The Spine Collector. Il ladro di manoscritti.

Manoscritti rubati …ritrovati?
The Spine Collector

Praticamente un anno fa, a fine gennaio 2021, vi avevo raccontato di quello strano caso dei manoscritti rubati alle case editrici e agli autori famosi di tutto il mondo, con una complicata tecnica di phishing (dal termine inglese fishing, pescare) per cui nelle mail inviate il truffatore si fingeva un’altra persona o una società conosciuta nel mondo editoriale, utilizzandone addirittura lo stesso linguaggio e stile di comunicazione, e chiedeva di ricevere in valutazione il testo di un romanzo non ancora pubblicato. A prima vista nulla di strano, perché è prassi all’interno della filiera che autori, editor, correttori di bozze, traduttori, agenti, direttori, editori grandi e piccoli si scambino i manoscritti su cui stanno lavorando o per i quali intendono presentare un’offerta di acquisto dei diritti e pubblicazione.

L’industria editoriale internazionale è alquanto preoccupata per questi tentativi di frode che proseguono addirittura dal 2016, e in qualche caso sono andati a segno con il manoscritto originale inviato al pericoloso mittente, perché non è ancora chiaro lo scopo di questo raggiro: di solito un attacco informatico di questa dimensione e complessità presuppone un vantaggio economico di ritorno, quindi ci si aspettava fosse chiesto un riscatto per impedire la divulgazione dell’opera prima della sua pubblicazione o che il manoscritto finisse in qualche sito pirata per il privilegio dei lettori più accaniti.
Soprattutto la capacità di impersonare una particolare persona e le conoscenze del settore dimostrate in queste email fanno pensare che si tratti di un insider dell’editoria, qualcuno che conosce gli schemi di lavoro, come funzionano le ricerche dei nuovi talenti, come sono effettuate le transazioni, qual è il gergo utilizzato dagli addetti nei vari ruoli e riesce a destreggiarsi in tutto questo in diverse lingue. Se non una persona sola, un gruppo davvero preparato e agguerrito.
Potete rileggere il mio post, a cui avevo aggiunto anche un paio di consigli informatici per non cadere noi stessi nelle mail truffaldine (non ci chiedono i manoscritti, ma sarebbero felici di avere accesso al nostro misero conto corrente 😛 ), direttamente qui: Lo strano enigma del furto dei manoscritti

Lo scorso agosto poi il New York Magazine, nella sua sezione Vulture dedicata alla cultura pop, ha pubblicato un’inchiesta di ben 18 pagine dei giornalisti Reeves Wiedeman e Lila Shapiro sul collezionista di manoscritti, The Spine Collector (il termine inglese spine indica la costa del libro), interrogandosi se si tratti di spionaggio, vendetta o una completa perdita di tempo.
Nella loro accuratissima analisi compare un caso interessante che tocca anche il nostro paese, quando la mattina del 1 marzo 2017, Catherine Mörk e Linda Altrov Berg ricevono un’insolita mail nei loro uffici di Norstedts, un editore di libri svedese: una collega di Venezia, Francesca Varotto di Marsilio Editori, richiedeva il manoscritto inedito del quinto romanzo della serie bestseller Millennium di Stieg Larsson, di prossima uscita. Alla morte di Larsson, la serie era stata rilevata dallo scrittore David Lagercrantz e stava per uscire il tanto atteso L’uomo che inseguiva la sua ombra.

In quel periodo l’editore Norstedts stava seguendo con cura lo sviluppo della serie, preoccupato di proteggerla da hacker informatici e ladri di cartacei. Per il romanzo precedente, Lagercrantz aveva scritto su un computer senza connessione alla rete e consegnato il manoscritto stampato, a quel punto Norstedts aveva inviato un’unica copia a ciascuno degli editori internazionali per le traduzioni. Per semplificare il processo si sono consultati con gli altri editori di bestseller: per esempio, i traduttori che lavoravano a uno dei romanzi di Dan Brown dovevano lavorare in un seminterrato sotto il controllo delle guardie di sicurezza, che registravano anche i viaggi alla toilette…
Per questo nuovo libro di Lagercrantz avevano deciso di affidarsi a Hushmail, un servizio di posta elettronica crittografata, con password consegnate separatamente per telefono agli addetti interessati, che avevano già firmato un accordo di riservatezza stringente.

