Il pregiudizio del lettore rispetto ai libri di Outlander - Starz (c)

Il pregiudizio del lettore

I miei lettori di lungo corso e quelli che mi seguono sui social sanno che sto leggendo i libri della saga Outlander della scrittrice americana Diana Gabaldon e in contemporanea guardando la serie tv Starz in onda in Italia su Sky FoxLife. Ne avevo scritto in uno dei miei primi articoli Quando si definisce “romanzo storico”? 
Già allora infatti era tornata accesa la discussione se il libro dovesse essere considerato storico, fantasy o romance. Ovvero per il pregiudizio dei lettori, condito con qualche facile cliché, che questo sia un testo più adatto alle casalinghe annoiate piuttosto che ad un pubblico eterogeneo.

In breve, la trama del primo libro di Outlander, in Italia tradotto con La straniera:

1945, Inverness, Scozia. Claire Randall, infermiera militare, è in viaggio con suo marito Frank, dopo la fine della guerra. Durante una passeggiata si ritrova all’interno di un cerchio di pietre druidico, che la trasporta indietro nel tempo, al 1743. S’imbatte nell’esercito inglese e in un gruppo di banditi scozzesi delle Highlands, dai quali viene rapita. Viene condotta al castello di Leoch, residenza del clan MacKenzie, e qui trattenuta, perchè reputata una spia. Per salvarla dagli inglesi, sarà costretta a diventare scozzese, sotto la protezione del clan, sposandosi con il giovane James Fraser. Lungo varie peripezie, un matrimonio combinato diventerà un amore più che ricambiato e Claire sceglierà di non tornare al presente, ma lottare per evitare la disastrosa battaglia di Culloden, fine dei clan scozzesi.

Non vado oltre con la trama, anche se in televisione siamo alla terza stagione (e stanno girando attualmente la quarta in Scozia), ma posso tornare sull’argomento con alcuni estratti del libro Il cerchio di pietre (il primo volume dell’americano Voyager; in Italia i libri originali, escluso il primo, sono stati spezzati in due volumi), dato che la stessa Diana si è divertita a rispondere ai lettori all’interno del testo.

E quanto mi sono divertita io quando sono arrivata a leggerla. Semplicemente l’adoro.

 

