Ho letto un libro brutto
(poi ho pianto perché è una storia bella)
Tempo fa mi hanno regalato un libro, un romanzo d’amore ambientato in Scozia, una scelta facilissima per la sottoscritta, innamorata tanto della terra scozzese quanto della serie storica Outlander di Diana Gabaldon che me l’ha fatta conoscere. Con un romance poi si va ancora più sul sicuro e questo non è nemmeno il primo romance regalato con questa ambientazione, va abbastanza di moda la Scozia. Oltretutto è di una casa editrice che sto valutando, non solo per il futuro, quando avrò finalmente terminato il mio manoscritto, ma in quanto pubblica anche antologie di racconti. Le loro edizioni sono ben fatte, copertina lucida con alette, carta di qualità color crema, grafica professionale seppure con qualche pecca nei contrasti, solo un paio di refusi su 250 pagine (ne ho trovati di più in pubblicazioni di Mondadori o Rizzoli), migliorabile la bozza di stampa dove certi paragrafi vanno a zonzo invece che a capo. Però è davvero un buon prodotto per un editore indipendente medio piccolo e, stando a quanto mi riferiscono, assolutamente gratuito. Una brossura davvero piacevole da tenere tra le mani mentre la si legge.
Giaceva sopra il tavolino da un po’, me l’ero riservata come buona compagnia per il relax in giardino in primavera. Ogni tanto mi capitava alla vista, la sfogliavo, mi fermavo su qualche frase, incuriosita. Poi non so cosa mi è preso, forse perché in questi giorni proprio di un futuro viaggio in Scozia si sta parlando, ecco che mi decido a lasciarmi prendere dalla lettura.
I primi capitoli però sono un’agonia. A fatica arrivo a pagina 30 e lì mi sfiora l’idea, mai successo in questi anni, di abbandonare il libro in un angolo, riprenderlo in un’altra occasione magari. Mi sforzo, digerisco le parole piano piano, qualche frase insopportabile la salto, ma sono incuriosita dalla trama, dalle peripezie dei personaggi. Perché non resisto ai romanzi d’amore, nonostante il finale sia pure garantito. Come per miracolo, arrivo alle ultime pagine che sono davvero scossa dall’emozione. Mi occorre un fazzoletto.
L’ho letto in un giorno, mettiamo pure due giorni, con le pause di mezzo. L’ho letto mentre attendevo l’aggiornamento di un computer che non voleva proprio saperne, avevo quindi bisogno di qualcosa con cui attendere un tempo infinito di installazione, potendo dare ogni tanto un’occhiata al monitor. E nonostante tutti i “se” ed i “ma”, soprattutto gli “insomma” come pure qualche “e basta!”, eccomi qui, completamente innamorata della storia. E di un libro brutto.
Tanto che a un certo punto il computer s’è aggiornato da solo e non me ne sono nemmeno accorta.
Non vi dirò di che romanzo si tratta, perché non voglio gettare la benché minima ombra su questo libro e sull’autrice. Credo ci siano forti potenzialità in questa scrittura, che abbia necessità di crescere e non sarebbe proprio giusto se in qualche modo danneggiassi il suo percorso. Del resto queste mie riflessioni non le sto scrivendo come una recensione, non credo nemmeno ne abbia bisogno sinceramente, ha comunque ottenuto una pubblicazione da un buon editore. Voglio però rendervi partecipi del mio processo di lettura e della tirata d’orecchie finale rivolta a… me stessa. Già.
Se poi avete la solita domanda in mente, me la sono sentita ripetere pure l’altro giorno, vi rispondo subito con un altro post di pochi mesi fa dove ho già risposto: Perché non hai ancora pubblicato un romanzo?
Ma torniamo al punto, a questa lettura così controversa che mi ha smosso qualcosa nel profondo. Questo libro brutto, che poi proprio brutto non è, se lo osserviamo bene, deve essere finito nella mia vita per un valido motivo.
La storia è un classico dei romance: la protagonista, giovane e bella, esce distrutta da una precedente relazione, inconsolabile e decisa a chiudere per sempre con l’amore; durante un viaggio inaspettato che la porta nella lontanissima Scozia incontra per caso un uomo che la irrita e la affascina allo stesso tempo; bisticciano, ma si cercano, si incontrano e si scontrano, ognuno arroccato nelle proprie posizioni; alla fine, come sempre, scoprono di essere esattamente ciò che l’altro cercava. E si confessano amore eterno.
Credo che l’intento dell’autrice fosse rivedere in chiave moderna l’intramontabile storia di Jane Eyre di Charlotte Brontë, di cui si trovano riferimenti e citazioni nel testo. Far rivivere ai nostri giorni la coraggiosa Jane e lo scorbutico Rochester, ricalcando anche i pettegolezzi e gli scandali dei salotti inglesi del periodo vittoriano. In parte c’è riuscita, e in parte no.
