Buona vita a tutti. I benefici del fallimento e l’importanza dell’immaginazione di J.K.Rowling

Buona vita a tutti. I benefici del fallimento e l’importanza dell’immaginazione
di J.K. Rowling

Per chi ancora non conoscesse l’autrice di Harry Potter (davvero?!), J.K. Rowling ha attraversato parecchie tempeste, prima di vendere 450 milioni di copie di libri, tradotti in ottanta lingue e otto film di successo, più gli altri romanzi scritti successivamente con lo pseudonimo di Robert Galbraith.
Dopo una brillante carriera universitaria, inizialmente lavorò ad Amnesty International a Londra poi si trasferì in Portogallo, dove si sposò ed ebbe una figlia. Nello stesso anno però si separò e si trasferì con la bambina dalla sorella, iniziando un periodo di depressione, che la costrinse a vivere di sussidi statali. Come lei stessa scrive, fu un periodo alquanto buio della sua vita, ma continuò fermamente a scrivere la storia del maghetto, delineando i personaggi e i fatti salienti di tutta la saga. Con difficoltà trovò un agente letterario e le prime dodici case editrici bocciarono il primo romanzo, Harry Potter e la pietra filosofale, come “troppo lungo”. La tredicesima fu quella giusta, la svolta.
Aveva toccato con mano la povertà, e il fallimento, prima di poter risalire dal fondo, grazie all’immaginazione.

Quando a novembre fu annunciata l’uscita di questo libro, probabilmente molti si aspettavano un manuale di scrittura complesso o un saggio motivazionale articolato, anziché un volumetto di 74 pagine, metà delle quali solo illustrate. Per alcuni una delusione, per altri una truffa editoriale. Soprattutto perché questo testo è già conosciuto in rete dal 2008, ovvero quando J.K.Rowling pronunciò questo stesso discorso per la cerimonia di laurea di Harvard.

E se vi dicessi che è comunque un ottimo affare? Soprattutto per milioni di bambini?

 

Buona vita a tutti i laureandi

Il testo di questo libro è il discorso integrale tenuto dalla scrittrice per la cerimonia di laurea ad Harvard nel giugno 2008, davanti ad una platea di professori e giovani laureandi. Proprio a loro ha cercato di spiegare cosa le ha davvero cambiato la vita e quanto avrebbe voluto sentirsi dire vent’anni prima nella stessa occasione. Harvard ha reso disponibile video e testo fin da subito, e già qualcuno si era preso il disturbo di tradurlo in lingua italiana.

Testo integrale in inglese: The Harvard Gazette – Text of J.K. Rowling’s speech
Traduzione in italiano: corriereuniv.it – Il discorso di J. K. Rowling ai neolaureati: “Non abbiate paura di fallire”

Quindi, potreste benissimo non comprarvi il cartaceo e risparmiare 10 euro (8,50 negli ipermercati). Ma il libro, in quanto oggetto, può essere esposto alla vostra vista ogni giorno, proprio lì in libreria, e ricordarvi in un attimo quanto sia vero il suo contenuto. Rileggerlo ogni tanto non vi farà male.
Se invece lo leggete ora online, andrà nel dimenticatoio nel giro di qualche giorno, una settimana al massimo.

In quanto al costo, Il libro blu delle coccole, quando uscì nel 2002, costava ben 12 euro. Per una carrellata di fotografie simpatiche di animaletti, nulla di più. In poche settimane è divenuto un bestseller mondiale.
Anzi, se lo trovate, questo è un altro libricino da tenere in libreria, per le giornate blu appunto (blue in inglese è la tristezza).

Le mie frasi preferite

Nota: la traduzione è quella che potete leggere in rete, mentre per Salani il traduttore Guido Calza ha svolto davvero un lavoro migliore, rendendo meno letterale e più colloquiale il discorso originale.

Sul fallimento

Achievable goals: the first step to self improvement.
Obiettivi raggiungibili: il primo passo verso il miglioramento personale.

