Le diverse competenze richieste dalla scrittura, non solo marketing...

Le diverse competenze richieste dalla scrittura

In questi anni di apprendistato tra blog e scrittura, seguendo le imprese di autori conosciuti o le avventure di amici esordienti, mi sono resa conto che scrivere non basta più: mettere insieme una storia originale, con l’alternarsi di personaggi ben ideati, farla anche passare al vaglio di un editor professionista, non è più sufficiente per arrivare alla pubblicazione e ai lettori.
Occorrono altre competenze interdisciplinari, che fanno la differenza tra un autore che instaura un rapporto diretto di comunicazione con i propri fan sui social o un altro risponde infastidito alle domande della platea durante una presentazione, oppure tra un esordiente che approfitta di ogni canale social per promuovere il proprio romanzo in maniera fantasiosa o un altro che non è in grado di comunicare nulla al di fuori delle proprie pagine scritte, nemmeno su un semplice blog.

Si potrebbe pensare che questa acquisizione di competenze riguardi solo gli scrittori in self-publishing, perché tanto nell’editoria tradizionale “pensa a tutto l’editore, no?”
No. Perché l’editore bisogna trovarlo.
E cercare una casa editrice è alla stessa stregua di cercare un posto di lavoro: occorre stendere un curriculum accattivante mettendo in risalto le proprie capacità, prendere contatti con l’azienda per ottenere un colloquio esplorativo, convincerli durante quell’incontro che voi e solo voi in mezzo a tutti gli altri candidati siete la persona che stanno davvero cercando.
Mi correggo: con l’editore è decisamente più difficile, perché il curriculum-manoscritto è più lungo di quattro pagine. 😀
Anche chi intende pubblicare con l’editoria tradizionale dunque deve mettere in campo competenze differenti dalla sola scrittura, così come in un curriculum standard molto della propria personalità viene trasmesso dalla sezione “Hobby e interessi”.

Lo sapevate, per esempio, che avere un blog attivo rafforza la candidatura per un incarico nella comunicazione o nel marketing?! 😉

 

Impara l’arte e mettila da parte

Proviamo a stilare un elenco di queste diverse competenze, complementari al processo di scrittura? In base alle mie osservazioni, gli autori che si distinguono nel mercato editoriale hanno acquisito abilità di differente livello in:

  • Blogging come creazione di contenuti di valore che attirino letture e possibilmente commenti;
  • Grafica e web design, perché le immagini belle attirano di più delle foto sgranate, tagliate sui soggetti o fuori fuoco;
  • Marketing per la diffusione dei propri testi in tutti i canali accessibili per i lettori;
  • Personal branding perché prima del libro, il prodotto da vendere è lo scrittore stesso, soprattutto se è esordiente;
  • Diritto sia per valutare eventuali proposte contrattuali degli editori, sia per far valere i propri diritti d’autore;
  • Economia per comprendere quanto denaro si può investire nelle diverse strategie di vendita e cosa aspettarsi di ritorno;
  • Dialettica per parlare bene in pubblico e incuriosire le persone durante le presentazioni dei romanzi;
  • Social media perché la maggior parte della promozione ad oggi passa per i social network;
  • Informatica anche se ad oggi molti strumenti si trovano già fruibili direttamente online.

Su quanto sia importante per uno scrittore avere un blog, o comunque un sito dove farsi conoscere ai lettori, ne avevamo già discusso qui: Il valore del blog per lo scrittore
Recentemente una delle autrici che seguo, Grazia Gironella, è migrata dal suo vecchio blog sulla piattaforma Blogger, con problemi di indicizzazione su Google a causa di errori non risolvibili su un’interfaccia gestita da terzi, ad un nuovo blog proprietario con installato WordPress, completamente autonomo.
Passatela a trovare nel suo nuovissimo sito: Scrivere Vivere
Lei non è un’informatica, e nemmeno una nativa digitale, eppure ha impegnato la sua estate e si è messa a studiare, con ottimi risultati. Chapeau! Se riesci a mettere insieme un romanzo, puoi anche mettere insieme un sito, no?

La maggior parte delle competenze, a livello sufficiente per promuovervi nel mercato editoriale, le potete già acquisire gratuitamente online. Ci sono innumerevoli articoli o video di “Come fare…” per qualsiasi vostra esigenza, nonché parecchie risorse gratuite utilizzabili in pochi click. L’ultimo trucchetto da usare con il programma Gimp per il fotoritocco l’ho visto su YouTube!
Ecco perché cerco anche nei miei post di mostrarvi le tecnologie più semplici, come il sito di Canva, grafica for dummies o la dettatura vocale del Voice typing di Google o le colorate mappe mentali di Coggle.
E sull’articolo Come pianificare i contenuti sui diversi social network trovate il link per la registrazione gratuita alla piattaforma Hootsuite (furbamente nascosto nel loro sito), per risparmiare tempo e denaro nella programmazione del calendario dei vostri post sui diversi canali social.

Per uno scrittore alla ricerca dell’editore, ancora più importanti sono le cosiddette “soft skill”, caratteristiche personali importanti in qualsiasi ambiente lavorativo perché ci aiutano ad affrontare i compiti quotidiani: il grado di autonomia, la flessibilità e la resistenza allo stress, la positività e la fiducia in sé stessi, la capacità di pianificare e di affrontare gli imprevisti, la comunicatività e lo spirito d’iniziativa.
Qualsiasi casa editrice non potrà mai rifiutare la collaborazione attiva di un autore che gli facilita il lavoro. Ma se è più semplice accedere alla pubblicazione con una casa editrice medio-piccola, qui ci si deve attendere che parte della promozione sia proprio a carico dello scrittore stesso.

