In viaggio nello spazio…
Lettura condivisa di Guida galattica per gli autostoppisti
Tra i commenti del mio post Il dubbio de… Il salmone del dubbio, Marina Guarneri del blog Il Taccuino dello Scrittore ha espresso la sua curiosità nel leggere Douglas Adams, ispirata proprio dal suo approccio comico alla fantascienza, materia di solito un po’ ostica. Sapendo che lei è pratica di letture condivise, ho lanciato l’idea di leggere insieme Guida galattica per gli autostoppisti, per vedere quali giudizi, diversi o unanime, ne avremmo ricavato alla fine.
Si è aggiunto alla festa il solito imbucato, tale Darius Tred dal suo Retro Blog.
Ma l’abbiamo accettato volentieri per due motivi: avere il punto di vista maschile, ma soprattutto l’opinione di un lettore fedele proprio alla fantascienza, quella classica, quindi con uno sguardo differente del nostro sull’argomento.
Guida galattica per autostoppisti (The Hitchhiker’s Guide to the Galaxy) è stato pubblicato nel 1979 ed è il primo romanzo dell’omonima serie, “una trilogia in cinque parti” come la definì lo stesso Douglas Adams. Questo primo capitolo è l’adattamento della stessa trasmissione radiofonica andata in onda sulla BBC l’anno precedente, in particolare delle prime quattro puntate, anche se poi il libro prosegue in maniera indipendente. Successivamente venne creata una miniserie televisiva, ulteriore adattamento dei romanzi, e infine una trasposizione cinematografica, scritta dallo stesso Adams, ma uscita nelle sale postuma alla sua morte, prematura e improvvisa.
Il titolo del romanzo deriva da un’enciclopedia galattica utilizzata dai protagonisti, una sorta di guida turistica per gli autostoppisti dell’Universo, che descrive in chiave umoristica i pianeti conosciuti, le popolazioni qui viventi e i loro bizzarri usi e costumi.
Tutto comincia un ordinario mattino in cui Arthur Dent viene svegliato dalle ruspe che gli invadono il giardino: la sua casa sta per essere demolita per fare posto ad una nuova e necessaria tangenziale. Poco dopo gli stessi demolitori scopriranno che la Terra stessa sta per essere spazzata via da astronavi della Flotta Costruzioni Stradali Vogon, per conto dell’Ente Galattico Viabilità Iperspazio.
Ed è qui che comincia il nostro viaggio…
Guida galattica per autostoppisti
Lettura in corso
Marina: Niente, che vi devo dire: io rido a ogni riga. È troppo divertente, sono proprio contenta di leggere questa chicca letteraria. Grazie, Barbara, per avermi fatto conoscere questo spassosissimo autore.
Barbara: Caspita, questa non me l’aspettavo! Temevo che Marina mi scrivesse di aver abbandonato la lettura a pagina 5!! 😀
Sono al capitolo 6, ma già a pagina 8 stavo ridendo, quando Arthur Dent spiega come ha trovato i piani visibili al pubblico della nuova tangenziale: “Erano in fondo a un casellario chiuso a chiave che si trovava in un gabinetto inservibile sulla cui porta era stato affisso il cartello Attenti al leopardo.” Ho girato per un paio di uffici comunali e noto una certa somiglianza…
Da pagina 13, la maniera in cui Ford Prefect (si è scelto come nome un modello d’auto d’epoca!) convince il signor Prosser, il capo dello sgombero, a prendere addirittura il posto di Arthur Dent davanti al suo stesso bulldozer è assurdo e magistrale! Ho riso alle lacrime!
A pagina 20 finalmente leggiamo com’è fatta questa Guida Galattica per autostoppisti e… è un ebook! Considerando che il libro è stato pubblicato nel 1979, ma il programma radiofonico è ancora più vecchio, quanto stava anticipando i tempi?
A pagina 21 c’è il famoso pezzo sull’asciugamano. L’indispensabile asciugamano dell’autostoppista, con Ford Prefect che poi controlla di averlo in borsa. Su Il salmone del dubbio c’è un’intervista a Douglas Adams dove rivela di essersi sentito in imbarazzo quando ha appreso che un’anziana signora ha voluto un asciugamano in punto di morte. Prima di intraprendere l’ultimo viaggio ha voluto qualcosa che la rassicurasse, e aveva letto quel pezzo sul suo romanzo. Pensate che responsabilità possono avere certi libri!
Ho riso anche a pagina 43, con i materassi cresciuti nelle paludi di Skifguscioso Zeta, uccisi ed essiccati prima di essere usati. E solo pochi tornano in vita. Mi è venuto in mente un episodio della mia infanzia. Eravamo ospiti di lontani parenti, e per me avevano preparato una di quelle brandine che stanno ripiegate in tre dentro un bel mobile di legno in un angolo. Io pesavo poco più di una piuma e quando mi ci adagiai, il maledetto materasso si chiuse sulla sottoscritta! Adesso capisco che era un materasso delle paludi di Skifguscioso Zeta!!!
Darius: Vi prenderei alla sprovvista se dovessi dirvi che… nun ce la posso fa’ ??
No, non ho intenzione di abbandonare la lettura ma devo dire che sono arrivato con enorme fatica al capitolo 5 e che sono rimasto molto deluso. Mi sembra di leggere la sceneggiatura raffazzonata di un B-Movie, tipo quelli di Austin Power.
Non nego che ci siano dei passaggi divertenti, ma per altri ben più lunghi passaggi fatico a tenere il passo.
Soffro parecchio le ripetizioni che mi danno proprio il senso di una sceneggiatura da film, e per di più “americanata” vecchia scuola:
“Ci fu un terribile, mortale silenzio.
Ci fu un terribile, mortale rumore.
Ci fu un terribile, mortale silenzio.”
Inoltre soffro parecchio i nomi totalmente inventati che non mi offrono alcun appiglio mentale per poter anche solo immaginare un qualcosa su cui costruire attorno le vicende raccontate: passi per nomi corti come “vogon“, ma per altri nomi come “spifz“-qualcosa, che già dimentico dopo due righe, mi costringono a ritornarci sopra col colpo d’occhio, perdendo continuamente il filo del discorso.