I was convinced that the only thing I wanted to do, ever, was to write novels. However, my parents, both of whom came from impoverished backgrounds and neither of whom had been to college, took the view that my overactive imagination was an amusing personal quirk that would never pay a mortgage, or secure a pension. I know that the irony strikes with the force of a cartoon anvil, now.
Ero convinta che l’unica cosa che avrei voluto fare, sempre, fosse scrivere romanzi. Ad ogni modo, i miei genitori, che venivano entrambi da esperienze di povertà e non erano riusciti ad andare all’università, consideravano questa mia fervida immaginazione come una deliziosa e personale stranezza che non mi avrebbe fatto pagare un mutuo o assicurare una pensione.

[…] a mere seven years after my graduation day, I had failed on an epic scale. An exceptionally short-lived marriage had imploded, and I was jobless, a lone parent, and as poor as it is possible to be in modern Britain, without being homeless. The fears that my parents had had for me, and that I had had for myself, had both come to pass, and by every usual standard, I was the biggest failure I knew.
[…] nei soli sette anni seguenti il giorno della laurea, avevo fallito in modo epico. Un matrimonio eccezionalmente breve si era sgretolato, ed ero senza lavoro, una madre sola, e povera tanto quanto è stato possibile nell’Inghilterra moderna, pur senza aggiungere la mancanza di una casa. Le paure che i miei genitori avevano temuto e che avevo temuto io stessa, erano arrivate e, come da manuale, io ero il più grande fallimento che conoscessi.

[…] failure meant a stripping away of the inessential. I stopped pretending to myself that I was anything other than what I was, and began to direct all my energy into finishing the only work that mattered to me. Had I really succeeded at anything else, I might never have found the determination to succeed in the one arena I believed I truly belonged.
[…] fallire ha voluto dire spogliarsi del superfluo. Ho smesso di fingere di essere qualcos’altro se non me stessa, e ho iniziato a indirizzare tutte le mie energie per terminare l’unico lavoro che per me aveva importanza. Non mi occupavo davvero di nient’altro, se non trovare la determinazione nel riuscire in un campo a cui credevo di appartenere veramente.

You might never fail on the scale I did, but some failure in life is inevitable. It is impossible to live without failing at something, unless you live so cautiously that you might as well not have lived at all – in which case, you fail by default.
Non potrete mai fallire su tutta la linea come feci io, ma una certa dose di fallimento nella vita è inevitabile. È impossibile vivere senza fallire in qualcosa, a meno che non viviate in modo così prudente da non vivere del tutto – in quel caso, avrete fallito in partenza.

The knowledge that you have emerged wiser and stronger from setbacks means that you are, ever after, secure in your ability to survive. You will never truly know yourself, or the strength of your relationships, until both have been tested by adversity.
La consapevolezza che vi rialzate più saggi e più forti dalle cadute significa che, da allora in poi, sarete sicuri nella vostra capacità di sopravvivere. Non conoscerete mai voi stessi, e la forza dei vostri legami, fino a quando entrambi non saranno provati dalle avversità.

Sull’immaginazione

Imagination is not only the uniquely human capacity to envision that which is not, and therefore the fount of all invention and innovation. In its arguably most transformative and revelatory capacity, it is the power that enables us to empathise with humans whose experiences we have never shared.
Immaginazione non è solo la capacità unicamente umana di prefigurare ciò che non c’è, e perciò la fonte di tutte le invenzioni e le innovazioni. Nella sua capacità discutibilmente più trasformatrice e rivelatoria, è il potere che ci rende capaci di empatia con gli altri esseri umani le cui esperienze non abbiamo mai condiviso.

[…] I paid the rent in my early 20s by working at the African research department at Amnesty International’s headquarters in London.[…] Every day, I saw more evidence about the evils humankind will inflict on their fellow humans, to gain or maintain power. I began to have nightmares, literal nightmares, about some of the things I saw, heard, and read.[…] The power of human empathy, leading to collective action, saves lives, and frees prisoners. Ordinary people, whose personal well-being and security are assured, join together in huge numbers to save people they do not know, and will never meet.
[…] nei miei vent’anni mi pagavo l’affitto lavorando nella sezione ricerca della sede centrale di Amnesty International a Londra.[…] Ogni giorno, vedevo sempre più prove della crudeltà che il genere umano avrebbe inflitto ai suoi simili per ottenere o mantenere il potere. Inizia ad avere incubi, veri incubi, sulle cose che vedevo, sentivo e leggevo.[…] Il potere dell’empatia umana, che guida l’azione collettiva, salva vite e libera i prigionieri. Persone ordinarie, a cui non manca benessere e sicurezza, si uniscono insieme in gran numero per salvare persone che non conoscono e che mai incontreranno.