Il marketing nascosto degli influencer

A proposito del web marketing, ha fatto molto scalpore la creazione del corso di laurea per diventare influencer da parte dall’università telematica e-Campus. Nel nostro paese si è gridato allo scandalo, mentre dall’estero ci osservano incuriositi, dato che già l’Accademia del Lusso, la scuola di moda di Milano, ha un corso in Fashion & Luxury Influencer. In realtà si sta cercando di regolamentare un settore dove girano parecchi soldi e molti lucrano con corsi, contro corsi e corsini di dubbio valore.
Quali materie prevede il nuovo percorso Influencer, quale specializzazione del corso di laurea in Scienze della Comunicazione?

Semiotica e filosofia dei linguaggi
Informatica
Estetica della comunicazione
Sociologia dei processi economici
Tecnica, storia e linguaggio dei mezzi audiovisivi
Organizzazione aziendale
Diritto dell’informazione e della comunicazione
Metodologia della ricerca sociale
Lingua inglese
Sociologia della comunicazione e dell’informazione
Psicologia della moda
Sociologia della moda
Progettazione, processi e comportamenti organizzativi
Linguaggi dei nuovi media
Etica della comunicazione
Social media marketing
Lingua spagnola
Laboratorio di scrittura istituzionale e pubblicitaria
Laboratorio di scrittura
Laboratorio di lettura dell’immagine
Organizzazione di eventi e ufficio stampa
Semiotica del testo
Psicologia della comunicazione
Intercultural communication of multi-level political and social processes (trad. Comunicazione interculturale dei processi multi-livello politici e sociali)
Diritto privato
Comunicazione d’impresa
Antropologia giuridica e comunicazione dei sistemi culturali
Storia della televisione
Governance dell’Unione Europea
Storia del giornalismo
Urban and territorial marketing (trad. marketing urbano e territoriale)
Gestione delle imprese e marketing
Psicologia del lavoro
Strategia d’impresa e gestione della comunicazione
Diritto sindacale e delle relazioni industriali
Web content marketing
Marketing automation & e-reputation management (trad. Automazione nel marketing e gestione della reputazione digitale)

A parte le materie riguardanti la moda e la televisione, credo che tutte le altre potrebbero essere interessanti anche per gli scrittori.
Non c’è nulla di sbagliato in questo percorso di studi, l’errore semmai è pubblicizzarlo come se automaticamente fornisse l’accesso ai redditi milionari di influencer quali Chiara Ferragni o Marco Montemagno. Non è così.
Ma d’altro canto ci sono influencer che tutto questo se lo sono studiato a parte, faticando parecchio tra manuali, articoli su stampa specializzata, consigli di chi già lavorava, anche errori di altri serviti a mostrare la giusta direzione. Senza nessun titolo di laurea, hanno ottenuto risultati più o meno eclatanti. Non dipende solamente dall’impegno: nel caso degli influencer è anche una questione di carattere, così come per gli scrittori è anche una questione di talento. Ma resto fermamente convinta che gli scrittori possano imparare qualcosa anche dagli influencer. 😉

Competenze finanziarie

Per capire se la strada giusta per noi è l’editoria tradizionale o il self publishing occorrono anche delle competenze di finanza personale. Nel bolletino Navigare informati Le figure professionali della scrittura abbiamo visto tutti i professionisti che entrano in gioco nella filiera editoriale e alcuni di questi, a seconda della direzione scelta, devono essere pagati dallo stesso autore. Occorre quindi capire quanto esporsi ancora prima di giungere alla firma di un contratto di edizione o quando investire nel proprio percorso di self publisher.

Categoria a parte è l’Editoria A Pagamento, EAP per gli amici, dove le case editrici richiedono un contributo in denaro, a volte truccato da servizio di editing o di promozione, più o meno oneroso (si vocifera di cifre variabili dai 1.300 euro fino agli 8.500 euro). Il problema dell’EAP è che spesso si fanno passare come l’unica forma possibile di editoria, che tutti gli editori si comportano così con gli esordienti, che è necessario pagare almeno la prima stampa, garantendo un determinato numero di vendite. Non è vero.
Inoltre alcuni di loro fingono di avere una rete di distribuzione capillare, quando invece invieranno qualche copia giusto alle librerie della vostra zona dove si aspettano che voi controlliate. Fate verificare dagli amici più lontani su uno qualsiasi dei loro ultimi titoli pubblicati a catalogo.
Comunque, l’EAP non è il male assoluto, se l’autore è cosciente del tipo di contratto che gli viene offerto: per qualcuno potrebbe anche risultare una scelta migliore del self publishing.

