La temibile domanda: è un racconto autobiografico?

…ma è autobiografico?
La classifica delle domande odiose

Dai e dai, prima o poi doveva succedere. Che io dovessi pubblicare questo post per rispondere al fuoco incrociato della stessa domanda. Sempre l’ennesima questione che tutti gli scribacchini ben conoscono e che li manda dritti dritti in paranoia. Finora l’avevo galantemente schivata, con un sorriso di circostanza, ma è arrivato il mio turno.

Perché se scrivo al maschile nessuno si sogna di chiedermi se è autobiografico. Ho spedito Mario Pàtton dentro la stanza delle torture in Cinquanta sfumature di grigio e poi di nuovo al Museo del Louvre, nel turno di notte, prima dell’assassinio che apre il Codice Da Vinci. Eppure non sono nemmeno mai stata a Parigi! E se conoscessi Mr. Grey col cavolo che starei qua! (gli avrei fregato l’Audi R8, che credevate? 😛 )

Se m’invento qualcosa di assurdo, come la cena perfetta di un uomo condannato a licantropo sanguinario o la morte per annegamento di una ragazza sperduta a Montmartre, lasciando il lettore letteralmente senza fiato con la stessa sensazione di soffocamento, nemmeno lì mi si chiede se c’è qualcosa che ho vissuto in prima persona. La risposta è ovvia. Respiro ancora, senza ululare alla luna (anche se nella rabbia qualcuno me lo sbranerei volentieri).

Ma se scarabocchio qualcosa di femminile e “normale”, la domanda appare magicamente all’orizzonte. O è sottintesa.
Quando mi sono decisa a varcare la soglia dei tabù, con un racconto erotico (che poi aveva ben poco di esplicito; il tabù era la stessa pubblicazione), è successo esattamente quel che temevo: una settimana di occhiatacce femminili e ammiccamenti maschili (e io che faticavo a rimaner seria), chiaro segnale che mi avevano identificato con la protagonista. Ridendo e scherzando, qualcuno mi ha chiesto come si accede al circolo. Mi spiace: non c’è nessuna mezza corona d’argento, così come il vestito nero. E il mio dentista è una donna.
Con l’ultimo Note di carta, storia di una donna lavoratrice insoddisfatta del proprio amore, la domanda si è fatta insistente, concentrandosi ovviamente sulla figura femminile, pure da parte di chi mi conosce e sa benissimo che mai e poi mai mi metterei a stirare a 38 gradi. Nessuno che abbia cercato la provenienza del biglietto canterino, per dire.

Ma perché me lo chiedi, mio caro lettore? Cosa nasconde la tua richiesta, che mi sfugge?

La classifica delle domande odiose

Devi sapere, caro lettore, che ci sono una bella serie di domande assolutamente inopportune da fare ad uno scribacchino e poi ad uno scrittore pubblicato, tradizionale o self che sia. Perché anche se poste in buona fede, per disconoscenza del mercato editoriale e di tutti i suoi arcani costrutti, risulta poi difficile rispondervi con competenza senza apparirvi punzecchiati nell’orgoglio. Se invece sei in malafede…ci penserà il karma.
Direi che nell’ordine sono:

  • ma è autobiografico? Si, e sono alla ricerca della nuova vittima.
  • ma scrivi sul serio? No, faccio per finta, uso inchiostro simpatico. Come te.
  • ma scrivi una storia? Dipende, in genere preferisco scrivere ricette per Masterchef. Vuoio che tu muoro!
  • e di quante pagine sarà? Sono in attesa della risposta del mio esperto numerologo, anche per la data d’uscita.
  • ma nella vita cosa fai davvero? Non posso dirtelo, altrimenti dovrei ucciderti.
  • e come finisce? Muoiono tutti perché facevano troppe domande.
  • ma ci sono anch’io? (l’entusiasmo della domanda dipende da quanto in cuor loro sanno di averne combinate e di cosa voi siete al corrente) Vorresti davvero? Uno scrittore non può mentire.
  • ma quando lo pubblichi? Ti ho detto che sto aspettando il consulto del numerologo!
  • ma con chi lo pubblicherai? Decisione sempre del numerologo! Che i Maya col calendario si sono fermati a dicembre 2012!

