Trasformare imprevisti in opportunità - Come nel Monopoli

Trasformare imprevisti in opportunità

La più coraggiosa decisione che prendi ogni giorno è di essere di buon umore.
Voltaire

Nelle ultime due settimane si sono abbattuti come cicloni a catena sulla sottoscritta degli imprevisti di tutto rispetto.
Vi scrivo da quello che è il mio primo pomeriggio libero del nuovo lavoro, con lo stomaco dolorante per un problema di reflusso gastrico (eccesso di produzione di acidi, mi si dice) e la schiena che urla ad ogni mio movimento (indagini ancora in corso, non sembra una contrattura, più probabile uno strappo muscolare). Mi sento come un leone in gabbia. 🙁

Tutto è cominciato il pomeriggio di mercoledì 6 ottobre, che doveva essere anche il mio primo giorno di vacanza assoluta dopo due anni di corse, prima di iniziare il nuovo lavoro, di cui vi ho raccontato già qui: Siamo fatti per cambiare (e saltare)
Quel pomeriggio un nubifragio si è abbattuto nella mia zona, improvviso e inaspettato, perché il bollettino meteo aveva annunciato forti temporali, ma non così tremendamente forti! Ho contato tre grandinate di passaggio (e sfortuna vuole che avessi l’auto parcheggiata fuori, perché in teoria volevo concedermi un paio d’ore di shopping… eh? Me la sono chiamata dite? Può essere, in effetti… 😛 ) e quando questi nuvoloni sembravano aver terminato di ballare la Samba con Gloria Estefan in cerchio lassù, ne è arrivato un altro gruppo ancora più nervosetto, a ritmo serrato di Thunderstruck degli AC/DC. Tuoni, fulmini, uno anche molto vicino, e mancanze di corrente, pericolose se le pompe di sollevamento funzionano solo con l’energia della rete pubblica.
Dopo due ore così, abbiamo iniziato a imbarcare acqua.

L’allagamento non è inserito nella lista degli eventi stressanti nella Scala di Paykel, ma visti gli effetti, sia sul momento che nei giorni successivi, penso si possa equiparare ad un Trasloco, 55 in classifica. Sempre che non ci sia anche Perdita di oggetti personali di valore, più in cima alla lista, al numero 20.
In realtà non ho avuto danni materiali alla fine, perché l’unica pioggia entrata nella mia taverna arrivava dalle parti comuni interne all’edificio, dai garage dei vicini che non hanno paratie. Il mio garage è rimasto all’asciutto, con una barriera di alluminio che fermava quasi 65 centimetri di acqua accumulata all’esterno (lo so dall’altezza degli stivali di chi si muoveva là fuori con una pompa di emergenza a scoppio).
Appena ho inserito anche la seconda paratia interna, mi sono salvata da quelli che sono diventati in poco tempo altri 40 centimetri di acqua sporca nel pianerottolo del seminterrato. Però poi abbiamo comunque lavorato fino a notte inoltrata per togliere l’acqua dalle cantine di tutti gli altri e la piccola elettropompa sommergibile che risucchia anche un solo centimetro di liquido dal pavimento era la mia…
Chissà che adesso in condominio non si decidano i lavori di bonifica a lungo rimandati. Fermo restando che abbiamo gestito pure l’acqua caduta dal nuovo parcheggio limitrofo, rialzato di 40 centimetri sopra il vecchio muro di confine, con i tombini di scolo alti 5 centimetri dalla terra. Mi sfugge il loro significato e soprattutto il loro funzionamento.

Dopo aver affrontata la bufera, restano le pulizie. Gli scatoloni accumulati negli angoli erano inservibili, qualcosa andava anche lavato e sanificato, rimesso ordine nella confusione generata durante il trambusto, puliti pavimenti e scale. La cosa divertente era che in agenda per quei giorni mi ero proprio scritta “pulizia garage”, intendendo dare una riordinata di tutta la mia parte di seminterrato, incombenza di solito assolta in agosto, ma quest’anno non avevo ferie da dedicarvi.
Il risultato di quella pulizia, ma forse più della nottataccia del nubifragio, un conto arrivato qualche giorno dopo, è stato un dolore lancinante al petto, tanto da pensare a un infarto (ma il braccio sinistro sta bene… e poi il cuore non è a destra?). Capito che si trattava invece dello stomaco, acidità dovuta a stress (lo stress del mocio!), mi sono pure allenata per staccare un po’ la mente.
Errore, ma errore al cubo. Ho accelerato qualcosa che era già in viaggio, probabilmente uno strappo muscolare alla schiena. Bingo!