Unlike any other creature on this planet, humans can learn and understand, without having experienced. They can think themselves into other people’s places.
Diversamente da ogni altra creatura su questo pianeta, gli esseri umani possono imparare e capire, senza avere esperienza diretta. Possono immedesimarsi nella mente delle altre persone, immaginarsi al posto degli altri.

And many prefer not to exercise their imaginations at all.[…] they can refuse to know.[…]I might be tempted to envy people who can live that way, except that I do not think they have any fewer nightmares than I do. […] I think the wilfully unimaginative see more monsters. They are often more afraid.
E molti preferiscono non esercitare affatto la propria immaginazione.[…] possono rifiutarsi di sapere.[…] Potrei essere tentata di invidiare le persone che vivono in quel modo, eccetto che non penso loro abbiano meno incubi di me. […] Penso che una persona ostinatamente priva di immaginazione veda più mostri. Spesso sono molto più spaventati.

We do not need magic to change the world, we carry all the power we need inside ourselves already: we have the power to imagine better.
Non abbiamo bisogno della magia per trasformare il mondo, portiamo tutto il potere di cui abbiamo bisogno già dentro di noi: abbiamo il potere di immaginarlo migliore.

Un po’ di luce… Lumos!

Molti contestano la pessima scelta editoriale di prendere un discorso già noto e pubblicarlo come libro, tanto con il nome di J.K.Rowling si vende tutto. Memori anche dell’inghippo sorto con la pubblicazione di Harry Potter e la maledizione dell’erede, erroneamente anticipato come un nuovo capitolo della saga del maghetto, mentre invece si tratta del testo dell’opera teatrale portata in scena a Londra da Jack Thorne, su soggetto di J.K.Rowling, John Tiffany e Jack Thorne. Molti acquistarono il libro credendolo un romanzo e rimanendone ovviamente delusi.

 

I proventi di Buona vita a tutti di J.K.Rowling vanno a LUMOS

Per Buona vita a tutti, Salani ha semplicemente tradotto in italiano e adattato le illustrazioni dell’edizione originale inglese Very Good Lives: The Fringe Benefits of Failure and the Importance of Imagination
Solo per l’edizione inglese (perché in Italia nessuno l’ha scritto?) viene specificato che “As well as contributing toward university-wide financial aid at Harvard University,sales of Very Good Lives will benefit Lumos, a non-profit international children’s organization founded by J.K. Rowling, which works to end the institutionalization of children around the world.”
E più sotto: “10% of J.K. Rowling’s proceeds from the sales of the book will be donated to university-wide financial aid at Harvard University and 90% of J.K. Rowling’s proceeds from the sales will be donated to Lumos. Little, Brown Book Group (UK) and Little, Brown & Company (US) are also making a donation to Lumos.”
Ovvero i proventi della vendita del libro vanno in beneficenza a Lumos, organizzazione che viene presentata proprio nelle ultime pagine di questo testo. Lumos si occupa di riportare i bambini che stanno crescendo in un istituto alla loro famiglie, dato che nella maggioranza dei casi non sono orfani, ma provengono da situazioni di povertà. Vengono offerte cure, assistenza, sostegno. Lumos è anche l’incantesimo che trasforma la bacchetta in una torcia per illuminare il proprio cammino. “Il mio sogno” scrive Rowling, “è che, prima della fine dei nostri giorni, l’idea stessa di affidare i bambini a un istituto venga associata solo a una crudeltà da romanzo”.

Sono amareggiata di vedere che a me è bastato un click per risalire alla natura solidale di questa stampa e chi recensisce libri per mestiere non se ne è dato cura. C’è da dire che nemmeno Salani nella pagina ufficiale di Buona vita a tutti lo dichiara, ma essendo precisa disposizione dell’autrice non credo sia da mettere in discussione (o no?!).

Da parte mia, sono contenta di averlo acquistato. Penso sia anche un buon regalo per chi vuole sentirsi ispirato, magari proprio per un giovane laureando. E mi spiace per chi non ne ha compreso il significato.