Il pirata impetuoso

La saletta era dotata di pile di riviste – recuperate dalle sale d’attesa – e di una serie di libri tascabili dall’aria malconcia abbandonati dai pazienti dimessi. […] Dopo aver finalmente scelto uno dei libri, mi apprestai a leggerlo.
Privo di copertina, sul frontespizio spiccava però il titolo Il pirata impetuoso. «Una sensuale, avvincente storia d’amore, infinita come il Mare di Spagna!» recitava il sottotitolo. Mare di Spagna, eh? Se era l’evasione che volevo, non avrei potuto trovare di meglio, e aprii il libro a casaccio. Mi ritrovai a leggere a pagina 42.
Sollevando il naso con fare sdegnoso, Tessa gettò all’indietro le folte trecce bionde, incurante del fatto che il suo gesto faceva sporgere ancora di più i seni prosperosi dall’ampia scollatura del suo abito. Valdez sgranò gli occhi a quella vista, senza però manifestare esternamente l’effetto che quella rigogliosa bellezza esercitava su di lui.
«Pensavo che forse potremmo conoscerci meglio, Señorita», suggerì con una voce bassa e sensuale che fece serpeggiare un brivido di eccitazione lungo la schiena di Tessa.
«Non mi interessa affatto conoscere meglio un… un… sozzo, spregevole, losco pirata!» ribatté lei.
I denti di Valdez scintillarono nel sorriderle, mentre accarezzava l’elsa del pugnale appeso alla cintura. Era colpito dal suo coraggio; così audace, così impetuosa… e così bella.
Inarcai un sopracciglio, ma continuai a leggere, affascinata.
Con un’aria di imperioso possesso, Valdez cinse rapidamente la vita di Tessa con un braccio.
«Dimenticate, Señorita», mormorò, solleticandole con il proprio alito i lobi sensibili delle orecchie, «che voi siete un trofeo di guerra, e il Capitano di una nave pirata ha sempre il diritto di prima scelta del bottino!»
Tessa lottò tra le sue braccia potenti mentre la conduceva verso la cuccetta per poi gettarla delicatamente sul copriletto ornato di pietre preziose. Lo guardò senza fiato mentre si svestiva, mettendo da parte la giacca di velluto azzurro e poi la camicia bianca ornata di gale. Il suo petto era magnifico, come un’ampia colata di bronzo levigato. Le doleva la punta delle dita per il desiderio di toccarlo, benché il cuore le battesse assordante nel petto mentre lui si accingeva a slacciarsi i calzoni.
«Ma no», disse lui fermandosi. «È ingiusto che io vi trascuri, Señorita. Permettetemi». Con un irresistibile sorriso, si chinò e prese delicatamente tra i palmi ardenti e callosi i seni di Tessa, godendosi il loro peso sensuale attraverso il sottile tessuto di seta. Con un grido soffocato, Tessa si ritrasse dal suo tocco esploratore, addossandosi al cuscino di piume decorato di pizzi.
«Mi resistete? Che peccato rovinare un indumento così fine, Señorita…» Afferrato saldamente il suo corpetto di seta color giada, lo strappò in due, facendo balzar fuori i seni bianchi di Tessa dal loro nascondiglio come un paio di polpose pernici sul punto di spiccare il volo.
Emisi un piccolo suono strozzato, che fece sollevare di scatto lo sguardo del dottor Abernathy dal suo U.S. News & World Report. Dopo aver ricomposto in fretta il mio viso a una parvenza di dignitoso coinvolgimento nella lettura, girai pagina.
Con i folti riccioli neri di Valdez a sfiorarle il petto, le labbra ardenti di lui si chiusero sui capezzoli rosei di Tessa, inondandole il corpo di un tormentoso desiderio. Indebolita dalle sensazioni insolite che il suo ardore risvegliava in lei, si ritrovò incapace di muoversi mentre lui le faceva scivolare furtivamente la mano oltre l’orlo della gonna suscitandole con il suo tocco di fiamma volute di sensazioni su per la coscia affusolata.
«Ah, mi amor», gemette lui. «Così adorabile, così pura. Mi fate impazzire di desiderio, mi amor. Vi ho desiderata sin dal primo momento che vi ho vista, così fiera e fredda sul ponte della nave di vostro padre. Ma ora non siete più tanto fredda, mia cara, eh?»
In realtà i baci di Valdez stavano sconvolgendo Tessa come un uragano. Come, come poteva provare ciò che provava nei confronti di quell’uomo che aveva affondato a sangue freddo la nave di suo padre e ucciso con le sue proprie mani un centinaio di uomini? Anziché ritrarsi inorridita, era lì a respirare affannosamente, aprendo la bocca per ricevere i suoi baci ardenti, a inarcare il corpo in un involontario abbandono sotto la pressione della sua sempre più esigente virilità.
«Ah, mi amor», ansimò lui. «Non posso attendere. Ma… non voglio farvi male. Piano piano, mi amor, delicatamente».
Tessa ansimò nel sentire il desiderio di lui che le imponeva la sua presenza tra le gambe.
«Oh!» esclamò. «Oh, vi prego! Non potete! Io non voglio!»
[Un po’ tardi per cominciare a protestare, pensai].
«Non preoccupatevi, mi amor. Fidatevi di me». Gradualmente, a poco a poco, cominciò a rilassarsi sotto le sue carezze ipnotiche, mentre il calore che provava dentro lo stomaco cresceva e si espandeva. Le labbra di lui le sfiorarono il seno, e il respiro caldo delle sue rassicurazioni mormorate spazzò via ogni sua resistenza. Muovendosi con infinita lentezza, la sua verga turgida lacerò la membrana della sua innocenza…
Mi lasciai scappare un grido e il libro mi sfuggì di mano, ricadendo a terra con un tonfo accanto ai piedi del dottor Abernathy.
«Scusa», mormorai, e mi chinai per raccoglierlo con il viso in fiamme.
Mentre tornavo in posizione seduta con il Il pirata impetuoso tra le mani sudate, tuttavia, mi accorsi che, ben lungi dal conservare la sua solita espressione austera, il dottor Abernathy se la stava ghignando di gusto.
«Lasciami indovinare», disse. «Valdez ha appena lacerato la membrana della sua innocenza?»
«Sì», risposi, scoppiando in un’irrefrenabile risata. «Come fai a saperlo?»
«Be’, non eri molto avanti nella lettura», replicò prendendomi il libro di mano. Sfogliò le pagine con le dita tozze ed esperte. «Doveva essere quella scena lì o magari quell’altra a pagina 73, dove lui le lava i rosei argini con la lingua famelica».
«Lui cosa?»
«Guarda con i tuoi occhi». Mi rimise il libro tra le mani, indicando un punto verso metà pagina.
E infatti: «… scostato il copriletto, chinò il capo nero come il carbone e lavò i suoi rosei argini con la lingua famelica. Tessa gemette e…» Cacciai uno strillo, sconvolta.
«Ma te la sei letta sul serio, questa roba?» domandai, staccando gli occhi da Tessa e Valdez.
«Oh, sì», rispose lui con un ghigno ancora più largo. Aveva un dente d’oro, tra i molari a destra. «Due o tre volte. Non è il migliore, ma non è male».
«Il migliore? Perché, ce ne sono altri come questo?»
«Certo. Vediamo un po’…» Si alzò e cominciò a frugare in mezzo alla pila dei logori tascabili ammucchiati sul tavolo. «Bisogna cercare quelli senza copertina», spiegò. «Sono i più interessanti».
«E io che pensavo che tu leggessi soltanto Bisturi e il Settimanale dell’Associazione Medica Americana», ridacchiai.
«Col cavolo, passo trentasei ore immerso fino ai gomiti nelle budella della gente, e dovrei venirmene quassù a leggere ‘Progressi nella resezione della cistifellea’? Accidenti, no… preferisco solcare il Mare spagnolo insieme a Valdez». Mi scrutò con un certo interesse, il sogghigno che ancora gli indugiava sul viso. «Anch’io pensavo che tu leggessi solo la Rivista medica del New England, Lady Jane», soggiunse. «Le apparenze ingannano, eh?»

Il cerchio di pietre, Diana Gabaldon
traduzione di Valeria Galassi

 

In questo punto della storia, Claire è un chirurgo dell’ospedale di Boston, in attesa di sapere se il suo ultimo paziente supererà la notte. Nella saletta dei medici trova questo curioso romanzo senza copertina, evidentemente consumato da molteplici letture.