Risultato? Mi appiglio mentalmente (e credo erroneamente) all’universo narrativo di Star Wars… Diciamo che ho stroncato altri libri per molto, ma molto meno.
Capisco che, allargando la visuale e considerando il contesto in cui è uscito il romanzo e da cui proviene l’autore (tra le altre cose, sceneggiatore, appunto), dovrei forse ridimensionare le mie aspettative, però mi chiedo se questo genere di trasposizioni (in questo caso da commedia radiofonica a romanzo) sia davvero sempre necessaria…
Mi chiedo se la commedia radiofonica, visto il successo, non abbia “deciso” di travestirsi da romanzo. Che, però, è rimasto “travestito” da commedia radiofonica, cioè con battute e dialoghi che devono essere stati esilaranti raccontati a voce ma che, letti in forma scritta da un ignaro lettore quarant’anni dopo (cioè io), non sono più così efficaci.
Con questo non voglio mortificare il vostro senso dell’umorismo, sia ben chiaro! 😀
Sto solo dicendo che se la lettura vi diverte 100, probabilmente la commedia radiofonica vi divertirebbe 1000 …
In altre parole: provate a immaginare di “leggere” il copione di Zelig, o di Made in Sud, o di Colorado. Si riderebbe molto meno. Molte battute, se solo lette, non le si capirebbero perché si perde tutta la mimica facciale dei comici, tutti gli accenti, le pause calibrate, le occhiate di sottinteso, le inflessioni sonore e non so che altro…
Sono stato spiegato? 😀
Concludo dicendo che, per quel poco che ho letto finora, non lo definirei un romanzo di fantascienza. Fantasia, direi. Fantasia galattica. La fantascienza, personalmente, l’ho sempre interpretata come un genere più serioso. Parere personale, naturalmente.
Colpa (o merito) di Asimov. O di Herbert. E anche di Crichton, perché no… 😛
Barbara: No, non me l’aspettavo, forse però avevi aspettative diverse effettivamente.
Il genere della Guida Galattica è fantascienza, riconosciuto in ogni angolo del pianeta (Douglas Adams poi era uno che preferiva parlare con fisici e ingegneri che con altri scrittori), ma con sottogenere di “fantascienza umoristica”. E potremmo dire che prende in giro pure sé stessa.
Certo come in tutti i generi il confine è labile. Del resto esiste anche la “fantascienza steampunk”, l’avresti detto? Come esempio cito il film Wild wild west con Will Smith, di cui Adams era rammaricato. Gli bocciarono per 20 anni il film della Guida Galattica, dicendo che a nessuno sarebbe interessato l’umorismo tecnologico, e poi sbarcarono milioni per quella pellicola. Il film della Guida l’hanno prodotto dopo la sua morte, in terribile ritardo.
Si, è probabile che molto si perda dalla trasposizione della serie radiofonica al cartaceo. E l’esempio di Zelig è corretto: ad ogni stagione dello show comico uscivano una decina di libri, uno per ogni attore sul palco su per giù, che vendevano solo fintanto che lo show era in onda, perché potevi leggere i testi ricalcando nella mente lo stesso tono dell’attore in scena. Se adesso regali Il momento è catartico di Flavio Oreglio ad uno che non l’ha mai visto recitare, molto va perso.
Però io e Marina siamo qui a ridercela comunque…
Forse su di noi funziona meglio perché non siamo lettrici “serie” di fantascienza? 😀
Marina: Ah, ecco perché mi sta piacendo tanto leggere questo libro! Perché la “vera” fantascienza è un’altra cosa e, in effetti, a me la vera fantascienza non piace perché la capisco poco. Qua l’aspetto tecnologico è paradossale ed è questo che, “paradossalmente”, mi rende la fantascienza comprensibile. Poi, esco da una lettura che mi ha fatto piangere (di commozione) e ridere con gli occhi sulle pagine di un libro è, per me, adesso, un toccasana. Che ben vengano tutte le strampalatezze di un umano finito nello spazio: ho sottolineato quasi gli stessi passaggi tuoi, Barbara e mi sono chiesta esattamente la stessa cosa a proposito delle traduzioni dei termini astrusi. Capisco anche l’impressione di Darius sul fatto di vedere una trasmissione radiofonica umoristica trasferita su carta. Però, mi dico, io rido lo stesso, anche se non vedo (o sento) le espressioni dei comici che recitano i vari ruoli; vuol dire che lo humor mi arriva ugualmente, perché riesco a immaginare voci o smorfie e vi dirò di più, forse, proprio per questo: perché preferisco adattare l’umorismo alla mia persona e farlo mio, in un certo senso.
L’unica cosa che sto monitorando, però, è quanto possa durare in una lettura del genere questo stato di grazia: non so se, alla lunga, potrebbe stancarmi riconoscere sempre gli stessi schemi e non so se il livello possa mantenersi costante lungo tutta la narrazione, perché il rischio in cose così esilaranti è di andare a scemare, di non riuscire a garantire lo standard umoristico dall’inizio alla fine.
Non so se, per esempio, finendo questo libro, avrei voglia di leggere tutti gli altri della serie, ecco. Per ora, però, mi diverte assai e leggo con molto, molto piacere.
E finiscila di fare il serioso, Darius, che io avrei giurato che una roba del genere ti sarebbe piaciuta!
Darius: Ieri sera, dopo aver visto Colorado, ho avuto l’incauta idea di proseguire la lettura della Guida Galattica… Nun ce la posso fa’… È prevista una penalità per chi alza bandiera bianca prima del tempo?