Come un racconto, così è la vita: non importa che sia lunga, ma che sia buona.
Seneca

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Comments (25)

Sandra

Gen 12, 2018 at 8:53 AM Reply

Lo scopo benefico non è così evidente in effetti ed è un peccato, infatti l’ho trovato una mera operazione commerciale e 10 euro pure troppi.
Insomma non ho colto, ma adesso tu mi stai facendo cambiare idea: potere del blog!

Barbara Businaro

Gen 12, 2018 at 6:24 PM Reply

Che un lettore sfogli il libro, magari un po’ in corsa, e non si accorga dello scopo benefico, tra l’altro non esplicitamente riportato, mi pare normale. Quel che non comprendo è perché Salani, bookshop online, newsletter varie e recensioni professionali non si siano occupati di andare a fondo della questione.

Darius Tred

Gen 12, 2018 at 9:17 AM Reply

Illuminante è la parola più azzeccata per un post come questo.
Anche se, a dirla tutta, tutti i tuoi post lo sono. 🙂

P.S.: e quindi, l’unico modo per essere sicuri che i soldi dell’acquisto vadano veramente in beneficienza, è acquistare l’originale in inglese. O sbaglio?
Perché se compro la traduzione di Salani, in qualche modo l’editore ci guadagna…

Barbara Businaro

Gen 12, 2018 at 6:25 PM Reply

Anche per l’edizione originale inglese, l’editore Little, Brown Book Group guadagna qualcosina, sono i guadagni di J.K.Rowling che vanno in beneficenza, le sue royalties. L’unico modo per essere sicuri che l’edizione italiana segua lo stesso percorso sarebbe chiederne conto a Salani, anche se sarà la stessa J.K.Rowling a destinare dove vanno i proventi no? A Salani semmai è da chiedere perché non è stata pubblicizzata la cosa. Dimenticanza?

nadia

Gen 12, 2018 at 10:11 AM Reply

Ne ho sentito parlare in rete come della trovata commerciale del secolo, ora tu hai chiarito il tutto. Al solito leggerti non è solo approfondimento. Concordo, argomenti importanti forse per alcuni scontati ma invece non lo sono per nulla.
Ci farò un pensiero.

Barbara Businaro

Gen 12, 2018 at 6:27 PM Reply

Sembra Nadia che il problema sia solo nostro, del mercato italiano. Se andate a leggere recensioni sia di lettori-consumatori che di riviste e giornali esteri, sono tutti concordi che è un buon libro, oltre che un buon discorso, da leggere e rileggere spesso nella vita, e tutti indicano che i proventi vanno a Lumos.
Poi vai sui siti in lingua italiana e da novembre in qua i pareri sono contrapposti: chi lo ama, chi lo trova vergognoso. Strano no?
Mi sono chiesta se fosse la traduzione errata, il prezzo di copertina (oggi su Amazon, edizione inglese 10,60 euro, italiana a 8,50 euro), la comunicazione fatta in Italia. E su quest’ultima ho trovato il punto oscuro sulla destinazione dei proventi. Mancava proprio luce, lumos! 🙂

Marco Amato

Gen 12, 2018 at 10:39 AM Reply

Ah, meno male che mi hai chiarito la vicenda. Anch’io la pensavo come una trovata commerciale. Chiaramente il discorso della Rowling, su Youtube, come quello di Steve Jobs, sono immancabili nella formazione dello scrittore. 😛
A questo punto incuriosito dal tuo post sono andato a guardare su Amazon e molti lettori lo hanno bollato come trovata commerciale. Pessima comunicazione di Salani, come per le Maledizione dell’Erede. Fra l’altro, questo nuovo della Rowling non ha la versione ebook, ed è importante la differenza in termini di royalty e quindi donazioni.
Immagina che la Rowling, è tanto potente, che è uno dei pochi autori best seller ad aver ceduto a Salani soltanto i diritti per il cartaceo dei romanzi di Harry Potter. I diritti per gli ebook sono suoi e li gestisce in maniera connessa al suo sito Pottermore.
Tanto è vero che Salani, gruppo Mauri Spagnol, come quasi tutti i top editori, non ha aderito a Kindle Unlimited di Amazon. Invece Harry Potter essendo gestione della Rowling è pure dentro Kindle Unlimited.
Insomma, la Rowling è mezza self publisher… shh… Non lo diciamo ad alta voce, che poi gli avversi al self dicono che se fosse così avrebbe solo mezzo filtro editoriale (tipo le sigarette) e non sarebbe più abbastanza titolata per essere una scrittrice pubblicabile. 😉

