Confidenze numero 20-2021 - La fotografia di una vita - Storia vera di Lucia B. Raccolta da Barbara Businaro

La fotografia di una vita
In edicola su Confidenze

Da quando mi sono messa alla ricerca di storie vere e ho acceso le antenne per captare segnali di avventure umane straordinarie da raccontare, episodi che toccano il cuore e meritano di regalare emozioni anche ai lettori, non faccio che sbatterci contro!
Pensare che la prima volta, quando ho provato a scrivere una storia vera per Confidenze partecipando a un’edizione del loro laboratorio ConfyLab, ci ho impiegato un po’ a trovare la trama giusta, soprattutto perché in quel caso il tema specifico doveva essere un segreto, in mille accezioni diverse, ma qualcosa che avesse cambiato le vite delle persone nella storia raccontata. Così è stato, grazie a una farfalla entrata dalla finestra che mi ha svelato il suo segreto, poi pubblicato con il titolo “L’ultimo sorriso”.

Quando ho deciso di riprovarci la seconda volta, mi sembrava che nessun’altra vicenda fosse all’altezza, specie perché stavamo affrontando tutti un periodo difficile, con una pandemia che ci ha costretto in casa e distanziati anche negli affetti più cari. Proprio in quei mesi una storia bellissima si stava svolgendo quasi sotto i miei occhi (tra i messaggi in chat e le videochiamate dovrei dire), con tanto di lieto fine romantico, e la sua protagonista mi ha permesso poi di raccontarla. Così “Dietro la mascherina” è uscita in edicola sulla rivista, anche se, tra stesura, revisione e pubblicazione, speravamo di poterla leggere con la ripresa delle nostre vite senza più restrizioni, soprattutto senza più mascherine.

Mentre stavo completando quel testo, condividendo via via le correzioni con la protagonista Marta, mi è capitata tra le mani, direi quasi piovuta dal cielo, questa nuova storia. Un discorso quasi casuale con una mia conoscenza, parlando di un garage pieno di cianfrusaglie da svuotare, mi ha fatto incontrare Lucia e la sua vetrinetta piena di oggetti, dalle cornici antiche alle ceramiche d’epoca, e soprattutto di vecchie fotografie sbiadite, testimonianze di vite passate, recuperate un attimo prima di finire al macero, per farle proprie e fingere di appartenervi.
Proprio in mezzo a quegli scarti, Lucia era riuscita a rintracciare addirittura il suo stesso passato.
Sono rimasta subito incantata dalla sua narrazione, quando ci siamo incontrate, ma non ero certa fosse la storia giusta.

Scrivere una storia vera non è come scrivere un racconto, è molto più difficile, almeno per la sottoscritta.
Con un racconto, come il mio ultimo Rosso, puoi persino decidere di far parlare un morto al suo funerale! Nessuno avrà nulla da dire, perché è ovvio che si tratta di pura fantasia. Nella scrittura creativa puoi creare personaggi e dargli la forma che più ti aggrada, puoi sistemare gli eventi lì dove di servono, funzionali alla direzione che vuoi dare alla trama. Non ti devi preoccupare nemmeno della logica, perché il lettore accetta pure la sospensione dell’incredulità.
Ma che succede quando una vicenda sembra così inverosimile da farti esclamare: “Se la racconto, non ci crede nessuno?”

Esattamente quel che mi sono chiesta con “La fotografia di una vita”.
Ho sentito questa storia dalla protagonista e mi sono emozionata tanto perché contiene magia pura, come una fotografia dentro un libro trovato quasi per caso…

