Il profumo dei ricordi - Felce Azzurra Paglieri - Illustrazione di Gino Boccasile

Il profumo dei ricordi

Tutti noi abbiamo piccoli rituali che fanno parte della nostra quotidianità, gli attribuiamo un ruolo significativo all’interno della giornata, ma nel tempo ne abbiamo dimenticato la provenienza.
Nel mio bagno, ben visibile nella mensolina della doccia o nascosto in un angolo dell’armadietto, c’è un flacone di bagnoschiuma color carta zucchero sempre pronto all’occorrenza. Gli altri prodotti li cambio spesso, a volte li ricompro ma magari non subito, mentre questo in particolare non manca mai in casa, come se fosse una medicina indispensabile, un rimedio per diverse emergenze.
Non avevo ancora capito perché sono così affezionata a questa specifica alchimia, fino a quando un sogno ha associato un ricordo al profumo di Felce Azzurra, l’intramontabile classico, mai soppiantato dalle nuove fragranze moderne.
Ero piccolina ed ero spesso in custodia dai nonni mentre mamma e papà lavoravano fuori fino a tardi. Tutte le volte che nonna usciva per andare in paese o arrivava qualcuno a farle visita, si fermava in un angolo della cucina, dove al muro era stato appeso un piccolo armadietto con specchio, la sua toeletta personale.
Dopo essersi sistemata i capelli con il pettinino di finto osso, prendeva una scatola rotonda, l’apriva e ci toglieva un piumino candido e soffice come una nuvola, per picchiettarsi sul viso il talco bianco. Quella polvere vellutata proveniva da una busta azzurra e blu, lo stesso profumo del mio bagnoschiuma. Era il suo rituale di bellezza.
Sembra strano pensare che lei volesse schiarire la sua pelle quando già all’epoca, i gloriosi anni Ottanta degli yuppies rampanti, era partita la corsa alla tintarella tutto l’anno. La spiegazione l’ho compresa solo qualche anno più tardi. Mia nonna era cresciuta nella civiltà contadina, dove l’abbronzatura non era simbolo di una vacanza agiata alle Maldive, ma di un duro e poverissimo lavoro sui campi, soprattutto nei brucianti mesi estivi. Pertanto ai suoi tempi i ricchi avevano una carnagione pallida, sempre rinchiusi tra le mura delle proprie ville o protetti dall’ombra del loro lussureggiante parco in campagna. Per questo i contadini usavano il talco, li aiutava ad attenuare l’incarnato, nascondere le scottature della propria condizione, oltre che ad opacizzare il sudore della fronte.
Quell’essenza è rimasta per anni nella mia memoria inconsapevole. Quando uso quel bagnoschiuma e il suo intenso profumo si spande nello spazio accaldato della cabina doccia, lo stress se ne va all’istante, lasciando il posto ad una serenità malinconica. Solo quel sogno mi ha riportato però il motivo di questo benefico effetto.
Non erano giorni qualunque quelli. Erano gli anni dei sorrisi felici, dei giochi spensierati, di quando la bicicletta aveva ancora le rotelline laterali. Era prima della scuola e della biro rossa sul quaderno, prima della brutta malattia del nonno, prima di vedere mio padre piangere, prima dei segreti che mi catapultarono veloce al mondo adulto, per sempre.
Era il sorriso di nonna, tranquillo in ogni tempesta.
Quel profumo mi riporta all’istante il suo ricordo. E la sua presenza.

Felce Azzurra - Il profumo dei ricordi

Nota: avevo già dato un titolo a questa mia riflessione, quando sono andata nel sito ufficiale alla ricerca degli ingredienti della profumazione. Non solo ho scoperto che provengono da tutto il mondo e sono tuttora segretissimi, ma soprattutto che Felce Azzurra è proprio reclamizzato come il profumo dei ricordi! 🙂

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Comments (12)

Rebecca Eriksson

Nov 16, 2019 at 9:58 AM Reply

Anch’io ho molti ricordi dell’infanzia legati ai profumi. Se penso ai miei nonni materni però il ricordo è principalmente sul cibo! Soffritti di cipolla e aglio ed il lesso della domenica. Il profumo della carne bollita mi rievoca ancora la gioia del giorno di festa.
Verso i nonni paterni invece l’odore è più personale, il dopobarba o il deodorante ed ha la sensazione della sicurezza di un abbraccio.