Barbara Businaro

Gen 12, 2018 at 6:28 PM Reply

Il discorso della Rowling, come quello di Steve Jobs, altro non si rifanno che a quello che insegna Anthony Robbins (il suo saggio Unlimited power è del 1986). Semplicemente tutti sono concordi nel dire che se ti accontenti nella vita, difficilmente raggiungerai qualcos’altro da quello che ti capita. Puntano sulla perseveranza, sull’immaginazione, sulla follia. Lo trovi così sbagliato? 😉

Sandra

Gen 12, 2018 at 1:17 PM Reply

Marco, Marco, sai quanto ti adoro quando ci proponi queste chicche!

Elena

Gen 12, 2018 at 5:29 PM Reply

Come sai creare l’attesa tu per i contenuti dei tuoi post non ci riesce nessuno! Sulla pubblicazione, beh ogni libro è un’operazione commerciale, si pubblica per vendere e dunque non trovo particolarmente sagaci le critiche in tal senso. I contenuti a mio avviso sono lodevoli e un bene si paga per il valore che ciascuno di noi gli assegna e se Bar lo trova utile è molto probabile che lo sia 🙂
C’è solo una cosa che mi permetto di dire : non mi sembrano contenuti particolarmente illuminanti, li ho

Elena

Gen 12, 2018 at 5:31 PM Reply

Scusate, mi è partito il commento! Volevo dire che i contenuti non mi sembrano così innovativi, forse perché ho vissuto la povertà e con me la mia famiglia conosco questi sentimenti e la voglia di farcela. Ma forse è proprio questo il messaggio per i giovani.

Barbara Businaro

Gen 12, 2018 at 6:29 PM Reply

…e come avrei creato l’attesa per il contenuto? Dalla newsletter o dai social? 😀
Sui contenuti così “scontati”, Rowling lo dice all’inizio del discorso: loro sono abituati a misurare successo/fallimento sull’educazione scolastica (sta parlando ad una platea di laureati ad Harvard, che è un’università esclusiva e costosa, difficile credere che provengano da famiglie povere, non credi?) ed è per questo che cerca di fargli capire che non bisogna temere il fallimento, si può sopravvivere, dall’altra parte del globo c’è chi sopravvive con molto meno. Alla fine chiude richiamando loro alla responsabilità cui sono tenuti, quale sarà il lavoro della propria vita, verso i meno fortunati.
E ti dirò, non sarebbe male se certi discorsi venissero fatti anche qui da noi. 😉

Giulia Mancini

Gen 12, 2018 at 5:36 PM Reply

Grande Marco con le sue acute analisi! La Rowling una self publisher mica male…peccato che non ci sia l’ebook, l’avrei comprato e letto volentieri. Riguardo al fallimento credo sia uno dei cardini del successo, solo quelli che provano il fallimento e imparano dai propri errori hanno davvero delle chance di raggiungere un successo (senza soccombere). Credo che raggiungere troppo facilmente il successo comporti il rischio di non saperlo gestire. Dico “credo” perché finora io e il successo abitiamo ancora su pianeti diversi…

Barbara Businaro

Gen 12, 2018 at 6:30 PM Reply

Nel mondo editoriale magari non ci sono casi così eclatanti di raggiungere il “successo” in poco tempo, perché quel che vediamo pubblicato è quasi sempre frutto di anni e anni di duro lavoro. Mi viene in mente però il mondo musicale o quello dello spettacolo, dove purtroppo spesso qualcuno decide di farla finita perché incapace di gestire l’eccesso di popolarità e la paura del fallimento ad ogni nuova prova.

Grazia Gironella

Gen 12, 2018 at 9:55 PM Reply

Non so come hanno fatto a trascurare lo scopo di beneficienza… così è chiaro che molte persone iniziano a gridare “alla truffa!” (succede fin troppo spesso, per i miei gusti). Le parole della Rowling sono molto ispiranti.