Scrivere una storia vera
e il segreto del confessionale

Durante la raccolta degli appunti dalla voce della protagonista e la stesura della storia vera così come la potete leggere in edicola, mi è capitato di pensare che lo scrittore qui è un po’ come il prete, tenuto al segreto del confessionale.
Vi sono degli elementi della narrazione originale che sono stati volutamente omessi, dei dettagli della vicenda che vengono riferiti a voce, perché chi ha il compito di riportare la storia su carta possa comprenderne tutti i risvolti, con la richiesta però di non includerli nel testo finale in pubblicazione.
Diventa allora un lavoro complesso far entrare il lettore in contatto con la protagonista, nascondendo questi particolari delicati, tasselli che sarebbero pure indispensabili per la profondità della narrazione o per spiegare come sia possibile quel determinato evento, così incredibile all’interno del testo da parere quasi romanzato. Io li conosco perché li ho ascoltati direttamente da chi li ha vissuti, ho tutte le tessere del mosaico e tutto collima alla perfezione, ma devo farne a meno e cavarmela con quel che mi è concesso svelare. Devo rispettare il segreto del confessionale.

Sono omessi gli elementi burocratici e le posizioni geografiche, anche i nomi delle persone coinvolte, se non vi è necessità. Pure il fattore tempo non è poi così determinante: questa ad esempio è una storia senza mascherine perché precede di qualche anno la pandemia che stiamo attraversando. Ma la rende forse meno vera non averla contestualizzata in ogni particolare?
Ci sono poi eventi che ci accadono e li percepiamo come fuori dall’ordinario e dal possibile, così poco plausibili da ravvisarci quasi un intervento divino. Quando in realtà non c’è nulla di eccezionale, qualcun altro si è mosso per dare un aiuto al destino e un incontro che ci appare casuale, come per la nostra protagonista Lucia, non lo è affatto.

Come ogni storia vera, più per prassi che per regola, la trama è scritta in prima persona, seguendo la voce della sua protagonista, e ovviamente utilizzando quel che è il suo punto di vista, le emozioni che lei stessa ha provato, le informazioni di cui era a conoscenza, incomplete in quel momento in cui si sono svolti i fatti. Quando però l’ha raccontata a me, ha potuto aggiungere tutti gli altri pezzi e fornirmi un quadro completo, inclusi elementi strettamente personali da tralasciare durante la stesura.
Ma se avessi scritto davvero tutto, ogni singolo dettaglio, avrei tolto la stessa magia della storia, così come la sua protagonista mi ha raccontato di averla vissuta, in quel preciso istante.

Del resto ci sono fatti, anche personali, che riesco a spiegarmi solo credendo nel karma, nel destino, nella serendipità. Soprattutto nei sassolini da dio.

 

La fotografia di una vita in edicola

“Era strano, per me che non avevo più un passato, curiosare in quello degli altri.
Ci chiamavano di continuo per liberare cantine e soffitte, per svuotare tutto da case ammuffite che dovevano essere vendute o subito ristrutturate, se il nuovo proprietario se ne era liberato con il contenuto. Con molta pazienza, prendevamo ogni cosa, sia i rifiuti senza appello che l’usato in buono stato, a cui avremmo dato velocemente una nuova vita. Smontavamo mobili ed elettrodomestici, io me la cavavo bene proprio con l’arredo, anche se mi serviva un aiuto per gli scaffali più alti. Poi ancora vestiti, quadri, libri, riviste, anche biciclette e motorini vetusti, che finivano dal signor Pierluigi, meccanico dalle mani prestigiose e in contatto con alcuni collezionisti. Eravamo attrezzati anche per portare via grandi volumi e una volta infatti ci capitò un pianoforte a coda, non ne avevo mai visto uno così, era pesantissimo. Lo trascinammo grazie alle piccole rotelle sotto le gambe, ma poi dovemmo imbragarlo e farlo sollevare dal braccio del camioncino. Mi sono chiesta se qualcuno l’avesse davvero mai adoperato o fosse soltanto un accessorio come un altro.”