Intendo dire oltre al fatto che mi toglierete il saluto… :O
Mi impegno a terminare la lettura, per stare al gioco: siamo in Quaresima, a ognuno la propria penitenza…
Cerco in ogni caso di arrivare il più in là possibile, al massimo “muoro” schiacciato dal peso di questa croce… 😛
Barbara: Io sono arrivata al capitolo 14. Nonostante abbia studiato per benino la Probabilità ai tempi dell’Università (in quasi ogni esame della laurea in Statistica direi) non ho ancora capito come viaggia quell’astronave… Ma sono innamorata di Marvin, il robot depresso!! 😀
E sto ancora ridendo per questo del capitolo 8:
“Si dice ad esempio che il meraviglioso pianeta Bethselamin è ormai talmente preoccupato per l’erosione provocata col passare del tempo dai dieci miliardi di turisti in visita ogni anno, che ogni netto squilibrio fra la quantità di cibo che mangiate e la quantità di feci che espellete finché siete sul pianeta viene rimediato al momento della partenza attraverso un’operazione chirurgica atta a togliervi il peso in eccesso: per questa ragione ogni volta che andate al gabinetto, su Bethselamin, è estremamente importante che vi facciate dare la ricevuta.”
Che genialata! La ricevuta per il peso della pupù! 😀 😀 😀
No vabbè, la lettura dev’essere un piacere Darius, e quindi tu abbandoni il campo perché non ti piace.
Sarebbe interessante sapere dei fans di Douglas Adams quanti sono lettori di altri generi specifici o lettori onnivori, ma temo sia una statistica impossibile da reperire.
Marina: A te, Darius, ti lasciamo a Magrathea, dicono sia un posto fantastico! 😀 😀 😀
Marina: Prima!
Dunque io avrei finito la Guida galattica e adesso mi siedo e aspetto che la ultimiate voi per esprimermi e dare il mio giudizio finale. Fate con comodo.
Barbara: Seconda!
Che dire… fenomenale. Spassoso. Con delle punte di genialità eccelsa.
Non so quanto posso spoilerare a Darius (a che punto sei? hai scoperto la Domanda alla Risposta Fondamentale?? :D) comunque uno dei passi dove ho riso di più era questo, quando due poliziotti stanno sparando al gruppo dei nostri eroi, dicendo però che non vogliono sparargli…
– Vedete, ragazzi – disse la voce – non avete a che fare con dei subnormali mezzecalzette dal grilletto facile, dall’attaccatura dei capelli bassissima, dagli occhi piccoli e porcini e dalla conversazione inesistente! Noi siamo due ragazzi intelligenti e sensibili che probabilmente vi piacerebbe moltissimo conoscere e frequentare! Io vado si in giro a sparare gratuitamente sulla gente, ma dopo mi tormento terribilmente, discutendone per ore con la mia ragazza!
– E io scrivo romanzi! – esclamò l’altro poliziotto. – Benché non ne abbia ancora pubblicato nessuno. Perciò è meglio che vi avverta, sono di peeeeeesssssimoooo umore!
😀 😀 😀
In ogni caso, se ho capito, non c’è un vero finale. Anzi l’ultima battuta introduce al romanzo successivo, Ristorante Al termine dell’Universo. E siccome io già ce l’ho qui, vi posso dire che la storia continua… i Vogon sono all’inseguimento.
Darius: Io ho gettato la spugna.
Sono arrivato su Magrathea e, come profetizzato da Marina 😉 , ci sono rimasto per davvero.
Quindi potete spoilerare quanto volete senza problemi.
Barbara: Quindi se ti sei fermato a Magrathea, sai che la Terra è un enorme esperimento scientifico….[niente spoiler!!] Dai, questa è una genialata per me.
Va al pari con Lilo & Stitch, dove l’agente Pleakley (l’alieno mono occhio) spiega che la Terra è una riserva naturale protetta, usata per ripopolare la famiglia delle zanzare, una specie in via d’estinzione.
Marina: Io sono in una giusta via di mezzo: detrattrice assolutamente no, perché mi sono divertita, ma con l’entusiasmo un po’ scemato verso la fine; come mi aspettavo, a un certo punto, volevo capire come sarebbe potuta concludersi una storia del genere, perché gestire un costante tenore di umorismo non è cosa facile e così il romanzo mi è sembrato più forzato sul finire della vicenda e affrettata l’uscita dai guai.
Comunque, il colpo di fulmine è stato per Marvin, il robot maniaco-depressivo. 😀
Commenti al termine dell’Universo
Barbara: Abbiamo lasciato decantare la lettura per un mese, dopo averla conclusa (un po’ per colpa mia che sono scappata in Scozia all’MPC Gala 😀 ) Sono cambiati i nostri giudizi nel frattempo?
Per me no, conservo lo stesso entusiasmo della prima lettura, me ne sono accorta riguardando gli appunti e i paragrafi più divertenti che vi avevo riportato. Sono anche decisa a proseguire con i romanzi successivi, per vedere se Adams riesce a tenere lo stesso ritmo.
Ma sono anche conscia che questa non è la “vera” fantascienza e ho già in lista Il ciclo delle Fondazioni di Asimov.
Darius: Dopo oltre un mese dal termine della mia non-lettura, il mio verdetto non può che essere lapidario. Anzi, lapi-Darius: per i miei personalissimi gusti la Guida Galattica è un “testo” che boccio su tutta la linea. E lo boccio mettendo tanto di virgolette sulla parola “testo” perché non scomoderei nemmeno il termine “romanzo”. Ho reso l’idea? 🙂
Marina: Di solito, se un libro non lascia traccia, dopo un mese non ne ricordo più nemmeno il titolo. Se invece rido ancora ripensando alla paradossalità di ciò che ho letto, vuol dire che il “romanzo” mi è piaciuto molto. E metto tanto di virgolette sulla parola “romanzo” perché lo è.
Darius, ti meriti di incontrare un atominere rettiloide, che ti spieghi cos’è un romanzo, un paio di maximegalatticisti verdi silfidiformi, che ti facciano il solletico sotto ai piedi e un hooloovoo che ti porti in giro per la galassia.
Addio, e grazie per tutto il pesce
Dopo questa bella esperienza insieme, cosa ci è rimasto?