Barbara Businaro

Gen 13, 2018 at 4:22 PM Reply

Credo che la “truffa” sia stata sentita non solo per la mancanza dell’indicazione dello scopo solidale della pubblicazione, ma anche considerando l’eccessiva aspettativa generata sul titolo prima di Natale. Molti hanno pensato ad un testo inedito e certamente più lungo, da qui la delusione. Teniamo anche conto che la versione inglese è stata stampata nel 2015, in italiano solo nel 2017.

newwhitebear

Gen 12, 2018 at 10:33 PM Reply

La Rowling non ha mai avuto buon feeling con me ma dopo aver letto il tuo post, penso che 10 euro si possano spendere se questi hanno un’opzione così meritevole.

Barbara Businaro

Gen 13, 2018 at 4:25 PM Reply

Vedi che cambia proprio la percezione del prodotto, se si certifica che parte dei proventi vanno in beneficenza? Non ho ancora letto l’intera saga di Harry Potter, qualche scorcio qua e là. Penso invece di leggere prima qualcosa pubblicato sotto pseudonimo Robert Galbraith, che non ha avuto molto successo, se non quando è stato rivelato essere la stessa J.K.Rowling.

Pietro Luciano Placanico

Gen 13, 2018 at 4:00 PM Reply

Ciao Barbara, il tuo articolo è interessante, e l’ho letto con interesse.

Ma vorrei fare un commento personale a quanto detto dalla scrittrice J.K.Rowling, riferito a quello che tu hai riportato in questa tua pagina. Voglio dire che la scrittrice in fondo “non è stata la prima a scoprire l’acqua calda”. Che cosa voglio dire, che l’intento di incoraggiare gli scrittori/trici che “falliscono” nei loro scritti o che vengono rifiutati da diversi editori e che poi perseverano nello scrivere e arriva poi il successo è lodevole, ma tutto questo non è nulla di nuovo sotto il sole, come recita un proverbio. Prima della scrittrice menzionata ci sono stati/e molti altri scrittori/trici che hanno avuto “fallimenti” e poi grazie alla loro “immaginazione” sono arrivati al successo. Dopo essere passati da varie fasi di tribolamenti.

Vi cito alcuni dei molti Autori/trici di romanzi che hanno avuto, chi di più chi di meno, dei “fallimenti” e dei salti di “immaginazione” che li ha portati al successo. In casa italiana posso citare, parlando di passato, alcuni, Pirandello e Verga, Collodi e Grazia Deledda, lo stesso Manzoni ha dovuto “auto pubblicarsi” perché nessuno, se ricordo bene, gli dava fiducia. E l’elenco potrebbe continuare. In terra straniera, Stephenson, Jack London, Conan Doyle, e la più attuale Mary Higgins Clark e mi fermo qui. Se leggete le loro biografie noterete i loro “fallimenti” e le loro impennate di “immaginazione” che le hanno portate al successo. Che poi si traduconop in una sola vecchia e molto usata parola: “perseveranza”. Vale a dire che “non si sono arrese2 alle varie difficoltà della vita o di altro genere e hanno proseguito, con sacrificio, sforzo e costanza, versando forse a volte sudore e lacrime, nel loro cammino, sino al meritato successo.

Per quanto riguarda “la beneficenza” non la condivido. Se chi è ricco vuole fare del bene, come molti fanno, tira fuori il portafogli e firma i dovuti assegni, senza troppi scoppi da palcoscenico. Chi invece si nasconde dietro eventi che mascherano la vera natura delle proposte di beneficenza, che è quella di mettere soldi nelle proprie tasche e non in quelle dei poveri o dei bisognosi, allora io non sono d’accordo. E mi meraviglio che a volte anche grossi e ricchissimi personaggi di ogni sorta di arte si comportino in modo così improprio e poco corretto, per non dire di più. SE chi ha migliaia di milioni di euro vuole e fa “pagare la beneficenza” a chi “compra il libro” e facendo questo “presunto ma non vero atto di bontà”, per lo più “riempendo le proprie tasche di molti bigliettoni” allora mi pare che abbia poca vergogna a dirlo e a farlo. E a questo punto rimangono anche i dubbi che la beneficenza “arrivi mai” a destinazione, come molto spesso succede, purtroppo a dirsi dispiace molto, ma le cose stanno così.

Questa rimane sempre una mia opinione, e potrei anche sbagliarmi, ma le cose io le vedo in questo modo.

