Parole innamorate, parole ricorrenti dentro le nostre storie

Parole innamorate

Ci sono delle parole che ci affascinano, ci conquistano e ci seguono lungo tutti i nostri scritti in maniera ossessiva perché non riusciamo proprio a farne a meno e nessun’altro sinonimo riesce a renderci la stessa emozione?
Questo è quello che si è chiesta Maria Teresa Steri nel suo articolo Le parole di cui siamo golosi, perché lei le ha proprio definite “parole golose”, termini di cui andiamo letteralmente ghiotti, rischiando l’indigestione.
La sua analisi mi ha incuriosito parecchio, ma dato che io sono a regime dietetico controllato, ho preferito chiamarle “parole innamorate”. 🙂
Volevo anche mantenere l’idea che quando scriviamo sono le parole a giungere fino a noi, attraverso straordinari percorsi, e se qualcuna si presenta al nostro cospetto più spesso di qualche altra sia perché loro stesse provano dell’affetto per l’autore. In fondo non ci corteggiano per molto tempo prima di fissarle sulla carta?

Non stiamo parlando delle ripetizioni che sfuggono durante la prima stesura, quella scrittura istantanea che segue il flusso del momento e la trama impellente nella nostra mente, termini che vengono sostituiti con un buono vocabolario dei sinonimi alla prima rilettura del paragrafo. Come spiega Maria Teresa, qui prendiamo in considerazione proprio quelle parole ricorrenti in una lunga porzione di testo (ndr. ecco, l’ho appena fatto! Avevo scritto qui sopra “alla prima rilettura del testo”, poi sono giunta a questa frase di nuovo con “testo” e sono tornata all’istante sopra a correggere con “paragrafo”, capite cosa intendo?) Lei ha analizzato i suoi romanzi ricercando cinque parole che tornano tra le pagine in modo ossessivo quando scrive, io ho voluto provare a vedere se anche nella mia scrittura rintraccio delle parole innamorate di me, sebbene non ho ancora un romanzo finito ma ho messo insieme un’antologia di racconti.
Come cercare queste parole se non hai un conteggio preciso delle ricorrenze all’interno dei tuoi testi?
Questa è una bella domanda…

 

Parole ricorrenti, come trovarle?

Trovare la ricorrenza di una parola all’interno di un testo è una funzione alquanto banale di ogni programma di videoscrittura: basta usare lo strumento di ricerca e in genere tutti mostrano anche il conteggio dei risultati.
Il problema semmai è avere una lista di tutte le parole utilizzate nel testo e per tutte avere il numero totale di ripetizioni, così da poterle ordinare e capire quali sono davvero le parole che ci ossessionano. E questa non è una funzionalità presente né in Microsoft Word né in LiberOffice Writer. Occorre utilizzare un software specifico per la scrittura creativa, e noi ce l’abbiamo, pure gratuito: il nostro eccezionale yWriter! 😀
Ricordo che qui potete seguire il piccolo corso in lingua italiana: Corso gratuito di yWriter6 in italiano

Se il romanzo in stesura è già all’interno di un progetto yWriter, l’antologia dei Racconti dal blog (la stessa che potete ricevere iscrivendovi gratuitamente alla newsletter qui: Iscriviti alla Newsletter) è organizzata in un file Microsoft Word. Allora ho creato un nuovo progetto di yWriter, con un Capitolo e all’interno un’unica scena. Lì dentro, tramite l’editor delle scene, ho incollato tutto il testo dell’antologia.
Una volta che i vostri scritti sono depositati dentro yWriter, basta solo andare al menù Strumenti e usare la funzione Mostra conteggio parole usate.

Parole ricorrenti - conteggio parole con yWriter6

 

Viene mostrata una lista completa di tutti i termini presenti all’interno delle vearie scene del progetto, elenco che può essere anche esportato negli appunti del computer, tramite il bottone “Copia in”. Dopo sarà sufficiente aprire un file di testo, incollare gli appunti e salvare il file con estensione .CSV (Comma Separated Values, valori separati da virgola), che può essere facilmente importato in un file Excel e da lì aiutarvi con analisi più complesse, grafici a torta compresi. 😉

Parole ricorrenti - analisi con Excel

 

Escludendo congiunzioni, preposizioni, pronomi, avverbi semplici (tempo, quantità, negazione i miei preferiti), verbi ausiliari, aggettivi possessivi, nonché i nomi propri dei personaggi delle varie storie (Liam e Caitlyn su tutti per i racconti) dovrebbe restare proprio le nostre Parole innamorate.
Quali saranno le mie?

