IO e TE ...e NESSUN'ALTRO continua

IO e TE …e NESSUN’ALTRO continua

Premessa: Avevo letto “Tre metri sopra il cielo” di Federico Moccia. Mi aveva incuriosito il fatto che mia sorella l’avesse letteralmente divorato in una settimana. Non toccava un romanzo da un anno. Doveva contenere un filtro magico quel libro! Così me l’ha prestato ed anch’io mi sono lasciata trascinare dalla storia. Ma il finale m’ha fatto incazzare. Non si può, e ribadisco NON SI PUO’ chiamare la protagonista Babi e poi trattarla in quel modo. Mi sono sentita in dovere di rimediare (ancora non c’era il seguito…e nemmeno quello m’è piaciuto, nossignore).

La prima parte la potete leggere qui: IO e TE…e NESSUN’ALTRO

 

Domenica, tempo di gare. Il team di Step è impegnato in assistenza alla sua squadra rally, terza categoria, che si trova in buona posizione in classifica regionale.
Furgone e tir sono parcheggiati in angolo, ad inizio pista, e con Step ci sono Mirko e Angelo, quello nuovo, che ancora non sa muoversi, nemmeno tra le gomme.
Step sta parlando con Lorenzo, uno dei piloti, quando ad un tratto due mani delicate cercano di chiudergli gli occhi da dietro.
“Indovina?” La voce di Pallina sbuca da sotto le spalle di Step, che si gira divertito.
“Ehi, niente da disegnare oggi?”
Ma in un attimo una fitta al cuore: li dietro, ferma, impacciata, c’è lei, Babi, sguardo incollato a terra.
Ma pork…Step fulmina con lo sguardo Pallina, la quale gli strizza l’occhio.
Sergio lo chiama dal fondo dei box con un cenno.
“Devo andare, ne parliamo dopo la gara”. Il tono è perentorio.
Ma perché diamine l’ha portata qui, proprio oggi che ho bisogno di concentrazione…accidenti!

Terminata la gara, il gruppetto del team, dove Pallina si trova oramai a suo agio, decide di fare una passeggiata sù sulla collina, dove corre la pista della gara.
Sergio apre la fila indiana. “Andiamo, gli organizzatori mi hanno detto che in cima c’è un’ottima vista…e un bar!”
Babi è rimasta tutto il tempo in disparte, a giocare col cellulare, in mancanza di Pallina, come un pesce fuor d’acqua che cerca respiro.
Uffa, lo dicevo io che non era una buona idea…Non mi ha nemmeno salutato…prima sì, mi ha guardata, ma era davvero uno sguardo cattivo, ostile…Eppure sono qui, vorrà pur dire qualcosa, no?
Il gruppo si incammina, Pallina incollata a Mirko si è dimenticata di Babi, che segue la fila per ultima.
Step è davanti, che parla con Sergio della gara, come se lei non esistesse.
Uffa…che situazione penosa.

Arrivano in cima, dove c’è un bar e tutto il pubblico della gara accalcato fuori.
Babi arriva per ultima, dopo aver discusso con la mamma al telefono, sola a casa ed in cerca di una voce.
Finalmente entra nel bar, si appoggia al bancone ed ordina un caffè, ma la confusione è tanta che il cameriere non le dà retta. Passano i minuti, cerca di attirare l’attenzione del cameriere con un cenno, un sorriso. “Scusi, un caffè” ma c’è davvero troppo caos. Arriva anche un’altra comitiva e la costringono a spostarsi più in là, verso la fine del bancone.
Gli altri del gruppo invece stanno già uscendo, proprio non la calcolano…o forse lei oggi è diventata invisibile!
“Mi scusi, posso avere un caffè?” con voce flebile e sconsolata. Niente.
All’improvviso, un pugno forte sopra il tavolo, davanti a lei, fa sobbalzare le tazzine. “EHI, NON HAI SENTITO? UN CAFFE’ ALLA SIGNORINA!” Il tono di Step non lascia repliche.
Il cameriere si gira agitatissimo “Si, subito, mi scusi.”
Il solito violento, ma efficace.
Poi si allontana subito, solo un attimo, per sentire il suo respiro tra i capelli ed il suo profumo come un brivido per la schiena…o era una scossa elettrica?
Con un sospiro, Babi beve il suo caffè, mentre gli altri se ne sono oramai andati. Dallo specchio del bar di fronte a lei però scorge Step aspettarla sulla porta, parlando al cellulare.

Prendono il sentiero insieme per raggiungere gli altri, che se ne sono proprio andati senza aspettarli.
Un’idea di Pallina suppongo. Stasera mi sente davvero. Guai a lei se mi fa un altro tiro del genere, non esco più. Eppoi lui non parla con me…che senso ha? Non ha spiaccicato parola…neanche adesso…
Il sentiero è bellissimo, contornato di alberi spogli che lasciano intravedere l’arrivo della primavera sui loro rami, in questo inverno in realtà così caldo.
Babi si stringe nel giubbetto, attenta a non far rumore. Respira piano per non far sentire l’agitazione che la pervade.
Perché non parla? Dovrei farlo io? E che gli dico?
Sono così vicini, eppure così lontani.
Babi sta proprio pensando a come le cose non tornano più indietro nella vita, quando una mano calda e ruvida prende la sua. Si gira a guardarlo, ma Step è impassibile…o quasi…la piega della bocca mostra un sorriso sornione.

Camminano così per un po’, mano nella mano, per un tempo eterno, attimi che sembrano un’ora e che Babi vorrebbe comunque fermare all’istante.
Continuano a scendere a valle, sempre più lentamente, mentre Step parla piano, sommessamente, quasi un sussurro del vento: “Conti ancora molto per me”. La voce roca.
Babi vorrebbe piangere, correre, ridere, saltare…Lo so, ho sbagliato, scusami…ma continuano a camminare in silenzio.
Ad un certo punto, Step stacca la mano e si ferma, guardandola.
Con gli occhi velati, comincia a sfilarsi la cintura di pelle dai pantaloni, mentre Babi lo guarda scettica. Ma che fa?
Prende la cintura e se la lega al collo e porge a Babi l’altro estremo, con sguardo ferito.
Uno strano gesto, ma carico di significati.
“Io sono ancora legato a te, Babi, non dimenticarlo.”
Dolcemente, slega la cintura, arrotola su se stessa, prende la mano di Babi e gliela porge, richiudendola a pugno e depositando un bacio tra le sue dita.
Ora il suo futuro è suo.
“Non voglio essere il tuo cappio…Step…” guardando il pugno e alzando languidamente gli occhi su di lui.
Poi uno slancio, lui la abbraccia forte, la solleva da terra, lei lo cinge per la vita, il suo naso nell’incavo del suo collo, il suo profumo, il suo calore.
Poi lui si scosta, le prende il viso tra le mani “Io e te…e nessun’altro. Non permettere mai a nessuno di stare in mezzo alla nostra storia. Mai più.”
Nemmeno il tempo di rispondere, ed un morbido bacio suggella la loro promessa.

 

(c) 2005 Barbara Businaro

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