Mi sono anche chiesta se questa associazione al capolavoro di di Charlotte Brontë non fosse un espediente dell’editore, una forzatura imposta al manoscritto originale perché il nome di Jane Eyre sicuramente aiuta il marketing e le vendite, ma il paragone con una penna così elevata, terribilmente abusato nei romanzi d’amore, è pure molto rischioso. Perchè una lettrice che trova questo riferimento nella quarta di copertina si predispone a un certo tipo di storia, non solo come genere letterario ma come stile, dall’introspezione arguta sui personaggi, le descrizioni vivide e mai banali, tali da uscire dalla pagina stessa, i dialoghi intensi anche con pochissime parole. Ed è dannatamente difficile riuscire a mantenere quel passo. Penso che da autore avrei rifiutato un tale azzardo. Meglio avere una storia originale in tutto e per tutto che trovarsi affiancati, in perenne competizione, con un mostro sacro della letteratura mondiale.
Così anch’io mi sono affacciata alla lettura con una certa aspettativa, restandone un pochino delusa da quel punto di vista. Incespico già a pagina 8 dove l’incipit del romanzo riporta la descrizione dell’edificio dove vivono i personaggi principali, una villetta che sembra alquanto piccola, con una sola camera da letto, ma dove vengono organizzate cene e balli sontuosi. Torno indietro e la rileggo: così particolareggiata, potrebbe sembrare l’annuncio di un’agenzia immobiliare. Male, male, male! Stephen King sarebbe inorridito di fronte a questi paragrafi, leggasi il suo celebre saggio di scrittura creativa On Writing – Autobiografia di un mestiere al capitolo Sullo scrivere, pagina 177: “In molti casi quando un lettore posa un libro perché “è diventato noioso”, è perché lo scrittore si è lasciato affascinare dalla propria capacità descrittiva e ha perso di vista la priorità, che è quella di continuare a far rotolare la palla.” Qui mi sono persino chiesta: ma se c’è una camera sola, gli altri dove dormono? E la servitù dove alloggia? Ce l’avranno il garage? Ma se il giardino è così angusto, come fa a starci pure una piscina due pagine dopo? …meglio lasciare parte dell’immaginazione al lettore piuttosto che sbagliare l’elenco dei vani.
Nello stesso primo capitolo mi ritrovo confusa per l’età sbagliata della protagonista: 27 anni nell’introduzione dell’aletta del libro, 28 anni invece sulla pagina dove sto leggendo. Un errore del correttore di bozze o della scrittrice stessa? Avendo appena letto l’aletta (lo faccio sempre quando inizio una nuova lettura: quarta di copertina, alette con la trama e/o la biografia dell’autore, tavolta già i ringraziamenti, non so perché quest’ultimi, forse mi ispirano più di tutto il resto) e quindi l’errore mi è saltato subito alla vista, questione di nemmeno dieci minuti.
Il secondo capitolo è andato pure peggio, l’ho sentito proprio sciapo, senza gusto, e sono lì che sto accarezzando l’idea di abbandonare la lettura. Troppo descrittivo anche del carattere della protagonista: invece di partire da un particolare della sua giornata, per farmi intuire il suo passato, il suo pensiero, i suoi modi, tutto mi viene spiegato in una sorta di riassunto, alquanto noioso. Anche le sue idee mi vengono chiarite dal narratore esterno onnisciente, per altro ripetendo anche più volte gli stessi concetti.
Addirittura a pagina 25 mi trovo la stessa identica scena di pagina 8, con lo stesso identico dialogo, ma tra personaggi femminili assolutamente differenti: una donna è assorta nei propri pensieri e scruta, senza davvero guardare, fuori da una finestra; l’altra sopraggiunge nella stanza e chiede “Tutto bene, cara?” Verrebbe da pensare che quella domanda sia posta dallo stesso personaggio e invece no: cambia l’edificio, cambia l’ambiente, cambia la vista oltre la vetrata, cambiano anche i ruoli, ma quella frase non cambia e viene messa tra le labbra di due signore di carattere e posizione dissonanti. Sono tornata indietro anche qui a rileggere per comprendere anche la motivazione dietro l’errore. Se il primo “Tutto bene, cara?” si trova a proprio agio nella scena, il secondo stona perché chi pone quella domanda non ha sufficiente confidenza per quel “cara”. Poteva diventare un “Ti vedo assorta, posso aiutarti?” come pure un “Qualche preoccupazione?” o qualsiasi altra variazione, che identificasse meglio il secondo personaggio. Denota quasi poca dimestichezza della scrittrice con le stesse personalità che lei ha qui creato. Devi conoscerli a fondo, i tuoi personaggi!