Le mie Parole innamorate
nel romanzo in bozza

Il romanzo in bozza, nome in codice IPDP, ho iniziato a scriverlo nel 2012 in quaderni sparsi e fogli di carta volanti, poi ricopiato tutto in digitale e continuato nella scrittura durante il NaNoWrimo del 2018. Se vi siete persi quella mia avventura, potete rileggerla partendo da qui: Nano, nano, la tua mano, Nano, nano, apri piano… 
Non è però concluso. Alla fine del NaNoWriMo, raggiunte le fatiche 50 mila parole, credo di essere appena alla metà, se non ad un terzo, considerate le scene mancanti alla struttura della trama. Al momento il quaderno con gli appunti giace in un angolo e mi provoca una fitta al cuore tutte le volte che lì mi cade lo sguardo.
Per questa analisi ho usato il progetto yWriter, che mi torna utile per spostare e rivedere le scene, organizzarle nella giusta sequenza, flashback compresi. Ecco le Parole innamorate che ci ho trovato.

Disse, rispose, pensò, chiese, guardò, esclamò
Ahi ahi, brutto segno questo.
Quando avrò terminato la prima stesura dovrò lavorare meglio su queste porzioni di testo. Occorre però considerare che nella prima parte, quando scrivevo convulsamente tutto quello che mi saltava alla mente, mi focalizzavo soprattutto nelle conversazioni tra i protagonisti e i personaggi principali, piuttosto che nelle descrizioni. Tante scene sono ahimè ancora allo stato embrionale.
Mi consola notare in effetti (lo leggerete qui sotto) che nei racconti del blog, più recenti e per certi versi più adulti, non ci sono queste ripetizioni frenetiche. Forse, sottolineo il forse, ho imparato a destreggiarmi un pochino nel Show don’t tell, mostra prima di spiegare.

Occhi e Sguardo
Gli occhi sono lo specchio dell’anima e lo sguardo è il migliore dei dialoghi.
Ne sono convinta anch’io, che spesso sorrido con gli occhi, come mi fanno notare. 🙂
E se uno sguardo si può distinguere tra un adocchiamento fugace o un’occhiata intensa, davvero non saprei come sostituire la parola Occhi, anche passando per le definizioni anatomiche, dalla pupilla al bulbo oculare. Si perde davvero tutta la poesia della muta connessione della vista tra due persone. Temo che queste parole me le terrò ancora strette.

Casa
Edificio, palazzo, appartamento, abitazione, dimora, residenza. Quante altre me ne vengono in mente? Eppure nessuno è evocativo come “casa”, che in sé raccoglie molteplici significati: da quello pratico, come luogo in cui si vive, a quello più emozionale, come la sede dove ci si sente in pace con sé stessi e con il resto del mondo. Casa è dove si trovano gli affetti più cari.
Non mi ero accorta del largo impiego di questa parola all’interno della bozza, forse perché all’inizio mi sono concentrata proprio sulle case dei due protagonisti, dove ognuno vive in assenza dell’altro.

Bacio
Curioso il fatto che ci siano molte ripetizioni proprio della parola “bacio”, quando il bacio, fulcro della storia, è nei fatti assente nella trama per molte pagine… E ci sarà, certo che ci sarà, figurati se me lo faccio mancare! 😀
Sto comunque crescendo alla scuola di Diana Gabaldon e delle sue scene di sesso bollente in Outlander, e in questo mio romanzo la fisicità ha un ruolo ancora più importante, perché a qualcuno sono negati i movimenti basilari. Tutto si complica e un bacio è il preludio tanto atteso.