L’insolita mail di Francesca Varotto di Marsilio Editori chiedeva nuovamente il link da dove scaricare il manoscritto, che aveva ricevuto pochi giorni prima. Quasi nello stesso momento Magdalena Hedlund, l’agente che rappresentava il romanzo, ricevette un’email simile dalla stessa Varotto. Era strano che la collega italiana avesse perso qualcosa di così prezioso, ma lei e Hedlund erano vecchi amici e la comunicazione aveva un tono familiare. Inoltre c’era parecchio fermento intorno al libro, doveva essere pubblicato in 27 paesi contemporaneamente e i traduttori dovevano iniziare il prima possibile. Hedlund inviò il link al manoscritto. Questa le rispose quasi subito con un’altra email, in cui era dispiaciuta perché la sua password era disabilitata o scaduta, non funzionante, e domandava a Hedlund di inviarne un’altra nuova.
Intanto anche Mörk e Berg a Norstedts ricevono la stessa richiesta per il codice di Hushmail e, preoccupati per la collega, inviano un messaggio separato per sapere se è tutto a posto. La vera Francesca Varotto li contatta subito al telefono, completamente ignara di quanto stava accadendo, non aveva inviato mail a Norstedts per tutto il giorno.

Ancora in conversazione telefonica, hanno guardato meglio i messaggi: le email sembravano proprio della collega italiana, il testo utilizzava lo stesso carattere e la firma in calce aveva lo stile della sua. Mentre sono ancora in linea, Mörk riceve un’altra email dalla falsa Varotto per avere una nuova password. Come era mai possibile?!
Scansionando bene i messaggi, si accorgono che la firma della falsa Varotto riportava il vecchio ruolo al lavoro, era stata promossa due mesi prima. Anche la riga dell’oggetto riportava in maniera errata il nome dell’azienda. Alla fine il particolare più importante è l’indirizzo email: il dominio era stato cambiato da @marsilioeditori.it a @marsilioeditori.com.
Il dipartimento informatico di Marsilio Editori ha iniziato le indagini, scoprendo che il dominio fraudolento era stato creato il giorno prima tramite il servizio GoDaddy, registrando come proprietario un indirizzo ad Amsterdam e un numero di telefono olandese, a cui rispondeva però una sezione distaccata di IBM alquanto inconsapevole. Nonostante tutto, il ladro non aveva ottenuto la password ma gettava nel panico l’intera squadra perché sembrava ben determinato.

Questo è solo uno dei tanti casi orchestrati dallo Spine Collector raccolti da Reeves Wiedeman e Lila Shapiro, nel corso di più di sei mesi di indagini serrate e la creazione di un database di 400 diverse email e relativi domini, alla ricerca di uno schema preciso che riconducesse al colpevole (sebbene Lila Shapiro avesse esaminato la truffa nel 2019 ma avesse abbandonato la storia perché nell’editoria gli operatori erano troppo paranoici per discuterne, addirittura qualcuno temeva che Lila stessa potesse essere la ladra…).
Nel 2020 il New York Times aveva altri due giornalisti fermi sul caso e l’FBI era stata chiamata a indagare, dal momento che la truffa aveva risvolti internazionali, ma nessuna accusa era stata avanzata pubblicamente. Sembra però che questa estate il ladro, per molti reputato un interno del mondo editoriale, forse uno scout letterario di scarso successo costretto a questi trucchetti, abbia cambiato approccio, era arrabbiato e per la prima volta dopo molti anni minacciava di far trapelare manoscritti inediti se gli agenti contattati non gli avessero consegnato altro materiale. La pandemia sembra aver tirato fuori il peggio di questo fantomatico personaggio.
Addirittura, gli stessi Reeves Wiedeman e Lila Shapiro sono stati presi di mira dal ladro, che si è finto prima uno scout interessato alle loro ricerche, poi un editore olandese che voleva sapere chi è il truffatore (!) e pure l’agente letterario di Wiedeman, ma alla fine non sono riusciti a scoprire nulla di più. Si è dileguato dopo un’ultima mail stizzita.

Nel frattempo, anche se in silenzio, le indagini dell’FBI sono comunque proseguite, fino all’incredibile punto di svolta dello scorso 5 gennaio.
Sempre grazie alla segnalazione del nostro Stefano Franzato, lettore e commentatore qui sul blog, ho potuto rintracciare la notizia che mi ero persa sotto le festività. Il presunto colpevole è stato arrestato a New York. Ed è un italiano! 😮

 

The Spine Collector in manette

Il 5 gennaio 2022, l’ufficio del Procuratore degli Stati Uniti per il Distretto Meridionale di New York ha annunciato di aver arrestato Filippo Bernardini, un uomo italiano di 29 anni, con l’accusa di frode telematica e furto d’identità aggravato, in relazione con a un piano pluriennale per impersonare soggetti coinvolti nell’editoria, al fine di ottenere in modo fraudolento centinaia di manoscritti di romanzi e altri libri di prossima pubblicazione. Bernardini è stato arrestato al suo arrivo all’aeroporto internazionale John F. Kennedy e presentato il giorno dopo davanti al giudice nella corte federale di Manhattan.

