Il mistero della lavatrice. Convertire il tempo in denaro!

Il mistero della lavatrice

Oggi chiedo l’aiuto da casa per trovare una spiegazione plausibile a un fatto curioso di cui mi sono accorta in un attimo di folle lucidità. O di lucida follia.
Nel giorno delle pulizie settimanali, che per una serie di sfortunati eventi coincide al momento con la domenica, altro che riposo, mi si può vedere trottolare furiosamente da una stanza all’altra, cercando di riordinare prima le idee e poi gli ambienti.
Comincio da una camera dove trovo un paio di oggetti da sistemare e mi serve qualcosa che si trova in un’altra, così mi sposto in quella e pure lì vengo presa dalla necessità di mettere a posto questo e quello, ma ho bisogno di qualcos’altro ancora e cambio nuovamente locale… in un turbinio incessante per cui alla fine non so più che cosa ci faccio lì, perché ho in mano articoli di dubbia utilità e cosa mi sono dimenticata di concludere, lasciando dietro di me una scia ancora più disordinata.
Tutto questo andirivieni, che se non altro aumenta il numero di passi giornalieri e la mia salute, è scandito da un richiamo ferreo, il bip bip bip insistente del fine lavaggio della signora lavatrice, la quale riesce a farsi ascoltare persino al piano di sopra, con tutte le porte chiuse.

No, non vi dirò di quale modello di lavatrice si tratta, mica mi pagano la sponsorizzazione su questa pagina.
Basti sapere che non l’ho manco scelta io, l’unico essere umano che la utilizza, ma qualcuno che s’intende di motori (dentro la lavatrice in effetti c’è un motore, ne convengo) e purtroppo ha meno affinità con le faccende domestiche. Il risultato è che questa lavatrice tecnologica, intelligente e silenziosissima fa tutto da sola, se ti ricordi prima di smacchiare le macchie di olio, di sugo, di indelebile e altre sostanze non identificate, se dividi in maniera opportuna i colori o calcoli il numero di foglietti adeguato per salvare una combinazione cromatica pericolosa (per nero o rosso ne vanno almeno due, altrimenti il collo scuro diffonde grigiore e la camicia azzurra diventa rosa), se imposti la velocità della centrifuga corretta per il suo carico (a 1200 giri ho trovato le lenzuola spiaccicate alle pareti che chiedevano pietà, ancora un po’ confuse), ma soprattutto se hai inserito il peso minimo di lavaggio, a salvaguardia dell’ambiente. Così se hai un solo maglioncino delicato e non vuoi rischiare di danneggiarlo o scolorirlo, te lo devi lavare a mano. Perché lei, la lavatrice, è subdola e si rifiuta di provvedere, con un categorico “ERR 3” stampato sul display. Motivo per cui ho dedicato un set di asciugamani in tinta panna da lavare e rilavare all’uopo per farla fessa. Ops, felice.
Secondo me questa è pure la vera ragione del vestiario di Mark Zuckerberg, l’uomo di Facebook che indossa sempre e solo magliette grigie: macché prendere il minor numero di decisioni possibili, evitando di sprecare tempo allo specchio! La verità è che ha già litigato con uguale modello di questa diabolica lavatrice, solo che si vergona ad ammetterlo. Tutte t-shirt dello stesso colore, niente foglietti, e via.

Comunque, una domenica mi sono accorta che questa macchina racchiude un mistero, quasi un incanto sulle mie sinapsi: converte il tempo in denaro! E riesce talmente bene nella sua magia che forse ci ho messo pure un decennio per accorgermene!
Quando ho terminato di caricare i panni, chiuso lo sportello, inserite le varie poltiglie nel cassettino dei detersivi, scelto il programma adatto (toh! non dovrebbe essere così intelligente da capire da sola cosa sta lavando?!) e premuto il tasto di avvio del lavaggio, lei carica un po’ d’acqua con lo stesso delicato rumore del succo di frutta terminato nella cannuccia (o della dentiera del nonno in difficoltà col brodino…), fa qualche giro ricognitivo del cestello, uno, si ferma, due e si ferma di nuovo, tre e si ferma per scaricare l’acqua, valutandone il livello di untuosità raggiunto.
A questo punto decide per quanto tempo andranno avanti i suoi giochi, prima di restituirmi la roba pulita, proprio in base allo sporco presunto del carico, e mi stampa sul display il suo severo giudizio: 1:32
E io mentalmente leggo: 1 euro e trentadue, ma ben sapendo che sto guardando un’unità di misura del tempo, non un prezzo!
Eppure inconsciamente dico “euro”.

