Forsaken - Dimenticato - La storia di Liam e Caitlyn

Dimenticato
(Forsaken)

Siamo di nuovo ad Halloween ed eccoci con un altro racconto della storia di Liam e Caitlyn, addirittura il sesto di questa fortunata serie, nata quasi per caso ascoltando una canzone dei Seether, Walk Away From The Sun. Dove eravamo rimasti? Liam era appena uscito dall’ospedale un’altra volta, dopo aver rischiato la vita per salvare Lize, colpita da un cacciatore-ombra alla ricerca del suo cane perduto. Aveva promesso allo spirito di Caitlyn di proteggere sua sorella Lize, ma la ragazza si stava innamorando di lui. Liam voleva solo rimanere confinato nella sua stanza, dove ogni sera dopo il crepuscolo Caitlyn lo raggiungeva, leggera come una piuma, morbida come un cuscino, fredda come la morte.
Se avete perso le puntate precedenti, le potere leggere qui nella nuova pagina a loro dedicata: La storia di Liam e Caitlyn

 

Il velo tra i vivi e i morti si assottiglia nella notte di Halloween. E tu non sai più dove sei.
Devi stare attento. Rischi di perderti in uno dei due mondi, per sempre.

 

Piovigginava ancora. L’imbrunire era nascosto dalle nuvole grigie che avevano accompagnato tutta la giornata di Liam. Fastidiose goccioline rendevano inutili e ingombranti gli ombrelli, ma inzuppavano comunque i vestiti in poco tempo. Con uno sbuffo, si infilò il giubbotto impermeabile, si tirò il cappuccio della felpa sopra la testa e afferrò i sacchetti della spazzatura da portare giù sul marciapiede, ai bidoni all’angolo della strada. Detestava quell’incombenza, ma era felice per ciò che lo attendeva ogni sera al rientro. Il suo Halloween personale non aveva mai fine: al crepuscolo, appena il sole si perdeva nell’orizzonte, anche oltre le nubi di pioggia o le nebbie dense e persistenti, Liam attraversava la cortina di protezione del mondo dei morti e nella sua camera da letto dalla penombra si materializzava Caitlyn, bellissima e spettrale nel lungo vestito bianco, un sorriso caldo e un abbraccio morbido ma glaciale.
Percorso il vialetto con il capo chino per proteggersi dall’acqua, Liam non si accorse di una figura scura che lo attendeva al riparo dell’antica quercia. Una voce profonda interruppe i suoi pensieri, cogliendolo di sorpresa.
“Liam Runnels?”
“Si…?” Liam alzò lo sguardo da terra, da un paio di scarpe nere lucidissime e dei pantaloni scuri ben stirati, proprio di fronte a lui. Lo colpì il distintivo al petto dell’uomo, gli pareva alquanto datato rispetto agli stemmi delle altre divise, e la grossa impugnatura della pistola a riposo nella fondina. Dimostrava una quarantina d’anni, con i capelli bruni appena brizzolati, una faccia cordiale, un fisico abbastanza asciutto con un accenno di qualche ciambellina di troppo agli addominali.
“Sono l’agente Frank Kendrick. Posso fare quattro chiacchiere con te, ragazzo?”
“Ehm, certamente.” Avrebbe voluto rispondere a cuor leggero, ma la polizia non ti aspetta davanti casa per conversare amabilmente del tempo meteorologico o dell’ultima partita di rugby. Cosa diamine potevano volere ancora da lui? L’avevano interrogato allo sfinimento al commissariato, dopo che era uscito dall’ospedale per quell’ultima pallottola all’addome. Non gli era andata molto giù che uno studente al secondo anno del college in una sola notte avesse rintracciato il killer cacciatore del Bosco Vecchio, mentre i poliziotti non avevano indizi sufficienti. Soprattutto perché il cadavere dell’assassino era stato poi trovato defunto da più di un mese, mentre il suo fucile aveva continuato a sparare, imbracciato dal suo spirito arrabbiato. Era una fortuna che Liam fosse stato in laboratorio nei giorni e negli orari delle aggressioni, sotto gli occhi del signor Forrester e delle telecamere di sorveglianza, un alibi inconfutabile. Sarebbe stato difficile spiegare la verità, come la disperazione e la solitudine potessero rendere spietata anche la più buona e la più gentile delle anime.
“Dimmi ragazzo, cosa sai degli ultimi accadimenti al cimitero cittadino?”
Liam si ricordò di qualcosa letto dal patrigno quella mattina durante la colazione: una delle tombe era stata rovinata, imbrattata dal sangue di un tossicomane, un giovane teppistello già schedato per reati minori, piccoli furti per procurarsi la droga. Un regolamento di conti o qualche debito insoluto, o forse un messaggio intimidatorio per qualcun’altro. Riferì solo questo all’agente.
Con un movimento della mano, il poliziotto scacciò quella riflessione. “I giornali mentono, per non spaventare la popolazione. Quello che è successo, ragazzo, è qualcosa di inaudito. La vittima è stata riconosciuta dalle impronte digitali, già in possesso della polizia per una rapina finita male. Ma il corpo era ridotto in brandelli, con segni di morsi, come fosse stato attaccato da un lupo affamato. I pezzi erano sparsi tutti intorno a tre sepolture vicine, nessuna delle quali risulta collegata alla vittima, per ora. La scientifica ha recuperato i resti e ricomposto la salma, ma qualcosa manca: il cuore, parte degli intestini, porzioni di muscoli di gambe e braccia, strappati dalle ossa. La testa era a faccia in giù nel fango, ma il viso era irriconoscibile per le lacerazioni, gli occhi sono stati strappati e la bocca sembrava bruciata. E il sangue… il sangue era ovunque. Forse prima l’ha dissanguato e poi l’ha scarnificato. Quando è stato rinvenuto il mattino era già morto da circa dodici ore, qualche roditore aveva già pasteggiato e i vermi avevano iniziato il loro lavoro.”
Liam trattenne il respiro, il suo stomaco non stava digerendo bene la cena appena consumata. Solo non capiva perché il poliziotto fosse lì.
“Perché mi sta dicendo questo?”
“Avremmo bisogno del tuo aiuto…” Il signor Kendrick si fermò per sfogare una serie di colpi di tosse. “Maledette sigarette…”
Fu allora che Liam notò un piccolo foro sulla camicia dell’uomo, subito sotto il taschino, da dove il sangue usciva copioso. L’agente estrasse la mano sinistra dai pantaloni portandosi un fazzoletto alla bocca, ma quella mano era solo un mucchio d’ossa pallide e scarne.
Non era di questo mondo, ma dell’altro.
Beh, una visita al cimitero non gli sarebbe costata nulla. Da quando Caitlyn era al suo fianco tutte le notti, Liam non si recava più così spesso alla tomba di lei. Sua madre Sophie credeva fosse guarito, come se l’amore fosse una malattia, ma in realtà una ragazza fantasma girava per casa e lui non aveva più bisogno di parlare con un pezzo di marmo freddo conficcato in terra. La sua stanza era diventata il loro mondo perfetto. Eppure, in un angolino della sua mente, Liam sognava la normalità. Un appuntamento al cinema, una passeggiata per lo shopping, una gita al lago o un gelato davanti le fontane. Il destino aveva deciso diversamente.

 