Barbara Businaro

Nov 18, 2019 at 10:27 PM Reply

Beh, anch’io ricordo le domeniche al profumo di pollo e patate arrosto cotti nel forno della cucina economica a legna, quella con le porticine bianche e i cerchi in ghisa che si toglievano sopra per aumentare la fiamma sulla pentola del brodo per i tortellini. E lì vicino nonna ci arrostiva le crosticine di polenta con lo zucchero, solo per me.
Ma sai qual è il problema? Che quei profumi lì, per quanto mi ci impegni, non riesco proprio a ricrearli!
Per fortuna invece il Felce Azzurra lo producono ancora! 😀

Elena

Nov 16, 2019 at 10:56 AM Reply

Meraviglia. Ho sentito il profumo e assaporato il piacere del piumino sulla pelle. Ricordi bellissimi e cari, che ti sei portata via nonostante il tempo

Barbara Businaro

Nov 18, 2019 at 10:28 PM Reply

Ovviamente ogni tanto nonna cedeva alle mie insistenze e il piumino lo lasciava usare anche a me. 😉

Giulia Mancini

Nov 16, 2019 at 3:34 PM Reply

Mi sembra di sentirlo il profumo di Felce Azzurra, in effetti ricorda l’infanzia, inteso come periodo felice, spensierato e inconsapevole. A me quel profumo ricorda soprattutto mia madre (era casalinga e non passavo il tempo con i nonni, ma soprattutto con lei).

Barbara Businaro

Nov 18, 2019 at 10:44 PM Reply

Il profumo che invece associo a mia madre è quello del latte caldo con dentro i biscotti Plasmon sciolti, gli stessi di cui raccontavo poi qui: Per colpa di un Plasmon 😉

Marina Guarneri

Nov 17, 2019 at 8:30 PM Reply

La tua personalissima “madeleine”: un ricordo bellissimo! A me capita spesso di associare odori a situazioni e persone, ho constatato che la maggior parte di queste associazioni sono collegate al ricordo del periodo universitario, ma ce n’è una che è l’emblema dei miei anni ‘80: il profumo “Choc de cardin”, che ha segnato tutte le feste, tutte le mie infatuazioni, tutti i miei anni migliori. Ormai è una fissa: quando vado in profumeria la prima marca che cerco e chiedo è quello; lo annuso sempre ed è un viaggio nel tempo.

Barbara Businaro

Nov 18, 2019 at 10:57 PM Reply

Accipicchia, non lo conosco proprio questo profumo! La prossima volta che passo vicino alla profumeria, provo a cercarlo.
Il profumo che invece ha segnato i miei primi incontri è il Gai Mattiolo, quallo con la scatola bianco oro e i cuori in rilievo. Ce l’ho ancora, anche se non lo utilizzo più. Non voglio rovinare quelle memorie con altre. Ad ogni età il suo profumo, no? 😉

Sandra

Nov 18, 2019 at 9:06 AM Reply

Uso spesso Felce Azzurra per diversi prodotti.
Ma l’effetto catartico familiare per me è con Borotalco Roberts.
L’olfatto è un senso un po’ sottovalutato ma può veicolare moltissimo.

Barbara Businaro

Nov 18, 2019 at 11:15 PM Reply

Ricordo il barattolo di plastica verde del Borotalco Roberts che veniva usato invece in casa nostra, ma non riesco a ricordarne proprio il profumo. Quasi quasi provo il bagnoschiuma! 😉

Nadia

Nov 21, 2019 at 12:03 AM Reply

Io felce azzurra ancora lo compro… Forse amo talmente tanto le cose vintage che mi coccolano di ricordi da non riuscire a gettare via il barattolo del borotalco di quando ero piccola, nonostante sia in plastica e anche un po’rovinato. Se lo odoro è come se spuntassero per aria vecchie immagini di me miste a quelle che le foto hanno immortalato. È così importante non dimenticare che io ci vedo solo il bello in tutto questo.

Barbara Businaro

Nov 21, 2019 at 10:27 PM Reply

L’effetto è proprio quello. Teniamoci stretti i nostri barattoli! 😉

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