Potevo lasciarmi abbattere, cedere alla disperazione e alla lamentela, oppure alla rabbia, aumentando ancora l’acidità dello stomaco, invece sono qui a raccontarvelo un po’ ridendo. Beh Barbara, corri corri, palestra qui, palestra lì, bicipiti tricipiti e quadricipiti, e poi ti basta il mocio per ridurti… uno straccio!!! 😀
Ho scelto di trasformare gli imprevisti in opportunità, di vedere l’evento negativo come occasione da sfruttare in altro modo.
L’imprevisto allagamento è diventato l’opportunità pulizie profonde, tanto da riorganizzare alcuni scaffali della cantina, sistemare diversamente alcuni contenitori dato che altri erano vuoti e ottimizzare le disposizioni dei mobiletti. Forse un tavolino lo sostituisco con un altro, più utile, vedremo con le prossime pulizie di primavera.
L’imprevisto del reflusso gastrico può essere visto come l’opportunità di una dieta disintossicante. Anche qui, non l’avevo segnato in agenda ma avevo in mente di introdurre qualche cambiamento nei cibi assunti, provare a mangiare un po’ meno senza che il mio stomaco si lamenti di avere fame con lunghi ululati notturni, però non pensavo a qualcosa di così drastico come una dieta “bianca”. Di fronte al mio tè deteinato e ai biscotti secchi secchi, penso che mi manca solo la mela cotta e la minestrina con le stelline, eccheccavolo!
L’imprevisto dello strappo muscolare si è tramutato in un’opportunità di riposo. Non mi sto più allenando, faccio lo stretto indispensabile a casa, mi correggo continuamente la postura per non accumulare altri danni. E sto leggendo un romanzo bellissimo per cui restare ferma non è così male. 😉

Sia uno studio italiano condotto sul web che un altro esperimento dell’Università di Glasgow, hanno mostrato che la capacità di affrontare gli imprevisti trasformandoli in opportunità sembra essere caratteristica prettamente femminile. (Fonte: Ansa) Secondo me invece, proprio perché l’ho sviluppata con il tempo, è una capacità che si può acquisire, con la pratica. Tanto gli imprevisti, quelli piccoli, non mancano mai ogni giorno.

E voi adesso mi chiederete: che ci azzecca tutto ciò con la scrittura?
Beh, intanto quei giorni di vacanza io dovevo anche scrivere, quindi l’imprevisto allagamento ha tolto del tempo alla scrittura. Anche l’imprevisto dello strappo muscolare mi impedisce di stare comodamente alla scrivania senza che la schiena se ne lamenti. Con il reflusso gastrico, l’ispirazione rischia di virare sulle ciambelle volanti al cioccolato che mi cantano la ninna nanna la sera… 😀
Insomma, gli imprevisti ci portano velocemente al temibile blocco dello scrittore e trasformarli in opportunità scrittorie non è mica facile.
Occorrono un paio di trucchi per andare avanti nella tempesta. 😉

 

Trasformare imprevisti in opportunità

Gestire un imprevisto è già una bella sfida, proprio perché ci coglie di sorpresa, anche quando saremmo preparati ad affrontarlo. Per capirci: se avete acquistato le paratie ma non le posizionate al momento giusto, prima del temporale, il garage si allaga comunque.
Per trasformare gli imprevisti in opportunità occorre rimanere saldi e cercare di vedere l’evento da un’altra angolazione. Con tanta pratica (non era mica la prima volta che entrava acqua in garage…) ho stilato una mia personale lista sulla quale esercitarsi. Un respiro profondo per ogni punto e magari cercate di sorridere, quello aiuta sempre. 🙂