Una volta che l’autore arriva alla stampa, non è che ci andate giù più leggeri. Ma lì forse scatta una puntina d’invidia, quindi ci si sente anche chiedere (io lo riporto per sentito dire, ovviamente):

  • ma davvero l’hai scritto tu? No, è caduto dal cielo!
  • ma è un libro vero? No, è uno di quelli che trovi ai grandi magazzini, per riempire i mobili da salotto in vendita. Polistirolo!
  • ma dove lo trovo? Al banco dei surgelati, perché è fresco, appena uscito.
  • non l’ho trovato, me lo regali? Ma ti mando il link per l’acquisto!
  • non compro in rete, non me ne puoi dare una copia tu? Certo! In cambio tu mi dai…(qui scatta il baratto al rialzo: chiedere qualsiasi oggetto/servizio del lavoro del richiedente, che però costi almeno il triplo del vostro prezzo di copertina)
  • non hai trovato un editore serio? (i cosiddetti “Big”) Si, ma sai, lì da loro sei solo un numero…
  • ma quanto hai venduto? (variante di ma quanto hai incassato?) Beh, quanto hai speso tu in libri quest’anno?
  • perché dovrei leggere il tuo libro? Perché dentro c’è nascosto un segreto! (se è un parente: un segreto di famiglia) 😉
  • ma come nell’altro libro, quello di…? (citando un altro romanzo) Esatto! L’hai letto? No?? Allora leggerai il mio! Perfetto no?
  • anch’io ho scritto una storia, me la leggi? (e valuti, e correggi, e recensisci) Sono 500 euro, a chi la intesto la fattura?
  • quando uscirà il secondo? Eh, il medico mi ha detto di andarci piano alla mia età…

 

…ma allora è autobiografico o no?

La risposta è NO, NON LO E’.
L’unico racconto autobiografico, dove non ho nascosto che lo fosse, è quello su Simba, un gatto con un nome, dove la famiglia mi ha gentilmente concesso di raccontare un po’ di fatti nostri sul rapporto con quella fantastica gatta che ha attraversato la nostra vita per dieci anni. Ma tutto il resto è parto della mia strampalata fantasia.

Alcune volte sono partita da un film, in cui uno dei personaggi mi ha affascinato ed è entrato, magari senza volerlo, in un mio racconto. Gli occhi verdi mi perseguitano, ma anche quelli blu. In altre occasioni, anche solo aver incrociato una persona o aver origliato un discorso nei mezzi pubblici mi può scatenare un’idea, che però non è ugualmente verità. E’ capitato poi che un amico mi abbia descritto un fatto curioso e da lì abbia deciso di scriverci una storia altrettanto curiosa.
E poi lo ammetto: ho l’abitudine di scrivere i sogni che riesco a ricordare al mattino, e il mio cervello, nel fondere immagini registrate anche per anni, stupisce pure me (quella cosa che ne usiamo solo una parte è proprio vera! o forse sono i peperoni…).
Ma quello che sto scrivendo in questi giorni ha persino origine da una frase che ho sentito alla radio, pensate un po’! E’ rimasta lì per un anno, prima che riuscisse a trasmettermi la storia che stavo cercando.
Ma non c’è niente di autobiografico in questo.

Lo scrittore usa l’immaginazione per dare verosimiglianza alla sua storia inventata, per farla sembrare vera, reale. I personaggi non esistono, ma hanno tratti che possiamo agevolmente identificare (a volte sono fin troppo stereotipati per essere proprio riconoscibili). Succede che scrive di qualcosa che conosce (non in termini di persone o fatti, ma in termini di ambienti, situazioni, argomenti, materie), ma spesso deve anche studiare ciò che gli manca, tornare sui libri di Storia, Scienza e Geografia.

E più è uno scrittore bravo, più dovresti riconoscerti e vivere in prima persona la storia o immedesimarti in un’altra vita, seppur tanto diversa dalla tua. Questa è la magia. Lui che scrive può diventare qualsiasi altra cosa, tu che leggi dovresti poter fare lo stesso identico eppur personalizzato viaggio. Tu sei qui, ma sei anche lì dentro in quelle pagine. Lo scrittore è lì, ma ti sta anche portando dentro il racconto per mano. Sembra vero anche se non lo è. Talmente verosimile (vero + simile) da essere reale.