A pagina 70 mi trovo addirittura davanti un dilemma alimentare: in mezzo a una tavola imbandita di antipasti, mi trovo con le “ovoline” (che poi io ho letto all’inglese, ovolaine…) Mi chiedo cosa sono, ma non trovo nessun riferimento sui libri dove sto studiando la lingua, chiedo addirittura alla mia insegnante madrelingua Lauren durante la nostra lezione, insieme cerchiamo in rete e scopriamo essere in realtà un regionalismo del Sud Italia. “Ovolina” è il nome usato nel Lazio per le piccole mozzarelle, a forma di ovetto, in genere di bufala, dal sapore delicato. Come accidenti ci sono finite le mozzarelline di bufala, col loro nome laziale, in un pranzo da cerimonia scozzese?! Salmone affumicato va bene, formaggio di capra anche, ma loro producono solo formaggio stagionato, dal Corra Linn al Cairnsmore, dal Morangie Brie al Lanark Blue. Le ovoline non sono prodotti di quella terra!
Dalla pagina 115 in poi mi trovo in un’altra dimensione addirittura. Ero convinta di essere ospite presso un castello scozzese, con la servitù alloggiata al pianterreno, dove si trovavano anche le cucine. Il primo piano con le sale da pranzo e i salottini per il ricevimento, compreso il salone principale per i balli. Un secondo piano con le camere da letto padronali e quelle per gli ospiti, ognuno col proprio bagno. Il terzo piano, contenuto, adibito a studio e biblioteca. Un edificio principesco, si direbbe, con diversi ettari di terra tutto intorno, tra giardino curato e bosco selvaggio.
Eppure all’improvviso la governante sparisce nel nulla, il castello diventa una casetta e la nostra protagonista, che sarebbe l’ospite in visita, si trova a prepararsi la cena da sola, muovendosi per altro molto bene in una cucina che non conosce affatto. Mi sono un po’ persa… sono tornata di nuovo indietro a rileggere, se per caso avessi saltato qualche particolare (forse era un cottage vicino al castello?) ma non ho smarrito nulla. Quando hanno suonato al campanello ed è arrivato il lui del romance, la storia è proseguita senza intoppi. Ho avuto la sensazione che la scena fosse stata scritta da un certo punto in poi, e nel collegamento col resto ci si sia dimenticati della prima descrizione del castello.
E infine c’è il mistero del cucchiaino.
Immaginate il classico salotto inglese all’ora del tè. Le signore sono sedute attorno al tavolino, nei divanetti o nelle poltroncine damascate, ognuna con la propria tazza di porcellana finissima. Sembrano conversare amabilmente, ma in realtà si preparano alla battaglia, tra pettegolezzi, insinuazioni, prese di posizione, frecciatine, giudizi severi, sentenze inappellabili. La nostra protagonista si trova purtroppo sotto il tiro incrociato del nemico. “…il cucchiaino da té le scivolò dalla dita e cadde proprio sotto il tavolo.” Nessuno si china a raccoglierlo, tanto più che una signora sottolinea l’assenza di una cameriera in quel luogo. Qualche paragrafo più avanti, dopo i convenevoli e qualche battibecco, ma sempre nello stesso salotto, di nuovo la nostra protagonista “si sforzò di non tremare… ma il cucchiaino le scivolò comunque dalle mani cadendole a terra.”
Uhm, lo stesso cucchiaino? Un altro cucchiaino? Se è lo stesso cucchiaino, l’ha almeno pulito dopo averlo raccolto da terra? Ma davvero non c’era un altro elemento da muovere per mostrare l’agitazione del momento?!
Alla fine l’ho sentito come un libro brutto perché pieno di difetti di stile, un linguaggio troppo forzato, falsamente elaborato in alcuni punti, come se si volesse rincorrere ansimando la penna di Charlotte Brontë, e trasandato in altri, con alcune ripetizioni lancinanti alla vista (“Non che si sentisse… facendola sentire“, “una donna ambiziosa, a modo, e sono sicura che, in qualche modo…”, “il fango sulla sua famiglia… per un buon padre di famiglia“), qualche errore di logica su ambientazioni e accadimenti, la mancanza totale di Show don’t tell applicato ai personaggi che lascia così spazio infinito a spiegoni, contro spiegoni e super spiegoni, soprattutto sulle loro riflessioni mentali.
Eppure c’è. Esiste. Ed è una bella trama.
Posso affermare con certezza assoluta che qui è mancato un po’ di studio e un buon editor. E – accidenti a me che mi odio nel pensarlo – persino io l’avrei editato al meglio, portando alla luce piena quello che ora appena si intravvede. Semplicemente aiutando l’autore da lettore, mostrandogli punto punto dove io stessa ero appena incespicata tra le pagine. Ma io non voglio proprio impegnarmi come editor, perché è un bel conflitto di interessi scrivere per sé ed editare manoscritti altrui. Semplicemente chi fa l’editor di professione non dovrebbe proprio farsi scappare tutti questi errori.
Alle ultime pagine, con un bel finale anche se un po’ contenuto rispetto allo slancio che mi attendevo io, sono in lacrime per l’emozione, fazzoletto tra le mani e la mia mente che torna e ritorna ai protagonisti, un bel bacio dopo tante peripezie.