Lascia il controllo
Non farti prendere dal panico. Accetta che la vita è piena di eventi imprevisti, non puoi avere sempre tutto sotto controllo, perché in realtà, se ci pensi bene, non hai controllo su nulla. Gli eventi inaspettati accadono e, tranne rasi casi come la perdita di una persona cara, sono gestibili e risolvibili. Anche se sei abituato alla routine quotidiana, che è rassicurante e confortante, la vita è in cambiamento continuo e qualche volta un cambiamento repentino può rivelarsi estremamente positivo a lungo termine. Se accetti l’idea del cambiamento, gli imprevisti saranno più facili da affrontare.

Non cercare il colpevole
Non incolpare te stesso o gli altri per gli imprevisti. Nessuno è perfetto e tutti possono commettere errori. Soprattutto non incolpare te stesso per non aver previsto l’imprevisto (per definizione, non era possibile). Cercare un colpevole sarebbe un inutile spreco di energia, che puoi invece convogliare nella ricerca di un accomodamento fin da subito. Le cause e le responsabilità, se ci sono, verranno fuori solo più avanti, dopo che l’imprevisto sarà gestito e quando se ne potrà ricavare un’esperienza di apprendimento per il futuro.

Cambia prospettiva
Cerca di osservare la situazione da un altro punto di vista, di cambiare la prospettiva. Smetti di concentrarti sulla direzione che l’imprevisto ti ha bloccato, e prova a guardare alle alternative che invece l’imprevisto potrebbe offrirti. Concentrati sul momento presente, sulle nuove condizioni e come puoi effettivamente agire per il meglio adesso. Sii obiettivo nella valutazione, concediti solo un breve momento di rabbia e di sgomento, ma poi abbandonale. Se ti aiuta, immagina di vedere la situazione dall’esterno, come se non ne fossi coinvolto, e di analizzare con calma qual è il modo migliore per uscirne.

Ferma i pensieri negativi
Di fronte ad un imprevisto il rischio è di reagire, invece di agire. Devi fermarti un attimo per pensare con calma invece di lasciarti scuotere dalle tue emozioni intestinali, ma devi stare attento anche ai pensieri negativi, potrebbero vanificare qualsiasi intervento. Se nella tua mente si affacciano parole come “Non ce la faccio”, “Non sono in grado”, “Non c’è possibilità”, scacciale come una mosca fastidiosa. Pensieri fugaci come questi, dettati dal momento, possono diventare velocemente trappole mentali, chiudendoti la porta alla ricerca di una soluzione fattibile.
Ci sono alcune frasi che fungono da autosabotanti anche in assenza di imprevisti, che invece di allenarci per la gestione delle situazioni inattese, quando si presentano, ci portano nella direzione opposta. Le vediamo più sotto.

Usa la creatività
Dimentica il perfezionismo (perché se tutto fosse perfetto, gli imprevisti non esisterebbero nemmeno) e usa la creatività. Mettere da parte le idee irrazionali di perfezione può aiutarti a valutare meglio la situazione a portata di mano. L’imprevisto può diventare l’occasione di trovare nuove soluzioni creative, innovative, fuori dagli schemi, idee “impreviste” ma ugualmente funzionali, se non addirittura migliori.
E chi meglio di noi lo sa questo? 🙂

 

Stop alle frasi autosabotanti

Anche quando la vita scorre tranquilla, ci sono alcuni pensieri subdoli che inconsapevolmente ci trattengono, non hanno un effetto positivo sulla nostra autostima anche se sembrano così innocui all’apparenza. Sono alcune parole e frasi che agiscono in sottofondo, ci limitano quasi senza che ce ne accorgiamo. Finora ho trovato questa lista che ne rileva almeno 11, ma sono certa che siano molte di più: 11 Self-Sabotaging Phrases to Drop From Your Vocabulary