“Se non te l’avesse detto lui, te ne avrei parlato io. C’era qualcosa di strano oggi al cimitero. Le anime erano inquiete, anche le più antiche. Pure tra i vivi la tranquillità era solo apparente. I guardiani poi mi sembravano davvero spaventati. Sono stati loro a vedere per primi il cadavere, quando hanno aperto i cancelli e hanno fatto il primo giro di controllo. Ma pare che nessuno di loro abbia visto o notato niente in merito al colpevole di quello scempio.” Caitlyn si era seduta sul letto, accanto a Liam. Stavano rileggendo il giornale che in effetti non menzionava nulla di quanto aveva raccontato l’agente Kendrick.
“Come mai eri là oggi?” chiese Liam, sapendo che Lize andava a salutare la sorella defunta nel weekend, non a metà settimana.
“Avevo appuntamento con Anne… mi viene a parlare, di tanto in tanto. Mi piace ascoltarla.”
Giusto, la sorellina più piccola stava crescendo. Anne aveva otto anni, era la più spensierata e sorridente, ma lentamente stava abbandonando le gioie dell’infanzia, l’adolescenza con tutti i suoi problemi era oramai dietro l’angolo. Liam adorava Anne, era schietta e sicura delle sue opinioni, anche quando sbagliava le formule di geometria e si ostinava a trovare una soluzione alternativa.
L’indomani, durante una pausa caffè nel laboratorio dove Liam seguiva un progetto per una nuova struttura antisismica, la conversazione con i colleghi cadde proprio su altri spiacevoli eventi del cimitero.
“Ieri mi hanno chiamato avvisandomi che le sepolture dei miei genitori sono state aperte nella notte, un atto di vandalismo.” Il signor Forrester osservava mesto il bicchiere del suo caffè. “Sono passato a dare un’occhiata. Le lapidi a terreno erano divelte e le bare fracassate, a colpi di piccone. Non ho avuto il coraggio di guardare l’interno, ma il direttore dei servizi funebri ha verificato per me. Sono stati trafugati degli oggetti in oro, non di grande valore, se non sentimentale per noi parenti. Il reverendo pensa a qualche rito satanico, ma le salme risultano intatte.”
“Chiunque sia stato, come poteva sapere che avrebbe trovato qualcosa proprio in quelle tombe?” si chiese Liam, a voce alta.
“Non lo sapeva. Eravamo almeno una ventina ad essere stati contattati dal direttore per lo stesso problema, sono diverse le tombe che sono state profanate a quel modo. Secondo me,” e bevve l’ultimo sorso del suo caffè, per poi gettare con rabbia il bicchiere nel cestino, “il responsabile ha scelto le lapidi più costose, quella dei miei vecchi è di un pregiato marmo italiano, aspettandosi un contenuto adeguato.”
“Chissà se c’è un collegamento con l’assassinio del tossicomane…” si domandò uno dei meccanici.
“Può essere. Magari questo tizio si stava lavorando le tombe per rubare i preziosi e quell’altro l’ha sorpreso, e magari pure riconosciuto” rispose il signor Forrester.
Liam non ne era convinto. Se si fosse trattato solamente di eliminare un testimone scomodo, nessuno si sarebbe preso la briga di dissanguarlo e squartarlo in modo così plateale, spargendo ovunque i resti rosicchiati, stando a quanto gli aveva riferito il poliziotto fantasma. No, ci doveva essere dell’altro. Sarebbe andato in ricognizione al cimitero nel tardo pomeriggio, all’uscita dal lavoro. Caitlyn si trovava già lì, per cercare nuovi elementi tra i vivi, protetta dall’invisibilità a cui la costringeva il suo mondo e il sole alto nel cielo.
Quando Liam varcò il cancello dell’azienda, rimuginando sui propri pensieri, rischiò di scontrarsi con Lize.
“Oh, ciao… come stai? Che fai da queste parti?” La ragazza era effettivamente un po’ fuori zona, niente negozi, pochi servizi. Lo stava forse cercando? Era un po’ che non si vedevano, Liam la stava evitando per non alimentare l’infatuazione che lei gli mostrava.
“Ciao. Io mi sono, ehm, persa. Ho sbagliato autobus, e me ne sono accorta tardi…”
Gli occhi grigi di Lize evitavano il suo sguardo, contorceva le mani attorno alla cinghia dello zainetto e le guance le si erano colorite, evidenziando le piccole lentiggini del suo viso. Mentiva. Era lì per lui.
Si offrì di accompagnarla per il tragitto che avevano in comune, in fondo aveva promesso a Caitlyn di proteggere sua sorella. Ma dopo qualche domanda banale scese un silenzio imbarazzato, c’erano alcune cose non dette che pesavano tra loro due. Soprattutto dopo quell’ultimo bacio in ospedale, quando Lize, ancora ricoverata e convalescente, si era intrufolata nel reparto di Liam e poi sotto le sue lenzuola. Intontito dai farmaci, aveva ceduto alla tentazione di un abbraccio caldo e due morbide labbra bollenti.
E probabilmente Caitlyn era rimasta nell’ombra a gridare muta il suo dolore.

 

Giunto al cimitero, Liam ravvisò subito la preoccupazione dei presenti. Si muovevano tutti a gruppi di due, camminando rapidamente tra le corsie lastricate. Anche i singoli parenti si facevano accompagnare dai guardiani, ma nessuno si avventurava per i vialetti in solitudine.
Risalita la collinetta dove riposava il corpo di Caitlyn, Liam trovò la tomba intatta, la lapide candida come la neve. Ma lì davanti, seduta a gambe incrociate sull’erba, c’era anche la piccola Anne.
“Ti prego, non dire ai miei che ero qui, nemmeno a mia sorella!”
Lo sa già, pensò Liam. Caitlyn sarà qui, anche se non posso vederla. Ma lei intende Lize, ovviamente. “Non preoccuparti” le rispose con un sorriso. “Ci vieni spesso?”
“Quando sento di avere bisogno di confidarmi. Ero piccola quando lei… Non ricordo molto… Il suo profumo quando mi abbracciava, lo adoravo. Non so cosa fosse, a casa non c’è, ho controllato tutte le boccette, anche quelle di mamma. Ma ci credi? Ogni tanto quando sono qui mi pare di sentirlo nell’aria, quel profumo!” Si strofinò il naso con la manica del giubbotto, probabilmente per fermare le emozioni.
Liam annuì, lui sentiva quella fragranza ogni giorno. La sua camera da letto era intrisa delle note di Iris, il fiore preferito di Caitlyn.
“E poi ricordo che mi ascoltava sempre, qualsiasi discorso strampalato facessi, lei mi ascoltava.” Sospirò, guardando la foto sbiadita sulla lapide. “Spero lo faccia ancora, ecco.”
Liam le poggiò una mano sulla spalla. “Sono sicuro che ti ascolti in ogni momento.”
“Beh, comunque per oggi avevo finito. Adesso è tutta tua.” Anne si alzò, raccolse lo zainetto da terra e se lo sistemò sulle spalle.
“Sai Liam…” Lo osservò con uno strano cipiglio indagatore che lo metteva in soggezione.
“Sì?”
“Non so se Lize sia innamorata di te solo perché piacevi a Caitlyn. Litigavano spesso per avere le stesse cose… Però dovresti essere chiaro con Lize. Sono stanca di ascoltare brutta musica malinconica a tutto volume a casa… e c’entri di sicuro tu.” Scosse la testa contrariata. Poi gli si avvicinò e gli tirò un pugno lieve allo stomaco. “Ci siamo capiti?”
“Sissignora!” Liam le scompigliò i capelli corvini, prima di lasciarla tornare a casa.
Gironzolò lì intorno per un po’, in cerca di indizi. Vide passare un paio di operai con un carrellino pieno di attrezzi, ma non riuscì a scovare le tombe profanate, probabilmente erano già state sistemate. Sulle indicazioni del signor Forrester, rintracciò quelle degli anziani genitori dell’uomo: si vedeva appena un po’ di terra smossa, senza l’erba del prato, ma niente di più.
Al tramonto, una mano gelida afferrò la sua e una veste bianca comparve al suo fianco.
“Ciao Bellissima, qualche notizia per me?” Liam si portò le loro mani intrecciate alla bocca e depositò un bacio sul dorso della fredda pelle di Caitlyn.
“Purtroppo no. Solo dicerie, tra i visitatori e i guardiani. La polizia sta ancora facendo domande, ma non sanno che direzione prendere con le indagini. Se non troveranno nuovi elementi, chiuderanno il caso come regolamento di conti per spaccio di droga. Ho sentito il commissario dirlo al direttore del cimitero.”
Mentre si dirigevano verso il portone principale, videro nell’area più a est un gruppetto di uomini al lavoro all’interno di un’area transennata. Agenti di polizia stavano facendo dei rilievi a terra e scattavano qualche foto. In mezzo a loro c’era il suo amico, l’agente Kendrick. Il poliziotto alzò una mano per salutarli.

 