Cosa ci sta dicendo la stessa Diana? Sta rispondendo a tutti quelli che l’accusano di aver scritto un romanzo rosa, ma di volerlo a tutti i costi passare per romanzo storico. Ovviamente per un altro pregiudizio del lettore, ovvero che una categoria sia superiore ad un’altra, e questo perché al romance si associano solamente quei tascabili che si trovano in edicola, dimenticando che ci sono molti libri, anche stimati classici, appartenenti allo stesso genere sentimentale.
Così Diana mette proprio uno di quei tascabili in mano alla sua stessa protagonista Claire, di modo che per il lettore diventi palese la differenza tra ciò che sta leggendo nei libri della saga Outlander e questo breve estratto de Il pirata impetuoso del Mare di Spagna, dove le descrizioni rasentano il ridicolo (un’invenzione della stessa autrice per altro, Il pirata impetuoso non esiste ma troverete decine e decine di pittoresche copertine che ve lo ricorderanno!). L’ambientazione storica ricca ma non eccessiva, il linguaggio a tratti poetico, i personaggi coraggiosamente delineati, soprattutto nelle loro debolezze, conferiscono ai romanzi di Diana uno spessore maggiore rispetto ad un mediocre tascabile di serie. Soprattutto chi valica le apparenze e si accinge a leggerli, può capire in breve tempo quanto uno dei suoi testi richieda un enorme lavoro di ricerca storica e di equilibrio tra i diversi elementi.

Inoltre l’autrice affida al dottor Abernathy un’altra dichiarazione: dopo trentasei ore di duro lavoro, nessuno ha voglia di leggere pagine pesanti, letteratura d’avanguardia o riviste scientifiche, ma abbiamo tutti bisogno di evadere nell’inutile, ogni tanto. E non c’è nulla di male in questo. Il pregiudizio del lettore non è solo incasellare un romanzo prima di averlo letto, basandosi su intuizioni (nemmeno per passaparola, perché che la saga di Outlander non sia un semplice romance lo conferma anche George R. R. Martin, lo scrittore de Il trono di spade), ma pensare che i lettori di romanzi d’evasione non siano in grado di leggere altro.

Questo estratto potrebbe sembrare una scena superflua all’interno del libro, un vezzo che la scrittrice si è concessa. Invece no: questa scena anticipa la seconda parte della storia, quando davvero Claire si troverà a solcare il Mar dei Caraibi, infestato appunto da pirati, di cui il più temibile manco a dirlo sarà Jamie Fraser. E la scena di Valdez farà da contraltare ad incontri amorosi di bel altra forgia, che Diana riesce a rendere in maniera superlativa.

E visto che siamo in tema, se volete capire come Diana scriva emozionanti scene di sesso senza mai cadere nella mediocrità, potete leggere questo mio riassunto del suo manuale E adesso prendimi. Come scrivo le scene di sesso di Outlander

 

A proposito di scrittori e romanzi

Nello stesso libro, ho trovato altre due sagaci risposte di Diana, celate nelle conversazioni serali tra il prigioniero Jamie Fraser e il maggiore Grey, comandante della fortezza di Ardsmuir dove Fraser è detenuto. Perché ad un certo punto parlavano proprio di scrittori e romanzi. Ad esempio, da dove arrivano i personaggi così vividi di Diana?

 

«Ditemi, Mr. Fraser, mentre eravate a Parigi, avete per caso avuto modo di conoscere le opere teatrali di Monsieur Voltaire?»
Fraser sorrise. «Oh, aye, Maggiore. In realtà ho avuto il privilegio di
intrattenere Monsieur Arouet – essendo Voltaire il suo nom de plume, aye? – alla mia tavola in più di un’occasione».
«Davvero?» Grey drizzò un sopracciglio, interessato. «E di persona il suo ingegno è altrettanto vivace che sulla carta?»
«Non saprei», replicò Fraser, infilzando con precisione una fetta di castrato con la forchetta. «In realtà spiccicava di rado una parola, e men che meno battute brillanti. Si limitava a starsene seduto tutto curvo sulla sua sedia a osservare quello che gli succedeva intorno, con gli occhi che schizzavano di qua e di là. Non mi stupirei affatto se le frasi dette nel corso delle mie cene fossero poi comparse sul palcoscenico, benché per fortuna io non mi sia mai imbattuto in una parodia di me stesso, nelle sue opere».
Chiuse gli occhi in uno stato di momentanea concentrazione, mentre masticava il suo castrato.
«La carne è di vostro gusto, Mr. Fraser?» si informò cortesemente Grey. Dura e cartilaginosa com’era, gli sembrava a malapena mangiabile. Ma magari non l’avrebbe pensata così, se fosse stato abituato a cibarsi di farina d’avena, erbe di campo e saltuariamente un ratto, tanto per gradire.
«Aye, direi di sì, Maggiore, grazie». Fraser intinse l’ultimo pezzetto di carne nella salsa al vino e se lo portò alla bocca, senza protestare quando Grey fece segno a MacKay di riportare indietro il piatto di portata.
«Monsieur Arouet non apprezzerebbe un pasto così eccellente, temo», osservò Fraser scuotendo la testa mentre si serviva dell’altro castrato.
«Immagino che un uomo di così alta levatura nella società francese abbia gusti un po’ più esigenti», rispose secco Grey. Metà della sua carne era rimasta sul piatto, destinata alla cena del gatto Augustus.
Fraser scoppiò a ridere. «Non credo proprio, Maggiore», gli assicurò. «Non ho mai visto Monsieur Arouet consumare altro che un bicchiere d’acqua e un biscotto secco, per quanto l’occasione fosse sontuosa. È un piccoletto tutto raggrinzito, sapete, quanto mai soggetto alle indigestioni».
«Sul serio?» Grey era affascinato. «Forse questo spiega il cinismo di alcune idee che ho visto espresse in alcune sue opere teatrali. Oppure voi non credete che il personaggio dell’autore trapeli nella costruzione della sua opera?»
«Dati alcuni dei tipi umani che ho visto comparire in commedie e romanzi, Maggiore, giudicherei un po’ depravato quell’autore che li abbia tratti tutti da sé stesso, no?»
«Immagino di sì», rispose Grey, sorridendo al pensiero di alcuni dei personaggi più estremi incontrati nei libri. «Se un autore ricava quei pittoreschi personaggi dalla vita reale, anziché dal profondo della sua immaginazione, tuttavia, può di certo vantare una cerchia assai varia di conoscenze!»
Fraser annuì, spazzolandosi via le briciole dai calzoni con il tovagliolo di lino.
«Non fu Monsieur Arouet, bensì una sua collega – una romanziera – a confidarmi una volta che quella di scrivere romanzi è un’arte da cannibali, in cui si mescolano spesso piccole porzioni dei propri amici e dei propri nemici, per poi condire il tutto con l’immaginazione e lasciarlo stufare lentamente in un saporito spezzatino».
Grey rise alla descrizione e fece cenno a MacKay di sparecchiare e di portare le caraffe del porto e dello sherry.
«Un quadretto davvero delizioso! A proposito di cannibali, tuttavia, vi è capitato per caso di leggere il Robinson Crusoe di Mr. Defoe? È uno dei miei preferiti sin da quando ero bambino!»