Il procuratore degli Stati Uniti Damian Williams ha dichiarato: “Filippo Bernardini avrebbe impersonato individui dell’industria editoriale in modo che autori, incluso un vincitore del premio Pulitzer (ndr. Margaret Atwood, che ha subito uno di questi attacchi informatici per il testo originale del romanzo I testamenti), gli inviassero manoscritti prima della pubblicazione a proprio vantaggio. Questa trama della vita reale ora si legge come un ammonimento, con il colpo di scena di Bernardini che affronterà accuse penali federali per i suoi misfatti.”

Il vicedirettore in carica dell’Ufficio di New York dell’FBI, Michael J. Driscoll, ha aggiunto: “I manoscritti inediti sono opere d’arte per gli scrittori che spendono tempo ed energie per crearli. Gli editori fanno tutto il possibile per proteggere quei pezzi inediti a causa del loro valore. Sosteniamo che il signor Bernardini abbia usato la sua conoscenza privilegiata del settore per convincere gli autori a inviargli i loro libri e testi inediti fingendosi agenti, case editrici e scout letterari. Il signor Bernardini avrebbe cercato di rubare le idee letterarie di altre persone per se stesso, ma alla fine non era abbastanza creativo da farla franca”.

Secondo l’atto d’accusa, Bernardini aveva iniziato questa attività almeno dall’agosto 2016. Risiedeva a Londra e lavorava come dipendente (addirittura all’ufficio diritti!) della sede londinese di Simon & Schuster, una delle più grandi case editrici statunitensi. Ha creato account di posta elettronica falsi progettati per impersonare soggetti reali impiegati nell’industria editoriale, tra agenti, editori, scout e traduttori, registrando più di 160 domini Internet con nomi del tutto simili alle entità esistenti cui si sostituiva. Si è anche impegnato in uno schema di email fraudolente per ottenere di nascosto l’accesso a un database gestito da una società di scouting letterario con sede a New York, creando una pagina web che simulava il sito ufficiale dell’azienda. Fingendosi uno dei loro dipendenti, ha inviato altrettante email per invitare gli utenti di inserire le proprie credenziali su questa pagina, e ottenere così l’entrata al database originale.

Filippo Bernardini è dunque accusato formalmente di frode telematica, che prevede una pena massima di 20 anni di reclusione, e furto di identità aggravato, che comporta una pena consecutiva obbligatoria di 2 anni di reclusione. La pena massima potenziale in questo caso è prescritta dal Congresso e fornita solo a scopo informativo, poiché qualsiasi condanna dell’imputato, innocente fino a prova contraria, sarà determinata dal giudice.
Qui trovate il comunicato stampa del Dipartimento di Giustizia del Southern District of New York: Italian Citizen Arrested In Online Impersonation Scheme To Fraudulently Obtain Prepublication Manuscripts Of Novels And Other Books (trad. Cittadino italiano arrestato per furto d’identità online per ottenere in modo fraudolento manoscritti di prepubblicazione di romanzi e altri libri)

Il primo a darne notizia ufficiale è il New York Times, con questo articolo: F.B.I. Arrests Man Accused of Stealing Unpublished Book Manuscripts (trad. FBI Arresta un uomo accusato di aver rubato manoscritti di libri inediti). Il giornale ha raccolto anche le prime reazioni del mondo editoriale: un portavoce di Simon & Schuster ha dichiarato che l’editore è rimasto “scioccato e inorridito” dalle accuse che il signor Bernardini deve affrontare e che il collaboratore è stato sospeso fino a quando non ci saranno ulteriori informazioni sul caso. “La custodia della proprietà intellettuale dei nostri autori è di primaria importanza per Simon & Schuster e per tutti nell’industria editoriale, e siamo grati all’FBI per aver indagato su questi incidenti e denunciato il presunto autore”.

Il New York Times ha anche cercato di fornire un profilo dell’accusato, secondo i suoi account social: da Linkedin si legge che Filippo Bernardini ha conseguito la laurea in lingua cinese presso l’Università Cattolica di Milano, e in seguito ha lavorato come traduttore italiano per il libro di memorie dell’autore di fumetti cinese Rao Pingru, La nostra storia. Ha anche conseguito un master in editoria presso l’University College London e ha descritto la sua passione letteraria, “ossessionato dalla parola scritta e dalle lingue”, e il suo lavoro come un modo per garantire che “i libri possano essere letti e apprezzati in tutto il mondo e in più lingue”.