“Che strano vederti in palestra.” Joen si sfregò i capelli con un asciugamano preso dal suo borsone. L’altro che gli avvolgeva la vita lasciava in vista la muscolatura dell’addome che pian piano andava formandosi in quei mesi.
“Umph, io non ci vengo per pompare i bicipiti…” Liam osservò l’amico con finto disgusto. “Sto facendo solo riabilitazione.”
“E poi comincerai ad allenarti con me, dai.” Joen gli tirò l’asciugamano bagnato in testa.
Irritato, Liam glielo lanciò addosso come un frusta. “Non ci penso proprio!”
“Magari con un po’ di resistenza in più eviti di entrare in ospedale ogni due settimane…” sogghignò Joen.
Usciti in strada per attendere il loro autobus, Liam intravvide la locandina del quotidiano esposta nella vicina edicola. “Un’altra vittima al cimitero degli orrori” a caratteri cubitali e una foto in bianco e nero di un sepolcro antico. Acquistò il giornale e iniziò a leggerlo con Joen.
“Ah sì, me l’aveva detto il signor Mausen, passato oggi in negozio a ritirare la sua stampante nuova. Ne hanno trovato un altro, smembrato di tutto punto, anche se la stampa proprio non nomina i particolari macabri del ritrovamento. Ma il signor Mausen conosce uno degli operai che fanno le manutenzioni agli impianti del cimitero, li hanno chiamati per dare una sistemata, e gli ha riferito che anche questo corpo era squarciato e sparso per un intero vialetto, nella parte a nord. Sangue ovunque, la scientifica ci ha messo quasi tre ore a completare i rilievi e raccogliere i brandelli, e poi gli uomini hanno dovuto lavare tutto il resto in fretta, con un’idropulitrice, prima che attirasse qualche animale dal bosco.”
“E c’erano anche tombe aperte? Hanno rubato qualcosa?”
“Non so, questo non me l’ha detto.”
“Ah ecco, c’è in questo trafiletto” continuò Liam, girando meglio una pagina del quotidiano. “Un’altra decina di sepolture sono state violate per trafugare oggetti contenuti nelle bare dei defunti. Anche qualche vaso con i fiori è stato portato via, forse dallo stesso assassino. Uhm, la vittima stavolta era un uomo rispettabile, un agente immobiliare specializzato in recuperi e ristrutturazioni.”
“Beh, rispettabile… avrei qualcosa da dire sull’etica di quei personaggi, dopo la vendita della casa di mia nonna” sbottò Joen.
“Questo lo conoscevi?” Liam gli mostrò la foto della vittima in bianco e nero.
“No, mai visto. Anche il nome mi è sconosciuto.”
Salirono sul piccolo bus che li riportava in centro, sedendosi uno accanto all’altro. Liam continuava a pensare agli eventi del cimitero, quale schema poteva legare un tossicodipendente con un agente immobiliare, in aggiunta alle tombe profanate. L’assassino era umano oppure… qualcos’altro? L’agente Kendrick era stato vago e pure Caitlyn non aveva una sensazione chiara sull’origine dei fatti.
“Come va con Lize?” Joen lo distolse dai suoi macabri pensieri.
“Bene. Cioè, no, non c’è niente che deve andare tra noi, ok? Te lo ripeto per l’ennesima volta: siamo solo amici.”
“Sì certo, e io ci credo. Infatti in ospedale te la sei baciata a lungo, solo per amicizia…” L’amico gli diede una gomitata di complicità.
“Credevo di baciare Caitlyn…” rispose mesto Liam. Perché poi l’aveva confessato a Joen? Era meglio se stava zitto.
“Caitlyn è morta e sepolta da anni.” Joen era serio. Comprendeva il dolore di Liam, ma era ora di andare avanti con la vita.
“Lo so, lo so, accidenti!” sbottò Liam. Solo che la vedo e la tocco tutte le notti, anche se il suo bacio è freddo, voleva aggiungere. “Avevo ancora l’anestesia dell’operazione da smaltire, mi pareva di sognare, non ero del tutto cosciente, ok?”
“Forse dovresti concedertela questa storia, e vedere come va.”
Non pronunciarono più altre parole e si separarono all’arrivo con un cenno della mano. Liam riprese la sua bici, incatenata alla rastrelliera della piazzola, e si avviò verso casa. Troppe riflessioni si ingarbugliavano nella sua mente e lo agitavano, una soluzione sembrava impossibile.
Nella sua stanza, lasciò il giornale aperto sopra il suo letto perché Caitlyn potesse leggerlo. Era sicuramente già lì, ma gli ultimi raggi di sole penetravano dalla finestra e Liam non poteva ancora vederla o sentirla.
Scese dabbasso per cena e l’argomento a tavola era proprio sull’ultimo cadavere del cimitero. Il suo patrigno John aveva raccolto qualche informazione in magazzino, durante il lavoro, ma sembravano solo congetture fantasiose della gente comune, impaurita di fronte a qualcosa di terribile e inspiegabile.
“Guarda questo invece…” gli indicò Caitlyn, seduta sulla poltrona vicino alla sua scrivania.
Liam lesse un altro articolo, un altro assassinio, una giovane ragazza stuprata e poi ammazzata in un casolare abbandonato. Alcuni particolari ricordavano tristemente la violenza e l’omicidio di Caitlyn.
“Si sta avvicinando Liam” disse lei con un sussurro ansioso.
“Pensi sia lui? E’ ancora dall’altra parte del paese, non si può muovere velocemente, la polizia gli sta alle calcagna. E poi tu lo sentirai arrivare, giusto? Mi hai detto che c’è sempre un legame forte, per quello che ti ha fatto.”
“Sì, ma non sono una scienza esatta” ammise lei, il suo sguardo trapelava la sua debolezza.
“Con me sei precisa al millimetro, sarei già dall’altra parte se non fosse per te!” Le diede un bacio leggero tra i capelli. “Ci vediamo un film stasera? Qualcosa di leggero e divertente?”
“Uhm… c’è qualcuno che ti cerca, fuori dalla porta.” Caitlyn con un passo si avvicinò alla finestra. Liam la seguì con almeno cinque passi.
Giù in giardino, di fronte al portico dell’ingresso, c’era un nutrito gruppetto di strani personaggi. Da qualche particolare nelle loro sembianze Liam capì che erano spiriti, anche piuttosto arrabbiati da come gesticolavano mentre parlavano tra di loro. Davanti a tutti notò il suo amico, il poliziotto Frank Kendrick.
“Oh cazzo. E chi sono questi adesso? La rappresentanza sindacale del cimitero?”

 

“Ragazzo, ho raccolto alcuni dei testimoni chiave degli ultimi gravosi fatti accaduti al cimitero. Ognuno di loro ha notato o sentito qualcosa, e credo sia bene che tu li ascolti direttamente e che ponga le tue domande” esordì l’agente Kendrick.
Liam era seduto sugli scalini del portico, al suo fianco Caitlyn lo abbracciava. Se ne stavano spesso così la sera, a parlare ed osservare le prime stelle, mentre ai suoi genitori diceva di ascoltare musica con le cuffiette per rilassarsi.
Tra i fantasmi presenti ne riconobbe qualcuno: c’era il professor Abraham Norton, suo insegnante di filosofia alle superiori, deceduto per un infarto; il vecchio postino, il signor Clifton Emerson, per gli amici Clif; l’affascinante e ricchissima Isabelle Boulding, giovane suicida per problemi di cuore, un matrimonio sfumato per affari pare; e il meccanico storico della città, Robert Morales, per tutti Bob.
“Beh, che cosa avete visto?” chiese Liam, puntando il suo sguardo in ognuno di quegli esseri dell’oltretomba.
Iniziarono a parlare tutti insieme, provocando un fastidio infernale, alzando ognuno la voce per sovrastare gli altri.
“Signori, per cortesia, un po’ di ordine, uno alla volta!” ribadì il poliziotto, mettendosi in mezzo e separandoli.
“Comincio io.” Un uomo in camice bianco, strappato sul fondo e sulle maniche, avanzò verso Liam, accompagnato da una donna minuta, con un grembiule azzurro macchiato di sangue rappreso sulla pettorina. “Sono il dottor Carl Swanson e questa è la mia fedele assistente, la signorina Judie Ortega.”
“E’ il caso di dire fedele fino alla morte, poverina…Si è uccisa per colpa sua, dottore.” spiegò Isabelle Boulding con sgarbo. “Uomini… tutti uguali. O ti portano alla pazzia o ti portano al suicidio.”
La signorina Ortega le lanciò un’occhiataccia di traverso, ma il dottore le mise un braccio attorno alla vita e lei gli sorrise amabilmente.
“Abbiamo intravisto chi ha scoperchiato le lapidi orizzontali” continuò il medico. “Si porta appresso una grossa pala e la usa come leva, oppure scava di nuovo la fossa, se non c’è il marmo da togliere. Poi fracassa il legno delle casse per togliere i preziosi.”
“Quindi secondo voi è… umano?” chiese Liam accarezzandosi il mento.
“No, no, giovanotto” esclamò qualcuno dal fondo. “Conosco i vivi e conosco i morti, ma quello non so cosa sia…” Un vecchio curvo sul suo bastone avanzò lentamente, era tutto vestito di scuro, si tolse il cappello dalla testa, mostrando il cranio scoperto. “Mortimer Brown, sono stato il becchino per quasi sessant’anni al cimitero. “Quello non è né l’uno né l’altro, è in mezzo. Ma non come te. Il male lo sostiene.”
“Quindi stiamo parlando di una cosa sola? L’assassino e il profanatore sono la stessa persona, ehm, la stessa cosa?” Un pericolo solo o due pericoli distinti, voleva capire Liam. Quante vite rischierò stavolta?
“Sono convinto sia la stessa anima perduta” rispose il professor Norton, alla sua destra. “Ciao Liam, ti trovo bene” aggiunse con un sorriso.
“Salve professore. Ma secondo lei,” Liam ricordava che il suo insegnante era bravissimo in logica e appassionato di romanzi gialli, “c’è uno schema dietro a tutto questo? Che cosa lega le sue vittime? Sono scelte a caso?”
“Te lo dico io. Si sta vendicando!” Clif, il vecchio postino, annuì severamente. “Mi è passato accanto, mi ha svegliato dal sonno con la sua pala trascinata per terra sul pietrisco, e l’ho sentito borbottare. Ce l’aveva con un tizio che gli ha preso la casa.”
“L’agente immobiliare…” disse Caitlyn.
“Credo lo portasse in spalla, già morto. E intanto diceva qualcosa come: non ho più un tetto per colpa tua, mi hai rovinato, sapevi che non avevo altre possibilità. Farai la fine di tutti gli altri” concluse Clif.
“Tutti gli altri. Intende colpire ancora dunque” pensò Liam a voce alta. “Qualcuno di voi l’ha veramente visto? E’ alto, basso, magro, corpulento? Come entra nel cimitero? Non c’è stato scassinamento, forse ha le chiavi?”
Scossero tutti la testa, senza fornire dettagli utili.
“Arriva sempre con una strana nebbia, per cui è impossibile distinguere i suoi tratti” disse Bob il meccanico, sfregandosi le mani scheletriche. “Altezza media direi, e fisionomia piuttosto gracile. Dal rumore sembra incespicare sui piedi, ma poi dimostra una forza sovrumana nell’aprire le sepolture con i marmi così pesanti.”
“Quindi, la sua è una vendetta per chi lo ha ridotto così. Ma a che scopo rubare dalle tombe? Non si acquista una casa con catenine d’oro, qualche anello antico o una vecchia pipa in osso. Un’altra forma di vendetta?” Liam si alzò in piedi, per sgranchire un po’ le gambe.
“Macchè vendetta, è un ladro e basta!” Un’anziana signora, con un vestitino azzurro inamidato e un merletto elaborato al collo, una crocchia perfetta che le raccoglieva i capelli grigi e un paio di occhiali severi, rispose dalla sua sinistra. “Felicity Mildred, presidentessa della raccolta fondi per le composizioni floreali funebri del cimitero.” La voce era stridula, sgradevole anche per il tono dolente usato. “Vorrei che fosse data priorità ai vasi di fiori, alle corone e alle ghirlande che sono state prese dalle tombe. Passi per il contenuto delle bare, che non è visibile all’esterno, ma i fiori! Una tomba senza fiori è un sacrilegio puro!”
Gli altri scoppiarono in proteste accorate. “Chi se ne frega delle corone… è la tranquillità che ci manca!”
Assieme all’agente Kendrick, anche Liam sollevò le braccia per calmare gli animi e chiedere silenzio.
Vedendolo gesticolare al vento nell’aria notturna, con movimenti repentini, dalla finestra del salotto, il patrigno John uscì di casa preoccupato per il figlioccio. “Ehi, tutto bene? Che ti succede?”
Liam, preso alla sprovvista, fingendo di toccarsi i capelli, si portò all’orecchio il piccolo auricolare bluetooth nascosto nella tasca della felpa. “Ah no, stavo ascoltando musica, e mi sono lasciato trascinare, scusa… una bella canzone rock!” esclamò ridendo.
“Però, è sveglio il ragazzo…” ridacchiò Bob il meccanico.
“Ok, ma non fare troppo tardi qua fuori, che poi si gela…” John ritornò in casa.
Liam tornò alla sua platea. “Credete sia pericoloso anche per chi non è nelle sue mire di vendetta?”
Nessuno poteva rispondere direttamente con certezza.
“Beh, nemmeno il reverendo ha il coraggio di mettere piede in cimitero, se non accompagnato da un paio dei suoi assistenti. Credo si portino dietro pure una scacciacani, nascosta sotto le vesti” affermò il vecchio Brown.
“Credo che l’unica cosa che io possa fare sia passare una notte al cimitero…” concluse Liam. Guardò Caitlyn e la sua aria preoccupata confermava che nemmeno a lei quell’idea entusiasmava molto. Ma Lize e Anne passavano spesso alla tomba della sorella, potevano essere in pericolo.
L’agente Kendrick fece un cenno col capo a Liam e poi si rivolse agli altri presenti. “Signori, vi ringrazio tutti. Ora torniamo alle nostre faccende. L’appuntamento è per domani sera, ognuno di voi resti a disposizione.”
Il professor Norton si avvicinò a Liam e gli posò una mano sulla spalla. “Ci vediamo Liam. Conto su di te. Sapevo che eri destinato a grandi avventure. Hai sempre avuto un’intelligenza vivida e uno spirito curioso.”
A scuola l’aveva detestato, pensò Liam. Era stato il suo insegnante più severo e inflessibile, ma aveva imparato tanto grazie a lui. Era la prima volta che gli rivolgeva parole di incoraggiamento.