Il cerchio di pietre, Diana Gabaldon
traduzione di Valeria Galassi

 

Un’altra delle obiezioni sollevate alla scrittrice è di scrivere libri troppo corposi, anche per il mercato americano (in quello italiano non è un caso che tutti i libri, ad eccezione del primo, siano stati divisi in due volumi singoli e le lettrici siano costrette a recarsi in libreria con la lista della spesa). Eppure i suoi sono bestseller venduti e tradotti in tutto il mondo e chi li legge non toglierebbe una singola riga. Anche l’estratto appena visto ricopre più di una funzione all’interno del romanzo: rappresenta l’intimità che si crea sera dopo sera tra i due personaggi e anticipa in qualche modo il tema del successivo viaggio nel Mar dei Caraibi, accennando al cannibalismo e all’avventura di Robinson Crusoe.

 

Stasera si alzarono da tavola discutendo ancora dell’immenso romanzo di Samuel Richardson, Pamela.
«Secondo voi le dimensioni del libro sono giustificate dalla complessità della storia?» domandò Grey, sporgendosi in avanti per accendere un sigaro spuntato alla fiamma della candela sulla credenza. «Dopotutto deve rappresentare una grossa spesa per l’editore, oltre che richiedere al lettore un notevole sforzo, un libro di quella lunghezza».
Fraser sorrise. Poiché dal canto suo non fumava, aveva deciso di bere porto, stasera, essendo l’unica bevanda alcolica il cui gusto non sarebbe stato guastato dal puzzo di tabacco.
«Quanto è lungo, duecento pagine? Aye, credo di sì. Dopotutto è difficile riassumere le complicazioni di una vita in uno spazio breve, se si spera di comporre un resoconto accurato».
«Vero. C’è chi sostiene, tuttavia, che l’arte di un romanziere risieda nell’abile selezione dei dettagli. Non credete che un volume di quella lunghezza possa indicare una mancanza di disciplina in una simile selezione, e di conseguenza una mancanza di abilità?»
Fraser ci pensò su, sorseggiando lentamente il liquido color rubino. «Ho visto libri in cui in effetti è così, certo», rispose. «Libri in cui l’autore cerca di convincere chi legge sommergendolo con un vero e proprio fiume di dettagli. Ma non mi sembra il caso di questo libro in particolare. Qui ogni personaggio è attentamente ponderato, e tutti gli eventi scelti sono necessari alla storia. No, io credo che alcune storie richiedano semplicemente più spazio per essere raccontate». Bevve un altro sorso e scoppiò a ridere.
«Certo, devo ammettere una certa parzialità al riguardo, Maggiore. Date le circostanze in cui lessi Pamela, sarei stato contentissimo se il libro fosse stato lungo il doppio».
«E quali erano, queste circostanze?» Grey arricciò le labbra e soffiò con cura un anello di fumo che si mise a fluttuare verso il soffitto.
«Ho vissuto in una grotta delle Highlands per parecchi anni, Maggiore», rispose Fraser con beffarda malinconia. «Avevo di rado più di tre libri con me, e dovevano durarmi per parecchi mesi di fila. Aye, devo dire che ho un debole per i tomi prolissi, ma devo anche ammettere che non si tratta di una preferenza universale».
«Proprio vero», concordò Grey. Strizzò gli occhi per seguire la scia del primo anello di fumo, poi ne soffiò un altro che, mancato per un pelo il bersaglio, si spostò lentamente di lato.
«Ricordo», continuò aspirando con forza il suo sigaro per incoraggiarlo a tirare, «che un’amica di mia madre… vide il libro… nel salottino di mamma…» Aspirò a fondo e soffiò di nuovo, con un piccolo borbottio di soddisfazione allorché il nuovo anello colpì il primo, disperdendolo in una nuvoletta.
«Lady Hensley, sì, era lei. Prese in mano il libro, lo guardò con quell’aria smarrita che spesso le signore ostentano e poi esclamò: ‘Oh, Contessa! Siete talmente coraggiosa ad affrontare un libro di dimensioni così straordinarie. Temo che io non oserei neanche iniziarlo, con tutte quelle pagine’». Grey si schiarì la gola dal falsetto che aveva usato per imitare Lady Hensley.
«Al che mia madre replicò», disse tornando alla sua voce normale: «Non preoccupartene affatto, mia cara, tanto non lo capiresti comunque».
Fraser rise, poi tossì, allontanando con la mano i resti di un altro anello di fumo.