L’immaginazione prende il possibile e lo trasforma in verità.
Anche per il genere horror e quello fantasy. Per quel che ne so, i vampiri esistono davvero e sono bravi a non farsi scoprire…se c’è gente che crede agli alieni, perché non dovrebbe credere ai vampiri?! 😉

 

Caro lettore…

La domanda però ora la faccio io a te: leggi con più gusto una storia sapendo che è storia vera? Hai bisogno di sapere che è “liberamente tratta da” una vita davvero vissuta? E come la mettiamo con la fantascienza dove alcuni mondi ce li possiamo solo immaginare?

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Comments (57)

Alessandro Blasi

Ott 21, 2016 at 6:32 AM Reply

Ah ah ah, non sono quindi l’unico ad aver creduto o immaginato che un tuo scritto fosse autobiografico!!!! Credo che questa sia comunque un’ottima arma di vendita o almeno di diffusione. La gente ama il gossip e i pettegolezzi; se leggi la storia di una donna che stira con 38 gradi e sai che potrebbe essere la tua vicina di casa o la tua amica di sempre forse intriga di più e la gente legge più volentieri. Quanti personaggi famosi lo sono diventati grazie alle loro finte ambiguità? Quanti lo sono diventati solo perché fatti notare dai pettegolezzi?
Pensaci, inventa una bella storia dove la protagonista potresti essere tu, in versione “geneticamente modificata” e fai credere che sei veramente tu…e poi vedrai quanto vendi…Ah a proposito, ma quante copie hai venduto? E di quante pagine sono i tuoi romanzi? Ci sono le figure? 😉 comunque, un giretto a Montmartre, fossi in te, ce lo farei!!!

Barbara Businaro

Ott 21, 2016 at 10:00 PM Reply

Tu però non me l’hai chiesto, se è autobiografico! 😉
Ma ci sono scrittori (non personaggi famosi, proprio scrittori) che sono diventati famosi per gossip e pettegolezzi? O lo sono diventati solo per i loro romanzi? Non sono convinta che questa tecnica possa funzionare scientemente. Che poi, forzarmi a scrivere qualcosa di ambiguo su di me, pare impossibile ma non mi riesce!
Comunque, può essere che ci torneremo a Montmartre, almeno con le parole. C’è qualcosina che mi frulla in testa! 😉

grilloz

Ott 21, 2016 at 8:15 AM Reply

Beh, se un cliente mi chiede perchè ho usato hi-lock in titanio (che costano un sacco), mi metto lì con santa pazienza e glielo spiego. Poi magari ci faccio quattro risate coi colleghi “sai? mi ha chiesto perchè ho usato hi-lock in titanio, in un pannello di carbonio, dico io”. Quindi se un lettore ti fa una domanda, ecco, mi sa che, per quanto stupida e odiosa, ti tocca rispondere, e possibilmente anche fornirgli una risposta ce lo soddisfi 😉
Del resto l’hai ammesso tu stessa, negando, che quel che scrivi, beh, ha qualcosa di tuo, no? I sogni mica li ha fatti qualcun altro, e se ti colpisce una frase alla radio ha colpito te, mica il tuo vicino. Una buona risposta potrebbe essere (io suggerisco, poi fate voi 😉 ) beh, la storia è inventata di sana pianta, è tutto nato da una frase sentita alla radio e quella frase mi ha colpito perchè… e qui ci mettete qualcosa di un po’ personale, la verità o se volete qualcosa di preparato ad arte, inventato. Del resto se non sapete inventare voi che siete scrittori 😛
Alla tua domanda rispondo a nome della categoria 😉 (anche se non ho un’investitura ufficiale). La risposta è sì, ci piace leggere storie vere, o almeno credere che siano vere, che abbiano qualcosa di vero, i personaggi devono essere veri (leggi sembrare veri) e sui sentimenti, beh, lì non si transige quelli devono essere veri per forza. Mica cci accontentiamo di prodotti surrogati, compriamo parmigiano, mica parmesan 😉

Marina

Ott 21, 2016 at 10:10 AM Reply

È vero, io dico sempre che se la storia non è strettamente autobiografica, lo è di certo lo spunto. Nel mio romanzo un episodio reale ha scatenato la mia fantasia e poi nei personaggi, un po’ qui un po’ lì, c’è tanto di mio.
Ma questo, paradossalmente, diventa per me una gabbia mentale. Mi spiegherò meglio presto. 🙂

Barbara Businaro

Ott 21, 2016 at 10:49 PM Reply

Forse ho capito: se c’è di tuo in ogni personaggio, il rischio è che tendano ad assomigliarsi nella “scala dei valori”. E un altro rischio è quello di giudicare i cattivi tramite la (nostra) voce narrante, anziché raccontarli e basta. In questo senso, diventa una gabbia, giusto?