Sfoglio nuovamente le pagine, rileggo qua e là, ripercorro la storia e si fa largo un pensiero triste. Avrei potuto scriverlo anch’io un romanzo così e, scusate il momento d’orgoglio, l’avrei scritto meglio. Gli manca un po’ di sprint in alcuni punti. Alcune scene partono con una certa carica ma poi non soddisfano appieno l’aspettativa della lettrice, abituata a un certo ritmo nei romance odierni.
Li ho proprio visti questi punti, e mentre leggevo avevo anche idea di come sistemarli. Perché appunto avrei potuto scriverlo anch’io.
E dunque… cosa stai aspettando?
Ho chiuso quel libro con questa domanda che ronzava in testa e la sensazione che una possibilità ce l’ho. A parte la questione di bilanciare il tempo del lavoro con quello della scrittura, la mia preoccupazione è di non essere in grado di gestire un testo lungo e farmi sfuggire proprio questo tipo di errori. Qui li ho individuati subito, ma non era un testo mio e dunque godevo del necessario distacco per osservarli senza remore. Ecco, sto già cercando delle scuse per non provare…
Sono passati alcuni giorni dal termine di questa lettura, ma quella domanda è ancora lì. Cosa stai aspettando?!
Comments (37)
Sandra
Giu 19, 2023 at 9:25 AM ReplyI difetti che sottolinei con la tua attenta e puntuale analisi mi sembrano gravi, più di un’eventuale trama brutta, perché sulla storia in sé va tanto a gusti, mentre i passaggi che hai riportato pieni di incongruenze se non sono stati notati dall’autrice, segni di un’immaturità a cui si può porre rimedio, non avrebbero dovuto passare indenni dall’editor.
Segno che l’editing è stato fatto in maniera frettolosa e/o da editor con scarse competenze, dipendenti o free lance che sia, comunque non all’altezza, il che cozza con la fisicità di un volume ben costruito. Peccato.
Non sono così sicura che un romanzo scritto meglio, che questo suvvia è scritto proprio male, verrebbe pubblicato senza indugi da questo editore, anche se fosse in target col catalogo ovviamente, perché alla pubblicazione concorrono diversi elementi. Io ho inviato proposte assolutamente allineate con case editrici che mi sembravano accessibilissime, anzi lo erano, e mi vanto di scrivere meglio di quest’autrice ed è stato un sonoro No.
Però, se questo editore nel complesso ti è piaciuto, finisci di scrivere il tuo romanzo e mandaglielo, eh.
Barbara Businaro
Giu 19, 2023 at 7:21 PM ReplyNonostante nei ringraziamenti finali dell’autrice sia citata la sua editor, dipendente della casa editrice ma anche responsabile di collana, direi che al massimo è stata fatta una correzione di bozze, proprio per gli errori che qui ho sottolineato.
Sono andata a curiosare qua e là anche i giudizi dei lettori nei vari store, siamo sulle 4 stelle di media ma con qualche feedback a 1 stella. Le recensioni scritte riportano l’entusiasmo per la storia, qualcuno parla di “scrittura elegante”. C’è chi ha pure l’ardire di scrivere che, se non siete mai stati in Scozia, questo romanzo fa proprio per voi, perché si respira proprio l’aria magica di quella terra. Beh, anche no. Non basta un castello, un paio di kilt e delle cornamuse in sottofondo per rendere l’atmosfera vera della Scozia, ma proprio per niente. Ho aggiunto parecchio di mio per ritrovarmi davvero in quei luoghi. Però è un errore comune del genere romance, l’ambientazione può essere parecchio scarna.
Non so quali considerazioni possa aver fatto qui la casa editrice per accordare la pubblicazione. Probabilmente hanno considerato che nel genere romance la storia d’amore vince, che un libro brutto con una trama bella si vende lo stesso al loro pubblico. Il che purtroppo aumenta poi quello stereotipo che i romanzi d’amore sono letture sempliciotte. E questo dispiace perché conosco autrici che scrivono decisamente meglio e non meritano questa etichetta.
In quanto a me, no, non credo prenderò in considerazione questo editore, se il livello qualitativo è questo. Spiace, perché l’edizione cartacea prometteva bene. Ma non si giudica un libro dalla copertina…!!
Daniela Bino
Giu 20, 2023 at 10:36 AM ReplyHo letto con attenzione questa dettagliata analisi. La figura dell’editor qui è stata determinante: magari, la storia sarebbe stata interessante (sempre che il genere piaccia) ma, come dice Sandra, l’inesperienza dell’autrice avrebbe potuto trarre un enorme beneficio se fosse intervenuto un editor capace o perlomeno interessato a fare un buon lavoro.
Per quanto riguarda il tuo manoscritto, attendo con ansia!