Spendiamo due parole sulla vittima. Come informatico e analista, sono continuamente immersa nei numeri e la distinzione della misura è fondamentale: date in formato europeo, americano, UTC, Julian, valute con virgole, punti, spazi o apostrofi per i decimali, centinaia di sistemi e conversioni possibili. So benissimo quindi che quei due punti, per una lavatrice di produzione italiana, rappresentano il tempo e non una misura monetaria.
E infatti una domenica in cui ero meno intorpidita del solito mi sono accorta dell’incanto: 1 euro e trentadue… macché euro! cosa dici? Quella è un’ora e trentadue! Perché mai hai detto euro??!
Ci ho pensato su, vagliando diverse spiegazioni e possibilità. Forse il display è lo stesso utilizzato nei registratori di cassa e la mia mente, indaffarata in altro, si confonde? In effetti non mi accade con i display del forno e del microonde, per dire. Forse il mio animo di ragioniera pensa più al costo del lavaggio che al tempo risparmiato se dovessi mettere tutto in un catino e arrangiarmi? Dubito sia solo un euro e trentadue, tra elettricità, acqua consumata, ammortamento del macchinario e detersivi impiegati. Forse senza occhiali (mi intralciano durante le pulizie, una volta mi sono caduti pure in mezzo ai panni) non vedo distintamente i due punti che separano l’1 dal 32 e mi inganno da sola?
O forse quella maledetta lavatrice è in grado pure di ipnotizzarmi? E cosa potrebbe indurmi a fare un giorno, stregandomi completamente?
Non lo so. Però ho deciso di tenere un mattone, lì ai suoi piedi. Un delicato avvertimento.
In quanto a me, ogni volta che stampa qualcosa sul display, sto bene attenta a quello che penso…

 

Note: Perché il mattone, vi chiederete? Avete mai visto cosa fa un mattone a una lavatrice in centrifuga? 😀

 

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Comments (21)

Giulia Mancini

Dic 20, 2020 at 10:21 AM Reply

Io ho una lavatrice non troppo tecnologica e uso il programma dei delicati tranquillamente, anzi è il programma che uso di più, anche perché è il programma più breve. Per il resto uso sempre il programma senza prelavaggio che tanto lavando tutto con molta frequenza mi sento di poterne fare a meno. L’unico problema è la sicurezza, se dimentico di mettere un capo dentro e la faccio partire, dopo la spengo, devo aspettare almeno 5 minuti per poter aprire l’oblò perchè, per sicurezza, l’oblò resta bloccato finché la lavatrice è in funzione (più un ulteriore tempo di sicurezza).
Credo quindi che la lavatrice del filmato sia una di quelle preistoriche che forse non avevano questa funzione…

Barbara Businaro

Dic 20, 2020 at 10:40 PM Reply

Il blocco di sicurezza si può togliere sia dalle lavatrici meccaniche (ci sono delle leve di sblocco nascoste, dipende dal modello) sia dalle elettroniche (una combinazione di tasti reperibile sul manuale d’uso o quello di riparazione). E comunque in quella del filmato hanno proprio tolto lo sportello! 😀 😀 😀

Brunilde

Dic 20, 2020 at 10:30 AM Reply

Ero ancora piccola quando arrivò a casa la prima lavatrice. Mia madre era eccitata ( e lo credo! ), in bagno non c’era posto e la posizionarono nel cucinotto: all’epoca Cracco e il suo living non esistevano ancora.
La magia del primo lavaggio, dell’oblò che girava con un ronzio tutto sommato discreto si interruppe al momento della centrifuga: improvvisamente, la macchina sembrava posseduta, emetteva rumori acuti e fortissimi e soprattutto…saltava!
Ma veramente: faceva balzi in avanti, scuotendosi tutta, e a forza di salti era arrivata ad affacciarsi al tinello ( ambiente adiacente al cucinotto negli appartamenti dell’epoca ). Toccò avvertire gli inquilini del piano di sotto, che non si spaventassero, e organizzare i bucati in momenti diurni per non disturbare il palazzo. Mia madre seguiva il lavaggio, pronta allo scatto: a inizio centrifuga cercava di contenere l’indemoniata afferrandola ai lati. Subentrò allora mio padre, che fece realizzare in officina due binari di acciaio che furono posizionati, non senza sforzo, sotto alla lavatrice . Funzionò: al momento clou la macchina si dimenava , sì, ma avanzando in linea retta senza andare a sbattere altrove.
Cara Barbara… altro che mattone!