Il cerchio di pietre, Diana Gabaldon
traduzione di Valeria Galassi

 

In conclusione…
La serie tv non è la saga

Queste tre scene non ci sono nella trasposizione televisiva. La serie tv infatti riprende solamente l’85% del testo originale e per esigenze di copione a volte ne viene modificata la struttura (le puntate non corrispondono ai capitoli, le scene non sono nello stesso ordine). Non solo: proprio per non annoiare il pubblico di chi già ha letto i libri, i produttori della Starz hanno introdotto novità, in accordo con la scrittrice. Per esempio, nella stagione tre attualmente in onda c’è una rivisitazione del ruolo del primo marito di Claire, Frank Randall, ed il padrino di Jamie, Murtagh FitzGibbons Fraser, sopravvive alla sanguinosa battaglia di Culloden.
Come la stessa Diana ha spiegato in un’intervista a E.Online: “Il libro è il libro e lo show è lo show”.
Perciò… perché accontentarsi di guardare solo la serie tv, pensando che sia sufficiente per giudicare un romanzo? Non sarà anche questo l’ennesimo pregiudizio del lettore?

 

Se poi non avete tempo nemmeno per la serie tv, ecco il concentrato della prima stagione in 6 minuti! In inglese, perché le voci di Caitrona Balfe e Sam Heughan sono insostituibili. E come lo dice lui…

“I’ll thank ye… to take yer hands… off my wife!”

 

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Comments (26)

silvia

Nov 23, 2017 at 8:30 AM Reply

Il mondo in genere è fatto di pregiudizi, quindi questi non mi stupiscono. Il fatto è che sovente si utilizzano categorie logiche errate e si cade in errori banali quanto subdoli. Giudicare un libro da un film è una di queste. Così come confondere il mezzo di comunicazione con il contenuto della comunicazione. In casi come questo il danno lo subisce chi si preclude la possibilità di godere di qualcosa di buono a causa del proprio pregiudizio, in altri casi il pregiudizio danneggia il prossimo, che – come dice Puffo Quattrocchi, è peggio. 😉

Barbara Businaro

Nov 23, 2017 at 8:30 PM Reply

Nel caso di Outlander l’errore è stato mettere in vendita la primissima edizione (che si chiamava Cross Stitch) in Inghilterra tra i romance. C’è una storia d’amore? Allora è un romanzo rosa. Ma in Outlander (titolo definitivo con l’edizione americana) ci sono ribellioni, battaglie sanguinarie, delitti, avvelenamenti, magia nera, viaggi nel tempo, streghe, pirati, contrasti politici e di religione, schiavi. Non ci sono forse le stesse cose in Star Wars? O la storia d’amore tra Ian Solo e la Principessa Leila o tra Anakin Skywalker e Padmé Amidala l’hanno reso un romance? No, è fantascienza perché ambientato nel futuro. E allora Outlander è uno storico perché ambientato nel passato, no? 😀
Purtroppo il pregiudizio del lettore è anche colpa di chi lavora nell’editoria, in cui si vuole e si insegna a categorizzare tutto. In libreria Outlander dovrebbe stare vicino a Il trono di spade (le serie tv sono considerate concorrenti in america), e invece nemmeno lo trovi. Se lo chiedi alla cassa, i commessi cadono dalle nuvole. E in prima fila c’è Bruno Vespa…

Sandra

Nov 23, 2017 at 8:43 AM Reply

La tua amata Gabaldon usa escamotage davvero efficaci per mostrare al lettore di che pasta è fatta, non si tira indietro di fronte a cambiamenti nella serie tv e questo dimostra la sua intelligenza.
Combattere il pregiudizio è sempre dura, facile cascarci, un po’ per tutti e in molti campi. Almeno coi libri cerco di esserne priva. Un bacione

Barbara Businaro

Nov 23, 2017 at 8:32 PM Reply

Diana è una davvero tosta, non le manda a dire a nessuno. Molti chiedono come mai abbia ceduto solo ora i diritti cinematografici. Beh, per vent’anni ha letto sceneggiature di film, ma era impossibile concentrare solo il primo libro in due ore di sala. Outlander ha le dimensioni de Il Signore degli anelli, e quello l’hanno dovuto spezzare in tre differenti pellicole, da tre ore e mezza cadauna! Poi – e questa è una storia stupenda – la costume designer Terry Dresbach mostra a suo marito Ronald Moore (sceneggiatore già di due serie Star Trek) i suoi libri della saga, di cui è fan dal 1991: “Perché non lo fai tu?” Ronald Moore e Maril Davis volano da Diana e le presentano le bozze della prima stagione, così ben scritte che lei non riesce a rifiutarsi. Sedici ore di girato per riuscire a rendere bene la storia del primo libro. C’è voluto un anno per scegliere il cast. Il protagonista maschile, Sam Heughan, l’ha scelto Diana in persona, perché l’attore ha esattamente lo spirito indomito di Jamie Fraser. Chissà che emozione trovarsi davanti in carne ed ossa ciò che in realtà era uscito dalla tua testa! Per Claire invece c’è voluto di più, hanno dovuto aspettare che Caitrona Balfe scendesse dalle passerelle di moda. 🙂
Attualmente ci sono in forza ben otto sceneggiatori che ci lavorano, per dare idea della cura del dettaglio. La Starz ha investito poi in nuovi studi in Scozia, e non puoi immaginare l’indotto (soprattutto turistico: Outlander effect boosts castle visits as Scottish attractions out-perform the rest of the UK)
Come si fa a considerarlo un romanzetto da quattro soldi?!
Meglio rispondere: guarda, non mi è ancora capitato di leggerlo, perciò non mi esprimo. 😉