1. Non ho tempo
Questa purtroppo la dico spesso, ed è in effetti un’idea sbagliata pensare che abbiamo o non abbiamo tempo per qualcosa, perché siamo noi a controllare le nostre priorità. In realtà abbiamo tempo per le cose che ci interessano, anche se non sono tutte attività piacevoli (andiamo a lavorare perché ci interessa un guadagno per vivere, anche se ovviamente preferiremmo passare la vita a leggere sul divano 🙂 ).
A volte poi la frase “non ho tempo” può essere una cortina di fumo per nascondere un “non voglio” o ancora “ho paura di farlo”. Quando si tratta di perseguire degli obiettivi importanti, è facile difendersi con la mancanza di tempo come motivo per non iniziare affatto.
Sulla gestione del tempo e le trappole che ce lo fanno sprecare, ci ho scritto questo post: Le trappole del tempo che consumano la nostra felicità

2. Non so come
Nessuno nasce imparato, diceva il grande Totò. E del resto dove saremmo se facessimo solo ciò che sappiamo?
Non sapere come iniziare un’attività non deve bloccarci completamente sul divano. Possiamo studiare e apprendere, possiamo svolgere delle ricerche e cercare delle competenze, rivolgerci a dei professionisti per acquisire ciò che ci manca. Iniziare a piccoli passi invece di rimanere fermi.

3. Non sono pronto
Questa scusa è perfetta perché ci libera dai guai. La maggior parte delle persone simpatizzerà o confermerà le nostre ragioni ferree per non agire ancora: se non sei (o ti senti?) pronto, sembrerebbe giusto aspettare. Il problema con questa frase, tuttavia, è che presuppone ci sarà un momento magico in futuro quando saremo davvero pronti. Ma non c’è, troveremo sempre dei motivi per dire di non essere pronti.
Anche se guadagniamo più soldi, abbiamo più esperienza e ci siamo sistemati con la famiglia, la casa e il lavoro, potremmo non sentirci ancora pronti. Perché in realtà riguarda la nostra relazione con la paura di fallire, la resistenza al cambiamento e l’ignoto del risultato.
Non sarai mai più pronto di adesso.

4. Ci proverò
Come dice il Maestro Yoda: “Provare no! Fare, o non fare! Non c’è provare!”
Il Gran Maestro del Consiglio Jedi ha pronunciato queste parole durante l’addestramento di un giovane insicuro Luke Skywalker, per la sua scontrosa mancanza di fiducia in sé stesso. Il concetto si applica anche a noi comuni mortali. Le parole “ci proverò” contengono un’implicita mancanza di impegno, perché è più comodo dire che “proveremo” a fare qualcosa senza renderci responsabili del risultato. Ma è invece molto più
produttivo quando scegliamo di intraprendere le azioni necessarie per fare ciò che abbiamo promesso.

5. Forse
Prendersi del tempo per analizzare le questioni prima di una decisione è senza dubbio una buona prassi. Ma la parola “forse” purtroppo può anche tenerci bloccati nel comodo malessere dell’indecisione. Un “forse” non può durare a lungo: possiamo aggiungere delle informazioni per vagliare meglio la nostra risoluzione, ma se gli elementi sono già tutti in nostro possesso, quel “forse” diventa debole e ci blocca la strada.
Dire “forse” a qualcosa è in realtà una scelta, ma una scelta che ci lascia nel limbo e spinge la vera scelta più in là.

6. Dovrei…
La parola “dovrei” è densa di giudizio verso noi stessi. Implica che quel qualcosa è la cosa giusta da fare, e se non lo facciamo, ci saranno probabilmente conseguenze negative per noi. Proviamo a sostituire “dovrei” con “lo farò”, magari anche dandoci una scadenza. Dopo aver dichiarato il nostro preciso intento, possiamo godere della sensazione di potere che deriva dall’aver preferito la possibilità invece della paura.

7. Succeda quel che succeda
Talvolta questa frase può essere utile, come esercizio per distaccarci da un risultato dopo aver investito cuore e anima in un progetto. Serve a riconoscere che non abbiamo il controllo su tutto e che non dobbiamo ritenerci responsabili degli imprevisti, come dicevamo sopra.
Al di fuori di un contesto preciso però, questa frase funziona come una scusa per non impegnarci troppo in qualcosa. Non posso passare un esame se non mi metto a studiare sul serio. Non posso trovare un lavoro migliore se non mi metto attivamente alla ricerca. Le cose che desideriamo di più non si limitano a “succedere”. Richiedono visione, impegno e azioni ripetute.