Marina

Ott 22, 2016 at 9:45 AM Reply

È anche questo, esatto.

grilloz

Ott 22, 2016 at 7:03 AM Reply

Aspetto il tuo post 😉

Barbara Businaro

Ott 21, 2016 at 10:07 PM Reply

Sai vero che qui nessuno sa cos’è un hi-lock in titanio? 😛
Il problema però è il come te lo chiedono. Perchè un conto è la curiosità per la scrittura, l’interesse per la storia, un conto è cercare il pettegolezzo, avere l’occasione di impicciarsi. Peggio ancora quando quel “ma è autobiografico?” nasconde in realtà un “non puoi aver scritto qualcosa di così vero che non sia vero”, ovvero dubitare delle capacità dell’autore e insinuare che l’abbia “copiato” dalla sua vita personale.
Quindi io rispondo volentieri solo alla prima categoria. 🙂

grilloz

Ott 22, 2016 at 7:09 AM Reply

Mi stupirei del contrario 😀 (se vuoi te lo spiego 😛 )
E’ vero che c’è modo e modo di chiederlo, anche a me qualche volta (di raro) viene chiesto con gentilezza e umiltà dal manager di turno. In genere la domanda suona più o meno come “cretino di un ing cosa ne vuoi capire tu, non lo sai che quelli in titanio pcostano più di quelli di alluminio? e sono anche più pesanti, no? ma voi tecnici dovete sempre fare gli sboroni, no? Su su, vai di la e rifai il progetto, da bravo”
Ti assicuro che tocca mrdersi la lingua, contare fino a mille e poi spiegargli con calma il perchè 😀
Questo per dire che se chi ti fa la domanda ha letto il libro o il racconto è un tuo lettore, per morboso che sia può leggere i tuoi prossimi libri. Se non l’ha letto ma te lo chiede è interessato, quindi un potenziale lettore. Tu preparati una risposta ad effetto tipo “gli scrittori non dicono la verità, parlano della verità” (chiedi ad Anfuso :D) e via 😉

grilloz

Ott 22, 2016 at 7:18 AM Reply

P.S. naturalmento dopo aver dato la risposta che ti sei preparata a tavolino puoi venire qui coi tuoi amici a lamentarti delle domande stupide che ti fanno 😉 esattamente come faccio io coi colleghi dopo certe riunioni 😉

Barbara Businaro

Ott 22, 2016 at 6:44 PM Reply

Guarda che anch’io ho a che fare con project manager, conosco la “poker face” quando il cliente farnetica e la tecnica del “giullare” che anticipa certe richieste… Ma l’ultima persona che mi ha chiesto se è autobiografico, l’ha fatto ridendo e senza aspettarsi risposta. Che tanto, qualsiasi cosa dicevo, non m’avrebbe creduto. Da qui è nato il post. 😉

grilloz

Ott 22, 2016 at 6:51 PM

Vabbè, i casi disperati esistono ovunque 😛
L’importante è avere qualcuno con cui sfogarsi parlandone 😉

grilloz

Ott 21, 2016 at 8:16 AM Reply

P.S. meglio che non faccia i conti di quanto ho speso in libri va, ma tutti quegli ebook da qualche parte devono essere spuntati…

Barbara Businaro

Ott 21, 2016 at 10:08 PM Reply

Io spero di risparmiare qualcosina col nuovo koso…kobo!

grilloz

Ott 22, 2016 at 7:11 AM Reply

Io mi sono iscritto alla newsletter di bookrepublik, ogni giorno ci sono un po’ di libri in offerta, ti avviso però che è un’arma a doppio taglio 😛

grilloz

Ott 21, 2016 at 8:18 AM Reply

P.P.S quanto alla fantascienza, beh, quella migliore è proprio quella che parte dalla realtà, che spinge a pensare alla realtà, estrapolandola versso il futuro

Barbara Businaro

Ott 21, 2016 at 10:15 PM Reply

Parte dalla realtà…ma ci devi aggiungere per forza la fantasia! Come dice Stephen Hawking nella premessa a La fisica di Star Trek di Krauss (gira roba strana a casa mia, eh!): “La fantascienza suggerisce idee che gli scienziati possono includere nelle loro teorie, ma a volte la scienza scopre nozioni più strane di qualsiasi invenzione della fantascienza.”