Darius Tred

Nov 23, 2017 at 9:56 AM Reply

Concordo con quanto già detto: combattere il pregiudizio è dura.
Però a volte, il vantaggio del pregiudizio (ammesso che lo si possa giudicare un vantaggio) è quello di filtrare una certa categoria di lettori.
In alcuni casi, solo chi è intellettualmente propenso a non farsi bloccare dai pregiudizi è abbastanza saggio da affrontare determinate letture. Obiettivamente ciò non accade per tutte le letture, ma spesso accade proprio così.

Esattamente come per Lady Hensley: certe persone certi libri non li capirebbero nemmeno se avessero poche pagine.

Barbara Businaro

Nov 23, 2017 at 8:34 PM Reply

Il pregiudizio è facile, richiede poco sforzo. Prende l’opinione di un altro, si basa su stereotipi precostituiti da dare in pasto alla massa, semplifica la vita perché non pone dubbi. Formare invece una valutazione propria, soppesando tutti gli elementi in campo, richiede tempo e fatica mentale. Se lo posso capire dalle persone che “non ho tempo per leggere”, lo trovo pericoloso in coloro che vorrebbero scrivere. 😉

Marco Amato

Nov 23, 2017 at 10:21 AM Reply

Io non ho mai capito coloro che snobbano la letteratura popolare. Semplicemente perché la letteratura per essere tale, deve essere popolare. La letteratura non popolare muore, non resta nel tempo.
Dante per l’epoca, scrisse letteratura popolare. Gli eruditi lo snobbavano perché aveva scelto il volgare al sommo latino. Noi oggi ammantiamo di sacralità Dante, Boccaccio, Ariosto, ma in realtà loro erano in primis popolari. Lo stile di Dante era la lingua che la gente parlava tutti i giorni.
Anche la letteratura dell’Ottocento è soprattutto popolare. Balzac, Flaubert, Dickens, Manzoni, non hanno praticato una letteratura colta, se lo avessero fatto, oggi quasi nessuno saprebbe i loro nomi.
Quando dico queste cose agli snobbisti, a coloro che disdegnato la letteratura popolare e osannano gli scrittori che puntano tutto sullo stile, non credono che oggi ha più possibilità di sopravvivere nei secoli come letteratura Fabio Volo (la voglio dire grossa), Dan Brown o la Gabaldon.
La prova del nove per dimostrare che la letteratura alta è destinata quasi sempre a morire è Metastasio. Qualcuno che inneggia la letteratura alta mi sa dire quali opere ha letto dell’Alfieri o di Vincenzo Monti? (esclusa la traduzione dell’Odissea, ma anche l’Odissea è probabile che non l’abbiano mai letta).
Certo, c’è Proust che è un gigante. Ma in quanti si sono azzardati a leggere Proust? Io l’ho letto, e per quanto possa sembrare strano Proust non è complicato, anzi, tutt’altro. Spesso è anche molto divertente. Oppure mi si cita l’Ulisse di Joyce. Ragazzi, ma in quanti sul pianeta terra hanno letto lo stracitato Ulisse di Joyce. Io l’ho letto con sommo sforzo a pezzetti. Quel tanto per poter dire che tecnicamente è un’opera ammirevole, ma da un punto di vista di emozioni sulla storia, è come direbbe Fantozzi con la Corazzata Potemkin: una cagata pazzesca. Il miglior Joyce, è dentro Gente di Dublino, opera bellissima alla portata dei comuni mortali, cioè popolare.
Quindi sui pregiudizi che dire: viva cento volte la Gabaldon!

Darius Tred

Nov 23, 2017 at 1:35 PM Reply

Pensieri condivisibili anche se mi scorre un brivido pensare a un Dan Brown “sacralizzato” tra qualche secolo così come noi oggi guardiamo a Dante. 🙂
Diciamo che è un conto “ricordare”, un altro è “sacralizzare”.
Non c’è nessun dubbio sul fatto che tra due o trecento anni si ricordi ancora più facilmente Brown e Gabaldon. Si ricorderà forse anche Fabio Volo ma magari per altri motivi 😛 .

Marco Amato

Nov 23, 2017 at 7:36 PM Reply

Ahah, chiaramente il mio era un pensiero provocatorio.
Io ritengo che quegli scrittori che dicono di scrivere letteratura, e non libri di genere o popolari, sono un po’ anacronistici.
Cosa è letteratura non credo che lo possa definire l’autore stesso. Perché la letteratura è qualcosa che matura nel tempo.