8. Ma lui/lei/loro hanno davvero bisogno di me
È una cosa meravigliosa aiutare gli altri, ma dobbiamo stare attenti a non venirne sopraffatti. Soprattutto con alcune persone di famiglia o in certi luoghi di lavoro, rischiamo di diventare un perenne martire a disposizione degli altri, per cui alla fine non ci sono più tempo, risorse o entusiasmo per migliorare noi stessi. Oppure questa frase diventa una scusa, esattamente come quel “non ho tempo”, e nasconde qualche nostra paura dietro l’impegno che profondiamo per gli altri.

9. Non sono intelligente/di talento/coraggioso
Secondo la storia, Walt Disney è stato licenziato dal Kansas City Star perché il suo editore sentiva che “mancava di immaginazione e non aveva buone idee”. Cosa ne sarebbe oggi di Topolino e tutta la sua banda se Walt Disney avesse creduto a quelle parole?!
Tutti “mancano” in alcune aree e sono più forti in altre, e il giudizio è spesso soggettivo. La cosa buona è che non abbiamo bisogno di essere campioni di intelletto, coraggio, abilità finanziaria e bellezza per ottenere dei risultati in qualche campo. Invece di confrontarci con gli altri e disperare per le differenze, possiamo concentrarci sui nostri punti di forza.
Il coraggio poi deriva dall’esercizio di sentirsi coraggiosi. Se affrontiamo piccole cose di cui abbiamo paura, vincendole di volta in volta, il nostro muscolo del coraggio crescerà forte.

10. La mia solita fortuna
Questa esclamazione mi scappa spesso. Quando scatta il semaforo rosso giusto al mio arrivo, quando c’è un traffico pazzesco quel giorno che sono in ritardo solo di 5 minuti, quando trovo delle scarpe stupende, ma ops, non c’è il mio numero.
Ripetere continuamente che le cose ci accadono per “la mia solita fortuna” (intendendo in senso ironico che la sfortuna ci perseguita), ci mette psicologicamente nella posizione della vittima, come se non ci fosse mai nulla che possiamo fare per cambiare la nostra sorte.
Specie per le questioni più importanti, il cambiamento positivo inizia quando ci assumiamo la piena responsabilità delle nostre scelte e delle loro conseguenze, sia buone che cattive. Solo così potremmo anche aggiustare il tiro, senza affidarci alla fortuna.

11. Se solo…
Queste due parole spesso sfociano in un desiderio, una speranza o una lamentela: se solo fossi più giovane, se solo il mio lavoro fosse pagato di più, se solo mi fossi trasferito all’estero… Frasi come queste ci tengono in uno stato di immaginazione e impotenza. Presumono un certo insieme di condizioni o circostanze che ci darebbero una vita felice e di successo. Riconoscere che ciò è impossibile, soprattutto per il passato, è in realtà abbastanza liberatorio. Dobbiamo però trasformare questa affermazione in un’azione dichiarativa e fondata sull’effettiva possibilità di raggiungimento: quando avrò la mia laurea…, quando sarò dimagrito…, quando avrò acquistato la nuova casa…
E poi proseguire la frase con il passo successivo verso quell’obiettivo.

Altri suggerimenti?