Praticamente nello stesso momento e senza dirci nulla, io e Marina ci siamo precipitate in libreria, mostrandoci poi le foto direttamente su Facebook. Lei ha acquistato questi:
E io, tra le altre cose, ho riservato un posticino (si fa per dire, 850 pagine!) nel mio comodino per questo volume, sempre il ciclo completo della serie, ma in edizione differente:
E Darius, dove l’abbiamo lasciato? E’ su Magrathea, particolarmente felice… 😀
Voi cari lettori, metterete il vostro asciugamano in borsa e partirete per un’avventura nello spazio, assieme alle letture di Douglas Adams? Oppure i suoi romanzi già li conoscete?
Comments (43)
Marco Amato
Giu 07, 2019 at 9:13 AM ReplyChiaramente la Guida Galattica per Austoppisti è una genialata di romanzo. Io immagino Adams che all’improvviso concepisce una storia del genere e viene travolto da un fluire ininterrotto di trovate sorprendenti. Questo tipo di ispirazioni sono rare e per questo emergono facilmente nell’infinito mare di pubblicazioni.
Fra l’altro, io che sto studiando i dettagli narranti all’interno delle storie di successo, qui ve ne sono di parecchi. Su tutti il mitico 42 e il Motore all’Improbabilità.
Darius Tred
Giu 07, 2019 at 9:44 AM ReplyÈ chiaro che tutto è soggettivo e quindi, in un certo senso, sarebbe inutile stare qui a discutere di un qualcosa che ad alcuni è piaciuto molto e ad altri no. Però, ecco, lasciami dire che siamo proprio su due pianeti diversi (io sono rimasto su Magrathea e tu non so dove… 😀 😀 😀 … ): definire addirittura genialata di romanzo un testo del genere, proprio no, non ce la faccio.
Con tutto il rispetto per i pareri altrui, chiaramente. Anche perchè, avendo io abbandonato la lettura, forse mi sono perso qualcosa.
Prova a farmi un esempio di dettaglio narrante di successo presente nella Guida Galattica. Vediamo se riesci a convincermi… 😉
Oltre al “mitico 42” (perchè?) e al “Motore all’improbabilità” (questo ho fatto in tempo a leggerlo ma sinceramente non mi ha stupito). Non credo che un dettaglio narrante sia composto solo da due parole insolite che, affiancate, suonino esoticamente bene. O mi sbaglio?
Io rimango dell’idea che ci sia l’ “effetto Colorado” che ho già citato nello scambio di e-mail riportato nel post.
Ecco, la Guida Galattica mi dà proprio questa impressione: trascrizione di uno spettacolo radiofonico che ha perso molto.
Trascrizione che l’autore ha voluto incastrare a tutti i costi in un romanzo, adattando qua e là.
Potremmo dare della genialata allo spettacolo radiofonico, magari (anche se io non l’ho mai sentito e non so te…).
Ma dare della genialata a una forma artistica non significa che il colpo di genio, automaticamente, si trasferisce anche alla nuova forma artistica (un po’ come quando si vuole trarre un film da un romanzo: ottimo romanzo non significa ottimo film. E viceversa).
Barbara Businaro
Giu 07, 2019 at 1:22 PM ReplyE che ne pensi dell’arma a punto di vista? (non c’è nel primo libro, ma nel film, presumo sia nei testi successivi)
L’arma a punto di vista, progettata da Pensiero Profondo su commissione di un consorzio intergalattico di casalinghe arrabbiate, che dopo innumerevoli discussioni con i loro mariti ne avevano fin sopra i capelli di finire le suddette discussioni con la frase “Non riesci proprio a capire!”
Ah, ma io lo so che ha Darius. Basta prendere la spiegazione del motore ad improbabilità infinita:
Dì la verità Darius: anche tu non venivi mai invitato a quel genere di feste… 😀 😀 😀
Darius Tred
Giu 07, 2019 at 1:48 PM Reply…ho già individuato il film su Netflicss. Sperando che non lo tolgano a breve, me lo guarderò uno dei prossimi giorni. Poi ti dirò…
Barbara Businaro
Giu 07, 2019 at 6:27 PMAh ecco, sta su Netflix! Su Amazon Prime l’ho cercato ma non c’è, sono andata in prestito del dvd. Ma è anche acquistabile in sola visione su YouTube a 2,99 euro, qui: Guida galattica per autostoppisti
Marina
Giu 07, 2019 at 4:09 PM ReplyBene. Forza, Darius, è tempo di andare al cinema, adesso. Se la dobbiamo fare completa, dobbiamo prendere un appuntamento per andare a seguire insieme il film!
Darius Tred
Giu 09, 2019 at 3:05 PMHo tragicamente scoperto che mi è scaduto l’abbonamento di Netflix… Ieri sera ero già pronto con il secchiello di pop-corn.
Vabbé.
Il tempo di andare a comprare una ricarica e poi lo guarderò.
Marco Amato
Giu 07, 2019 at 3:27 PM ReplyDarius, detto sinceramente, mi trovo in imbarazzo a doverti replicare.
Cioè tu stai dicendo che, visto che a te Guida Galattica per Austoppisti non è piaciuto, è un romanzo orribile? Una piece radiofonica da B movie?
Perdonami se sono schietto: non sei il Dio della critica. Il tuo è un semplice parere personale, rispettabilissimo, ma personale.
Viceversa, il fatto che sia geniale è attestato da semplici dati empirici. Un romanzo scritto negli anni ’80, che ancora oggi è stravenduto in tutto il mondo come un grande classico, è genialiata, punto!
Vai a guardare su Amazon.it le centinaia di recensioni con la media di 4,5 stelle. Vai a guardare su Amazon.com le migliaia di recensioni per tutte le versioni disponibili tutte a 4,5 stelle e mezza.
Il tuo parere e il tuo gusto nessuno te li toglie, ma non puoi venire certo a chiedere a me quasi indignato spiegazione perché che questo romanzo è una genialata. Se non ti convinco e non mi interessa convincerti, vallo a chiedere a milioni di lettori nel mondo e ti farai un’idea di massima sul perché è geniale.