Barbara Businaro
Giu 20, 2023 at 4:02 PM ReplyLa figura dell’editor è sempre determinante, anche secondo l’esperienza di autori di spessore (Stephen King addirittura scrisse “Scrivere è umano, editare è divino” come elogio per il suo editor). Ma appunto dipende dalla professionalità dell’editor, sebbene in questo caso specifico bastava un lettore “evoluto”, visto che questi errori li ho scovati anch’io, che non ho particolare esperienza di editing.
Per quanto riguarda il mio manoscritto, sto pensando a un nuovo approccio. Partendo dalla mia esperienza con le challenge fisiche (al momento sono impegnata in una 30×30, 30 minuti di corsa ogni giorno per 30 giorni), applicare lo stesso metodo, con un ambiente isolato, dove il focus sia solo il manoscritto, e degli slot specifici di tempo, che nessuno possa intaccare, per nessuna ragione. Vediamo se riesco a metterlo in pista, dopo le ferie. 🙂
Marco Amato
Giu 20, 2023 at 11:58 AM ReplyMi hai incuriosito, così sono andato a cercare libro, editore, autrice, giusto per farmi un’idea. (E sì, anche se tu non riveli il libro, io lo scopro da solo. XD)
Addirittura, una mia cara amica scrittrice ha pubblicato con questo editore e le ho chiesto un parere basato sulla sua esperienza.
Ecco, ma qui non ti riporto il mio parere su autrice, libro, editore e giudizio della mia amica. Magari queste cose, se ti interessano, te le scrivo in privato.
Qui, adesso, ho solo voglia di dirti: scrivi, stendi la prima bozza, abbandona le ritrosie (cioè le pippe mentali :P) e porta a compimento ciò che desideri.
Sandra
Giu 20, 2023 at 1:35 PM ReplyIn privato vorrei avere info pure io e sì, io so perfettamente di che libro si tratti (tu sei un grande segugio, ma io gliel’ho regalato, un regalo interessatissimo perché poi alla fine sapevo che Barbara, come sempre, ne avrebbe fatto una splendida analisi). 🙂
Barbara Businaro
Giu 20, 2023 at 4:04 PM ReplyE non abbiamo comunque ristretto il campo, perché tu di libri a tema scozzese me ne hai regalati almeno tre! 😉
Barbara Businaro
Giu 20, 2023 at 4:03 PM ReplyNon avevo dubbi che tu, con le tue capacità e l’intuizione giusta, potessi scovare il libro, una traccia c’è in effetti, per chi sa dove cercare. 😛
E sì, mi interessano il tuo parere e anche il giudizio della tua amica, per capire se magari non sia solo questa pubblicazione l’eccezione in un catalogo di qualità.
Ecco, pensando a una risposta, ho avuto ora l’immagine chiara del mio manoscritto, la mia mezza bozza, o un quarto di bozza: un groviglio di lana ingarbugliato, dove non si riconosce inizio e fine come un gomitolo ordinato, ma ci sono diversi capi che spuntano, e non so da dove partire, temendo che, tirando il filo sbagliato, io possa ingarbugliare ancora di più la matassa. E non m’è mai piaciuto il lavoro a maglia… XD
Sandra
Giu 20, 2023 at 4:19 PM ReplyVero, vero, ti ho regalato 3 libri a tema Scozia.
Mi piace molto la risposta che hai dato a Daniela circa lo slot di isolamento modello challenge, credo proprio che possa funzionare per come ti conosco.
Quasi quasi non vedo l’ora che arrivi settembre con tutte ste cose che stiamo progettando.
Barbara Businaro
Giu 20, 2023 at 4:53 PM ReplyLo ammetto: sono andata a rileggermi il nostro oroscopo, per sapere se da settembre il cielo ci è propizio. Paolo Fox diceva a inizio 2023, per il Sagittario: “Il 2023 sarà un anno di trasformazioni per i Sagittario, che dovranno accettare di cambiare spesso pelle. La prima parte dell’anno sarà governata da Giove a favore, con un momento di positiva tensione. A partire da marzo, Saturno inizierà un transito particolare che rappresenta il desiderio di apportare cambiamenti drastici alla propria vita. Chi lavora in una società con colleghi o soci dovrà cambiare qualcosa e mettere in cantiere l’idea di cambiare prospettive e traguardi.” Insomma, siamo proprio dentro quel flusso, e Saturno non sembra essere del tutto contro, o forse è un “contro positivo”. E poi senti questa: “Per quanto riguarda l’amore, l’estate sarà un periodo favorevole per fare nuove conoscenze, mentre a novembre ci sarà la possibilità di conoscere persone interessanti.” A novembre! Proprio proprio a novembre!!! Non diciamo nulla per scaramanzia, va! 😉
Grazia Gironella
Giu 20, 2023 at 7:02 PM ReplyNon conoscendo il titolo del libro, spero di non imbattermici per caso! Ma è fortemente improbabile, perché il romance mi interessa poco, a meno che non sia del livello di Twilight o Outlander… Però è chiaro che sì, tu avresti fatto un editing migliore, e sì, è ora di buttarti nella mischia, perché sai scrivere. Che questo non garantisca niente lo sappiamo già, ma che diamine, almeno tentare è doveroso! Tanto più che hai già un quadro chiaro delle varie ipotesi di pubblicazione, perciò non corri il rischio di cascare nel primo trappolone che incontri. 😉