Barbara Businaro

Dic 20, 2020 at 10:49 PM Reply

Nelle lavatrici moderne la ballata della centrifuga è stata parzialmente risolta dagli ammortizzatori dei piedini. Dico parzialmente perché anche la mia, nonostante uno zoccolo di legno costruito apposta per elevarla, riesce a camminare di venti centimetri, trascinandosi dietro tutto lo zoccolo! 😀

sandra

Dic 20, 2020 at 12:07 PM Reply

Bel post, perché in fondo dai, la lavatrice è un membro della famiglia.
La nostra ha 13 anni abbondanti, ha subito innumereveoli riparazioni, e alla prossima credo che la cambieremo. Quante volte ho allagato casa, si è bloccata, mi ha mandato in tilt? Decisamente troppe.
La trovo davvero funzionale, il programma delicati è perfetto per certe camicie dell’Orso “stiro facile” o addirittura “no stiro” che però necessitano in realtà di un minimo di passaggio del ferro, ma se le lavi assieme ai bianchi tutti, beh esce di sicuro stropicciata, morale, faccio lavaggi tipo ieri per 1 camicia, 1 t shirt, 1 asciugapiatti (dimenticato dal lavaggio grosso) e 1 paio di mutandine mie. Antiecologico? Mah, è provato che lavare a mano consuma molta più acqua, ma il vero senso del commento è che la mia lavatrice ancora me lo consente.
Di seguito il commento pulp (vi ho avvisati) splatter ecc.
Il gatto dei miei cugini, introvabile per giorni, beh nel cestello si era rifugiato per diletto, per giocare, per non si sa, peccato che la lavatrice nel frattempo è stata usata. (Livellli di sbadataggine di chi ha inserito i panni +++ che manco i frigoriferi migliori) Addio micione.

Barbara Businaro

Dic 20, 2020 at 11:18 PM Reply

La mia qui ha 13 anni appena compiuti e pur essendo elettronica (si rompono prima, dicono) finora abbiamo cambiato solo la resistenza, componente che si consuma anche nelle meccaniche, con una riparazione fai da te. Incrocio le dita che continui così per altri cinque anni almeno!
Noooooo, ma il micio dentro la lavatrice noooooo, ma nemmeno un “miao” di difesa?! Ma come si faaaaa!!! 🙁
Quando avevamo Simba, mio padre era terrorizzato che arrivassero dei ladri in casa e la mettessero dentro il microonde, perché all’epoca girava una notizia falsa della triste fine di un Chihuahua allo stesso modo. Ma Simba spariva quando si avvicinavano estranei.

Elena

Dic 20, 2020 at 12:12 PM Reply

Poltergeist! Povera lavatrice, la mia (non ho idea di che livello di tecnologia sia ma funziona) la tratto con i guanti perché lavora bene da molti anni e di certo non appartiene a quella generazione di elettrodomestici che durano lo spazio di qualche stagione e poi si autodistruggono (anche senza mattone 🙂 ) Senza di lui il nulla. Ma le cose delicate… me le lavo a mano. Ho un sacco di shampoo sbagliati che metto da parte e che per i capi delicati vanno benissimo!

Barbara Businaro

Dic 20, 2020 at 11:22 PM Reply

Shampoo sbagliati non ne ho, ma tutte i barattoli di bagnoschiuma e saponi vari da sciacquare prima di buttarli li tengo proprio per i lavaggi a mano, dai foulard alle calze. 🙂

Barbara Businaro

Dic 20, 2020 at 11:24 PM Reply

Però nessuna di voi mi ha dato qualche suggerimento per il mistero del display… Tra l’altro, anche oggi, dopo aver scritto pure questo post, sono caduta nello stesso tranello: un euro e trentadue!!!! :O

IlVecchio

Dic 21, 2020 at 12:17 PM Reply

Potrebbero essere i primi sintomi della senilità. Altresì dicasi vecchiaia. : -)
Varrebbe la pena però di giocare quei numeri al lotto, magari questa lavatrice non è poi così maligna.