Inoltre, da autore, io sono abituato a ragionare in altri termini. Di fronte al Codice da Vinci, di fronte alle Cinquanta Sfumature, di fronte a qualsiasi opera che riceve il favore popolare, mi pongo sempre in maniera umile. Se un romanzo ha avuto successo, anche se a me non piace, avrà un suo perché. E allora, da autore, scendo dal piedistallo della presunzione e provo a capire cosa è piaciuto agli altri e cosa a me non piace. Essere un autore moderno significa comprendere i fenomeni di successo, senza pregiudizi, perché c’è sempre da imparare, anche dalle opere lontane dal nostro gusto o che all’apparenza non comprendiamo proprio.
E anche sulla definizione di genere. La fantascienza non si basa semplicemente su tecnologie o fatti più o meno credibili della scienza. La fantascienza è tutto ciò che riguarda un futuro ipotetico dell’umanità. Star Wars è fantascienza. Che possa piacere oppure no. E tra l’altro, con la Forza che permea tutto l’universo, quasi quasi George Lucas ci ha beccato, fra la materia oscura che permea l’universo o sulle proprietà della fisica quantistica.
Senza considerare il fatto che la fantascienza è un genere dove le opere mutano nel tempo. Giulio Verne con Ventimila leghe sotto i mari e dalla Terra alla Luna aveva scritto fantascienza. Lui, i suoi lettori, sono morti nella consapevolezza d’aver letto fantascienza. Oggi nessun contemporaneo collocherebbe quei libri nella fantascienza. Anche qui, nel genere, ci vuole un po’ più di plasticità.
P.s. Sul dettaglio narrante, dovrei spiegarti la mia teoria su cosa sono i dettagli narranti. Ma sarebbe una cosa lunga.
Barbara Businaro
Giu 07, 2019 at 6:51 PM ReplyBbbboni, state bbbbboni! 😀
Devi capire Marco che Darius è rimasto a Magrathea, che non è proprio un pianeta ospitale, visto che ti ricevono con due missili termonucleari e filmano il tuo decesso per scopi informativi! E pensare che poteva andargli anche peggio, se lo prendevano i Vogon e lo obbligavano ad ascoltare la loro poesia, la terza peggiore dell’Universo!!
Barbara Businaro
Giu 07, 2019 at 1:21 PM ReplyIeri sera ho visto finalmente il film Guida galattica per gli autostoppisti, diverso dal romanzo (inizio e finale gli stessi, ma una breve deviazione sulla trama, in particolare sul pianeta Vogsfera popolato dai Vogon, forse preso dagli altri libri della serie) e devo dire che è spettacolare. La sceneggiatura è dello stesso Douglas Adams e il cast stellare (!!) ha fatto tutto il resto.
Già solo alla canzone iniziale “Addio, e grazie per tutto il pesce”, credo scritta anche questa da Adams, mi stavo emozionando: i delfini se ne vanno dalla Terra, perché sanno che sta per essere distrutta, e ci salutano a modo loro. Bellissima. Poi ritornano eh!
Sandra
Giu 07, 2019 at 9:34 AM ReplyCredo che lo cercherò in biblioteca, non che non mi fidi e non voglia spenderci dei soldi, ma vediamo come va.
Belle le letture condivise, sono un’esperienza coinvolgente. Bravi!
Barbara Businaro
Giu 07, 2019 at 1:24 PM ReplyCredo sia anche una divertente lettura per ragazzi, in fondo.
Quando spiega cos’è la Guida galattica per gli autostoppisti, proprio la guida come libro, ci spiega anche com’era il mercato editoriale quand’è uscita e a cosa debba la sua fortuna: il basso prezzo e la scritta “Don’t Panic” (Niente panico) sulla copertina. Ci facciamo un pensiero Sandra? 😀
SILVIA
Giu 07, 2019 at 9:42 AM ReplyPost molto interessante, che mi ha stuzzicata e incuriosita, nonostante la bocciatura di Darius, anzi anche per quella. In genere se un libro provoca opinioni contrastanti mi incuriosisce di più.
Per rispondere alla tua domanda, ho tutto il ciclo completo nel kindle, mescolato assieme agli altri circa 850 libri che ho in coda. Il problema è sempre che ne acquisto di più di quelli che riesco a leggere e il numero, anno dopo anno, anziché diminuire, sale.
Però, dopo questo post, potrei anche far saltare la coda a Douglas Adam… 😉
Barbara Businaro
Giu 07, 2019 at 1:27 PM ReplyUhm, non è che un giorno ti troverò su Real Time come accumulatrice compulsiva di ebook?! 😀
Un numero di 850 libri mi sembrano ingestibili anche avendo sette vite come i gatti, senza contare che il povero Kindle comincerà a soffrire per gestirli tutti. Per evitare di accumularne troppi, cerco di leggere almeno un libro per autore, giusto per capirne lo stile, ma di seguire poi solo autori e generi che mi divertono davvero, evitando quelli troppo pompati dal marketing.
Non ti dirò di leggere la Guida galattica per forza, però un’occhiatina a come scrive Douglas Adams ci starebbe. Anche perché è uno dei bestseller più citati al mondo, sono arrivati addirittura ad istituire il giorno dell’asciugamano: Towel Day 😀
Giovanni
Giu 07, 2019 at 10:20 AM ReplyConoscevo questo libro, in molti me ne hanno parlato, ma non ho mai creduto potesse essere il mio genere, però penso che lo leggerò. Non avevo capito/seguito che lo leggevate in gruppo, altrimenti mi univo. 🙂
Cosa sarebbe quell’edizione a doppia faccia della foto? È scritto per caso che ti devi leggere tutte le pagine dispari, poi arrivato alla fine lo capovolgi e vai al contrario? 🙂
Barbara Businaro
Giu 07, 2019 at 1:28 PM ReplyNon abbiamo aperto un bando pubblico per la lettura condivisa infatti. Ho lanciato l’idea a Marina, e poi si è aggiunto Darius, tutto improvvisato via mail, con la Scozia alle porte.