La storia vera continua sul numero 20 di Confidenze in edicola questa settimana, da oggi martedì 4 maggio.
Se passate di qui dopo la lettura, fatemi sapere che ne pensate!
Magari adesso potreste anche andare a controllare quei vecchi libri lassù in soffitta, se non nascondono qualche fotografia… 😉

 

Confidenze numero 20-2021 - Una storia vera in edicola

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Comments (18)

Sandra

Mag 04, 2021 at 11:19 AM Reply

Ebbene sì, da ragazzina scovai una lettera.
In un cassettone personale di mia madre, era indirizzata a mio padre, prima di sposarlo. Ricordo perfettamente come cominciava.
“Carissimo Flavio, sono molto felice di sposarti.”
Credo che mia mamma fosse in casa, insomma non riuscii a leggere oltre, ripromettendomi di tornare in una situazione più favorevole, cercai e cercai ma nulla, evidentemente si era resa conto che l’avevo letta e la nascose altrove/buttò. Ero curiosissima.
In quanto a Confidenze: brava, brava, bravissima. Oggi oltretutto in edicola ci devo proprio andare che è arrivato un libro da Amazon e il mio edicolante è il mio hub. Doppio bottino.

Barbara Businaro

Mag 04, 2021 at 1:03 PM Reply

Uhhh, sarei curiosa anch’io di leggere quella lettera! Trovo che al giorno d’oggi si siano perse quelle belle abitudini di un tempo. Nemmeno più i biglietti di accompagnamento ai regali, figuriamoci le lettere d’amore! Spero che i giovani possano riscoprire quell’emozione, lasciando da parte chat e messaggini che tra dieci anni andranno perduti con più facilità di un foglio di carta.
Questa mattina mi sono concessa non solo l’edicola, le mie due copie di rito per la foto sul blog, ma dopo mesi e mesi pure un caffè e una brioche, rigorosamente d’asporto, consumati come una ladra in parcheggio… 😀 😀 😀

Giulia Mancini

Mag 04, 2021 at 2:01 PM Reply

Sono d’accordo, scrivere una storia vera comporta una responsabilità molto ampia, riportare su carta una storia diventa molto più complesso, soprattutto perchè occorre rendere le emozioni e i sentimenti di chi ha vissuto la storia con una certa delicatezza, entrando in punta di piedi nella vita del protagonista che però è reale e non un personaggio inventato…
Complimenti perchè ti stai affermando sempre più in questo ambito, Confidenze poi è una vera istituzione.

Barbara Businaro

Mag 04, 2021 at 7:31 PM Reply

Oltre all’empatia verso i protagonisti (“personaggi” suona troppo distante come termine e in un certo qual modo in una storia vera li sento tutti “protagonisti”), occorre districarsi tra il dire e non dire, ricostruire l’accaduto anche senza quegli elementi che sarebbero essenziali ma che non si possono utilizzare. Di questa storia vera, posso solo spiegare che il ritrovamento del libro, e della fotografia, sembra casuale a Lucia, ma era del tutto casuale che proprio lei fosse in quel luogo. Qualcuno l’ha sempre seguita da lontano. 😉
Devo dire che Confidenze è una bella esperienza. Ho sospeso la scrittura per lo studio in questo periodo, ma sono inciampata (grazie a due amiche specialissime) in due storie meravigliose e spero di poterne scrivere quest’estate, con calma.

IlVecchio

Mag 04, 2021 at 8:22 PM Reply

Mi è piaciuta molto, lo devo dire. E per quanto la protagonista possa essere brava a raccontarti le sue peripezie, sospetto in maniera più appronfondita ma a tratti anche confusa, con i ricordi che affiorano slegati l’uno dall’altro, ci vuole capacità scrittoria per rimettere tutto nel corretto ordine e renderlo pure interessante.
Ti manda a salutare Alfonso, dalla mia edicola di fiducia. : -)

Barbara Businaro

Mag 06, 2021 at 7:46 PM Reply

Grazie! Davvero troppo buono! Un abbraccio virtuale al tuo edicolante Alfonso!
Rispondo un po’ in ritardo perché sono giorni concitati, per le altre cose che tu sai… 😉

Daniela Bino

Mag 08, 2021 at 6:15 PM Reply

Cara Barbara,
Ho vissuto sulla mia pelle il turbine di emozioni che suscita qualcosa che avevi dimenticato per anni e poi, dal passato, rispunta a travolgerti.
In questo racconto sul vissuto di Lucia ravviso emozioni forti che tu, Barbara, hai saputo raccogliere e restituirle a noi lettori con grande abilità e, soprattutto, con il cuore buono che ti caratterizza e la considerazione dei sentimenti altrui. In questo c’è generosità. Grazie perché hai condiviso la storia di Lucia. Sono commossa!