grilloz

Ott 22, 2016 at 7:16 AM Reply

Sono opere di fantasia anche i memoir e le autobiografie 😉 a meno che il personaggio di turno non si appunti giorno per giorno ciò che ha fatto, le sensazioni che ha avuto, ecc. ecc. 😉
Comunque l’elemento scientifico è forse l’1% degli ingredienti di un buon romanzo di fantascienza. I personaggi sono umani, si comportano come persone, e anche se non sono umani il loro comportamento funziona in realzione agli umani con differenze che alla fine esaltano proprio le caratteristiche umane per contrasto. E le società hanno comportamenti sociali. Un autore ci mette per forza di cose le sue esperienze, anche quando le maschera spostando la storia mille anni nel futuro.

sandra

Ott 21, 2016 at 9:02 AM Reply

Non sono domande, sono intrusioni ossessive da parte di gente che nulla sa di editoria, di come si scriva un libro, di fantasia, cali di entusiasmo, autobiografia, e molto altro. Io ci sono abituata, ma tutto sommato se sono in giornata NO riesco ancora ad arrabbiarmi per l’insistenza e l’invadenza.

Barbara Businaro

Ott 21, 2016 at 10:19 PM Reply

E mentre scrivevo questo articolo, mi è venuto in mente un tuo post dove hai dovuto specificare che il protagonista maschile di Le affinità elettive non c’entra nulla con tuo marito. Eppure sei proprio tu che dici sempre: La vita dispone, lo scrittore romanza (l’ho imparata a memoria, a volte rispondo proprio con questa citazione! 😉 )

Daniele Savi

Ott 21, 2016 at 9:03 AM Reply

Ahah, il racconto erotico non l’ho letto, per cui non ti chiedo se è autobiografico 😛 Comunque tutte domande che sono capitate anche a me, anche se ammetto che in fondo nei miei personaggi c’è sempre qualcosa di autobiografico, o comunque di persone che ho incrociato nella vita. (Sì, tu che leggi…il prossimo potresti essere tu! Quindi ti conviene leggere i miei libri, non si sa mai, sai per controllare… 😛 😀 )
Però mischiato con la fantasia e l’immaginazione, perché raccontare solo la piccola realtà di ognuno di noi sarebbe banale e non universale 🙂 Almeno questo è ciò che mi guida nelle scelte di lettura e scrittura…

Barbara Businaro

Ott 21, 2016 at 10:21 PM Reply

Benvenuto nel blog, Daniele. Quindi tu sei per la politica di marketing volutamente autobiografica, quasi minacciosa, suggerita sotto da Alex? 😛
Quello che dico anch’io: se tutti i libri fossero esclusivamente autobiografici…ne scriveremmo solo uno a testa!

Daniele Savi

Ott 21, 2016 at 10:56 PM Reply

In realtà non lo faccio apposta. Mi capita 😀 È che mi piace pescare dalle cose che mi accadono e trasformarle in fantasia 🙂 E poi ho tante personalità, infatti nell’ultimo… (mistero 😛 )

Chiara (Appunti a Margine)

Ott 21, 2016 at 9:19 AM Reply

Stai tranquilla: se il personaggio è un uomo, ti chiedono se è la biografia di tuo marito o di qualche tuo fratello, quindi non cambia nulla. 😀
Anche io tempo fa avevo scritto un post analogo, e le domande erano sempre le stesse. In più: è una storia d’amore? Chissà perché tutti pensano che le donne siano in grado di scrivere solo quello…

Barbara Businaro

Ott 21, 2016 at 10:31 PM Reply

Invece non mi succede, a sorpresa direi. Quando scrivo maschile, non mi chiedono se è qualcuno di famiglia, a quanto pare non c’è identificazione. Solo mia sorella mi ha scritto che i genitori del protagonista de Il diavolo in città sembrano mamma e papà, ma quello dei genitori anziani che passano la giornata a punzecchiarsi, lui legge il giornale, lei va in chiesa a pregare, è un cliché dei nostri luoghi e tempi. A cui i miei genitori s’adeguano. 😛
Tempo fa quando rivelai ad un’amica che stavo scrivendo qualcosa di “grosso”, mi chiese se era un giallo. No, alla fine è una storia d’amore, perchè non mi sento in grado di scrivere un giallo. Lei è ancora oggi convinta che dovrei scrivere thriller. Io continuo a dire di no.