L’edizione speciale doubleface prevede da un lato il testo originale di Douglas Adams, dall’altra Niente Panico di Neil Gaiman, ovvero la “guida terrestre per i lettori di Guida galattica per gli autostoppisti”.
Dai Giovanni, prendi un gotto esplosivo pangalattico e buttati a leggere! 😀
Marco
Giu 07, 2019 at 12:52 PM ReplyL’ho letto molti anni fa. Buono, ma: “Tre uomini in barca – Per tacer del cane” a mio parere è un altro pianeta (no, non è fantascienza però!).
Barbara Businaro
Giu 07, 2019 at 1:29 PM ReplyEcco, ho letto “Tre uomini in barca”, ma se devo essere sincera, non mi è piaciuto. Ci sono un paio di scene esilaranti, ne convengo, dalla preparazione della barca tra cianfrusaglie e viveri puzzolenti, dal cane Montmorency che sembra davvero dire la sua, dal passaggio a volte difficile della barca sul fiume stretto contro gli altri natanti, comprese le nuotate inattese. Però è un umorismo prettamente inglese, troppo sobrio, a denti stretti direi.
La Guida galattica è un altro livello, da un lato più abbordabile, perché pur essendoci riferimenti tecnologici, non occorre una gran preparazione per capire l’assurdità delle sue invenzioni. E si ride veramente ad ogni pagina. Del resto Douglas Adams era sì inglese di nascita, ma americano d’adozione, soprattutto per la sua devozione al Mac. 🙂
Renato Mite
Giu 07, 2019 at 2:26 PM ReplyProprio di recente ho finito la lettura dell’ultimo romanzo della serie e ho scritto un articolo recensione sul mio blog.
https://www.miteink.it/2019/05/18/recensione-serie-guida-galattica-autostoppisti/
Capisco il punto di vista di Darius, anch’io sono più per la fantascienza tecnologica, ma Adams ha uno stile tutto suo. Ci mette molta comicità, per questo è definita “fantascienza umoristica”, e bisogna apprezzare questa innanzitutto. Poi leggendo fra le righe ti accorgi dei vari spunti fantascientifici che offre, a parte la guida ebook già citata da Barbara, i viaggi spaziali, i computer che elaborano dati a ciclo continuo, gli avvitamenti temporali, popolazioni diverse per diversi pianeti, per non parlare dei risvolti filosofici ed esistenziali.
Se posso darvi un consiglio, il quarto libro è un po’ sottotono ma non abbandonate la lettura della serie, il quinto romanzo tornerà a farvi ridere con un’evoluzione della Guida Galattica.
Barbara Businaro
Giu 07, 2019 at 6:38 PM ReplyGrazie Renato della segnalazione, ho letto e commentato il tuo articolo. 😉
Tra l’altro dal tuo sito mi pare che tu di fantascienza ne legga abbastanza, eppure non bocci senza appello la Guida galattica come il nostro Darius.
Forse già sapevi di avere davanti un testo ad alta comicità, e dunque le aspettative erano adeguate? 🙂
Renato Mite
Giu 08, 2019 at 12:36 PM ReplyCiao Barbara,
stiamo conducendo un dialogo parallelo 😉
Ti ho risposto sul mio blog per quanto riguarda la recensione.
Qui, per quanto riguarda la fantascienza, ti dico che è uno dei miei generi preferiti e infatti il mio primo romanzo è di quel genere, fantascienza tecnologica per essere precisi.
Bisogna considerare anche che ogni libro non è esclusivamente un genere e può contenere anche altro. La serie di Adams è un esempio in questo.
Quando ho cominciato a leggere La Guida Galattica non conoscevo lo stile dell’autore, ma ho capito dalle prime pagine che Adams è principalmente un umorista con diversi interessi. Forse il fatto di non avere aspettative ma di scoprire i libri pian piano mi mette nello stato d’animo giusto per apprezzarli.
Decido sempre in base alla sinossi e a quanto riesco a leggere dell’inizio se un libro fa per me oppure no, e finora ho apprezzato tutti i libri che ho deciso di leggere.
Tu che sistema adotti?
Barbara Businaro
Giu 10, 2019 at 12:08 AM ReplyAh, oramai non decido più che libri leggere, sono i libri che decidono di farsi leggere da me! 😀
Ci sono talmente tanti romanzi che mi incuriosiscono e che vorrei leggere, un po’ per il genere, per la trama o la popolarità che hanno raggiunto. Ma sono appunto troppi per il tempo che ho a disposizione e decidere è difficile. Così mi lascio guidare dagli eventi. Mister E. (passa a commentare ogni tanto qui, amico, consigliere e fine stratega) mi parlò de Il salmone del dubbio, l’aveva trovato illuminante e si raccomandava lo leggessi. Dato che questo avviso me l’aveva detto uno, due, tre, enne volte, ho capito che dovevo proprio leggerlo. Era il libro che bussava alla porta.
Ed è lì che ho capito che dovevo leggere anche la Guida galattica, era giunta l’ora. 😉
Marina
Giu 07, 2019 at 4:21 PM ReplyNon sono una fan del genere, però mi sono buttata nell’avventura, primo perché da come ne aveva parlato Barbara in un precedente post,questo geniale Adams mi aveva incuriosita, secondo perché ero in buona compagnia e leggere sapendo di potere condividere le considerazioni (leggi risate) con altre due persone mi ha caricato di entusiasmo. Beh, certo, siamo rimaste in due, Darius ha ceduto le armi, ma capisco il suo discorso: se hai delle aspettative diverse, una storia che non ti soddisfa, non premia la lettura. Io, intanto, ho conseguito due risultati, anzi tre: uno, ho lasciato socchiusa la porta riguardo ai libri di fantascienza, due, ho incuriosito mio figlio, che ha voluto comprata l’intera saga e tre, ho riso tantissimo. E ridere, al giorno d’oggi, fa sempre bene, oltreché essere ormai una rarità!
Barbara Businaro
Giu 07, 2019 at 6:54 PM ReplyQuindi Marina dici che è un libro anche per ragazzi? Dai 14 anni in su? O forse anche dai 12 anni?