 

Per quanto Liam fosse abituato oramai a vivere in mezzo agli spiriti defunti, una notte al cimitero lo terrorizzava comunque. Non tutte le anime erano buone, gli aveva spiegato Caitlyn, e quella cosa a cui davano la caccia di sicuro non lo era affatto. Lo rincuorava avere la sua ragazza fantasma con sé e lì tutti intorno altri nuovi amici spettrali pronti all’aiuto, mentre quelli umani se ne stavano sereni a casa propria.
Nonostante gli omicidi risalissero per il medico legale alle ore diurne, Liam aveva scelto di avventurarsi tra le tombe di notte, quando gli altri fantasmi avevano avvistato quell’essere aggirarsi tra i vialetti, trascinando una pala e un cadavere, in mezzo alla nebbia che lo precedeva. Non avrebbe comunque potuto evitare un nuovo delitto per quella sera, non avendo sufficienti indizi sull’assassino. Ma almeno poteva studiare il suo cattivo, capire chi o cos’era, prima di affrontarlo in qualche modo.
Caitlyn gironzolava nei dintorni di Liam, ritornando sovente al suo fianco per riferire qualche aggiornamento. Lui stava nascosto con torcia e cannocchiale a infrarossi dietro una delle cappelle famigliari più imponenti, ancora intatta nonostante la sua elegante fattura, segno di una dinastia benestante. Gli altri spettri erano fuori dalle rispettive tombe, concentrati a cogliere ogni movimento e pronti a richiamare l’attenzione del resto del gruppo se fosse stato necessario.
Fuori dal cancello del cimitero, una pattuglia della polizia era stata messa a sorvegliare il luogo, mentre i guardiani del turno di notte si erano barricati nell’ufficio all’ingresso, dopo aver verificato alla chiusura che nessun parente in visita si fosse attardato per uscire.
Non accadde nulla. Dopo un paio d’ore, Liam stava cedendo alla stanchezza, al freddo e al sonno, accovacciato sul sacco a pelo che aveva tolto dallo zaino. Stava per chiudere gli occhi, quando Caitlyn lo avvisò.
“Sta arrivando la nebbia, guarda!”
Con una scarica di adrenalina e paura, Liam si svegliò di colpo, afferrò il cannocchiale cercando di osservare meglio. Una foschia densa avanzava nel vialetto ad una decina di metri da loro. Per un attimo, scorse una sagoma uscire da quel grigio muro compatto. L’assassino non era alto e zoppicava. Si sentiva lo stridore di un oggetto metallico sul lastricato che tracciava il sentiero tra le tombe, probabilmente la pala che avevano visto gli altri. Ma c’era anche qualcos’altro che strusciava per terra.
Poi udì una voce rauca, cavernosa. “Fame, fame, ho sempre fame, mi passerà mai?”
Caitlyn era volata avanti per studiarlo da vicino, in un soffio tornò al fianco di Liam. “E’ ancora vivo, ma non proprio umano, in effetti. Non lo conosco, non credo di averlo mai visto. Ha un fisico denutrito, come da una lunga malattia, e indossa tre cappotti, sembrano presi dalla spazzatura. Ha la faccia piena di lividi, oltre ad essere sporco del sangue delle sue vittime…”
Liam mandò giù la saliva che aveva trattenuto a lungo con l’ansia.
La nebbia si stava assottigliando intorno a quella figura. Mise meglio a fuoco il cannocchiale: alla sua destra, quella cosa reggeva in effetti una vanga, ma alla sua sinistra stava trascinando un cadavere per i capelli. L’essere sollevò quel corpo come se non pesasse nulla, come se fosse esente dalle leggi della fisica dei comuni mortali, e poi gridò tutta la sua rabbia. “Tu schifosa, mi hai distrutto la famiglia. Per colpa tua, mia moglie e i miei figli mi hanno abbandonato. Sono un pericolo, hai detto, eh? Avevo solo bisogno di comprensione, puttana. Ed ecco qua. Adesso sì che sono un pericolo, sei contenta?”
Sbattè il corpo a terra e poi lo colpì ripetutamente con la vanga, squarciando il petto e l’addome della donna, spaccandole il cranio senza pietà, spezzandole braccia e gambe. Poi gettò l’attrezzo di lato e si avventò egli stesso sul cadavere, affondò la testa tra le costole e con un morso le strappò il cuore. Lo prese in mano per guardarlo meglio. “Non potevi avere altro che un cuore piccolino, eh? Piccola stronza.”
Lo strizzò con forza davanti alla bocca e bevve il sangue che colava dall’organo. “Sete, ho sempre sete.” Poi se lo mangiò con foga.
“Piccolo e insipido, puah. Vediamo cos’altro c’è qui. Ho ancora fame.” Si chinò sugli altri resti e li addentò per cibarsene senza ritegno. Si sentivano i denti strappare le carni dalle ossa, tolse tutti gli intestini per gettarli sopra una delle tombe vicine, succhiò tutto il sangue che trovava tra le viscere. “Questi non ti servono più.” Con un dito scavò dentro le orbite, cavò gli occhi e se li divorò con gusto.
Liam gettò il cannocchiale nello zaino. “Mi viene da vomitare…”
“Dobbiamo chiamare le guardie e la polizia, ammesso che possano davvero fermarlo loro” disse Caitlyn, per nulla disposta a rischiare la vita di Liam, specie con quell’essere spregevole.
“Sì, hai ragione.” Liam si alzò dal suo nascondiglio, ma qualcosa lanciato in aria gli toccò una gamba, spostandolo, e rotolò ai suoi piedi. La testa vuota della donna assassinata lo stava osservando muta. Scosso dalla visione, indietreggiò, scivolando sul sacco a pelo, aggrappandosi al marmo più vicino, urtanto un paio di vasi di vetro che caddero frantumandosi.
“Chi è? Che va là? Chi disturba la mia cena?” La bestia, perché non era altro che questo, abbandonò il suo pasto in direzione del rumore.
“Sta arrivando di qua! Scappa Liam, io cerco di ostacolarlo. Vai verso la tomba di Bob, nel lato est, corri!” gridò Caitlyn.
Allertati dallo stesso rumore, in fondo al viale comparvero anche i guardiani di notte e la polizia, entrata direttamente con l’auto di servizio e il grande faro sopra il tettuccio acceso ad illuminare a giorno tutta la zona.
Liam afferrò lo zaino e corse a perdifiato tra le tombe.
Alla sua sinistra comparve l’agente Kendrick. “Sono qui per aiutarti. Ecco, passa di qua, Bob ci sta aspettando. Ha un’uscita sicura per te.”
Dietro di lui, la nebbia e la figura oscura avanzava veloce. Dall’altra parte era inseguito dai guardiani e dai poliziotti, che gli intimavano di fermarsi, avendolo scambiato per il vero assassino.
“Qua ragazzo!” Bob lo attendeva saltellando tra due tombe contigue. “Puoi saltare facilmente il muro del cimitero e passare dall’altra parte. Vedi quelle lapidi in progressione? Usale come scalini! Ci metterai un attimo, forza!”
“Scalini? Cazzo, sono almeno un metro…” obiettò Liam. “Mi sa che ha ragione Joen, devo davvero allenarmi in palestra!”
Caitlyn riuscì intanto a rallentare gli inseguitori, rovesciando sul loro cammino tutto quello che poteva spostare.
Stava quasi per arrendersi, ma alla fine Liam saltò oltre la cinta e poi giù sulla strada, atterrando sull’erba del fossato.
Corse ancora più velocemente verso il quartiere vicino, in una delle stradine aveva parcheggiato l’auto di sua madre, confusa in mezzo alle altre dei residenti. Ci si infilò dentro e si nascose nel sedile posteriore. Caitlyn comparve in quello del passeggero, mentre continuava a sorvegliare la via. “Non c’è più, è sparito. La polizia invece è rimasta dentro il cimitero.”
“Grazie Caitlyn” sussurrò lui. Faticava a rallentare il battito del cuore.
“Devi stare più attento. Se finisci in prigione, non posso aiutarti…”
La scrutò negli occhi. Non era preoccupato di lasciarlo, si sarebbe trasferita in prigione con lui, che differenza faceva dalla sua camera da letto, in fondo. “Soprattutto se finisco in prigione, non posso più proteggere Lize, vero? Solo questo ti importa?”
Caitlyn distolse altrove il suo sguardo, avvilito.
Liam si rimise seduto e le prese il viso con fermezza voltandolo verso di sé. Era solida come roccia, lo spirito così vicino al suo corpo sepolto sotto la terra la rendeva forte. La baciò quasi con furia, e lei non oppose alcuna resistenza.
“Se muoio, muoio per te. E se vivo, vivo comunque per te.”