Barbara Businaro

Mag 08, 2021 at 9:47 PM Reply

Che esagerazione di complimenti!! Grazie! 🙂
Almeno metà del merito va a Lucia stessa, è la sua storia, ed è lei che per prima l’ha condivisa con me.

Paola

Mag 08, 2021 at 7:43 PM Reply

Da quando leggo le tue storie vere su Confidenze, mi è capitato più volte di pensare “ecco, probabilmente questa esperienza che ho vissuto potrebbe interessare a Barbara” e ci penso, cerco tutti i frammenti e devo concordare con IlVecchio: il risultato finale è strepitoso, emozionante, par di essere lì con lei mentre affronta con un po’ di attesa il nuovo locale da svuotare ma dietro tutto questo c’è necessariamente un grande ed empatico lavoro da parte tua, di ascolto, elaborazione, di scelte sofferte su cosa tenere e cosa no per proteggere la protagonista. E diventi sempre più brava in questo, complimenti ❤️

Barbara Businaro

Mag 08, 2021 at 10:02 PM Reply

Paola, quando vuoi, io quei frammenti li leggerò volentieri. Poi ti farò un paio di domande e ascolterò le tue risposte, e sono certa che una di quelle esperienze che tu dici potrebbe diventare una storia vera interessante non solo per me, ma anche per gli altri lettori della rivista. ❤️

Minnie

Mag 08, 2021 at 8:29 PM Reply

Preso stamattina, era l’ultima copia disponibile! Letta dopo pranzo e mi ha toccato tantissimo, molto bella questa storia.Spero comunque che Lucia sia riuscita da adulta a ricucire i rapporti anche con la famiglia adottiva.

Barbara Businaro

Mag 08, 2021 at 10:05 PM Reply

Accipicchia l’ultima copia, è andata bene allora! Sì, per quel che posso dire, Lucia è ancora in contatto con i genitori adottivi, anche se si sono separati e creati un’altra famiglia. Si può dire che il tempo ha sistemato molte cose. 🙂

Barbara Businaro

Mag 08, 2021 at 10:33 PM Reply

Aggiungo qui, come commento, un’ulteriore considerazione. Mi ha contattata una lettrice via Instagram per farmi i complimenti per la storia vera ben scritta, ma dicendomi anche di essere rimasta perplessa sul contenuto, sulla facilità con cui la madre adottiva è stata messa da parte per la ritrovata madre biologica. Solo chi c’è un giorno dopo l’altro può sbagliare, e su questo la lettrice si è sentita coinvolta per motivi personali. Ne ho parlato anche con Lucia in seguito, ci spiace di aver toccato la sensibilità di questa lettrice. Ovviamente questa è la storia di Lucia, come l’ha vissuta lei, il rapporto contrastato con entrambe i genitori adottivi è il suo e non vuole esprimere giudizio su tante altre situazioni più o meno simili. Nella seconda parte della storia non abbiamo voluto ritornare alla famiglia adottiva, ognuno ha ripreso in mano la propria vita. Mi piace ricordare l’ultima scena del film Mrs. Doubtfire con uno straordinario Robin Williams.