Magari uno di quei magici testi che può riportarli alla lettura? 😀
Marina
Giu 07, 2019 at 10:57 PM ReplySì, sì, decisamente.
newwhitebear
Giu 07, 2019 at 6:32 PM ReplyNon ho letto niente né vostri commenti né quelli degli altri.
Letto l’estratto, anzi le prime pagine ho deciso di scaricarlo sul mio Fire e di leggerlo tutto – ho preso il completo.
Poi vi so dire.
Barbara Businaro
Giu 07, 2019 at 6:56 PM ReplyHai fatto benissimo Gian Paolo! Poi aspettiamo di sapere anche la tua opinione. Che qui non si può dare per scontato niente! Io credevo che Marina l’avrebbe bocciato e a Darius sarebbe piaciuto senza remore, e invece… ho proprio perso la scommessa! 😀
Luz
Giu 08, 2019 at 7:40 PM ReplyDopo la godibilissima lettura che mi avete offerto, di sicuro non mo perderò questo libro. Ma wow! Si presenta davvero come una genialata, un’enorme metafora di ciò che di più tragico esiste attualmente: il problema ambientale. E il fatto che sia stato scritto diverso tempo fa lo rende tale, oltre alle trovate che non sono certo trascurabili.
Pure quella sigla iniziale mi piace, ed è vero, cast stellare.
La voce di Darius in tutto questo non sta male: potrebbe essere una controversia molto utile se stessero bboni e approfittassero per mettere in atto una bella discussione estimatore/detrattore.
Barbara Businaro
Giu 10, 2019 at 12:34 AM ReplyCosa vuoi Luz, è scoppiato il caldo all’improvviso e siamo tutti più irascibili. 😀
Tra l’altro, mi sembra stiano puntando ad elementi differenti: Marco ha espresso un’opinione non tanto sul testo in sé (se ho capito, non l’ha letto nemmeno lui), ma sui risultati ottenuti come vendite e popolarità; mentre Darius basa il suo giudizio su poche pagine lette ed un’aspettativa, non elevata, ma differente, che lo ha fregato. Dunque, per Marco è una genialata di romanzo perché riconosciuto a livello planetario (ricordo che stiamo parlando dell’undicesimo libro più venduto e letto, ne avevo parlato qui: I libri più letti al mondo), per Darius non lo è perché non è granché come testo di fantascienza, per come è abituato lui a leggere il genere fantascienza, e nemmeno come umorismo lo convince molto.
Sul fatto che la serie radiofonica potesse essere la vera genialata… beh, pare che su Archive.org ci siano le puntate originali del 1978, ovviamente in inglese, per chi le voglia ascoltare: The Hitchhikers Guide To The Galaxy by BBC Radio 4
Darius Tred
Giu 10, 2019 at 9:32 AM ReplyBarbara, io preciso soltanto che ho letto una buona parte del testo, essendo arrivato fino a Magrathea o poco oltre. Non sono proprio “poche pagine”: detto così, sembra che io abbia letto l’incipit o poco più prima di liquidare il tutto… 😉
Ho espresso la mia opinione basandomi su una parte consistente del testo, letto con i miei occhi.
Opinione che, torno a sottolineare per l’ennesima volta, è strettamente personale e, QUINDI, altamente discutibile.
Mi pare anche di averla motivata adeguatamente, spiegando il motivo della mia bocciatura.
E anche qui, inutile dirlo, si tratta di motivazioni strettamente personali che chiunque può contestare.
Io sono fatto così: non è che mi inchino a un’opera solo perché il resto del mondo la reputa un capolavoro.
Credo che chiunque debba PRIMA leggere, e POI decidere se unirsi al resto del mondo o allo sparuto manipolo di detrattori come me rimasti su Magrathea.
😉
Marco Amato
Giu 10, 2019 at 10:11 AM ReplyHai ragione Barbara, il caldo, a volte. 😛
Io il romanzo l’ho letto da giovane, il che purtroppo significa parecchi anni fa. Ma il film l’ho visto con piacere di recente.
E allora, la vogliamo proprio dire tutta? Perché questa storia è una genialata?
Perché se oggi giorno qualcuno fra gli sfigati di noi scriventi volesse ambire al successo, basterebbe tirare fuori una storia di tale natura per ottenerlo, e anche facilmente.
Questo libro è una mucca viola. Rispetto a tutta la fantascienza prodotta, già dal titolo, pone una premessa diversa, che si notare. Una guida per autostoppisti nello spazio.
E sappiamo tutti che non esistono, nemmeno nella fantascienza, gli autostoppisti spaziali.
La storia attira curiosità già a partire dal concept base.
Inoltre avere come fulcro del romanzo la risposta, 42, ma il dilemma è la domanda, ribalta, con genialità tutti i paradigmi del risolvere il caso scientificamente.
Come se in un giallo avessimo l’assassino ma non il cadavere, abbiamo un colpevole ma non un omicidio.
Questo romanzo, per tali caratteristiche, possiede i germi della viralità antelitteram, del passaparola puro fra i lettori perché dopo aver letto questo libro ti ritrovi a dire a un amico 42.
E quello ti risponde in che senso 42?
E che ne so, conosco la risposta, ma non la domanda.
A me è capitato diverse volte di scherzare sul 42. E cos’è questo, se non un passaparola, che un libro riesce a generare a decenni di distanza dalla sua pubblicazione?
Milioni di libri in 30 anni morti e sepolti, questo riesce a far parlare di sé: non c’è la genialata dentro?
Questo tipo di dispositivo narrativo, lo conosco bene, perché lo studio da anni. Nella speranza, che prima o poi, la genialata capiti pure a me. 😛
Barbara Businaro
Giu 10, 2019 at 6:49 PM ReplyEcco, il caldo fa male anche a me!
Darius era arrivato a Magrathea, che è a 3/4 del primo romanzo (mentre a prendere in mano Il ciclo completo che ho appena acquistato sono effettivamente poche pagine 😀 😀 😀 ). Mancava poco alla grande rivelazione del finale, ma dubito che avrebbe cambiato qualcosa, lo stile rimane quello.
