-pseudonimo di J.K.Rowling”?
Del resto, Salani ha pubblicato la prima edizione de Il richiamo del cuculo a novembre 2013, mentre la rivelazione dello pseudonimo è di luglio 2013. In mezzo ci stanno giusto giusto i tempi di traduzione. Avranno comprato i diritti per l’Italia prima, come “solo Robert Galbraith”, o subito dopo come “Robert Galbraith-pseudonimo di J.K.Rowling”?

[Risposta ad caxxum]
Testa di …caciucco! Ovvio! Tocca proprio spiegarti tutto! 😀 😀 😀

Darius Tred

Ago 04, 2021 at 11:16 PM Reply

[Risposta off-topic]
I tuoi dubbi sono leciti e interessanti da approfondire.
Tuttavia, quando dicevo dell’ipocrisia del genere umano, intendevo più che altro la platea dei lettori i quali sono vittima del solito meccanismo “grande firma = grande capolavoro”, perdendo sempre troppo facilmente il senso critico e obiettivo che invece si tende a mantenere quando si legge un perfetto sconosciuto.

Barbara Businaro

Ago 06, 2021 at 9:12 AM Reply

[Risposta off-off-topic]
Sì, avevo capito cosa intendevi e concordo con te: a volte traina più il nome del contenuto. Mi metto però dalla parte del lettore: se i libri di “solo Robert Galbraith” sono in fondo allo sgabuzzino della libreria, invece che essere bene visibili sullo scaffale; se online le ricerche mi portano sempre i soliti titoli e autori spinti dalle piattaforme, i nomi trainanti per l’appunto; se nessun amico lettore mi segnala questa uscita particolare, straordinaria anche se sconosciuta… come faccio a raggiungere il romanzo di “solo Robert Galbraith”?! 🙂
Quindi più che il lettore a pensare “grande firma = grande capolavoro”, è direi l’editore a investire su “grande firma = guadagno assicurato”.

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