Barbara Businaro
Giu 21, 2023 at 4:28 PM ReplyNo, stai tranquilla Grazia, è davvero difficile se non impossibile che tu possa ritrovarti questo libro tra le mani! 😀
Romance classico, stile Harmony/Liala, con protagonista maschile che compare esattamente a pagina 50 (è uno dei canoni che sento riferire spesso), ma assolutamente nessun elemento fantasy, distante anni luce, anzi secoli, da Twilight/Outlander. Lontano anche dalla collana romance Anagrammi di Newton Compton Editori (ecco, questo sarebbe proprio un editore per me, nei miei sogni se non altro…)
In quanto a terminare il mio manoscritto, non mi aspettavo l’ultimo tsunami dei concorsi di gennaio, con il cambio di lavoro repentino in un mese. Mi sto abituando ora ai nuovi ritmi, e spero finalmente che questa sia la situazione lavorativa giusta per bilanciare meglio il tutto (considera che dal 2019 ho cambiato già 3 aziende/uffici, con tutto quel che ne concerne ogni volta!) Insomma, mi serve proprio un po’ di quiete per scrivere, un minimo eh! 🙂
Marina
Giu 22, 2023 at 8:31 AM ReplyE ti sei data pure la possibilità di valerti in futuro di questa casa editrice? Non farlo, per carità, se questo è il lavoro che affrontano su un testo: un editor che svolga bene il proprio mestiere non lascia passare testi del genere, con tutti gli errori che hai sottolineato (e sono Errori!). Non conosco l’autrice, dunque non posso pronunciarmi sulla sua esperienza, se ha scritto altre cose, magari anche racconti, se ha vinto qualche competizione letteraria, ma direi che purtroppo avere una buona storia e non saperla rendere al meglio stilisticamente non rende giustizia né al processo creativo né alla buona volontà. Però è stata pubblicata, d’accordo! Ma io mi chiedo: vale la pena essere conosciuti con opere di questo tipo da un pubblico che poi nota il disastro e si farà di te una certa impressione? Cioè, tu, dopo questa esperienza, leggeresti ancora libri di questa scrittrice? E dunque: basta la storia a renderci soddisfatti di una lettura oppure conta tutto il resto?
Barbara Businaro
Giu 22, 2023 at 3:47 PM ReplyNo Marina, non penso di avvalermi in futuro di questa casa editrice. La stavo valutando, prima per via delle antologie di racconti, poi perché il loro stand al Salone aveva colpito la nostra Sandra, inoltre nei social si muovono anche abbastanza bene. Ma non avevo ancora letto nulla pubblicato da loro. La sensazione, dopo questa lettura, è che puntino tutto sul marketing, sull’apparenza del prodotto (la qualità di stampa è davvero buona), ma non sulla sostanza, nella cura del testo e dell’autore. E in effetti, una volta che hai comperato il libro, loro sono a posto, cavolacci tuoi se non ti piace… In quanto all’autrice in questione, ha una prima pubblicazione in self con PubMe, poi altri cinque romanzi rosa con due case editrici piccole, che non risultano EAP (Editoria a Pagamento) ma comunque editori che o pubblicano tutto, senza selezione e senza editing, o pubblicano gratuitamente ma contano sulle copie acquistate dall’autore, almeno a leggere nei vari forum online per scrittori. Le recensioni dei romanzi sono nella media delle tre stelle, ma sai anche tu che vuol dire tutto e niente, viste certe battaglie di ritorsione tra autori e certi utenti che valutano una stella un libro per la consegna sbagliata della piattaforma. Ha una pagina Facebook con 10.000 follower ma sono utenti dormienti, non c’è attività (potrebbero anche essere follower acquistati sotto banco per 30 dollari). Rispondendo poi alle tue domande: vale la pena essere conosciuti con opere di questo tipo? No, meglio aspettare l’occasione propizia o impegnarsi seriamente nel self publishing (lo dico pensando ad autrici romance che dal self sono arrivate in Newton Compton); dopo questa esperienza, leggeresti ancora libri di questa scrittrice? No, decisamente no; basta la storia a renderci soddisfatti di una lettura oppure conta tutto il resto? Questa è difficile, perché per me conta molto la storia, ma se viene scritta così, è una storia zoppa, ed è un peccato.
Ma chissà… un giorno potrei scrivere io qualcosa davvero ambientato in Scozia. Niente di storico però! 😉
Andrea Cabassi
Giu 22, 2023 at 9:40 AM ReplyEcco, quelli sono gli errori che spero di non fare mai perché quando li trovo mi fanno accapponare la pelle… giardino angusto ma con piscina? Significa non aver preparato le ambientazioni e averle buttate giù in corso d’opera… il che non sarebbe un grosso problema se poi rileggendo te ne rendi conto e rimedi! Le ovoline poi è come se facessi dire POTA a un eschimese!