Un paio di conti vanno fatti anche per i servizi promozionali all’interno delle librerie fisiche.
Il sito di Passione Scrittore, in collaborazione con il gruppo Mondadori, mette in vendita gli spazi di presentazione, gli spazi a scaffale, gli spazi nella rivista e quelli nella newsletter del gruppo Mondadori. Ad oggi il servizio di presentazione prevede un “contributo di attivazione” (iscrizione?) di 149 euro e un impegno da parte dell’autore a garantire la vendita di almeno 25 copie del volume (se non le vende, le acquista l’autore stesso). Il solo firmacopie costa 129 euro e la vendita/acquisto di almeno 20 copie del volume al termine del firmacopie. Il servizio di esposizione con un numero di copie permanenti a scaffale per un mese costa 199 euro e la vendita/acquisto della tiratura scelta (a partire da 5 copie). La stessa esposizione di una sola copia (e quindi l’ordine dei lettori per la loro copia) costa invece i soli 199 euro, senza obbligo di vendita/acquisto di altre copie. L’esposizione sulla bacheca delle ultime novità (chiamata Ziggurat) per un mese costa 479 euro. L’inserimento in rivista Mondadori (il cartaceo gratuito distribuito nelle colonnine fuori dai negozi) costa 399 euro e quello in una newsletter settimanale invece 149 euro.
Non è difficile immaginare che anche per gli altri gruppi editoriali ci sia la stessa tipologia di prezziario, solo che non è pubblica, rimarrà confinata alle decisioni di investimento del singolo autore/libro/casa editrice del gruppo.

Ne vale la pena? Dipende da voi.
Certamente si tratta di un’occasione di arrivare direttamente in libreria, soprattutto organizzare una presentazione al pubblico che difficilmente si ottiene da soli. Solo voi però sapete quanto budget avete a disposizione per la vostra scrittura, quanto ci potete investire, sempre valutando bene i rientri di capitale attesi. Capita purtroppo che si decida di fare sacrifici economici senza capire quanto davvero si potrà ottenere da questa o quell’altra strategia. Il rischio è di trovarsi il salotto pieno di copie invendute.

Anche determinare a quale prezzo mettere in vendita il proprio ebook in self publishing è una competenza non da poco.
In Economia, sappiamo che il prezzo è il punto di equilibrio tra domanda e offerta. Ma per un esordiente, non c’è alcuna domanda del suo libro in uscita, mentre l’offerta è massima. Impostare un prezzo basso consente di vendere di più, ma rischia di non coprire i costi già sostenuti qualora la vendita del libro non dovesse alzarsi adeguatamente. Ad un prezzo elevato, la domanda dei lettori sarebbe scoraggiata per un autore sconosciuto. Per fortuna si possono anche studiare periodi di sconti promozionali per attirare nuova clientela.

Soprattutto per il self publishing è in arrivo un altro interessante strumento che potrebbe modificare radicalmente il settore editoriale: la Distribuzione estesa di Amazon, per cui i romanzi in self publishing di Amazon saranno disponibili alle librerie fisiche di tutto il territorio italiano che ne faranno richiesta ai loro distributori di zona.
La percentuale di royalty di questa opzione è pari al 40% del prezzo di listino stabilito nel canale di distribuzione al momento dell’acquisto, meno i costi di stampa, le imposte e le trattenute applicabili. Dunque ha un costo maggiore della vendita diretta da Amazon, che riserva il 60% di royalty all’autore. Ma è uno strumento importante per giungere nelle vetrine delle librerie, una volta che i librai avranno dato fiducia al vostro prodotto.

Chi fa da sé, fa per tre

Sento già le vostre rimostranze…
Già è difficile scrivere e arrivare alla stesura di un romanzo, dopo bisogna anche metterci in conto il blogging, il marketing e tutto il resto? Voglio fare lo scrittore, mica gestire un ufficio stampa o un’impresa digitale!
Il problema è che se non abbiamo (e non vogliamo acquisire) queste competenze, ci tocca pagare qualcuno che se ne occupi per noi, con il rischio poi che la scrittura diventi appannaggio delle persone benestanti.
Non di meno, se per il self publishing è una mera questione di sopravvivenza (se non vendi il tuo prodotto non sarai più motivato a scrivere e qualsiasi strumento ti aiuti a vendere è un bene), per chi è alla ricerca di un editore è probabilmente anche peggio, perché la necessità non è evidente: dovendo scegliere tra uno scrittore mediocre ma che sa promuoversi al pubblico e uno scrittore eccellente ma che non spiaccica parola, chi preferirà l’editore, che è pur sempre un imprenditore con i conti da far quadrare a fine mese?

Non è giusto, ma questo è il sistema.
E se volete farne parte, dovete accettarlo. Almeno finché non avrete il potere di cambiare le regole. (Purtroppo però non conosco nessun autore che raggiunta la vetta di un contratto editoriale con i Big si sia guardato indietro per cambiarle davvero…)

Cosa possiamo aggiungere?

In qualsiasi settore vi cimentiate, viene premiata la proattività, la capacità di anticipare le richieste degli altri, studiando apposite soluzioni di propria iniziativa. La scrittura non fa eccezione.
Quali competenze sentite che mancano al vostro percorso di pubblicazione, più che di scrittura?

Il talento da solo vale poco.
Ciò che separa il talentuoso dalla persona di successo è il duro lavoro.
Stephen King

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Comments (29)

Marina

Ott 20, 2019 at 10:14 AM Reply

Quali competenze mancano? TUTTE!
No senti, cara Barbara, io mi sono tirata fuori da tutto sto ambaradam: ma siamo matti? Scrivere è un’impresa epocale e io non ho nessuna voglia di combattere questa guerra. Strada facendo ho perso molto entusiasmo nel sogno di vedere il mio nome su un libro pubblicato da una casa editrice o quello di arrivare negli scaffali di una libreria. Lo so, è più facile pensare che questo discorso venga dalla volpe di fronte all’uva, ma so che, nel mio caso, non è così: ho davvero perso l’interesse verso tutta la macchina che si attiva quando si entra nel settore “scrittura fatta come si deve” (perché ho archiviato l’argomento selfpublishing già da qualche anno) e sentire la brava editor che mi dice: “lasciate ogni speranza, voi ch’entrate” o leggere resoconti dettagliati come questo tuo mi sgomentano e mi fanno dire: ma chi me lo fa fare, per carità!