Ad esempio, altro paradosso di chi professa la letteratura. Non solo la letteratura che noi abbiamo ereditato è estremamente popolare, ma, ad esempio, i letterati snobbano il fantasy. Roba per ragazzini li senti dire. Peccato che nel loro ragionamento non riescono a enucleare che i grandi capolavori della letteratura mondiale sono giusto giusto fantasy: Iliade, Odissea, Eneide, Divina Commedia, Orlando Furioso, Faust, Gargantua e Pantagruel, Il paradiso perduto di Milton e via discorrendo.
In genere mi diverto sempre quando incontro un fautore della letteratura. Poverino, a fine serata lo stordisco nel suo stesso credo. 😛

Barbara Businaro

Nov 23, 2017 at 8:36 PM Reply

Dan Brown rimarrà probabilmente nella storia per Il codice Da Vinci, per i temi sacrileghi trattati e lo scalpore generato. Diana Gabaldon sarà ricordata, spero, quanto il suo collega Martin de Il trono di spade. Già a distanza di vent’anni dal primo libro, leggo di nonne che hanno passato prima il libro alle figlie ed ora alle nipoti. Tutto femminile? No, con la serie tv si sono aggiunti maschietti in visione e in lettura. Anche in allenamento, che adesso tutti vogliono i muscoli degli scozzesi. 😛

Barbara Businaro

Nov 23, 2017 at 8:35 PM Reply

Quel che tu scrivi Marco ce lo spiegavano al biennio di Ragioneria, credo già in prima superiore (devo rintracciare i miei quaderni di Letteratura, a casa dei miei genitori). Che gli snobbisti abbiano saltato quella parte nei loro studi? Non credo. Penso piuttosto che leggere letteratura alta sia per loro uno status symbol. Se non puoi permetterti una Ferrari, un collier di Tiffany o la villa a Montecarlo, ti accontenti di citare l’Ulisse di Joyce (che è pure gratuito). Un qualcosa da sciorinare all’occasione per distinguersi dalla massa. Per poi cadere negli stessi pregiudizi di lettura della massa. 🙂

Maria Teresa Steri

Nov 23, 2017 at 11:04 AM Reply

“Scrivere romanzi è un’arte da cannibali, in cui si mescolano spesso piccole porzioni dei propri amici e dei propri nemici, per poi condire il tutto con l’immaginazione e lasciarlo stufare lentamente in un saporito spezzatino”
Quanto mi è piaciuta questa frase!
Grandioso comunque il suo rispondere per le rime alle critiche usando i suoi stessi libri, è davvero una grande. E si vedo che certe persone non sanno più a che appellarsi pur di tirare fuori giudizi campati per aria. Senz’altro poi è ridicolo giudicare i suoi libri basandosi sulla serie tv, chiaramente sono due mondi diversi.
Ma si sa che il successo attira anche i detrattori, no?

Barbara Businaro

Nov 23, 2017 at 8:38 PM Reply

Il successo attira soprattutto i detrattori! I quali nemmeno si rendono conto di farle un enorme favore, per il paradosso della comunicazione “non importa che se ne parli bene o male, l’importante è che se ne parli” (traduzione poco letterale da Il ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde, “There is only one thing in the world worse than being talked about, and that is not being talked about.”)
Probabilmente sono anche invidiosi della facilità con cui è arrivata a pubblicare (ne parla nell’introduzione all’Outlandish Companion, il compendio alla saga che ho iniziato a leggere in inglese). Un collega universitario, dal forum CompuServe dove aveva condiviso qualche capitolo, le ha indicato l’indirizzo di un agente – lei non sapeva nulla dei meccanismi editoriali – e nel giro di un mese aveva già 3/4 offerte di pubblicazione. 🙂

nadia

Nov 23, 2017 at 12:10 PM Reply

Ci sono molti passi citati che mi hanno colpito e come sottolineano nei commenti sopra fanno totalmente cadere il pregiudizio, evito di ripeterli perché ovvio. Comunque il pregiudizio è lo schermo dietro cui ci si nasconde per non provare nuove esperienze, quindi nulla di troppo lontano da ognuno, da combattere o provare per lo meno a scalfire, non fosse altro per aumentare il bagaglio personale. Però il pregiudizio letterario spesso immotivato fa proprio perdere delle belle occasioni. Tu mi pare sia innamorata sia della saga a video che quella stampata, è una bellissima dimostrazione di affetto questo post e credo la creatrice di Outlander ne sarà orgogliosa.

Barbara Businaro

Nov 23, 2017 at 8:42 PM Reply

Outlander per me è stato un susseguirsi di eventi straordinari, e io non credo al caso. Il libro mi è stato prestato da un’amica, una professoressa di Storia in gamba, che legge ben tutt’altro che romanzetti. Sicura mi disse: “Ti piacerà”. Mi conosce bene, da vent’anni, anche se non ci siamo mai viste, pensa! La serie tv era appena iniziata in america, qui si poteva vedere solo in streaming, in inglese con sottotitoli. Cosa mi colpì? Non lo Scozzese, ma il personaggio di Dougal MacKenzie interpretato da Graham McTavish, che non vi dirà niente, ma si tratta di uno dei nani della trilogia Lo Hobbit di Peter Jackson, per me un’altra pietra miliare intoccabile. La Scozia come la Nuova Zelanda ha dei paesaggi fantastici. E la colonna sonora di Outlander, di quel genio di Bear McCreary, è meravigliosa. Ricorda molto L’ultimo dei Mohicani se hai visto il film (del resto il periodo storico è il medesimo). La musica è sempre importante per me.
E poi in un attimo di ritrovi dentro ad un circolo di persone meravigliose, che l’affiatamento che c’è sul set traspare tutto di fuori. Dalle Outlander Bakers (si, le cuoche volontarie che portano torte e biscotti alla troupe in esterna) all’insegnante di Gaelico Àdhamh Ó Broin, dalle esperte di botanica (lo è anche la protagonista Claire nella storia) agli autisti della DrivenScotland che spostano tir e camper lungo le Highlands (e ci tweettano belle foto). Persino il gatto Eddie dell’attrice Caitrona ha un profilo tutto suo su Twitter! Senza contare che con Outlander è nato il gruppo MPC (My Peak Challenge), con mezzo milione di dollari donati alla ricerca su leucemie e linfomi, e quello delle Italian Peakers, tra le maledizioni al coach Valbo per il circuit training del month 8 e le battute sull’altro coach che si perde le valigie in ogni aeroporto o si ritrova il cellulare scarico in orario perfetto per un’intervista live sui social (per Natale prevedo un sacco di battery pack in arrivo sul set 😀 ). O l’imbarazzo del tifo quando al 6 Nazioni di rugby non sappiamo se tifare Italia o Scozia. Meglio Scozia, che l’Italia prende solo cucchiai di legno.
Tutto questo lo metti in piedi solo se dietro ci sono belle persone. 😉