Chiara (Appunti a Margine)

Ott 24, 2016 at 12:06 PM Reply

Anche l’altro giorno io ho scritto una scena con un punto di vista nuovo, e mio marito dice che il personaggio sembra una fotocopia di mio papà… Anche io, inconsciamente, se penso a un uomo di un certo tipo e di una certa età, mentalità e condizione sociale, tendo ad associarlo a lui. Il che, comunque, è perfettamente coerente con lo sviluppo della storia.

nadia

Ott 21, 2016 at 9:27 AM Reply

Cara Barbara, qui la mano. Metà se non tre quarti delle domande le hanno fatte anche a me. Io di solito sorrido e strizzo l’occhio rispondendo certo che sì nelle mie vite precedenti. Di lettori curiosi ce ne sono un mondo, ovvio, anche di quelli che in realtà vogliono proprio entrare nella tua di vita. Però se scrivi una storia di una donna che ama andare in moto, io te lo chiedo se è autobiografico
Io amo leggere ma la domanda non me la sono mai posta, se trattasse di storia vera o meno, sinceramente mi interessa poco!

Barbara Businaro

Ott 21, 2016 at 10:41 PM Reply

Caspita! M’ero proprio dimenticata del raccontino Moto dell’anima! E no, non è propriamente autobiografico: non ho la patente per guidarla, ho fatto la scuola guida, ma ho dovuto lasciar perdere per altri problemi. Ed un principiante, che ha la fobia di cadere alla prossima curva, non l’avrebbe scritto esattamente così. Però vivo in mezzo a motociclisti, a casa (dove sono la zavorrina, cioè la passeggera), in ufficio, tra amici. Tutti maschi. E se li osservi bene, ci vedi le stelline negli occhi ogni volta che salgono in sella! 😉

Marina

Ott 21, 2016 at 10:07 AM Reply

Incredibile!
Il mio prossimo post di martedì ha un argomento analogo. Parto da un altro presupposto, ma arrivo all’autobiografia. Magari sposto la pubblicazione più in là, o no. Vediamo…
Comunque, in quelle domande lassù ci siamo incappati un po’ tutti, noi che facciamo sapere in giro che scriviamo. Infatti io non lo dico più!
“Che fai nel tempo libero?”
“Leggo, cucio, lavoro a maglia, ascolto musica…”
Scrivere MAI!

Barbara Businaro

Ott 21, 2016 at 10:45 PM Reply

Scusa Marina, ovviamente mica ti leggo nel pensiero. Ma questo post mi s’è proprio infilato in mezzo al calendario, non era previsto, solo che dopo l’ultimo racconto mi sembrava davvero di dover chiarire questa cosa ai lettori, quelli che leggono ma che mi commentano “live”.
Ma come fai a negare che scrivi, se hai un blog con la copertina del tuo primo romanzo in bella vista?? 😛

Marina

Ott 22, 2016 at 9:47 AM Reply

Semplice: nego pure di avere un blog e le persone che mi rivolgono queste domande fanno solo finta di essere realmente curiose! 😛

Barbara Businaro

Ott 22, 2016 at 6:49 PM Reply

Beh, potrei pure io buttarla sull’omonimia! C’è pure una politica di Rovigo col mio stesso nome.cognome!
Ps: non so per quale arcano motivo, i tuoi commenti erano andati in spam. Li ho sbloccati ed ho mantenuto il primo di quelli doppi. Si vede che pure il blog è raffreddato sta settimana! 😛

Darius Tred

Ott 21, 2016 at 10:24 AM Reply

Gli alieni di Focus! Io credo agli alieni di Focus! Ma ti dirò di più: sono un vampiro che crede agli alieni di Focus. E che adora le mega navi e le mega costruzioni. Però nessuno crede che esisto. Un vampiro? Che gira di giorno? Ma va là! Allora mi spaccio per uno scrittore. Ma niente: sembra che sia più credibile un vampiro che crede agli alieni di Focus! Meglio ancora se a raccontarlo è Wanna Marchi. Con le slide di Renzi.

Quanto alle domande, che ci possiamo fare? Sono sempre quelle.
Segno che la fantasia di chi legge è piuttosto latente.