Argomento “influencer”: io, nonostante tutto lo trovo terrificante, sono una conservatrice, le novità non mi entusiasmano mai, soprattutto quando poggiano su esigenze considerate prioritarie che per me invece non lo sono affatto. E rido quando leggo tutte quelle materie; a parte le lingue, sarei curiosa di capire l’efficacia
di altre competenze e mi piacerebbe interrogare le scienziate “influencer” che spopolano sul web sull’ “Intercultural communication of multi-level political and social processes” Dai, ma che c… significa comunicazione interculturale dei processi multi-livello politici e sociali? Siamo seri!

Barbara Businaro

Ott 21, 2019 at 8:54 AM Reply

Intanto non è vero che ti mancano tutte: hai un blog ben avviato, con una base di lettori e commentatori forte, con contenuti che stimolano sempre lo scambio di riflessioni. Non sottovalutare il suo valore!
Di sicuro non ti mancano nozioni di Diritto e credo anche Economia (un’amica che studiava Giurisprudenza mi parlava anche di esami in materie economiche, o forse dipende dall’indirizzo?) Tutto il resto non è così difficile da assimilare, un passettino alla volta.
Sulle influencer, come dicevo, quello lì è un corso di laurea in Scienze della Comunicazione che hanno pubblicizzato malamente, anche perché proprio analizzando gli influencer attuali ti rendi conto che qualcuno c’è arrivato lavorando duramente, con una strategia di fai-da-te per anni e anni (pensa ad una Clio Make-up che è approdata in televisione dopo tre anni di gavetta su YouTube e 60 milioni di visualizzazioni dei suoi video), e per altri è stata un’intuizione al momento giusto (Chiara Ferragni ha cominciato a soli 20 anni a condividere i propri “outfit” su Flickr, c’è da dire che non tutti potevano permetterseli…) Ed è comunque una questione di carattere, perché c’è chi ci prova a ripetere lo stesso percorso, ma non ha lo stesso “appeal” sul pubblico.
Sull’Intercultural Communication c’è parecchia saggistica, tutta in inglese ovviamente. Per quel che ne ho letto, si tratta di analizzare le differenze comunicative di diverse nazioni e culture: un post che potrebbe essere considerato ironico e divertente da noi, una battuta o una freddura, potrebbe essere scambiato per un’offesa dall’altra parte del mondo. La semplice traduzione in lingua espone a questi rischi. Presumo che se ti prefiggi di diventare influencer di moda (e quindi potenzialmente senza confini) si debba stare attenti anche a questo.

Marco Amato

Ott 20, 2019 at 11:19 AM Reply

Quanto hai ragione.
Il corso di laurea per diventare influencer è molto importante. Chi lo deride è alla stessa stregua di chi ai primi del ‘900 sghignazzava per chi guidava le prime automobili perché il mondo era sempre andato a cavalli.
Molti non hanno compreso che siamo nell’epoca migliore di sempre dove la selezione non avviene più dall’alto, ma dal basso.
Quanti poeti ci siamo persi nel passato soltanto perché nessun mecenate li proteggeva? Senza questa figura che prendeva sotto la sua custodia l’artista non avremmo avuto Virgilio, Dante e Ariosto. Ci saremmo giocati gran parte dei grandi compositori prima di Beethoven — che in qualche modo è stato fra i primi a imporsi per vivere dei proventi d’artista.
E anche fino a pochi anni fa, chi voleva fare il regista doveva essere scelto da qualcuno che aveva fiuto. Così come lo scrittore e tanti altri. Ma siamo sicuri che non ci siamo persi per strada grandi registi perché i poveretti non hanno avuto la botta di sedere di trovare la persona giusta al momento giusto?
L’era moderna ha azzerato tutto questo. I mezzi tecnologici hanno sbaragliato una concezione vecchia di migliaia di anni.
Se uno è bravo a fare il comico su Youtube, emerge per un suo seguito personale. E questo meccanismo si differenzia in scala su tutti i settori. Dalla makeup artist, allo psicologo, all’editor. L’editor che conosciamo entrambi, mentre le esponevo le mie teorie che molti reputano folli, mi diceva che avevo pienamente ragione. Più posta contenuti gratis sui social, più aumentano i suoi clienti che pagano.

Siamo di fronte a una sorta di selezione della specie. Chi non riesce ad adattarsi a queste nuove tecnologie, chi non si apre per cogliere queste nuove opportunità, resterà sempre più ai margini. Perché i nuovi talent scout di oggi, non andranno più a sforzarsi, a rischiare lo sconosciuto, quando già possono pescare chi piace con estrema certezza. I nuovi registi nascono e nasceranno da questo, da chi con un telefonino gira un corto e si becca un milione di visualizzazioni.
Se tu produttore devi affidare un budget di milioni di euro, a chi ti rivolgi, a quello talentuoso incognita o a quello che già spacca?