L’incoraggiamento della scrittrice per tutti/e rimane valido e questo è una fonte di lode. Per il resto… a ognuno il proprio pensiero.

Buona scrittura a tutti. Da Pietro.

P.S. : Tutto è relativo. Se non ti senti di pubblicare questo mio commento, ti capisco, puoi non farlo. Parlavo da Critico Letterario, e non da semplice scrittore o lettore. Comunque sia, va bene lo stesso. Ciao.

Barbara Businaro

Gen 13, 2018 at 4:50 PM Reply

Pietro Luciano devi aver avuto qualche problema di connessione tu, perché il commento era arrivato doppio, non in moderazione. Ho tenuto buono l’ultimo dunque. 🙂
Per il resto, ci sono talmente tanti libri oramai nell’archivio della storia umana, che ogni nuova stampa sta semplicemente scrivendo “l’acqua calda”. Pare però che pur ripetendo gli stessi concetti, l’uomo sia alquanto sordo e ripeta sempre gli stessi errori. Quindi, ben vengano le secchiate d’acqua calda! Quel che cambia di generazione in generazione sono le persone. J.K.Rowling arriverà più facilmente ai giovani d’oggi rispetto a Pirandello, Verga, Collodi, Deledda, Manzoni, Stephenson, Jack London, Conan Doyle, Mary Higgins Clark e compagnia varia.
Sulla beneficenza non sono d’accordo. Con la scusa che la beneficenza si dovrebbe fare in silenzio, se ne fa sempre di meno, nascondendosi dietro problemi di privacy. Sia detto che J.K.Rowling è diventata milionaria, certo, ma continua a donare più della metà degli incassi sia a Lumos, che si occupa di bambini istituzionalizzati, sia al suo fondo di beneficenza Volant, che si occupa di altre cause umanitarie. Non si hanno conti precisi, l’ultima stima di Forbes parla di almeno 150 milioni di dollari donati. Perciò lei, al contrario di molte altri personaggi famosi, ci mette anche il portafoglio, non solo la faccia. 🙂

SILVIA ALGERINO

Gen 13, 2018 at 6:32 PM Reply

Al di là del lodevole intento benefico, apprezzo molto il tentativo di riabilitare socialmente il fallimento. Da noi, intendo come nazione e come cultura, non è proprio accettato. Si deve per forza vincere sempre, ricercare il successo a tutti i costi.
Ora non dico che fallire faccia piacere, ma fa parte della vita e se non avessimo tanta paura di fallire forse riusciremmo a ottenere risultati migliori.

Barbara Businaro

Gen 13, 2018 at 6:57 PM Reply

Esattamente quello che dice Anthony Robbins, che avevo già nominato sopra: “Non c’è nulla di simile al fallimento, ci sono solo risultati.[…] Gli uomini riescono sempre a ottenere qualche risultato. Le persone che hanno il massimo successo nella nostra cultura non sono quelle che non falliscono, ma semplicemente coloro i quali sanno che, se tentano di ottenere qualcosa e non riescono ad averla, hanno comunque avuto un’esperienza istruttiva: utilizzano ciò che hanno appreso e tentano un’altra strada, intraprendono nuove azioni, ottengono nuovi risultati.” 🙂

Pietro Luciano Placanico

Gen 14, 2018 at 4:40 AM Reply

Ciao Barbara, mi scuso del doppio invio, devo inavvertitamente cliccato in modo errato. Il commento che hai riportato era quello più completo che volevo dire ,grazie.

Poi, se mi permetti vorrei chiarire che parlavo non dei contenuti del libro della Rowling, ma il termine che ho usato “l’acqua calda” nel senso di “cose già viste e sentite a iosa” era riferito al “fallimento” e riferito alla “immaginazione”. Usate in questo caso, a mio esclusivo parere solo a scopo eclatante per attirare l’attenzione sul prodotto da vendere. E indurre i lettori a comprare il libro. In termini semplici si può chiamare così : “Promuovere la vendita commerciale di un dato prodotto di consumo”. E in questo non c’è nulla di male, ognuno vende quello che vuole. Quello che non è corretto è par passare per “vino eccellente” qualcosa che anche se è camuffato come tale non va oltre “l’acqua semplice del rubinetto di casa”. E questo rimane un mio parere.