Alla fine tra tutte le parole analizzate, non ve n’è alcuna specifica, anche perché il genere del testo si colloca tra il mainstream ed il romance. Magari le cose si faranno più interessanti quando scriverò i capitoli mancanti, compresa la famosa (per me che ce l’ho in testa) scena di sesso, più che un incontro intimo la convergenza di due anime che si ritrovano.

Altre Parole innamorate
nei Racconti dal blog

Come anticipavo poco sopra, nei racconti non ci sono i verbi di dialogo così ricorrenti nel romanzo, segno che qui la mia scrittura sta migliorando o ci sono meno occasioni di conversazione tra i personaggi delle storie, magari lascio più spazio alle descrizioni, al confronto indiretto, alla comunicazione non verbale. Queste dunque le Parole innamorate all’interno dell’antologia.

Casa e Tempo
Uno dietro l’altra. Si conferma quindi l’importanza della parola Casa nei miei scritti, mentre si aggiunge anche l’elemento del Tempo, sebbene andrebbe distinto tra il significato meteorologico e quello cronologico, dello scorrere della vita. Non saprei dire in effetti quale dei due utilizzo maggiormente nei racconti, ritengo che anche le condizioni atmosferiche influiscano le emozioni dei personaggi. Non è un caso che quando siamo tristi piove (o siamo tristi proprio perché piove a dirotto? A me la pioggerella leggera non dispiace, mi ricorda la Scozia 😉 )

A proposito di queste due parole, non posso esimermi dal consigliarvi questo film: Il Mistero della Casa del Tempo, stupendo, davvero magico, io l’ho visto lo scorso Natale. l’adattamento cinematografico del romanzo The House With a Clock In Its Walls del 1973 scritto da John Bellairs, pubblicato in Italia prima con il titolo La pendola stregata da Mondadori e ripubblicato ora da DeA Planeta con lo stesso nome del film. Quando due sole parole possono dare vita ad un intero romanzo.

Occhi e Vita
Decisamente a pari merito all’interno della mia lista, ordinate solo per l’alfabeto.
Occhi è dunque un felice ritorno, non riesco proprio a staccarmi dal loro significato sia come strumento di osservazione del mondo circostante sia come emozione non verbale dei personaggi. Forse devo iniziare a studiare meglio anche gli altri sensi, anche se pure Mano e Mani hanno un buon punteggio di ricorrenze.
Ma Vita? Ero convinta di scrivere più della morte, tra fantasmi e assassini, però potrebbe essere che il termine Vita io lo intenda più come modo di vivere piuttosto che come esistenza. Le mie protagoniste di San Valentino sovente cambiano vita dopo essere state lasciate…

Notte e Voce
Si susseguono anche queste due, a breve distanza.
Se della Notte non mi stupisco affatto, sono affezionata al buio, alla quiete notturna, al suo silenzio, ed Halloween di cui mi piace scrivere è la notte più magica che ci sia, la parola Voce invece mi sorprende davvero. Mi sembra di adoperare varie declinazioni di solito, da sussurro ad urlo, le più banali per intensità. Dovrò verificare in quali contesti mi scappa questa parola, o mi si appiccica sul foglio, forse tendo ad accompagnarla da aggettivi piuttosto che trovarle un degno sinonimo.

Quali sono le vostre Parole innamorate?

Come scrittori, riuscite a riconoscere le parole di cui non potete proprio fare a meno nel testo?
Ma anche come lettori, quali sono i termini che magari cercate all’interno dei vostri libri preferiti, che non avrebbero lo stesso sapore se mancassero giusto giusto quelle parole lì?
Alla fine però, siamo sicuri che tutti questi conteggi definiscano davvero la qualità della nostra scrittura? 😉

“Non tutto ciò che conta può essere contato, e non tutto ciò che può essere contato conta.”
Albert Einstein

 

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Comments (18)

Giulia Mancini

Mar 30, 2020 at 10:37 AM Reply

Le mie parole innamorate sono sguardo, occhi, sensazione, emozione, oscuro, vita e altre di cui in questo momento non ho memoria. In fase di revisione faccio mille salti mortali per sostituirli con sinonimi che abbiano un senso, non è sempre facile. Un metodo che mi aiuta molto a scoprire queste parole, ma anche errori veri e propri è la lettura ad alta voce, non la mia, quella di word, la voce è un po’ metallica ma efficace.