Nel frattempo Filippo Bernardini è stato scarcerato su cauzione, fissata dal giudice Lewis J. Liman in 300 mila dollari, come spiega il quotidiano digitale Umbria On nel suo articolo Intrigo internazionale dell’editoria: Filippo Bernardini scarcerato su cauzione
Ed è proprio qui che scopriamo le origini dell’accusato: il 29enne proviene dalla cittadina di Amelia, in provincia di Terni, figlio del medico Piero Bernardini, già amministratore comunale ad Amelia ed ex esponente locale del Partito Democratico. Ottenuta la scarcerazione, viene comunque vigilato con l’applicazione del braccialetto elettronico e si trova ospite presso un’amica, nel West Village di Manhattan.
Eppure, come evidenziano in molte testate giornalistiche, manca la parte più importante, che nemmeno l’FBI non è al momento riuscita a dimostrare.

Manoscritti rubati …perché?

Quello che ancora non si è riuscito a capire di tutta questa vicenda è il movente del ladro di manoscritti.
Segui l’odore dei soldi e troverai il colpevole. Ma in tutti questi anni, per i vari manoscritti di cui il truffatore si è effettivamente impossessato, non è stato trovato alcun vantaggio economico: nessuna richiesta di riscatto, nessun altro operatore (scrittori, case editrici o studi cinematografici) che ne abbia tratto beneficio, nessuna vendetta personale con pubblicazione pirata nel web. Niente di niente.

Nella loro elaborata indagine per Vulture, Reeves Wiedeman e Lila Shapiro hanno anche formulato varie ipotesi sulle motivazioni di questo complesso schema del collezionista di libri. Qualcuno nell’editoria o nel cinema alla disperata ricerca di un anteprima sui libri che avrebbe potuto acquistare? Oppure semplicemente un lettore impaziente, interessato a svariati generi? Uno scrittore bloccato con l’assoluto bisogno di idee?
Il ladro sembrava avere una profonda conoscenza del mondo rarefatto dell’editoria internazionale, muovendosi tra un ristretto numero di persone che gestivano i diritti esteri di alcuni specifici paesi. I sospetti caddero rapidamente sugli scout letterari, il cui lavoro consiste proprio nell’ottenere un accesso anticipato ai romanzi per consigliarne l’acquisto agli editori stranieri loro clienti, dando loro qualche giorno in più per la valutazione prima di tutti gli altri concorrenti. Gli scout letterari sono considerati le spie del mondo dei libri.

Questo però restringeva l’elenco dei sospettati perché, ai livelli in cui si muove il nostro ladro di manoscritti, da Margaret Atwood a Ethan Hawke, il numero degli scout è intorno alle 60 persone, comunque non supera il centinaio di operatori in tutto il globo. E si conoscono tutti.
Ecco perché l’attenzione si è spostata sugli scout meno affermati, qualcuno che non fa parte del giro. Però l’intensa attività messa in piedi dal ladro, con la registrazione continua di domini fasulli e la creazione ad arte di svariate mail per arrivare alle persone giuste, nonché il rischio legale connesso alla rode, sembrava eccessiva per la piccola ricompensa di ottenere il manoscritto.

Il calcolo dei costi-benefici cambia se l’intento del ladro è mostrare i manoscritti all’industria cinematografica di Hollywood. Gli studi e le società di produzione possono vagliare il testo e cominciare a corteggiare un determinato registra o qualche attore famoso per verificarne la fattibilità, ancora prima di spendere del denaro per l’acquisto ufficiale dei diritti del romanzo. Le prime mail del collezionista di manoscritti sono giunte quando si è accesa la rivalità per la produzione di contenuti per lo streaming, tra i vari Netflix, Amazon, Disney, Sky, ecc. Un caso?
Qualcuno ha anche osservato che il ladro possiede una tenacia più comune a Hollywood che al mondo editoriale.

Reeves Wiedeman spiega che, all’analisi testuale delle centinaia di mail false raccolte, gli investigatori hanno affermato di rilevare una cadenza germanica nella scrittura del ladro o una sintassi idiomatica francese. Inviava gran parte delle comunicazioni nei giorni feriali, durante l’orario di lavoro della città di New York, con qualche eccezione. Scriveva in maniera approssimativa in molte lingue, ebraico, islandese, coreano, svedese, ma il suo inglese era invece di qualità controversa, a volte chiaro e formale, altre amichevole e intelligente, altre ancora addirittura illeggibile. In alcuni casi dimostrava di essere un pessimo scout letterario. Tutto questo messo insieme poi dava l’idea di un gruppo eterogeneo di persone dietro a questo schema, non un singolo individuo.