Inoltre volevo dire che ognuno di noi sul fatto della “beneficenza” può pensarla come vuole e avere il proprio parere o la propria fede che dir si voglia. Ma in molti casi la realtà è ben diversa da quella che appare agli occhi o alle orecchie. E questo non sono io a dirlo ma i fatti. E ci sono sempre molti truffatori/trici in giro. Che a volte truffano anche “colei o colui che tira fuori i soldini per la beneficenza”. Che non sa nemmeno di preciso dove vanno a finire dati soldi.

Ora ti spiego come la vedo io “la vera beneficenza vendendo un mio libro”, immaginando che io sia uno scrittore famosissimo e che “voglia fare vera e non fasulla beneficenza”. Primo scrivo il libro. Secondo lo faccio stampare a mie spese. Terzo lo immetto nel mercato di vendita sempre a mie spese. Quarto il guadagno maggiore va nelle mie mani. Ora se io dopo tutte queste operazioni “dono tutto il ricavato in beneficenza” ho fatto una vera donazione. Se poi voglio continuare le donazioni, faccio un calcolo. Le spese sono state in tutto 10 milioni di euro, ne ho guadagnati 100 milioni di euro, donerò 90 milioni e i restanti 10 milioni li userò per il prossimo libro, e così la donazione vera può continuare all’infinito, ripetendo l’operazione. E se “la donazione è stata vera e onesta” “riporterò un resoconto trasparente di dove sono finiti i soldi” sui libri adatti, su internet, e in altri posti consultabile liberamente. E mi fermo qui.

Io diffido di chi usa i sentimenti della brava gente per portargli via del denaro dal portafogli facendo credere a una beneficenza quando poi non lo è. E questo è un discorso generico.

Naturalmente ogni beneficenza se è vera e fatta col cuore ben venga. Se poi la si fa “in segreto” come hai accennato tu, o si fa ” gridando in piazza la propria generosità”, questo è un qualcosa che io non discuto in questo contesto. Ognuno faccia come meglio crede.

E termino dicendo che il mio era un discorso generico. Anche se non approvo il modo di agire della Rowling, e di chiunque usa, a mio esclusivo parere, un libro o un qualsivoglia argomento letterario per “fare danaro” e poi pretende di farlo passare “per un atto di generosità”.

Non parlo a vanvera perché “su questo argomento credo di essere abbastanza competente in questa materia”.

Per calmare gli animi ribadisco che questo è una mia opinione, e basta. Poi ognuno la può pensare come crede.

Ti saluto.

Barbara Businaro

Gen 14, 2018 at 12:23 PM Reply

Pietro Luciano, io non vedo/leggo di animi da calmare, mi pare che qui ognuno esprima la propria opinione in serenità, no?
Che le parole “fallimento” e “immaginazione” siano state usate solo per vendere il libro é errato: il sottotitolo del libro é proprio parte del discorso della Rowling, come puoi sentire nel video e leggere sia in inglese che in italiano ai link che ho fornito appositamente. Dubito fortemente che quando pronunciò quel discorso pensava di farne un libro.
Sulla beneficenza, nel caso della Rowling (ma anche per tanti altri), basta andare a consultare i siti delle sue fondazioni, dove sono forniti sia resoconti delle attività per i media, sia i dati economici dettagliati. Capirai anche tu che esulava da questo articolo riportarli qui, no?
E sul resto sono d’accordo con te, nemmeno io approvo chi si offre per un atto di generosità e poi di punto in bianco rivela di volerne fare una questione economica. Bisogna essere trasparenti sin da subito. La Rowling a mio avviso lo é, chi ha peccato qui sembra essere Salani casomai, non ti pare? 🙂

Pietro Luciano Placanico

Gen 14, 2018 at 4:48 AM Reply

Scusami, volevo aggiungere ancora qualcosa che mi sono dimenticato di inserire. Un dato molto importante.

Volevo dire che reputo la Rowling una grande scrittrice, visto gli incassi fatti sarebbe poco corretto non ammettere il suo talento eccetera. Quindi la scrittrice la stimo e la reputo una delle grandi del nostro tempo. E credo che i consigli dati da lei siano sinceri. Tutto qui.

Di nuovo ti saluto.

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