Barbara Businaro

Mar 31, 2020 at 1:16 PM Reply

La lettura ad alta voce mi aiuta all’interno di una singola scena, un paio di pagine. Ma qui più che le ripetizioni a breve volevo proprio individuare le ricorrenze su una larga porzione di testo, tutto un romanzo o un’intera antologia. O passo la giornata a leggere tutto ad alta voce (e da mattina a sera me lo dimentico :P) oppure si velocizza con un’analisi puntuale.

Grazia Gironella

Mar 30, 2020 at 1:32 PM Reply

Vedere, occhi, sguardi che s’incrociano, occhiate in tralice… anche i miei personaggi hanno dei muscoli oculari belli tonici! Poi metterei nella lista le lacrime spazzate via con rabbia. Non si può piangere in pace, per dire? Se installo yWriter, farò il controllo che hai spiegato. Chissà cosa scoprirò… 😉

Barbara Businaro

Mar 31, 2020 at 1:16 PM Reply

“Vedere” mi manca, ma magari mi è sfuggito, ricontrollerò l’elenco. Mentre le lacrime io le uso anche per la gioia, non ti capita mai? Si piange eccome di gioia, a me basta la sigla di Outlander! Se piangono invece di amarezza, non sono sempre rabbiosi i miei personaggi, nemmeno i maschietti. 😉

Grazia Gironella

Mar 31, 2020 at 1:49 PM Reply

Mmmh… lacrime di gioia e di amarezza non ne inserisco mai. Ho l’impressione che sotto sotto mi diano un’impressione di debolezza. Sono un po’ un soldato, sotto certi aspetti. Adesso capisco perché anche mio figlio ha certe idee sulla dignità… 😉

Barbara Businaro

Apr 01, 2020 at 10:52 PM Reply

Il soldato che non piange a me sembra un cliché. Piangono anche gli highlander, se ne hanno un valido motivo, e non sono certo donnicciole… 😉

Maria Teresa Steri

Mar 30, 2020 at 2:30 PM Reply

Grazie per aver ripreso la mia idea, Barbara!
Si scoprono cose interessanti, cercando le parole frequenti, vero? Curiosa la tua ricorrenza di “casa”, per esempio. “Occhi” e “sguardi” sono una croce anche per me, difficile non usarli o sostituirli. Ora dovrò controllare con Ywriter se ho altre parole innamorate, di sicuro ne verranno fuori di inaspettate oltre a quelle già elencate ^_^

Barbara Businaro

Mar 31, 2020 at 1:17 PM Reply

Pensa che subito avevo pensato di aderire al “meme” che avevi lanciato. Ma poi il periodo si è rivelato burrascoso e ho dovuto rimandare. Anche perché ero convinta di avere questa analisi pure su Microsoft Word, e invece no. Fortuna che ho yWriter a portata di mano!
Mi consolo su “Occhi” e “Sguardi”, sembra un male comune insomma. 😀

Marina Guarneri

Mar 30, 2020 at 4:08 PM Reply

Devo recuperare il post di Maria Teresa, ma partendo da questo tuo ti dico che io ho una fissa per il cielo, i fogli, le pagine, beh, poi occhi, sguardo, espressione, per quanto si cerchino formule diverse, non sono sostituibili, forse ridurli solo all’indispensabile non sarebbe male.
Lo so che non sono comprese, ma io abuso sempre in pronomi dimostrativi e aggettivi/pronomi possessivi: c’è sempre un “mio”, “suo”, “tuo” che sbuca pure quando cerco di stare attenta. Però, tornando alle sole parole, sono certa che ne scoprirei tantissime con lo strumento adatto. Il fatto è che ci resto male, ogni volta che mi accorgo di quanto sia monoterministica (si può dire?), male, proprio male!