Qualche editore ha ipotizzato si trattasse di una società di sicurezza informatica che stava sottoponendo a stress test tutto il mondo editoriale, per poi presentarsi per rivendere una consulenza in materia di protezione dei sistemi e dei documenti. Ingegneri informatici chiamati a verificare le operazioni eseguite dal fantomatico ladro hanno affermato come tutto questo sembrasse un programma di formazione di una cybergang, con un rischio relativamente basso, degli utenti poco esperti in tecnologia e un obiettivo facile, prima di passare a prede più sofisticate. Questo però stride ferocemente con le competenze del campo editoriale che il ladro di manoscritti sembra possedere.
Alla fine l’unica spiegazione plausibile sembra quello di un gioco personale, una sfida per provare le proprie capacità, il piacere dell’atto stesso.

Dopo l’arresto di Filippo Bernardini, Reeves Wiedeman ha scritto un nuovo articolo su Vulture: The Spine Collector Saga Isn’t Over Yet. What’s next in the publishing world’s most bewildering scheme? (trad. The Spine Collector Saga non è ancora finita. Qual è il prossimo passo nello schema più sconcertante del mondo dell’editoria?)
Scrive testualmente:

Per molti aspetti, Bernardini si adatta al profilo a cui tendevano molti editori: un impiegato del settore di basso livello che avrebbe utilizzato la propria conoscenza intima del business per fini nefasti. Bernardini lavora nei diritti esteri, l’angolo esoterico del mondo dell’editoria dove il ladro sembrava fare la maggior parte del proprio lavoro. L’inglese non sembrava essere la prima lingua del ladro, e non è nemmeno quella di Bernardini. Il ladro ha scritto e-mail in almeno dieci lingue diverse, con vari gradi di scioltezza; su LinkedIn, Bernardini sostiene vari gradi di scioltezza in dieci lingue diverse. (“Francese: capacità lavorativa limitata … “Olandese: competenza lavorativa professionale.”)

Il comportamento del ladro era sempre sembrato più patologico che pratico, e Bernardini ha scritto nel suo profilo di essere entrato nel settore a causa della sua “ossessione per la parola scritta e le lingue.” Ma l’incriminazione dell’FBI e le informazioni immediatamente disponibili online su Bernardini hanno lasciato tutti coloro con cui ho parlato durante la pubblicazione perplessi sulla seconda domanda più grande del caso: perché? Ottenere i manoscritti in anticipo offrirebbe scarsi vantaggi nel ruolo di Bernardini in Simon & Schuster, e solo in minima parte negli altri lavori che aveva svolto nel settore.

La conclusione di Reeves Wiedeman è che l’arresto di Bernardini sia sicuramente un colpo di scena, ma la storia rimane ancora senza una fine.

Lasciatemi aggiungere una riflessione personale.
Questa storia mi ha appassionato un pochino, vuoi perché ci sono di mezzo i libri ma anche una componente informatica non indifferente. Questo straordinario Lupin si è dimostrato bravo se è riuscito a tenere sotto stacco il mondo editoriale internazionale per tutti questi anni. Quando ho letto che era stato arrestato un italiano come l’inafferrabile ladro di manoscritti, beh, quasi quasi ne ero orgogliosa! Ho pensato che persino Totò, eccellente venditore della Fontana di Trevi nel film Totòtruffa 62, si sarebbe complimentato con lui! 😀
Però… non sono convinta, per quanto il profilo di Bernardini sia in linea con i sospetti, e attenderò ulteriori sviluppi sulla vicenda.

 

https://www.youtube.com/watch?v=rHEIkBaGh_Y

E se diventasse una serie televisiva?

Più di qualcuno sta pensando che questo è ottimo materiale per un romanzo thriller o (purtroppo) per una serie televisiva su Netflix e compagnia.
In effetti andando a ricostruire i momenti della lunga analisi di Reeves Wiedeman e Lila Shapiro su Vulture, The Spine Collector potrebbe diventare almeno una trilogia (e sarebbe davvero divertente se a scriverla fosse proprio lo scrittore attuale di Millennium, David Lagercrantz! 😉 )
Ma per iniziare a scrivere questa storia occorre darle una direzione certa, il protagonista deve sempre avere chiari i suoi obiettivi, no? Voi, cari lettori, cosa pensate ci sia dietro a tutto questo? Quale può essere la motivazione del ladro di manoscritti?