Che ne pensate di questa lista per trasformare imprevisti in opportunità? Avete altri punti da aggiungere?
E per quanto riguarda le frasi autosabotanti, ve ne vengono in mente altre?
A rileggere il tutto, mi pare manchi solo un ingrediente fondamentale: l’arte della pazienza.
Da non confondere con la rassegnazione, eh!
…e comunque mi è venuta voglia di una partita a Monopoli. Chi gioca? 😀

E’ meglio essere ottimisti ed avere torto
piuttosto che pessimisti ed avere ragione.
Albert Einstein

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Comments (13)

Giulia Mancini

Ott 20, 2021 at 12:30 PM Reply

Come affermava Il poeta Tonino Guerra in un famoso spot “l’ottimismo è il profumo della vita”, mi è tornato in mente leggendo il tuo post. È importante riuscire a trasformare gli imprevisti (o le crisi) in opportunità, anche se non sempre è facile. È tutta una questione di atteggiamento mentale, tu per esempio hai fatto delle pulizie radicali in garage, questa era l’occasione giusta. Ci sono degli eventi in cui non puoi fare altro che rimboccarti le maniche e rimettere a posto le cose, senza piangersi addosso, ciò vale quando non ci sono danni gravi come la morte di una persona cara (che poi anche in quel caso dopo il periodo di lutto non puoi fare altro che andare avanti).
Io cerco di vedere sempre il bicchiere mezzo pieno nelle avversità, di solito faccio il “gioco della felicità” di Pollyanna (è un romanzo ma io ho visto il film di Walt Disney che mi ha letteralmente cambiato la vita in relazione all’atteggiamento mentale da mantenere per sopravvivere bene alle avversità).

Barbara Businaro

Ott 21, 2021 at 10:15 PM Reply

Anche a me viene spesso in mente il gioco della felicità di Pollyanna! 😀
Non ricordo di aver visto il film della Disney, forse sì, ma sicuramente dopo il cartone animato anni ’80, Pollyanna l’ho conosciuta così. A volte mi sembrava addirittura esagerata e ostinata questa sua ricerca della felicità in situazioni così drammatiche, poco credibile nella realtà della vita. Però il suo è l’entusiasmo dell’infanzia che riesce a insegnare molto agli adulti. E infatti Pollyanna ce la portiamo dietro ancora oggi. 🙂

Sandra

Ott 20, 2021 at 1:43 PM Reply

Al di là della scala, molto interessante, ne conoscevo l’esistenza ma non mi ci ero mai soffermata, hai avuto un periodo di forte stress partito col mega nubifragio, mamma mia: potrebbe essere anche in fondo alla lista ma è stato un bel casino (perché si dice “bel” per una cosa brutta? Diciamo un gran casino).
Contratture ne ho avute e fanno un male cane.
Il tuo post come sempre è ricco di spunti, le frasi “autosabotanti” sono tremende, perché diavolo ce le diciamo? Sono tutte delle mazzate per non farci vivere bene, che diavolo!
Il “Quando” ad esempio è proprio una trappola, “quando sarò sposata” succederà questo o quell’altro ecc. spostare la propria realizzazione più in là, vincolandola a un evento che – in teoria, secondo noi – ci traghetterà in automatico in lande felici.
Nessuna condizione garantisce quantomeno la serenità, nessuna.
Tocca “fare, fare e fare ancora” grande Yoda e trasformare la crisi in opportunità, il mio mantra da tempo.
Altri suggerimenti? Non procrastinare, lanciarsi dopo aver controllato il paracadute e andare.

Barbara Businaro

Ott 21, 2021 at 10:34 PM Reply

Credo ci sia una scala della gravità del “Quando” come lo intendi tu. In questa lista dicono di sostituire il “Se solo” (“se solo fossi sposata” indica che non credi di sposarti, magari pensi di non trovare l’anima gemella) con il “Quando” (“Quando sarò sposata” sposta l’attenzione su quello che farai, senza dubitare che ti sposerai, cambia solo il momento in cui sarai sposata) proprio per un maggior impegno su quell’evento, non tanto su quello che verrà dopo.
Che la nostra felicità non dipenda da alcuni eventi è vero (questo per l’esempio che hai considerato tu), ma pensiamo ad un altro caso: “Quando sarò laureata, potrò candidarmi per quel ruolo in quell’azienda”. Se la laurea è un prerequisito, non potremo realizzare il nostro progetto finché non l’avremo conseguita. Oppure: “Quando avrò terminato il manoscritto, lo invierò alla casa editrice”. Non ci traghetterà in lande felici, specie se poi arriva un rifiuto, ma se non terminiamo il manoscritto, non abbiamo proprio nulla da realizzare. 😉