O forse era un romanzo surrealista e non l’hai capito? 😀
Barbara Businaro
Giu 22, 2023 at 3:48 PM ReplyNel quadernetto del mio mezzo manoscritto mai finito, le ultime pagine sono le piantine delle case dei protagonisti, con tanto di misure perchè [SPOILER] qualcuno è disabile in carrozzina e quindi devo essere certa dei movimenti che può e non può fare. Avevo anche pensato ad una versione 3D all’epoca usando uno di quei software da agenzia immobiliare (dove arriva la pazzia, alle volte…!!) Ho poi una mega cartina della città di Padova per verificare luoghi e percorsi, anche se poi in dieci anni (avevo cominciato a buttare giù qualcosa nel 2012, molto prima di questo blog) troppe cose sono cambiate in viabilità e costruzioni. E ho tutta una discografia, le canzoni che mi hanno ispirato ogni scena, ogni momento. Non potrei mai confodere poi un personaggio con un altro, perché per me sono vivi e vegeti, anche se solo nella mia testa.
Un romanzo surrealista che materializza i miei peggiori incubi di scrittura?! Può essere!! XD
Andrea Cabassi
Giu 22, 2023 at 7:01 PM ReplyBeh, indubbiamente meglio abbondare, così nell’edizione deluxe ci puoi mettere anche il “making of” senza troppi sforzi!
Barbara Businaro
Giu 23, 2023 at 4:03 PM ReplyCi ho pensato. Nei miei sogni, ci ho pensato eccome! XD
Andrea Cabassi
Giu 23, 2023 at 4:14 PMAllora ci sta anche il museo con i fogli strappati e i mozziconi di matita masticati!
Paola
Giu 22, 2023 at 2:57 PM ReplyVa bene, è tutto chiaro…quanto vuoi per rivelare il titolo del libro??? come sai, la curiosità uccide il gatto
Barbara Businaro
Giu 22, 2023 at 3:48 PM ReplyMia cara Miss Marple, a te non devo rivelare niente, tu già sai dove cercare il titolo di questo libro… 😉
Andrea Cabassi
Giu 22, 2023 at 6:59 PM Reply… nel tuo cuore!
Barbara Businaro
Giu 23, 2023 at 4:02 PM ReplyNo, nei miei social. 😉
Andrea Cabassi
Giu 23, 2023 at 4:13 PMHai distrutto tutta la poesia ;_;
Giulia Mancini
Giu 22, 2023 at 9:02 PM ReplySono curiosa anch’io di scoprire il titolo…mumble mumble quale sarà?…mi sembra che abbiano proprio trascurato l’editing
Comunque anch’io ogni tanto leggo dei libri di case editrici che mi portano allo stesso pensiero: io l’avrei scritto meglio. Pensa che alcuni anni fa comprai un libro edito Feltrinelli con un titolo e una copertina bellissimi, ma quasi illeggibile con una storia senza senso, in quel momento decisi di provare a scrivere un romanzo.
Mi è capitato poi di leggere romanzi magari scritti bene, ma con una storia davvero insulsa. Per esempio l’anno scorso ho letto un romanzo giallo di un’autrice che avevo apprezzato per un altro romanzo editore Mondadori, la storia era bella e l’idea non era male, ma con un finale insulso e troncato di netto, cosa che in un giallo é proprio terribile
Barbara Businaro
Giu 23, 2023 at 4:19 PM ReplyIl pensiero “io l’avrei scritto meglio” dopo una lettura è un bel motore per la scrittura creativa. E’ capitato anche a me, con un romanzo scritto non benissimo e un finale che non avevo proprio digerito. Purtroppo però si alterna al pensiero “non riuscirò mai a scrivere così bene” quando incontriamo un romanzo eccezionale, per storia e stile.
Sia nei gialli che nei romance, il finale è tutto. Nei gialli devi dare soddisfazione al lettore che per tutte quelle pagine ha atteso di scoprire, e anticipare magari, l’assassino, il movente, le modalità. Non basta solo farlo arrestare. Nei romance non è sufficiente che lei e lui si dicano “ok, va bene, mi piaci” e fine lì. Un po’ di slancio, di entusiasmo, di sospiri, di occhi languidi… Ci sono certi libri, come certi film, dove arrivo alla fine e resto con un “Embè? Tutto qua?!” 😀
Darius Tred
Giu 22, 2023 at 11:42 PM ReplyAzz! Che sincronia che abbiamo…
Per non dire che sfiga sincronizzata! 🙂 🙂 🙂
Pure io mi sono imbattuto in un libro brutto: mi sono lamentato della trama debole di Joel e ho scoperto che “La verità sul caso Harry Quebert” consiste nel fatto che il romanzo non ha avuto un editor (infatti nel romanzo stesso lo scrittore spedisce il manoscritto direttamente all’editore…).