Sharing is caring! Condividi questo post:

Comments (17)

Marco

Gen 17, 2022 at 7:45 AM Reply

La storia è davvero spettacolare! La ragione che lo ha spinto ad agire in questo modo? Forse lo sa solo lui. Forse…

Barbara Businaro

Gen 18, 2022 at 5:09 PM Reply

Quando la realtà supera la fantasia! 🙂
Ammesso che sia lui il responsabile (innocente fino a prova contraria) e che agisse da solo.

Stefano Franzato

Gen 17, 2022 at 9:47 AM Reply

La motivazione del proprio operato, in fondo, la dà lo stesso Bernardini dichiarando la sua “ossessione per la parola scritta”. Quella per le Lingue Straniere ha spinto e contribuito a fare il resto. Con quei dattiloscritti in mano non ha dimostrato di avere fini e scopi di guadagno: solo averli per soddisfare, appunto, la propria dichiarata ossessione; non ci troverei nulla di strano, dopo tutto. Le forme della nevrosi e della follia sono caleidoscopiche. Non mi meraviglierei in forma romanzata la sua storia la scrivesse proprio lui, ammesso e non concesso lo sappia fare: scrivere email e lettere commerciali non è garanzia di saper scrivere narrativa.
Complimenti sinceri e vivi per la tua incantevole prova giornalistica!
Ciao

Barbara Businaro

Gen 18, 2022 at 5:19 PM Reply

Potrebbe anche essere che la motivazione sia una miscela di diverse spinte: l’ossessione per i manoscritti da collezionare, una più nascosta forma di vendetta per un settore che non lo premiava a sufficienza e il gusto della sfida, il gioco stesso, il cubo di Rubik da risolvere per provare le proprie capacità. Credo un po’ di meno alla storia dello scrittore bloccato in cerca di nuove idee. Quella ragione non mi convince.
Grazie per i complimenti, è stato davvero gustoso leggermi quelle 18 pagine dell’indagine di Vulture, in inglese! E ti dirò: mi offrirei ben volentieri come collaboratore, se volessero continuare la ricerca. La parte informatica non mi manca. 😉

Brunilde

Gen 17, 2022 at 9:50 AM Reply

Anch’io ero stata colpita da questa notizia, una vera trama da romanzo, ma leggendo gli articoli dedicati non ero riuscita a capire il fine ultimo.
Ciò che mi lascia perplessa è che il colpevole ha 29 anni: questa storia andava avanti da tempo, e per reggere fin dall’inizio il protagonista doveva avere conoscenze e competenze adeguate, non comuni e non di poco rilievo.
Ergo, un precoce genio capace di attendere- anche a lungo – i giusti tempi per portare a compimento un preciso disegno crimininoso? Ma quale, non si è ancora capito, e questo intriga non poco.
To be continued…

Barbara Businaro

Gen 18, 2022 at 5:23 PM Reply

Colpisce e parecchio la sua giovane età, in effetti. Non solo ha raggiunto una posizione di rispetto nel mondo editoriale (quanti a quell’età possono vantare tanto?), ma le competenze informatiche messe in campo (registrazione di domini in vari paesi, con connessioni probabilmente mascherate e utilizzando pure carte di credito rubate per i pagamenti) presuppongono davvero molto studio, sono capacità che nemmeno certi informatici di professione posseggono. E forse questo mi fa pensare che dietro ci sia in realtà un gruppo, , omogeneo, compatto, ben organizzato, ma comunque un gruppo.
Attendiamo i nuovi sviluppi del caso. 🙂

Giulia Mancini

Gen 17, 2022 at 8:20 PM Reply

Avevo sentito la notizia al telegiornale ed ero rimasta colpita dalla tenacia e maestria del “ladro di libri”, forse il fine ultimo era proprio l’ossessione per la parola scritta, il voler leggere in anteprima il romanzo, mah il mondo è strano…ecco una serie tv avrebbe già la trama scritta

Barbara Businaro

Gen 18, 2022 at 5:29 PM Reply

Trama scritta, con almeno tre o quattro stagioni (a stare dietro ai vari tentativi di rubare manoscritti), titolo pronto (The Spine Collector, è conosciuto così all’estero oramai), si possono mettere in campo diversi personaggi e muoverli come se ognuno di questi possa essere il colpevole (perché manca il finale, e questo consente di indagare in ogni direzione possibile). C’è da capire se mettere come protagonista un commissario 😉 , una giovane e agguerrita editor a cui hanno rubato un manoscritto, uno scrittore oramai fuori dalle scene chiamato a dare qualche consiglio…

Darius Tred

Gen 17, 2022 at 10:46 PM Reply

Ci vorrebbe un bravo pisssicologo.
Ma uno di quelli bravi bravi, con ben almeno tre esse, mica solo due…

Barbara Businaro

Gen 18, 2022 at 5:43 PM Reply

Uhm, un mentalista! Chi li vuole più questi psicologi! Adesso vanno di moda i mentalisti, sono più carini. 😛

Darius Tred

Gen 19, 2022 at 10:10 PM Reply

Ma anche un esorcista, direi.
Ne conosco un paio che potrebbero sfilare per Armani.