 

“Perché mi chiedi tutti questi particolari del cimitero, della sua struttura, delle videocamere e del servizio di sorveglianza?” Joen stava sistemando al computer un paio di bolle di consegna di materiale elettronico per il suo negozio.
“Curiosità…” gli rispose Liam appoggiato al bancone. Sapeva che l’amico aveva accesso a molte informazioni, sia perché forniva assistenza all’amministrazione del servizio funebre, sia perchè lo zio era un poliziotto del vicino distretto.
“Uhm, non ti azzardare ad andare in quel posto di notte da solo. Dio sa cosa combineresti. Saresti capace di inciampare in una tomba e spezzarti l’altro braccio, quello ancora sano, o di farti sparare, di nuovo.”
“Ci sono già stato…” ribattè Liam con un sorrisetto di sfida.
“Quando?” Joen mollò il documento che aveva in mano e guardò l’amico preoccupato.
“Ieri sera.”
“Ti prego, dimmi che non sei tu quello che è fuggito verso est, saltando sopra le lapidi e sui tetti delle cappelle private, manco fossi Spiderman…”
Liam non disse niente, sostenendo divertito l’occhiata truce dell’amico. Joen capì che quello era un sì.
“Tu sei pazzo… Intero sei intero, ti è andata bene. Stamattina sul giornale riferiscono di altri disastri e un altro cadavere, una donna stavolta, un’assistente sociale. Ecco qua.” Estrasse il quotidiano da uno dei cassetti sotto il bancone. “Parlano di due sospettati, quello che è scappato saltando come un grillo,” scosse la testa contrariato, “e un altro fuggito verso nord, poi scomparso nel nulla. Le telecamere non hanno ripreso niente, l’area non era nel loro raggio d’azione. Poi dicono che c’era una strana nebbia dentro il cimitero, ma ieri c’era una serata limpidissima, ne sono certo. Ero al pub a farmi una birra, quando sono uscito si vedevano tutte le stelle!”
“Magari le stelle dipendevano dall’alcool…” ridacchiò Liam.
“Spiritoso. Ma tu là dentro cosa hai visto davvero?”
“C’era davvero nebbia. Una strana nebbia, che non sale dal terreno, ma arriva lenta lenta dal bosco e avvolge il cimitero. Poi ho visto l’assassino, ma non l’ho riconosciuto. Non so da dove sia arrivato e come se ne sia andato” concluse Liam serio.
“E intendi tornarci vero?”
Come se la risposta fosse ovvia, Liam continuò il suo discorso. “Mi servirebbero dei sensori di movimento per capire il percorso di quell’uomo. Però no, con tutti i gatti che girano nel luogo, ci sarebbero troppi falsi allarmi. Forse delle piccole videocamere da collegare al mio telefonino?”
Joen esplose in una risata. “Al tuo vecchio catorcio ci colleghi solo la presa di ricarica! Ma se vuoi uno smartphone nuovo, ho dei modelli appena arrivati! Ti faccio un prezzo di favore, direttamente il costo.”
“No no, non ho tempo per imparare a usarlo…”
“Comunque non conviene tornarci stasera. Non so se ci hai fatto caso, ma l’assassino colpisce ogni due notti. Questa sera non si presenterà, ma la prossima sì. Ci scommetto.” Joen si spostò verso uno degli armadi, spostando scatole di diversa misura, come alla ricerca di qualcosa.
“Hai ragione, non ci avevo pensato. Ogni due notti. Quando probabilmente non resiste più alla fame.”
“La fame?” chiese soprappensiero Joen. “Eccole, sapevo di averne, ma devo ordinarne delle altre per domani.”
Rovesciò sul bancone dei piccoli portachiavi tondi di plastica colorata. “Qui ne ho solo una decina, ma posso farmene arrivare un’altra cinquantina con un corriere urgente dalla casa madre.”
“Ma cosa sono?” Liam ne prese uno e se lo rigirò tra le dita.
“Localizzatori gps. Ricevono il segnale dai satelliti, registrano la posizione e sono rintracciabili con il bluetooth tramite un’app installata sul telefonino, hanno una portata fino a cento metri. Se riusciamo ad agganciarne uno all’assassino, lo possiamo seguire stando a distanza.”
“Possiamo?” intervenne Liam.
“Ah beh, certo, io devo venire con te. Tu non sei attrezzato. Né di tecnologia né di muscoli.” Joen gli mostrò il bicipite del braccio destro, trionfante. “Poi però, come lo prendiamo? Visto com’è andata l’altra volta… devo procurarmi anche degli zaini protonici e un’unità di contenimento?!”
“Non dire cazzate. Non siamo ghostbusters. Non funziona in quel modo lì…” tagliò corto Liam. Non voleva spiegargli troppe cose, anche se il suo aiuto era necessario, stavolta più che mai.
“Che cosa? Che cosa non funziona in quel modo lì? Di cosa stiamo parlando esattamente?” insistette Joen.
“Niente… Niente che tu debba sapere.”

 

Aveva preparato lo zaino in anticipo, per l’indomani. Liam si sarebbe trovato con Joen ancora nel pomeriggio, in pieno giorno, per perlustrare il cimitero e decidere come muoversi. Non avrebbe rivisto Caitlyn fino al crepuscolo, e magari poteva essere troppo tardi. Quella sera era l’ultima in cui potevano toccarsi e parlarsi, prima che lui rischiasse di nuovo la vita. Qualcosa lo angustiava, più delle altre volte e lei, placidamente seduta sul divano nella sua camera, se ne accorse. Gli si avvicinò leggera e lo circondò tra le braccia gelide.
“Che c’è? Lo sai che io sarò lì con te, anche se non mi vedrai.”
Liam sospirò. “Forse è quell’ambiente che mi spaventa un po’, il cimitero è un bel prato ornamentale col sole, ma la notte non mi piace. Poi stavolta avverto un pericolo maggiore. O forse sto diventando paranoico.”
“Se andrà male, andrà comunque bene per te, no? Lo dici sempre…” gli accarezzò i capelli arruffati.
“Ho paura di perdermi Caitlyn. Non di morire in sé, ma di morire e finire in un mondo diverso dal tuo.” La strinse forte a sua volta, baciandola tra i capelli biondi, profumava di Iris, come sempre.
“Non è possibile. Il tempo distrugge la vita, l’amore distrugge la morte. Le anime non sono altro che particelle d’amore. E due anime innamorate non possono perdersi, in nessuno dei mondi esistenti. Di questo sono sicura.”
Le sollevò il capo ed entrambi si persero in un lungo bacio senza fiato.
“Allora dimmi… perché alcune anime escono dalle tombe, anche se non hanno questioni irrisolte, ed altre dormono un sonno profondo?” le chiese nuovamente.
“Non ci sono vivi che si ricordino di loro, l’amore che li ha accompagnati in vita è già dall’altra parte. Sono dimenticati.”
“Dimenticati?” Suonava così brutale quella parola, pensò Liam.
“La morte comincia quando nessuno può più sognare di te, quando sei dimenticato. Io non sarò mai morta finché sarò nei tuoi sogni tutte le notti. E dopo… dopo saremo semplicemente insieme. Qualunque cosa saremo.”