Barbara Businaro

Ott 21, 2016 at 10:57 PM Reply

Il vampiro che crede agli alieni di Focus sta messo peggio dei vampiri vegetariani!! 😛
PS: quando vedo mega navi mi esalto! quando vedo mega costruzioni…”uhm, vabbè”. quando vedo mega aerei, penso a grilloz qui sotto e dico “mah, speriamo bene!” Che quei 21 bulloni sull’Airbus a380 sono pochi!! O_O

grilloz

Ott 22, 2016 at 7:24 AM Reply

Non si chiamano bulloni, l’ho scritto sopra come si chiamano 😛 (scherzo, ci sono anche bulloni) comunque tranquilla, sulla versione passeggeri dell’a380 ho fatto pochi danni, qualcosa su una modifica per lufthansa, un pezzo di manuale di manutenzione, qualche riparazione…

Daniele Savi

Ott 21, 2016 at 10:59 PM Reply

“Segno che la fantasia di chi legge è piuttosto latente.”

Beh, in fondo meno male. Altrimenti diventerebbero scrittori. E ci siamo già noi, fate spazio! 😀

grilloz

Ott 22, 2016 at 7:21 AM Reply

Parlo a nome della categoria: se avessimo la fantasia degli scrittori scriveremmo, leggiamo proprio perchè ci manca la fantasia 😉

Barbara Businaro

Ott 22, 2016 at 7:03 PM Reply

Uhm…io non ci credo che Grilloz non ha scritto proprio niente niente. Ne sai troppo, per non averci provato! 😉

grilloz

Ott 22, 2016 at 7:20 PM Reply

Va bene, faccio coming out Ho un paio di racconti pubblicati e avevo anche un blog tanti anni fa, più che altro pensieri e poesie…
😛

Barbara Businaro

Ott 22, 2016 at 7:32 PM

…ma sono autobiografici??? 😀 😀 😀

grilloz

Ott 22, 2016 at 7:34 PM

Naturalmente mi hanno anche fatto questa domanda e visto il racconto, beh, ehm…
Comunque in tutti c’è qualche spunto autobiografico, può essere un luogo, un personaggio ispirato a persone che ho incontrato, o situazioni, però le storie sono tutte inventate 😉

salvatore

Ott 21, 2016 at 11:15 AM Reply

Pensa che su questa sfumatura, dell’autobiografico, della storia vera, io ci lavoro di proposito… 😛

Alcune storie devono sembrare vere, meglio se autobiografiche. Altre devono sembrare palesemente false pur conservando la plausibilità. Che ci vuoi fare… 😉

Barbara Businaro

Ott 21, 2016 at 11:00 PM Reply

Infatti il tuo esempio sembrerebbe avvalorare la proposta qui di Alex, ovvero di scrivere appositamente qualcosa di simil-autobiografico per favorire la curiosità e le vendite. Apposta ho chiesto ai lettori (e mi hanno risposto quasi solo blogger!) 😛

Marco

Ott 21, 2016 at 11:48 AM Reply

Ma… Questo post è autobiografico? 😉
A me tutte queste domande non le fanno mai. Ci sarà un perché!

Barbara Businaro

Ott 21, 2016 at 11:05 PM Reply

E te lo dico io il perchè Marco! Sono arrivata a metà della tua raccolta Non hai mai capito niente, i 12 racconti + 1 (porta male il risultato della somma?). Il koso kobo ha dato accelerazione alle mie letture digitali. Beh, i tuoi personaggi sono talmente variopinti, eterogenei, ottimamente tratteggiati, che sarebbe inutile farti una domanda del genere! Spero che arrivando a scrivere più di un racconto anch’io, poi non lo chiedano più neanche a me!

Marco Amato

Ott 21, 2016 at 7:33 PM Reply

Uh io sto scrivendo un giallo, e poi un thriller. Se mi chiedessero: è autobiografico… se rispondessi sì, farebbero bene anche a chiamare la polizia. 😀

Barbara Businaro

Ott 21, 2016 at 11:06 PM Reply

Già. Voi scrittori di gialli/thriller vi salvate da questa richiesta. Dico: nessuno ha il coraggio di chiedere a Stephen King se è autobiografico?! 😀

silvia

Ott 21, 2016 at 7:58 PM Reply

Figurati a me che ho scritto un libro sulla maternità, con due figli piccoli, se non me l’hanno chiesto.
Del resto è abbastanza normale voler sapere che cosa c’è di reale dietro una storia. Ci intriga la voglia di svelare un mistero, in fondo.
Se guardi “la storia vera” ha proprio un suo mercato specifico. E’ un misto di logica curiosità e voyeurismo. Anche in televisione, quanto hanno avuto successo i programmi sulla “vita vera”, che poi si sono convertiti negli attuali reality?