nadia

Nov 24, 2017 at 12:05 AM Reply

Caspita se ti assumono sei titolata per fare lo storellyng! Non ho dubbi che dietro a situazioni così grandi e così ben funzionanti ci siano belle persone, forse è soprattutto questo ad averti totalmente travolto.

Mister E.

Nov 23, 2017 at 3:31 PM Reply

Ahhh!!… che ricordo…
Era appena uscito Matrix e qualcuno mi dice “perchè non andiamo a vederlo?”.
Sono rimasto sorpreso perchè non era il genere di film che di solito andava a vedere… Prendo la palla al balzo: non dico nulla (seppure dentro di me perplesso e sorpreso) ed organizzo.
Film meraviglioso (se vi piace il genere), non ovviamente per la controparte, che se ne esce alla fine con un “non era quello che pensavo”: in pratica aveva visto uno sprazzo di romanticheria nel trailer (non so dove sinceramente, ma chi sono io per dirlo?).. ed ecco a voi il pregiudizio del lettore (visore) di trailer!!

Barbara Businaro

Nov 23, 2017 at 8:43 PM Reply

Ecco allora da dove arriva il pregiudizio di Outlander! Su Youtube ci sono miliardi di video dedicati solo alla puntata 7 della prima stagione, the wedding night… O la Scottish Breakfast della puntata 10… Altro che romance, Fraser fa sfigurare anche Christian Grey e le sue (scarse) sfumature! 😀 😀 😀

newwhitebear

Nov 23, 2017 at 8:51 PM Reply

quando una storia tocca diversi generi inquadrarla in una di questi è sempre arduo per non dire impossibile, perché qualsiasi obiezione può essere smentita tranquillamente. Della Gabaldon ho letto solo il saggio, quello sulle scene di sesso, anche se ho diversi volumi sepolti da altri romanzi.

Barbara Businaro

Nov 23, 2017 at 10:08 PM Reply

Il pregiudizio del lettore non è solo di inquadrare a forza una storia in una determinata categoria senza averne letto alcun paragrafo, ma considerare una categoria inferiore rispetto ad un’altra, a prescindere. Invece esistono bei libri e brutti libri, e per dirlo dobbiamo leggerli, perché anche questo è soggettivo. E solo un buon lettore può tirare fuori da un romanzo pregi e difetti (e Outlander non ne è sicuramente esente). 🙂

Giulia Mancini

Nov 24, 2017 at 6:00 PM Reply

Il pregiudizio è il grande male dei nostri tempi, oggi vogliamo incasellare tutto, ma spesso non è possibile e perdiamo solo tempo prezioso per voler trovare una collocazione. Purtroppo questo non riguarda solo i libri…

Barbara Businaro

Nov 24, 2017 at 7:59 PM Reply

È più facile spezzare un atomo che un pregiudizio. Albert Einstein
Bisognerebbe chiedere al Cern se hanno fatto passi in avanti anche con i pregiudizi, oltre che con le particelle. 😉

Rosalia Pucci

Nov 24, 2017 at 11:03 PM Reply

Nella lettura e nella vita, almeno spero, non ho pregiudizi. Se una storia mi attrae, compro il libro e lo leggo, punto. Per le letture mi affido all’intuito e non rifuggo dai bestseller. Non conosco la serie Outlander, né i libri da cui è tratta, mi hai incuriosito. Rimedierò presto^-^

Barbara Businaro

Nov 24, 2017 at 11:29 PM Reply

Bene Rosalia, se lo leggerai, spero poi tornerai a dirci che ne pensi! 😉

Grazia Gironella

Nov 29, 2017 at 8:41 PM Reply

Quanto mi sono piaciuti questi tuoi post sulla Gabaldon, così ben strutturati e dettagliati! Mi ha anche fatto piacere ritrovare le mie stesse impressioni sulla storia e sull’autrice. Lo stralcio di romance, poi, è troppo divertente. Interessantissime le considerazioni della Gabaldon sulle scene di sesso; lì c’è molto da imparare, perciò credo proprio che leggerò l’ebook. (Si è capito che ho apprezzato i tuoi post? Sì? Bene.) 🙂

Barbara Businaro

Nov 29, 2017 at 9:31 PM Reply

Si, direi che si è capito! 😀 Grazie!
Non l’ho menzionato, ma di Diana Gabaldon ho tradotto anche un suo articolo sui “writing mind games” preso dall’Outlandish Companion, che lei ha riproposto sulla sua pagina Facebook: Giochi mentali nella scrittura
Anche lì i suoi consigli sono preziosi!

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