Io voglio soltanto scrivere, dice lo scrittore. Complimenti per il colpo di genio. Siamo in due.
Ma la realtà è la realtà. E la realtà ci racconta una storia triste. Gli scrittori sono nell’ordine della decina di migliaia solo in Italia. I libri pubblicati ogni anno sono quasi 70 mila. E di narrativa novità almeno 30 mila senza contare l’esercito dei self. Se siamo di fronte a un eccesso d’offerta, d’altra parte c’è una scarsità della domanda. Il risultato è una vendita di libri frantumata in mille rigagnoli che non diventeranno mai nemmeno un torrente.
Per questo o lo scrittore riesce a sommare su di sé maggiori competenze, riesce a proporsi in maniera diversa costruendo una sua base di lettori, oppure se la vedrà molto dura. L’unica prospettiva davanti a sé è scrivere per pochi intimi. E io seguo molti scrittori tra virgolette “arrivati”. Leggo i loro commenti. Molti di questi che pubblicano con i top editori sospirano: magari avessi venduto pure io mille copie. Quando uno di costoro vende 5 o 10 mila è già lì che se la tira guardando tutti dall’alto in basso.
Di recente ho detto a un direttore editoriale che lo scrittore deve farsi carico dell’80% della promozione e l’editore soltanto del 20%.
A queste parole ha avuto un orgasmo neanche fossi stato una donna con le tette sbandierate in chat.
Ma a me pare ovvia questa affermazione. L’editore lo sa bene che una volta lanciato, lo scrittore aumenta il suo potere contrattuale e per il romanzo successivo potrà scegliere il migliore offerente. Certo, se un autore fa il botto l’editore è felice, ma meglio tirar profitto da tutti gli scrittori in catalogo che puntare su di un unico cavallo vincente che alla prossima gara si potrebbe ritrovare con la scuderia avversaria.
Allo scrittore tocca l’80% della promozione, che sia self o pubblicato da editore. Perché la carriera è la sua. Come se un atleta chiedesse al mister; corri tu al posto mio. Eh no, il mister ti può farti correre in piste sempre migliori, ma le gambe, e il sudore, e l’allenamento, e la fame di vittoria, sono a carico tuo. Le olimpiadi sono un sogno, ma devi sbatterle quelle gambe, se non vuoi restare fermo allo start.

Barbara Businaro

Ott 21, 2019 at 8:55 AM Reply

Ma non avevamo abolito i commenti lunghi?! Il tuo è un altro articolo! 😀 😀 😀
La tua disamina è corretta, purtroppo. Non abbiamo certezza che la letteratura giunta sino a noi sia il prodotto migliore di ogni epoca, ma la sua diffusione (e conservazione) ha garantito che arrivasse al futuro. Mi viene in mente il film “Il club degli imperatori” con Kevin Kline nei panni di un professore di Storia in un college esclusivo. Ai suoi alunni chiedeva “Chi era Shutruk-Nakhunte?” e nessuno sapeva rispondere. Shutruk-Nakhunte era un importante re dell’Elam, che aveva combattuto epiche battaglie, ma siccome in pochi ne avevano esaltato le gesta al suo tempo, non figurava nei comuni libri di Storia.
Tra l’altro nel corso del film il college deve eleggere il nuovo Rettore e il professor Hundert si attende di ricevere la nomina, in quanto professore di cattedra più anziano. Il comitato invece nominerà un giovane professore, più abile a intrattenere i rapporti con i finanziatori e le pubbliche relazioni con la stampa, quel che occorre veramente ad un Rettore. Dice niente?
D’altra parte, l’80% della promozione all’autore e solo il 20% all’editore mi sembra una suddivisione esagerata, a danno dell’autore. Dimentichi infatti le royalties percepite nell’editoria tradizionale, che sono una miseria. Qualcuno parla del 3% e qualcuno del 5% sul prezzo di copertina. Qualcun’altro ha messo un 8% ma solo dopo aver venduto le prime 1000 copie, per le quali invece non si percepisce nulla. Tu sei abituato a ragionare nei termini del self publishing, ovvero il 70% di royalties per gli ebook di Amazon. E grazie!
Il paragone con l’atleta non è preciso: l’atleta corre con le sue gambe, così come lo scrittore scrive di testa sua. Il prodotto finale dell’atleta è la gara, il prodotto finale dello scrittore il romanzo finito. Nessuno dei due si occupa di promozione. Per quelli ci sono gli sponsor! 😉

Sandra

Ott 20, 2019 at 12:32 PM Reply

Credo di avere la competenza di saper scrivere, l’ho dimostrato, e sono una buona comunicatrice, ho una piccola competenza finanziaria, chiamiamola risorsa, che ho deciso di spendere per un ultimo tentativo, spero ancora che, nonostante sia perfettamente d’accordo con te, tra tutte queste competenze necessarie prevalga la qualità del testo, come quando a scuola studiai il “pacchetto turistico” all’interno del quale ci sono mille cose, ma la prima era il territorio, il direttore di un noto Hotel di Venzia, disse “prima vendo Venezia e poi la mia struttura”.

Barbara Businaro

Ott 21, 2019 at 8:55 AM Reply

Il mio dubbio, che con gli anni purtroppo sembra voler diventare certezza, è che Venezia qui sia l’autore, il primo che si presenta sotto il naso all’editore, e che la struttura sia il manoscritto, soprattutto perché richiede una lettura lunga, che per l’editore è già un investimento in termini di tempo. 🙁

Stefano

Ott 20, 2019 at 12:56 PM Reply

Molto bello, puntuale, preciso e, per tutto questo – per me – scoraggiante assai. Rimarranno poi misteriosissimi quegli imprevisti pianificabili che lo scrittore, come dici, deve avere la capacità di affrontare “la capacità di pianificare e di affrontare gli imprevisti”: se per loro natura sono imprevisti come si possono pianificare?