 

“Ma come ti sei conciato?” Joen osservò Liam apparentemente ingrassato di due taglie, risultato di tre felpe indossate una sopra l’altra e un paio di pantaloni spessi da montagna, presi in prestito dall’armadio del patrigno.
“Sssh.” Passarono davanti alla polizia che sorvegliava attentamente l’accesso principale del cimitero. Una delle guardie lo squadrò da capo a piedi, per poi disinteressarsene subito.
“Ah, ho capito… forse hanno il tuo identikit” sogghignò Joen. “Direi di dirigerci verso nord, dove è scomparso l’assassino l’ultima volta. Sulla mappa, risulta un vecchio cancello oramai chiuso da tempo, forse anche murato, ma non ne sono certo.”
Mentre avanzavano nel viale principale per raggiungere la diramazione che svoltava verso nord, furono superati da una ragazzina saltellante.
“Ehi, Anne!” esclamò Liam preoccupato.
La bambina si fermò e si girò all’istante. “Oh ciao Liam! Ciao Joen!”
“Che ci fai qui? Dovresti essere a casa a quest’ora!” Liam fece una panoramica veloce tutto intorno, c’erano ancora molti visitatori, ma il sole si avviava al tramonto oramai.
“Beh, non è una gelateria e nemmeno una libreria, ti pare? Sto andando da Caitlyn, ovvio. E manca ancora un’ora alla chiusura del cimitero” gli rispose la ragazzina, incrociando risoluta le braccia al petto.
Liam sbuffò. “Fai presto, mi raccomando. Questo non è più un luogo sicuro finché non prendono quell’assassino, capito?”
Joen annuì per dare man forte all’amico. “Ha ragione, Anne. Dagli retta.”
“Ok, ok, toccata e fuga, lo prometto. Ciao!” Corse veloce in direzione della tomba della sorella.
Liam sapeva che Caitlyn sarebbe rimasta con Anne finché fosse stata lì, ma quella sera si sentiva egoista, o spaventato oltremisura, aveva bisogno del suo fantasma al fianco, forse per l’ultima volta.
Giunti davanti al muro di cinta a nord, trovarono la cancellata segnata sulla vecchia mappa. “Non sembra in buono stato…” Joen si avvicinò alla catena che chiudeva i due battenti in ferro arrugginito. La mosse appena e questa cadde a terra con un tonfo.
“Non è mai stata chiusa. Allora entra proprio da qui, poi la rimette, e i guardiani non hanno mai controllato veramente” concluse Liam.
“Facciamo comunque un giro di tutto il perimetro, e se non troviamo altre entrate, direi di posizionare i localizzatori su questo vialetto. Li ho cosparsi di mastice, basta che anche solo uno gli si attacchi addosso e sarà fatta” spiegò Joen.
Si spostarono velocemente per verificare eventuali altri accessi nascosti o dimenticati del cimitero, ma non ne risultarono altri. Nel frattempo il cimitero si andava svuotando, i visitatori avanzavano lentamente verso l’uscita, l’orario di chiusura si avvicinava. Quando il chiarore del giorno affondò all’orizzonte, i residenti del posto comparvero sopra le loro tombe.
“Ciaooooo Liam…” Isabelle ondeggiò le sue curve, poco contenute da una svolazzante gonna rosa e una camicetta succinta.
“Ciao Isabelle” rispose imbarazzato lui.
Joen si guardò intorno. “Ma chi stai salutando?”
Liam arrossì, colto in flagrante. “Eh? Laggiù… Isabelle Boulding, una gran bella ragazza, vale la pena ricordarla, ecco.”
“Parli con i morti che non conosci?”
“Beh, un po’ la conoscevo…”
“Ma se è morta più di cinquant’anni fa! Leggi l’incisione!”
“Si ma… oh insomma, ne ho sentito parlare e mi spiace per lei” sbuffò Liam infastidito.
Piazzarono i localizzatori per terra, come avevano deciso, stando attenti a non appiccicarseli addosso per sbaglio. Poi si ripararono dietro un muretto, che nascondeva i rubinetti dell’acqua, i cestini e gli attrezzi del giardiniere. Il crepuscolo stava lasciando velocemente spazio alla notte, ma Caitlyn non si era ancora vista, dove diamine era finita? Liam la chiamava mentalmente, talvolta quella comunicazione funzionava.
“Oddio, ecco la nebbia che dicevi!” sussurrò Joen, dando una gomitata all’amico.
La foschia attraversò la cancellata, poi si sentì il clangore della catena metallica caduta a terra e il cigolio del battente arrugginito che veniva aperto. Una figura scura si trascinava in avanti, zoppicando e borbottando. Sulle spalle, reggeva il corpo di un uomo inerme.
“Allora, caro il mio direttore di banca, hai visto che fine hai fatto? Ti bastava mettere un timbro, e ti sei rifiutato. Non erano nemmeno soldi tuoi, ma mi hai lasciato sul lastrico, alla fame. Cosa ti costava lasciarmi un po’ di respiro, un po’ di credito per qualche altro mese? Sei la peggio feccia dell’umanità, ma hai finito di giocare con le vite dei poveracci come me…”
Liam prese il cannocchiale per vedere i particolari. “Quello è un altro cadavere” concluse a denti stretti.
Alla sua destra, si accovacciò l’agente Kendrick. “Ragazzo, Caitlyn mi ha mandato ad avvisarti che sua sorella Anne è ancora qui, la sta seguendo da vicino per proteggerla, ma occorre assicurarsi che esca dal cimitero.”
Liam lo fissò con orrore. “Accidenti! Anne è rimasta qui!”
“Come lo sai?” Joen si guardò intorno, senza vederla.
“Lo so e basta. Dobbiamo portarla via, subito. Non possiamo rischiare.”

 

Liam e Joen indietreggiarono furtivamente senza far rumore, camminando sull’erba e rimanendo chinati, cercando di nascondersi dietro le lapidi più alte e le siepi che contornavano parte delle aree di sepoltura.
“Di qua” suggerì Liam quando furono abbastanza lontani. “La tomba di Caitlyn è da questa parte, risalendo la collina.”
Una decina di metri più avanti intravidero la bambina camminare con le spalle abbassate verso l’uscita. Nelle mani stringeva forte il cellulare, la sua spavalderia aveva lasciato il passo alla paura. Caitlyn le svolazzava tutt’intorno, come se il pericolo potesse raggiungerla da ogni angolo del cimitero. Tirarono entrambe un sospiro di sollievo appena videro i due ragazzi correre loro incontro.
“Scusa Liam, non volevo, mi sono addormentata…” Anne abbassò lo sguardo a terra sgomenta.
“Non preoccuparti, ora usciamo insieme.” La strinse forte, tremava un po’. Con Caitlyn si scambiarono solo uno sguardo e un cenno del capo. Bisognava portarla fuori di lì, nient’altro contava più oramai.
Si voltarono nella direzione dell’ingresso principale, ma la nebbia incedeva rapida verso di loro, precedendo l’arrivo dell’assassino. Liam si spostò davanti ad Anne, per proteggerla. Joen fece lo stesso. Caitlyn stava diventando una furia, si muoveva rapida in ogni direzione. Il gruppetto si fermò lì in attesa, sfuggirgli sarebbe stato impossibile adesso e forse addirittura più pericoloso che attendere.
La foschia si diradò, lasciando visibile la losca figura. “Chi va là?” chiese la sua voce rauca e impastata.
“Dio, quanto è brutto…” Joen deglutì a fatica.
Anne scrutò quell’uomo malconcio, nascosta dietro il braccio di Liam. E lo riconobbe. “Eddie, ma che ti è successo?”
“Oh principessa, sei tu!” le rispose con un tono più dolce, quasi un’altra persona. “Quanto sei cara, non dimentico tutte le volte che mi hai regalato un panino. O un dolcetto.”
“Lo conosci Anne? Chi è?” sussurrò Liam alla bambina.
“Sì, lo conosco. E’ un vagabondo, senza dimora. Ha perso la casa e la famiglia, non so come. Talvolta lo incrociavo che dormiva su una panchina del parco davanti la scuola, quando pioveva si riparava sotto la pensilina dell’autobus. Se c’era posto, andava anche a dormire al centro di accoglienza. Ma è sempre pieno” rispose Anne a bassa voce.
Poi si rivolse di nuovo al suo vecchio amico. “Eddie, ti ho cercato per giorni, sei sparito, perché?”
“Mi hanno picchiato principessa… un tossico mi ha menato fino all’estremo, per pochi spiccioli… mi ha riversato addosso tutta la sua cattiveria e non ho potuto fare niente… ero stanco, affamato e assetato, senza forze… quelle persone, tutte quelle persone, mi hanno rovinato la vita, e chissà quante altre vite avrebbero rovinato se non li avessi fermati… così, ho deciso di prendermi quel che mi spettava… mi dispiace, principessa, tu sei buona… ma io… io non lo sono più.”
“Eddie, anche tu sei buono. Io lo so” insistette Anne, oltrepassando il braccio di Liam per raggiungere l’uomo.
“Cazzo, Anne, torna subito indietro…” Liam camminò lentamente, seguendola il più possibile.
“Principessa mi dispiace, ma anche i buoni diventano cattivi se sono costretti.”
Ma qualcuno dal fondo, dietro la nebbia, arrivò correndo e urlando. “Chi va là? Mani in alto o sparo!”
In un balzo, l’assassino scaraventò Anne per terra, Liam gli si avventò addosso ma venne respinto anche lui, con una spallata.
Tornò indietro dalla bambina, nella caduta aveva sbattuto un ginocchio contro una lastra di marmo e sanguinava.
“Joen stai con lei, chiama rinforzi. Io lo seguo, gli ho appena agganciato un localizzatore alla giacca.”