Ma vedo che qui hanno addirittura perso per strada nientemeno che un castello scozzese.
Però hanno trovato un secondo cucchiaino…
Mi chiedo: non è che ci crediamo lettori ma siamo editor senza saperlo?
Comunque, se la tua domanda è sempre quella (“cosa stai aspettando?”), come vedi puoi permetterti di risparmiare sull’editing: saresti in buona compagnia e potresti addirittura arrivare a una trasposizione televisiva o cinematografica.
Oppure, se preferisci, faccio io il tuo editor. Però mi porti in Scozia.
Barbara Businaro
Giu 23, 2023 at 4:52 PM ReplyAvevo letto il tuo post ma mi sono persa per strada il mio commento, postato ora. 🙂
Non ho letto “La verità sul caso Harry Quebert”, ho visto la serie tv (e solo perché c’era il dottor Stranamore di Grey’s Anatomy, Patrick Dempsey, ovviamente) e non mi pareva malaccio. Sembrava mancare qualcosina ed ero tentata di leggere il romanzo, per altro è disponibile in una delle casette di libri del bookcrossing di quartiere, l’ho visto. Ma ho detto “ero” perché dopo la tua non-recensione penso proprio di lasciarlo dentro la casetta, al calduccio… 😀
Siamo editor senza saperlo? Spero proprio di no… considerati certi approcci maleducati sui social di alcuni editor in quest’ultimo periodo, non vorrei proprio essere messa a confronto. Preferisco l’idea di essere un beta lettore evoluto (stavo per dire “avanzato”, ma il termine si presta a una dubbia interpretazione XD )
Portarti in Scozia non sarebbe un problema ma… o ci vado come peaker (vuoi iscriverti a My Peak Challenge?!) o ci vado per incontri galanti con, ahem, aitanti scozzesi di mia preferenza. Non so se tra loro trovi anche il tipo giusto per te… 😎
Grazia Gironella
Giu 23, 2023 at 5:16 PM Reply“La verità sul caso Harry Quebert” è un libro di successo sorprendentemente brutto. Ero rimasta così scandalizzata che ne ho parlato sul blog. Si sa che nella buona riuscita di un libro convergono tanti elementi, ma che tra quelli ci fosse anche la scarsa qualità non è così ovvio… XD
Barbara Businaro
Giu 23, 2023 at 6:10 PM ReplyOh caspita! Mi ero persa il tuo post su questo romanzo. Aprile 2015, chissà dov’ero io, webnauta non era ancora un’idea! Me lo sono letto ora e… ok, direi che mi è passata qualsiasi tentazione di leggerlo! Ci sono talmente tanti altri romanzi promettenti che questo lo posso tranquillamente saltare oramai. 😀
Darius Tred
Giu 23, 2023 at 10:30 PM ReplyAnch’io mi sono perso il post di Grazia dell’epoca.
Quindi, ricapitolando: c’è chi si perde per strada i commenti, chi i post, chi i castelli scozzesi e chi gli editor.
Esattamente in questo ordine di gravità.
😀
Ho riletto ora il tuo post, Grazia. Molto più autorevole e puntuale del mio.
E naturalmente sono d’accordo su tutta la linea.
Darius Tred
Giu 23, 2023 at 10:21 PM ReplyNon ti preoccupare. Cosa vuoi che sia la perdita di un commento?
Come vedi, c’è chi si perde per strada i castelli scozzesi, chi gli editor… Quindi siamo tutti in buona compagnia.
Darius Tred
Giu 23, 2023 at 10:33 PM Reply( Barbara, è il tuo bottoncino “Reply” che indenta i commenti alla Dicker o sono io che sono rimbambito? 😀 )
Barbara Businaro
Giu 23, 2023 at 11:31 PM(No, è che hai mandato addirittura 4 commenti di fila e il blog c’è più abituato… 😛 )
Barbara Businaro
Giu 23, 2023 at 11:26 PM ReplyPreferirei perdermi un editor, ma guadagnare un castello scozzese!! 😎
Luz
Giu 28, 2023 at 11:11 AM ReplyPeccato, perché a quanto pare la storia è buona. È sempre spiacevole imbattersi in una storia scritta male (e da quello che leggo con errori vistosi anche di collocazione di oggetti e prodotti della cucina) ma che avrebbe avuto del potenziale. Io cedo dinanzi alla cattiva scrittura, tu sei stata tenace.
Barbara Businaro
Giu 28, 2023 at 4:34 PM ReplySono dell’opinione che si impara qualcosa anche dai libri brutti, e intendo oggettivamente brutti. Osservare gli errori ci costringe anche a pensare come si potevano sistemare quei passaggi, e diventa un buon esercizio di scrittura creativa.
E’ davvero difficile per me abbandonare una lettura iniziata, mi resta sempre un po’ la curiosità di come finisce la storia. In questo caso poi, con la Scozia di mezzo, non potevo proprio! 😀