Barbara Businaro

Ott 21, 2019 at 8:56 AM Reply

Colpa mia caro Stefano. La frase va riscritta in “la capacità di pianificare e la capacità di affrontare gli imprevisti”.
Giustamente gli imprevisti non si pianificano, per loro stessa natura. Anche se l’esperienza ti porta a intuire qual è il punto debole di ogni cosa. 🙂

Grazia Gironella

Ott 20, 2019 at 2:08 PM Reply

Innanzitutto, grazie! Non mi sento questo grande esempio, ma a pensarci bene mi sono fatta un discreto mazzo con il cambio di piattaforma, perciò accetto la coccarda e gonfio il petto. 😉
Tutto quello che dici è vero, sensato, condivisibile. Quelle competenze servono. Nella realtà, però, mi barcameno a fatica tra un obiettivo e l’altro, cercando di superare le mie difficoltà e avversioni, e al tempo stesso mantenendo al primo posto la scrittura nuda e cruda. I risultati sono ben lontani dall’essere proporzionali agli sforzi fatti. Lo scontro tra il megaimpegno richiesto dallo scrivere-vendere e le copie vendute (perché suona brutale, ma chi scrive vuole raccontare le sue storie a qualcuno) è epocale, e fa scintille anche adesso che mi sono fatta un quadro realistico della situazione. C’è poco da dire: se si cercano soddisfazioni materiali conviene dedicarsi ad altro; ma se invece si vuole proprio scrivere… tanto vale farlo, e divertirsi. 🙂

Barbara Businaro

Ott 21, 2019 at 8:56 AM Reply

Se scrivere è una passione prima di tutto, lo fai e basta, non pensi ad altro perché ti stai semplicemente divertendo.
Il problema si pone quando si vuole trasformare una passione in un lavoro. E lì allora ci si scontra con il mercato e tutte le sue feroci leggi. I risultati non sono mai garantiti, ma non conosco nessuno che abbia avuto un buon risultato al primo colpo. Quando arrivano al successo (qualsiasi connotazione vogliamo dare a questo termine), si dimenticano di tutte le volte che il risultato era pessimo. 🙂

Darius Tred

Ott 20, 2019 at 6:53 PM Reply

Diciamo che tutte quelle competenze ti servono nel momento in cui decidi di voler vivere di scrittura.
Ma nel momento in cui i tuoi obiettivi sono altri, non è affatto necessario essere un guru poliedrico e multidisciplinare.

Barbara Businaro

Ott 21, 2019 at 8:57 AM Reply

Assolutamente vero, e infatti è nella premessa: “mettere insieme una storia originale, con l’alternarsi di personaggi ben ideati, farla anche passare al vaglio di un editor professionista, non è più sufficiente per arrivare alla pubblicazione e ai lettori.
Se l’obiettivo non è vendere a tanti lettori, allora il problema non si pone. 😉

Luz

Ott 20, 2019 at 8:32 PM Reply

Molto interessante questa argomentazione. È innegabile che oggi essere autori richieda di non limitarsi alle sole competenze scrittorie, ma andare oltre. Se si è negati per l’autopromozione mediante blog, social, smanettamenti di grafiche ecc. oggi si è condannati in partenza, come tu in sostanza scrivi, o perlomeno, possedere l’intenzione di investire del denaro.
La materia è difficile, si cade spesso nell’errore di stare facendo bene. Ne è testimone la mia campagna di promozione del laboratorio teatrale ragazzi. Ho sponsorizzato alcuni post su Fb e Instagram, eppure a fronte di un moltiplicarsi di like e commenti, i nuovi iscritti al laboratorio non ci sono arrivati tramite questi mezzi.
Medito di affidare il prossimo anno il tutto a un esperto, che magari non sia esoso perché siamo una piccola realtà e non posso permettermi campagne di migliaia di euro (né mi servirebbe accogliere tutti questi allievi). Più che altro ne ho bisogno al momento di promuovere uno spettacolo, perché fare pubblico è davvero difficile.
E dire che ho seguito tre giorni di corso di marketing per il teatro. 🙁

Barbara Businaro

Ott 21, 2019 at 8:57 AM Reply

Purtroppo i like e i commenti non sono indice che la sponsorizzata stia facendo il suo lavoro. La vera valutazione va fatta sulla percentuale CTR (Click Through Rate), la percentuale di click effettivi sul post sponsorizzato (che dovrebbe avere un link ad una pagina di registrazione/richiesta informazioni) rispetto alle visualizzazioni. La CTR media sulle sponsorizzate in bacheca nel secondo quarter del 2019 risulta essere del 1,20% (Fonte: Adstage). Ovvero su 100 persone che vedono quel posto, solo 1 ci cliccherà davvero (sono esclusi like e commenti, che sono conteggiati come Interazioni con i post – Post Interaction). Su Instagram le cose si complicano ulteriormente, perché i link verso risorse esterne sono abilitati sulle Stories solo al raggiungimento di 10.000 followers. L’unico link possibile per gli altri è sulla bio nel profilo, sotto il nome.
Non è una materia semplice, nemmeno per chi ci lavora anche perché le cose cambiano velocemente. Inoltre diventa più difficile per una realtà locale come un laboratorio teatrale.