Barbara Businaro

Gen 22, 2022 at 12:22 PM Reply

E allora ci aggiungo anche un fisioterapista, per far rima… Poteva anche quello sfilare per Armani! 😎

Daniela Bino

Gen 18, 2022 at 10:42 AM Reply

Complimenti per questo post: ben scritto e, soprattutto, dettagliato in ogni sua sfumatura.
Quello che ha spinto Bernardini (che ha un omonimo nella mia città d’origine ma ho controllato: non è lui!) può essere legato a tanti fattori ma sono quasi certa che la sua passione per la parola scritta sia il motore di tutta questa storia. Avrebbe avuto la possibilità di leggere in anteprima il romanzo tanto atteso ma potrebbe aver avuto anche la voglia di mettersi alla prova con un’avventura che lo ha condotto a sfidare case editrici e la legge stessa. Chissà?! Magari voleva solo avere una serie di gustose anteprime da regalare all’amica del cuore: mi viene in mente quando, ne “Il diavolo veste Prada”, Miranda pretende l’anteprima del nuovo romanzo di Harry Potter. Probabilmente, non sapremo mai la verità.

Barbara Businaro

Gen 18, 2022 at 5:48 PM Reply

Ti viene in mente “Il diavolo veste Prada” perché nel post precedente avevo proprio concluso con quella scena! 😛
Magari questo ladro di manoscritti voleva solo mettere in difficoltà quei colleghi che durante il giorno lo maltrattavano. Pensa come dev’essere vedere tutto il mondo editoriale in paranoia e lavorarci in mezzo, conoscendo la verità sul ladro! Quante risate interne di soddisfazione gli devono essere scappate!

Barbara Businaro

Feb 15, 2022 at 11:06 PM Reply

Un ulteriore interessante aggiornamento sul caso! 🙂
Grazie ad un’altra segnalazione di Stefano Franzato, il Post ha pubblicato questo articolo lo scorso venerdì 11 febbraio: È un italiano ad aver ingannato per anni l’editoria di mezzo mondo?
In realtà hanno ripreso un altro articolo uscito su Vulture, sempre a firma di Reeves Wiedeman e Lila Shapiro: The Talented Mr. Bernardini. A young Italian is accused of pulling off the book world’s most perplexing crime. Who is he? (trad. Il talento del signor Bernardini. Un giovane italiano è accusato di aver portato a termine il crimine più sconcertante del mondo. Chi è costui?)
Sono andati a sbirciare nella vita giovanile del signor Bernardini, scovando un suo romanzo…
Ve ne riporto qualche stralcio, tradotto dall’inglese.

“Filippo Bernardini era solo uno studente delle superiori quando pubblicò il suo primo romanzo. Era il 2008 e Bernardini, che viveva in una piccola città un’ora a nord di Roma, lo scrisse per una casa editrice indipendente di Milano usando uno pseudonimo appena velato: Filippo B. Il libro si chiamava “Bulli” ed era un romanzo epistolare sotto forma di voci di diario di un solitario adolescente di nome Diego. È bravo a scuola e ama due cose più di ogni altra cosa: internet e i libri. Ma sua madre non gli permette di indossare jeans strappati, di tingere i capelli o di farsi un tatuaggio: una ricetta per l’esilio sociale. “La vita fa schifo”, scrive Diego. “Tutti dicono che sono gay e i bulli della scuola vogliono picchiarmi”. Vive un raro momento di trionfo quando impressiona i suoi compagni di scuola ottenendo una copia del nuovo Harry Potter. “Sono sicuro che vorrebbero essere me!” lui scrive. “Mi piace essere al centro dell’attenzione mostrando alle persone qualcosa che non hanno”. Ma la sua esperienza è per lo più miserabile, e alla fine Diego decide che il modo per combattere i bulli è diventarlo lui stesso. “Dovrei trovare un po’ di tempo per commettere una rapina”, dice. “Ammetto di essere molto bravo in questo.”

“Era rumoroso, chiassoso. Niente lo spaventerebbe davvero”, mi ha detto via e-mail un compagno di classe che ha lavorato a diversi progetti con Bernardini. “La mia impressione duratura su di lui è stata quanto fosse sicuro di sé ma al limite del rude”. […]”Sembrava uno che esagerava sempre per assicurarsi di avere la migliore storia nella stanza.”