“Certe famiglie hanno una mamma, certe altre hanno un papà, o due famiglie. Qualche bambino vive con gli zii, alcuni vivono con i nonni, altri bambini vivono con i genitori adottivi. Altri ancora vivono in case separati, in quartieri separati, in diverse parti del paese. E possono anche non vedersi, per giorni, settimane, mesi, anche anni a volte. Ma se c’è l’amore cara, quello è un legame autentico. E tu avrai una famiglia nel cuore, per sempre. Con tutto il mio affetto bambina. Andrà tutto bene. Ciao cara.”

Maria Teresa Steri

Mag 13, 2021 at 11:47 AM Reply

Bravissima Barbara, sono contenta che continui alla grande la collaborazione con Confidenze! Ho letto i primi due racconti e mi sono piaciuti molto, questa volta purtroppo l’ho perso perché è stato un periodo alquanto caotico e non sono riuscita a passare in edicola. Sarà per la prossima volta.
Molto interessante quello che hai raccontato sul rendere al meglio una storia vera. Leggendo il tuo commento qui sopra, poi, mi viene da riflettere che in un racconto di questo tipo ci si può identificare o meno, ma comunque resta il pregio di essere qualcosa di reale e va apprezzata la capacità di chi ha scritto di trasmettere delle emozioni autentiche.

Barbara Businaro

Mag 14, 2021 at 12:07 AM Reply

Grazie Maria Teresa. 🙂
Finché trovo delle storie vere che mi intrigano e mi viene permesso dai protagonisti di raccontarle, io continuo a proporle a Confidenze. Dal punto di vista della scrittura, è un esercizio davvero singolare in effetti. Si potrebbe dire che se in un racconto di fantasia si scrive un pochino pensando al lettore, in una storia vera si scrive invece pensando al protagonista perché ce l’hai lì di fianco.

Barbara Businaro

Mag 30, 2021 at 3:58 PM Reply

Se vi siete persi in edicola “La fotografia di una vita”, potete leggerlo direttamente sul sito della rivista, cliccando qui sotto, perché è risultata la storia vera più votata della settimana. Grazie del vostro apprezzamento! ❤❤

paola sposito

Dic 15, 2023 at 5:39 PM Reply

Ciao Barbara. Vista la vicinanza temporale dei miei ultimi commenti avrai capito che dalla scoperta del tuo regalo alla lettura delle prime tre storie sono passate solo poche ore. Talmente fatto tutto in fretta che non mi ero accorta che ogni storia si potesse commentare. Questo racconto mi ha lasciato senza parole: sembra la trama di un film drammatico con un lieto fine. D’altro canto spesso la finzione prende spunto dalla realtà così che a volte il margine tra esse è sottilissimo. E’ incredibile come, per puro caso, la vita di una persona possa svoltare all’improvviso. Grazie a te che l’hai narrata ed alla protagonista che ha deciso di rendere noi partecipi della sua vita.

Barbara Businaro

Dic 18, 2023 at 3:33 PM Reply

Eccomi, io purtroppo sono più lenta a rispondere in questo periodo di regali da impacchettare e racconto da scrivere per Natale. 😛
Sì, ho messo il link e un QR Code al termine di ogni storia nella piccola antologia per dare l’occasione ai lettori di commentare quanto letto.
La finzione prende spunto dalla realtà perché qualsiasi narrazione deve essere “verosimile” (vero – simile) per poter essere “accettata” dal lettore. Ad eccezione se vuoi della fantascienza, dove l’autore crea sì nuovi mondi e nuovi leggi fisiche, ma deve comunque conservare una certa logicità anche all’interno della “sospensione dell’incredulità” richiesta al lettore per godersi la storia.
Questa storia vera invece sembra inverosimile perché raccontata dal punto di vista della figlia. Per lei, la protagonista è sicuramente stata una magia. Ma se consideri che la città dove vive non è così grande, nemmeno un capoluogo di provincia, e che la madre biologica aveva scoperto, tramite conoscenze, dove era finita in adozione la figlia, e non aveva chiamato uno sgombero a caso, tutto un po’ si ridimensiona. Ma se avessi scritto tutto questo, avrei tolto il bello della storia, no? 😉

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