Barbara Businaro

Ott 21, 2016 at 11:24 PM Reply

Questo tuo commento porta anche ad un’altra considerazione: al di fuori dell’Italia, i reality show (quelli con struttura a gare, nomination ed eliminazioni, da non confondere con i documentari dove non c’è la competizione) non funzionano più, per lo meno non quelli basati sul curiosare nella vita “personale” dei partecipanti. Restano quelli che sono giochi basati su effettive capacità o talenti (cucina, canto, danza, ecc). Vedo diversamente invece i documentari sulla vita di alcune persone a sfondo sociologico o medico (penso a quelli che passano su Real Time, dove comunque viene estrapolato solo il “buono” della storia o vengono spiegati casi clinici).
In Italia però i reality show hanno perdurato parecchio: siamo un popolo di curiosoni?

grilloz

Ott 22, 2016 at 7:28 AM Reply

In Germania è tutto un fiorire di reality, real life, e cose del genere. Facendo zapping mi sono imbattuto in una valanga di… non so come chiamarli… con madri che litigano con figlie, mgli che litigano con mariti e cose del genere.

Barbara Businaro

Ott 22, 2016 at 7:09 PM Reply

Ma quelli mi sembrano format vecchi, che anche qui continuano a riciclare, tra La8, La9 e RealTime (e sono solo quelli che intravvedo perchè aggiornano velocemente la guida del televisore, che tanto io cerco solo film o serie tv, e solo finchè non decido di attaccarci un cavolo di media center per lo streaming, che comunque la mia sorgente preferita resta il mio bel Sinology sempre attivo 😛 )

Giulia Mancini

Ott 22, 2016 at 8:05 AM Reply

La domanda capita sempre, io rispondo sempre che gli spunti dalla realtà ci sono, ma vanno poi in direzioni lontane da quello che poi realmente è avvenuto nella mia vita. In realtà il carattere o il pensiero dei protagonisti può avvicinarsi al mio ma il resto è tutta opera di fantasia, è il bello della scrittura!

Barbara Businaro

Ott 22, 2016 at 7:10 PM Reply

“Spunti dalla realtà” conditi con la fantasia. Mi piace, spero di ricordarmela la prossima volta. E vediamo se funziona! 😉

Gale

Ott 22, 2016 at 5:51 PM Reply

E’ da poco che ho scoperto questo sito e mi sto appassionando! Post ironico e divertente. Fantastiche le risposte alle domande “di rito”!

Barbara Businaro

Ott 22, 2016 at 7:18 PM Reply

Benvenuta nel blog Gale! (di solito è un nome femminile, spero di non sbagliare) Grazie di essere approdata qui tra noi. Per le risposte, cosa vuoi, certe domande è difficile prenderle sul serio (molto dipende da come vengono poste), e poi io sono solo uno scribacchino senza arte nè parte che si diletta. Non so nemmeno se ci arriverò alla seconda serie, il numerologo si fa attendere! 🙂

Elena

Ago 20, 2019 at 10:29 AM Reply

Sempre un bel post, anche se lo leggo con qualche anno di ritardo. Personalmente sono interessata alla biografia dell’autore solo quando il libro mi ha convinta, rapita. Lo facevo già quando studiavo letteratura al liceo. Le storie di vita di ciascuno di noi influenzano la nostra scrittura e i temi che scegliamo di raccontare,anche quando decidiamo di scrivere horror. La vita è così tremenda a volte che rappresentarla ci aiuta a sopportarla

Barbara Businaro

Ago 24, 2019 at 8:17 PM Reply

I post per fortuna non hanno scadenza e si prestano ben volentieri ai commenti futuri. 🙂
Ci si può aggiungere nel frattempo anche un po’ d’esperienza accumulata. Da parte mia direi che la questione autobiografico o no ha a che vedere col carattere dell’autore stesso: c’è chi ha bisogno appunto di rappresentare la vita tremenda così come la conosce, per sopportarla meglio, e chi invece dei propri problemi non vuole parlarne, figuriamoci scriverne, e usa semmai la scrittura per divagare verso altre esistenze ed altre questioni, osservandole da fuori in maniera distaccata, come un chirurgo valuta il da farsi in sala operatoria.
Visti i racconti scritti negli anni, appartengo a questa seconda categoria. 😉

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