Barbara Businaro

Mar 31, 2020 at 1:17 PM Reply

Noi ci rimaniamo male Marina, ma il lettore? Se ne accorge o fila dritto per la sua strada, dietro alla storia? Peggio di una ripetizione di una parola “semplice” ma azzeccata, ci può essere solo un sinonimo scelto esclusivamente di rimpiazzo. Magari sulla prima il lettore continua a leggere sereno e sulla seconda rischia un ruzzolone… 😉

Daniele Imperi

Mar 30, 2020 at 5:07 PM Reply

Non ci ho mai pensato, anche se nell’articolo di Maria Teresa ho ricordato la parola spettrale che usavo molto nei miei primi racconti.
Vedo se anche Writer di OpenOffice permette di trovare le ricorrenze. Diciamo che è utile trovarle nella revisione.

Barbara Businaro

Mar 31, 2020 at 1:17 PM Reply

Ho provato con Writer ma di LibreOffice e nell’installazione standard non c’è questo controllo. Non so se magari ci sia qualche plugin da aggiungere che possa fare lo stesso. Se lo trovi in OpenOffice, passa di qua a riferire. 😉

Elena

Mar 31, 2020 at 7:51 AM Reply

Ciao Barbara, avevo perso il post di Maria Teresa, sono corsa a leggerlo anch’io. So bene che in ogni testo che si rispetti ci sono ripetizioni, ed eliminarle, anche se non in modo drastico, è necessario. Di solito quando mi rendo conto di averne trovata una uso il semplice strumento trova di Office per vedere quante ne scovo. Penso che più le parole sono particolari, più la ripetizione si nota, quindi cerco di usarle una volta soltanto.
Per risponderti proverei però a capovolgere la cosa, ovvero a cercare una parola che caratterizza molti miei componimenti: è pioggia. Adoro le atmosfere che crea negli ambienti ed è per me grande fonte di ispirazione

Barbara Businaro

Mar 31, 2020 at 1:18 PM Reply

Se tu sei innamorata della parola “pioggia”, devo andare a vedere io quante volte uso la parola “sole”! 😀
Sole primaverile, sole accecante, un barlume di sole dietro le nubi, i primi raggi del sole del mattino…

Sandra

Apr 02, 2020 at 6:59 PM Reply

Immagino che in un normale foglio word di chi scrive andando su e giù con la rotella non ci sia alcuna funzione di questo tipo.
E quindi non ho proprio idea di quali siano le mie letters in love, ma non mi spiacerebbe affatto scoprirlo.

Barbara Businaro

Apr 03, 2020 at 10:18 AM Reply

Chiedi e ti sarà dato, diceva quello là.
Guarda sulla posta elettronica, c’è posta per te! (dal mio film preferito…)
Ti ho esportato il conteggio parole da L’ultima neve + La montagna incartata, gli unici in digitale da cui sono riuscita ad avere il testo tramite Calibre. 😉

Rebecca Eriksson

Apr 03, 2020 at 9:20 AM Reply

Che bello strumento che mi hai fatto scoprire! Noto con piacere che il mio utilizzo di parole è abbastanza equilibrato. Ho voluto analizzare il mio primissimo racconto e l’ultimo ed una cosa che mi sta colpendo è il mio abbondante uso del “non”. Male, male… devo ridurre le mie negazioni. Già da tempo ho superato lo spropositato uso di “dire”, ma a quanto pare l’ho virato su “ammise”, anche se non in modo esagerato. Devo stare attenta anche a scrivere di continuo “mentre”.
Poi il resto… beh, è uno strumento che userò per tenere d’occhio i progressi. Ho analizzato i primi capitoli del mio ultimo lavoro in cui la scena prevede un padre con una decina di figli: credo sia abbastanza sensato che le parole “padre” e “figlio” risultino abusate.

Barbara Businaro

Apr 03, 2020 at 12:22 PM Reply

Uhm, per evitare il “non” bisogna convertire proprio la frase, temo. Su “ammise” invece ci si può lavorare, magari passando alla comunicazione non verbale, ai gesti dell’interlocutore. Il “mentre” ogni lo sostituisco con “nel frattempo”, “però”, “oppure”, a seconda del contesto, o magari lo tolgo proprio.
Ma come hai sottolineato tu con “padre” e “figlio”, ci sono parole che proprio non si possono cambiare. 🙂

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