Barbara Businaro

Dic 21, 2020 at 7:53 PM Reply

Beh, ma lo sai che sono andata a cercarmi i numeri 1 e 32 sulla smorfia napoletana? Senti che dice!
“La smorfia napoletana associa al numero 1 il significato di Italia o più in generale di nazione, di territorio, di Stato, di patria.”
La smorfia associa al numero 32 il capitone, ovvero quella che è comunemente chiamata anguilla. Si tratta di un animale che ha nella tradizione napoletana un ruolo molto importante dal momento che è un piatto tipico della vigilia di Natale, giorno in cui viene preparato e servito in diversi modi.”
Quindi la lavatrice ci sta augurando a tutti un Buon Natale?! 😀 😀 😀

Marina

Dic 22, 2020 at 5:32 PM Reply

Oh, la lavatrice, la meravigliosa lavatrice, la mia migliore amica, ma anche la peggiore quando penso che è bellissimo lavare, na tragedia, poi, stirarli tutti, sti panni freschi e puliti. Beh, un mattone in lavatrice no, ma soldi quanti ne vuoi, che poi si anfrattano nella gomma esterna dell’oblò e te li scordi: sei stata un’ora a chiederti “ma che è sta ferraglia dentro la lavatrice?” e poi manco la soddisfazione di trovare subito i colpevoli. La cosa più terribile, però, è dimenticare i fazzoletti di carta dentro le tasche: una tragedia. Coriandoli attaccati ai tessuti che non se ne vanno nemmeno se scrolli ben bene il capo. Ho imparato nel tempo che prima di inserire la roba in lavatrice, bisogna ispezionarla tutta con meticolosa cura.
E comunque, ti invidio la super lavatrice che ti dice il prezzo del lavaggio invece del tempo!

Barbara Businaro

Dic 23, 2020 at 1:20 PM Reply

Tu dici che la mia è una lavatrice contabile? 😀
Trovare soldi in lavatrice non mi è mai capitato, forse perché qui i pantaloni si appendono in più e quindi semmai li trovi seminati per terra! Ma non mi parlare dei fazzoletti, quegli assassini di bucato! Specie quando un fazzoletto bianco salta fuori nel lavaggio dei capi scuri, arghhhhh!
E dopo che ho controllato tutte le tasche!! Secondo me, i fazzoletti arrivano dalla stessa porta dimensionale dove scappano i calzini…

Grazia Gironella

Dic 26, 2020 at 5:25 PM Reply

Vogliamo parlare di quello che succede quando qualcuno lascia in una tasca un paio di biscottini del cane, e io non me ne accorgo? Aaaargh!

Barbara Businaro

Dic 26, 2020 at 5:48 PM Reply

Oh mamma!! Fanno l’effetto dei Plasmon?! 😮

Grazia Gironella

Dic 26, 2020 at 9:00 PM

Peggio: i biscottini del cane, salvo eccezioni, PUZZANO. 🙁

Barbara Businaro

Dic 27, 2020 at 5:08 PM

Arghhhh, no, non ci avevo pensato! Davo per scontato che i detersivi ne annientassero l’odore!! 😮

Grazia Gironella

Dic 23, 2020 at 9:22 PM Reply

Oh no, il mattone no! Devo dire, però, che nemmeno io ho un buon rapporto con la lavatrice, che nonostante tutte le mie precauzioni lascia le macchie quasi intatte e aggiunge di suo pelucchi bianchi a volontà sui capi scuri. Se non la licenzio è solo perché non mi sogno nemmeno di lavare a mano. Sono tenuta in ostaggio dalla mia pigrizia! (Ma non è spesso così?)

Barbara Businaro

Dic 26, 2020 at 2:45 PM Reply

Non mi ricordo chi, ma mi han detto che i pelucchi bianchi sui capi scuri in realtà dipendono dai capi scuri mal colorati, che perdono fibre scolorite. Prova a farci caso, che magari è così anche per te. Nemmeno io licenzierei mai la lavatrice, però potrei assumerne un’altra! 😀 😀 😀

Grazia Gironella

Dic 26, 2020 at 5:22 PM Reply

Se è colpa dei capi scuri mal colorati, non c’è salvezza. Con quello che spendo in abbigliamento, è già molto se i capi non si sciolgono in lavatrice! Bè, sto esagerando… 😉

Barbara Businaro

Dic 26, 2020 at 5:47 PM Reply

Eh, non è detto che il prezzo determini la qualità. Ho visto capi firmati non resistere nemmeno ad un lavaggio a secco mentre ho delle magliette di cotone che hanno ben vent’anni e sono indistruttibili! 😉

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