 

La nebbia fluiva velocemente e in pochi minuti attraversò di nuovo il vecchio cancello di ferro arrugginito. Liam seguiva l’assassino tramite il telefonino di Joen, dove un puntolino rosso pulsava intermittente sulla cartografia della zona, usciva dall’area del cimitero e si addentrava all’interno del Bosco Vecchio. Liam camminava lasciando, di tanto in tanto, sul terreno dietro di sé della polvere colorata che aveva portato nello zaino, proprio per questa evenienza. Un trucco che il nonno gli aveva insegnato ancora quand’era bambino.
Sperava di non essere da solo però. “Caitlyn?” chiese all’oscurità.
“Sono qui…” La lunga veste bianca frusciava veloce al suo fianco. “Joen e Anne sono già al sicuro nell’auto della polizia. Stanno arrivando altre volanti, ma i due poliziotti sono dietro di noi. Seguono le tue tracce.”
“Ci siamo anche noi ragazzo!” Comparvero anche l’agente Kendrick, il meccanico Bob e il professor Norton. “Conta sul nostro aiuto!”
Il localizzatore si era fermato sullo schermo. Proseguirono in silenzio, nascondendosi a una decina di metri dietro la boscaglia. La figura scura si era stancata di trascinare il cadavere e aveva deciso di sfamarsi, ripetendo il macabro rito già consumato sugli altri corpi.
Liam si tolse lo zaino dalle spalle e vi frugò all’interno. Tra le sue mani comparve una pistola ad aria compressa, un regalo segreto del nonno, i suoi genitori non ne erano a conoscenza e doveva servire solo in caso di estrema necessità. Come quella notte.
Caitlyn inorridì alla vista dell’arma. “Liam…no!”
“Se non lo ammazzo adesso, rischiamo di perderlo. Hai detto che è vivo no? Allora un proiettile può ucciderlo. Questa spara bene anche da lontano, e sono un bravo tiratore.”
“No, non è il momento giusto. Non ora” cercò di convincerlo lei.
“Sì ragazzo, è meglio aspettare e vedere dove si sposterà dopo. Lo seguiremo” confermò l’agente Kendrick.
Quando l’assassino fu sazio a sufficienza, riprese il suo cammino ancora verso nord. La serata fortunatamente era calda e limpida, la luminosità lunare penetrava tra le fronde degli alberi e consentiva di muoversi con agilità, ma rimanevano a distanza dall’uomo davanti a loro, per non rischiare di essere visti. Dopo pochi minuti, si fermò nuovamente, in una piccola radura.
Si avvicinarono piano e Liam usò il cannocchiale per osservare i movimenti dell’assassino. Ciò che vide non aveva alcun senso.
L’assassino aveva scavato una grossa buca al centro dello spiazzo e tutto intorno c’erano pezzi di marmo, vasi di fiori, corone funebri, persino la statua di un angelo. Di fianco alla fossa, qualcosa brillava alla luna. Liam mise meglio a fuoco: era tutta la refurtiva, gli oggetti d’oro e d’argento trafugati dalle tombe.
“L’assassino è anche il ladro dunque, ora abbiamo le prove” concluse il professor Norton.
“Si ma… che significato può avere tutto questo?” si chiese Liam.

 

“Credo che non potendo più avere una casa, e una vita, si sia preparato una tomba sontuosa. Si è circondato dei ricordi degli altri, per non sentirsi… dimenticato.” Il professor Norton annuì lentamente. “E’ una spiegazione plausibile.”
“O è semplicemente un pazzo…” aggiunse Bob il meccanico. “Ne ho conosciuti diversi, le loro azioni non hanno sempre un senso. Siamo noi persone normali che ci ostiniamo a trovare delle ragioni.”
“Beh, adesso gli posso sparare? Sarei più tranquillo… Qui quello ancora vivo, che rischia la vita, sono solo io!” sussurrò acido Liam.
Estrasse la pistola dallo zaino e si tirò in piedi, nascosto dietro il tronco di una grossa quercia, per prendere la mira. Qualcosa nell’aria però gli pizzicò il naso e non riuscì proprio a trattenersi. Liam starnutì forte. E poi trattenne il fiato, in attesa della reazione dell’assassino. L’aveva sentito? Sperava, pregava, di no.
Perché poi i poliziotti tardavano a raggiungerli?
In un lampo, la foschia gli fu addosso e con essa la figura inferocita. “Vattene! Questa è roba mia! Solo mia!” gridò fino a far tremare gli alberi. L’assassino sollevò in aria la vanga. Caitlyn tentò con tutte le sue forze di spostarlo, ma la cattiveria dell’uomo era inarrestabile.
Anche Bob il meccanico, il professor Norton e l’agente Kendrick accorsero invano per aiutarla.
Liam cercò di scappare, ma un enorme tonfo metallico lo mandò a terra, stordito e dolorante. Si sentì trascinare sul terreno, per i piedi. Non riusciva ad aprire gli occhi e tutto il suo corpo non dava segnali. Da lontano, da un altro mondo, gli giungeva il suo nome, ripetuto e ripetuto, dalla voce di Caitlyn. E poi cadde, cadde in un luogo ancora più buio, freddo e bagnato.
Sopra di lui sentiva l’assassino borbottare parole sconnesse. “Presto, presto, devo fare presto. E’ giunta l’ora! La mia e anche la sua! Adesso potrò finalmente riposare.”
Ma Liam non poteva muoversi, il dolore lancinante alla nuca bloccava ogni sua volontà, l’istinto di sopravvivenza gli fece aprire gli occhi ma la vista era offuscata. C’era solo la nebbia e la terra. Fredda terra tutto intorno e che gli arrivava addosso dall’alto. Odorava di marcio e di morte. L’aveva già quasi tutto ricoperto. Sul collo e sotto i palmi delle mani poteva già sentire milioni di zampette al lavoro.
Morire sepolto vivo, non era così che avrebbe voluto. Ma chi può davvero scegliere?
Sarebbe durato solo un attimo o gli sarebbe toccata una lunga agonia, soffocato tre metri sotto terra?
L’ultimo pensiero fu per lei. Caitlyn, finalmente sto arrivando.

 

Liam si risvegliò in un letto dell’ospedale. Sollevò appena le palpebre, c’era troppa luce per i suoi gusti. La testa fasciata martellava furiosamente, mentre il resto del corpo sembrava troppo pesante. Non riusciva a contrarre nemmeno un dito del piede. La mano si mosse appena sopra il lenzuolo. Cos’era successo? Come era finito lì dentro?
Qualcosa di gelido si accostò al suo viso, dei capelli biondi, una manica bianca.
“Liam, mi senti? Va tutto bene. Sono qui con te” gli sussurrò una voce femminile. “E’ tutto finito. L’ha ammazzato la polizia. Ed era quello che lui voleva. La fame e la sete lo avevano reso folle, anche le cattiverie che aveva subito, ma soprattutto la perdita delle persone che amava. Era un uomo sfortunato e abbattuto.”
Una mano fredda gli accarezzò la guancia. Liam si scosse e aprì gli occhi, osservando frastornato ciò che lo circondava.
“Anne e Joen sono a casa, sani e salvi. La refurtiva è stata tutta recuperata. Bob, Norton e Kendrick ti salutano.”
Guardò quella ragazza, tutta vestita di bianco, un po’ stranito e distaccato. Cercava la risposta a una semplice domanda, ma la sua mente sembrava vuota.
“Sei alquanto silenzioso, Liam…” gli sussurrò lei.
Trovò la forza di parlare. “Io… Scusa, ma… Ci conosciamo?”