In quanto ai “dettagli narranti”… Gli autostoppisti nello spazio non esistono, così come non ci sono in mare aperto. Semmai ci sono i dispersi nello spazio, come ci sono i dispersi in mare. E i clandestini a bordo della nave, aerospaziale o meno che sia. Il paragone dello spazio è con il mare, non proprio con la strada. E infatti qui nel romanzo Ford Prefect riesce a fare l’autostop grazie ad un anello di “chiamata” del passaggio alle astronavi nelle vicinanze, le quali poi lo accolgono a bordo col raggio traente o il teletrasporto (su quel fronte nulla di nuovo). Per collegarsi all’idea dell’autostop e della strada, Adams usa l’arrivo dei Vogon che distruggono la Terra per far passare una “tangenziale” (ipotetica, perché non si “costruisce” nulla, si lascia solo il “vuoto”).
Anche la risposta senza domanda (in realtà la domanda c’è, ma l’essere umano non riesce ad esprimerla, lo stesso Arthur Dent suggerisce “Quante strade deve percorrere un uomo?”, dal testo di una canzone di Bob Dylan) è un gioco che nasconde la perenne ricerca dell’Uomo e molti di noi arrivano all’ultimo respiro senza sapere né domanda, né risposta.
Così come abbiamo un giallo con l’assassino ma non il cadavere e, al contempo, un colpevole ma non un omicidio: Minority report (liberamente tratto dal racconto di fantascienza di Philip K. Dick, che però non ho letto).
Non sono convinta che siano queste trovate ad averne decretato il successo. E per la verità non credo sia nemmeno solo il romanzo stesso, sono portata a pensare che fosse anche l’autore, come ha lavorato in quegli anni e il ricordo che ha lasciato di sé stesso, tra le persone che l’hanno conosciuto e le sue interviste. E pure le sue pazzie, come girare in Kenya vestito da rinoceronte nel torrido caldo africano. E sapeva ridere delle piccole cose, soprattutto dei cazzilli che gli infestavano la casa! Ordinario e straordinario. Pochi ci riescono.
Marco
Giu 10, 2019 at 9:38 PMAllora è tutto chiaro. Tu e Marina avete letto il libro perché vi piacciano gli uomini travestiti da rinoceronte. Mentre Darius avrebbe preferito la rinocerontessa. Valle a capire le trame dei libri! 😛
Barbara Businaro
Giu 10, 2019 at 11:25 PMForse certi libri bisogna leggerli e basta, senza pensare troppo. Se poi sei su Vogsfera, pensare diventa persino pericoloso!! 😀 😀 😀
Darius Tred
Giu 11, 2019 at 10:11 AMAh, bene Marco!!!
Quindi è stato tutto un gomblotto. Siccome a Barbara e Marina piacciono gli uomini travestiti, sono stato trascinato in questa lettura per mascherare questa loro tendenza… ?!? 😀 😀 😀
Ma è un gomblotto!
Un gomblotto agghiaggiande!
Meno male che non sono arrivato fino ai rinoceronti… 😛
Ariano Geta
Giu 09, 2019 at 3:01 PM ReplyIo ho letto solo il primo volume e l’ho trovato molto riuscito sul piano comico. Davvero divertente. Non so se riuscirei a leggere gli altri volumi, forse un giorno ci proverò.
Barbara Businaro
Giu 10, 2019 at 12:37 AM ReplyGrazie Ariano anche per la tua testimonianza. Probabilmente nel proseguire la serie c’è il rischio, come diceva Marina, che l’autore non riesca a tenere lo stesso livello comico. Io ho acquistato la brossura con il ciclo completo, magari in vacanza mi leggerò il secondo romanzo. Vedremo come andrà. 🙂
digito
Giu 09, 2019 at 7:19 PM Replyè un libro che non ammette mezzi entusiasmi. o piace (e lo si coglie per quello che è) oppure non piace. credo che detrattori e sostenitori abbiano ognuno buone ragioni. Avventure volutamente improbabili, vero. Però… don’t panic 😉
Barbara Businaro
Giu 10, 2019 at 12:38 AM ReplyEsatto, don’t panic. In fondo, non può essere peggiore di una poesia dei Vogon! 😀 😀 😀
nadia
Giu 10, 2019 at 5:05 PM ReplyIo mi chiedo solo chi sia Marina, che passa dalla lettura di Proust a libri decisamente più leggeri trovandoli comunque meritevoli da leggere. Mi sarei aspettata da lei l’interruzione a pag tot, come è a suo tempo avvenuto per La ragazza con la Leica. Quindi un plauso a chi come lei non è vittima, come me invece, di pregiudizi. Io credo non affronterei mai questo libro, ma forse meglio dire mai dire mai, chissà…
E al solito post corposo e simpatico!
Barbara Businaro
Giu 10, 2019 at 6:51 PM ReplyAh, vedi che anche tu ti saresti aspettata la defezione di Marina da questo genere di lettura?
E invece… la vita può sempre sorprenderci! Ed è bellissimo lasciarglielo fare! 😉
Giulia Mancini
Giu 10, 2019 at 9:26 PM ReplyMi sa che con questa lettura condivisa vi siete proprio divertiti!
Devo dire che un libro scritto nel 1979 che parla già degli eBook mi incuriosisce moltissimo, ha anticipato parecchio il futuro, grande.
Barbara Businaro
Giu 10, 2019 at 11:31 PM ReplyMi sono stupita anch’io di questo anticipare i tempi di Douglas Adams, ma pare fosse un fanatico della tecnologia e un patito folle per gli aggeggini della Apple. Appena usciva qualcosa di nuovo da Cupertino, Adams si indebitava per averlo (ne scrive sempre su Il salmone del dubbio) e i suoi elogi-reclami venivano anche pubblicati sulle riviste specializzate. Magari molte migliorie e comodità di oggi le dobbiamo anche a lui. 🙂