Giulia Mancini

Ott 20, 2019 at 9:28 PM Reply

Caspiterina hai scritto un articolo molto completo sull’argomento! Sai che il piano di studi ha delle materie molto belle, molte materie si possono ritrovare anche in un piano di studi economico indirizzo aziendale, anche se credo che oltre allo studio sia necessario avere delle doti innate per diventare influencer, per esempio una certa dose di esibizionismo, inteso in senso buono (io per esempio sono piuttosto timida) poi ci sono altre qualità, come la comunicazione, che si possono sviluppare con l’esercizio. Devo dire che in questi anni di self publishing ho imparato moltissimo in termini di scrittura (credo sia migliorata), di blogging, di grafica (l’ultima cover del mio romanzo breve l’ho fatta io e sembra sia stata apprezzata) e di comunicazione sui social (qualcosina ho imparato anch’io…) sono ancora tante le cose da imparare, ma tutto dipende da quanto la mia voglia di scrivere mi sosterrà ancora.

Barbara Businaro

Ott 21, 2019 at 8:58 AM Reply

E pensare che mentre scrivevo questo articolo ho fatto una fatica bestiale a sbrogliare la matassa di pensieri sull’argomento, e non credo di aver scritto tutto! 😀
La strategia di un influencer non è esattamente replicabile, perché è chiaramente qualcosa legato alla persona stessa. Possiamo però osservarli e cercare di adeguare il loro metodo di comunicazione al nostro settore, senza ovviamente scimmiottarli.
Giusto ieri vedevo questo pezzo di intervista di Marco Montemagno a Fedez, Cosa funziona sui social: Comunicazione vs. Percezione (l’intervista completa qui: 4 chiacchiere con Fedez) in cui Fedez spiega di essersi allontanato da Facebook che oramai è diventata una cloaca, piena di utenti più orientati allo scontro che alla vera comunicazione, a favore di Instagram dove a funzionare davvero sembrano essere solo le Stories. Concetti da tenere a mente anche per la promozione editoriale?!

Nadia

Ott 21, 2019 at 9:17 AM Reply

Niente da eccepire sul tuo articolo non fosse che tutte queste qualità in una sola persona sono davvero difficili se non rare da trovare. Perché spesso, accanto a un forte desiderio di arrivare nella vetta editoriale, c’è la realtà con le sue pretese quotidiane. C’è il poco tempo da dedicare alla propria passione, la stanchezza data dal lavoro, la poca concentrazione per ottmizzare i tempi, la mancanza di fondi da investire… Eppure si scrive solo per passione.

Barbara Businaro

Ott 21, 2019 at 1:36 PM Reply

Non sono qualità da trovare, ma competenze da raggiungere un gradino alla volta, che nessuno “nasce imparato”. La realtà quotidiana affligge tutti, gli unici che non hanno problemi sono due metri sotto terra. Siamo tutti stanchi del lavoro o delle incombenze casalinghe, preoccupati per i figli o per un famigliare anziano, con un’agenda piena di impegni che si accavallano pure. Eppure se si scrive per passione, qualcos’altro lo si lascia indietro perché non ha lo stesso interesse. Per dire, io non cucino più torte (che tanto non posso mangiare, e sembra un stupidaggine ma almeno un’oretta va via) e non vado più al cinema (che tra spostamento, parcheggio, code, pubblicità e caos all’uscita, conviene un film acquistato in streaming). Tante volte poi rinuncio anche alle uscite, perché ho un obiettivo ben preciso in mente e se gli amici non riescono a comprenderlo… che amici sono?! 😉

Marco

Ott 21, 2019 at 9:48 AM Reply

Spesso mi dico che scrivo troppo e che invece dovrei badare a fare altro: per esempio costruire “davvero” una piattaforma di lettori.
Se usassi meglio il canale YouTube probabilmente venderei di più. Ma al momento noto che se parlo della mia scrittura le visualizzazioni sono sempre piuttosto basse. Evidentemente, sono abituati a vedermi parlare dei libri altri, non dei miei. Forse non gradiscono? Boh!

Barbara Businaro

Ott 21, 2019 at 1:36 PM Reply

E se provassi a parlare dei tuoi libri come se fossero di altri?
Ovviamente questa è una provocazione, ma dalla provocazioni scaturiscono riflessioni interessanti e idee geniali. Chissà 😉

Maria Teresa Steri

Ott 21, 2019 at 11:11 AM Reply

Tutto qui?! dimenticato niente? Dillo che stai cercando di far fuori un po’ di concorrenza, spaventandoli!
Che dirti, hai fatto un ottimo lavoro di raccolta, senz’altro se si vuol fare della pubblicazione un lavoro vero e proprio, con risultati al top, occorre avere competenze approfondite. D’altra parte il tempo è quello che è (e bisogna tenersene un po’ da parte per scrivere), quindi nella realtà si è costretti a destreggiarsi tra una cosa e l’altra facendo del proprio meglio. Ed è così per me, soprattutto in questo periodo. Con tutta la buona volontà, non potrei fare di meglio.
Tra l’altro, sto aiutando un autore a pubblicare un suo scritto ed è rimasto colpito dalla mole di lavoro che c’è da fare, ben oltre il semplice scrivere. Mi sa tanto che da fuori sembra tutto facile…