“Nel 2016 Bernardini ha ottenuto uno stage presso la Andrew Nurnberg Associates, un’agenzia letteraria a Londra.[…] Un collega di Bernardini lo ha ricordato come amichevole ma difficile da avvicinare. “Sembrava troppo appassionato, troppo ambizioso”, ha detto il collega.[…] “Penso che si aspettasse che molte porte del settore si aprissero per lui”. Quando Bernardini fece domanda per un lavoro a tempo pieno a Nurnberg, non lo ottenne.[…] Bernardini a quanto pare non ha preso bene il rifiuto. Secondo una persona che lo conosceva a Nurnberg, Bernardini in seguito si avvicinò per strada a molti agenti della compagnia, urlando e imprecando contro di loro. Poco dopo aver lasciato Nurnberg, il sito web dell’azienda è stato violato. Qualcuno aveva effettuato l’accesso e deturpato le pagine del profilo di molti dei suoi agenti, pubblicando le loro informazioni personali insieme a vari commenti sgradevoli. “C’erano alcune cose davvero offensive, sull’aspetto personale o delle invenzioni davvero sessualizzate”, ha detto l’agente. Nurnberg non ha mai identificato il colpevole.”

Barbara Businaro

Feb 15, 2022 at 11:20 PM Reply

Dopo vari tentativi di entrare nel mondo editoriale, pare che Bernardini ci sia riuscito proprio dall’Italia:
“La sua svolta è arrivata nel 2018, quando l’editore italiano La Nave di Teseo ha assunto Bernardini per tradurre il libro di memorie più venduto dello scrittore cinese Rao Pingru, La nostra storia.[…] Elisabetta Sgarbi, direttrice de La Nave di Teseo, ha affermato che Bernardini “dava sempre suggerimenti intelligenti su traduzioni meno famose e meno ovvie” e che il suo lavoro con l’editore era “una collaborazione occasionale ma intelligente⁠” – niente, ha detto, per farle sospettare che potesse combinare qualcosa di nefasto.”

“Ma l’accusa dell’FBI rimane silenziosa sulla grande domanda rimasta: perché? L’accesso ai manoscritti e alle informazioni che circolano nell’editoria avrebbe potuto essere utile poiché Bernardini ha cercato di fare breccia nel settore, ma non abbastanza da rendere utile lo sforzo.[…] InBulli , il narratore sembra riconoscere che la maggior parte dei bulli non sono abusivi per ragioni pratiche. “C’è una relazione tra aguzzini e vittime, qualcosa di simile a una vera amicizia, o addirittura all’amore”, ha scritto. “Una persona non può vivere senza gli altri, proprio come il carnefice non può vivere senza la sua vittima”.

Bernardini finora ha rifiutato di commentare l’arresto. Dovrebbe tornare in tribunale il 5 aprile, il primo giorno della London Book Fair, uno di quegli eventi editoriali annuali per i quali il ladro di manoscritti era particolarmente attivo. 🙂

Barbara Businaro

Mag 24, 2023 at 4:40 PM Reply

Si chiude definitivamente la vicenda di Filippo Bernardini. Lo scorso 23 marzo il giudice americano ha emesso la sentenza definitiva per il caso The Spine Collector: Filippo Bernardini non viene incarcerato, ma viene espulso dagli Stati Uniti, con obbligo di rientro in Italia o in Inghilterra, dove risiedeva prima dell’arresto, e obbligato al pagamento di 88 mila dollari a favore della casa editrice Penguin Random House, per la quale lavorava all’epoca dei fatti, quale danno d’immagine. (Fonte: vulture.com)
Lo scorso gennaio lo stesso Bernardini aveva ammesso di essere lui il famigerato “ladro di manoscritti”, ma nessuno dei manoscritti rubati è mai stato pubblicato o diffuso, né è mai stato chiesto alcun riscatto. Bernardini non ha mai cercato di guadagnare in qualche modo su quei manoscritti. (Fonte: Il Post)
Perché l’ha fatto dunque? Qual era la sua motivazione? «Non ho mai voluto e non ho mai fatto trapelare questi manoscritti – avrebbe scritto lo stesso Bernardini al giudice – volevo tenerli stretti al mio petto ed essere uno dei pochi ad amarli prima di chiunque altro, prima che finissero nelle librerie». (Fonte: Il Messaggero)
Il privilegio di avere un manoscritto originale, prima di tutti. Come lettori, lo possiamo capire. 🙂

Leave a comment

Rispondi a Daniela Bino Annulla risposta