 

(c) 2021 Barbara Businaro

Note finali:
Ci sono andata giù pesante. Eh lo so, quest’anno avevo parecchie taniche di sangue (finto) da usare nelle scene e qualche cadavere (di stoffa e cera) nell’armadio. In quanto al dolore fisico, ha contribuito parecchio la mia schiena ancora bloccata, in attesa della visita fisiatrica.
Dovevo scrivere questo racconto con tranquillità, lungo tutto il mese di ottobre, approfittando degli orari del nuovo lavoro e di qualche giornata di ferie. Invece mi sono ritrovata a scriverlo in una lunga maratona tra il venerdì pomeriggio e tutta la giornata di sabato, con la mia preziosissima e incomparabile beta-reader che leggeva le mie mail, scena per scena, e mi mandava al volo le correzioni via Messenger. Non fosse stato per lei, avere qualcuno che stava leggendo e rispondendo, forse non sarei riuscita a tenere viva la fiammella dell’ispirazione e completarlo. Mi sono proprio immersa nella storia, mi sono alzata dalla sedia solo per mangiare e dare segni di vita, ma è stata un’esperienza interessante, assoluta.
L’idea della storia però è partita da lontano, ancora mentre scrivevo il racconto precedente, avevo avuto questa visione di un gruppo di fantasmi lamentosi e arrabbiati fuori dalla porta di casa di Liam. Perché erano lì?
In mezzo trovate anche due importanti camei dal romanzo Cambiare l’acqua ai fiori di Valerie Perrin, che ho letto lo scorso anno e che mi ha fornito parecchi altri spunti, tutti segnati tra gli appunti per questa serie.
A pagina 19 del libro si legge: “Il tempo distrugge la vita. Il tempo distrugge la morte.” La frase, pronunciata da Caitlyn, è diventata: “Il tempo distrugge la vita, l’amore distrugge la morte. Le anime non sono altro che particelle d’amore.”
Subito dopo, a pagina 20 dello stesso libro si legge: “La morte comincia quando nessuno può più sognare di te.” Ed è sempre Caitlyn a farla propria, trasformandola: “La morte comincia quando nessuno può più sognare di te, quando sei dimenticato. Io non sarò mai morta finché sono nei tuoi sogni tutte le notti. E dopo… dopo saremo semplicemente insieme. Qualunque cosa saremo.”
Le avevo scritte allora e sono diventate il legame con la canzone dei Seether che mi ha ispirato questa volta, Forsaken, che potete ascoltare nel video qui sotto.
Ha contribuito molto anche la lettura in corso, un thriller bellissimo, Susan a faccia in giù nella neve di Carol O’Connell. E’ da lì infatti che ho rintracciato il mio cattivo del racconto. All’interno del romanzo, un cane diventa letale e imprevedibile a causa della fame e della sete a cui viene costretto, nonché per essere continuamente picchiato dal padrone. Anche la sepoltura finale di Liam mi è stata suggerita da quelle pagine, ma non voglio svelarvi di più, è un romanzo che merita di essere letto.
Il finale poi apre a un nuovo racconto per il prossimo anno, che sto già elaborando. Sarà un’altra bella sfida, sia per me che dovrò scriverlo diversamente, sia per i miei personaggi perché rischieranno davvero di …dimenticarsi. 😉
Ringrazio anche i Seether, che hanno pubblicato un nuovo disco fe-no-me-na-le, Si vis pacem, para bellum, e mi hanno dato lo sprint giusto per tutta la settimana!

Volete sapere come continua? Trovate l’indice di tutta la serie qui: La storia di Liam e Caitlyn

 

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Comments (10)

IlVecchio

Ott 31, 2021 at 12:28 PM Reply

Se dopo sei anni, questi personaggi ancora ti affascinano e non perdi mordente, direi che hai trovato la via giusta. E magari lo possiamo già considerare un romanzo. : -)

Barbara Businaro

Ott 31, 2021 at 5:04 PM Reply

Anche tu! Sei il secondo che mi parla di romanzo (e già vedo Giulia qui sotto, e fanno tre). Ma che vi siete messi d’accordo stamattina? 😀 😀 😀
Ho fatto un conteggio al volo: sommando tutti i sei racconti sono a 263.256 caratteri oppure 43.103 parole. Potrebbe essere un romanzo breve di 150 pagine circa (dipende dall’impaginazione ovviamente). Il NaNoWriMo considera 50.000 parole come romanzo breve, circa la lunghezza de Il grande Gatsby di Francis Scott Fitzgerald. Quindi, mi ci sto avvicinando… 😉

Giulia Mancini

Ott 31, 2021 at 4:04 PM Reply

Ormai questo racconto puoi considerarlo un romanzo, potresti creare un eBook con tutte le sei puntate. Belle le citazioni da Cambiare l’acqua ai fiori!

Barbara Businaro

Ott 31, 2021 at 5:07 PM Reply

Eh, ma non è finito! Avevo una previsione di 10 racconti totali (con una traccia di massima già delineata), ma con il nuovo album dei Seether e un paio di canzoni molto ispiranti, quasi quasi potrei arrivare a 13. Che potrebbe essere pure un numero più adatto per una serie di Halloween! 😉

Darius Tred

Nov 05, 2021 at 4:33 PM Reply

🙂

P.S: ti piace il mio sorriso da Gioconda?

Barbara Businaro

Nov 05, 2021 at 5:33 PM Reply

Uhm… mi fa più paura di un cadavere sbrindellato e sgocciolante… cosa trami (ahaha!) dietro quel sorriso?! 😮

Paola

Nov 07, 2021 at 2:39 PM Reply

L’età si fa sentire non mi spiegavo il tuo silenzio al mio commento postato immediatamente ma tu mi insegni che se non si pigia ENTER non si invia un tubo.
Innanzitutto, non facciamo scherzi: che debba diventare un romanzo lo scrivo da almeno tre puntate fa e dopo quest’ultima la mia convinzione si è rafforzata. La storia d’amore tra i protagonisti è sempre più solida, i personaggi di Anne e Joen (mi piacciono moltissimo) stanno assumendo una personalità sempre più definita e l’intero contesto, dall’ambientazione al progredire della storia si espande e respira come un vino rosso in un decanter. Questa “puntata” ha per me una nota eccelsa ed una…funesta. La prima è la scena dell’arrivo dei fantasmi del cimitero nel giardino di Liam: meravigliosa e poetica, li ho immaginato uno ad uno, degna delle più toccanti pagine di Stephen King ambientate nel Maine. La seconda…deve davvero (ma davvero davvero?) trascorrere un intero anno per scoprire cos’è accaduto alla memoria di Liam!? Non ce la posso fa’

Barbara Businaro

Nov 08, 2021 at 12:01 AM Reply

Ma dove vai, se l’ENTER non ce l’hai… 😀 😀 😀
Se ti consola, io accendo la macchinetta del caffè e poi vedo uscire acqua calda. Se non metti la cialda Barbara, è un po’ difficile esca il caffè!
Joen sta “crescendo” bene, sapevo che il mio eroe aveva bisogno del suo secondo, qualcuno di terreno che potesse aiutarlo, anche senza comprendere appieno il mondo di Liam. E ho in mente altri sviluppi per lui, vedremo. Anne invece è stata una rivelazione di questa puntata (ma vedi che più che un romanzo si presta ad essere una serie a puntate? Su Netflix magari? 😉 ). L’altra volta ho scoperto Liam osservarla e vederci le sembianze di Caitlyn mischiate alle sue (Anne ha i capelli scuri), come sarebbe stata la loro figlia, se avessero avuto una vita e una storia d’amore normale. Stavolta invece Anne mi ha aiutato a scovare il cattivo e mi ha mostrato il suo caratterino intraprendente. Piace molto anche a me, chissà cosa ci riserva.
Paragonarmi pure a Stephen King… dai, non esageriamo adesso. Considerato poi cosa ha detto King del romanzo Twilight, non credo avrebbe buone parole per me e per questa storia. Anche se, proprio per quelle parole, so già che mi distaccherò dallo “schema” di Twilight proprio per quello che King ha valutato come il suo difetto. E’ stato pure un consiglio della madrina di questa serie, la mia coach Roberta. E’ stata lei a chiedermi di continuare ed è stata lei a dirmi: però Liam e Caitlyn dovrebbero anche… no spoiler. 😉
Ce la poi fa’, ce la poi fa’. Sono già a caccia della storia di Natale e nel frattempo sto raccogliendo e scrivendo storie vere. Sono mica qui a pettinar le bambole! 😀

Alessandro

Nov 09, 2021 at 5:43 PM Reply

Semplicemente favoloso, riesci sempre a tenermi attaccato a questa serie!! Devi per forza farne un romanzo… magari per l’anno prossimo riesci a pubblicarlo 🙂 … e nel frattempo aspetteremo altri 360 giorni circa per vedere come continuerà!

Barbara Businaro

Nov 11, 2021 at 7:43 PM Reply

Ne farò un romanzo, forse, quando tutto sarà pronto. Per ora è sviluppata come serie, per riportare i racconti dentro un romanzo unico, vanno rimaneggiati e riscritte alcune parti con quell’obiettivo. Certo, potrei fermarmi qui sul blog poco prima dell’ultimo racconto finale finalissimo, farne un romanzo pubblicato e, se volete sapere come si conclude la storia tra Liam e Caitlyn, acquistare il romanzo… 😛
Vedremo. Magari nel frattempo mi arriva un’offerta interessante da Netflix o Amanzon Prime Video! Seeeeeeeeee!

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