Barbara Businaro

Ott 21, 2019 at 1:37 PM Reply

Tana! Mi hai scoperto! Sto proprio cercando di sbaragliare la concorrenza…io che non ho ancora pubblicato proprio niente! 😀 😀 😀
Non credo che tu dovresti fare meglio, per me Maria Teresa tu sei già un altro esempio virtuoso. Come self publisher (e quindi tutto ma proprio tutto sulle tue spalle) riesci a sfornare quasi un libro all’anno, o ogni due anni. Non è male! Nemmeno gli editori, macchina oliata che dovrebbe fare solo quello, riescono a pubblicare un libro all’anno dei loro autori, anche quando gli autori sono prolifici!
Eh sì, chi non ha mai avuto a che fare con tutto questo, non riesce a capirne la complessità. Giusto ieri sera, che sono comparsi magicamente due libri pubblicati da parenti lontani, mi sono ritrovata a spiegare per l’ennesima volta (perché non mi leggono né mi ascoltano…) la differenza tra editoria tradizionale, Editoria A Pagamento o EAP e self publishing. La frase più bella? “Beh, è normale pagare per essere pubblicati, no?” Indovina la mia risposta…

Maria Teresa Steri

Ott 22, 2019 at 9:57 AM Reply

😀 😀 😀 Direi che hai reso bene l’idea!
In effetti anche a me è capitato di sentire quella frase infelice, ti cadono proprio le braccia! L’hanno detta anche a me quando cercavo per la prima volta affannosamente una casa editrice, e in modo anche un po’ acido del tipo “non crederai mica di pubblicare senza pagare, vero?”.
Grazie comunque per quello che hai detto ^_^

Daniele

Ott 21, 2019 at 1:05 PM Reply

Un blog attivo rafforza la candidatura per un incarico nella comunicazione o nel marketing? Dipende da tante cose: in primis da come scrivi. Ho visto blog attivi, ma di blogger che non sanno scrivere per il web, quindi dubito siano candidati per la comunicazione.

Riguardo alle competenze, ho qualche riserva. Per la grafica: a che gli serve?
Economia: non ci vuol molto a capire quanto si potrà investire.
Dialettica: o sei portato a parlare in pubblico oppure no. Io no 🙂
Diritto: a grandi linee forse, ma dubito che più tanto possiamo capire e non sempre un autore può discutere del suo contratto.

Barbara Businaro

Ott 21, 2019 at 6:51 PM Reply

Se un blogger non sa scrivere per il web, ha un blog caricato online, ma difficilmente “attivo” nel senso pieno del termine: lettori, commenti, affiliati, menzioni, condivisioni.
La grafica serve a non avere un blog brutto, a scegliere l’immagine migliore per il contesto e adattarla alle proprie esigenze. Probabilmente non te ne rendi conto, perché come illustratore dai per scontate le tue competenze. 😉
Sull’Economia no, fidati che c’è gente che non sa fare quattro conti tra entrate e uscite. O si dimentica di imputare i costi impliciti, quelli che possono fare la differenza.
Sulla Dialettica ci si può lavorare, Dale Carnegie ha insegnato per anni nei suoi corsi a parlare in pubblico, dal più piccolo venditore ai grandi manager americani. I suoi libri ancora oggi sono presi come Vangelo, perché il suo metodo è senza tempo.
Sul Diritto, magari l’autore non può discutere il suo contratto, ma può studiarlo prima di farsi fregare… 😀

Giovanni

Ott 23, 2019 at 6:07 PM Reply

Secondo me tutte queste competenze non ce le hanno nemmeno nelle GROSSE case editrici, figuriamoci altrove. Qualcuno che riesce a incanalare il discorso di tante vendite esite, a prescinedere dalle competenze elencate. Sono sotto il naso di tutti, ma non aggiungo altro. Mai si voglia che qualcuno dica di me: “È un invidioso e non sa dire o fare altro”.

Mi hai convinto.
Levo pure io mano. Vado fuori, faccio altro, mi diverto di più 🙂 .
Sta scrittura… du’ palle. 😀

Barbara Businaro

Ott 23, 2019 at 8:26 PM Reply

Come diceva il saggio Tonino Guerra in un vecchio spot sulla tecnologia… “Giovanni, l’ottimismo è il profumo della vita!”
Perciò resta, riprendi in mano la penna, la fiducia in te stesso e combatti per la tua scrittura! 😀

Renato Mite

Ott 24, 2019 at 2:29 PM Reply

Articolo molto esaustivo, complimenti.
Io sono della stessa idea. Dopo aver affinato la propria scrittura, oggigiorno un autore deve sviluppare necessariamente abilità pertinenti alla promozione. L’informatica è una mia passione, quindi da quel punto di vista sono in grado di muovermi agevolmente, ciò che mi manca credo sia una maggiore fluidità nell’interazione sui social.
Per quanto riguarda il modo di pubblicarsi, ho provato con l’editoria tradizionale ma ho lasciato perdere. Ora sono convinto di procedere con il self-publishing anche per acquisire le svariate abilità necessarie alla promozione.
Poi se il connubio con un editore dovesse avvenire, sarà come scriveva Umberto Eco in una lettera agli aspiranti scrittori, cioè dopo molta gavetta, dopo essere migliorato e quando sarà l’editore a scoprire una mia storia.

Barbara Businaro

Ott 24, 2019 at 7:13 PM Reply

Grazie Renato. Magari è proprio l’informatica a farci vedere la questione dallo stesso punto di vista, chissà. 🙂
Credo che ognuno debba trovare la propria via per la pubblicazione, senza essere chiusi completamente ad altre soluzioni. Se ci si trova bene con il self publishing non è detto che un giorno si accetterà un contratto da un editore tradizionale, e viceversa. Mai dire mai, che ogni esperienza porta comunque a nuove competenze.

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