Maria Teresa Steri

Ott 21, 2021 at 3:02 PM Reply

Mamma mia, Barbara! Che periodaccio. Mi pare proprio che la pazienza messa all’ultimo posto nel tuo elenco, sia da infilare in cima, anche perché tutto questo non te lo sei mica andato a cercare. Per fortuna è qualcosa di risolvibile (e parzialmente già risolto). Personalmente ho avuto due allagamenti in casa, uno nella taverna quindi più o meno come il tuo, e ricordo entrambi come veri incubi con grossi strascichi. E non sono super allenata fisicamente come te 😛
Purtroppo il reflusso gastrico è una brutta bestia, ma il tuo ottimismo e la tua capacità di ripresa sono ottime armi per scacciarlo!

Barbara Businaro

Ott 21, 2021 at 10:43 PM Reply

Ogni tanto per consolarmi mi dico proprio: pensa se non eri allenata, ti raccoglievano col cucchiaino il giorno dopo! 😛
Il reflusso gastrico sembra già in via di risoluzione, lo stomaco sta iniziando a chiamare cibo come un tempo, mentre i primi giorni non sentivo fame. In quando alla schiena, è più lunga, devo attendere gli esami. Non voglio rischiare una cura inutile o che peggiori il danno. Voglio tornare ad allenarmi serena. Al prossimo allagamento però io mi siedo in poltrona… 😀 😀 😀

Darius Tred

Ott 21, 2021 at 11:19 PM Reply

Quindi, fammi capire: corri, palestra qui, palestra lì, palestra là, mypeak di su, mypeak di giu.
Bicipiti.
Tricipiti.
Quadricipiti.
E poi precipiti.

😀

Barbara Businaro

Ott 22, 2021 at 5:02 PM Reply

Però precipito con classe, via!! 😀 😀 😀

Darius Tred

Ott 22, 2021 at 11:03 PM Reply

Sì, la tua classe è sempre intatta. B-)

IlVecchio

Ott 23, 2021 at 3:50 PM Reply

Conservo come una reliquia la vecchia scatola del Monopoli anni Settanta, dove le banconote colorate sono ancora in Lire, pedine e casette sono in legno verniciato e gli imprevisti non sono sempre spiacevoli. “Maturano le cedole delle vostre cartelle di rendita, ritirate 15.000 lire” : -)
I periodacci capitano e finché si tratta di inconvenienti, fastidiosi ma non gravi, è meglio conservare l’umore. Pensa a questo vecchio che gira una vecchia chiave in una vecchia serratura e la chiave si spezza dentro il cilindro. Ci abbiamo armeggiato in tre per un pomeriggio, ho dovuto cambiare la serratura.

Barbara Businaro

Ott 24, 2021 at 5:28 PM Reply

Acciderbolina, un bell’imprevisto anche questo!! Io ho il terrore delle chiavi cadute nel tombino, come la famosa scena in Così è la vita di Aldo, Giovanni e Giacomo! 😀 😀 😀

Grazia Gironella

Nov 01, 2021 at 9:28 PM Reply

Che momentaccio! Ma certo qualcosa cambia quando si ha il giusto mindset. Io, che fingo anche con me stessa di essere ottimista e reagire bene alle avversità, in realtà spesso mi affloscio al primo ostacolo. Nemmeno con le frasi autosabotanti me la cavo male. 😉

Barbara Businaro

Nov 02, 2021 at 6:59 PM Reply

Eh, sto esercitando molto la pazienza, io che per natura ne avrei proprio zero… E’ quasi un mese che non mi alleno, guardo la sacca da palestra e sospiro, guardo il tapis roulant e mi viene da piangere, quando faccio due passi le gambe vorrebbero correre, ma la schiena non ne vuole sapere. All’ecografia, il dottore quasi mi faceva i complimenti per la muscolatura perfetta, la spalla, il trapezio, deltoide, bicipite, ottimo signora, non c’è niente! Peccato che proprio il trapezio urla… Il prossimo appuntamento è col fisiatra. E speriamo che sia scozzese, và… 😀

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